Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J1 - 50

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J1 (1850) / F1 (1850)

Awake ye muses nine, sing me a strain divine,
unwind the solemn twine, and tie my Valentine!

Oh the Earth was made for lovers, for damsel, and hopeless swain,
for sighing, and gentle whispering, and unity made of twain,
all things do go a courting, in earth, or sea, or air,
God hath made nothing single but thee in his world so fair!
The bride, and then the bridegroom, the two, and then the one,
Adam, and Eve, his consort, the moon, and then the sun;
the life doth prove the precept, who obey shall happy be,
who will not serve the sovreign, be hanged on fatal tree.
The high do seek the lowly, the great do seek the small,
none cannot find who seeketh, on this terrestrial ball;
The bee doth court the flower, the flower his suit receives,
and they make a merry wedding, whose guests are hundred leaves;
the wind doth woo the branches, the branches they are won,
and the father fond demandeth the maiden for his son.
The storm doth walk the seashore humming a mournful tune,
the wave with eye so pensive, looketh to see the moon,
their spirits meet together, they make them solemn vows,
no more he singeth mournful, her sadness she doth lose.
The worm doth woo the mortal, death claims a living bride,
night unto day is married, morn unto eventide;
Earth is a merry damsel, and Heaven a knight so true,
and Earth is quite coquettish, and he seemeth in vain to sue.
Now to the application, to the reading of the roll,
to bringing thee to justice, and marshalling thy soul;
thou art a human solo, a being cold, and lone,
wilt have no kind companion, thou reap'st what thou hast sown.
Hast never silent hours, and minutes all too long,
and a deal of sad reflection, and wailing instead of song?
There's Sarah, and Eliza, and Emeline so fair,
and Harriet, and Susan, and she with curling hair!
Thine eyes are sadly blinded, but yet thou mayest see
six true, and comely maidens sitting upon the tree;
approach that tree with caution, then up it boldly climb,
and seize the one thou lovest, nor care for space, or time!
Then bear her to the greenwood, and build for her a bower,
and give her what she asketh, jewel, or bird, or flower;
and bring the fife, and trumpet, and beat upon the drum -
and bid the world Goodmorrow, and go to glory home!

    Destatevi nove muse, cantatemi una melodia divina,
dipanate il sacro nastro, e legate il mio Valentino!

Oh la Terra fu creata per amanti, damigelle, e spasimanti disperati,
per sospiri, e dolci sussurri, e unità fatte di due,
tutte le cose si vanno corteggiando, in terra, o mare, o aria,
Dio non ha fatto celibe nessuno eccetto te nel suo mondo così bello!
La sposa, e poi lo sposo, i due, e poi l'uno,
Adamo, ed Eva, sua consorte, la luna, e poi il sole;
la vita fornisce la norma, chi obbedisce sarà felice,
chi non serve il sovrano, sia appeso all'albero fatale.
Il superbo cerca l'umile, il grande cerca il piccolo,
nessuno non trova chi ha cercato, su questa terrestre sfera;
L'ape fa la corte al fiore, il fiore risponde al suo appello,
ed essi celebrano nozze gioiose, i cui invitati sono cento foglie;
il vento corteggia i rami, i rami si fanno conquistare,
e il padre affettuoso cerca la fanciulla per il figlio.
La tempesta si aggira sulla riva mormorando un dolente canto,
il frangente con occhio pensoso, volge lo sguardo alla luna,
i loro spiriti si fondono, si scambiano solenni giuramenti,
mai più canterà lui dolente, e lei scaccerà la sua tristezza.
Il verme corteggia il mortale, la morte reclama una sposa viva,
la notte al giorno è sposata, l'aurora al vespro;
la Terra è un'allegra damigella, e il Cielo un cavaliere tanto sincero,
e la Terra è alquanto civettuola, e a lui sembra vano implorare.
Ora l'applicazione pratica, al lettore dell'elenco,
per portarti sulla retta via, e mettere in riga la tua anima;
tu sei un assolo umano, un essere freddo, e solitario,
non avrai una dolce compagna, raccoglierai ciò che hai seminato.
Non hai mai ore silenti, e minuti sempre troppo lunghi,
e un sacco di tristi pensieri, e lamenti invece di canti?
C'è Sarah, ed Eliza, ed Emeline così bella,
e Harriet, e Susan, e quella con la chioma arricciata!
I tuoi occhi sono tristemente accecati, eppure puoi ancora vedere
sei vere, e avvenenti fanciulle sedute sull'albero;
accostati a quell'albero con prudenza, poi arrampicati ardito,
e cogli colei che ami di più, non curarti dello spazio, né del tempo!
Poi portala tra le fronde del bosco, e costruisci per lei un pergolato,
e dalle ciò che chiede, gioielli, o uccelli, o fiori;
e porta il piffero, e la tromba, e batti sul tamburo -
e da' il Buongiorno al mondo, e avviati alla gloria casalinga!

Un Valentine, datato 4 marzo 1850 e indirizzato a Elbridge G. Bowdoin, allora trentenne, che lavorava come praticante nello studio di Edward Dickinson. Le sei fanciulle citate dal verso 31 in poi sono, secondo le edizioni critiche: Sarah Tracy, Eliza Coleman, Emeline Kellog, Harriet Merrill, Susan Gilbert e la stessa ED, l'unica non citata per nome. Secondo Alfred Habegger (My Wars Are Laid Away in Books. The Life of Emily Dickinson, Random House, New York, 2001, pag. 179) Sarah e Harriet potrebbero essere Sarah Porter Ferry e Harriet Austin Dickinson.

Il Valentine è diviso in tre parti: un classico proemio con l'invocazione alle muse, un lungo elenco di "coppie", di quella voglia di "unità fatte di due" che pervade il mondo, in cui sono mescolati esseri umani, animali ed elementi naturali, e infine le indicazioni pratiche al recalcitrante "assolo umano", allora trentenne, che ancora non si era deciso a seguire le norme dettate dalla natura. Nella seconda parte la ventenne Emily inserisce anche un verso ("The worm doth woo the mortal, death claims a living bride"), che sembra prefigurare gli innumerevoli altri che dedicherà al mistero e all'ineluttabilità della morte.
Comunque, nonostante le scherzose esortazioni di ED, ripetute l'anno dopo in un altro Valentine molto più sintetico ma sullo stesso tema (vedi la FApp.13-1 in appendice), Bowdoin morì settantatreenne, nel 1893, ancora scapolo.
Nello stesso periodo ED scrisse anche un Valentine in forma di lettera (L34), pubblicato anonimo il 7 febbraio 1850 in "The Indicator", una rivista studentesca dell'Amherst College. Uno dei redattori era George H. Gould, amico di Austin, che Johnson indica come probabile destinatario. L'inizio è uno scoppiettante "nonsense" molto simile alla J3-F2: "Magnum bonum, 'harum scarum', zounds et zounds, et war alarum, man reformam, life perfectum, mundum changum, all things flarum?"


J2 (1851) / FApp.13-2 (1851)

there is another sky,
ever serene and fair,
and there is another sunshine,
tho' it be darkness there -
never mind faded forests, Austin,
never mind silent fields -
here is a little forest
whose leaf is ever green -
here is a brighter garden -
where not a frost has been,
in it's unfading flowers
I hear the bright bee hum,
prithee, my Brother,
into my garden come!
    c'è un altro cielo,
sempre sereno e bello,
e c'è un'altra luce del sole,
sebbene sia buio là -
non badare alle foreste disseccate, Austin,
non badare ai campi silenziosi -
qui è la piccola foresta
la cui foglia è sempre verde -
qui è un giardino più luminoso -
dove il gelo non è mai stato,
tra i suoi fiori mai appassiti
odo la luminosa ape ronzare,
ti prego, Fratello mio,
vieni nel mio giardino!

A conclusione di una lettera al fratello Austin del 17 ottobre 1851 (L58). Il testo è in prosa ed è preceduto da "The earth looks like some poor old lady who by dint of pains has bloomed e'en till now, yet in a forgetful moment a few silver hairs from out her cap come stealing, and she tucks them back so hastily and thinks nobody sees. The cows are going to pasture and little boys with their hands in their pockets are whistling to keep them warm. Dont think that the sky will frown so the day when you come home! She will smile and look happy, and be full of sunshine then - and even should she frown upon her child returning," ("La terra sembra come una povera vecchia signora che fino ad ora è sempre rifiorita dai colpi della sorte, ma in momento di distrazione alcune ciocche di capelli argentei le escono furtivamente dal cappello, e lei le ricaccia indietro velocemente e pensa che nessuno abbia visto. Le mucche stanno andando al pascolo e ragazzini con le mani in tasca fischiettano per tenersi caldi. Non credere che il cielo sarà così corrucciato il giorno in cui verrai a casa! Sorriderà e apparirà felice, e sarà pieno di sole allora - e se pure dovesse corrucciarsi quando il suo figliolo tornerà,")

La lettera contiene, come sempre nelle lettere di questo periodo al fratello, il racconto di cose quotidiane e, soprattutto, la nostalgia provocata da un'assenza che doveva pesare molto a ED. La conclusione è un'esortazione a interrompere quell'assenza, con la descrizione dei primi freddi in arrivo e subito dopo, come per mettere la mani avanti e stroncare sul nascere le possibili obiezioni a una visita nel gelo, una rassicurazione sul tempo che farà al suo ritorno, per poi concludere che, in ogni caso, ci sarà sempre quel cielo "ever serene and fair", un cielo formato dal calore della casa, della famiglia e, soprattutto, scaldato dall'amore di una sorella, evidenziato da quel possessivo "my" dell'ultimo verso.


J3 (1852) / F2 (1852)

"Sic transit gloria mundi,"
"How doth the busy bee,"
"Dum vivimus vivamus,"
I stay mine enemy!

Oh "veni, vidi, vici!"
Oh caput cap-a-pie!
And oh "memento mori"
When I am far from thee!

Hurrah for Peter Parley!
Hurrah for Daniel Boon!
Three cheers, sir, for the gentleman
Who first observed the moon!

Peter, put up the sunshine;
Pattie, arrange the stars;
Tell Luna, tea is waiting,
And call your brother Mars!

Put down the apple, Adam,
And come away with me,
So shalt thou have a pippin
From off my father's tree!

I climb the "Hill of Science,"
I "view the landscape o'er;"
Such transcendental prospect,
I ne'er beheld before!

Unto the Legislature
My country bids me go;
I'll take my india rubbers,
In case the wind should blow!

During my education,
It was announced to me
That gravitation, stumbling,
Fell from an apple tree!

The earth upon an axis
Was once supposed to turn,
By way of a gymnastic
In honor of the sun!

It was the brave Columbus,
A sailing o'er the tide,
Who notified the nations
Of where I would reside!

Mortality is fatal -
Gentility is fine,
Rascality, heroic,
Insolvency, sublime!

Our Fathers being weary,
Laid down on Bunker Hill;
And tho' full many a morning,
Yet they are sleeping still, -

The trumpet, sir, shall wake them,
In dreams I see them rise,
Each with a solemn musket
A marching to the skies!

A coward will remain, Sir,
Until the fight is done;
But an immortal hero
Will take his hat, and run!

Good bye, Sir, I am going;
My country calleth me;
Allow me, Sir, at parting,
To wipe my weeping e'e.

In token of our friendship
Accept this "Bonnie Doon,"
And when the hand that plucked it
Hath passed beyond the moon,

The memory of my ashes
Will consolation be;
Then, farewell, Tuscarora,
And farewell, Sir, to thee!

    "Sic transit gloria mundi",
"Come fa l'ape indaffarata",
"Dum vivimus vivamus",
Blocco il mio nemico!

Oh "veni, vidi, vici!"
Oh caput da capo a piè!
E oh "memento mori"
Quando sono lontana da te!

Urrà per Peter Parley!
Urrà per Daniel Boon!
Tre evviva, signore, per il gentiluomo
Che per primo osservò la luna!

