Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F801 - 850

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F801 (1864) / J981 (1864)

As Sleigh Bells seem in Summer
Or Bees, at Christmas show -
So fairy - so fictitious -
The individuals do
Repealed from Observation -
A Party that we knew -
More distant in an instant
Than Dawn in Timbuctoo -
    Come sembrerebbero Sonagli di Slitta in Estate
O Api, nel cerimoniale Natalizio -
Così fantastici - così fittizi -
Sembrano gli individui
Sottratti all'Osservazione -
Una Persona che conoscevamo -
Più distante in un istante
Dell'Alba a Timbuctù -

La morte non è un passaggio che prevede tappe. Chi muore diventa improvvisamente "altro", un qualcosa di fantastico e fittizio insieme, che in un istante si trasforma da persona conosciuta in un'entità estranea e inafferrabile, più di qualsiasi evento naturale mille miglia lontano da noi e dalla nostra facoltà di immaginare.


F802 (1864) / J1103 (1866)

The spry Arms of the Wind
If I could crawl between
I have an errand imminent
To an adjoining Zone -
I should not care to stop,
My Process is not long
The Wind could wait without the Gate
Or stroll the Town among.

To ascertain the House
And is the soul at Home
And hold the Wick of mine to it
To light, and then return -

    Fra le vivaci Braccia del Vento
Se potessi insinuarmi
Avrei una commissione in sospeso
In una Zona adiacente -
Non dovrei fermarmi,
Il Procedimento non è lungo
Il Vento potrebbe aspettare fuori del Cancello
O girovagare per la Città.

Accertare la Dimora
E se l'anima è in Casa
Accostarvi il mio Stoppino
Per far luce, e poi tornare -

Un viaggio breve e immateriale, sulle ali del vento, soltanto per accertare se di là è tutto in ordine, se in quel posto vicino a quello in cui abitiamo noi, ma dove non è facile andare e poi tornare, esiste veramente una casa e se dentro quella casa c'è l'anima che ci interessa.
Il finale può essere letto come la ricerca di un'anima cara, che ormai dimora altrove rispetto a noi, come se potessimo farle una fugace visita, ma anche come la voglia di sapere se dall'altra parte esiste qualcosa che qui chiamiamo casa e che là potrebbe essere abitata solo da anime.
Per la prima strofa ho scelto l'edizione Franklin (otto versi) rispetto a quella Johnson che la divide in due di quattro versi.


F803 (1864) / J835 (1864)

Nature and God - I neither knew
Yet Both so well knew Me
They startled, like Executors
Of My identity -

Yet Neither told - that I could learn -
My Secret as secure
As Herschel's private interest
Or Mercury's affair -

    Natura e Dio - nessuno dei due conoscevo
Ma Entrambi così bene conoscevano Me
Che mi spaventarono, come Esecutori
Della Mia identità -

Ma Nessuno dei due rivelò - che avevo imparato -
Il mio Segreto tanto al sicuro
Quanto le faccende private di Herschel
O la questione di Mercurio -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Un'altra copia (datata all'anno precedente) fu inviata a Samuel Bowles, senza divisione in strofe e con una variante al verso 4: "an" ("una") al posto di "My".

Difficile, se non impossibile, conoscere veramente la natura e Dio (ma anche la vera natura di Dio). Di una vediamo ciò che gli occhi ci rimandano, dell'altro possiamo soltanto supporre l'esistenza. Eppure li sentiamo sempre intorno e dentro di noi e quasi ci spaventano, come se fossero loro a guidarci, anche al di là della nostra volontà. Ma nel contempo ci sentiamo al sicuro, perché la loro esistenza così fuori dai canoni quotidiani ci permette di avere con loro un rapporto intimo, lontano dagli occhi indiscreti degli altri.
Difficile chiarire i riferimenti negli ultimi due versi. "Herschel" si riferisce sicuramente a uno dei due famosi astronomi padre e figlio: Fridrich Wilhelm (1738-1822), che scoprì il pianeta Urano, e John Frederick (1792-1871), che diede inizio alla fotografia astronomica. Il "private interest" può alludere al fatto che la vita privata di uomo famoso è in genere molto meno conosciuta dei suoi meriti pubblici.
Per "Mercury" si possono fare due ipotesi: le polemiche che nell'Ottocento ci furono riguardo all'esatta natura di alcuni aloni e bagliori misteriosi, osservati durante i transiti solari, poi riconosciuti durante il transito del 1878 come illusioni ottiche o rifrazioni nelle apparecchiature di osservazione, o, più probabilmente, l'ipotesi avanzata da Le Verrier (citato da ED nella poesia J149-F159) nel 1859 circa la possibile esistenza di un pianeta che potesse spiegare le perturbazioni dell'orbita di Mercurio. La questione si trascinò fino all'enunciazione della teoria della relatività generale, nel 1916, che trovò una delle conferme sperimentali nel 1919 proprio in tali perturbazioni, previste esattamente dai calcoli di Einstein.


F804 (1864) / J829 (1864)

Ample make this Bed,
Make this Bed with Awe -
In it, wait till Judgment Break
Excellent, and Fair -

Be it's Mattrass straight -
Be it's Pillow round -
Let no Sunrise' Yellow noise
Interrupt this ground -

    Ampio fa' questo Letto,
Fa' questo Letto con Reverenza -
In esso, aspetta finché il Giudizio Prorompa
Eccellente, e Giusto -

Sia il Materasso spianato -
Sia il Cuscino rotondo -
Non lasciare che il Giallo rumore dell'Alba
Interrompa questo suolo -

Quattro copie:
A) probabilmente inviata a Susan nel 1864 (è la copia riportata sopra);
B) trascritta nei fascicoli nel 1865;
C) acclusa a una lettera a Higginson del 9 giugno 1866 (L319);
D) acclusa a una lettera a Thomas Niles dell'aprile 1883 (L814) dove è indicata nel testo con il titolo "Country Burial" ("Sepoltura Campestre").
Le quattro copie sono praticamente uguali, a parte qualche modifica nella punteggiatura (assente nella copia dei fascicoli a parte un punto finale).

La tomba diventa un letto fatto con scrupolo e timore reverenziale (quest'ultima è la traduzione più corretta per "awe", ho semplificato per non allungare troppo il verso), dove aspettare con fiducia il giorno del giudizio, senza lasciare che nemmeno i fenomeni naturali (fantasiosa e molto bella l'immagine del "giallo rumore dell'alba") disturbino la tranquilla uniformità di quel suolo.
Al verso 5 ED scrive "Mattrass" invece di "Mattress". Johnson dice che nell'ultimo dei quattro manoscritti conosciuti di questa poesia (quello inviato a Niles) ED scrisse "Mattress" perché "evidentemente considerò l'ortografia mattrass arcaica." Franklin, citando la nota di Johnson, afferma invece che la parola è scritta "Mattrass" in tutti i quattro manoscritti. Nel Webster è riportato "Mattress" con l'indicazione "Vedi Matress, una ortografia più corretta", mentre c'è la voce "Matrass" (con una sola "t") con il significato di "alambicco".


F805 (1864) / J1096 (1866)

These Strangers, in a foreign World,
Protection asked of me -
Befriend them, lest yourself in Heaven
Be found a Refugee -
    Questi Sconosciuti, in un Mondo straniero,
Protezione chiesero a me -
Sii loro amico, affinché tu stesso in Cielo
Non sia ritenuto un Esule -

Accogliere il diverso, lo straniero, è dovere di tutti, anche perché la ricompensa sarà non essere trattati anche noi da esuli in cielo.
Sembra un versetto biblico, e probabilmente è stata scritta pensando ad uno dei tanti passi della Bibbia che esaltano i doveri dell'ospitalità e della tolleranza.


F806 (1864) / J994 (1865)

Partake as doth the Bee -
Abstemiously.
A Rose is an Estate -
In Sicily -
    Prendine come fa l'Ape -
Moderatamente.
Una Rosa è un Patrimonio -
In Sicilia -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli, dove c'è una variante per gli ultimi due versi: "I know the Family / in Tripoli." ("Conosco la Famiglia / a Tripoli."). C'è anche un altro manoscritto autografo, rimasto tra le carte di ED, probabile brutta copia di un biglietto (perduto) inviato, insieme a un mazzo di fiori, al cugino Perez Dickinson Cowan, studente presso l'Amherst College, che il 26 aprile 1864 scrive nel suo diario: "They were very fine indeed heliotrope - hyacinths - verbena - geranuium fuchsia etc & sent with it one of the nicest notes - worded thus [segue il testo del biglietto]" (Jay Leyda, The Years and Hours of Emily Dickinson, Yale University Press, New Haven, 1960, vol. II, pag. 87).
In entrambe queste ulteriori versioni al verso 3 "A" diventa "The".

Uno dei biglietti che accompagnavano fiori. Stavolta la cosa è certa, visto che è registrata nel diario del destinatario. La Sicilia dell'ultimo verso è il paese esotico, del sole e del caldo, dove una rosa è da considerarsi un bene prezioso, da gustare con moderazione. Nella variante della copia nei fascicoli scompare il riferimento al fiore, ed è la famiglia dell'ape a essere accostata all'esotismo mediterraneo, spostato di qualche chilometro.


F807 (1864) / J821 (1864)

Away from Home, are They and I -
An Emigrant to be
In a Metropolis of Homes
Is easy, possibly -

The Habit of a Foreign Sky
We - difficult acquire
As Children, who remain in Face
The more their Feet, retire.

    Lontani da Casa, siamo Loro ed io -
Essere un Emigrante
In una Metropoli di Case
È facile, forse -

L'Abitudine a un Cielo Straniero
Noi - difficilmente acquisiamo
Come i Figli, che restano negli Occhi
Quanto più i loro Passi, si allontanino.

Scritta nell'aprile del 1864, all'inizio del primo soggiorno a Cambridge, vicino a Boston, dove ED era andata per curare una malattia degli occhi e dove resterà fino a novembre. L'anno successivo ci fu un nuovo soggiorno a Cambridge, da aprile a ottobre, sempre per la stessa cura.
Ci sono altre due copie, una inviata a Elizabeth Holland e l'altra trascritta nei fascicoli, entrambe con "some" ("alcuni") al posto di "They" al primo verso.

ED si sposta da casa per uno dei tre viaggi che fece in tutta la sua vita e subito la nostalgia si fa sentire.
Nel penultimo verso "in Face" può essere letto come riferito ai "children" che precedono, come fanno sia Raffo (nei Meridiani): "come il volto dei bimbi che rimane / più i passi s'allontanano." che Villar Raso: "Como Niños, que permanecen con su Rostro / Cuanto más se alejan sus Pies." Io ho interpretato la seconda strofa come: "l'abitudine ad un cielo straniero è difficile da acquisire, così come è difficile accettare l'allontanamento dei figli, che rimangono negli occhi, ovvero rimangono come parte di noi stessi, tanto più quanto più si allontanano", anche sulla base di una definizione del Webster per "face": "Presence; sight; as in the phrases, before the face, in the face, to the face, from the face."


F808 (1864) / J- /

The lovely flowers embarrass me,
They make me regret I am not a Bee -
    Gli incantevoli fiori mi imbarazzano,
Mi fanno rammaricare di non essere un'Ape -

In una lettera alla zia Lucretia Bullard (sorella del padre) del 1864 (L1047). I versi sono all'inizio, seguiti da: "Was it my blame or Nature's? / Thank you, dear Aunt, for the thoughtfulness, I shall slowly forget - / The beautiful Plant would entice me, did I obey myself, but the Doctor is rigid. / Will you believe me grateful, who have no Argument? / Truly, / Emily." ("È stata mia la colpa o della natura? / Grazie, cara Zia, per il pensiero, lo dimenticherò lentamente - / La bellissima Pianta mi attirerebbe, se dovessi obbedire a me stessa, ma il Dottore è rigido. / Mi crederai grata, anche se non ho Argomenti? / Sinceramente, / Emily.")
Franklin ci informa che probabilmente la lettera era in risposta all'invio di un pianta di glicine, nel periodo in cui ED era a Cambridge per curarsi gli occhi.

Il ringraziamento per l'invio di un pianta diventa il rimpianto di non essere in grado di goderne, di dover seguire le severe istruzioni del medico, che aveva proibito anche la lettura e la scrittura, i fiori forse più amati da ED.


