Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J51 - 100

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J51 (1858) / F41 (1858)

I often passed the Village
When going home from school -
And wondered what they did there -
And why it was so still -

I did not know the year then,
In which my call would come -
Earlier, by the Dial,
Than the rest have gone.

It's stiller than the sundown.
It's cooler than the dawn -
The Daisies dare to come here -
And birds can flutter down -

So when you are tired -
Or - perplexed - or cold -
Trust the loving promise
Underneath the mould,
Cry "it's I," "take Dollie,"
And I will enfold!

    Spesso attraversavo il Villaggio
Quando tornavo a casa dalla scuola -
E mi domandavo cosa facessero là -
E perché fosse tanto silenzioso -

Non potevo sapere l'anno allora,
In cui la chiamata sarebbe giunta -
Più presto, per la Meridiana,
Degli altri che sono andati.

È più calmo del tramonto.
È più fresco dell'alba -
Le Margherite osano venire qui -
E gli uccelli possono posarsi -

Così quando sei stanca -
O - perplessa - o fredda -
Confida nell'amorosa promessa
Sotto la terra,
Grida: "sono io", "prendi Dollie",
E io ti abbraccerò!

Il "Village" del primo verso è in realtà il villaggio dei morti, il cimitero attraversato nella strada verso casa che non può non far pensare a quella chiamata inevitabile, che prima o poi verrà per tutti e della quale viene ribadita, nel terzo verso, la distanza dalla nostra comprensione. Nella seconda strofa il tempo della morte resta inconoscibile, ma la previsione di una morte più precoce rispetto ad altri che già se ne sono andati appare come una sorta di stanchezza delle vita. Le due strofe finali riprendono il senso di pace e tranquillità del quarto verso, per concludersi con quel richiamo a "Dollie" (un nomignolo affettuoso per Susan - vedi anche la J156-F218 e la J158-F222 - a cui probabilmente furono inviati questi versi) che è come una promessa, e insieme una speranza, di ricongiungimento.


J52 (1858) / F33 (1858)

Whether my bark went down at sea -
Whether she met with gales -
Whether to isles enchanted
She bent her docile sails -

By what mystic mooring
She is held today -
This is the errand of the eye
Out upon the Bay.

    Se la mia barca sprofondò nel mare -
Se incontrò tempeste -
Se a isole incantate
Piegò le sue docili vele -

Da quale mistico ormeggio
È trattenuta oggi -
Questo è il compito dello sguardo
Fuori sulla Baia.

Lo sguardo del penultimo verso è quello che si spinge oltre i confini del visibile per diradare il mistero, o quello più ampio, e finalmente rivelatore, che ci sarà concesso dopo la morte?
Nel primo caso quello sguardo è una sorta di epilogo, deve dirci se il nostro viaggio nel mare della vita ha o no esaurito le possibilità a nostra disposizione, ma ha soprattutto il compito di capire, spingendosi oltre la baia del visibile, il mistero di quell'ormeggio che trattiene, per un tempo più o meno lungo, la barca della nostra vita, per poi lasciarla libera nel mare dell'eternità, o del nulla.
Se la risposta è la seconda, quello sguardo, ormai liberato dai ristretti confini della mortalità, sarà l'unico che potrà svelarci lo scopo della vita, di quel viaggio più o meno accidentato descritto nella prima strofa, e dell'ormeggio eterno a cui saremo ancorati quando il viaggio mortale sarà finito.


J53 (1858) / F34 (1858)

Taken from men - this morning -
Carried by men today -
Met by the Gods with banners -
Who marshalled her away -

One little maid - from playmates -
One little mind from school -
There must be guests in Eden -
All the rooms are full -

Far - as the East from Even -
Dim - as the border star -
Courtiers quaint, in Kingdoms
Our departed are.

    Sottratta agli uomini - stamane -
Trasportata da uomini quest'oggi -
Riunita agli Dei con i vessilli -
Che l'accompagnarono via -

Una fanciullina - dai compagni di gioco -
Una piccola mente dalla scuola -
Devono essercene di ospiti nell'Eden -
Tutte le stanze sono piene -

Remoti - come l'Est dalla Sera -
Indistinti - come la stella di confine -
Cortigiani singolari, nei Regni
Sono i nostri defunti.

Una bambina che muore, sottratta agli uomini, ai compagni di gioco, alla scuola, e accompagnata nel viaggio verso gli dei dai segni esteriori che usiamo nei cortei funebri, diventa parte della folla che riempie il Paradiso. Da quel momento lei, come tutti coloro che muoiono, diventerà remota e indistinta ai nostri occhi mortali, che non sanno immaginare nulla di quel regno così bizzarro e singolare che chiamiamo aldilà.


J54 (1858) / F36 (1858)

If I should die -
And you should live -
And time sh'd gurgle on -
And morn sh'd beam -
And noon should burn -
As it has usual done -
If Birds should build as early
And Bees as bustling go -
One might depart at option
From enterprise below!
Tis sweet to know that stocks will stand
When we with Daisies lie -
That Commerce will continue -
And Trades as briskly fly -
It makes the parting tranquil
And keeps the soul serene -
That gentlemen so sprightly
Conduct the pleasing scene!
    Se io dovessi morire -
E tu dovessi vivere -
E il tempo gorgogliasse -
E il mattino brillasse -
E il mezzodì ardesse -
Com'è sempre accaduto -
Se gli Uccelli costruissero di buonora
E le Api si dessero altrettanto da fare -
Ci si potrebbe accomiatare a discrezione
Dalle imprese di quaggiù!
È dolce sapere che i titoli terranno
Quando noi con le Margherite giaceremo -
Che il Commercio continuerà -
E gli Affari voleranno vivaci -
Rende la partenza tranquilla
E mantiene l'anima serena -
Che gentiluomini così brillanti
Dirigano la piacevole scena!

I versi si reggono su una paradossale ironia, sul rovesciamento della cosa che più ci colpisce, o meglio ci indispettisce, quando pensiamo alla nostra morte, ovvero la consapevolezza che la nostra sparizione dal mondo non avrà nessuna conseguenza, tutto continuerà tranquillamente come prima: dalla natura ai commerci umani, nulla sarà toccato da quell'evento enorme, spaventoso, definitivo, ma soltanto per chi ne è oggetto. Per il resto del mondo, a parte forse qualche persona cara, sarà come se fosse impercettibilmente sparito un granello di sabbia.


J55 (1858) / F37 (1858)

By Chivalries as tiny,
A Blossom, or a Book,
The seeds of smiles are planted -
Which blossom in the dark.
    Da Gesta così minute,
Un Fiore, o un Libro,
Sono piantati i semi dei sorrisi -
Che fioriscono nel buio.

Il seme di un sentimento gioioso, che fiorisce nel buio della nostra intimità, non ha bisogno di epiche gesta cavalleresche; bastano un fiore, o un libro, per dargli alimento e farlo sbocciare.
"Chivalry" al primo verso significa propriamente "cavalleria"; ho tradotto con "gesta" seguendo una definizione del Webster: "An adventure or exploit, as of a knight."


J56 (1858) / F53 (1859)

If I should cease to bring a Rose
Upon a festal day,
Twill be because beyond the Rose
I have been called away -

If I should cease to take the names
My buds commemorate -
Twill be because Death's finger
Clasps my murmuring lip!

    Se dovessi smettere di portare una Rosa
In un giorno di festa,
Sarà perché al di là della Rosa
Sarò stata chiamata -

Se dovessi smettere di prendere i nomi
Che i miei germogli commemorano -
Sarà perché le dita della morte
Suggellano il mio labbro mormorante!

L'amore per la natura, la capacità di godere della bellezza di un fiore, e, insieme, la memoria di coloro che da quei fiori sono commemorati, durerà per tutta la vita. Soltanto la morte riuscirà a interrompere quel dialogo così intimo e silenzioso con la natura e con chi ci ha lasciati.
Nel Webster ci sono quaranta definizioni (più altre ottantuno come verbo composto) del verbo "take" (v. 5), più o meno tutte con significati simili ai molti che il verbo "prendere" ha anche in italiano; ho perciò preferito tradurre con il termine italiano più comune, che in questo caso mi sembra sia da intendere come "acquisire, serbare, tenere a mente". Nelle due versioni italiane che conosco la traduzione è "pronunziare" (Guidacci) e "ricercare" (Raffo).


J57 (1858) / F55 (1859)

To venerate the simple days
Which lead the seasons by -
Needs but to remember
That from you or I,
They may take the trifle
Termed mortality!

To invest existence with a stately air -
Needs but to remember
That the Acorn there
Is the egg of forest
For the upper Air!

    Per venerare i semplici giorni
Che portano via le stagioni -
Bisogna solo ricordare
Che da te o da me,
Possono prendere quell'inezia
Detta mortalità!

Per ammantare l'esistenza di un'aria solenne -
Bisogna solo ricordare
Che la Ghianda là
È l'uovo della foresta
Per l'Aria più in alto!

Nell'edizione Johnson la seconda strofa è riportata in nota, ripresa dalla prima edizione del 1896, in quanto il manoscritto conosciuto nel 1955 era limitato alla prima. Il frammento contenente la seconda strofa era nel foglio strappato che conteneva la J14-F5, ed è stato successivamente rintracciato e pubblicato da Franklin in American Literature, 50, March 1978, pagg. 114-115.

L'intreccio fra l'esistenza umana e la natura è descritto in due strofe parallele: nella prima è la natura che assume connotati mortali, in quanto segue il suo corso insieme a noi; nella seconda, la nostra esistenza viene ammantata di solennità dal nostro essere parte del ciclo naturale, come se fossimo la ghianda che, nella sua minuta semplicità, è comunque capace di essere il germoglio iniziale di una foresta, che troverà il suo rigoglio finale in un cielo per ora troppo alto per essere raggiunto dai nostri occhi.