Peter, riponi il sole;
Pattie, sistema le stelle;
Di' a Luna, che il è pronto,
E chiama tuo fratello Marte!

Posa la mela, Adamo,
E vieni via con me,
Così avrai una deliziosa
Colta dall'albero di mio padre!

Mi arrampico sul "Colle della Scienza"
"Scruto da lassù il paesaggio";
Una veduta così trascendentale,
Mai scorsi prima!

A Legiferare
Il mio paese mi offre di andare;
Prenderò le scarpe di gomma,
Caso mai il vento dovesse soffiare!

Nel corso degli studi,
Mi fu svelato
Che la gravitazione, per sbaglio,
Cadde da un albero di mele!

La terra su di un asse
Si diceva una volta che girasse,
Una sorta di ginnastica
In onore del sole!

E fu il prode Colombo,
Navigando sull'onde,
Che annunciò alle nazioni
Dove avrei abitato!

Essere mortale è fatale -
L'eleganza è fine,
La disonestà, eroica,
L'insolvenza, sublime!

I nostri padri stremati,
Caddero a Bunker Hill;
E malgrado gli innumerevoli dì,
Pure stanno ancora dormendo, -

La tromba, signore, li desterà,
Sogno di vederli risorgere,
Ciascuno col solenne moschetto
In marcia verso il cielo!

Un codardo si fermerà, Signore,
Finché la lotta sia conclusa;
Ma un immortale eroe
Metterà il berretto, e correrà!

Addio, Signore, me ne vado;
Il mio paese mi chiama;
Concedimi, Signore, nel partire,
Di asciugare le mie lacrime.

In segno d'amicizia
Accetta questa "Ballata",
E quando la mano che la scrisse
Sarà ormai oltre la luna,

La memoria dei miei resti
Sarà di conforto;
Dunque, addio, Tuscarora,
E addio, Signore, a te!

Un Valentine per William Howland, che aveva frequentato l'Amherst College e corteggiato Lavinia. Fu pubblicato, anonimo, il 20 febbraio 1852 dallo "Springfield Daily Republican".
I versi 2 e 22 sono citazioni da inni di Isaac Watts (1674-1748); per "Peter Parley" (v. 9) vedi la nota alla J65-F164; "Daniel Boon" (v. 10) è Daniel Boone (1734-1780), un pioniere americano; la battaglia di Bunker Hill (v. 46) fu una delle prime della Rivoluzione Americana (16 giugno 1775); "Bonnie Doon" (v. 62) è una ballata scozzese di Richard Burns (1759-1796); "Tuscarora" (v. 67) è un tribù indiana.
Il manoscritto è perduto e il testo è quello pubblicato dallo "Springfield Daily Republican".

Un fluviale Valentine, definito dal giornale che lo pubblicò un "amused medley" (uno "spassoso pot-pourri"). In effetti "medley" (che può tradursi anche con "miscuglio, guazzabuglio") è una definizione perfetta per questo scoppiettante divertissement, che mette insieme di tutto: citazioni classiche e bibliche, giornali per bambini, storia americana, patriottismo, la mela di Newton, l'astronomia, ballate scozzesi, tribù indiane, insieme ai paradossi degli ultimi due versi dell'undicesima strofa ("Rascality, heroic, / Insolvency, sublime!"). Sembra quasi una sorta di palestra, dove scaldare i muscoli poetici senza badare troppo al senso, un fuoco d'artificio creato per il puro gusto di scrivere e di stupire.


J4 (1853) / F3 (1853)

On this wondrous sea
Sailing silently,
Ho! Pilot, ho!
Knowest thou the shore
Where no breakers roar -
Where the storm is o'er?

In the peaceful west
Many the sails at rest -
The anchors fast -
Thither I pilot thee -
Land Ho! Eternity!
Ashore at last!

    Su questo mare meraviglioso
Navigando in silenzio,
Ohé! Pilota, ohé!
Conosci tu la riva
Dove non urlano i marosi -
Dove la tempesta è oltre?

Nel tranquillo ponente
Molte le vele a riposo -
Le ancore salde -
Laggiù ti conduco -
Terra Ohé! Eternità!
A riva finalmente!

Inviata nel marzo 1853 a Susan, che in quel periodo era a Manchester, nel New Hampshire (L105). I versi sono preceduti da "Write! Comrade, write!" ("Scrivi! Amica mia, scrivi!"). Nell'edizione delle lettere Johnson annota: "Il messaggio può voler dire di più di 'Scrivimi una lettera'. ED aveva iniziato a scrivere poesie e stava probabilmente incoraggiando Susan a fare altrettanto."
Nel 1858 ED trascrisse questi versi nei fascicoli con una modifica al verso 7: "silent" al posto di "peaceful" e con i primi due versi riuniti in uno.

L'occidente, il luogo del tramonto, come meta finale del viaggio della vita; un approdo tranquillo, dove i marosi dell'esistenza terrena tacciono, dove troveremo molte vele ormai a riposo. Una volta avvistata la riva dell'eternità potremo gettare l'ancora e fissarla saldamente in quel porto immune da qualsiasi tempesta.


J5 (1854) / F4 (1854)

I have a Bird in spring
Which for myself doth sing -
The spring decoys.
And as the summer nears -
And as the Rose appears,
Robin is gone.

Yet do I not repine
Knowing that Bird of mine
Though flown -
Learneth beyond the sea
Melody new for me
And will return.

Fast in a safer hand
Held in a truer Land
Are mine -
And though they now depart,
Tell I my doubting heart
They're thine.

In a serener Bright,
In a more golden light
I see
Each little doubt and fear,
Each little discord here
Removed.

Then will I not repine,
Knowing that Bird of mine
Though flown
Shall in a distant tree
Bright melody for me
Return.

    Ho un Uccello in primavera
Che per me sola canta -
La primavera ammalia.
E quando l'estate s'avvicina -
E quando la Rosa appare,
Il pettirosso se n'è andato.

Ma non me ne rattristo
Sapendo che l'Uccello mio
Pur se volato via -
Impara al di là del mare
Nuove melodie per me
E tornerà.

Sicuri in una più salda mano
Custoditi in una più fidata Terra
Sono i miei -
Ed anche se adesso vanno via,
Dico al mio cuore in ansia
Essi sono tuoi.

In più sereno Splendore,
In più dorata luce
Vedo
Ogni piccolo dubbio e paura,
Ogni piccola discordia di quaggiù
Sparita.

Dunque non mi rattristerò,
Sapendo che l'Uccello mio
Pur se volato via
Da un albero lontano
Splendenti melodie per me
Invierà.

A conclusione di una lettera a Susan (L173), preceduti da "Few have been given me, and if I love them so, that for idolatry, they are removed from me - I simply murmur gone, and the billow dies away into the boundless blue, and no one knows but me, that one went down today. We have walked very pleasantly - Perhaps this is the point at which our paths diverge - then pass on singing Sue, and up the distant hill I journey on." ("Pochi mi sono stati dati, e se li amo così tanto, è per idolatria, che mi vengono tolti - io mi limito a mormorare andato, e l'onda si estingue nell'azzurro sconfinato, e nessuno sa tranne me, che qualcuno oggi se n'è andato. Abbiamo camminato molto piacevolmente - Forse questo è il punto nel quale le nostre strade divergono - allora vai avanti cantando Sue, e sulla collina lontana io continuerò il viaggio.").
La seconda strofa della poesia conclude una lettera, il cui autografo è perduto, a Elizabeth e Josiah Gilbert Holland del 26 novembre 1854 (L175), preceduta da "Today has been a fair day, very still and blue. Tonight the crimson children are playing in the west, and tomorrow will be colder. How sweet if I could see you, and talk of all the things! Please write us very soon. The days with you last September seem a great way off, and to meet you again, delightful. I'm sure it won't be long before we sit together." ("Oggi è stata una bella giornata, molto calma e azzurra. Stasera i bimbi purpurei stanno giocando a ovest, e domani farà più freddo. Come sarebbe dolce se potessi vedervi, e parlarvi di tutte queste cose! Per favore scriveteci al più presto. I giorni con voi lo scorso settembre appaiono talmente lontani, e incontrarvi di nuovo incantevole. Sono sicura che non passerà molto tempo prima di ritrovarci insieme."). La strofa che segue è in forma di prosa con il primo verso modificato: "Then will I not repine" ("Dunque non mi rattristerò").

La separazione, che nella seconda strofa appare momentanea mentre nella terza assume un carattere più definitivo, diventa, in particolare nella lettera a Sue, qualcosa di ineluttabile, in quanto parte integrante di quei cicli della natura descritti nella prima strofa. Il rimpianto è però alleviato dalla certezza che l'abbandono, la partenza, sono appunto parte di un ciclo che prevede, altrettanto inevitabilmente, il ritorno o, comunque, il permanere di un ricordo che non spezza quel legame apparentemente ormai reciso.


J6 (1858) / F24 (1858)

Frequently the woods are pink -
Frequently are brown.
Frequently the hills undress
Behind my native town.
Oft a head is crested
I was wont to see -
And as oft a cranny
Where it used to be -
And the Earth - they tell me -
On it's axis turned!
Wonderful Rotation!
By but twelve performed!
    Sovente i boschi sono rosa -
Sovente sono bruni.
Sovente le colline si spogliano
Dietro il mio paese natio.
Spesso è coronata una testa
Che ero solita visitare -
E altrettanto spesso un recesso
Dove usava stare -
E la Terra - mi dicono -
Sul suo asse ha girato!
Prodigiosa Rotazione!
Da appena dodici compiuta!

La descrizione del ciclo della natura come "prodigiosa rotazione" che ha bisogno soltanto dei suoi dodici mesi per compiersi ogni volta. I versi 5-8 si riferiscono probabilmente alla fioritura, che corona le teste di fiori, o anche di rami o alberi, e al suo contrario, a quel recesso spoglio dove le stesse cose risiedono, come se fossero nascoste, nei mesi invernali.


J7 (1858) / F16 (1858)

The feet of people walking home
With gayer sandals go -
The Crocus - till she rises
The Vassal of the snow -
The lips at Hallelujah
Long years of practise bore
Till bye and bye these Bargemen
Walked singing on the shore.

Pearls are the Diver's farthings
Extorted from the sea -
Pinions - the Seraph's wagon
Pedestrian once - as we -
Night is the morning's Canvas
Larceny - legacy -
Death, but our rapt attention
To Immortality.

My figures fail to tell me
How far the village lies -
Whose peasants are the angels -
Whose Cantons dot the skies -
My Classics vail their faces -
My faith that Dark adores -
Which from it's solemn abbeys
Such resurrection pours.

    I piedi di chi cammina verso casa
Con più allegri sandali vanno -
Il Croco - finché non spunta
Il Vassallo della neve -
Le labbra all'Alleluia
Lunghi anni di pratica sostennero
Finché dai e dai quei Barcaioli
Camminarono cantando sulla riva.

Le perle sono gli spiccioli del Tuffatore
Estorti al mare -
Le piume - il carro del Serafino
Appiedato un tempo - come noi -
La notte è la Tenda del mattino
Latrocinio - lascito -
La morte, solo rapita attenzione
All'Immortalità.

Le mie cifre non riescono a dirmi
A che distanza sia il villaggio -
I cui contadini sono gli angeli -
I cui Campi costellano i cieli -
I miei Classici chinano il volto -
La mia fede adora quel Buio -
Che dalle sue solenni abbazie
Tale risurrezione riversa.