F809 (1864) / J901 (1864)

Sweet, to have had them lost
For news that they be saved -
The nearer they departed Us,
The nearer they, restored,
Shall stand to Our Right Hand -
Most precious are the Dead -
Next precious
Those that rose to go -
Then thought of Us, and stayed -
    Dolce, averne provato la perdita
Per l'annuncio di come siano salvi -
Tanto vicini si allontanarono da Noi,
Quanto vicini, restituiti,
Rimarranno alla Nostra Destra -
I più preziosi sono i Morti -
Subito dopo
Quelli che si alzarono per andare -
Poi pensarono a Noi, e rimasero -

Due manoscritti: uno piegato come se dovesse essere spedito, ma rimasto in possesso di ED (la versione qui riportata) e uno nei fascicoli, suddiviso in due strofe di quattro versi (il settimo e l'ottavo uniti) e con due varianti (oltre a quelle nella punteggiatura): al verso 1 "Good" ("Bello") al posto di "Sweet" e al verso 7 (8 nella versione qui riportata) "turned" ("si voltarono") al posto di "rose" (ma con ques'ultimo termine indicato come alternativa).

Il dolore per la morte delle persone care diventa dolce, pensando a come esse siano ora in salvo e, soprattutto, a quando le ritroveremo, vicine quanto lo sono state nel corso della vita. Sono loro le cose più preziose che abbiamo, ma subito dopo vengono coloro che per amor nostro rinunciarono a quel viaggio.
Una contrapposizione fra amore divino, spirituale, e amore terreno, con il primo che mantiene la sua supremazia ma, in fin dei conti, non è altro che la prosecuzione dell'altro.
Al verso 7 ho tradotto liberamente "Next precious" con "Subito dopo" perché non ho trovato una soddisfacente traduzione letterale e tradurre "next" con "anche", come Raffo nei Meridiani, mi sembrava non adeguato al senso del verso, che suggerisce non una preziosità simile ma leggermente inferiore. Poteva andar bene "Quasi altrettanto preziosi", ma mi è sembrato troppo lungo.


F810 (1864) / J864 (1864)

The Robin for the Crumb
Returns no syllable
But long records the Lady's name
In Silver Chronicle.
    Il Pettirosso per la Briciola
Non replica sillaba
Ma a lungo imprime il nome della Dama
In Argentee Cronache.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata alla zia Lucrezia Bullard mentre ED era a Cambridge per curarsi gli occhi (L1048).

La vera gratitudine non è quella immediata (lo spazio di una sillaba, di un semplice grazie), ma quella che si imprime nella memoria e dura nel tempo (come l'argenteo canto del pettirosso, che celebra la dama che lo ha nutrito).


F811 (1864) / J930 (1864)

There is a June when Corn is cut
And Roses in the Seed -
A Summer briefer than the first
But tenderer indeed

As should a Face supposed the Grave's
Emerge a single Noon
In the Vermillion that it wore
Affect us, and return -

Two Seasons, it is said, exist -
The Summer of the Just,
And this of our's, diversified
With Prospect - and with Frost -

May not our Second with it's First
So infinite compare
That We but recollect the one
The other to prefer?

    C'è un Giugno quando il Grano è tagliato
E le Rose nel Seme -
Un'Estate più breve della prima
Ma più tenera in verità

Come se un Volto creduto nella Tomba
Emergesse in un singolo Mezzogiorno
Nel Vermiglio colore che aveva
Ci commovesse, e sparisse -

Due Stagioni, si dice, esistono -
L'Estate del Giusto,
E questa nostra, diversificata
In Aspettativa - e in Gelo -

Non potrebbe la Seconda con la Prima
Così infinita confrontarsi
Tanto da tenerci solo il ricordo dell'una
Preferendo l'altra?

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Il primo verso è anche in una lettera a Susan del giugno 1864 (L292) spedita da Cambridge, dove ED stava curando i suoi disturbi agli occhi: "I knew it was 'November', but then there is a June when Corn is cut, whose option is within." ("Sapevo che era 'Novembre', ma poi c'è un Giugno quando il Grano è tagliato, la cui opzione è interiore.").

Nelle prime due strofe la descrizione di due estati: quella canonica che va da giugno ad agosto, e l'altra, l'indian summer (o estate di San Martino) che talvolta ci sorprende al limitare dell'inverno, come se all'improvviso ricomparisse qualcuno che credevamo morto. Nelle due strofe finali le due estati diventano metafora delle due parti della nostra esistenza: la prima è quella infinita e atemporale dell'immortalità, della certezza di una luce forte e calda a cui non seguirà mai il gelo dell'inverno; la seconda è quella caduca e breve della nostra esistenza terrena, che ogni volta ci ammalia e ci commuove con il suo spettacolo di improvvisa rinascita, anche se poi sappiamo di dover affrontare il gelo dell'inverno. Insomma, l'estate eterna ci attira, se dovessimo scegliere la preferiremmo all'altra, ma, ci chiediamo, perché non può esistere un modo per averle entrambe? Non si potrebbe entrare nell'estate eterna portando con sé almeno il ricordo di quella terrena, così capricciosa ma anche così tenera?
Nell'ultima strofa ED ci pone, con la leggerezza di una ingenua domanda, di fronte ad uno dei temi più sentiti da chi crede nell'aldilà, nell'immortalità dell'anima: sapere se in questa ipotetica eterna estate potremo mantenere il ricordo della nostra vita terrena. Altrimenti, che gusto ci sarebbe ad assaporare una gioia eterna senza più la memoria di quella che è stata la nostra vita mortale, sia pur breve e sofferta?


F812 (1864) / J826 (1864)

Love reckons by itself - alone -
"As large as I" - relate the Sun
To One who never felt it blaze -
Itself is all the like it has -
    L'Amore si valuta in sé - da solo -
"Grande come me" - direbbe il Sole
A Chi non l'ha mai sentito bruciare -
Se stesso è tutto ciò che ha di simile -

L'amore è qualcosa che difficilmente di può tradurre in parole, se ne può avvertire la grandezza soltanto quando lo proviamo. Cercare di definirlo sarebbe come spiegare il sole a chi non ne ha mai provato la fiamma, e lo stesso sole, così come l'amore, non potrebbe dire altro di sé che "grande come me", perché l'uno e l'altro non hanno simili a cui paragonarsi.


F813 (1864) / J837 (1864)

How well I knew Her not
Whom not to know - has been
A Bounty in prospective - now
Next door to mine, the pain -
    Non ho mai conosciuto Colei
Che non conoscere - era stata
Una Ricompensa in prospettiva - ora
Nella porta accanto alla mia, la pena -

Inviata a Maria Whitney quando morì la sorella, Sarah Learned, il 9 luglio 1864. Un'altra copia è nei fascicoli, con varianti minime nella punteggiatura e nell'uso delle maiuscole.

ED invia questa poesia a Maria Whitney, amica di Samuel Bowles, per la morte della sorella e riesce a volgere in positivo il fatto di non averla mai conosciuta, visto che non conoscerla lasciava aperta la possibilità di farlo in futuro. Una sorta di riproposizione del tema del desiderio che soddisfa più del suo soddisfacimento.


F814 (1864) / J832 (1864)

Soto! Explore thyself!
Therein thyself shalt find
The "Undiscovered Continent" -
No Settler had the Mind.
    Soto! Esplora te stesso!
Dentro te stesso troverai
Il "Continente Inesplorato" -
Che mai Colono immaginò.

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Esistono altre due copie (datate all'anno precedente), una inviata al fratello Austin e l'altra rimasta tra le carte di ED, con la prima parola della poesia tra virgolette e senza punto esclamativo.

Hernando de Soto (1496-1542) era un conquistatore ed esploratore spagnolo, che prese parte alla conquista del Perù e poi esplorò la Florida e la regione meridionale del Mississippi. ED lo fa diventare simbolo di chi esplora il mondo esterno, per dirci che il vero continente inesplorato, nel quale sicuramente saremo i primi ad entrare, è quello che abbiamo dentro di noi.


F815 (1864) / J830 (1864)

To this World she returned
But with a tinge of that -
A Compound manner,
As a Sod
Espoused a Violet,
That chiefer to the Skies
Than to Himself, allied,
Dwelt hesitating, half of Dust -
And half of Day, the Bride.
    A questo Mondo ella è tornata
Ma con una sfumatura di quello -
Un aspetto Composito,
Come un Grumo d'Erba
Sposato a una Violetta,
Che più strettamente ai Cieli
Che a Lui stesso, unita,
Indugi esitante, metà della Polvere -
E metà del Giorno, la Sposa.

La poesia fu inviata, come la J831-F946, a Gertrude Vanderbilt, ferita il 20 marzo 1864 da un colpo di pistola sparato alla sua cameriera da uno spasimante respinto. La Vanderbilt stette per diverso tempo fra la vita e la morte e si riprese definitivamente a settembre.
Un'altra copia è trascritta nei fascicoli, suddivisa in due strofe; in questa versione le edizioni critiche uniscono in uno i versi 3 e 4 in quanto la "a" di "as"(v. 4) è in minuscolo.
Nell'edizione Franklin è indicata una terza poesia inviata alla Vanderbilt in quel periodo: la F895, che nell'edizione Johnson è suddivisa nelle poesie J1068 e J1775.

Il faticoso ritorno alla vita è descritto con due immagini molto efficaci: la sfumatura dell'altro mondo che il redivivo porta con sé, e la violetta sposata al terreno, che esita fra i cieli e la terra.
Al quarto verso il termine "sod" significa propriamente "zolla"; dovendolo volgere al maschile, visto che è sposato a una violetta, ho tradotto con "grumo d'erba".


F816 (1864) / J818 (1864)

I could not drink it, Sweet,
Till You had tasted first,
Though cooler than the Water was
The Thoughtfulness of Thirst.
    Non potevo berla, Tesoro,
Finché Tu non l'avessi gustata per prima,
Sebbene più fresca dell'Acqua fosse
L'Ansia di Bere.

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan (L287) con una variante nel primo verso: "Sue" al posto di "Sweet".

Un biglietto che accompagnava una bevanda preparata da ED per la cognata? O qualche altra cosa che ED voleva far vedere subito, e prima, a Susan, pur desiderando farlo anche lei (vedi gli ultimi due versi)? È una di quelle poesie legata probabilmente a qualcosa di concreto, difficilmente ricostruibile.


F817 (1864) / J822 (1864)

This Consciousness that is aware
Of Neighbors and the Sun
Will be the one aware of Death
And that itself alone

Is traversing the interval
Experience between
And most profound experiment
Appointed unto Men -

How adequate unto itself
It's properties shall be
Itself unto itself and None
Shall make discovery -

Adventure most unto itself
The Soul condemned to be -
Attended by a single Hound
It's own identity.

    Questa Coscienza che è consapevole
Del Prossimo e del Sole
Sarà l'unica consapevole della Morte
E quella che da sola

Attraverserà l'intervallo
Fra l'Esperienza
E il più profondo esperimento
Destinato agli Uomini -

Quanto adeguate a se stessa
Saranno le sue proprietà
In se stessa e in Nient'altro
Farà la scoperta -

Avventura soprattutto dentro di sé
L'Anima è condannata ad essere -
Assistita da un unico Segugio
La sua stessa identità.

Nel momento della morte si è completamente soli. Soltanto la nostra coscienza sarà consapevole di quell'attimo che ci farà oltrepassare il confine che divide il mondo dell'esperienza, quello che viviamo tutti i giorni, da quell'esperimento senza repliche, di una insondabile profondità, a cui tutti gli uomini sono destinati. E nessuno potrà mai dirci, prima di quell'attimo, se il nostro io sarà all'altezza di quel momento; solo la coscienza, forse, riuscirà a scoprirlo, ma anch'essa senza aver avuto modo di saperlo prima, perché l'anima è condannata ad essere soprattutto testimone di se stessa, senza la possibilità di essere assistita da nient'altro se non dalla propria intima essenza.
Una lucida rappresentazione della solitudine davanti alla morte, con quei ripetuti, ossessivi, "itself" che sembrano circoscrivere senza appello un raggio d'azione che non va al di là di se stessi. Molto acuta la definizione della morte come "intervallo fra l'esperienza e il più profondo esperimento destinato agli uomini", con quel "most profound" (v. 7) che vale sia come "abissale, assoluto" che come "insondabile, inconoscibile", un'inconoscibilità che viene confermata dalla strofa che segue, dove ED ci dice che niente e nessuno potrà darci, prima di quel momento, qualche indizio di come si svolgerà quell'esperimento.
Per l'ultima strofa, inviata da sola a Susan, è possibile una lettura autonoma, non rivolta in modo specifico al momento della morte, come nella poesia intera, ma con la stessa forza nel proclamare la solitudine dell'anima nell'avventura della vita, che diventa, con una delle solite sorprendenti immagini di ED, una sorta di battuta di caccia che siamo costretti a fare portando con noi un unico segugio: noi stessi.


