Emily Dickinson

The Complete Poems

Appendice 13 dell'edizione Franklin

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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FApp.13-1 (1851) / J-

I know of a shuttle swift -
I know of a fairy gift -
mat for the "Lamp of Life" -
the little Bachelor's wife!!
    So di una veloce spoletta -
so di un fatato dono -
fatto per la "Lampada della Vita" -
la Mogliettina ideale!!

In un Valentine per Elbridge G. Bowdoin (lo stesso della J1-F1) del febbraio 1851 (L41), in forma di prosa e preceduta da "I weave for the Lamp of Evening - but fairer colors that mine are twined while stars are shining." ("Tesso per la Lampada della Sera - ma colori più belli dei miei sono intrecciati mentre le stelle luccicano."). Sia Johnson che Franklin ritengono che il Valentine fosse accompagnato da una lampada fatta da ED.

Come nel Valentine dell'anno precedente, ED, qui molto più sinteticamente, insiste nell'incitare Bowdoin a trovare una "Bachelor's wife", ad approfittare di quel futuro che sicuramente sta preparando per la "lampada della vita" qualcosa di molto più prezioso del semplice paralume che presumibilmente accompagnava il biglietto.
Visto che "mat" (v. 3) significa sia "coprire con qualcosa di intrecciato" che "intrecciare insieme, avviluppare" è più plausibile che il dono fosse un paralume piuttosto che una lampada.


FApp.13-2 (1851) / J2 (1851)

there is another sky,
ever serene and fair,
and there is another sunshine,
tho' it be darkness there -
never mind faded forests, Austin,
never mind silent fields -
here is a little forest
whose leaf is ever green -
here is a brighter garden -
where not a frost has been,
in it's unfading flowers
I hear the bright bee hum,
prithee, my Brother,
into my garden come!
    c'è un altro cielo,
sempre sereno e bello,
e c'è un'altra luce del sole,
sebbene sia buio là -
non badare alle foreste disseccate, Austin,
non badare ai campi silenziosi -
qui è la piccola foresta
la cui foglia è sempre verde -
qui è un giardino più luminoso -
dove il gelo non è mai stato,
tra i suoi fiori mai appassiti
odo la luminosa ape ronzare,
ti prego, Fratello mio,
vieni nel mio giardino!

A conclusione di una lettera al fratello Austin del 17 ottobre 1851 (L58). Il testo è in prosa ed è preceduto da "The earth looks like some poor old lady who by dint of pains has bloomed e'en till now, yet in a forgetful moment a few silver hairs from out her cap come stealing, and she tucks them back so hastily and thinks nobody sees. The cows are going to pasture and little boys with their hands in their pockets are whistling to keep them warm. Dont think that the sky will frown so the day when you come home! She will smile and look happy, and be full of sunshine then - and even should she frown upon her child returning," ("La terra sembra come una povera vecchia signora che fino ad ora è sempre rifiorita dai colpi della sorte, ma in momento di distrazione alcune ciocche di capelli argentei le escono furtivamente dal cappello, e lei le ricaccia indietro velocemente e pensa che nessuno abbia visto. Le mucche stanno andando al pascolo e ragazzini con le mani in tasca fischiettano per tenersi caldi. Non credere che il cielo sarà così corrucciato il giorno in cui verrai a casa! Sorriderà e apparirà felice, e sarà pieno di sole allora - e se pure dovesse corrucciarsi quando il suo figliolo tornerà,")

La lettera contiene, come sempre nelle lettere di questo periodo al fratello, il racconto di cose quotidiane e, soprattutto, la nostalgia provocata da un'assenza che doveva pesare molto a ED. La conclusione è un'esortazione a interrompere quell'assenza, con la descrizione dei primi freddi in arrivo e subito dopo, come per mettere la mani avanti e stroncare sul nascere le possibili obiezioni a una visita nel gelo, una rassicurazione sul tempo che farà al suo ritorno, per poi concludere che, in ogni caso, ci sarà sempre quel cielo "ever serene and fair", un cielo formato dal calore della casa, della famiglia e, soprattutto, scaldato dall'amore di una sorella, evidenziato da quel possessivo "my" dell'ultimo verso.


FApp.13-3 (1852) / J-

Who loves you most,
and loves you best,
and thinks of you
when others rest?
       T'is Emilie
    Chi ti ama più di tutti,
e ti ama ancor di più,
e pensa a te
quando gli altri riposano?
       È Emily

A conclusione, in forma di prosa, di una lunga lettera a Susan del febbraio 1852 (L77), preceduta da "Much love from Mother and Vinnie, and then there are some others who do not dare to send -" ("Tanto affetto dalla Mamma e da Vinnie, e poi ce ne sono degli altri che non osano dirlo -"). Con "some others" ED si riferisce evidentemente ad Austin, il cui fidanzamento con Susan sarà ufficializzato l'anno successivo.