Tre strofe, ciascuna delle quali descrive un aspetto del nostro rapporto con l'aldilà.
Nella prima, la strada del Paradiso è lunga, ma chi è consapevole di quella meta la percorre in allegria, sapendo che lasciare il gelido manto della vita, come per un fiore che spunta dalla neve dopo esserne stato prigioniero, significherà vedere la luce della primavera, e anche riuscire a camminare sulla riva promessa, come un barcaiolo che dopo le fatiche del suo andare avanti e indietro torni felice nella sua casa.
Nella seconda la narrazione procede attraverso i contrasti fra la vita terrena e quella immortale: i pochi momenti di gioia che riusciamo a estorcere al mare della vita, come le perle che un tuffatore estrae con fatica al mare, sono ben misera cosa rispetto alle eteree piume che ci porteranno in cielo, a quel carro angelico riservato a chi ha dovuto percorrere appiedato i sentieri terreni. La notte-morte, che ci fa così paura, non è altro che una tenda pronta ad alzarsi per rivelare la luce del mattino; quello che ci sembra un furto di luce si rivela in realtà un lascito di luce più splendida e perenne. E così la morte diventa soltanto un'estatica rivelazione dell'immortalità.
Nella terza, dove l'impersonalità delle prime due strofe lascia il campo all'uso della prima persona, viene adombrato quel dubbio che avrà tanta parte nella produzione poetica dickinsoniana: nulla riesce a svelarmi dove sarà mai quel paradiso abitato da angeli e collocato in un cielo indistinto, né la scienza, né quei classici che ci sembrano portatori di sapienza; l'unica cosa di cui disponiamo è la fede in una risurrezione che riesca a trasformare il buio della morte nella luce dell'immortalità.


J8 (1858) / F42 (1858)

There is a word
Which bears a sword
Can pierce an armed man -
It hurls it's barbed syllables
And is mute again -
But where it fell
The saved will tell
On patriotic day,
Some epauletted Brother
Gave his breath away.

Wherever runs the breathless sun -
Wherever roams the day,
There is it's noiseless onset -
There is it's victory!
Behold the keenest marksman!
The most accomplished shot!
Time's sublimest target
Is a soul "forgot"!

    C'è una parola
Che regge una spada
Può trafiggere un uomo armato -
Scaglia le sue acuminate sillabe
Ed è muta di nuovo -
Ma dove è caduta
Gli scampati diranno
Nel patriottico giorno,
Che qualche decorato Fratello
Esalò l'ultimo respiro.

Ovunque corra l'affannato sole -
Ovunque vaghi il giorno,
Là è il suo silenzioso assalto -
La è la sua vittoria!
Osserva il tiratore più acuto!
Il colpo più centrato!
Il più sublime bersaglio del Tempo
È un'anima "dimenticata"!

L'ultima parola della poesia, evidenziata dalle virgolette, suggerisce che la parola del primo verso possa essere "addio" o, comunque, una parola che comporti separazione, oblio; perciò anche la morte può essere il soggetto dei versi, perché dove cade c'è qualcuno che viene insignito dei gradi dell'immortalità esalando l'ultimo respiro. L'oscillazione fra morte e separazione continua nella seconda strofa, dove l'inizio fa pensare più alla prima, onnipresente e sempre vittoriosa, mentre i quattro versi finali spostano il senso più verso la seconda, con quel "tiratore" dalla vista acuta che centra il bersaglio-anima facendone svanire non solo l'esistenza ma anche il ricordo.
La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli, mentre un'altra copia, praticamente identica a parte qualche variante nella punteggiatura, fu inviata a Susan, fatto questo che può far pensare a una parola concreta, pungente come una spada, detta dall'amica d'infanzia ora cognata, vicina di casa ma ormai lontana dall'intimità degli anni precedenti.


J9 (1858) / F43 (1858)

Through lane it lay - thro' bramble -
Through clearing and thro' wood -
Banditti often passed us
Upon the lonely road.

The wolf came peering curious -
The Owl looked puzzled down -
The serpent's satin figure
Glid stealthily along,

The tempests touched our garments -
The lightning's poinards gleamed -
Fierce from the Crag above us
The hungry Vulture screamed -

The Satyrs fingers beckoned -
The Valley murmured "Come" -
These were the mates -
This was the road
These Children fluttered home.

    Fra sentieri si stendeva - fra rovi -
Fra radure e fra boschi -
Spesso banditi ci oltrepassavano
Sulla strada solitaria.

Il lupo veniva a scrutare curioso -
Il Gufo guardava perplesso all'ingiù -
La figura di raso del serpente
Sgusciava via furtivamente,

Le tempeste ci sfioravano le vesti -
I pugnali del lampo dardeggiavano -
Feroce dal Dirupo su di noi
Il famelico Avvoltoio gridava -

Le dita del Satiro invitavano -
La Valle mormorava "Venite" -
Quelli erano i compagni -
Quella era la strada
Di quei Bimbi eccitati verso casa.

La strada di casa vista con gli occhi eccitati e fantasiosi dell'infanzia. In ogni angolo rovi spinosi, banditi, lupi, gufi, serpenti, tempeste, fulmini, dirupi, avvoltoi, satiri, in una sorta di sabba campestre che si conclude col rassicurante ritorno a casa ma anche con la voglia di tornare in quei luoghi così paurosi ed eccitanti.


J10 (1858) / F61 (1859)

My Wheel is in the dark!
I cannot see a spoke
Yet know it's dripping feet
Go round and round.

My foot is on the Tide!
An unfrequented road -
Yet have all roads
A clearing at the end -

Some have resigned the Loom -
Some in the busy tomb
Find quaint employ -

Some with new - stately feet -
Pass royal thro' the gate -
Flinging the problem back
At you and I!

    La mia Ruota è nell'oscurità!
Non riesco a vederne i raggi
Eppure so che i suoi stillanti passi
Girano sempre in tondo.

Il mio piede è sull'Onda!
Una strada non frequentata -
Eppure tutte le strade hanno
Una radura alla fine -

Alcuni hanno restituito il Telaio -
Alcuni nell'operosa tomba
Trovano un bizzarro impiego -

Alcuni con nuova - solenne andatura -
Attraversano regalmente il portone -
Rilanciando il problema
A voi e a me!

Nelle prime due strofe l'oscurità che ci accompagna nel corso della vita, l'impossibilità di diradarla e svelare i misteri che ci aspettano; l'unico punto fermo è la certezza che, come in ogni strada, anche quella più accidentata, alla fine dev'esserci una meta, una radura sulla quale posare i nostri passi e fermarsi. Nella terza sono descritti coloro che hanno già raggiunto quella meta, hanno restituito il telaio servito per tessere la loro vita e sono occupati in qualcosa di molto diverso da ciò che conosciamo. Nell'ultima, coloro che attraversano ora quel misterioso portone, con la nobile andatura adatta a un viaggio così importante, lasciando a noi, per il tempo che ci separa da quel passaggio, il problema di capire cosa ci sia veramente al di là.


J11 (1858) / F38 (1858)

I never told the buried gold
Upon the hill - that lies -
I saw the sun - his plunder done
Crouch low to guard his prize.

He stood as near
As stood you here -
A pace had been between -
Did but a snake bisect the brake
My life had forfeit been.

That was a wondrous booty -
I hope 'twas honest gained.
Those were the fairest ingots
That ever kissed the spade!

Whether to keep the secret -
Whether to reveal -
Whether as I ponder
"Kidd" will sudden sail -

Could a shrewd advise me
We might e'en divide -
Should a shrewd betray me -
Atropos decide!

    Mai raccontai dell'oro sepolto
Che sulla collina - giace -
Ho visto il sole - concluso il saccheggio
Accucciarsi a guardia della preda.

Era così vicino -
Come tu fossi qui -
Un passo era tra noi -
Se un serpente avesse divaricato la felce
La mia vita sarebbe stata confiscata.

Era uno splendido bottino -
Spero guadagnato onestamente.
Quelli erano i più bei lingotti
Che mai vanga abbia baciato!

Se mantenere il segreto -
Se svelarlo -
Se mentre ci penso
"Kidd" salpasse all'improvviso -

Potesse un sagace consigliarmi
Potremmo anche dividere -
Dovesse il sagace tradirmi -
Atropo decida!

"Kidd" (v 17) è William Kidd (1645-1701), corsaro scozzese, impiccato a Londra dopo aver esercitato la pirateria contro le navi inglesi.
Atropo (ultimo verso) è una delle tre Mòire ("Parche" a Roma), dee greche figlie della Notte da cui dipendeva il destino degli uomini: Cloto reggeva la conocchia, Lachesi filava e Atropo tagliava il filo della vita.

Il sole, come il corsaro citato al verso 17, mette al sicuro l'oro che ha razziato nel suo saccheggio-tramonto, poi si accuccia dietro la collina, a guardia di quello splendido bottino. In quel momento sembra vicinissimo, basterebbe lo strisciare di un serpente che divarica l'erba per farmi scoprire. Cosa fare di momenti come questi, mantenerli per sé, gelosi di quello spettacolo così meraviglioso, o raccontarli, magari mettendoli in versi? Decisione difficile, ma da prendere in fretta, perché quello splendente pirata potrebbe sparire all'improvviso, lasciando un ricordo mai così netto come la presenza. Peccato essere soli a dover decidere, se ci fosse qualche sagace consigliere potrei intanto dividere con lui questi momenti, e se poi il consigliere dovesse rivelarsi un traditore, se il condividerli dovesse diventare perdere l'intimità di quella bellezza, o anche essere accusata di complicità con il "pirata", allora siano gli dei a decidere la sorte di chi si arrischia a svelare.
Gli ultimi versi non sono di facile interpretazione; la Bulgheroni, citando Barton Levy St. Armand, scrive nelle note del Meridiano: "Unico, impossibile, complice dell'artista è lo shrewd del v. 18: lettore della poesia o osservatore del quadro che potrà decidere solo a segreto condiviso se l'opera reca, come una mappa, la traccia dell'oro nascosto."; Bacigalupo (Oscar Mondadori, ediz. 2004) annota: "E.D., unica testimone del segreto, si interroga se rivelarlo, proponendo di dividere il bottino con un complice, ma temendo la morte (Atropo, una delle Moire) se questi la tradisse."


J12 (1858) / F32 (1858)

The morns are meeker than they were -
The nuts are getting brown -
The berry's cheek is plumper -
The Rose is out of town.

The Maple wears a gayer scarf -
The field a scarlet gown -
Lest I should be old fashioned
I'll put a trinket on.

    I mattini sono più miti di com'erano -
Le noci stanno diventando marroni -
La guancia della bacca è più paffuta -
La Rosa è fuori città.

L'Acero indossa una sciarpa più gaia -
Il campo una veste scarlatta -
Per non essere fuori moda
Mi metterò un ciondolo.

Quella riportata sopra è la copia inserita nei fascicoli. Esiste un altro manoscritto, spedito a Susan legato con un nastro che teneva un fiore, con "seem" ("sembrare") al posto di "be" al verso 7.

L'autunno stempera le calure estive, colora, specialmente nel New England, i campi e gli alberi, dà forma alle bacche, insomma, anche se la rosa è andata in vacanza, è come se la natura si mettesse in ghingheri, si desse una sistemata dopo le sfrenatezze dell'estate. Perciò sarà il caso che anch'io mi sistemi un po', per non sembrare fuori posto e partecipare degnamente all'avvio della nuova stagione, naturale ma anche sociale.


J13 (1858) / F35 (1858)

Sleep is supposed to be
By souls of sanity -
The shutting of the eye.

Sleep is the station grand
Down wh' on either hand -
The Hosts of Witness stand!

Morn is supposed to be
By people of degree -
The breaking of the Day!

Morning has not occurred!

That shall Aurora be
East of Eternity!
One with the banner gay,
One in the red array -
That is the break of Day!

    Il sonno è ritenuto
Dalle anime di buonsenso -
Il chiudere gli occhi.

Il sonno è il solenne stato
Sotto il quale da entrambi i lati -
Stanno le Schiere di Testimoni!

Il mattino è ritenuto
Da persone di vaglia -
Lo spartiacque del Giorno!

Il mattino non si è visto!

Quella sarà l'Aurora
Oriente dell'Eternità!
Una col gaio vessillo,
Una di rosso adornata -
Quello è l'inizio del Giorno!