F818 (1864) / J817 (1864)

Given in Marriage unto Thee
Oh thou Celestial Host -
Bride of the Father and the Son
Bride of the Holy Ghost -

Other Betrothal shall dissolve -
Wedlock of Will, decay -
Only the Keeper of this Ring
Conquer Mortality -

    Data in Matrimonio a Te
Oh tu Ostia Celeste -
Sposa del Padre e del Figlio
Sposa dello Spirito Santo -

Le altre Promesse si scioglieranno -
Le Nozze della Volontà, decadranno -
Solo il Possessore di questo Anello
Sconfiggerà la Morte -

Nelle note dell'edizione curata da Bianca Tarozzi si legge: "Poesia che è stata definita 'più cattolica che congregazionalista' (J. D. Eberwein, Dickinson: Strategies of Limitation, Amherst, University of Massachusetts Press, 1985) e che utilizza, secondo la tradizione biblica, la metafora dell'amore terreno per la definizione dell'amore di Dio. Uno dei rari esempi in cui il tema religioso non è stravolto dall'ironia."
In effetti questa interpretazione può valere per la prima strofa, che, da sola, fu inviata a Susan. Leggendo l'intera poesia l'amore terreno si riduce ad un vincolo effimero, destinato a sciogliersi e a decadere, nei confronti di quello divino, destinato all'immortalità.
Se poi pensiamo al profondo rapporto che ED ebbe con Susan, e se immaginiamo quei "Thee, thou" dei primi due versi come riferiti proprio a quest'ultima, la prima strofa può anche essere letta come un'appassionata dichiarazione d'amore che sconfina nel sacrilego.
Al secondo verso ho tradotto "Host" con "Ostia", ma non escluderei uno degli altri significati del termine: "ospite", nel senso di chi ospita (d'altronde anche l'ostia può essere considerata l'ospite del corpo di Cristo).


F819 (1864) / J815 (1864)

The Luxury to apprehend
The Luxury 'twould be
To look at Thee a single time
An Epicure of Me

In whatsoever Presence makes
Till for a further Food
I scarcely recollect to starve
So first am I supplied -

The Luxury to meditate
The Luxury it was
To banquet on thy Countenance
A Sumptuousness bestows

On plainer Days, whose Table far
As Certainty can see
Is laden with a single Crumb
The Consciousness of Thee.

    Il Lusso di concepire
Il Lusso che sarebbe
Guardarti un'unica volta
Un'Epicurea di Me

In Presenza di chiunque fa
Fino a che d'altro Cibo
A malapena rammento di aver fame
Tanto il primo m'ha saziata -

Il Lusso di meditare
Il Lusso che fu
Banchettare sul tuo Volto
Una Sontuosità conferisce

Ai più comuni Giorni, la cui Tavola per
Quanto la Certezza possa vedere
È riempita da un'unica Briciola
La Consapevolezza di Te.

Franklin elenca cinque copie di questa poesia:
A) inviata a Louise e Frances Norcross nel 1864. Il manoscritto è perduto e restano i primi tre versi trascritti da Frances nell'elenco delle poesie ricevute.
B) inviata a Susan nel 1864 (una strofa di 17 versi: il verso 13 è diviso in due).
C) trascritta nei fascicoli alla fine del 1865 (è il testo riportato sopra - quattro strofe di 4 versi).
D) copia rimaste tra le carte di ED (unica strofa di 16 versi).
E) acclusa a una lettera a Higginson (L323) del 16 luglio 1867 (due strofe di 8 versi).
Oltre alla diversa distribuzione dei versi, ci sono due varianti nelle copie D) ed E): al verso 12 "supplies" ("provvede") al posto di "bestows" e al verso 13 "To" al posto di "On".

Uno sguardo all'amato, anche un solo sguardo, trasformerebbe chi ama in un'epicureo, dimentico di qualsiasi altro cibo all'infuori di quello. E anche dopo quello sguardo, la semplice consapevolezza del ricordo di essersi cibata di quel volto riesce comunque a colmare totalmente la tavola di tutti i giorni.
Il "Luxury" usato nei due versi iniziali della prima e terza strofa ha il senso di godimento, estremo piacere, che in questo caso, anche per assonanza fonica, può essere reso bene con "lusso".


F820 (1864) / J827 (1864)

The only news I know
Is Bulletins all Day
From Immortality.

The only Shows I see -
Tomorrow and Today -
Perchance Eternity -

The only one I meet
Is God - The only Street -
Existence - This traversed

If other news there be -
Or Admirabler Show -
I'll tell it You -

    Le sole nuove che conosco
Sono i Bollettini di ogni Giorno
Dall'Immortalità.

I soli Spettacoli che vedo -
Il Domani e l'Oggi -
Può darsi l'Eternità -

Il solo essere che incontro
È Dio - La sola Strada -
L'Esistenza - traversata Questa

Se altre nuove ci fossero -
O più Mirabile Spettacolo -
Ve lo dirò -

La prima strofa è in una lettera inviata a Higginson nel giugno 1864 (L290), mentre ED era a Cambridge per curarsi gli occhi e Higginson era da poco in congedo dopo essere stato ferito a luglio dell'anno precedente.

L'esistenza come traversata ripetitiva (v. 5) e solitaria (v. 7) verso quell'incerto approdo che è l'eternità (v. 6, che ha due varianti: una meno incerta: "Three - with Eternity" e una che si può inserire fra le due: "And some Eternity"). Bacigalupo fa giustamente notare il "consueto umorismo serissimo di E.D." nell'ultima strofa.
I bollettini giornalieri della prima strofa sono un chiaro riferimento alla guerra in corso, nella quale Higginson era stato impegnato, e ferito, come comandante di una compagnia di soldati di colore.


F821 (1864) / J961 (1864)

Wert Thou but ill - that I might show thee
How long a Day I could endure
Though thine attention stop not on me
Nor the least signal, Me assure -

Wert Thou but Stranger in ungracious country -
And Mine - the Door
Thou paused at, for a passing bounty -
No More -

Accused - wert Thou - and Myself - Tribunal -
Convicted - Sentenced - Ermine - not to Me
Half the Condition, thy Reverse - to follow -
Just to partake - the infamy -

The Tenant of the narrow Cottage, wert Thou -
Permit to be
The Housewife in thy low attendance
Contenteth Me -

No Service hast Thou, I would not achieve it -
To die - or live -
The first - Sweet, proved I, ere I saw thee -
For Life - be Love -

    Non fossi Tu che ostile - potrei mostrarti
Che lunghi Giorni resisterei
Malgrado la tua attenzione non si fermi su di me
Né il minimo segnale, Mi rassicuri -

Non fossi Tu che Straniero in un paese inospitale -
E Mia - la Porta
Dove ti fossi fermato, per un fuggevole premio -
Nient'Altro -

Accusato - fossi Tu - e Io stessa - il Tribunale -
Deciso - Condannasse - in Ermellino - non Me
A metà della Condizione, il tuo Rovescio - seguire -
Solo per condividere - l'infamia -

L'Abitante del piccolo Casolare, fossi Tu -
Il permesso di essere
La Massaia al tuo umile servizio
Mi farebbe contenta -

Non c'è Compito, che non affronterei per Te -
Morire - o vivere -
Il primo - Tesoro, sperimentai, prima di vederti -
Perché la Vita - è Amore -

Cinque strofe: ciascuna un'appassionata offerta d'amore senza riserve. Nella prima l'attesa e la rinuncia vissute senza dubbi o impazienze. Nella seconda il premio di uno sguardo senza altro da chiedere. Nella terza l'appassionata condivisione di ogni sventura. Nella quarta l'offerta di un amore che non teme l'umiltà. Nell'ultima l'identificazione implicita della morte come mancanza d'amore e della vita come suo esplicito sinonimo.
Ambigua la costruzione sintattica della terza strofa. Nadia Campana interpreta il "and Myself - Tribunal" come "e io il tribunale". Io ho inteso invece questo verso come condivisione già dall'inizio e perciò ritengo che "and Myself" sia legato alle parole che precedono. La strofa pertanto, in questa interpretazione, va letta così: "Se tu ed io venissimo accusati, e il tribunale dei giudici in ermellino decidesse di condannare te e non anche me, attribuendomi metà della tua condizione, meglio sarebbe seguire la tua sventura per condividerne l'infamia".
Una curiosità, non so quanto intenzionale: i pronomi personali e possessivi di prima e seconda persona sono citati entrambi per undici volte, una simbolica identità "io-tu" che lega ulteriormente i due protagonisti di questa poesia.


F822 (1864) / J962 (1864)

Midsummer, was it, when They died -
A full, and perfect time -
The Summer closed upon itself
In Consummated Bloom -

The Corn, her furthest Kernel filled
Before the coming Flail -
When These - leaned into Perfectness -
Through Haze of Burial -

    Mezza Estate, era, quando morirono -
Un pieno, e perfetto periodo -
L'Estate chiusa in se stessa
In Compiuta Fioritura -

Il Grano, le sue ultime Spighe riempiva
Prima dell'imminente Falce -
Mentre Loro - piegavano verso la Perfezione -
Attraverso la Nebbia del Sepolcro -

La natura è indifferente alla morte, l'estate fiorisce nella sua completezza senza curarsi di coloro che muoiono. Ma anche la natura segue il ciclo vita-morte, come il grano, che sembra sbrigarsi a riempire le sue spighe prima di essere falciato ("flail" significa letteralmente "correggiato" - ovvero un attrezzo agricolo per battere le spighe di grano - ho preferito tradurre con "falce" per assonanza fonetica, visto che il senso del verso mi sembra non soffrirne), mentre chi muore si avvia verso la perfezione attraversando l'indistinta strada del sepolcro.
Una variante per il settimo verso: "These Two" al posto di "These", fa presumere un riferimento a due persone reali.


F823 (1864) / J902 (1864)

The first Day that I was a Life
I recollect it - How still -
That last Day that I was a Life
I recollect it - as well -

'Twas stiller - though the first
Was still -
'Twas empty - but the first
Was full -

This - was my finallest Occasion -
But then
My tenderer Experiment
Toward Men -

"Which choose I"?
That - I cannot say -
"Which choose They"?
Question Memory!

    Il primo Giorno in cui fui una Vita
Lo rammento - Come quieto -
L'ultimo Giorno in cui fui una Vita
Lo rammento - pure -

Era più quieto - ma anche il primo
Era quieto -
Era vuoto - mentre il primo
Era pieno -

Quella - fu la mia estrema Occasione -
Ma anche
Il mio più tenero Esperimento
Rivolto agli Uomini -

"Chi scelgo io?"
Questo - non posso dirlo -
"Chi scelgono Essi?"
Interroga la Memoria!

Nelle prime due strofe un confronto tra il momento della nascita e quello della morte. Entrambi, uno perché non conosciamo le ansie della vita, l'altro perché le stiamo lasciando, sono tranquilli, privi di quell'affanno che mentre viviamo ci portiamo dietro. C'è comunque una differenza, il primo è pieno delle aspettative di una vita da vivere mentre il secondo ha il vuoto davanti.
Nelle ultime due ED si sofferma sul secondo: morire è forse l'estrema occasione che ci resta per cogliere qualcosa del mistero che ci circonda, ma è anche il momento in cui ci rivolgiamo con più tenerezza alla vita e alla persone che lasciamo. Dire qual è quella che porteremo con noi, se mai ci saranno ricordi dopo, non ci è possibile, forse perché troppi sono quelli che abbiamo amato e scegliere è difficile. Né possiamo dire quali saranno quelli che serberanno il ricordo di noi. L'unico modo per saperlo sarà quello di interrogare la loro memoria, lì dentro scopriremo se qualcosa di chi se n'è andato è rimasto.
Negli ultimi due versi non escluderei un velato accenno a qualcosa che chi muore si lascia dietro e che resta nella memoria degli uomini. Nel caso di ED questo qualcosa non può che essere la sua poesia.


