Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F1701 - 1750

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F1701 (?) / J1685 (?)

The butterfly obtains
But little sympathy
Though favorably mentioned
In Entomology -

Because he travels freely
And wears a proper coat
The circumspect are certain
That he is dissolute

Had he the homely scutcheon
Of modest Industry
'Twere fitter certifying
For Immortality -

    La farfalla ottiene
Poca simpatia
Anche se con favore menzionata
Dall'Entomologia -

Poiché viaggia liberamente
E indossa un soprabito adeguato
I circospetti sono certi
Che sia dissoluta

Se avesse un blasone ordinario
O pudica Laboriosità
Sarebbe più agevole garantirne
L'Immortalità

La farfalla è colorata, vola libera nell'aria, è come una mente che rifiuta di rinchiudersi nel grigiore della consuetudine e vuole spaziare in libertà nei cieli della conoscenza e della fantasia. Per questo è accusata di dissolutezza dai benpensanti, che osservano con occhiuta e sospettosa circospezione ogni segno di diversità: se avesse colori meno sgargianti, e si applicasse seriamente e con meno scostumatezza a una qualche utile attività, sarebbe certamente giudicata degna di accedere alla loro noiosa immortalità.


F1702 (?) / J1659 (?)

Fame is a fickle food
Upon a shifting plate
Whose table once a
Guest but not
The second time is set
Whose crumbs the crows inspect
And with ironic caw
Flap past it to the
Farmer's corn
Men eat of it and die
    La fama è una volubile vivanda
Su un piatto instabile
Alla cui tavola una volta un
Ospite ma non
La seconda si siede
Le cui briciole i corvi ispezionano
E con ironico gracchiare
Volano oltre verso
Le granaglie del Fattore
Gli uomini ne mangiano e muoiono

La fama è volubile, può arrivare velocemente e altrettanto velocemente scomparire, ma, soprattutto, la sua tavola è apparecchiata per pochi eletti; gli altri si illudono di potersi accaparrare gli avanzi, quelle briciole che perfino i corvi guardano con ironico distacco, avviandosi poi verso un cibo più sicuro. Gli uomini invece, pur di averne anche soltanto la parvenza, non esitano a mangiare quelle briciole prive di sostanza e incapaci di nutrire.


F1703 (?) / J1694 (?)

The wind drew off
Like hungry dogs
Defeated of a bone
Through fissures in
Volcanic cloud
The yellow lightning shone -
The trees held up
Their mangled limbs
Like animals in pain
When Nature falls upon herself
Beware an Austrian
    Il vento si ritrasse
Come cani affamati
Defraudati di un osso
Attraverso fessure in
Vulcaniche nubi
Il fulmine giallo brillò -
Gli alberi sostenevano
I loro mutili rami
Come animali in pena
Quando la Natura attacca se stessa
Guardati dal Tronco

Una tempesta raccontata come se fosse un attacco della natura contro se stessa, con immagini vive e incalzanti e una sorta di raccomandazione finale a non fidarsi di nulla che faccia parte di quella natura in guerra.
Nell'ultimo verso non è certo cosa intendesse ED con "Austrian". Nel Webster è definito soltanto come "austriaco", abitante dell'Austria, ma in tale accezione il senso rimarrebbe oscuro. Sono state proposte due soluzioni (sia da Errante, nelle note dell'edizione del 1959, sia dalla Bulgheroni nella nota nel Meridiano): una ortografia scorretta per "Auster" ovvero "Austro", un vento che viene dal sud (ma Errante fa notare che "nella Nuova Inghilterra l'austro non è un vento di tempesta; esso fonde anzi la neve, e aiuta l'erba e i fiori della primavera a spuntare."); un'abbreviazione per "Austrian Pine" ovvero "Pino Austriaco", che, come dice la Bulgheroni, è considerato"pericoloso come albero che attrae il fulmine". Gli alberi con i rami strappati, evidentemente colpiti dal fulmine, dei versi 7-9 fanno propendere per quest'ultima soluzione, come se quegli alberi mutilati fossero un monito a non fidarsi di tronchi ancora frondosi e intatti, un apparente riparo in realtà pieno di pericoli.


F1704 (?) / J1665 (?)