I versi sono in un biglietto a Susan (L198) preceduti da "To my Father - / to whose untiring efforts in my behalf, I am indebted for my morning-hours - viz - 3.AM to 12.PM, these grateful lines are inscribed by his aff / Daughter." ("A mio Padre - / ai cui instancabili sforzi per il mio bene, sono debitrice delle mie ore mattutine - ovvero - dalle 3 del mattino a mezzogiorno, questi grati versi sono dedicati dalla sua aff / Figlia."). Un'altra copia è nei fascicoli, con alcune varianti nella punteggiatura.

Evidentemente Edward Dickinson, come tutte le "anime di buonsenso" (si potrebbe anche tradurre con un più attuale "salutisti"), era un fautore dei risvegli antelucani, o meglio notturni, visto il "3.AM" delle frasi che precedono i versi. La figlia, affezionata ma evidentemente un po' irritata da quei risvegli forzati (in una lettera agli Holland del 26 novembre 1854 - L175 - descrive l'interruzione di un sogno: "I think of you all today, and dreamed of you last night. / When father rappen on my door to wake me this morning, I was walking with you on the most wonderful garden, ..." - "Ho pensato a voi per tutto il giorno, e vi ho sognati la scorsa notte. / Quando il babbo ha bussato alla porta stamane, stavo passeggiando con voi nel più meraviglioso dei giardini, ..."), protesta con l'amica, dicendo che il sonno non è soltanto un chiudere gli occhi, ma un "solenne stato" popolato dall'inizio alla fine da schiere di sogni che hanno diritto a essere rispettati. Che almeno si aspetti l'aurora (in senso letterale ma anche, mi sembra, come risveglio naturale, non forzato da importuni battiti alla porta), segno dell'eterno ritorno, ammantata del gaio e rosseggiante vessillo del sole, unico segno possibile per dire che è veramente iniziato il giorno.


J14 (1858) / F5 (1858)

One Sister have I in our house -
And one, a hedge away.
There's only one recorded,
But both belong to me.

One came the road that I came -
And wore my last year's gown -
The other, as a bird her nest,
Builded our hearts among.

She did not sing as we did -
It was a different tune -
Herself to her a music
As Bumble bee of June.

Today is far from Childhood -
But up and down the hills
I held her hand the tighter -
Which shortened all the miles -

And still her hum
The years among,
Deceives the Butterfly;
Still in her Eye
The Violets lie
Mouldered this many May.

I spilt the dew -
But took the morn;
I chose this single star
From out the wide night's numbers -
Sue - forevermore!

    Una sorella ho in casa nostra -
E una, a una siepe di distanza.
Ce n'è soltanto una registrata,
Ma entrambe mi appartengono.

Una fece la strada che feci io -
E portava i miei abiti dell'anno prima -
L'altra, come un uccello il suo nido,
Costruì fra i nostri cuori.

Non cantava come noi -
Era un'armonia diversa -
Di per sé una musica
Come un Bombo di giugno.

L'oggi è lontano dall'Infanzia -
Ma su e giù per le colline
Tengo più stretta la sua mano -
Che accorcia tutte le distanze -

E tuttora il suo ronzio
Anno dopo anno,
Inganna la Farfalla;
Tuttora nei suoi Occhi
Restano Violette
Polverizzate da molte Primavere.

Versai la rugiada -
Ma serbai il mattino;
Scelsi quest'unica stella
Dagli immensi spazi della notte -
Sue - per sempre!

In un biglietto a Susan contenente soltanto i versi (L197), probabilmente in occasione del suo ventottesimo compleanno (19 dicembre). Un'altra copia è nei fascicoli, con due varianti: al verso 1 "the" al posto di "our" e al verso 20 "And" al posto di "Still". Quest'ultima versione è completamente cancellata (probabilmente da Mabel Todd o Austin) e i due fogli che la contengono sono parzialmente strappati.

La prima sorella, in casa e ufficialmente registrata come tale, è naturalmente Lavinia, più giovane di poco più di due anni e perciò destinata a mettere i vestiti di Emily. L'altra, ormai a una siepe di distanza perché era sposata col fratello Austin e viveva in una casa vicinissima alla Homestead, è Susan, vista sempre come una persona diversa, dispensatrice di armonie come se fosse una primavera che ci spinge fuori a sentire i rumori della natura che si risveglia. E anche se l'amicizia intima e complice dell'infanzia è ormai lontana, la scelta di quella stella così speciale, e unica fra tutte quelle che riempiono la notte, non sarà mai rinnegata.
Per la rugiada del verso 23, la Bulgheroni annota nel Meridiano: "All'amicizia, quale è rimasta, manca la 'rugiada': contrassegno, nel lessico dickinsoniano, delle effimere delicatezze dell'eros.".


J15 (1858) / F44 (1858)

The Guest is gold and crimson -
An Opal guest, and gray -
Of Ermine is his doublet -
His Capuchin gay -

He reaches town at nightfall -
He stops at every door -
Who looks for him at morning
I pray him too - explore
The Lark's pure territory -
Or the Lapwing's shore!

    L'Ospite è dorato e porporino -
Un ospite Opalescente, e grigio -
Di Ermellino è il suo farsetto -
Gaio il Cappuccetto -

Giunge in città all'imbrunire -
Si ferma a ogni porta -
Chi lo cerca al mattino
Lo prego anche - di esplorare
Il puro territorio dell'Allodola -
O la spiaggia della Pavoncella!

Un'altra versione, senza divisione in strofe, fu inviata a Susan con un il titolo "Navy" Sunset! ("Flotta" Tramonto!).

Il tramonto arriva immancabile dappertutto, con i suoi colori cangianti secondo la stagione. Il mattino dopo non ne resta traccia, è inutile cercarlo se non nelle eteree dimore degli uccelli.


J16 (1858) / FApp.13-8 (1859)

I would distil a cup -
and bear to all my friends,
drinking to her no more astir,
by beck, or burn, or moor!
    Vorrei stillare una coppa -
e offrirla a tutti i miei amici,
brindando a lei non più in corsa,
per ruscello, o sorgente, o brughiera!

In una lettera a Samuel Bowles della fine di agosto 1859 (L193, datata 1858 da Johnson), preceduta da: "Summer stopped since you were here. Nobody noticed her - that is, no men and women. Doubtless, the fields are rent by petite anguish, and 'mourners go about' the Woods. But this is not for us. Business enough indeed, our stately Resurrection! A special Courtesy, I judge, from what the Clergy say! To the 'natural man,' Bumblebees would seem an improvement, and a spicing of Birds, but far be it from me, to impugn such majestic tastes. Our Pastor says we are a 'Worm.' How is that reconciled? 'Vain - sinful Worm' is possibly of another species. / Do you think we shall 'see God'? Think of 'Abraham' strolling with him in genial promenade! / The men are mowing the second Hay. The cocks are smaller than the first, and spicier." ("L'estate si è fermata da quando eravate qui. Nessuno l'ha notato - vale a dire, né uomini né donne. Senza dubbio, i campi sono lacerati da una minuta angoscia, e 'anime in pena vagano' per i Boschi. Ma non è cosa per noi. Impegno sufficiente invero, la nostra solenne Risurrezione! Una Concessione speciale, ritengo, da ciò che dice il Clero! All''uomo naturale', i Bombi devono sembrare un progresso, insieme a un pizzico di Uccelli, ma lungi da me, contestare gusti così regali. Il nostro Pastore dice che siamo un "Verme". Come la mettiamo? Il 'Vano - peccaminoso Verme' è forse di un'altra specie. / Lei pensa che "vedremo Dio'? Pensi ad 'Abramo' che gironzola con lui durante una gioviale passeggiata! / Gli uomini stanno falciando il secondo fieno. I covoni sono più piccoli del primo, e più saporiti.").

Ho inserito un brano abbastanza lungo della lettera che conteneva questi versi, in prosa nel manoscritto, perché l'inizio ("Summer stopped") chiarisce chi è la "her" del terzo verso, ovvero l'estate che si è fermata, ha raggiunto il suo culmine (la lettera è di agosto) e ha smesso di correre qua e là per marcare il suo territorio. È il momento di farle festa, di brindare alla bella stagione che ha già in sé i segni della fine ("the fields are rent by petite anguish, and 'mourners go about' the Woods"), di bere l'ultimo nettare che ci offre, prima di ripiombare nel freddo dell'inverno, aspettando l'immancabile risurrezione della natura, molto più certa di quella promessa agli uomini.


J17 (1858) / F66 (1859)

Baffled for just a day or two -
Embarrassed - not afraid -
Encounter in my garden
An unexpected Maid!
She beckons, and the Woods start -
She nods, and all begin -
Surely, such a country
I was never in!
    Confusa solo per un giorno o due -
Imbarazzata - non spaventata -
Incontro nel mio giardino
Un'inaspettata Fanciulla!
Fa segno, e i Boschi si scuotono -
Annuisce, e tutto ha inizio -
Sicuramente, in un tale paese
Non ci sono mai stata!

Inviata a Mrs. Holland nella primavera del 1859 con un bocciolo di rosa. Un'altra copia è nei fascicoli, suddivisa in due strofe e con varianti minime.

Il dono che accompagnava i versi svela l'identità di quella "unexpected Maid". Un bocciolo di rosa che annuncia l'avvio della primavera, un incontro inaspettato ma anche preceduto da qualche giorno in cui chi lo coglie ne ha avuto sentore, per poi rendersi conto che è proprio lui: il messaggero della rinascita che con un segno scuote i boschi e risveglia tutta la natura. Gli ultimi due versi sembrano esprimere la difficoltà di entrare veramente in sintonia con il mondo che è intorno a noi, come se l'uomo non fosse capace di lasciarsi andare a quei cicli che contraddistinguono la vita della natura ma anche la sua.


J18 (1858) / F21-22-23 (1858)

The Gentian weaves her fringes -
The Maple's loom is red -
My departing blossoms
      Obviate parade.

A brief, but patient illness -
An hour to prepare -
And one below, this morning
Is where the angels are -
It was a short procession -
The Bobolink was there -
An aged Bee addressed us -
And then we knelt in prayer -
We trust that she was willing -
We ask that we may be -
Summer - Sister - Seraph!
Let us go with thee!

In the name of the Bee -
And of the Butterfly -
And of the Breeze - Amen!

    La Genziana tesse le sue frange -
Il telaio dell'Acero è rosso -
I miei fiori in partenza
       Sostituiscono la parata.

Una breve, ma paziente malattia -
Un'ora per prepararsi -
E una quaggiù, stamane
È dove sono gli angeli -
Fu una breve processione -
Il Bobolink era là -
Un'anziana Ape ci parlò -
E poi ci inginocchiammo in preghiera -
Confidiamo che lei fosse consenziente -
Chiediamo di poterlo essere noi -
Estate - Sorella - Serafino!
Portaci con te!

Nel nome dell'Ape -
E della Farfalla -
E della Brezza - Amen!

Nell'edizione Franklin le tre strofe sono considerate come singole poesie.