F824 (1864) / J963 (1864)

A nearness to Tremendousness -
An Agony procures -
Affliction ranges Boundlessness -
Vicinity to Laws

Contentment's quiet Suburb -
Affliction cannot stay
In Acres - It's Location
Is Illocality -

    La prossimità alla Terribilità -
Un'Agonia procura -
L'Afflizione si aggira nella Sconfinatezza -
La vicinanza alle Leggi

Quieto Sobborgo dell'appagamento -
L'Afflizione non può stare
In Acri - la Sua Collocazione
È l'Illocalità -

La terribilità del primo verso è il luogo dell'agonia, dell'afflizione, perché è l'accostarsi ai misteri che rodono ogni mente raziocinante, quando tenta di percorrere le strade sconfinate della conoscenza e del dubbio. Il suo contrario, la vicinanza, nel senso di acquiescenza, alle leggi immutabili e rassicuranti che regolano la nostra vita concreta (le convenzioni sociali) e spirituale (la fede) è invece il luogo tranquillo e sereno dell'appagamento, rinchiuso però in confini ristretti e ben delimitati. Perciò il luogo dell'afflizione, del dubbio, non può essere misurato con i metri a cui siamo abituati, né rinchiuso in acri concreti e ben delimitati dalle leggi, la sua sola possibile collocazione è, con un geniale paradosso, l'illocalità, un non-luogo che rappresenta, nella sua irrappresentabilità, l'illimitata sfera d'azione della mente umana.
È come se ED ci dicesse: "se vuoi uscire dai confini in cui sei costretto, se vuoi oltrepassare i limiti, devi accettare un salto nel buio, in quel non-luogo privo di punti di riferimento che non può certo darti la quieta tranquillità della concretezza, ma che è insieme angosciante e affascinante."
Per gli ultimi due versi c'è una variante: "In Acre - or Location - / It rents Immensity -" ("In Acri - o Luogo - / Essa affitta l'Immensità -").


F825 (1864) / J964 (1864)

"Unto Me"? I do not know you -
Where may be your House?

"I am Jesus - Late of Judea -
Now - of Paradise" -

Wagons - have you - to convey me?
This is far from Thence -

"Arms of Mine - sufficient Phaeton -
Trust Omnipotence" -

I am spotted - "I am Pardon" -
I am small - "The Least
Is esteemed in Heaven the Chiefest -
Occupy my House" -

    "A Me?" Io non ti conosco -
Dove sta la tua Casa ?

"Io sono Gesù - Un tempo di Giudea -
Ora - del Paradiso" -

Carri - hai tu - per portarmi?
Qui è lontano da lì -

"Le Mie Braccia - Cocchio sufficiente -
Confida nell'Onnipotenza" -

Sono macchiata - "Io sono il perdono" -
Sono piccola - "Il più Umile
È reputato Primo in Cielo -
Vieni nella mia Casa" -

Siamo chiamati a fare l'ultimo viaggio, ma non è la morte a venirci a prendere, è direttamente Cristo. Dapprima siamo un po' increduli, "unto me?" fa pensare a qualcuno additato che si guarda intorno per capire se è proprio lui ad essere chiamato, poi sospettosi: "ma tu chi sei, dove vorresti portarmi?" Anche quando il misterioso visitatore si presenta, con nome, luogo di nascita e domicilio attuale, restiamo in dubbio: "ma sei sicuro di essere capace di portarmi fin laggiù?". Quando Cristo, pazientemente, ci rassicura circa le sue notevoli esperienze di traghettatore verso l'aldilà cerchiamo comunque di schermirci: "guarda che ho molte macchie sulla coscienza, sono insignificante, sei proprio sicuro di volermi?". Ma non c'è niente da fare, Cristo è buono, pratica il perdono, ma in queste cose è inflessibile, e nell'ultimo verso, appena mitigato da quella frase che lo precede, così consolante ma che appare proprio come un contentino finale, ci dice chiaramente "ora basta con le chiacchiere, andiamo."
Ovviamente la poesia può anche essere interpretata in modo diametralmente opposto, come il timore della morte sconfitto dalla bontà e dall'onnipotenza di Cristo, sempre pronto ad accoglierci in cielo. Ma la prima interpretazione è quella che mi piace di più.


F826 (1864) / J965 (1864)

Denial - is the only fact
Perceived by the Denied -
Whose Will - a numb significance -
The Day the Heaven died -

And all the Earth strove common round -
Without Delight, or Beam -
What Comfort was it Wisdom - was -
The spoiler of Our Home?

    La Negazione - è il solo fatto
Percepito da chi la subisce -
La cui Volontà - un inerte significato -
Il Giorno in cui il Cielo morì -

E tutta la Terra si sforzò di girare come sempre -
Senza Gioia, o Raggio -
Quale conforto fu che la Sapienza - fosse -
Il predatore del Nostro Focolare?

Sembra quasi un'immagine complementare alla precedente (nei fascicoli sono una di seguito all'altra). In quella un colloquio diretto e senza fronzoli con un Cristo che ci viene a prendere, in questa la morte vista come definitiva negazione della vita per la quale la nostra voglia di immortalità ha ben poca importanza; ciò che viene percepito da chi subisce questa negazione totale e definitiva è il fatto in sé, l'essere strappato alla propria casa, al proprio focolare.
Molto significativo il quarto verso, dove la nostra morte diventa la morte di quel cielo che probabilmente esiste solo nella mente di chi è in vita e, perciò, muore con lui. Nel verso che segue un'altra possibile identificazione cosmica: chi muore viene visto come una Terra che tenta, ma anche spera, di continuare il suo giro consueto, senza però né la gioia né lo spazio concreto della vita. Ho detto possibile perché può esserci un'altra lettura: dopo la nostra morte, la Terra si sforzerà di continuare il suo giro consueto senza di noi, senza quella gioia e quello spazio concreto occupati prima dalla nostra vita.
Negli ultimi due versi il momento della morte come fonte di conoscenza del mistero non regge il confronto con il suo contraltare: l'abbandono della vita e degli affetti più cari. Vengono in mente due versi della J425-F382: "You - are not so fair - Midnight - / I chose - Day -".
Al secondo verso ho tradotto "denied" con "chi la subisce". Si perde l'assonanza con il "denial" del primo verso, ma l'ho preferita a una soluzione più letterale: "Percepito - dal Negato"; un'altra soluzione, cambiando anche la traduzione di "denial", è: "Il Rifiuto - è il solo fatto / Percepito dal Rifiutato", ma per "deniel" preferisco la "negazione" al "rifiuto", perché mi sembra più definitiva e totalizzante. Raffo (Meridiano) traduce con: "Il rifiuto - è la sola realtà / percepita da chi lo subisce -", Seri (Mobydick) con "Negazione - è l'unica realtà / Percepita dalla Persona negata -".


F827 (1864) / J966 (1864)

All forgot for recollecting
Just a paltry One -
All forsook, for just a Stranger's
New Accompanying -

Grace of Wealth, and Grace of Station
Less accounted than
An unknown Esteem possessing -
Estimate - Who can -

Home effaced - Her faces dwindled -
Nature - altered small -
Sun - if shone - or Storm - if shattered -
Overlooked I all -

Dropped - my fate - a timid Pebble -
In thy bolder Sea -
Ask - me - Sweet - if I regret it -
Prove Myself - of Thee -

    Tutto dimenticai per ricordare
Solo un indegno Qualcuno -
Tutto abbandonai, solo per la Compagnia
Di uno Straniero appena arrivato -

La Grazia della Ricchezza, e la Grazia del Ceto
Reputate meno di
Un'ignota Stima di possesso -
La valuti - Chi può -

La Casa scomparve - I suoi volti svanirono -
La natura - cambiava poco -
Il Sole - splendesse - o la Tempesta - infuriasse -
Io trascuravo tutto -

Lasciai cadere - il mio fato - un timido Ciottolo -
Nel tuo spavaldo Mare -
Chiedimi - Tesoro - se ne ho rimpianto -
Mettimi alla prova - su di Te -

Errante cita, come probabile riferimento, un passo dall'Otello di Shakespeare, atto I, scena I, Roderigo a Brabanzio (134 e segg.): "Your daughter, if you have not given her leave, / I say again, hath made a gross revolt; / Tying her duty, beauty, wit and fortunes / In an extravagant and wheeling stranger" ("Vostra figlia, se non le avete dato voi il permesso, ripeto, ha fatto un bel colpo di testa, vincolando i suoi doveri, nonché la sua bellezza, intelligenza e ricchezza, ad uno stravagante straniero giramondo...").

Il riferimento di Errante a Desdemona, l'eroina shakespeariana che s'innamora di un moro estraneo al suo mondo, si adatta molto bene a questa poesia, dove l'amore è visto come un sentimento che non tiene conto di nulla se non della sua esistenza.
Al secondo verso ho tradotto "paltry" (che ha diversi significati: straccione, pezzente, vile, meschino, indegno, spregevole) con "indegno" per collegarlo alla "ricchezza" e al "ceto "del quinto verso, dove ED indica anche le varianti "rank" e "fortune" che hanno comunque significati molto simili.
Al verso 15 ho scelto la variante "ask" al posto di "prove".


F828 (1864) / J904 (1864)

Had I not This, or This, I said,
Appealing to Myself,
In moment of prosperity -
Inadequate - were Life -

"Thou hast not Me, nor Me" - it said,
In Moment of Reverse -
"And yet Thou art industrious -
No need - hadst Thou - of us -"?

My need - was all I had - I said -
The need did not reduce -
Because the food - exterminate -
The hunger - does not cease -

But diligence - is sharper -
Proportioned to the Chance -
To feed upon the Retrograde -
Enfeebles - the Advance -

    Non avessi Questo, o Questo, dissi,
Rivolgendomi a Me stessa,
In un momento di prosperità -
Inadeguata - sarebbe la Vita -

"Tu non hai né Me, né Me" - dissero,
In un Momento di Rovescio -
"Eppure sei operosa -
Nessun bisogno - avevi Tu - di noi?"

Il mio bisogno - era tutto ciò che avevo - dissi -
Il bisogno non diminuiva -
Perché distruggere - il cibo -
Non fa cessare - la fame -

Ma la diligenza - è più acuta -
Proporzionata all'Opportunità -
Nutrirsi del Retrocedere -
Indebolisce - l'Avanzare -

Nei momenti di abbondanza talvolta ci chiediamo quanto sarebbe adeguata una vita senza tutto quello che abbiamo. Ma nei momenti di rovescio ci dobbiamo appellare a noi stessi, per non perdere la forza di andare avanti; in quei momenti ci sembra quasi di sentire le cose che non abbiamo, o che non abbiamo più, chiedersi come mai possiamo fare a meno di loro senza perdere la nostra voglia di fare. È come se ci chiedessero: "ma allora non era vero che avevi bisogno di noi". La risposta è che il bisogno resta inalterato, non diminuisce semplicemente perché sono scomparse le cose che avevamo prima ma, proprio perché quel bisogno è sempre presente ed è più difficile da soddisfare, in quei momenti dobbiamo aguzzare il nostro ingegno, dobbiamo adattarlo alle poche opportunità che abbiamo e non rassegnarci al peggio, a una situazione che ci ha fatti tornare indietro, perché questo significherebbe indebolire le nostre possibilità di riconquistare la posizione che avevamo in precedenza.
Insomma, un'esortazione a non sentirsi sconfitti se perdiamo qualcosa (sia di concreto che di interiore), a continuare negli sforzi concreti e assidui (ED usa "industrious" al verso 7 e "diligence" al verso 13) per non rassegnarci e perdere così la possibilità di riconquistare i "momenti di prosperità" del secondo verso.
Nella seconda strofa c'è un contrasto di pronomi: il singolare del primo verso ("it said") diventa plurale nell'ultimo ("of us"). Nella traduzione li ho uniformato, leggendo il primo come "disse [sia l'uno che l'altro]"; interessante la soluzione di Raffo, che traduce il primo con "sentivo dirmi".


F829 (1864) / J905 (1864)

Between My Country - and the Others -
There is a Sea -
But Flowers - negotiate between us -
As Ministry.
    Fra il Mio Paese - e gli Altri -
C'è un Mare -
Ma i Fiori - negoziano tra noi -
Come Ministri.

Nella prima edizione, (Unpublished Poems of Emily Dickinson, a cura di Martha Dickinson Bianchi e Alfred Leete Hampson, Little Brown, Boston, 1935) c'è la seguente annotazione: "In the old grave-yard." ("Nel vecchio cimitero").

La distanza infinita ("un mare") che separa i "paesi" del primo verso, e i fiori che assumono la veste di mediatori, rendono plausibile l'annotazione della prima edizione. Può comunque essere letta come l'immagine di una lontananza, che può essere quella che separa il nostro mondo da quello dei defunti in un cimitero, ma anche riferita a qualcuno che è lontano fisicamente, mitigata da qualcosa che riesce non a colmare ma almeno a ridurre quel mare.