J58 (1859) / F67 (1859)

Delayed till she had ceased to know -
Delayed till in it's vest of snow
Her loving bosom lay -
An hour behind the fleeting breath -
Later by just an hour than Death -
Oh lagging Yesterday!

Could she have guessed that it w'd be -
Could but a crier of the joy
Have climbed the distant hill -
Had not the bliss so slow a pace
Who knows but this surrendered face
Were undefeated still?

Oh if there may departing be
Any forgot by Victory
In her imperial round -
Show them this meek apparreled thing
That could not stop to be a king -
Doubtful if it be crowned!

    Tardò finché lei cessò di sapere -
Tardò finché nella sua veste di neve
L'amoroso seno giacque -
Un'ora dopo il fuggente respiro -
Solo un'ora più tardi della Morte -
Oh indugiante Ieri!

Avesse potuto immaginare quell'esito -
Avesse potuto un solo araldo di gioia
Scalare la collina lontana -
Non avesse avuto l'estasi un passo così lento
Chissà se il volto che s'arrese
Non sarebbe ancora imbattuto?

Oh se ci fossero moribondi
Affatto dimenticati dalla Vittoria
Nel suo giro imperiale -
Mostrate loro questa mite e ornata creatura
Che non poté fermarsi per essere un re -
Dubbiosa di essere incoronata!

Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Susan, con il testo identico a parte una variante al verso 13: "remaining" al posto di "departing".

La morte arriva spesso per caso, magari solo un momento prima di qualcosa che avrebbe trasformato quella sconfitta in una vittoria; ma a noi non resta che accettare, con rassegnata umiltà, un destino che ci consegna alla morte, anche se un istante dopo avremmo potuto cingere regalmente la corona della vittoria.
La variante nella versione inviata a Susan trasforma i moribondi (letteralmente "chi parte, chi se ne va") in sopravvissuti ("chi resta"), ma lascia inalterato il senso dei versi, visto che entrambi sono dimenticati dalla vittoria e devono prendere esempio da chi ha accettato la sconfitta.
Nell'ultimo verso il dubbio, che in ED è quasi sempre riferito al mistero dell'aldilà, ha qui una valenza più terrena, come se il mistero non fosse soltanto riservato a una ipotetica eternità, ma anche alla vita mortale, spogliata di certezze dai capricci di un destino sempre in balia del caso.


J59 (1859) / F145 (1860)

A little East of Jordan,
Evangelists record,
A Gymnast and an Angel
Did wrestle long and hard -

Till morning touching mountain -
And Jacob, waxing strong,
The Angel begged permission
To Breakfast - to return -

Not so, said cunning Jacob!
"I will not let thee go
Except thou bless me" - Stranger!
The which acceded to -

Light swung the silver fleeces
"Peniel" Hills beyond,
And the bewildered Gymnast
Found he had worsted God!

    Poco a Est del Giordano,
Registrano gli Evangelisti,
Un Atleta e un Angelo
Lottarono a lungo e duramente -

Finché il mattino toccò la montagna -
E a Giacobbe, più in forze,
L'Angelo implorò il permesso
Di fare Colazione - per poi tornare -

Certo che no, disse l'astuto Giacobbe!
"Non ti lascerò andare
Salvo che tu non mi benedica" - Straniero!
Non appena accettato ciò -

Lievi ondeggiarono i velli d'argento
Oltre i Colli di "Peniel",
E lo sconcertato Atleta
Scoprì d'aver sconfitto Dio!

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli. Una versione con molte varianti, probabilmente da una copia inviata a Susan ora perduta, fu pubblicata in The Single Hound (a cura di Martha Dickinson Bianchi, Boston, 1914):

A little over Jordan,
As Genesis record,
An Angel and a Wrestler
Did wrestle long and hard.

Till, morning touching mountain,
And Jacob waxing strong,
The Angel begged permission
To brakfast and return.

Not so, quoth wily Jacob
And girt his loins anew,
"Until thou bless me, stranger!"
The which acceded to:

Light swung the silver fleeces
Peniel hills among,
And the astonished Wrestler
Found he has worsted God!

    Poco oltre il Giordano,
Come registra la Genesi,
Un Angelo e un Lottatore
Lottarono a lungo e duramente.

Finché, il mattino toccò la montagna,
E a Giacobbe più in forze,
L'Angelo implorò il permesso
Di fare colazione e poi tornare.

Certo che no, proferì lo scaltro Giacobbe
E si cinse di nuovo i lombi,
"Finché tu non mi benedica, straniero!"
Non appena accettato ciò:

Lievi ondeggiarono i velli d'argento
Fra i colli di Peniel,
E lo stupefatto Lottatore
Scoprì d'aver sconfitto Dio!

La lotta di Giacobbe con l'angelo (in realtà in Genesi 32 la lotta di Giacobbe è con un uomo che poi si rivela essere Dio) si presta a diverse interpretazioni: "archetipo... della contesa con Dio e della caccia al divino" o anche "metafora della lotta del poeta con la parola." (Marisa Bulgheroni, nelle note al Meridiano); "lotta del poeta con il proprio demone" (Bianca Tarozzi nelle note a La bambina cattiva). In questa poesia mi sembra che prevalga la "contesa con Dio", che diventa una sorta di stato permanente della vita, come se fossimo per tutta la nostra esistenza in lotta con un mistero che rifiuta ostinatamente di farsi riconoscere. La citazione biblica dei versi 10 e 11 - Genesi 32,27, o 32,26 nella King James - la interpreto come l'unico modo di svelare quel volto sconosciuto ("Peniel" - o anche "Penuel" - al verso 14, ovvero il nome che Giacobbe diede al luogo della lotta, significa in ebraico "volto di Dio"): essere benedetti dalla grazia delle fede, in quanto la lotta della ragione non riuscirebbe mai vittoriosa in quella contesa.
Interessante è il rovesciamento che ED fece di questi due versi a conclusione di due lettere scritte nel suo ultimo anno di vita, dove cita lo stesso episodio biblico, a Sarah Tuckerman nel marzo 1886 (L1035) e a Higginson della primavera 1886 (L1042): "I will not let thee go except I bless thee" ("Non ti lascerò andare salvo che io non ti benedica"). Qui la grazia sembra andare in senso contrario, come se fosse l'uomo a concedere a Dio l'esistenza, riconoscendone con la ragione l'ineluttabile necessità. Ma le parole che seguono la citazione biblica nella lettera a Higginson: "Pugilist and Poet, Jacob was correct -" ("Pugile e Poeta, Giacobbe aveva ragione -") suggeriscono anche la metafora già ricordata della lotta del poeta con la parola, unico possibile sostituto di Dio (vedi le pagine che dedica a questa poesia Cynthia Griffin Wolff nel suo Emily Dickinson, Perseus Book, Reading, Massachusetts, 1988, pagg. 151-152).


J60 (1859) / F150 (1860)

Like her the Saints retire,
In their Chapeaux of fire,
Martial as she!

Like her the Evenings steal
Purple and Cochineal
After the Day!

"Departed" - both - they say!
i.e., gathered away,
Not found,

Argues the Aster still -
Reasons the Daffodil
Profound!

    Come lei i Santi si ritirano,
Nelle loro Cappelle di fuoco,
Marziali quanto lei!

Come lei le Sere rubano
Porpora e Cocciniglia
Dopo il Giorno!

"Partite" - entrambe - dicono!
Cioè, unite lontano,
Introvabili,

Arguisce l'Aster immoto -
Ragiona la Giunchiglia
Profonda!

Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Susan, senza divisione in strofe e con due varianti: al verso 2: "a Chapeau" ("una Cappella") al posto di "their Chapeaux" e al verso 6 "Unto" ("Al") al posto di "After".

La "her" delle prime due strofe, una lei che si è allontanata portandosi via i vividi colori del tramonto, sembra come sdoppiarsi nella terza strofa, e il fatto che i versi siano stati inviati a Susan fa pensare che questo sdoppiamento, e il ritrovarsi lontano, unite e introvabili, sia in realtà il desiderio di chi non accettava la separazione, resa forse ancora più dolorosa dalla vicinanza fisica, dall'amica che un tempo sentiva così vicina.
Nel secondo verso "Chapeaux" è termine francese che significa "cappelli"; ho tradotto con "cappelle", più consone ai santi, perché credo che qui ED abbia giocato con le parole, servendosi dell'etimologia di "chapel" ("cappella") nel Webster: "Si dice che i re di Francia, in guerra, portassero sul campo di battaglia il cappello di San Martino, che era custodito in una tenda come una preziosa reliquia; da qui la tenda prese il nome capella, un piccolo cappello, e il sacerdote che la custodiva fu chiamato capellanus, ora chaplain. Perciò il termine chapel acquistò il significato di oratorio privato."


J61 (1859) / F151 (1860)

Papa above!
Regard a Mouse
O'erpowered by the Cat!
Reserve within thy kingdom
A "Mansion" for the Rat!

Snug in seraphic Cupboards
To nibble all the day,
While unsuspecting Cycles
Wheel solemnly away!

    Babbo lassù!
Fa' attenzione a un Topo
Sopraffatto dal Gatto!
Riserva nel tuo regno
Una "Dimora" per il Ratto!

Al sicuro in angeliche Dispense
Rosicchiare tutto il giorno,
Mentre inconsapevoli Cicli
Solenni ruotano lontani!

Il Paradiso come un comodo rifugio, governato da un padre affettuoso e attento al benessere di tutti i suoi figli, una "dispensa ben fornita: un paradiso così come potrebbe immaginarlo un topolino." (Tarozzi, pag. 209). Ma negli ultimi due versi c'è come un colpo d'ala rispetto al tono familiare e parodistico dell'inizio: al di là di quel luogo così tranquillo e comodo continuano pur sempre a ruotare, solenni e misteriosi, cicli di cui non sappiamo, e probabilmente non sapremo, nulla.
Nei versi 4 e 5 un probabile riferimento al Vangelo di San Giovanni 14, 2: "Nella casa di mio padre ci sono molte dimore: se non fosse così, ve l'avrei detto. Vado a preparare un posto per voi."