Franklin motiva così la sua scelta di considerare ogni strofa una poesia a sé: "Nei fogli scritti per primi per le poesie con più di una strofa, ED tracciò una linea di separazione alla fine di ogni poesia, visto che era necessario distinguerle dalle interruzioni di singole strofe. In questo foglio finale, non ha tracciato linee, ma ha lasciato soltanto uno spazio fra le poesie, perché qui la distinzione non era necessaria, visto che ogni poesia è composta da una singola strofa."
In effetti l'esame puramente visuale del manoscritto (Fascicolo 1 - vedi le immagini sotto) sembra dar ragione a Franklin, visto che il foglio, di quattro pagine, comprende a pag. 1 questi versi, a pag. 2 la J6-F24 e la J19-F25, a pag. 3 la J20-F26/27 e la J21-F28 e a pag. 4 la J22-F29/30/31. Fra le strofe di tutte queste poesie, a differenza degli altri fogli di questo fascicolo, non si sono linee di separazione e la lettura di Franklin appare più unitaria rispetto a quella di Johnson, e delle precedenti edizioni, che mettono insieme o separano strofe per le quali non ci sono indicazioni né in un senso né nell'altro. In Franklin infatti le undici strofe sono undici poesie, mentre Johnson le divide così: pag. 1: tre strofe / una poesia; pag. 2: due strofe / due poesie; pag. 3: tre strofe / due poesie; pag. 4: tre strofe / una poesia.
Nonostante questo però, la poesia può essere più compiutamente letta come unica: una descrizione della fine dell'estate (prima strofa) e del suo funerale (seconda strofa), concluso con un segno della croce in cui la trinità è un Padre-Ape, un Figlio-Farfalla e uno Spirito Santo-Brezza (terza strofa). In questa descrizione si inserisce, ai versi 13-16, uno dei temi ricorrenti della poesia dickinsoniana: il confidare nella consapevolezza della morte, nel rendersi conto di quel momento così importante per poterne carpire il mistero; per questo chiediamo di essere anche noi in quel momento "consenzienti", di essere capaci di affrontare la nostra morte con lo stesso atto di volontà con cui confidiamo che l'estate, ormai avvezza a simili prove, affronti la sua.

pag.1
J18-F21/22/23

pag.2
J6-F24 e J19-F25

pag.3
J20-F26/27 e J21-F28

pag.4
J22-F29/30/31


J19 (1858) / F25 (1858)

A sepal - petal - and a thorn
Upon a common summer's morn -
A flask of Dew - A Bee or two -
A Breeze - a caper in the trees -
And I'm a Rose!
    Un sepalo - petalo - e una spina
In un comune mattino d'estate -
Una boccetta di Rugiada - Un'Ape o due -
Una Brezza - una capriola fra gli alberi -
Ed io sono una Rosa!

Poche minute cose, in un mattino d'estate che non ha nulla di speciale, e mi sento unita alla natura che mi circonda, come se improvvisamente ne fossi diventata parte.
Al verso 3 "flask" significa "fiasco" ma anche "A vessel for powder", ovvero un contenitore di polveri fini, generalmente polverine medicinali. Ho preferito quest'ultimo significato, traducendo con "boccetta", perché "fiasco di rugiada" mi sembrava un po' fuori luogo nella descrizione di un "comune mattino d'estate", anche perché le altre immagini che lo descrivono sono tutte improntate a una delicata minuzia, senza nulla di eccessivo, se non, forse, quella "capriola fra gli alberi", che però sembra più una fantasiosa descrizione della brezza che viene subito prima.


J20 (1858) / F26-27 (1858)

Distrustful of the Gentian -
And just to turn away,
The fluttering of her fringes
Chid my perfidy -
Weary for my ——
I will singing go -
I shall not feel the sleet - then -
I shall not fear the snow.

Flees so the phantom meadow
Before the breathless Bee -
So bubble brooks in deserts
On ears that dying lie -
Burn so the evening spires
To eyes that Closing go -
Hangs so distant Heaven -
To a hand below.

    Diffidente della Genziana -
E giusto nello scostarmi,
Il tremito delle sue frange
Biasimò la mia perfidia -
Spossata per il mio ——
Andrò cantando -
Non sentirò la grandine - allora -
Non temerò la neve.

Fugge così il prato fantasma
Davanti all'ansante Ape -
Così gorgogliano i ruscelli nei deserti
A orecchie che giacciono morenti -
Ardono così le spire della sera
A occhi che stanno Chiudendosi -
Sospeso così lontano il Cielo -
Per una mano quaggiù.

Nell'edizione Franklin le due strofe sono considerate come singole poesie.
Johnson ipotizza che la poesia possa essere stata una sorta di "prototipo", nel quale il trattino lungo del quinto sia uno spazio da riempire con il nome del destinatario. Franklin ha dei dubbi in proposito e ritiene più plausibile un destinatario specifico, omesso per discrezione.

Come per la J18-F21/22/23, mi sembra più plausibile una lettura unitaria rispetto all'ipotesi di Franklin, soprattutto perché le quattro immagini in successione della seconda strofa appaiono proprio, con quel "so" ripetuto ogni volta, una serie di paragoni che riprendono l'abbandono descritto nella prima.
La genziana è citata sei volte nelle poesie di ED: oltre a questa, in J18-F21, J331-F374, J342-F374, J442-F520 e J1424-F1458, sempre per la sua caratteristica di fiorire dopo la fine dell'estate (vedi il v. 8 della J1424-F1458: "When most is past - it comes -"). La Bulgheroni la definisce "annunciatrice di congedi" e anche qui è il simbolo di qualcosa, o qualcuno, che ci abbandona. Nel primo verso ED annuncia lapidariamente la sua "diffidenza" verso questo fiore che annuncia una fine. Poi sembra quasi pentirsi, facendo diventare perfida quella diffidenza, come se ci volesse dire che l'abbandono, la fine, è nelle cose e non abbiamo altra scelta che accettarlo. Per questo, anche se il congedo sembra toglierci il gusto della vita, dobbiamo andare avanti senza aver paura del gelo che ci aspetta una volta fiorita la genziana, ovvero della spossata solitudine che proveremo dopo che qualcuno ci avrà lasciati, o anche quando sarà la nostra stessa vita ad abbandonarci. Nella seconda strofa quattro immagini che ripetono l'idea di conclusioni inevitabili inserite nel ciclico scorrere della vita: il prato ormai privo di fiori per l'ape che continua a cercarne, il ruscello che dona l'ultima illusione a chi sta morendo in un deserto, occhi morenti che trasformano in vortici ardenti il calare della sera-morte, e infine quel cielo, che come la genziana arriverà "when most is past", sospeso in un qualche luogo inafferrabile dalle nostre mani mortali.
Per il trattino lungo del quinto verso mi sembra più convincente l'interpretazione della Bulgheroni: "L'oggetto d'amore perduto è segnalato da una lineetta che ne prefigura la fantomatica lontananza.", ovvero non un destinatario specifico omesso per discrezione o uno spazio da riempire concretamente, ma un vuoto che simboleggia la solitudine dell'abbandono.


J21 (1858) / F28 (1858)

We lose - because we win -
Gamblers - recollecting which -
Toss their dice again!
    Perdiamo - perché vinciamo -
Giocatori - che rammentano -
Rilanciando i loro dadi!

Nel primo verso il paradosso della vittoria che diventa sconfitta, perché appaga un desiderio che bastava a se stesso (vedi la nota alla J439-F626). Nei due finali il giocatore, pur rammentando la delusione di quella vittoria tanto cercata, non può fare a meno di rilanciare i dadi della sua vita.
I due versi finali possono anche essere letti come: "Giocatori - che rammentano chi - / Rilancia i loro dadi!", una lettura dove è accentuato il ruolo di un destino che costringe i giocatori a rilanciare, anche se sono consapevoli dell'inutilità di quel gioco dove si può soltanto perdere, anche vincendo.


J22 (1858) / F29-30-31 (1858)

All these my banners be.
I sow my pageantry
In May -
It rises train by train -
Then sleeps in state again -
My chancel - all the plain
      Today.

To lose - if One can find again -
To miss - if One shall meet -
The Burglar cannot rob - then -
The Broker cannot cheat.
So build the hillocks gaily
Thou little spade of mine
Leaving nooks for Daisy
And for Columbine -
You and I the secret
Of the Crocus know -
Let us chant it softly -
"There is no more snow!"

To him who keeps an Orchis' heart -
The swamps are pink with June.

    Tutti questi siano i miei vessilli.
Semino il mio sfarzo
In maggio -
Si desta fila per fila -
Poi si riaddormenta regalmente -
Il mio coro - la pianura intera
      Oggi.

Perdere - se si può ritrovare -
Mancare - se si incontrerà -
Il Ladro non può rubare - allora -
Il Sensale non può imbrogliare.
Perciò innalza poggi in allegria
Tu piccola vanga mia
Lasciando angoli per la Margherita
E per l'Aquilegia -
Tu ed io il segreto
Del Croco conosciamo -
Fatecelo cantare dolcemente -
"Non c'è più neve!"

Per chi serba il cuore di un'Orchidea -
Le paludi sono rosa a giugno.

Nell'edizione Franklin le tre strofe sono considerate come singole poesie.

Anche in questo caso l'ipotesi di una poesia unitaria, come per la J18-F21/22/23 e la J20-F26/27, mi sembra più plausibile. Le tre strofe sembrano infatti inserite in un discorso conseguente, che peraltro appare molto simile alle due poesie precedenti. In tutte e tre i cicli naturali sono avvicinati all'inevitabilità del congedo, della morte, e anche se nella prime due si parla della fine dell'estate mentre nella terza dell'inizio, il parallelo natura-vita resta inalterato, con, in questa, una più accentuata speranza di risurrezione, evidenziata dal riemergere dalla neve del croco (vv. 16-19), un simbolo di rinascita citato anche nella J7-F16 (vv. 3 e 4).


J23 (1858) / F12 (1858)

I had a guinea golden -
I lost it in the sand -
And tho' the sum was simple
And pounds were in the land -
Still, had it such a value
Unto my frugal eye -
That when I could not find it -
I sat me down to sigh.

I had a crimson Robin -
Who sang full many a day
But when the woods were painted -
He - too - did fly away -
Time brought me other Robins -
Their ballads were the same -
Still, for my missing Troubadour
I kept the "house at hame".

I had a star in heaven -
One "Pleiad" was it's name -
And when I was not heeding,
It wandered from the same -
And tho' the skies are crowded -
And all the night ashine -
I do not care about it -
Since none of them are mine -

My story has a moral -
I have a missing friend -
"Pleiad" it's name -and Robin -
And guinea in the sand -
And when this mournful ditty
Accompanied with tear -
Shall meet the eye of traitor
In country far from here -
Grant that repentance solemn
May seize upon his mind -
And he no consolation
Beneath the sun may find.

    Avevo una ghinea d'oro -
La persi nella sabbia -
E nonostante la somma fosse modesta
E soldi ce ne fossero nel paese -
Tuttavia, aveva un tale valore
Ai miei occhi frugali -
Che quando non riuscii a trovarla -
Mi sedetti a sospirare.

Avevo un Pettirosso cremisi -
Che cantò per giorni interi
Ma quando i boschi si colorarono -
Lui - pure - volò via -
Il tempo mi portò altri Pettirossi -
Le loro ballate erano le stesse -
Tuttavia, a causa del mio assente Trovatore
Io tenni la "casa al morso".

Avevo una stella in cielo -
Una "Pleiade" era il suo nome -
E mentre non ero attenta,
Se ne andò allo stesso modo -
E malgrado i cieli siano affollati -
E la notte intera un luccichio -
Non me ne importa -
Da quando nessuna di loro è mia -

La mia storia ha una morale -
Io ho un amico assente -
"Pleiade" il suo nome - e Pettirosso -
E ghinea nella sabbia -
E quando questo dolente canto
Accompagnato dalle lacrime -
Incontrerà l'occhio del traditore
In un paese lontano da qui -
Fa' che un solenne pentimento
Possa ghermire la sua mente -
E nessuna consolazione
Sotto il sole possa trovare.

Nelle prime tre strofe l'amico assente del verso 26 assume via via le sembianze di una ghinea d'oro persa nella sabbia, di un pettirosso volato via alle prime avvisaglie dell'autunno, di una stella scomparsa nel luccichio della notte. Nell'ultima un riepilogo delle immagini delle prime tre e una scherzosa condanna per chi ha osato allontanarsi senza permesso lasciando l'amica in lacrime.
Nella prima edizione del 1896 Mabel Todd scrive, probabilmente pensando al verso 32: "In country far from here -", che la poesia: "può aver avuto, come molte altre, un'origine personale. È più che probabile che fu spedita a qualche amico che stava viaggiando in Europa, come tenero rimprovero per la negligenza nello scrivere.". Se però leggiamo quel "paese lontano da qui" in un senso non strettamente geografico, i versi potrebbero benissimo adattarsi all'allentamento dell'amicizia con Susan.
Per "Pleiad" (v. 18) Marisa Bulgheroni, nelle note al Meridiano, ci informa che "è metafora di perdita che Emily attinge dai suoi studi scolastici di astronomia, riferendosi alla leggenda allora corrente di una pleiade perduta."