F830 (1864) / J906 (1864)

The Admirations - and Contempts - of time -
Show justest - through an Open Tomb -
The Dying - as it were a Hight
Reorganizes Estimate
And what We saw not
We distinguish clear -
And mostly - see not
What We saw before -

'Tis Compound Vision -
Light - enabling Light -
The Finite - furnished
With the Infinite -
Convex - and Concave Witness -
Back - toward Time -
And forward -
Toward the God of Him -

    L'Ammirazione - e il Disprezzo - del tempo -
Si stagliano - attraverso una Tomba Aperta -
Il Morire - come fosse un'Altura
Riorganizza le nostre Stime
E ciò che non vedevamo
Distinguiamo chiaramente -
E in gran parte - non vediamo
Ciò che vedevamo prima -

È una Visione Composita -
Luce - che dà la Luce -
Il Finito - rifornito
D'Infinito -
Convessa - e Concava Testimonianza -
Indietro - verso il Tempo -
E in avanti -
Verso il Dio di Lui -

Solo nel momento della morte, quando ci troveremo davanti a una tomba spalancata che ci attende, potremo capire molte delle cose che sono rimaste oscure durante la nostra vita. In primo luogo il mistero dell'eternità, di un tempo infinito che insieme ci attrae per quello che ci promette e ci respinge per il buio che vediamo oltre la vita. Il morire sarà come salire in alto, su un'altura che domina il tutto; da lì potremo vedere con chiarezza tutto ciò che era rimasto celato ai nostri occhi, che avevamo solo immaginato, e ciò che vedremo sarà quasi del tutto nuovo per noi, perché sarà molto diverso da quello che vedevamo prima. È difficile descrivere tutto questo. Possiamo soltanto immaginare una visione composita, una luce che non illumina altro che se stessa, un concetto di finito che si alimenta d'infinito, un vedere con i nostri occhi mortali il concavo e il convesso che si uniscono in un'unica testimonianza del vero, finalmente chiara e intelligibile. E allora saremo in grado di superare quel tempo che si è finalmente stagliato così nitidamente attraverso la tomba aperta e viaggiare senza più distinzioni: indietro, verso il tempo che conoscevamo prima, e in avanti verso quel Dio che è il creatore e il padrone di quel tempo che si chiama eternità.
La poesia è divisa chiaramente in due parti, connesse ma distinte. Nella prima strofa ED descrive ciò che si aspetta dalla morte: la soluzione dei misteri che sempre, e invano, ha cercato di strappare dalla profonda oscurità in cui sono immersi. Nella seconda cerca di dire l'indicibile e lo fa da par suo: prima ci dice che sarà certamente una visione complessa, che potremo decifrare soltanto dopo. Poi si serve di tre immagini diverse (una sorta di poetica teologia della trinità), con le quali tenta di descrivere questa inimmaginabile complessità: prima una sostanza unica, , la luce, che è causa e insieme effetto, visto che può essere vista soltanto quando è illuminata da se stessa; poi due concetti che sono allo stesso tempo una cosa unica, il tempo finito e infinito, e l'opposto una dell'altra, la finitezza e l'infinitezza: l'una che si ciba dell'altra. Per ultimo due concetti diametralmente opposti: il convesso che esplode verso l'esterno e il concavo che si ritira in se stesso, due caratteristiche che potranno convivere solo nella testimonianza chiara e inoppugnabile che avremo dopo la morte della possibilità di superare la prigione del tempo. Finalmente potremo esplorare con occhi nuovi sia il tempo della nostra finitezza mortale (indietro, ovvero concavo) che quello eterno creato da Dio (in avanti, ovvero convesso).
Al verso due "show justest" potrebbe essere tradotto letteralmente con "si mostra al massimo grado" o anche "si rivela nel più giusto dei modi". Per non rendere il verso troppo lungo ho tradotto con "si stagliano", la cui definizione: "delinearsi con nitida evidenza" mi sembra una compatta e fedele traduzione delle parole inglesi, anche perché volevo tradurre "through" con "attraverso" senza dividere il verso in due (come fa la Guidacci - Marianni mantiene il verso unico, ma traduce con "in"), per dare l'idea di un qualcosa che si vede "per mezzo di" ma anche "che porta al di là, dall'altra parte", visto che la parola inglese deriva dal gaelico "treaghaim" ovvero "portare, trasportare" - che ricorda molto il nostro "traghettare" - e quella italiana dalla radice latina - non lontana foneticamente da quella gaelica - "trans" ovvero "al di là, oltre".
Al quarto verso ho trasformate il singolare in plurale e aggiunto l'aggettivo possessivo perché mi sembra che in italiano suoni meglio del semplice "la stima". D'altronde l'obbligo inglese dell'aggettivo in molte costruzioni che non lo richiedono in italiano lascia aperta la possibilità, talvolta, di fare il contrario.


F831 (1864) / J907 (1864)

Till Death - is narrow Loving -
The scantest Heart extant
Will hold you till your privilege
Of Finiteness - be spent -

But He whose loss procures you
Such Destitution that
Your Life too abject for itself
Thenceforward imitate -

Until - Resemblance perfect -
Yourself, for His pursuit
Delight of Nature - abdicate -
Exhibit Love - somewhat -

    Fino alla Morte - è un limitato Amare -
Il più scarso dei Cuori esistenti
Ti reggerà finché il tuo privilegio
Di Finitezza - sia spento -

Ma Colui la cui perdita ti procura
Una tale Indigenza che
La Vita troppo abietta in sé
D'allora in poi la imita -

Finché - Somiglianza perfetta -
Tu stessa, per inseguirlo
Alle Delizie della Natura - abdichi -
Attestato d'Amore - in qualche misura -

Amare fino alla morte è troppo facile. Qualunque cuore, anche il più scarso, è capace di amare finché l'amato non esaurisce il privilegio di vivere. L'amore vero è quello la cui perdita lascia dietro di sé un'assoluta indigenza, alla quale, da quel momento in poi, la vita, di per sé ormai priva di qualsiasi attrattiva, si conforma. Finché chi ha amato, in perfetta somiglianza con la vita ormai "indigente", rinuncia alle gioie della vita e si lascia morire, perché è questo l'unico modo di seguire l'amato. Solo questo è un atto, certo e provato, d'amore.
Il "But" del quinto verso si scioglie nell'ultimo, in una forma un po' ellittica da leggere come: "ma imitare l'indigenza di colui che se n'è andato è il vero attestato d'amore".
Il "somewhat" finale è un po' una sorpresa e rimette in discussione quell'"Exibit Love" che lo precede e sembrava attestare senza ombra di dubbio la superiorità dell'amore che va oltre la morte ("exibit", oltre a essere un verbo che significa "esibire" è anche un sostantivo usato in ambiente legale, col significato di "atto giurato"). Raffo, nei Meridiani, traduce con "credo"; io ho utilizzato una definizione del Webster: "More or less; a certain quantity or degree indeterminate." e ho tradotto con "in qualche misura". Sembra proprio che ED abbia voluto smussare la certezza dell'inizio del verso, introducendo quel velo di dubbio che spesso accompagna le sue considerazioni sulla morte e sull'eternità. In questo caso sembra voler dire: "ma siamo certi che morire per amore serva veramente a qualcosa?"


F832 (1864) / J908 (1864)

'Tis Sunrise - Little Maid - Hast Thou
No Station in the Day?
'Twas not thy wont, to hinder so -
Retrieve thine industry -

'Tis Noon - My little Maid -
Alas - and art thou sleeping yet?
The Lily - waiting to be Wed -
The Bee - Hast thou forgot?

My little Maid - 'Tis Night - Alas
That Night should be to thee
Instead of Morning - Had'st thou broached
Thy little Plan to Die -
Dissuade thee, if I c'd not, Sweet,
I might have aided - thee -

    È l'Alba - Piccola Fanciulla - Non Hai Tu
Un'Occupazione per la Giornata?
Non era tua abitudine, indugiare così -
Riprendi il tuo lavoro -

È Mezzogiorno - Mia piccola Fanciulla -
Ahimè - e stai ancora dormendo?
Il Giglio - è in attesa delle Nozze -
L'Ape - Hai dimenticato?

Mia piccola Fanciulla - È Notte - Ahimè
Quella Notte che sarà per te
In luogo di Mattino - Avessi tu annunciato
Il tuo piccolo Progetto di Morte -
Se a dissuaderti, non fossi riuscita, Cara,
Avrei potuto - sostenerti -

Una piccola fanciulla, che muore prima di aver gustato l'odore del giglio di nozze e il piacere dell'ape che si congiunge al fiore (qui l'ape mi sembra un chiaro simbolo sessuale). La sua morte è stata improvvisa, niente l'aveva annunciata. Se ne avessimo avuto sentore non avremmo certo potuto convincerla a non morire, ma almeno avremmo avuto il tempo di assisterla in quei momenti che hanno chiuso per lei tutti gli spiragli di luce (l'alba, il giorno, il mezzogiorno, il mattino) sostituendoli con la notte eterna.


F833 (1864) / J967 (1864)

Pain - expands the Time -
Ages coil within
The minute Circumference
Of a single Brain -

Pain contracts - the Time -
Occupied with Shot
Gammuts of Eternities
Are as they were not -

    La Pena - espande il Tempo -
Ere si avvolgono dentro
La minuta Circonferenza
Di un singolo Cervello -

La Pena contrae - il Tempo -
Impegnate dal Colpo
Gamme d'Eternità
Sono come se non fossero -

Due strofe con due immagini che danno una visione cosmica della pena. Da una parte un dilatarsi del tempo, un avvolgersi di ere all'interno di ogni più minuscola porzione di cervello, come se un'eternità si impadronisse della mente, moltiplicando se stessa all'infinito. Dall'altra, qualcosa che appare il contrario ma che altro non è se non l'immagine speculare di quella precedente. Qui la pena contrae il tempo, tutti i gradi delle molteplici eternità ("gammuts" è un termine musicale che indica la gamma entro cui si sviluppa l'intera serie tonale, ovvero le sette note), impegnate a parare quel colpo improvviso (ED usa "shot", che letteralmente significa "sparo, colpo d'arma da fuoco") si congelano in un istante senza tempo, come se non fossero mai esistite.
Interessanti le varianti, che suggeriscono sottili modifiche di significato senza alterare il senso complessivo. Al secondo verso "lurk" (nascondersi, appostarsi) al posto di "coil". Al settimo "triplets" ("terzine", sempre un termine musicale, che indica tre note suonate nello stesso spazio temporale in cui, rispettando il tempo della battuta, ne andrebbero suonate due - un'immagine musicale della contrazione temporale del quarto verso) al posto di "gammuts". All'ultimo verso "flit" (volteggiare, ma anche dileguarsi) o anche "show" (mostrarsi, apparire) al posto di "are".