J62 (1859) / F153 (1860)

"Sown in dishonor"!
Ah! Indeed!
May this "dishonor" be?
If I were half so fine myself
I'd notice nobody!

"Sown in corruption"!
Not so fast!
Apostle is askew!
Corinthians 1. 15. narrates
A Circumstance or two!

    "Seminato nel disonore"!
Ah! Davvero!
Può questo essere "disonore"?
Se valessi solo la metà
Non saluterei nessuno!

"Seminato nella corruzione"!
Non corriamo troppo!
L'apostolo è ambiguo!
Corinzi 1.15. narra
Una o due Circostanze!

Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Susan, con i due punti esclamativi all'inizio di ogni strofa trasformati in interrogativi e il verso 7 cambiato: "By no means!" ("Ma scherziamo!").

Le due citazioni a inizio strofa sono dalla Prima lettera ai Corinzi di San Paolo 15, 42-43 (vedi il v. 9): "Così è pure la risurrezione del corpo. È seminato nella corruzione: risorge incorruttibile; è seminato nel disonore: risorge nella gloria; è seminato nella debolezza: risorge nella forza;". Johnson annota: "Il brano è comunemente interpretato come la dimostrazione che dalla risurrezione di Cristo deriva la necessità della risurrezione degli uomini."
Nella poesia si sente con forza, sottolineata dai versi ironici che seguono le due citazioni, la volontà di rivalutare la vita mortale, contraddistinta nel brano biblico dal "disonore" e dalla "corruzione", e che è invece piena già al suo apparire del carattere divino dell'esistenza, vista come un ciclo unitario e perenne, che inizia con la nascita e continua con l'immortalità. In questo senso, mi sembra molto convincente la nota di Massimo Bacigalupo (Mondadori, 1995 e 2004), che individua nel versetto 55 le due "circostanze" dell'ultimo verso: "O morte, dov'è il tuo pungiglione? O tomba, dov'è la tua vittoria?". Le due domande, lette dickinsonianamente, sembrano infatti dirci che la morte non è altro che un passaggio all'interno di un ciclo unitario, e non la vittoria della luce immortale sulle tenebre mortali.


J63 (1859) / F155 (1860)

If pain for peace prepares
Lo, what "Augustan" years
Our feet await!

If springs from winter rise
Can the Anemones
Be reckoned up?

If night stands first - then noon
To gird us for the sun -
What gaze!

When from a thousand skies
On our developed eyes
Noons blaze!

    Se la pena prepara la pace
Oh, quali "Augustei" anni
Attendono i nostri passi!

Se le primavere sorgono dagli inverni
Possono gli Anemoni
Essere contati?

Se prima c'è la notte - poi il mezzogiorno
Per prepararci al sole -
Che vista!

Quando da mille cieli
Sui nostri occhi dischiusi
I mezzogiorni arderanno!

Se è vero che le affannose pene della vita saranno ripagate da altrettanta pace, allora quando i nostri ciechi occhi mortali potranno finalmente aprirsi, saranno inondati dallo splendore di una luce mai vista.


J64 (1859) / F162 (1860)

Some Rainbow - coming from the Fair!
Some Vision of the World Cashmere -
I confidently see!
Or else a Peacock's purple Train
Feather by feather - on the plain
Fritters itself away!

The dreamy Butterflies bestir!
Lethargic pools resume the whirr
Of last year's sundered tune!
From some old Fortress on the Sun
Baronial Bees - march - one by one -
In murmuring platoon!

The Robins stand as thick today
As flakes of snow stood yesterday -
On fence - and Roof - and Twig!
The Orchis binds her feather on
For her old lover - Don the Sun!
Revisiting the Bog!

Without Commander! Countless! Still!
The Regiments of Wood and Hill
In bright detachment stand!
Behold! Whose Multitudes are these?
The children of whose turbaned seas -
Or what Circassian Land?

    Qualche Arcobaleno - in arrivo dal Candore!
Qualche Visione del Mondo di Cashmere -
Fiduciosamente vedo!
Oppure una purpurea Coda di Pavone
Piuma per piuma - sulla pianura
Si scompone via via!

Le sognanti Farfalle si scuotono!
Stagni in letargo riprendono il fruscio
Dell'interrotta melodia dell'anno prima!
Da qualche vecchia Fortezza sul Sole
Blasonate Api - marciano - una ad una -
In mormorante plotone!

I Pettirossi sono così fitti oggi
Come i fiocchi di neve erano ieri -
Sul recinto - sul Tetto - sul Ramoscello!
L'Orchidea rimette la sua ciocca
Per il suo antico amante - Messer il Sole!
Tornato in visita al Pantano!

Senza Comandante! Innumerevoli! Quieti!
I Reggimenti del Bosco e della Collina
In luminoso distacco si ergono!
Guarda! Di chi sono queste Moltitudini?
Figlie di quali mari inturbantati -
O di quale Landa Circassa?

L'arrivo dell'estate, descritto con un andamento in crescendo: da un arcobaleno che spunta soffice dal candore dell'inverno alle moltitudini vivificate dal calore, che sembrano spuntate da lidi esotici e fantastici.


J65 (1859) / F164 (1860)

I can't tell you - but you feel it -
Nor can you tell me -
Saints, with ravished slate and pencil
Solve our April Day!

Sweeter than a vanished frolic
From a vanished green!
Swifter than the hoofs of Horsemen
Round a Ledge of dream!

Modest, let us walk among it
With our faces vailed -
As they say polite Archangels
Do in meeting God!

Not for me - to prate about it!
Not for you - to say
To some fashionable Lady
"Charming April Day"!

Rather - Heaven's "Peter Parley"!
By which Children slow
To sublimer Recitation
Are prepared to go!

    Non posso dirtelo - ma tu lo avverti -
Né puoi tu dirlo a me -
I santi, con gesso e lavagna incantati
Risolvono il nostro Giorno d'Aprile!

Più dolce di una festa svanita
Da un prato svanito!
Più rapido degli zoccoli di Cavalieri
Intorno a una Sporgenza di sogno!

Modesti, fateci passeggiare in esso
Con i volti chinati -
Come si dice che gli Arcangeli educati
Facciano incontrando Dio!

Non sta a me - chiacchierarne!
Non sta a te - dire
A qualche Signora alla moda
"Che affascinante Giorno d'Aprile"!

Piuttosto - un Celeste "Peter Parley"!
Dal quale i Bambini pigri
A una più sublime Interrogazione
Siano preparati ad andare!

"Peter Parley" (v. 17) era lo pseudonimo con il quale Samuel Griswold Goodrich (1793-1860) pubblicò un gran numero di racconti edificanti per bambini (vedi anche la J3-F2).

La descrizione di un giorno di primavera, il cui incanto possiamo avvertire nel nostro intimo, ma che può essere raccontato degnamente soltanto con strumenti che noi mortali non abbiamo; un giorno da vivere come un sogno che svanisce presto e con la soggezione che è dovuta a un miracolo celeste. Noi non siamo in grado di parlarne, se non con parole che suonano vuote e inadeguate; probabile che il suo incanto possa essere colto meglio da una mente infantile, più pronta a rispondere, con l'ingenua sicurezza della fanciullezza, a domande che per noi sono troppo difficili.


J66 (1859) / F110 (1859)

So from the mould
Scarlet and Gold
Many a Bulb will rise -
Hidden away, cunningly,
From sagacious eyes.

So from Cocoon
Many a Worm
Leap so Highland gay,
Peasants like me -
Peasants like Thee
Gaze perplexedly!

    Così da uno stampo
Scarlatto e Dorato
Più di un Bulbo crescerà -
Tenuto lontano, astutamente,
Da occhi sagaci.

Così dal Bozzolo
Più di un Baco
Balza così misteriosamente gaio,
Che i campagnoli come me -
I campagnoli come Te
Fissano perplessi!

Il mistero della nascita della vita, ma anche quello del mutamento, della trasformazione sia in natura che negli uomini, è inaccessibile ai nostri limitati occhi mortali; è come se il creatore abbia astutamente celato i propri segreti ai nostri sguardi curiosi. Così, per quanto possa essere sagace la nostra mente, non riusciamo a cogliere il mistero di un fiore che sboccia, o di un baco che diventa farfalla; davanti a questi miracoli della natura diventiamo come campagnoli che guardano stupiti, per la prima volta, le meraviglie di una metropoli, tanto affascinante quanto misteriosa ed estranea.
L'ottavo verso è difficile da tradurre: "Highland" significa "terre alte, regione montagnosa" e qui credo abbia il significato di luogo inaccessibile, come se il baco diventasse farfalla in un modo che a noi non è dato sapere, un po' come nei versi precedenti il bulbo tenuto lontano da occhi indiscreti per non rivelare il suo segreto. Nell'unica versione italiana che conosco, di Margherita Guidacci (nel Meridiano questa poesia è indicata come tradotta da Silvio Raffo, ma credo sia un refuso, perché il testo è identico alla traduzione della Guidacci nell'edizione Bompiani), i tre versi iniziali della strofa sono tradotti così: "Dal bozzolo, così, / balzerà più d'un verme / con tanti lieti colori.".


J67 (1859) / F112 (1859)

Success is counted sweetest
By those who ne'er succeed.
To comprehend a nectar
Requires sorest need.

Not one of all the purple Host
Who took the Flag today
Can tell the definition
So clear of Victory

As he defeated - dying -
On whose forbidden ear
The distant strains of triumph
Burst agonized and clear!

    Il successo è considerato più dolce
Da coloro a cui mai arrise.
Comprendere un nettare
Richiede estremo bisogno.