I know of people in the Grave
Who would be very glad
To know the news I know tonight
If they the chance had had
'Tis this expands the least event
And swells the scantest deed
My right to walk upon the Earth
If they this moment had
    So di persone nella Tomba
Che sarebbero davvero felici
Di conoscere le notizie che so io stasera
Se ne avessero avuto l'opportunità
È questo che espande l'evento più minuto
E accresce l'atto più insignificante
Il mio diritto di camminare sulla Terra
Avessero loro in questo momento

Le cose e le notizie più insignificanti, quelle che facciamo o sentiamo tutti i giorni senza farci troppo caso, si rivelano gemme preziose se pensiamo a quanto sarebbero importanti per chi non potrà mai più provarle.


F1705 (?) / J1696 (?)

These are the days that Reindeer love
And pranks the northern star
This is the Sun's objective
And Finland of the year
    Questi sono giorni che amano la Renna
E che la nordica stella adorna
Questo è l'obiettivo del Sole
E la Finlandia dell'anno

I giorni d'inverno prediligono la renna e sono adornati da cieli tersi e pieni di stelle, in una stagione che è "obiettivo" del sole, con i suoi raggi che cercano di scaldarla e di infondere un po' di vita in quella Finlandia dell'anno.
Il terzo verso è abbastanza enigmatico; si può interpretare come una sintesi tipicamente dickinsoniana di una immagine come: il sole d'inverno ha un unico obiettivo, quello di dedicare tutte le sue forze a dare un po' di calore al mondo preda del gelo.
Nel Webster 1828 "Objective"è definito soltanto come aggettivo, col significato di "belonging to the object, contained in the object" o, in grammatica, "the objective case is that which follows a transitive verb or a preposition". Qui è usato come sostantivo, e la definizione dei dizionari moderni è anche "obiettivo, scopo". D'altronde, quello che noi chiamiamo "complemento oggetto" può essere considerato "l'obiettivo" del verbo che lo precede.


F1706 (?) / J1702 (?)

Today or this noon
She dwelt so close
I almost touched her
Tonight she lies
Past neighborhood
And bough and steeple
Now past surmise
    Oggi o a mezzogiorno
Era così vicina
Che quasi la toccavo
Stasera giace
Al di là di vicinato
E ramo e campanile
Ora al di là dell'ipotesi

La morte porta via da un momento all'altro; non è un viaggio ma un passare improvviso dalle cose terrene a qualcosa che è al di là della nostra comprensione e di qualsiasi ipotesi noi si possa fare.


F1707 (?) / J1671 (?)

Judgment is justest
When the Judged
His action laid away
Divested is of every Disk
But his sincerity

Honor is then the safest hue
In a posthumous Sun
Not any color will endure
That scrutiny can burn.

    Il Giudizio è davvero giusto
Quando il Giudicato
I suoi atti riposti
È spogliato di qualsiasi Disco
Tranne la sua sincerità

L'onore è allora la tinta più sicura
In un Sole postumo
Nessun colore durerà
Che l'esame possa bruciare.

Il giudizio finale potrà essere veramente giusto se giudicherà l'essenza vera dei nostri atti, se ci renderà nudi di fronte a quell'esame, spogliati di ogni ridondanza terrena e ridotti alla pura nudità del nostro essere. Solo la misteriosa tinta di questa essenza, di questa verità intima su di noi, potrà essere il colore giusto per una vita ormai trascorsa: ogni altro colore non potrà avere nessun effetto sull'esame a cui saremo sottoposti.
È come se ED dicesse che il giudizio finale non potrà assomigliare a quello dibattuto in un'aula di giustizia, perché in quest'ultima è importante il "disco" concreto formato dalle azioni, dai comportamenti, dal nostro essere esteriore, mentre in quello finale ciò che importa è quello che nessun giudice terreno potrà mai giudicare, qualcosa che è dentro di noi ("onore", o anche dignità, integrità, sincerità) e che sarà messo a nudo in quell'esame infallibile e senza appello.


F1708 (?) / J1664 (?)