F834 (1864) / J968 (1864)

Fitter to see Him, I may be
For the long Hindrance - Grace - to Me -
With Summers, and with Winters, grow,
Some passing Year - A trait bestow

To make Me fairest of the Earth -
The Waiting - then - will seem so worth
I shall impute with half a pain
The blame that I was chosen - then -

Time's to anticipate His Gaze -
It's first - Delight - and then - Surprise -
The turning o'er and o'er my face
For Evidence it be the Grace -

He left behind One Day - So less
He seek Conviction, That - be This -

I only must not grow so new
That He'll mistake - and ask for me
Of me - when first unto the Door
I go - to Elsewhere go no more -

I only must not change so fair
He'll sigh - "The Other - She - is Where"?
The Love, tho', will instruct me right
I shall be perfect - in His sight -

If He perceive the other Truth -
Upon an Excellenter Youth -

How sweet I shall not lack in Vain -
But gain - thro' loss - Through Grief - obtain -
The Beauty that reward Him best -
The Beauty of Demand - at Rest -

    Più degna di vederlo, potrò essere
Perché il lungo Impedimento - la Grazia - in Me -
Con Estati, e con Inverni, farà crescere,
Trascorso qualche Anno - Un aspetto mi darà

Da farmi la più bella della Terra -
L'Attesa - allora - apparirà così preziosa
Che attribuirò una pena dimezzata
Alla colpa di esser stata scelta - allora -

È tempo di pregustare il Suo Sguardo -
Dapprima - Delizia - e poi - Sorpresa -
Quel volgersi ripetuto al mio volto
Per Accertare che sia la Grazia -

Lasciata dietro di sé Un Giorno - Tanto minore
Da cercare la Prova, che Quella - sia Questa -

Io devo solo non diventare così nuova
Da farlo sbagliare - e chiedere di me
A me - quando subito verso la Porta
Andrò - per non andare più Altrove -

Io devo solo non tramutarmi in così bella
Da farlo sospirare - "L'Altra - Lei - Dov'è?"
L'Amore, tuttavia, m'istruirà a dovere
Sarò perfetta - ai Suoi occhi -

Se Egli percepirà l'altra Verità -
In una più Eccellente Gioventù -

Com'è dolce non essersi privata Invano -
Ma guadagnare - con la perdita - Col Dolore - ottenere -
La Bellezza che Lo compensi al meglio -
La Bellezza della Domanda - Acquietata -

La rinuncia, la privazione, l'attesa, diventano beni da custodire gelosamente, perché trasformano chi aspetta in qualcosa di molto più prezioso. E nell'attesa si può pregustare quello sguardo, che sarà prima deliziato, poi sorpreso da quella metamorfosi che rende quasi irriconoscibile colei che sembra al primo sguardo così diversa da come la si è lasciata, tanto che gli occhi indagano a fondo prima di essere certi che sia la stessa persona. Una sola cosa bisogna evitare: una trasformazione troppo radicale, che gli impedisca di rendersi conto di essere di fronte alla stessa persona. Ma non succederà. Ci penserà l'amore a rendere perfetto il momento dell'incontro, quando lui capirà che quella verità che sembra nuova, altra, è il frutto della maturità, di quella seconda giovinezza più consapevole, e perciò più grande, prodotta dal lungo tempo trascorso. Per questo è dolce sapere che la privazione non è stata vana, capire che perdendo si può guadagnare, che soffrendo si può ottenere quella bellezza che sia il compenso migliore per colui che torna, la bellezza di un bisogno, di un desiderio, tenuto in disparte, lasciato a riposo, perché quella privazione faccia risplendere in tutto il suo fulgore il momento dell'appagamento.
Due temi si intersecano in questa poesia: quello della rinuncia come suprema prova d'amore che non toglie ma dà, e quello della privazione che permette di godere poi la gioia dell'appagamento.
Ho utilizzato tre variante delle dieci proposte nei fascicoli: al verso 9 "Time's" al posto di "Time", al verso 21 "instruct" al posto di "array" e al verso 27 "best" al posto di "most".


F835 (1864) / J969 (1864)

He who in Himself believes -
Fraud cannot presume -
Faith is Constancy's Result -
And assumes - from Home -

Cannot perish, though it fail
Every second time -
But defaced Vicariously -
For Some Other Shame.

    Colui che in Se stesso crede -
Frode non può presumere -
La Fede è il Risultato della Costanza -
E arguisce - dal suo Rifugio -

Non può perire, benché fallisca
Ogni seconda volta -
Ma deturpata Vicariamente -
Da Qualche Altra Vergogna.

Chi crede profondamente, chi ha un credo radicato in sé, non teme la frode o l'inganno, perché la fede si nutre di ferma perseveranza e trae alimento dalla casa in cui si è rifugiata, ovvero il cuore e l'anima dell'uomo. E la fede non può essere distrutta; anche se spesso fallisce non accade mai che scompaia la sua essenza, perché quando fallisce è sempre qualche altra cosa che ha deturpato la sua cristallina fermezza.
Poesia ambigua, che, allo stesso tempo, sembra dire e negare, credere e dubitare. Nella prima strofa ci dice che la fede è connaturata all'uomo, perché arguisce se stessa dal luogo che la ospita, ma anche che la fede è il risultato di un credere costante, senza i dubbi che di continuo, e inevitabilmente, sorgono nella nostra mente. Nella seconda afferma che la fede non può perire, ma subito dopo ne descrive il continuo fallimento. E poi ci dice che la colpa di questo fallimento non può essere della fede, così ferma e costante, ma solo di qualche altra cosa, che la deturpa in modo indiretto. Cosa può essere quella "qualche altra vergogna" se non il dubbio, che la ragione ci pone sempre davanti, un dubbio che sentiamo come inevitabile e del quale, al tempo stesso, proviamo vergogna, perché ci allontana dall'adamantina serenità di una fede senza tentennamenti?


F836 (1864) / J970 (1864)

Color - Caste - Denomination -
These - are Time's Affair -
Death's diviner Classifying
Does not know they are -

As in sleep - all Hue forgotten -
Tenets - put behind -
Death's large - Democratic fingers
Rub away the Brand -

If Circassian - He is careless -
If He put away
Chrysalis of Blonde - or Umber -
Equal Butterfly -

They emerge from His Obscuring -
What Death - knows so well -
Our minuter intuitions -
Deem unplausible -

    Colore - Casta - Denominazione -
Queste - sono Faccende del Tempo -
La più divina Classificazione della Morte
Non conosce la loro esistenza -

Come nel sonno - tutte le Tinte dimenticate -
I Dogmi - messi da parte -
Della Morte le grandi - Democratiche dita
Rimuovono il Marchio -

Se Circasso - non se ne cura -
Se mette via
Crisalidi di Bionde - o di Brune -
Del pari Farfalla -

Emergono dal Suo Oscurare -
Ciò che la Morte - conosce così bene -
Le nostre più minute intuizioni -
Ritengono implausibile -

Il tempo della vita suddivide, classifica in base al colore, alla casta, al nome. La morte ha una classificazione più divina, che sfugge alla nostra mente, che non ha certo i nostri stessi parametri. Le dita della morte, grandi perché estese dappertutto, democratiche perché si posano su tutti senza nessuna distinzione, rimuovono quel marchio che ci ha caratterizzati in vita. Qualsiasi crisalide (immagine molto efficace della nostra vita come bozzolo di un'altra) emerge da quell'oscurità come anonima farfalla e noi ci dobbiamo rassegnare a non saperne niente, a non poter penetrare il mistero con la nostra ragione, perché anche la nostra più analitica intuizione non riuscirà mai a sapere quelle cose che la morte sa così bene.
Il "Circassian" del nono verso lo interpreto come attributo del "marchio" del verso precedente, del quale la morte non si chiede niente: anche se fosse "circasso", ovvero un qualcosa di esotico che attira la nostra curiosità, per lei non farebbe nessuna differenza. La Bulgheroni, nelle note del Meridiano, ne dà una lettura diversa: "Circassian, v. 9, sembra definire un colore, come Blonde e Umber, v. 11: in America per Circassian walnut s'intendeva un legno di noce marrone venato di nero, dunque variegato. Le 'dita democratiche' della morte cancellano ogni sfumatura, come, in 1256, ogni marchio di classe."


F837 (1864) / J909 (1864)

I make His Crescent fill or lack -
His Nature is at Full
Or Quarter - as I signify -
His Tides - do I control -

He holds superior in the Sky
Or gropes, at my Command
Behind inferior Clouds - or round
A Mist's slow Colonnade -

But since We hold a Mutual Disc -
And front a Mutual Day -
Which is the Despot, neither knows -
Nor Whose - the Tyranny -

    Rendo la Sua Falce colma o scarna -
La Sua Natura è nel Pieno
O al Quarto - come io stabilisco -
Le Sue maree - controllo -

Si mantiene altera nel Cielo
O brancola, al mio Comando
Dietro Nubi sottomesse - o intorno
A un lento Colonnato di Foschia -

Ma poiché abbiamo un Disco Reciproco -
E fronteggiamo un Reciproco Giorno -
Chi è il Despota, né l'una né l'altra sa -
Né di Chi - la Tirannia -

La Terra, con la sua ombra, determina le fasi della Luna, così come la sua rotazione ne determina il crescere e il calare. L'atmosfera poi fa sì che la Luna sia limpida e altera nel cielo oppure proceda brancolando dietro le schermo di insignificanti nubi, o nel mezzo di colonne di pigra foschia. Questo è ciò che appare stando dalla nostra parte; ma in realtà il rapporto è reciproco: ciascuna influenza l'altra, entrambe fronteggiano il giorno (ovvero la luce del Sole) e nessuna delle due può sapere chi ha in mano il bastone del comando.
Bacigalupo la interpreta come "una parabola sul potere nell'amore attraverso la metafora (sembra) della terra che comanda alla luna facendola crescere e scemare: si tratta però di un rapporto reciproco sicché non si può in realtà dire chi comandi (entrambi pensano di farlo)."
Ai versi 5 e 7 ho tradotto "superior" e "inferior" rispettivamente con "altera" e "sottomesse" per cercare di mantenere sia il significato di "più alto" e "più basso" (ovvero il reciproco rapporto concreto fra la Luna e le nubi), sia quello di " grado superiore" e " grado inferiore", dove però è l'inferiore che oscura il superiore.


F838 (1864) / J971 (1864)

Robbed by Death - but that was easy -
To the failing Eye
I could hold the latest Glowing -
Robbed by Liberty

For Her Jugular Defences -
This, too, I endured -
Hint of Glory - it afforded -
For the Brave Beloved -

Fraud of Distance - Fraud of Danger,
Fraud of Death - to bear -
It is Bounty - to Suspense's
Vague Calamity -

Staking our entire Possession
On a Hair's result -
Then - Seesawing - coolly - on it -
Trying if it split -

    Derubata dalla Morte - ma era facile -
Sull'Occhio che mancava
Potevo reggere l'ultimo Bagliore -
Derubata dalla Libertà

Nelle Sue Giugulari Difese -
Questo, pure, sopportai -
Un accenno di Gloria - offriva -
Per il Valoroso Amato -

La Frode della Distanza - la Frode del Pericolo,
La Frode della Morte - sostenere -
È Compenso - per la Vaga
Calamità dell'Incertezza -

Puntare la nostra intera Proprietà
Sul risultato di un Capello -
Poi - Dondolare - freddamente - su di esso -
Provando se si spezza -

Morire non è difficile, si può sempre sperare che l'ultimo bagliore illumini quella via sconosciuta e oscura. Si può anche sopportare di essere privati della libertà, di rinunciare allo scorrere libero nelle vene della vita (la giugulare è la vena più grande del nostro corpo, l'ultimo bastione in cui scorre il sangue prima di essere fermato) perché questa privazione può essere un preannuncio del riavvicinamento all'amato. Il riuscire a vincere l'inganno della distanza, di ciò che ci tiene lontani da quello che vorremmo, l'inganno del pericolo, che ogni volta ci pone di fronte a nuove prove, e l'ultimo inganno, quello della morte, è un compenso per quell'indistinta calamità che sentiamo sempre aleggiare su di noi: l'incertezza su tutto ciò che ci domandiamo e che desideriamo. La vita in fin dei conti non è altro che una scommessa su un risultato esile e incerto come un capello, sul quale facciamo dondolare la nostra ragione chiedendoci in ogni momento se riuscirà a resistere, e perciò a farci vincere la risposta alle nostre domande, o se invece si spezzerà lasciandoci cadere nel vuoto di un nulla senza risposte.
Per l'ultimo verso c'è nel manoscritto la variante "As to estimate" ("Come per valutarlo").


F839 (1864) / J972 (1864)

Unfulfilled to Observation -
Incomplete - to Eye -
But to Faith - a Revolution
In Locality -

Unto Us - the Suns extinguish -
To our Opposite -
New Horizons - they embellish -
Turning Us - their Night.

    Incompiuti all'Osservazione -
Incompleti - allo Sguardo -
Solo per la Fede - una Rivoluzione
In uno Spazio -

Da Noi - i Soli si estinguono -
Ai nostri Antipodi -
Nuovi Orizzonti - adornano -
Volgendo a Noi - la loro Notte.

Il quotidiano nascere e morire del sole, e naturalmente delle nostre vite, risulta incomprensibile alla nostra mente concreta, come se riuscissimo ad afferrarne soltanto una frazione con i nostri sensi. Solo per la fede, che non ha niente a che fare con l'osservazione e lo sguardo, questo alternarsi è la naturale rivoluzione in uno spazio concreto, una "località" preludio a quella "illocalità" citata nella J963-F824. La nostra ragione riesce invece a cogliere soltanto il mistero di soli che si estinguono lasciandoci la loro notte, mentre continuano il loro ciclo illuminando orizzonti fuori della nostra portata, orizzonti che non potremo mai vedere.
Per l'ultimo verso ho scelto la variante che lo sostituisce interamente: "Turning Us - their Night." al posto di "Fronting Us - with Night." ("Fronteggiandoci - con la Notte.").