Non uno di tutta la purpurea Schiera
Che conquistò la Bandiera oggi
Può dare una definizione
Così chiara della Vittoria

Come lo sconfitto - morente -
Sul cui orecchio interdetto
I lontani inni di trionfo
Irrompono tormentosi e chiari!

Tre manoscritti: quello riportato sopra è nei fascicoli; gli altri due sono identici nel testo ma senza suddivisione in strofe. Uno fu inviato a Susan nel 1859, l'altro a Higginson accluso a una lettera del luglio 1862 (L268). La poesia fu pubblicata, anonima, sul "Brooklyn Daily Union" del 27 aprile 1864 e, unico testo pubblicato in volume durante la vita di ED, in A Masque of Poets (Robert Brothers, Boston, 1878), su interessamento di Helen Hunt Jackson, che aveva più volte sollecitato ED per questa pubblicazione senza mai ricevere risposta. Anche in questo caso la poesia, come tutte le altre del volume, fu pubblicata in forma anonima.

La privazione, o la rinuncia, come unico modo di "comprendere" appieno. Molto simili le prime due strofe della J73-F136.


J68 (1859) / F115 (1859)

Ambition cannot find him -
Affection doesn't know
How many leagues of nowhere
Lie between them now!

Yesterday, undistinguished!
Eminent Today
For our mutual honor,
Immortality!

    L'ambizione non può trovarla -
L'affetto non sa
Quante leghe di nulla
Si stendano ora fra loro!

Ieri, indistinta!
Eminente Oggi
Per il nostro mutuo onore,
Immortalità!

Né l'ambiziosa ragione, né l'affettuoso sentimento sono in grado di svelare il mistero dell'immortalità, di misurare la distanza che ci separa da essa. Un mistero indistinto che diventerà palese quando ne varcheremo la soglia; soltanto in quel momento ci riconosceremo a vicenda.
Nel primo verso il pronome maschile è riferito all'immortalità (vedi, p.es., la J679-F773).


J69 (1859) / F99 (1859)

Low at my problem bending,
Another problem comes -
Larger than mine - serener -
Involving statelier sums.

I check my busy pencil -
My figures file away -
Wherefore, my baffled fingers
Thy perplexity?

    China sul mio problema,
Un altro problema arriva -
Più grande del mio - più limpido -
Che richiede somme più solenni.

Trattengo la matita indaffarata -
Le cifre sfilano via -
Perché, le mie dita confuse
La tua perplessità?

Ragionare sulla propria esistenza è difficile, ma ancora di più affrontare problemi che vanno oltre il nostro orizzonte; problemi che appaiono più limpidi, perché vanno al di là della polvere che ci circonda, che richiedono calcoli più complessi di quelli che siamo capaci di fare con la carta e la penna che abbiamo a disposizione. Quando ci proviamo, siamo costretti a correre dietro a quelle somme che si accavallano nella nostra mente, e ci ritroviamo con le dita confuse da tanta complessità e la mente perplessa davanti al mistero di somme che non tornano mai.
Ho tradotto letteralmente gli ultimi due versi, interpretandoli come due domande distinte e presumendo che la perplessità dell'ultimo sia riferita alla mente, interpellata in modo diretto, che non riesce a governare quelle dita impacciate. Silvio Raffo (Fògola) li traduce così: "Perché le mie dita confuse / donde questa incertezza?"; nel Meridiano la traduzione, sempre di Raffo, è diversa: "Perché, mie dita confuse, / questa vostra incertezza?".
In una copia inviata a Susan (quella riportata sopra è nei fascicoli) ci sono due varianti: il verso 6 diventa "My Ciphers steal away" ("Le Cifre si dileguano") e l'ultimo "Thine extremity?" ("Il tuo punto estremo?"). Qui la perplessità dell'altra copia diventa il punto estremo di una mente che non riesce ad andare oltre.


J70 (1859) / F117 (1859)

"Arcturus" is his other name -
I'd rather call him "Star"!
It's very mean of Science
To go and interfere!

I slew a worm the other day,
A "Savan" passing by
Murmured "Resurgam" - "Centipede"!
"Oh Lord, how frail are we"!

I pull a flower from the woods -
A monster with a glass
Computes the stamens in a breath -
And has her in a "Class"!

Whereas I took the Butterfly
Aforetime in my hat,
He sits erect in "Cabinets" -
The Clover bells forgot!

What once was "Heaven"
Is "Zenith" now!
Where I proposed to go
When Time's brief masquerade was done
Is mapped, and charted too!

What if the "poles" should frisk about
And stand upon their heads!
I hope I'm ready for "the worst" -
Whatever prank betides!

Perhaps the "kingdom of Heaven's" changed.
I hope the "Children" there
Wont be "new fashioned" when I come -
And laugh at me - and stare!

I hope the Father in the skies
Will lift his little girl -
"Old fashioned"! naughty! everything!
Over the stile of "pearl"!

    "Arturo" è l'altro suo nome -
Io lo chiamerei piuttosto "Stella"!
È proprio destino per la Scienza
Andare ad impicciarsi!

Ho ucciso un verme l'altro giorno,
Un "Sapiente" che passava di lì
Mormorò "Resurgam" - "Centipede!"
"Oh Signore, quanto siamo fragili!"

Strappo un fiore dai boschi -
Un mostro con la lente
Computa gli stami in un batter d'occhio -
E lo mette in una "Classe"!

Mentre io acchiappavo Farfalle
Una tempo nel mio cappello,
Lui siede diritto nei "Laboratori" -
Le corolle del Trifoglio dimenticate!

Ciò che una volta era "Cielo"
È "Zenit" adesso!
Dove mi proponevo di andare
Quando la breve mascherata del Tempo fosse finita
È in mappe di terra, e di mare pure!

Chissà se i "poli" gira e rigira
Non si trovino sottosopra!
Io spero d'esser pronta per "il peggio" -
Accada quel che accada!

Forse il "regno dei Cieli" è cambiato.
Spero che i "Bambini" di lassù
Non siano "all'ultima moda" quando arriverò -
E non ridano di me - e non mi squadrino!

Spero che il Padre nei cieli
Sollevi questa piccola fanciulla -
"Fuori moda"! capricciosa! e tutto il resto!
Oltre la soglia di "perla"!

Una divertita presa in giro della scienza, attenta a classificare tutto, a inserire qualsiasi fenomeno naturale in una casella determinata, persino a scolorire l'aura di mistero che circonda il cielo trovando per esso un preciso termine scientifico. L'unica difesa è confidare che, una volta arrivati in quel cielo ridotto ormai qui a semplice zenit, si possa ritrovare l'incanto di una natura inconsapevole, un luogo in cui non sarà importante essere "aggiornati", ma soltanto essere stati in grado di oltrepassare la soglia che ci divide dal mistero dell'immortalità.
Il carattere giocoso dei versi è sottolineato dall'uso abbondante del punto esclamativo, anche se in una seconda copia, inviata a Susan e identica nel testo, ED ne fa un uso più parsimonioso (sei contro i quindici della copia nei fascicoli).
Al verso 21 ho tradotto seguendo un'indicazione del Webster: "The term chart is applied to a marine map; map is applied to a draught of some portion of land."


J71 (1859) / F105 (1859)

A throe upon the features -
A hurry in the breath -
An ecstasy of parting
Denominated "Death" -

An anguish at the mention
Which when to patience grown -
I've known permission given
To rejoin it's own.

    Uno spasimo nei lineamenti -
Un affrettarsi del respiro -
Un'estasi di addio
Denominata "Morte" -

Un'angoscia all'accenno
Che una volta fattasi rassegnazione -
Mi ha svelato il permesso ottenuto
Di riunirsi ai suoi.

La descrizione di una morte nelle sue manifestazioni concrete, fino al distendersi di quei lineamenti contratti, segno che il momento finale è arrivato.


J72 (1859) / F106 (1859)

Glowing is her Bonnet -
Glowing is her Cheek -
Glowing is her Kirtle -
Yet she cannot speak.

Better as the Daisy
From the Summer hill
Vanish unrecorded
Save by tearful rill -

Save by loving sunrise
Looking for her face.
Save by feet unnumbered
Pausing at the place.

    Ardente è la sua Cuffia -
Ardente è la sua Guancia -
Ardente è la sua Veste -
Eppure non può parlare.

Meglio come la Margherita
Che dall'Estivo colle
Svanisce inavvertita
Salvo dal ruscello in lacrime -

Salvo dall'amorosa aurora
Che cerca il suo volto.
Salvo dagli innumerevoli piedi
Che sostano in quel luogo.

La memoria di chi se n'è andato ne perpetua il ricordo, è come se l'ardore della vita continuasse artificiosamente in qualcosa di ormai irreparabilmente freddo e muto. Forse, allora, sarebbe meglio svanire inavvertiti, come una margherita che non lascia traccia di sé. Questo è quello che ho letto nei primi sette versi; ma poi ci sono gli altri cinque, che sembrano smentire quel "unrecorded" del settimo, come se l'oblio non fosse possibile, nemmeno per la scomparsa di una piccola, umile, e apparentemente insignificante margherita.
Una copia fu inviata a Susan e non è escluso che i versi parlino di una separazione meno definitiva della morte, come quella da un'amica rimasta a portata di vista ma ormai lontana e rimpianta.


J73 (1859) / F136 (1860)

Who never lost, are unprepared
A Coronet to find!
Who never thirsted
Flagons, and Cooling Tamarind!

Who never climbed the weary league -
Can such a foot explore
The purple territories
On Pizarro's shore?

How many Legions overcome -
The Emperor will say?
How many Colors taken
On Revolution Day?

How many Bullets bearest?
Hast Thou the Royal scar?
Angels! Write "Promoted"
On this Soldier's brow!

    Chi non l'ha mai persa, è impreparato
A trovare una Corona!
Chi non ha mai avuto sete
Caraffe, e Fresco Tamarindo!

Chi non ha mai scalato impervie leghe -
Può un piede siffatto esplorare
I purpurei territori
Dei lidi di Pizarro?