I did not reach Thee
But my feet slip nearer every day
Three Rivers and a Hill to cross
One Desert and a Sea
I shall not count the journey one
When I am telling thee

Two deserts but the year is cold
So that will help the sand
One desert crossed -
The second one
Will feel as cool as land
Sahara is too little price
To pay for thy Right hand

The Sea comes last - Step merry feet
So short we have to go
To play together we are prone
But we must labor now
The last shall be the lightest load
That we have had to draw

The Sun goes crooked -
That is Night
Before he makes the bend
We must have passed the Middle Sea
Almost we wish the End
Were further off
Too great it seems
So near the Whole to stand

We step like Plush
We stand like snow
The waters murmur new
Three rivers and the Hill are passed
Two deserts and the Sea!
Now Death usurps my Premium
And gets the look at Thee -

    Non Ti ho raggiunto
Ma i miei piedi scivolano più vicini ogni giorno
Tre Fiumi e una Collina da attraversare
Un Deserto e un Mare
Non terrò conto del viaggio in sé
Quando ti racconterò

Due deserti ma l'anno è freddo
Cosicché aiuterà la sabbia
Un deserto attraversato -
Il secondo
Sembrerà fresco come la terra
Il Sahara è un prezzo assai piccolo
Da pagare per la tua Mano

Per ultimo viene il Mare - Andate gioiosi piedi
Così breve è il cammino
A giocare insieme siamo propensi
Ma dobbiamo sforzarci adesso
L'ultimo sarà il peso più leggero
Che dovremo trascinare

Il Sole si va inclinando -
Ecco la Notte
Prima che termini la sua curva
Dobbiamo aver passato il Mare di Mezzo
Quasi vorremmo che la Fine
Fosse più lontana
Troppo grande sembra
Stare così vicini al Tutto

Camminiamo come Felpa
Sostiamo come neve
Le acque mormorano nuove
Tre fiumi e la Collina son passati
Due deserti e il Mare!
Ora la Morte usurpa il mio Premio
E si prende il guardarti -

Un viaggio affannoso, raccontato con l'impeto narrativo delle poesie degli anni '60, verso un premio che alla fine sfugge perché usurpato dalla morte. I fiumi e le colline sono il cammino attraverso la natura; il deserto è una sorta di terra di nessuno, e infine il mare, come in altre poesie simbolo del viaggio verso l'infinito; un mare che è fra noi e quella "fine" della quarta strofa a cui agogniamo e che nello stesso tempo temiamo, perché ci metterà di fronte al mistero.
Il deserto che nella prima strofa è uno, si raddoppia nella seconda e nell'ultima. Trattandosi di una trascrizione non si può essere sicuri dell'esattezza del testo, ma questo raddoppio sembra come dilatare lo spazio vuoto del viaggio, quel "Sahara" così difficile da attraversare ma considerato un prezzo comunque modico da pagare per raggiungere la meta.
Chi è il "thee" della poesia? L'ultimo verso fa pensare a qualcuno, a una persona concreta inseguita vanamente e sottratta dalla morte, ma non è escluso che possa riferirsi a Dio, al mistero, all'immortalità, anche loro mete inseguite vanamente, fino a quella morte che potrebbe alla fine rivelarsi non portatrice di conoscenza ultima ma solo l'usurpatrice di un mistero che terrà sempre per sé.


F1709 (?) / J1693 (?)

The Sun retired to a cloud
A Woman's shawl as big
And then he sulked in mercury
Upon a scarlet log -
The drops on Nature's forehead stood
Home flew the loaded bees
The South unrolled a purple fan
And handed to the trees
    Il Sole si appartò in una nuvola
Vasta come uno scialle Femminile
E poi s'imbronciò ardente
Su un ceppo scarlatto -
Le gocce sostavano sulla fronte della Natura
A casa volavano le api appesantite
Il Sud srotolò un ventaglio purpureo
E lo porse agli alberi

Il sole si nasconde dietro le nuvole, manda qualche raggio isolato a colorare il terreno, poi un accenno di pioggia che si ferma in superficie, le api che fiutano il tempo brutto e si affrettano a casa; ma il sud interviene, libera il sole e offre quel calore alla natura in trepida attesa.
Al terzo verso ho interpretato "mercury" come "Heat of constitutional temperament; spirit; sprightly qualities."


F1710 (?) / J1667 (?)