J24 (1858) / F13 (1858)

There is a morn by men unseen -
Whose maids upon remoter green
Keep their seraphic May -
And all day long, with dance and game,
And gambol I may never name -
Employ their holiday.

Here to light measure, move the feet
Which walk no more the village street -
Nor by the wood are found -
Here are the birds that sought the sun
When last year's distaff idle hung
And summer's brows were bound.

Ne'er saw I such a wondrous scene -
Ne'er such a ring on such a green -
Nor so serene array -
As if the stars some summer night
Should swing their cups of Chrysolite -
And revel till the day -

Like thee to dance - like thee to sing -
People upon the mystic green -
I ask, each new May morn.
I wait thy far - fantastic bells -
Announcing me in other dells -
Unto the different dawn!

    C'è un mattino agli uomini invisibile -
Le cui fanciulle su un più remoto prato
Celebrano il loro serafico maggio -
E per tutto il giorno, con balli e giochi,
E capriole che non potrei mai descrivere -
Impiegano il giorno festivo.

Qui a passo leggero, si muovono i piedi
Che non camminano più per le strade del paese -
Né presso il bosco si incontrano -
Qui sono gli uccelli che cercavano il sole
Quando la conocchia dell'anno passato oziosa pendeva
E i bordi dell'estate erano confinati.

Mai vidi una così meravigliosa scena -
Mai un tale cerchio su un tale prato -
Né così sereno insieme -
Come se le stelle in una qualche notte d'estate
Alzassero i loro calici di Crisolito -
E festeggiassero fino a giorno -

Come te ballare - come te cantare -
Popolo sul mistico prato -
Io chiedo, ogni nuovo mattino di maggio.
Aspetto le tue lontane - fantastiche campane -
Che mi annuncino in altre valli -
A una diversa aurora!

Una sognante descrizione del Paradiso, con danze e giochi impossibili da descrivere per una mente mortale. Una scena meravigliosa che trasforma la morte in un viaggio verso una nuova aurora, diversa, inconoscibile e, forse proprio per questo, immune dai dolori che riempiono la vita.


J25 (1858) / F15 (1858)

She slept beneath a tree -
Remembered but by me.
I touched her Cradle mute -
She recognized the foot -
Put on her carmine suit
     And see!
    Dormiva sotto un albero -
Ricordata solo da me.
Toccai la sua Culla muta -
Ella riconobbe i passi -
Si mise la veste di carminio
     Ed eccola!

La memoria riesce a far vivere il ricordo di una persona cara, a farcela rivedere nel suo aspetto più splendente, al di là del muto riposo della tomba.


J26 (1858) / F17 (1858)

It's all I have to bring today -
This, and my heart beside -
This, and my heart, and all the fields -
And all the meadows wide -
Be sure you count - sh'd I forget
Some one the sum could tell -
This, and my heart, and all the Bees
Which in the Clover dwell.
    È tutto ciò che ho da offrire oggi -
Questo, e il mio cuore accanto -
Questo, e il mio cuore, e tutti i campi -
E tutti gli ampi prati -
Accertati di contare - dovessi dimenticare -
Qualcuno la somma potrà dire -
Questo, e il mio cuore, e tutte le Api
Che nel Trifoglio dimorano.

Probabile che fosse un biglietto per accompagnare un fiore (il "this" del secondo verso), offerto insieme all'affetto di un cuore e come simbolo di tutto ciò che può donare alla nostra mente la bellezza della natura. Come in molte altre poesie la natura non è qualcosa di esterno, che ci regala semplicemente qualche bel paesaggio o gli splendenti colori di un tramonto, ma il manifestarsi di un mondo, talvolta minuto e quasi invisibile, che chiede di essere vissuto (vedi il secondo verso) insieme ai nostri sentimenti più intimi.


J27 (1858) / F18 (1858)

Morns like these - we parted -
Noons like these - she rose -
Fluttering first - then firmer
To her fair repose.

Never did she lisp it -
It was not for me -
She - was mute from transport -
I - from agony -

Till - the evening nearing
One the curtains drew -
Quick! A sharper rustling!
And this linnet flew!

    In mattini come questi - ci separammo -
In meriggi come questi - lei s'innalzò -
Esitante dapprima - poi più sicura
Verso il suo giusto riposo.

Mai niente ne accennò -
Non era cosa per me -
Lei - era muta dall'estasi -
Io - dall'angoscia -

Finché - sul far della sera
Qualcuno tirò le tende -
Subito! Un più intenso fruscio!
E quel fanello volò!

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli. Un altro manoscritto, inviato a Susan, fu messo all'asta da Christie a New York il 15 dicembre 1995; il testo è senza divisione in strofe, con una piccola variante al verso 6 ("And 'twas" al posto di "It was") e il punto esclamativo a conclusione del secondo verso. Un'altra copia fu spedita alle cugine Norcross ed è conosciuta da una trascrizione di Frances, sempre senza divisione in strofe e con due varianti: una è la stessa della copia a Susan, l'altra è al verso 10: "shutters" ("imposte") al posto di "curtains".
I primi quattro versi concludevano un lungo necrologio in memoria di ED, scritto da Susan e apparso sullo "Springfield Daily Republican" del 18 maggio 1886.

L'immagine del fanello che vola via da una finestra accostata a una morte che dà angoscia a chi resta ed estasi a chi si avvia verso quel volo in luoghi sconosciuti. Nei primi due versi ED colloca la morte all'interno del naturale fluire delle cose, poi descrive chi affronta quel viaggio: prima un esitare, una naturale incertezza subito superata dalla consapevolezza di quella meta che promette un "fair repose" per chi va e il ricordo dell'angoscia della separazione per chi resta. Infine, la morte che oscura la luce del giorno e tira le tende.
Nell'originale il fanello citato nell'ultimo verso è come anticipato dal "fluttering" del terzo, un verbo che significa, oltre a "essere agitato, essere incerto, esitare" anche "sbattere le ali rapidamente, senza volare o per un breve volo".


J28 (1858) / F19 (1858)

So has a Daisy vanished
From the fields today -
So tiptoed many a slipper
To Paradise away -
Oozed so, in crimson bubbles
Day's departing tide -
Blooming - tripping - flowing -
Are ye then with God?
    Così una Margherita è svanita
Dai campi quest'oggi -
Così in punta di piedi molte ciabatte
Sulla via del Paradiso -
Filtrata così, in cremisi bolle
La calante marea del giorno -
Fiorendo - saltellando - fluendo -
Siete dunque con Dio?

Nel manoscritto dei fascicoli i primi quattro versi sono in una pagina e gli altri quattro in quella successiva; Johnson, ma anche la prima edizione del 1945 in Bolts of Melody, divide la poesia in due strofe, mentre Franklin sceglie di presentarla come una strofa unica, vista anche la struttura simile alla poesia successiva (tre distici paralleli seguiti dall'ultimo a mo' di conclusione), scritta subito dopo senza divisione in strofe.

Tre immagini, riepilogate nei tre verbi del penultimo verso, descrivono uno stato di transizione, di passaggio, per approdare al verso finale: una domanda che nasconde una speranza.


J29 (1858) / F20 (1858)

If those I loved were lost
The Crier's voice w'd tell me -
If those I loved were found
The bells of Ghent w'd ring -
Did those I loved repose
The Daisy would impel me.
Philip - when bewildered
Bore his riddle in!
    Se coloro che ho amato fossero perduti
La voce dell'Araldo mi informerebbe -
Se coloro che ho amato fossero ritrovati
Le campane di Gent suonerebbero -
Dovessero coloro che ho amato riposare
La Margherita mi spronerebbe.
Philip - sconcertato
Portò con sé il suo enigma!

"Philip" (v. 7) è Filips van Artevelde, nobile fiammingo ucciso nel 1382 durante la rivolta di Gent. La vicenda è narrata nelle Chroniques di Jean Froissart (1337-1404) ed è stata ripresa in un dramma in versi del 1834 di Henry Taylor (1800-1886), Philip van Artevelde, che faceva parte della biblioteca dei Dickinson. Gli ultimi due versi della poesia si riferiscono alle domande che si fa il protagonista prima di morire: "What have I done? - Why such a death - Why thus? -" ("Che cosa ho fatto? - Perché una morte simile - Perché in questo modo? -")

I tre distici paralleli sembrano dirci come dovrebbe funzionare il mondo: i misteri della morte, della risurrezione, dell'aldilà, dovrebbero esseri svelati dall'araldo, annunciati dal suono delle campane, inseriti in quel ciclo naturale che abbiamo davanti tutti i giorni, in una parola, rivelati. I due versi finali ci dicono invece che l'enigma resterà tale e, forse, riusciremo al più a portarlo con noi per svelarlo soltanto dopo la morte.


J30 (1858) / F6 (1858)

Adrift! A little boat adrift!
And night is coming down!
Will no one guide a little boat
Unto the nearest town?

So sailors say - on yesterday -
Just as the dusk was brown
One little boat gave up it's strife
And gurgled down and down.

So angels say - on yesterday -
Just as the dawn was red
One little boat - o'erspent with gales -
Retrimmed it's masts - redecked it's sails -
And shot - exultant on!

    Alla deriva! Un piccolo battello alla deriva!
E la notte sta scendendo!
Nessuno guiderà un piccolo battello
Alla città più vicina?

Così marinai dicono - che ieri -
Proprio mentre il crepuscolo imbruniva
Un piccolo battello abbandonò la lotta
E gorgogliò giù e giù.

Così angeli dicono - che ieri -
Proprio mentre l'alba rosseggiava
Un piccolo battello - stremato dalle raffiche -
Rialzò l'alberatura - rispiegò le vele -
E si lanciò - esultante lassù!

Nella prima strofa il fatto: un battello alla deriva e nessuno che può aiutarlo a sfuggire ai flutti, come nessuno può aiutare chi sta morendo. Poi due versioni del fatto viste da prospettive opposte: nella prima i marinai raccontano un calare della notte e un inesorabile naufragio verso il buio degli abissi; nella seconda gli angeli vedono quello che i marinai non potevano vedere, il rosseggiare dell'alba e il salire verso il luminoso cielo dell'aldilà.


J31 (1858) / F7 (1858)

Summer for thee, grant I may be
When Summer days are flown!
Thy music still, when Whippowil
And Oriole - are done!

For thee to bloom, I'll skip the tomb
And row my blossoms o'er!
Pray gather me -
       Anemone -
Thy flower - forevermore!

    Estate per te, fa' ch'io sia
Quando i giorni d'Estate si saranno involati!
La tua musica anche, quando il Caprimulgo
E l'Oriolo - saranno andati!

Per sbocciare per te, sfuggirò alla tomba
E sopra vi spargerò la mia fioritura!
Ti prego coglimi -
       Anemone -
Il tuo fiore - per sempre!

L'amore, l'affetto per una persona cara, non conosce stagioni, sboccia e canta anche quando la natura sembra confinata nella tomba dell'inverno. Gli ultimi due versi sembrano, anche nell'aspetto grafico, una firma, come se l'autore della poesia fosse quel fiore che magari l'accompagnava.


J32 (1858) / F8 (1858)

When Roses cease to bloom, Sir,
And Violets are done -
When Bumblebees in solemn flight
Have passed beyond the Sun -
The hand that paused to gather
Upon this Summer's day
Will idle lie - in Auburn -
Then take my flowers - pray!
    Quando le Rose smettono di fiorire, Signore,
E le Violette sono finite -
Quando i Bombi in solenne sciame
Sono passati al di là del Sole -
La mano che indugiò per cogliere
In questo giorno d'Estate
Resterà oziosa - nel Bruno -
Allora prendi i miei fiori - ti prego!