Quante Legioni sopraffatte -
Lo dirà l'Imperatore?
Quante Insegne prese
Il Giorno della Rivoluzione?

Quanti Proiettili sopportati?
Hai Tu la Regale cicatrice?
Angeli! Scrivete "Promosso"
Sulla fronte di questo Soldato!

La metafora militare sottintende la vita come una lotta, con sconfitte che rendono possibili le vittorie e faticose scalate che ci allenano a esplorare gli esotici territori del mistero. Soltanto dopo queste battaglie, dopo aver affrontato gli innumerevoli proiettili del destino, potremo esibire, agli angeli che ci aspettano, le nobili cicatrici che ci daranno il diritto di essere premiati.


J74 (1859) / F137 (1860)

A Lady red - amid the Hill
Her annual secret keeps!
A Lady white, within the Field
In placid Lily sleeps!

The tidy Breezes, with their Brooms -
Sweep vale - and hill - and tree!
Prithee, My pretty Housewives!
Who may expected be?

The Neighbors do not yet suspect!
The Woods exchange a smile!
Orchard, and Buttercup, and Bird -
In such a little while!

And yet, how still the Landscape stands!
How nonchalant the Hedge!
As if the "Resurrection"
Were nothing very strange!

    Una Dama rossa - fra le Colline
Mantiene il suo segreto annuale!
Una Dama bianca, in mezzo ai Campi
Fra placidi Gigli riposa!

Le linde Brezze, con le loro Ramazze -
Spazzano valli - e colline - e alberi!
Di grazia, Mie graziose Massaie!
Chi sarà mai l'atteso?

I Vicini non sospettano ancora!
I Boschi si scambiano un sorriso!
Frutteti, e Ranuncoli, e Uccelli -
Lo faranno fra poco!

Eppure, come resta tranquillo il Paesaggio!
Che noncuranza la Siepe!
Come se la "Resurrezione"
Non fosse davvero nulla di strano!

L'arrivo dell'estate accostato alla resurrezione del penultimo verso. Nella prima strofa la dama rossa (estate/resurrezione) è contrapposta alla dama bianca (inverno/morte); nella seconda il preannuncio dell'estate è immaginato come una brezza che spazza via i rigori dell'inverno e fa presagire un risveglio; nelle ultime due gli uomini sono ancora ignari di quell'arrivo, mentre la natura già si sta preparando all'evento, ma senza farci troppo caso, perché la sua resurrezione, al contrario della nostra, non ha niente di speciale: è un ciclo che si ripete anno per anno e non ha nulla di misterioso e inconoscibile.
In un'altra copia, inviata a Susan, c'è una variante nel quarto verso: "In chintz and lily, sleeps." ("In chintz e gigli, riposa.").


J75 (1859) / F141 (1860)

She died at play -
Gambolled away
Her lease of spotted hours,
Then sank as gaily as a Turk
Upon a Couch of flowers -

Her ghost strolled softly o'er the hill -
Yesterday, and Today -
Her vestments as the silver fleece -
Her countenance as spray -

    Ella morì giocando -
Saltellò via
Dal suo affitto di ore variopinte,
Poi affondò gaia come un Turco
In un Giaciglio di fiori -

Il suo fantasma vagò lieve sulla collina -
Ieri, e Oggi -
Come un vello d'argento le sue vesti -
Simile a un soffio il suo aspetto -

Un affidarsi alla morte come se fosse la gioiosa conclusione di un gioco, di ore variopinte il cui affitto è ormai scaduto e dalle quali allontanarsi senza rimpianti, per immergersi nuovamente in quella natura lussureggiante che ci ha generato, lasciando dietro di sé un ricordo luminoso e impalpabile.


J76 (1859) / F143 (1860)

Exultation is the going
Of an inland soul to sea,
Past the houses - past the headlands,
Into deep Eternity -

Bred as we, among the mountains,
Can the sailor understand
The divine intoxication
Of the first league out from land?

    Esultanza è l'andare
Di un'anima di terra verso il mare,
Via da case - via da promontori,
Nella profonda Eternità -

Come noi, cresciuti fra le montagne,
Può il marinaio comprendere
La divina ebbrezza
Della prima lega al largo dalla terra?

La copia riportata sopra è quella inviata a Susan. L'altra, nei fascicoli, ha il sesto e l'ultimo verso troncati ("mounta[ins]") e "Lan[d]") a causa di un taglio nell'estremita del foglio che la contiene (vedi anche la J77-F144).

Il misterioso e affascinante viaggio verso il mare dell'eternità, lontano dalle costrizioni della vita mortale, di chi non ha mai visto altro che terra.


J77 (1859) / F144 (1860)

I never hear the word "Escape"
Without a quicker blood!
A sudden expectation!
A flying attitude!

I never hear of prisons broad
By soldiers battered down -
But I tug, childish, at my bars
Only to fail again!

    Non sento mai la parola "Fuga"
Senza un ribollire del sangue!
Un'improvvisa aspettativa!
Un dispormi a volare!

Non sento mai di vaste prigioni
Da soldati abbattute -
Senza scuotere, infantilmente, le mie sbarre
Solo per fallire di nuovo!

La copia riportata sopra è quella inviata a Susan. L'altra, nei fascicoli, ha il settimo verso troncato ("bar[s]") a causa di un taglio nell'estremita del foglio che la contiene (vedi anche la J76-F143).

La fantasia può accendersi al solo udire una parola di libertà, ma la realtà è fatta di sbarre che rifiutano di aprirsi per farci volare via.
Il "childish" del penultimo verso sintetizza l'inutilità della lotta contro le sbarre della vita: quando tentiamo di forzarle sembriamo come bambini che provano a fare qualcosa di molto più grande di loro.


J78 (1859) / F125 (1859)

A poor - torn heart - a tattered heart -
That sat it down to rest -
Nor noticed that the ebbing Day
Flowed silver to the west -
Nor noticed Night did soft descend -
Nor Constellation burn -
Intent upon the vision
Of latitudes unknown.

The angels - happening that way
This dusty heart espied -
Tenderly took it up from toil
And carried it to God -
There - sandals for the Barefoot -
There - gathered from the gales -
Do the blue havens by the hand
Lead the wandering Sails.

    Un povero - lacerato cuore - un cuore a brandelli -
Che si era seduto a riposare -
Non s'accorse che il declinante Giorno
Scendeva argenteo ad occidente -
Né s'accorse che la Notte mollemente calava -
Né dell'accendersi delle Costellazioni -
Assorto nella visione
Di latitudini ignote.

Gli angeli - passando per caso di là
Quel polveroso cuore scorsero -
Dolcemente lo sottrassero alle sue fatiche
E lo portarono a Dio -
Là - sandali per gli Scalzi -
Là - sottratti alle burrasche -
I porti celesti prendendoli per mano
Guidano gli erranti Velieri.

La copia riportata sopra è nei fascicoli. A una seconda, inviata a Susan, ED unì due immagini staccate da una copia di The Old Curiosity Shop di Dickens. Sotto, il manoscritto con le immagini che illustrano le due strofe e le due pagine del libro con le illustrazioni ritagliate: nella prima un uomo bacia la mano a una fanciulla in un cimitero; nella seconda, una fanciulla, probabilmente la stessa del cimitero, adagiata su una nuvola e portata in cielo da tre angeli, mentre un quarto suona la cetra.


Dal sito www.emilydickinson.org curato da Martha Nell Smith

 
Dal sito della Harvard University Library
(img. 1)   (img. 2)

Nella prima strofa il declinare di una vita ormai stanca e lacerata, in una successione di giorno, tramonto, sera, notte, concluso da quello sguardo gettato pensosamente nel mistero. Nella seconda una morte raffigurata come un dolce approdo verso un porto nel quale ogni affanno terreno sarà superato.


J79 (1859) / F128 (1859)

Going to Heaven!
I dont know when -
Pray do not ask me how!
Indeed I'm too astonished
To think of answering you!
Going to Heaven!
How dim it sounds!
And yet it will be done
As sure as flocks go home at night
Unto the Shepherd's arm!

Perhaps you're going too!
Who knows?
If you sh'd get there first
Save just a little space for me
Close to the two I lost -
The smallest "Robe" will fit me
And just a bit of "Crown" -
For you know we do not mind our dress
When we are going home -

I'm glad I dont believe it
For it w'd stop my breath -
And I'd like to look a little more
At such a curious Earth!
I am glad they did believe it
Whom I have never found
Since the mighty autumn afternoon
I left them in the ground.

    Andare in Cielo!
Non so quando -
Vi prego di non chiedermi come!
Sono davvero troppo stupita
Per pensare di rispondervi!
Andare in Cielo!
Come suona indistinto!
Eppure sarà proprio così
Sicuro come greggi che tornano a casa di notte
Fra le braccia del Pastore!

Forse state andando anche voi!
Chi lo sa?
Se arrivaste là prima
Serbate giusto un posticino per me
Vicino ai due che ho perduto -
La "Veste" più modesta mi andrà bene
E appena un po' di "Corona" -
Perché si sa che non si bada agli abiti
Quando si torna a casa -

Sono contenta di non crederci
Perché mi mozzerebbe il fiato -
E vorrei dare qualche altra occhiata
A una Terra così strana!
Sono contenta che ci credessero
Coloro che non ho mai ritrovato
Da quel maestoso pomeriggio autunnale
In cui li lasciai nella terra.