F840 (1864) / J924 (1864)

Love - is that later Thing than Death -
More previous - than Life -
Confirms it at it's entrance - And
Usurps it - of itself -

Tastes Death - the first - to hand the sting
The Second - to it's friend -
Disarms the little interval -
Deposits Him with God -

Then hovers - an inferior Guard -
Lest this Beloved Charge
Need - once in an Eternity -
A smaller than the Large -

    L'Amore - è quella Cosa che va oltre la Morte -
Che precede - la Vita -
La conferma al suo ingresso - E
La usurpa - in sé -

Assaggia la Morte - per primo - per porgere l'aculeo
Poi - al suo amico -
Disarma il piccolo intervallo -
Lo deposita in Dio -

Poi vigila - inferiore Custode -
Affinché quell'Amato Carico
Non scelga - una volta nell'Eternità -
Nulla di meno del Tutto -

L'amore sopravvive alla morte e precede la vita. Una vita che esiste soltanto in quanto esiste l'amore, che quasi ne usurpa l'essenza, compenetrandola in sé. E l'amore non si limita a riempire la nostra vita: intercetta per primo l'arrivo della morte per poterci poi porgere quell'aculeo che spegnerà la nostra esistenza, un breve intervallo che lui si incarica di spogliare degli arredi mortali e di consegnare a Dio. Poi, dopo la morte, vigila su quel carico che per lui, custode inferiore alla morte perché non può evitarla e deve chinare il capo di fronte ad essa, continua ad essere prezioso e merita di avere niente di meno del tutto.
L'inizio è praticamente uguale a quello della J917-F980, ma qui il tema dell'amore eterno è sviluppato con più ampiezza, pur con una sintassi ridotta al minimo, per diventare qualcosa che permea il tutto: dal mistero della creazione, alla vita mortale, all'eternità. Molto belle le immagini consecutive delle tre strofe: l'amore che riempie la vita, poi accompagna i nostri ultimi istanti e infine vigila sul nostro ingresso nell'eternità.


F841 (1864) / J925 (1864)

Struck, was I, nor yet by Lightning -
Lightning - lets away
Power to perceive His Process
With Vitality -

Maimed - was I - yet not by Venture -
Stone of Stolid Boy -
Nor a Sportsman's Peradventure -
Who mine Enemy?

Robbed - was I - intact to Bandit -
All my Mansion torn -
Sun - withdrawn to Recognition -
Furthest shining - done -

Yet was not the foe - of any -
Not the smallest Bird
In the nearest Orchard dwelling -
Be of Me - afraid -

Most - I love the Cause that slew Me -
Often as I die
It's beloved Recognition
Holds a Sun on Me -

Best - at Setting - as is Nature's -
Neither witnessed Rise
Till the infinite Aurora
In the Other's Eyes -

    Colpita, fui, ma non dal Fulmine -
Il Fulmine - sopprime
Il Potere di percepire il Suo Processo
Con il Vigore -

Mutilata - fui - eppure non dal Caso -
Da Pietra di Stupido Ragazzo -
Né da Incertezza di Cacciatore -
Chi il mio Nemico?

Derubata - fui - inviolata da Bandito -
La Magione tutta devastata -
Il Sole - sottratto alla Percezione -
L'estremo bagliore - sparito -

Eppure non ero nemica - di nessuno -
Non il più piccolo Uccello
Del vicino frutteto abitatore
Era di Me - timoroso -

Più di tutte - amo la Causa che Mi uccise -
Ogni volta che muoio
La sua amata Percezione
Mantiene un Sole su di Me -

Più bello - al Tramonto - com'è sua Natura -
Né io né te lo vedremo Sorgere
Fino all'Infinita Aurora
Negli Occhi dell'Altro -

Le prime tre strofe sembrano apparentemente costruite con lo stesso schema, visto che aprono tutte con verbi secchi (colpita, mutilata, derubata) e poi descrivono cosa "non" li ha provocati. Eppure sono tutte diverse. Nella prima ED descrive per tre versi il fulmine, spiegandoci che non può essere stato lui a colpirla, visto che è talmente vigoroso da annullare la nostra capacità di percepirlo: se ne fossimo colpiti la nostra consapevolezza cesserebbe prima di identificarlo. Nella seconda i non colpevoli diventano tre (il caso, la pietra di un ragazzo, il cacciatore) e al termine c'è una domanda che prelude al colpo di scena della quinta strofa, dove viene svelato chi è il "nemico" Nella terza i tre versi che seguono il primo non descrivono il soggetto che "non" è stato, ma spiegano che quel "derubata" va inteso in senso molto più ampio, come distruzione del proprio mondo concreto (rappresentato dalla "Mansion") e negazione di ogni luce.
C'è quindi una strofa di passaggio: "perché ho dovuto sopportare tutto questo, visto che non ero nemica di nessuno, tanto che nemmeno il più piccolo degli uccelli poteva aver timore di me?". A questo punto l'enigma si scioglie, la "causa" viene svelata e apprendiamo che chi ha colpito, mutilato, derubato non è altri che l'amore, e che ogni volta subire i suoi colpi significa anche rinnovare lo splendore di un sole che ci sovrasta, un sole di cui possiamo apprezzare soltanto il tramonto, quella fase malinconica e finale che però è certo la più bella. Gli ultimi tre versi uniscono l'impossibilità di provare in questa vita le gioie dell'aurora, con la speranza di trovarla, splendente e infinita, negli occhi l'uno dell'altra, ormai spenti alla vita ma spalancati sull'eternità. Una rinuncia consapevole, senza speranza, o meglio che si aggrappa all'unica speranza possibile, anche se sfuggente e molto dubbia, quella della possibilità di godere le gioie dell'amore una volta liberati dalle costrizioni e dai tabù che la vita ci impone.
Il secondo e terzo verso richiamano alla mente un passo del Romeo e Giulietta di Shakespeare (II, ii, 119-120): JULIET "Too like the lightning, which doth cease to be / Ere one can say 'It lightens'." ("troppo simile al lampo che finisce prima / che si dica 'lampeggia'." - traduzione di Salvatore Quasimodo).


F842 (1864) / J926 (1864)

Patience - has a quiet Outer -
Patience - Look within -
Is an Insect's futile forces
Infinites - between -

'Scaping one - against the Other
Fruitlesser to fling -
Patience - is the Smile's exertion
Through the quivering -

    La Pazienza - ha una quieta Esteriorità -
La Pazienza - Guardala dentro -
È un futile Manipolo d'Insetti
Infiniti - insieme -

Sfuggito uno - contro l'Altro
Più infruttuoso gettarsi -
La Pazienza - è l'esercizio del Sorriso
Attraverso il fremito -

La pazienza è una virtù che ci rende apparentemente quieti, tranquilli. Ma questa è solo l'esteriorità, dentro ribollono infiniti sentimenti che, proprio attraverso l'esercizio di questa virtù, tentiamo di trattenere. Ma dobbiamo stare attenti, farne sfuggire anche soltanto uno significa aprire uno spiraglio difficile da controllare. Per questo l'esercizio della pazienza non è altro che un sorriso esteriore che cerca di nascondere il ribollente fremito interiore.


F843 (1864) / J978 (1864)

It bloomed and dropt, a Single Noon -
The Flower - distinct and Red -
I, passing, thought another Noon
Another in it's stead

Will equal glow, and thought no More
But came another Day
To find the Species disappeared -
The Same Locality -

The Sun in place - no other fraud
On Nature's perfect Sum -
Had I but lingered Yesterday -
Was my retrieveless blame -

Much Flowers of this and further Zones
Have perished in my Hands
For seeking it's Resemblance -
But unapproached it stands -

The single Flower of the Earth
That I, in passing by
Unconscious was - Great Nature's Face
Passed infinite by Me -

    Sbocciò e appassì, un Singolo Meriggio -
Il Fiore - netto e Rosso -
Io, passando, pensai un altro Meriggio
Un altro al suo Posto

Ne eguaglierà lo splendore, e non ci pensai Più
Ma venni un altro Giorno
Per scoprire scomparsa la Specie -
La Stessa Località -

Il Sole a posto - né altro inganno
Nella perfetta Somma della Natura -
Mi fossi almeno soffermata Ieri -
Fu il mio irreparabile rimprovero -

Molti Fiori di questa e di altre Zone
Sono periti nelle mie Mani
Cercandone a sua Somiglianza -
Ma irraggiungibile esso rimane -

Il singolo Fiore della Terra
A cui Io, ero passata accanto
Inconsapevole - che il Grande Volto della Natura
Passasse infinito accanto a Me -

Un fiore ci lascia poco tempo per coglierlo. Pensiamo che tanto potremo trovarne di altri ma invece, quando torniamo, troviamo soltanto l'immutabile ciclo della natura, senza però più quel fiore che avremmo potuto cogliere. Ci rimane il rimpianto, ormai inutile, di non aver capito, di essere passati frettolosamente senza aver saputo approfittare di quell'opportunità che ci veniva offerta, ormai non più ripetibile, perché qualsiasi altro fiore non potrà mai più essere come quello perduto.
Complessa la costruzione dell'ultima strofa (Bacigalupo la definisce "la consueta felice inversione") che ho cercato di rendere senza alterare troppo l'originale.
I due versi finali hanno una variante nei fascicoli che modifica sensibilmente l'immagine conclusiva, senza alterare il senso complessivo della poesia: "Was ignorant that Nature closed / My Opportunity" ("Ignorando che la Natura avesse concluso / La mia Opportunità").
Ai versi 3, 4 e 5 ho tradotto pensando ad una discorso diretto. Vanno perciò letti come: ... pensai: "un altro Meriggio / Un altro al suo Posto / Ne eguaglierà lo splendore".


F844 (1864) / J979 (1864)

This Merit hath the Worst -
It cannot be again -
When Fate hath taunted last
And thrown Her furthest Stone -

The Maimed may pause, and breathe,
And glance securely round -
The Deer attracts no further
Than it resists - the Hound -

    Questo Merito ha il Peggio -
Non può andare oltre -
Quando il Fato ha finito di insultare
E lanciato la Sua ultima Pietra -

L'Azzoppato può fermarsi, e respirare,
E guardarsi intorno al sicuro -
Il Cervo attrae non aldilà
Di quanto resiste - il Segugio -

Nel manoscritto c'è una doppia variante per i versi 7/8: "invites no longer - / Than it evades [eludes] -" ("invita non più a lungo / Di quanto sfugge [si sottrae] -") al posto di "attracts no further / Than it resists".

Chi è colpito dalla cosa peggiore che esista può consolarsi pensando che, in fin dei conti, ha sopportato il massimo e di più non potrà esserci. Una volta che gli insulti del destino siano arrivati all'apice ci si può rilassare, si può respirare, senza paura che accada qualcosa di peggiore, perché il segugio insegue il cervo finché questi gli resiste; quando lo vede ormai arreso perde interesse e rivolge altrove il suo famelico appetito.
Negli ultimi due versi il destino perde il suo carattere di casualità e assume le vesti, molto umane, di un segugio che insegue il cervo più per il gusto della caccia che per catturare la preda. Quando lo vede ormai sfinito e senza più voglia di combattere, perde interesse, proprio come facciamo noi quando non diamo più importanza a una cosa che, prima di ottenerla, desideravamo ardentemente.


F845 (1864) / J920 (1864)

We can but follow to the Sun -
As oft as He go down
He leave Ourselves a Sphere behind -
'Tis mostly - following -

We go no further with the Dust
Than to the Earthen Door -
And then the Panels are reversed -
And we behold - no more

    Possiamo solo inseguire il Sole -
Tante volte quante tramonta
Ci lascia di una Sfera indietro -
È questo in gran parte - il seguire -

Non andiamo più in là con la Polvere
Di una Porta Terrena -
E poi gli Usci s'invertono -
E non vediamo - più nulla

Il nostro essere fatti di polvere mortale non ci permette che di seguire il sole (qui inteso come metafora del divino) nel suo ripetuto cammino, ma restiamo sempre indietro, la sua sfera è irraggiungibile. Con le nostre forze possiamo ambire soltanto alle porte terrene, non a quelle riservate al divino, finché quelle porte si chiuderanno su di noi lasciandoci nel buio eterno.
"Panels" al verso 7 significa "Pannelli". Nel Webster l'esempio è "as panel of door". È chiaro perciò che ED intende i pannelli che rivestono le porte, che invertono la loro funzione di apertura e diventano quelli che chiudono la bara. Si potrebbe anche tradurre letteralmente, ma ho preferito "usci" per sottolineare l'inversione della funzione di "uscita" delle porte, che diventano così la chiusura eterna della bara, da cui non si uscirà più.