Quando i colori bruni dell'autunno sostituiscono gli splendori dell'estate non ci sono più fiori da cogliere, se non quelli che portiamo dentro di noi e che restano intatti anche nei rigori dell'inverno.
Secondo Johnson "Auburn" al verso 7 (un termine usato soltanto qui e nella J1371-F1414, dove è chiaramente una sfumatura di colore) si riferisce al Mt. Auburn Cemetery di Cambridge, visitato da ED nell'agosto 1846 durante un viaggio a Boston e descritto in una lettera all'amica Abiah Root dell'8 settembre di quell'anno (L13): "Have you ever been to Mount Auburn? If not you can form but slight conception - of the 'City of the dead.' It seems as if Nature had formed the spot with a distinct idea in view of its being a resting place for her children, where wearied & dissappointed they might stretch themselves beneath the spreading cypress & close their eyes 'calmly as to a nights repose or flowers at set of sun.'". ("Sei mai stata a Mount Auburn? Se non ci sei stata puoi avere soltanto un concetto vago - della 'Città dei morti'. Sembra come se la Natura avesse plasmato questo luogo con una precisa intenzione in vista del suo ruolo di ultima dimora per i suoi figli, dove stanchi e delusi potessero stendersi sotto gli ampi cipressi e chiudere gli occhi 'calmi come per un riposo notturno o come i fiori al calare del sole'.")
Se il riferimento è giusto, la mano del quinto verso non resterà oziosa perché non ci sono più rose o violette da cogliere, ma perché giace in una tomba. In questo caso, allora, i fiori dell'ultimo verso possono essere interpretati come il ricordo di chi non c'è più.
La citazione che conclude il brano della lettera è dalla poesia Marco Bozzaris (vv.45-46) di Fitz-Greene Halleck (1790-1867).


J33 (1858) / F9 (1858)

If recollecting were forgetting,
Then I remember not,
And if forgetting, recollecting,
How near I had forgot,
And if to miss, were merry,
And to mourn, were gay,
How very blithe the fingers
That gathered this, today!
    Se rammentare fosse dimenticare,
Allora non ricordo,
E se dimenticare, rammentare,
Quant'è vicino ciò che ho dimenticato,
E se perdere, fosse allegro,
E dolersi, fosse gaio,
Davvero gioiose le dita
Che raccolsero questo, oggi!

I versi furono inviati a Samuel Bowles, probabilmente insieme a un fiore. Un'altra versione è nei fascicoli, con varianti in tre versi: il primo diventa "Oh if remembering were forgetting -" ("Oh se ricordare fosse dimenticare -"), al settimo "maiden" ("fanciulla") al posto di "fingers", nell'ultimo "Who" e "these" al posto di "That" e "this".

Un gioco di contrari per dirci il valore del ricordo e il dolore che ogni perdita, anche quella di un amico temporaneamente lontano, porta con sé.


J34 (1858) / F10 (1858)

Garlands for Queens, may be -
Laurels - for rare degree
Of soul or sword -
Ah - but remembering me -
Ah - but remembering thee -
Nature in chivalry -
Nature in charity -
Nature in equity -
This Rose ordained!
    Le ghirlande per Regine, possono essere -
Gli allori - per ranghi rari
Di spirito o di spada -
Ah - ma per ricordare me -
Ah - ma per ricordare te -
La natura galante -
La natura caritatevole -
La natura equa -
Questa Rosa consacrò!

I segni esteriori della gloria vanno bene per pochi eletti, per chi deve avere un riconoscimento pubblico; per noi, per un rapporto intimo, una semplice rosa equivale a mille allori o ghirlande.
Il "this" dell'ultimo verso fa pensare a un biglietto accompagnato da una rosa.


J35 (1858) / F11 (1858)

Nobody knows this little Rose -
It might a pilgrim be
Did I not take it from the ways
And lift it up to thee.
Only a Bee will miss it -
Only a Butterfly,
Hastening from far journey -
On it's breast to lie -
Only a Bird will wonder -
Only a Breeze will sigh -
Ah Little Rose - how easy
For such as thee to die!
    Nessuno conosce questa piccola Rosa -
Potrebbe essere una pellegrina
Non l'avessi presa dalla strada
E colta per te.
Solo a un'Ape mancherà -
Solo a una Farfalla,
Che si affretta da un remoto tragitto -
Per giacere al suo seno -
Solo un Uccello si stupirà -
Solo una Brezza sospirerà -
Ah Piccola Rosa - com'è facile
Per chi è come te morire!

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli. C'è un altro manoscritto, praticamente uguale e databile all'inizio del 1861 (1860 per Johnson) e un terzo, perduto, che probabilmente servì per la pubblicazione nello "Springfield Daily Republican" del 2 agosto 1858, dove i versi sono divisi in tre strofe precedute da "To Mrs. ——, with a Rose. [Surreptitiously communicated to The Republican.]" ("A Mrs. ——, con una Rosa. [Consegnata clandestinamente al Republican.]").

Per una piccola rosa è facile morire, la sua scomparsa sarà notata al più da qualche altro piccolo elemento della natura. La morte, il fatto più irreparabile, misterioso, angosciante della nostra vita, diventa per lei un passaggio naturale, che non ha nulla di diverso da tutti quelli che formano l'inarrestabile ciclo degli eventi. Nell'ultimo verso si legge una sorta di invidia per quella morte così naturale e priva del dramma che avvolge la nostra.


J36 (1858) / F45 (1858)

Snow flakes.

I counted till they danced so
Their slippers leaped the town -
And then I took a pencil
To note the rebels down -
And then they grew so jolly
I did resign the prig -
And ten of my once stately toes
Are marshalled for a jig!

   

Fiocchi di neve.

Contai finché essi danzarono tanto
Che le loro scarpine saltarono la città -
E allora presi una matita
Per annotare i ribelli a terra -
E poi essi prosperarono così gioiosi
Che rinunciai alla boria -
E dieci delle mie dita prima così seriose
Si schierarono per una giga!

Una frizzante descrizione della danza dei fiocchi di neve, un gioioso vorticare a cui le dita dei piedi, che sembravano così serie, non riescono a resistere.


J37 (1858) / F46 (1858)

Before the ice is in the pools -
Before the skaters go,
Or any cheek at nightfall
Is tarnished by the snow -

Before the fields have finished -
Before the Christmas tree,
Wonder upon wonder
Will arrive to me!

What we touch the hems of
On a summer's day -
What is only walking
Just a bridge away -

That which sings so - speaks so -
When there's no one here -
Will the frock I wept in
Answer me to wear?

    Prima che il ghiaccio sia negli stagni -
Prima che i pattinatori giungano,
O qualche guancia all'imbrunire
Sia macchiata dalla neve -

Prima che i campi siano svuotati -
Prima dell'albero di Natale,
Prodigi su prodigi
Arriveranno per me!

Ciò di cui tocchiamo i bordi
In un giorno d'estate -
Ciò che si muove soltanto
A un ponte di distanza -

Quello che canta così - che parla così -
Quando non c'è nessuno qui -
Il grembiule in cui piansi
Saprà vestirmi?

L'estate, citata direttamente solo al verso 10 e fin lì evocata come un "prima" di tutto ciò che caratterizza l'inverno, è tempo di prodigi impalpabili, di cui riusciamo soltanto a distinguere i bordi o che vediamo passarci accanto, ma sempre al di là della nostra diretta portata. Chissà se riusciremo a portarne con noi almeno un ricordo, nelle buie giornate d'inverno.


J38 (1858) / F47 (1858)

By such and such an offering
To Mr So and So -
The web of live woven -
So martyrs albums show!
    Da questa o quella offerta
Al Signor Tal dei Tali -
La trama della vita è intrecciata -
Questo gli album dei martiri rivelano!

Una disincantata immagine della divinità, definita con l'appellativo più generico e impersonabile possibile, quasi a farla diventare una presenza indistinta e inconoscibile, a cui siamo costretti a offrire sacrifici il cui esito è altrettanto indecifrabile.


J39 (1858) / F50 (1859)

It did not surprise me -
So I said - or thought -
She will stir her pinions
And the nest forgot,

Traverse broader forests -
Build in gayer boughs,
Breathe in Ear more modern
God's old fashioned vows -

This was but a Birdling -
What and if it be
One within my bosom
Had departed me?

This was but a story -
What and if indeed
There were just such coffin
In the heart - instead?

    Non mi sorprese -
Così dissi - o pensai -
Agiterà le ali
E il nido dimenticherà,

Attraverserà più ampie foreste -
Costruirà fra più gioiosi rami,
Sussurrerà a Orecchie più moderne
Le antiquate promesse di Dio -

Era solo un Uccellino -
E se fosse
Qualcuno nel mio seno
Allontanatosi da me?

Era solo una fola -
E se in realtà
Ci fosse solo una bara
Nel cuore - invece?

La partenza di un uccello non stupisce, è nell'ordine naturale delle cose che se ne vada verso lidi più accoglienti. Chissà se anche là il suo canto suonerà a orecchie diverse come un messaggero di gioiose promesse divine, sempre uguali e ormai per noi difficili da credere. Ma forse intendevo qualcosa di diverso, in realtà quell'uccellino era qualcuno che dimorava nel mio cuore e che ora mi ha abbandonata. Ma anche questo probabilmente è un parto della mia fantasia, perché è vano tentare di seguire qualcuno che parte, l'abbandono lascia nel cuore soltanto la morte.
Nelle prime due strofe aleggia la speranza: finché è la natura a compiere il suo ciclo riusciamo a immaginare un eterno ritorno, ma nelle due strofe finali, dove la partenza, l'abbandono, ci toccano nei nostri affetti più cari, allora non riusciamo più a vedere un futuro e dentro di noi sentiamo soltanto il gelo della morte.


J40 (1858) / F51 (1859)

When I count the seeds
That are sown beneath -
To bloom so, bye and bye -

When I con the people
Lain so low -
To be received as high -

When I believe the garden
Mortal shall not see -
Pick by faith it's blossom
And avoid it's Bee,
I can spare this summer - unreluctantly.

    Quando conto i semi
Che sono sparsi là sotto -
Per sbocciare così, via via -

Quando rifletto sulle persone
Distese così in basso -
Per essere accolte tanto in alto -

Quando credo nel giardino
Che il mortale non vede -
Colgo con la fede il suo fiore
E sfuggo la sua Ape,
Posso rinunciare a questa estate - senza esitare.

Un germoglio che nasce dalla terra diventa simbolo della resurrezione, come se i corpi che giacciono nella tomba non fossero altro che semi pronti a sbocciare nell'eterna estate divina. Ma è un giardino invisibile e inconoscibile alla mente di noi mortali; possiamo crederci soltanto con la fede, ma non siamo capaci di coglierne il nettare, come fa l'ape con i fiori dei giardini terreni. L'ultimo verso può essere letto in due modi opposti: se "this summer" è l'estate terrena dell'ape, allora il senso è che possiamo tranquillamente rinunciare all'effimera estate della vita e affidarci alla fede e alla certezza dell'immortalità; se è invece l'estate promessa dalla fede, il verso diventa una dichiarazione di amore per la vita: possiamo tranquillamente rinunciare a quell'estate così lontana ed evanescente, per godere quella più vicina e concreta, che non ha bisogno di fede e si mostra senza veli ai nostri occhi.


J41 (1858) / F57 (1859)

I robbed the Woods -
The trusting Woods -
The unsuspecting Trees
Brought out their Burs and mosses
My fantasy to please -
I scanned their trinkets curious -
I grasped - I bore away -
What will the solemn Hemlock -
What will the Oak tree say?
    Ho derubato i Boschi -
I fiduciosi Boschi -
Gli innocenti Alberi
Mostravano i loro Ricci e i loro muschi
Per compiacere la mia fantasia -
Esplorai curiosa i loro ninnoli -
Afferrai - strappai via -
Che dirà l'austero Abete -
Che dirà la Quercia?