Il linguaggio semplice, il ritmo lento e tranquillo dei versi possono a prima vista trasmettere il senso di pace e di sereno appagamento di un ineluttabile ritorno a casa, come quello di greggi che di notte tornano tranquillamente al loro ovile. In realtà la poesia è costruita su una duplice coppia di sentimenti contrastanti: nelle prime due strofe lo stupore e la sensazione indistinta di un viaggio verso l'ignoto, seguiti dalla rassicurante immagine del gregge e dalla descrizione di un luogo familiare, dove non c'è bisogno di stare a pensare cosa mettersi; nell'ultima il prepotente ritorno del dubbio, della paura di quel salto in territori sconosciuti contrapposta alla voglia di restare, di soddisfare il più a lungo possibile la curiosità verso un mondo imperfetto ma che ci offre sorprese in ogni momento, e poi, annunciata dal quinto verso della strofa, che rovescia il primo, una sorta di apparente rivalutazione della fede: sapere che coloro che hanno già affrontato la morte lo hanno fatto con quel consolatorio pensiero in mente ci aiuta a ricordarli con più serenità; ma la sensazione è che si tratti soltanto di un'illusione, di un modo per riuscire ad affrontare qualcosa il cui solo pensiero ci mozza il fiato.
Al verso 15 "the two I lost" sono verosimilmente gli stessi della J49-F39.
Nell'edizione Franklin la trascrizione di questa versione, quella nei fascicoli - un'altra fu inviata a Susan -, è priva del verso 18 ("For you know we do not mind our dress"); si tratta chiaramente di un refuso di stampa, visto che la numerazione dei versi, riportata a destra ogni cinque, è corretta.


J80 (1859) / F129 (1859)

Our lives are Swiss -
So still - so Cool -
Till some odd afternoon
The Alps neglect their Curtains
And we look farther on!

Italy stands the other side!
While like a guard between -
The solemn Alps -
The siren Alps
Forever intervene!

    Le nostre vite sono Svizzere -
Così quiete - così Fredde -
Finché un qualche insolito pomeriggio
Alle Alpi sfuggono le Tende
E noi guardiamo oltre l'usato!

L'Italia si estende dall'altro lato!
Ma come un custode nel mezzo -
Le Alpi solenni -
Le Alpi sirene
Per sempre si frappongono!

Gli istanti in cui ci accade di poter sbrigliare liberamente la nostra fantasia sono pochi, insoliti e fuggevoli. Talvolta riusciamo a coglierli, a guardare al di là della noiosa routine quotidiana, ma quelle tende aperte per un momento si richiudono subito e ci lasciano soltanto il rimpianto dell'impossibile, custodito da barriere invalicabili.
L'Italia è citata soltanto in un'altra poesia di ED, la J312-F600, dove è ricordata come il luogo in cui fu sepolta Elizabeth Barrett Browning.


J81 (1859) / F82 (1859)

We should not mind so small a flower -
Except it quiet bring
Our little garden that we lost
Back to the Lawn again.

So spicy her Carnations nod -
So drunken, reel her Bees -
So silver steal a hundred flutes
From out a hundred trees -

That whoso sees this little flower
By faith may clear behold
The Bobolinks around the throne
And Dandelions gold.

    Non baderemmo a un così piccolo fiore -
Se discreto non portasse
Il piccolo giardino perduto
Di nuovo al nostro Prato.

Così fragranti i Garofani ciondolano -
Così ubriache, barcollano le Api -
Così argentei cento flauti furtivi
Spuntano da cento alberi -

Che a chiunque veda quel fiorellino
La fede renderà palesi
I Bobolink intorno al trono
E i dorati Dente di leone.

Un fiore nascosto, umile, non attirerebbe la nostra attenzione se non fosse il quasi impercettibile segno dell'arrivo della primavera, del risorgere di un giardino inaridito dall'inverno. La natura sembra ubriacata da quel risveglio, e chi è capace di vedere con occhi sempre nuovi il ciclico miracolo della primavera, anche nelle sue manifestazioni più minute, saprà anche percepirne gli splendori al di là del visibile.


J82 (1859) / F48 (1859)

Whose cheek is this?
What rosy face
Has lost a blush today?
I found her - "pleiad" - in the woods
And bore her safe away -

Robins, in the tradition
Did cover such with leaves,
But which the cheek -
And which the pall
My scrutiny deceives.

    Di chi è questa guancia?
Quale roseo volto
Ha perso un rossore quest'oggi?
La trovai - "pleiade" - nei boschi
E la portai in salvo -

I pettirossi, com'è tradizione
La celarono talmente con le foglie,
Che quale la guancia -
E quale il drappo
Al mio esame sfugge.

Inviata a Susan. Nel manoscritto è attaccata l'immagine di un uccello, ritagliata dal New England Primer (Abbecedario del New England), e c'è ancora il filo con il quale ED aveva legato un fiore. Franklin ci informa che "C'è una tradizione secondo la quale il pettirosso coprirà il volto di un morto insepolto con foglie o muschio."


Dal sito www.emilydickinson.org curato da Martha Nell Smith

Il soggetto della poesia è un fiore, come sempre al femminile, ormai staccato e privo di vita. Nella seconda strofa, il funerale che la natura concede ai morti insepolti è concesso anche a quel fiore, con un richiamo "umano" che, insieme alla "pleiade" del quarto verso (vedi la nota alla J23-F12), suggerisce l'immagine di una perdita, di un qualcuno ormai lontano e indistinto.


J83 (1859) / F88 (1859)

Heart, not so heavy as mine
Wending late home -
As it passed my window
Whistled itself a tune -

A careless snatch - a ballad -
A Ditty of the street -
Yet to my irritated ear
An anodyne so sweet -

It was as if a Bobolink
Sauntering this way
Carolled and mused, and carolled -
Then bubbled slow away -

It was as if a chirping brook
Upon a toilsome way
Set bleeding feet to minuets
Without the knowing why -

Tomorrow - night will come again -
Perhaps - tired and sore -
Oh Bugle, by the window
I pray you stroll once more!

    Un cuore, non così pesante come il mio
Andando sul tardi verso casa -
Mentre oltrepassava la mia finestra
Fischiettava fra sé un motivo -

Un brano spensierato - una ballata -
Una Canzonetta da strada -
Eppure per il mio orecchio irritato
Un lenimento così dolce -

Era come se un Bobolink
Bighellonando per la via
Cantasse e riflettesse, e cantasse -
Poi gorgogliasse via pian piano -

Era come se un ruscello canterino
Su una strada faticosa
Forzasse a minuetti i piedi sanguinanti
Senza sapere il perché -

Domani - tornerà la notte -
Forse - stanca e dolente -
Oh Buccina, sotto la finestra
Ti prego gironzola ancora una volta!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Due ulteriori copie, inviate a Catherine Scott (il manoscritto è perduto e il testo sopravvive in una trascrizione della destinataria) e a Mary Bowles, sono senza divisione in strofe e con alcune varianti: v. 11, "paused" ("si fermava") per "mused"; v. 14, "dusty" ("polverosa") per "toilsome"; v. 18, "weary" ("esausta") per "tired"; v. 19, "Ah" per "Oh" e "my" per "the"; v. 20 "pass" ("passa") per "stroll".

Per un cuore appesantito dal dolore un passante che fischietta allegramente per strada può essere un sollievo, un segno che il mondo va avanti e può sempre esserci una luce che illumina, magari per un istante, l'oscurità. Poi, inevitabilmente, tornerà la notte, ma il pensiero che quel motivo possa ancora risuonare sotto le nostre finestre ci aiuta a sperare ancora.
Nella quarta strofa l'immagine dei piedi sanguinanti fa il paio con il cuore pesante del primo verso; in entrambi i casi un suono allegro, spensierato, ci costringe, almeno per un po', a dimenticare la pena e ad abbandonarci alla dolcezza del sollievo o all'irrazionale frenesia della danza.


J84 (1859) / F121 (1859)

Her breast is fit for pearls,
But I was not a "Diver".
Her brow is fit for thrones -
But I had not a crest.
Her heart is fit for home -
I - a sparrow - build there
Sweet of twigs and twine
My perennial nest.
    Il suo petto è fatto per le perle,
Ma io non sono un "Tuffatore".
La sua fronte è fatta per i troni -
Ma io non ho una corona.
Il suo cuore è fatto per il focolare -
Io - un passero - costruisco là
Leggiadro di rametti e intrecci
Il mio nido perenne.

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra fu inviata a Susan, che la mandò poi a Samuel e Mary Bowles, visto che il manoscritto era fra quelli in possesso di questi ultimi. Al verso 5 della copia nei fascicoli ED scrisse prima "rest" ("riposo") seguito da una lineetta, quindi trasformò la lineetta in un segno "+", utilizzato per indicare le parole con delle varianti nel manoscritto; subito dopo scrisse "home", ovvero lo stesso termine usato in quel verso nella copia a Susan. Ho perciò scelto "home", visto che l'utilizzo in entrambe le copie fa presumere una preferenza.

L'immagine di una lei preziosa e nobile, troppo in alto per chi non è degno di cogliere quelle perle e di sedersi su quel trono. Ma al di là di quella lontananza, c'è comunque un cuore che batte per gli affetti intimi, un nido dove anche un umile passero può costruire il suo nido.
Il tuffatore e la perla sono anche nella J7-F16 e nella J452-F451, dove il "diver" diventa "malay".


J85 (1859) / F87 (1859)

"They have not chosen me" - he said -
"But I have chosen them"!
Brave - Broken hearted statement -
Uttered in Bethleem!

I could not have told it,
But since Jesus dared,
Sovreign, know a Daisy
Thy dishonor shared!

    "Essi non hanno scelto me" - disse -
"Ma io ho scelto loro!"
Affermazione di un cuore Infranto - Ardito -
Pronunziata a Betlemme!

Io non avrei potuto dirlo
Ma poiché Gesù osò,
Sommo, sappi che una Margherita
Il Tuo disonore condivise!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra, inviata a Mary Bowles, è identica nel testo ma con varianti nella punteggiatura. La citazione dei primi due versi, con il pronome cambiato, è dal Vangelo secondo Giovanni 15,16: "Voi non avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho consacrato affinché possiate andare e palesare il frutto, e affinché il vostro frutto rimanga: perché qualsiasi cosa chiederete al Padre a nome mio, egli ve la darà."