Siamo nel periodo in cui il legame fra Austin e Susan era ancora segreto (anche se probabilmente era conosciuto da tutti) e ED, pur facendone cenno, non rinuncia a proclamare il suo inalterato affetto-amore per l'amica, con una sorta di indovinello subito seguito dalla soluzione.


FApp.13-4 (1853) / J-

A little poem we will write
unto our Cousin John,
to tell him if he does not come
and see us very soon,
we will immediately forget
there's any such a man,
and when he comes to see us -
we will be not "at hame"!
    Una poesiola scriveremo
al Cugino John,
per dirgli che se non arriva
e non ci viene a trovare al più presto,
noi immediatamente scorderemo
che esista un siffatto individuo,
e quando verrà a trovarci -
di certo saremo non "al morso"!

Un biglietto al cugino John L. Graves della primavera 1853 (L117), in forma di prosa. Nell'edizione Johnson delle lettere la trascrizione è in quattro versi, l'ultima parola è "home" anziché "hame" e nell'ultimo verso "will be not" è "will not be".

Un biglietto scherzoso al cugino, che evidentemente prometteva invano una visita. Il biglietto è firmato "Emilie - Vinnie". Per l'ultima parola ho riportato la versione di Franklin. Probabilmente "hame" (l'anello che tiene il morso del cavallo), usato anche nella J23-F12, è un gioco di parole con "home", come per dire che la casa somiglia a un morso che ci tiene ben stretti.


FApp.13-5 (1854) / J-

Please, Sir, to let me be
a Valentine to Thee!
    Ti prego, mio Signore, di lasciarmi essere
un Valentine per Te!

Un Valentine, in forma di prosa, per Henry Vaughan Emmons, datato "17 febbraio". Nell'edizione Johnson della lettere (L155) il "be" a conclusione del primo verso è all'inizio del secondo.

Un Valentine molto stringato ma significativo, visto che le poche parole scritte sono un invito che può essere letto in due modi: i versi che si autoproclamano Valentine e bastano a se stessi, o la mittente che si trasforma in un Valentine vivente al posto di quelli soliti, semplicemente espressi a parole.


FApp.13-6 (1859) / J87 (1859)

A darting year - a pomp - a tear -
a waking on a morn
to find that what one waked for,
inhales the different dawn.
    Un anno fulmineo - uno sfarzo - una lacrima -
lo svegliarsi un mattino
per scoprire che ciò per cui ci si sveglia,
inala un'alba diversa.

A conclusione, in forma di prosa, di una lettera del 13 febbraio 1859 (L200) a Mary Haven, moglie del Reverendo Joseph Haven, che era stato professore di filosofia morale all'Amherst College dal 1851 al 1858 e si era poi trasferito al Chicago Theological Seminary. Il testo è preceduto da "How short, dear Mrs Haven!" ("Com'è breve, Mrs Haven!")
Nell'edizione Johnson si legge "fear" al primo verso al posto di "year" (la stessa lettura nelle "Lettere") e "the" al secondo verso al posto di "a" (in errata corrige nelle ristampe successive e "a" nelle "Lettere").

Il tempo che scorre fulmineo, gioie e dolori che durano un istante e risvegli che ogni volta ci riportano alla vita in un'alba diversa dalla precedente.
Nella lettera ED esprimeva la sua nostalgia per i due amici ormai lontani. In questo contesto possiamo leggerla così: è passato un anno dalla vostra partenza, veloce e con il solito carico di gioie e dolori, e ogni mattina penso a voi che ormai respirate un'alba diversa.
Nel primo verso ho tradotto "tear", come sostantivo, con "lacrima", ma, come verbo, "to tear" significa "strappare con violenza, lacerare", un ulteriore significato che ha una sua ragion d'essere in questo verso.


FApp.13-7 (1859) / J-

I have a suitor in the skies -
a nobleman is he -
and this is all he ever says -
Pray "come unto me."
To such a simple wooing
I do not reply -
Say? - Shall I say him yes - Ladie -
Say - shall I say him nay?
    Ho un pretendente nei cieli -
un nobiluomo è -
e questo è tutto ciò che dice -
Prega "vieni da me."
A un così semplice corteggiamento
non rispondo -
Dici? - Devo dirgli di - Signora -
Di' - devo dirgli di no?

L'autografo è stato pubblicato in facsimile nel 1978 in un catalogo di vendita di Paul C. Richards. Nell'originale, indirizzato "Mother", la suddivisione del testo è la seguente:

I have a suitor in
the skies - a noble-
man
is he - and this
is all he ever says -
Pray "come unto me."
To such a simple wooing
I do not reply -
Say? - Shall I say him
yes - Ladie - Say - shall
I say him nay?