I watched her face to see which way
She took the awful news
Whether she died before she heard
Or in protracted bruise
Remained a few slow years with us
Each heavier than the last
A further afternoon to fail
As Flower at fall of Frost -
    Osservavo il suo volto per vedere in che modo
Avrebbe preso la tremenda notizia
Se fosse morta prima di ascoltarla
O in protratto tormento
Rimasta per pochi lenti anni con noi
Ognuno più gravoso dell'ultimo
Per venir meno in un ennesimo pomeriggio
Come Fiore al cadere del Gelo -

Al dolore si può reagire in modi diversi, e talvolta una reazione meno immediata non fa che prolungare un tormento che può estinguersi soltanto con la morte.
Nel primo verso si riconosce il ricorrente desiderio di ED di investigare da vicino il mistero della morte o, come in questo caso, del dolore, cercando di strappare alle reazione degli ultimi istanti di vita, o a un volto colto in un momento di estrema sofferenza, segni che possano rivelare ciò che in realtà resta sempre celato.


F1711 (?) / J1662 (?)

He went by sleep that drowsy route
To the surmising Inn -
At daybreak to begin his race
Or ever to remain -
    Percorse nel sonno quell'indolente via
Verso la Locanda del dubbio -
Per cominciare all'alba la sua corsa
O restare per sempre -

Il sonno come ciclica esperienza della morte, che prelude al risveglio o al riposo eterno.


F1712 (?) / J1708 (?)

Witchcraft has not a pedigree
'Tis early as our Breath
And mourners meet it going out
The moment of our death -
    La Stregoneria non ha un lignaggio
È remota come il Respiro
E chi ci piange la incontra mentre sta uscendo
Nel momento della nostra morte -

Leggendo gli ultimi due versi sembra proprio che la stregoneria del primo sia l'anima, vista come una sorta di illusione magica, un mistero non risolto, che non ha più ragione di esistere una volta conclusa la vita.


F1713 (?) / J1709 (?)

With sweetness unabated
Informed the hour had come
With no remiss of triumph
The autumn started home -
Her home to be with Nature
As competition done
By influential kinsmen
Invited to return
In supplements of Purple
An adequate repast
In heavenly reviewing
Her residue be past -
    Con dolcezza inalterata
Informato che l'ora era giunta
Con nessuna rinuncia al trionfo
L'autunno si avviò a casa -
A casa è con la Natura
Come al termine di una gara
Da influenti congiunti
Invitato a tornare
In supplementi di Porpora
Un adeguato pasto
In celeste rassegna
La parte residua è trascorsa -

L'autunno ha saputo che il suo tempo è al termine, con docile tranquillità si avvia verso casa, ma non rinuncia a una trionfale uscita di scena. La sua casa in fin dei conti resta nella natura, sa che la gara a cui era stato chiamato è ormai conclusa ma sa anche che prima o poi sarà chiamato a partecipare di nuovo, da quel perenne ciclo di stagioni che formano la sua famiglia. La sua partenza si colora di porpora, come se volesse nutrirsi ancora delle bellezze di cui è capace, passando in rassegna quel tempo così bello che Dio gli ha concesso di vivere.
Sembra proprio un invito ad accettare una fine che è scritta nella natura, a lasciarsi coinvolgere in un ciclo che deve necessariamente prevedere la conclusione di qualcosa che è iniziato; ma è una fine che si colora di grandezza, anche perché resta la speranza che non sia definitiva, che qualcuno magari ci chiamerà a rinascere un un'altra vita immersa anch'essa in quella natura divina che ci ha accompagnati in questa.


F1714 (?) / J1669 (?)

In snow thou comest
Thou shalt go with the resuming ground
The sweet derision of the crow
And Glee's advancing sound

In fear thou comest
Thou shalt go at such a gait of joy
That man anew embark to live
Upon the depth of thee -

    Nella neve tu arrivi
Te ne andrai con la terra che ricomincia
La dolce derisione del corvo
E l'avanzante suono della Letizia

Nella paura tu arrivi
Te ne andrai con una tale andatura di gioia
Che gli uomini s'imbarcheranno da capo nella vita
Sulla tua profondità -

L'inverno arriva nella neve, nella paura del freddo e del buio, ma è un arrivo che ha già in sé il suo andarsene, quel ritorno della gioia estiva e del rinascere della vita la cui certezza ci aiuta a superare i rigori del gelo.
Ho tradotto letteralmente gli ultimi due versi per mantenere la relazione "marina" fra "imbarcarsi" (che, come in italiano, significa anche "essere coinvolti, intraprendere") e "profondità"; come se l'inverno si trasformasse in un mare profondo, e pur sempre presente nei ciclici ritorni naturali, sulla cui superficie navigare nei caldi climi estivi.