Amare qualcuno è una scelta coraggiosa, perché non sempre l'amore è ricambiato o possibile, perché talvolta si sceglie di amare sapendo che l'altro non ha fatto la stessa scelta. Ed è una scelta che spesso conduce al dolore e alla riprovazione degli altri, a quel "disonore" che per Gesù fu la croce: è questo l'esempio, il più alto di tutti, che rende anche noi arditi, capaci, nella nostra pochezza di umili margherite, di condividere simbolicamente quel sacrificio.


J86 (1859) / F98 (1859)

South winds jostle them -
Bumblebees come -
Hover - hesitate -
Drink, and are gone -

Butterflies pause
On their passage Cashmere -
I - softly plucking,
Present them here!

    I venti del sud li spingono -
I bombi arrivano -
Volteggiano - esitanti -
Bevono, e se ne vanno -

Le farfalle sostano
Nel loro passaggio di Cachemire -
Io - strappando dolcemente,
Qui li offro!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Se ne conoscono altre quattro: una alle cugine Norcross (il manoscritto è perduto e restano i primi due versi trascritti da Frances); una a Thomas Gilbert, fratello di Susan; una rimasta fra le carte di ED, databile nel 1861; l'ultima acclusa alla seconda lettera inviata a Higginson il 25 aprile 1862 (L261). Nelle tre ulteriori copie rimaste il testo è identico, a parte varianti nella punteggiatura, e nelle ultime due i versi 3-4 e 5-6 sono uniti.

Versi che accompagnavano l'invio di fiori. Il "their passage" del sesto verso può leggersi riferito alle farfalle (sostano durante il loro soffice passaggio) o ai fiori (le farfalle sostano nel soffice passaggio creato dai fiori sbocciati).
Nel penultimo verso l'uso di "to pluck" ("To pull with sudden force or effort") è in evidente contrasto con "softly", come se ED avesse voluto sottolineare la dolcezza e insieme la crudeltà del dono di fiori strappati alla loro dimora naturale. Una crudeltà che tocca soltanto noi umani, visto che i bombi si limitano a berne il nettare e le farfalle a usarli come morbidi giacigli.


J87 (1859) / FApp.13-6 (1859)

A darting year - a pomp - a tear -
a waking on a morn
to find that what one waked for,
inhales the different dawn.
    Un anno fulmineo - uno sfarzo - una lacrima -
lo svegliarsi un mattino
per scoprire che ciò per cui ci si sveglia,
inala un'alba diversa.

A conclusione, in forma di prosa, di una lettera del 13 febbraio 1859 (L200) a Mary Haven, moglie del Reverendo Joseph Haven, che era stato professore di filosofia morale all'Amherst College dal 1851 al 1858 e si era poi trasferito al Chicago Theological Seminary. Il testo è preceduto da "How short, dear Mrs Haven!" ("Com'è breve, Mrs Haven!")
Nell'edizione Johnson si legge "fear" al primo verso al posto di "year" (la stessa lettura nelle "Lettere") e "the" al secondo verso al posto di "a" (in errata corrige nelle ristampe successive e "a" nelle "Lettere").

Il tempo che scorre fulmineo, gioie e dolori che durano un istante e risvegli che ogni volta ci riportano alla vita in un'alba diversa dalla precedente.
Nella lettera ED esprimeva la sua nostalgia per i due amici ormai lontani. In questo contesto possiamo leggerla così: è passato un anno dalla vostra partenza, veloce e con il solito carico di gioie e dolori, e ogni mattina penso a voi che ormai respirate un'alba diversa.
Nel primo verso ho tradotto "tear", come sostantivo, con "lacrima", ma, come verbo, "to tear" significa "strappare con violenza, lacerare", un ulteriore significato che ha una sua ragion d'essere in questo verso.


J88 (1859) / F78 (1859)

As by the dead we love to sit -
Become so wondrous dear -
As for the lost we grapple
Tho' all the rest are here -

In broken mathematics
We estimate our prize
Vast - in it's fading ratio
To our penurious eyes!

    Come presso i morti amiamo sedere -
Divenuti così incredibilmente cari -
Come ai perduti ci aggrappiamo
Nonostante tutti gli altri siano qui -

In spezzata matematica
Valutiamo il nostro tesoro
Vasto - nella misura in cui svanisce
Ai nostri occhi impoveriti!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra è in una lettera a Elizabeth Holland del 2 marzo 1859 (L204), preceduta da "Meeting is well worth parting. How kind in some to die, adding impatience to the rapture of our thought of Heaven!" ("L'incontro è fonte di preziosa separazione. Com'è naturale in alcuni morire, aggiungendo impazienza al rapimento della nostra idea di Cielo!")

Il tesoro della memoria è alimentato da una matematica "spezzata", perché il suo ammontare è dato da coloro che si sono separati da noi, che abbiamo perduto. Negli ultimi due versi una efficacissima immagine: il tesoro dei nostri ricordi diventa sempre più vasto al dissolversi di quello che possediamo in vita, fino a identificarsi in una unicità di cui è difficile distinguere i contorni, così come nelle frasi che nella lettera precedono i versi l'incontro sembra congiungersi con la separazione e la morte aggiungere l'impazienza di conoscere alle nostre fantasie sul Cielo.
Come in altre poesie di ED è difficile capire se la separazione, la perdita, la lontananza, si riferiscano alla morte o alla distanza, fisica o spirituale, da una persona cara. Qui propenderei per la prima ipotesi, visto il riferimento al "Cielo" dell'ultimo verso e il "to die" della frase nella lettera.


J89 (1859) / F68 (1859)

Some things that fly there be -
Birds - Hours - the Bumblebee -
Of these no Elegy.

Some things that stay there be -
Grief - Hills - Eternity -
Nor this behooveth me.

There are that resting, rise.
Can I expound the skies?
How still the Riddle lies!

    Alcune cose che volano ci sono -
Uccelli - Ore - i Bombi -
Per queste nessuna Elegia.

Alcune cose che restano ci sono -
Dolore - Colline - Eternità -
Nemmeno queste mi si addicono.

Ci sono quelle che riposando, risorgono.
Posso io spiegare i cieli?
Immoto giace l'Enigma!

Difficile sciogliere l'enigma dell'eternità; nulla di ciò che conosciamo ci aiuta a comprendere il mistero di un corpo che giace nella tomba e, nello stesso tempo, va incontro all'immortalità.
Interessante la struttura dei versi: nelle prime due strofe esempi di cose che passano e di cose che restano, entrambe lontane dalla natura umana; nella terza i due concetti si umanizzano e vengono uniti in quel "resting, rise" che appare un chiaro simbolo del corpo nella tomba e, nello stesso tempo, nei cieli; un enigma muto e inspiegabile.


J90 (1859) / F69 (1859)

Within my reach!
I could have touched!
I might have chanced that way!
Soft sauntered thro' the village -
Sauntered as soft away!
So unsuspected Violets
Within the meadows go -
Too late for striving fingers
That passed, an hour ago!
    A portata di mano!
Avrei potuto toccarlo!
Potevo capitare da quelle parti!
Vagando tranquilla nel villaggio -
Come vagando lontano!
Così insospettate Violette
Spuntano nei prati -
Troppo tardi per le bramose dita
Che passarono, un'ora fa!

Un fiore, come un amore, un'occasione, spunta quando vuole, magari pochi istanti dopo il nostro passaggio, e a quel punto è troppo tardi per chi bramava impossessarsene.


J91 (1859) / F70 (1859)

So bashful when I spied her!
So pretty - so ashamed!
So hidden in her leaflets
Lest anybody find -

So breathless till I passed her -
So helpless when I turned
And bore her struggling, blushing,
Her simple haunts beyond!

For whom I robbed the Dingle -
For whom I betrayed the Dell -
Many, will doubtless ask me -
But I shall never tell!

    Così ritrosa quando la spiai!
Così graziosa - così pudica!
Così nascosta tra le sue foglioline
Affinché nessuno la scoprisse -

Così senza fiato finché la oltrepassai -
Così indifesa quando mi voltai
E la portai che si divincolava, arrossendo,
Di là dal suo modesto rifugio!

Per chi depredai il Boschetto -
Per chi tradii il Cespuglio -
Molti, senza dubbio mi chiederanno -
Ma io non lo dirò mai!

Probabilmente erano versi che accompagnavano un fiore, sempre al femminile in ED, portato via dal suo "simple haunts" per essere donato a qualcuno. La descrizione dei tentativi del fiore di sottrarsi al proprio destino, e i verbi usati nei primi due versi dell'ultima strofa, fanno pensare agli ultimi due versi della J86-F98.
"Dingle" e "Dell" (vv. 9 e 10) significano rispettivamente "stretta valletta fra le colline" e "cavità o stretta apertura".


J92 (1859) / F71 (1859)

My friend must be a Bird -
Because it flies!
Mortal, my friend must be -
Because it dies!
Barbs has it, like a Bee!
Ah, curious friend!
Thou puzzlest me!
    Il mio amico dev'essere un Uccello -
Poiché vola!
Mortale, il mio amico dev'essere,
Poiché muore!
Ha pungiglioni, come un'Ape!
Ah, curioso amico!
Tu mi confondi!

Il pronome neutro non permette di capire se il soggetto sia un amico, un'amica, o anche un animale. È comunque la descrizione di qualcuno che è difficile da trattenere e che possiede pungiglioni per ferire.
Richard Sewall (The Life of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1994, pag. 209-210 - prima ediz. Farrar, Strauss and Giroux, New York, 1974 -) la mette in relazione con la J23-F12, la J156-F218 e la J8-F42, tutte riconducibili a Susan.