F846 (1864) / J794 (1863)

A Drop fell on the Apple Tree -
Another - on the Roof -
A Half a Dozen kissed the Eaves -
And made the Gables laugh -

A few went out to help the Brook
That went to help the Sea -
Myself Conjectured were they Pearls -
What Necklaces could be -

The Dust replaced, in Hoisted Roads -
The Birds jocoser sung -
The Sunshine threw his Hat away -
The Bushes - spangles flung -

The Breezes brought dejected Lutes -
And bathed them in the Glee -
Then Orient showed a single Flag,
And signed the Fete away -

    Una Goccia cadde sul Melo -
Un'altra - sul Tetto -
Una Mezza Dozzina baciarono le Gronde -
E fecero ridere i Frontoni -

Alcune si spinsero oltre per aiutare il Ruscello -
Che andava ad aiutare il Mare -
Io Congetturavo che fossero Perle -
Che Collane sarebbero state -

La Polvere fu rimpiazzata, nelle Strade in Salita -
Gli Uccelli cantarono giocosi -
La Luce del Sole gettò via il Cappello -
I Cespugli - sparsero lustrini -

Le Brezze portarono afflitti Liuti -
E li bagnarono nel Gaudio -
Poi l'Oriente espose un'unica Bandiera,
E siglò la fine della Festa -

Oltre al manoscritto nei fascicoli, ne esiste un altro (secondo Johnson del 1873, secondo Franklin inviato a Sue nel 1874) limitato agli ultimi otto versi, con alcune varianti:

The Dust replaced, in hoisted Roads -
The Birds redoubled sung -
The Sunshine threw his Hat away,
The Bushes spangles flung -
The Breezes brought dejected Lutes
And bathed them in the Sea -
Then Nature raised a Colored Hand
And signed the Van away -
    La Polvere fu rimpiazzata, nelle Strade in salita -
Gli Uccelli raddoppiarono il canto -
La Luce del Sole gettò via il Cappello,
I Cespugli sparsero lustrini -
Le Brezze portarono afflitti Liuti
E li bagnarono nel Mare -
Poi la Natura alzò una Mano Colorata
E mandò via le Truppe -

Nella prima edizione fu pubblicata con il titolo: "Summer Shower" ("Acquazzone d'estate"). La descrizione, come sempre visivamente molto suggestiva, parte da una goccia che cade sul melo e poi si moltiplica diventando pioggia, con un riferimento sonoro tipico della fantasia di ED: i frontoni della case che "ridono". Quelle gocce che cadono sembrano diventare perle, adatte a formare la più preziosa delle collane. La pioggia sostituisce la polvere scendendo dalle strade ripide, gli uccelli cantano allegramente, la luce del sole getta via il cappello per bagnarsi liberamente, il vento porta i suoi strumenti a bagnarsi in quel gaudio. Poi la natura issa la bandiera dell'arcobaleno e dà il segnale che la festa è finita.
Per quanto riguarda la "bandiera" del penultimo verso, Bacigalupo ipotizza nelle note che "Il segnale della fine della festa potrebbe essere una nuvola o l'avvicinarsi della notte da oriente". Io credo invece che ED abbia pensato all'arcobaleno, che è l'ovvia conclusione di un acquazzone estivo. Nell'altra stesura d'altronde la "bandiera", una sorta di segno distintivo dei molteplici colori della natura, diventa una "mano colorata", immagine che mi sembra ancora più chiara come simbolo dei colori dell'arcobaleno.
Enigmatico l'ultimo verso della variante più tarda. "Van" è un termine militare che significa "avanguardia". Il Webster indica anche altri significati, che però non mi sembrano adatti al contesto: "Fra gli agricoltori, una ventola per spulare il grano", "Nel gergo minerario, la pulitura manuale del minerale per mezzo di una vanga", "L'ala con la quale è battuta l'aria". Ho cercato di interpretare e ho tradotto liberamente con "Truppe".


F847 (1864) / J795 (1863)

Her final Summer was it -
And yet We guessed it not -
If tenderer industriousness
Pervaded Her, We thought

A further force of life
Developed from within -
When Death lit all the shortness up
It made the hurry plain -

We wondered at our blindness
When nothing was to see
But Her Carrara Guide post -
At Our Stupidity -

When duller than our dullness
The Busy Darling lay -
So busy was she - finishing -
So leisurely - were We -

    Era la Sua ultima Estate -
Eppure non l'indovinammo -
Se più tenera industriosità
La pervadeva, pensammo

A una nuova forza vitale
Sviluppata dall'interno -
Quando la Morte ne illuminò la brevità
Rese chiara la fretta -

Ci stupimmo della nostra cecità
Quando nulla ci fu da vedere
Tranne la Sua Freccia di Carrara -
Verso la Nostra Stupidità -

Quando più inerte della nostra inerzia
La Diletta Indaffarata giacque -
Così indaffarata era lei - da ultimo -
Quanto indolenti - eravamo Noi -

La morte di solito non annuncia il suo arrivo. Magari notiamo dei cambiamenti, come un'ansia di vivere improvvisa che non riusciamo a spiegarci, se non quando la morte ce ne indica la ragione. Soltanto dopo, quando il cippo marmoreo appare come puntato sulla nostra stupidità, ci stupiamo di quanto siamo stati ciechi di fronte a quei segnali che appaiono ora così chiari. Ripercorriamo i suoi ultimi istanti di vita, che ci sembrano, pur nella loro inerte fiacchezza, comunque più attivi della nostra cieca indolenza.
Un altro esempio di un tema "banale" (nella vita quasi sempre ci rammarichiamo troppo tardi di quello che avremmo potuto essere o fare e non siamo stati o non abbiamo fatto) trattato con l'usuale fantasia dickinsoniana: nella seconda strofa i due versi finali, con la morte che illumina improvvisamente la nostra consapevolezza e ci fa capire quello che prima era oscuro; nella terza l'immagine del cippo funerario che diventa una freccia stradale ("Guidepost" è definito "Un segnale al bivio di una strada, che indica la via al viaggiatore") puntata verso la nostra stupidità.


F848 (1864) / J796 (1863)

Who Giants know, with lesser Men
Are incomplete, and shy -
For Greatness, that is ill at ease
In minor Company -

A Smaller, could not be perturbed -
The Summer Gnat displays -
Unconscious that his single Sail
Do not comprise the skies -

    Chi di Giganti sa, con Uomini da meno
Si sente incompleto, e timido -
Perché la Grandezza, è a disagio
In più bassa Compagnia -

Il più Piccolo, non può essere turbato -
Il Moscerino Estivo si mostra -
Ignaro che la sua unica Vela -
Non riempie i cieli -

Sembra quasi una parafrasi del socratico "so di non sapere". Chi è ignaro della sua ignoranza, come il moscerino che non sa di essere, appunto, un moscerino, non ha dubbi, incertezze, timidezze, ma va dritto per la propria strada, senza chiedersi troppo. Chi è un gigante, ovvero chi ha la consapevolezza della propria grandezza e, insieme, della propria insignificanza, tende sempre a sentirsi a disagio, quasi timoroso delle cieche certezze degli altri.
Al verso 7 ho scelto la variante "Sail" al posto di "Fleet" ("Flotta").


F849 (1864) / J797 (1863)

By my Window have I for Scenery
Just a Sea - with a Stem -
If the Bird and the Farmer - deem it a "Pine" -
The Opinion will do - for them -

It has no Port, nor a "Line" - but the Jays -
That split their route to the Sky -
Or a Squirrel, whose giddy Peninsula
May be easier reached - this way -

For Inlands - the Earth is the under side -
And the upper side - is the Sun -
And it's Commerce - if Commerce it have -
Of Spice - I infer from the Odors borne -

Of it's Voice - to affirm - when the Wind is within -
Can the Dumb - define the Divine?
The Definition of Melody - is -
That Definition is none -

It - suggests to our Faith -
They - suggest to our Sight -
When the latter - is put away
I shall meet with Conviction I somewhere met
That Immortality -

Was the Pine at my Window a "Fellow
Of the Royal" Infinity?
Apprehensions - are God's introductions -
To be hallowed - accordingly -

    Dalla Finestra ho per Scenario
Solo un Mare - con uno Stelo -
Se l'Uccello e il Contadino - lo ritengono un "Pino" -
Tale Opinione andrà bene - per loro -

Non ha Porto, né "Linea" - ma Ghiandaie -
Che interrompono la loro rotta verso il Cielo -
O uno Scoiattolo, la cui vertiginosa Penisola
Può essere più facile raggiungere - così -

Come Confini - la Terra nella parte inferiore -
E nella parte superiore - il Sole -
E il suo Commercio - se Commercio ha -
Di Spezie - lo deduco dagli Odori emanati -

Della sua Voce - che dire - quando il Vento ha dentro -
Può il Muto - definire il Divino?
La Definizione di Melodia - è -
Che non c'è Definizione -

Essa - suggerisce alla Fede -
Essi - suggeriscono alla Vista -
Quando quest'ultima - non ci sarà più
La incontrerò con la Convinzione di averla già incontrata
Quell'Immortalità -

Era il Pino alla Finestra un "Membro
della Regale" Infinità?
Le Intuizioni - sono le prefazioni di Dio -
Per essere consacrati - di conseguenza -

Poesia molto ricca di suggestioni. Inizia con un pino visto dalla finestra. Uno scenario semplice, usuale, o almeno così appare a chi lo guarda con occhi che si accontentano di ciò che vedono. Ma anche le rappresentazioni più banali della natura possono essere guardate con occhi diversi, occhi di chi vede in quel pino uno stelo piantato nel vasto mare. È un mare che non ha porto, non ha linee di navigazione che lo percorrano, eppure la vita lì intorno fiorisce: le ghiandaie si posano sull'albero per riposarsi nella loro rotta verso il cielo, lo scoiattolo percorre le strade tra le fronde cercando, come noi, la sua penisola, ovvero il porto dove sentirsi finalmente al sicuro. I suoi confini sono semplici: la terra in basso e il sole in alto, così come i suoi commerci: sicuramente spezie, visto l'odore che porta con sé.
Sin qui la descrizione segue l'immagine iniziale dell'albero come simbolo del tutto che ci circonda. Da questo punto in poi le immagini vanno via via rarefacendosi, in un percorso che conduce dalla concreta visione iniziale all'immateriale incontro con il divino che conclude la poesia.
ED introduce i suoni: il vento che passa attraverso le fronde dell'albero produce una musica che è difficile definire, perché siamo muti di fronte al divino. Definire la melodia, che qui è chiaramente accostata al mistero divino, è impossibile, se non dicendo appunto che non può essere definita, perché parla alla fede, ovvero a quella parte di noi al di fuori della razionalità e delle possibilità di comprensione cosciente. Abbiamo solo un barlume di questa conoscenza, quello che ci dà la natura, che parla concretamente ai nostri occhi, dandoci una pallida ma reale anticipazione di ciò che potrà essere la comprensione del mistero ultimo. Per questo, quando i nostri occhi saranno ormai chiusi e arriverà il momento di incontrare l'immortalità, potremo accostarla con la convinzione che non ci è totalmente estranea.
L'ultima strofa è quasi un riepilogo, una considerazione finale: ma allora forse quel semplice pino non era altro che uno degli innumerevoli membri della regale, divina infinità, e le intuizioni che attraversano la nostra mente durante la vita, quei sentimenti che rimangono inspiegati e che ci fanno vedere dalla nostra piccola finestra uno spazio infinito, altro non sono che le prefazioni, le introduzioni che Dio ci concede per prepararci all'incontro con il suo mistero. I versi 15 e 16 sono uguali, a parte il soggetto, ai primi due della poesia J988-F797: " The Definition of Beauty is / That Definition is none -".


F850 (1864) / J730 (1863)

Defrauded I a Butterfly -
The lawful Heir - for Thee -
    Ho defraudato una Farfalla -
La legittima Erede - per Te -

Uno dei tanti biglietti con i quali ED mandava dei fiori. Stavolta l'omaggio è stato sottratto alla farfalla, la legittima erede di un bene così prezioso.
Fu pubblicata per la prima volta nell'edizione del '29 a cura di Martha Dickinson Bianchi e Alfred Leete Hampson (Further Poems of Emily Dickinson, Little Brown and Co., Boston, 1929) con l'indicazione: "Inviata con un fiore".