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli. Un'altra copia è in un manoscritto del 1861 apparentemente preparato per la spedizione ma rimasto fra le carte di ED. In questa seconda versione c'è una variante al verso 9: "Fir" ("Abete" - "Hemlock" al verso precedente è più propriamente l'abete canadese) al posto di "Oak" e un punto interrogativo che chiude il secondo verso e trasforma l'inizio da affermazione a domanda; inoltre, i pronomi in prima persona diventano impersonali: "I" (v. 1) diventa "Who", "My" (v. 5) diventa "His" e i tre "I" dei vv. 6 e 7 diventano altrettanti "He".

La bellezza della natura è sempre a nostra disposizione; talvolta ne approfittiamo troppo e tradiamo la sua fiducia, magari soltanto per soddisfare la nostra curiosità, senza pensare all'inconsapevole lavoro che ha creato un fiore o un filo d'erba che strappiamo con noncuranza.


J42 (1858) / F58 (1859)

A Day! Help! Help!
Another Day!
Your prayers - Oh Passer by!
From such a common ball as this
Might date a Victory!
From marshallings as simple
The flags of nations swang.
Steady - my soul: What issues
Upon thine arrow hang!
    Un Giorno! Aiuto! Aiuto!
Un altro Giorno!
Le tue preghiere - Oh Tu che passi!
Da una sfera comune come questa
Potrebbe datarsi una Vittoria!
Da schieramenti così semplici
Le bandiere di nazioni sventolarono.
Salda - anima mia: Quali eventi
Al tuo strale sospesi!

Nell'edizione Johnson la poesia è in otto versi e il primo comprende anche il secondo dell'edizione Franklin. La scelta di Franklin è conforme al manoscritto nel fascicolo 2 e credo sia dettata dal fatto che l'abitudine di ED di andare liberamente a capo (abitudine che rende molto spesso problematico decidere dove situare le cesure tra i versi) inizia nel fascicolo 4 (con la J136-F94).

Difficile distinguere fra normalità ed eccezionalità. Un giorno che inizia come tanti altri, la preghiera di un viandante, il globo del sole che come sempre segue il suo corso possono essere testimoni di eventi straordinari, che accadono sempre in giorni e luoghi senza nulla di particolarmente unico. La stessa cosa può dirsi della nostra anima, della nostra interiorità, così familiare e vicina e nello stesso tempo custode di eventi di cui talvolta non immaginiamo la portata.
Per "arrow" (ultimo verso) si può presumere che ED abbia pensato agli "arrows of God" (gli "strali divini"), come se avesse voluto attribuire all'anima un tratto divino.


J43 (1858) / F59 (1859)

Could live - did live -
Could die - did die -
Could smile upon the whole
Through faith in one he met not -
To introduce his soul -

Could go from scene familiar
To an untraversed spot -
Could contemplate the journey
With unpuzzled heart -

Such trust had one among us -
Among us not today -
We who saw the launching
Never sailed the Bay!

    Poteva vivere - visse -
Poteva morire - morì -
Poteva sorridere su tutto
Per fede in qualcuno che non conosceva -
Presentando la sua anima -

Poteva passare da un luogo familiare
A un posto mai attraversato -
Poteva contemplare il cammino
Con cuore non incerto -

Tanta fiducia ebbe uno fra noi -
Non fra noi oggi -
Noi che vedemmo il varo
Non solcammo mai la Baia!

La morte come un varo per una baia sconosciuta, un passaggio da luoghi familiari a un posto di cui non sappiamo nulla e a cui possiamo credere soltanto per la fede in qualcuno che si rivelerà soltanto dopo la partenza. Per chi resta c'è solo la possibilità di guardare quella partenza, senza sapere nulla di quello che ci sarà in quel mare sconosciuto.


J44 (1858) / F60 (1859)

If she had been the Mistletoe
And I had been the Rose -
How gay upon your table
My velvet life to Close -
Since I am of the Druid -
And she is of the dew -
I'll deck Tradition's buttonhole
And send the Rose to you.
    Se lei fosse stata il Vischio
E io fossi stata la Rosa -
Che gioia sulla tua tavola
La mia vita di velluto Concludere -
Poiché io sono dei Druidi -
E lei è della rugiada -
Ornerò l'asola della Tradizione
E invierò la Rosa a te.

Inviata a Samuel Bowles, probabilmente con una rosa. Un'altra copia è nei fascicoli, identica, a parte l'aggiunta di un punto esclamativo alla fine del quarto verso e "she" al primo non evidenziato.

Un gioco tra il vischio e la rosa, probabilmente riferito alle feste di fine/inizio anno. Nel quinto verso l'accostamento druidi/vischio deriva probabilmente dalla definizione di "mistletoe" nel Webster 1828: "... This plant was held in great veneration by the Druids.". Gli ultimi versi possiamo leggerli come: "poiché io sono più simile al vischio e non ho la vellutata bellezza della rosa, rispetterò la tradizione festeggiando con lui e mandando lei a te."


J45 (1858) / F62 (1859)

There's something quieter than sleep
Within this inner room!
It wears a sprig upon it's breast -
And will not tell it's name.

Some touch it, and some kiss it -
Some chafe it's idle hand -
It has a simple gravity
I do not understand!

I would not weep if I were they -
How rude in one to sob!
Might scare the quiet fairy
Back to her native wood!

While simple-hearted neighbors
Chat of the "Early dead" -
We - prone to periphrasis,
Remark that Birds have fled!

    C'è qualcosa di più quieto del sonno
Dentro quest'intima stanza!
Porta un ramoscello sul petto -
E non dirà il suo nome.

Qualcuno la tocca, e qualcuno la bacia -
Qualcuno sfrega la sua mano oziosa -
Ha una semplice austerità
Che non comprendo!

Non piangerei se fossi in loro -
Quanta rozzezza in uno che singhiozza!
Potrebbe far fuggire la tranquilla fata
Indietro al suo bosco natio!

Mentre i vicini di buon cuore
Chiacchierano di "morte Prematura" -
Noi - inclini alla perifrasi,
Notiamo che gli Uccelli sono volati via!

Una morte prematura si trasforma in qualcosa più calmo di un sonno, in un evento solenne, anche se arduo da comprendere, in un fiabesco tornare nel posto da cui si è venuti, in un volarsene via come un uccello che va verso lidi più accoglienti.
Nei versi si legge una visione tranquilla, e rassegnata, della morte, ma anche due guizzi che sembrano come una ribellione di fronte a essa: l'ottavo verso, con quel "non comprendo" che contrasta con il "simple" del verso precedente, e l'ultimo, dove gli uccelli volati via trasmettono un senso di ineluttabile abbandono.


J46 (1858) / F63 (1859)

I keep my pledge.
I was not called -
Death did not notice me.
I bring my Rose -
I plight again -
By every sainted Bee -
By Daisy called from hillside -
By Bobolink from lane -
Blossom and I -
Her oath, and mine -
Will surely come again -
    Io mantengo la mia promessa.
Non fui chiamata -
La morte non si è accorta di me.
Porto la mia Rosa -
M'impegno di nuovo -
Per ogni Ape consacrata -
Per la Margherita chiamata dal pendio -
Per il Bobolink dal sentiero -
Il fiore ed io -
Il suo giuramento, e il mio -
Certamente ritorneremo -

Il superamento della morte attraverso l'eterno ritorno. L'impegno a tornare dei due ultimi versi è quello della rosa che fiorirà di nuovo e, insieme, di chi non è ancora chiamato a compiere un viaggio che appare definitivo. Ma si respira anche aria di risurrezione, con la trinità naturale dei versi 6-8 (ape, margherita e bobolink), evocata come per santificare il ciclo ininterrotto della natura, che riesce ad andare anche al di là della morte, indicando anche a noi l'ineluttabilità di una fine a cui segue un nuovo inizio.


J47 (1858) / F64 (1859)

Heart! We will forget him!
You and I - tonight!
You may forget the warmth he gave -
I will forget the light!

When you have done, pray tell me
That I may straight begin!
Haste! lest while you're lagging
I remember him!

    Cuore! Lo dimenticheremo!
Tu ed io - questa notte!
Tu potrai dimenticare il calore che dava -
Io dimenticherò la luce!

Quando hai finito, ti prego di dirmelo -
Così che io possa subito incominciare!
Presto! perché mentre tu indugi
Io potrei ricordarlo!

Una rinuncia gridata; un amore, di cui si è sperimentata la gioia e il calore, che va dimenticato in fretta, perché ogni indugio potrebbe far diventare impossibile un oblio così doloroso.


J48 (1858) / F65 (1859)

Once more, my now bewildered Dove
Bestirs her puzzled wings.
Once more, her mistress, on the deep
Her troubled question flings -

Thrice to the floating casement
The Patriarch's bird returned -
Courage! My brave Columba!
There may yet be Land!

    Ancora una volta, la mia Colomba ora confusa
Agita le ali perplesse.
Ancora una volta, la sua padrona, al profondo
Lancia la sua tormentata domanda -

Tre volte alla galleggiante finestra
Tornò l'uccello del Patriarca -
Coraggio! Mia valorosa Colomba!
Potrebbe ancora esserci Terra!

La ricerca di una "terra" nel mare della vita è difficile, ma come Noè non si scoraggiò dopo che la colomba era tornata tre volte senza alcun segno di speranza, anche noi dobbiamo continuare a cercare la risposta alle domande che lanciamo al profondo mistero che ci circonda.


J49 (1858) / F39 (1858)

I never lost as much but twice -
And that was in the sod.
Twice have I stood a beggar
Before the door of God!

Angels - twice descending
Reimbursed my store -
Burglar! Banker - Father!
I am poor once more!

    Non persi mai tanto se non due volte -
E fu nell'erbosa zolla.
Due volte sono rimasta a mendicare
Davanti alla porta di Dio!

Angeli - due volte discendendo
Ripianarono la mia provvista -
Ladro! Banchiere - Padre!
Sono povera ancora una volta!

Per le due perdite del primo verso (definitive, vista la zolla del secondo) la contabilità divina ha disposto un compenso, ma ora, per la terza volta, la scomparsa, o l'abbandono, si ripete. E così, negli ultimi due versi, il Dio misericordioso diventa un padre ladro, perché non smette di rubarci ciò che amiamo, e banchiere, perché quell'illusorio concedere dei primi versi sembra trasformarsi in un crudele ciclo di dolori per costringerci a un eterno mendicare, davanti a una porta che ci promette un paradiso futuro e ipotetico, ma è in realtà chiusa alle concrete preghiere del presente.


J50 (1858) / F40 (1858)

I hav'nt told my garden yet -
Lest that should conquer me.
I hav'nt quite the strength now
To break it to the Bee -

I will not name it in the street
For shops w'd stare at me -
That one so shy - so ignorant
Should have the face to die.

The hillsides must not know it -
Where I have rambled so -
Nor tell the loving forests
The day that I shall go -

Nor lisp it at the table -
Nor heedless by the way
Hint that within the Riddle
One will walk today -

    Non l'ho ancora detto al mio giardino -
Perché potrei esserne sopraffatta.
Non ho proprio la forza ora
Di svelarlo all'Ape -

Non ne farò menzione per strada
Perché le botteghe guarderebbero stupite -
A una così timida - così ignorante
Che abbia la sfacciataggine di morire.

Non devono saperlo i pendii delle colline -
Dove ho tanto vagabondato -
Né devo dire alle amate foreste
Il giorno che me ne andrò -

Né mormorarlo a tavola -
Né sbadata strada facendo
Far capire che nel cuore dell'Enigma
Qualcuno oggi s'incamminerà -

La morte è un cammino solitario, che ci porterà nel cuore del mistero. Non è qualcosa da condividere, nemmeno con le cose o le persone che ci sono più vicine, perché nulla e nessuno può aiutarci a intraprendere un viaggio privo di qualsiasi contatto con le cose che conosciamo.
Nella seconda strofa è detta con forza l'indicibilità della morte, il nostro essere indifesi di fronte a un mistero di cui non sappiamo nulla, fino al paradosso di diventare "sfacciati" se avessimo l'ardire di voler affrontare consapevolmente, con l'ausilio della ragione, qualcosa che di "ragionevole" non ha nulla.