J93 (1859) / F72 (1859)

Went up a year this evening!
I recollect it well!
Amid no bells nor bravoes
The bystanders will tell!
Cheerful - as to the village -
Tranquil - as to repose -
Chastened - as to the Chapel
This humble Tourist rose!
Did not talk of returning!
Alluded to no time
When, were the gales propitious -
We might look for him!
Was grateful for the Roses
In life's diverse boquet -
Talked softly of new species
To pick another day;
Beguiling thus the wonder
The wondrous nearer drew -
Hands bustled at the moorings -
The crowd respectful grew -
Ascended from our vision
To countenances new!
A Difference - A Daisy -
Is all the rest I knew!
    Salì giusto un anno questa sera!
Me lo ricordo bene!
Non fra campane né ovazioni
I presenti possono dirlo!
Gioioso - come al villaggio -
Tranquillo - come a riposare -
Disciplinato - come al Tempio
Quell'umile Turista s'innalzò!
Non parlò di ritorno!
Non alluse al tempo
In cui, fossero le brezze propizie -
Avremmo potuto rivederlo!
Era grato per le Rose
Nei diversi bouquet della vita -
Parlò dolcemente di nuove specie
Da cogliere un altro giorno;
Seducendo così il prodigio
Il prodigioso attirò più vicino -
Le mani si agitarono agli ormeggi -
La folla divenne rispettosa -
Ascese oltre la nostra vista
Verso sembianze nuove!
Una Differenza - Una Margherita -
Fu tutto ciò ch'io vidi!

La morte come un viaggio senza ritorno, da affrontare con gioiosa e tranquilla disciplina, senza addii chiassosi, senza dimenticare la bellezza di ciò che abbiamo vissuto, con la curiosità delle "nuove specie" che potremo conoscere e con la speranza che una brezza propizia possa un giorno portarci quelli che abbiamo amato.


J94 (1859) / F73 (1859)

Angels, in the early morning
May be seen the Dews among,
Stooping - plucking - smiling - flying -
Do the Buds to them belong?

Angels, when the sun is hottest
May be seen the sands among,
Stooping - plucking - sighing - flying -
Parched the flowers they bear along.

    Angeli, di primo mattino
Si possono vedere fra le Rugiade,
Chinarsi - estirpare - sorridere - volare -
Sono i Germogli là per loro?

Angeli, quando il sole è più cocente
Si possono vedere fra le sabbie,
Chinarsi - estirpare - sospirare - volare -
I fiori inariditi portano con sé.

La nascita e la morte hanno scenari diversi: la prima una rugiada che infonde l'umida dolcezza della vita, la seconda il sole cocente che inaridisce. Per entrambe c'è l'intervento divino, simile come sono simili il terzo e il settimo verso, distinti soltanto da un sorriso che diventa un sospiro.
Il "plucking" degli angeli, ripetuto nei due versi, può leggersi dapprima come un estirpare gioioso, uno sgombrare il campo per i germogli che stanno nascendo, e poi come un gesto che diventa doloroso, quando si portano via i fiori inariditi che hanno compiuto il loro ciclo vitale. Ma si possono anche considerare gli angeli come "Angeli di Morte, che raccolgono giovani e vecchi allo stesso modo per l'eternità."(Cynthia Griffin Wolff, Emily Dickinson, Perseus Books, Reading, MA, 1988, pag. 298 - prima ediz. Knopf, New York, 1986 -)


J95 (1859) / F74 (1859)

My nosegays are for Captives -
Dim - long expectant eyes -
Fingers denied the plucking,
Patient till Paradise -

To such, if they sh'd whisper
Of morning and the moor -
They bear no other errand,
And I, no other prayer.

    I miei mazzolini sono per Prigionieri -
Occhi velati - a lungo in attesa -
Dita a cui è negato cogliere,
Pazienti fino al Paradiso -

Per questo, se sussurrassero
Di mattino e di brughiera -
Non recherebbero altro messaggio,
Ed io, nessun'altra preghiera.

Potrebbe essere un biglietto che accompagnava un mazzo di fiori, messaggeri naturali e discreti di rinascita e di fantasia per coloro che sono prigionieri della vita di tutti i giorni.


J96 (1859) / F75 (1859)

Sexton! My Master's sleeping here.
Pray lead me to his bed!
I came to build the Bird's nest -
And sow the early seed -

That when the snow creeps slowly
From off his chamber door -
Daisies point the way there -
And the Troubadour.

    Becchino! Il mio Maestro sta dormendo qui.
Ti prego di condurmi al suo letto!
Sono venuta a costruire il nido dell'Uccello -
E a spargere il primo seme -

Cosicché quando la neve striscerà lenta
Via dalla porta della sua stanza -
Le margherite indichino la via -
E il Trovatore.

Il seme del ricordo germoglierà sulla tomba, e quando il gelo della morte si trasformerà nel calore della resurrezione, il fiore indicherà la via da seguire per ritrovare chi l'aveva piantato.
L'uccello del terzo verso, che diventa trovatore nell'ultimo, è chi costruisce il nido della propria memoria su quella tomba, spargendovi un seme che germoglierà nel momento della rinascita.


J97 (1859) / F76 (1859)

The rainbow never tells me
That gust and storm are by -
Yet is she more convincing
Than Philosophy.

My flowers turn from Forums -
Yet eloquent declare
What Cato could'nt prove me
Except the birds were here!

    L'arcobaleno non mi dice mai
Che raffiche e tempesta son passate -
Eppure è più convincente
Della Filosofia.

I miei fiori aggirano le Tribune -
Eppure eloquenti dichiarano
Ciò che Catone non potrebbe provare
Salvo che gli uccelli fossero qui!

I segni della natura, imponderabili (l'arcobaleno che annuncia la fine del temporale) o indiretti (i fiori che annunciano l'arrivo della primavera e degli uccelli), non hanno bisogno di parole e ci dicono molto di più di qualsiasi cosa possano dirci con lunghi discordi un abile oratore o un filosofo.


J98 (1859) / F77 (1859)

One dignity delays for all -
One mitred afternoon -
None can avoid this purple -
None evade this crown!

Coach, it insures, and footmen -
Chamber, and state, and throng -
Bells, also, in the village
As we ride grand along!

What dignified attendants!
What service when we pause!
How loyally at parting
Their hundred hats they raise!

Her pomp surpassing ermine
When simple You, and I,
Present our meek escutscheon
And claim the rank to die!

    Una dignità ci aspetta tutti -
Un pomeriggio con la mitra -
Nessuno può evitare questa porpora -
Nessuno sfuggire questa corona!

Cocchio, assicura, e lacchè -
Aula, e status, e folla -
Campane, anche, nel villaggio
Mentre sfiliamo solenni!

Che dignitosi accompagnatori!
Che cerimonia quando sostiamo!
Con che sincerità al distacco
Sollevano i loro cento cappelli!

Il suo sfarzo supera l'ermellino
Quando semplici Voi, ed io,
Presentiamo il nostro umile stemma
E reclamiamo il rango di chi muore!

Un funerale vistoso, accompagnato dalla deferente solennità dei partecipanti e da tutti i segni esteriori che elevano di rango anche i più umili. Si può interpretare in modi diversi, che peraltro non si escludono l'un l'altro: una prosaica e, forse, amara constatazione: un funerale dignitoso non si nega a nessuno; la descrizione di segni esteriori e convenzionali, che però trovano giustificazione negli ultimi versi, quando il rango della morte accomuna tutti, donando una purpurea solennità anche ai più umili; un divertito excursus nelle cerimoniose convenzioni in cui siamo immersi, in un momento unico e irripetibile: quello in cui saremo insieme protagonisti e assenti.


J99 (1859) / F79 (1859)

New feet within my garden go -
New fingers stir the sod -
A Troubadour upon the Elm
Betrays the solitude.

New Children play upon the green -
New Weary sleep below -
And still the pensive Spring returns -
And still the punctual snow!

    Nuovi passi nel mio giardino vanno -
Nuove dita smuovono la zolla -
Un Trovatore sopra l'Olmo
Tradisce la solitudine.

Nuovi Fanciulli giocano sul prato -
Nuovi Esausti dormono sotto -
E sempre la pensosa Primavera torna -
E sempre la puntuale neve!

I cicli naturali e umani accomunati e descritti in una serie di contrapposizioni fra nascita e morte, con una struttura a distici in cui il primo verso è rinascita primaverile e il secondo morte invernale.
Torna l'immagine dell'uccello-trovatore, già nella J23-F12 e nella J96-F75.


J100 (1859) / F147 (1860)

A science - so the Savants say,
"Comparative Anatomy" -
By which a single bone -
Is made a secret to unfold
Of some rare tenant of the mold -
Else perished in the stone -

So to the eye prospective led,
This meekest flower of the mead
Upon a winter's day,
Stands representative in gold
Of Rose and Lily, manifold,
And countless Butterfly!

    Una scienza - così dicono i Sapienti,
"Anatomia Comparata" -
Dalla quale un singolo osso -
È costretto a svelare il segreto
Di qualche raro inquilino dello scavo -
Altrimenti scomparso nella pietra -

Così all'occhio che vede il futuro,
Il più timido fiore del prato
In un giorno d'inverno,
È dorata rappresentazione
Di Rose e Gigli, molteplici,
E d'innumerevoli Farfalle.

Le minuziose indagini della scienza svelano segreti altrimenti invisibili, ma basta un occhio capace di guardare in prospettiva per vedere in un semplice fiore, spuntato timidamente quando è ancora inverno, il preludio della rinascita primaverile.
Nelle note al Meridiano, Marisa Bulgheroni ci informa che: "Dalle lezioni dell'allora famoso Edward Hitchcock, suo professore di scienze naturali all'Amherst Academy, Emily era a conoscenza dei metodi grazie ai quali il paleontologo era in grado di ricostruire lo scheletro di uno dei dinosauri preistorici vissuti nella zona dalle poche ossa rinvenute."
Il tema del fiore messaggero di primavera, là contrapposto alle arti della parola anziché alla scienza, è anche nella J97-F76.