Un corteggiatore di poche parole, ma veramente nobile e al quale è difficile rispondere in modo adeguato. La domanda finale e il fatto che l'autografo sia indirizzato "Mother" fanno pensare a una sorta di richiesta di sostegno, per decidere se dedicarsi a un pretendente così in alto o puntare a qualcosa di meno nobile ma più concreto.


FApp.13-8 (1859) / J16 (1858)

I would distil a cup -
and bear to all my friends,
drinking to her no more astir,
by beck, or burn, or moor!
    Vorrei stillare una coppa -
e offrirla a tutti i miei amici,
brindando a lei non più in corsa,
per ruscello, o sorgente, o brughiera!

In una lettera a Samuel Bowles della fine di agosto 1859 (L193, datata 1858 da Johnson), preceduta da: "Summer stopped since you were here. Nobody noticed her - that is, no men and women. Doubtless, the fields are rent by petite anguish, and 'mourners go about' the Woods. But this is not for us. Business enough indeed, our stately Resurrection! A special Courtesy, I judge, from what the Clergy say! To the 'natural man,' Bumblebees would seem an improvement, and a spicing of Birds, but far be it from me, to impugn such majestic tastes. Our Pastor says we are a 'Worm.' How is that reconciled? 'Vain - sinful Worm' is possibly of another species. / Do you think we shall 'see God'? Think of 'Abraham' strolling with him in genial promenade! / The men are mowing the second Hay. The cocks are smaller than the first, and spicier." ("L'estate si è fermata da quando eravate qui. Nessuno l'ha notato - vale a dire, né uomini né donne. Senza dubbio, i campi sono lacerati da una minuta angoscia, e 'anime in pena vagano' per i Boschi. Ma non è cosa per noi. Impegno sufficiente invero, la nostra solenne Risurrezione! Una Concessione speciale, ritengo, da ciò che dice il Clero! All''uomo naturale', i Bombi devono sembrare un progresso, insieme a un pizzico di Uccelli, ma lungi da me, contestare gusti così regali. Il nostro Pastore dice che siamo un "Verme". Come la mettiamo? Il 'Vano - peccaminoso Verme' è forse di un'altra specie. / Lei pensa che "vedremo Dio'? Pensi ad 'Abramo' che gironzola con lui durante una gioviale passeggiata! / Gli uomini stanno falciando il secondo fieno. I covoni sono più piccoli del primo, e più saporiti.").

Ho inserito un brano abbastanza lungo della lettera che conteneva questi versi, in prosa nel manoscritto, perché l'inizio ("Summer stopped") chiarisce chi è la "her" del terzo verso, ovvero l'estate che si è fermata, ha raggiunto il suo culmine (la lettera è di agosto) e ha smesso di correre qua e là per marcare il suo territorio. È il momento di farle festa, di brindare alla bella stagione che ha già in sé i segni della fine ("the fields are rent by petite anguish, and 'mourners go about' the Woods"), di bere l'ultimo nettare che ci offre, prima di ripiombare nel freddo dell'inverno, aspettando l'immancabile risurrezione della natura, molto più certa di quella promessa agli uomini.


Poesie dell'edizione Johnson non presenti nell'edizione Franklin.


F- / J1494 (1880)

The competitions of the sky
Corrodeless ply.
    Le competizioni del cielo
Incorrotte procedono.

In una lettera alle cugine Norcross del 1880 (L669). Non ci sono manoscritti e della lettera rimane una trascrizione di Louise Norcross, incompleta come quasi tutte quelle inviate alle cugine, che si rifiutarono di inviare i manoscritti a Mabel Todd e fornirono solo delle trascrizioni epurate dai brani che ritenevano troppo personali. Tutte le lettere furono poi distrutte dopo la morte di Louise nel 1919. Johnson riprende i versi dall'edizione 1931 delle lettere, mentre Franklin li esclude.

Una sorta di aforisma sull'eternità.


F- / J1772 (1881)

Let me not thirst with this Hock at my Lip,
Nor beg, with Domains in my Pocket -
    Non fatemi aver sete con questo Nettare alle Labbra,
Né mendicare, con Domini in Tasca -

I versi fanno parte di un autografo che Johnson descrive così: "... una bozza disordinata con varie righe di scrittura su un frammento di busta contenente messaggi che nella loro stesura finale furono presumibilmente spediti al giudice Lord." (vedi il frammento PF66). Franklin li esclude dalla sua edizione.

Talvolta non bastano domini e nettari per essere ricchi e placare la sete, specialmente quando nettari e domini non possono essere di dominio pubblico. Il probabile riferimento di questi versi al giudice Lord, la cui relazione con ED fu fortemente osteggiata dai familiari, specialmente di lui, suggerisce il rimpianto di un amore finalmente corrisposto, che però non riesce a uscire dalla clandestinità imposta dalle convenzioni sociali.
"Hock" è un vino pregiato del Reno.