F1715 (?) / J1651 (?)

A Word made Flesh is seldom
And tremblingly partook
Nor then perhaps reported
But have I not mistook
Each one of us has tasted
With ecstasies of stealth
The very food debated
To our specific strength -

A Word that breathes distinctly
Has not the power to die
Cohesive as the Spirit
It may expire if He -

"Made Flesh and dwelt among us"
Could condescension be
Like this consent of Language
This loved Philology

    Una Parola fatta Carne è raramente
E con tremore condivisa
Né allora forse riferita
Ma se non m'inganno
Ciascuno di noi ha gustato
Con estasi furtive
Il giusto cibo attribuito
Alla nostra specifica forza -

Una Parola che respira distintamente
Non ha il potere di morire
Coesiva come lo Spirito
Può spirare se Lui -

"Si fece Carne e dimorò fra noi"
Potesse essere condiscendenza
Come questo consenso del Linguaggio
Questa amata Filologia

Nel manoscritto della trascrizione di Susan Dickinson la poesia è preceduta da cinque versi separati da una riga: "The import of that Paragraph / «The word made Flesh» / Had he the faintest intimation / Who broached it yesterday! // «Made Flesh and dwelt among us»" ("Il significato di quel Paragrafo / «La parola fatta Carne» / Ne avesse avuto il più pallido indizio / Chi lo annunciava ieri! // «Si fece Carne e dimorò fra noi»" (vedi PF4).
Mancando l'autografo dickinsoniano non è possibile determinare l'esatta relazione con i versi che seguono, anche se è probabile si tratti di una annotazione di Susan Dickinson.

La divisione in tre strofe (nell'edizione Johnson la seconda e terza sono unite) evidenzia meglio la struttura in tre parti della poesia. Nella prima, il verbo fattosi carne del Vangelo di Giovanni (1,14) diventa la parola che si fa poesia. Una parola che raramente viene condivisa (qui ED allude probabilmente alla pubblicazione, ma anche all'atto di leggere la poesia), perché arriva direttamente dentro di noi, o meglio dentro chi è capace di gustare l'estatica pienezza di quel cibo. Nella seconda, l'identificazione diventa piena, in un'immagine che può apparire speculare, come se la parola-carne diventasse spirito: una parola che "respira" non può mai morire, perché diventa immateriale ed eterna; può svanire soltanto ove svanisse ogni cosa che va al di là della "carne" (nella prima lettera a Higginson, la n. 260 del 15 aprile 1862, ED scriveva: "Are you too deeply occupied to say if my Verse is alive?" - "È troppo profondamente occupato per dirmi se la mia Poesia è viva?"). Nella terza, la citazione dai vangeli precede una sorta di rimpianto, descritto bene dalla Bulgheroni nelle note al Meridiano: "... l'eretica Emily vorrebbe che l'inverificabile 'condiscendenza' del divino fosse simile al 'consenso' del linguaggio che si piega al desiderio del creatore."
Al verso 12 ho lasciato inalterato il troncamento dell'originale, accogliendo la suggestiva ipotesi della Bulgheroni: "...la parola poetica... potrebbe spirare soltanto nell'ipotesi impossibile e quindi troncata (if He -) di una morte del Cristo."


F1716 (?) / J1683 (?)

That she forgot me was the least
I felt it second pain
That I was worthy to forget
Was most I thought upon

Faithful was all that I could boast
But Constancy became
To her, by her innominate
A something like a shame

    Che lei si scordò di me fu il meno
Mi sembrò una pena secondaria
Che fossi degna d'essere scordata
Era in cima ai miei pensieri

La fedeltà era tutto ciò di cui vantarmi
Ma la Costanza divenne
Per lei, da lei innominata
Qualcosa simile alla vergogna

Non brucia tanto il fatto di essere dimenticati, quanto l'esserne ritenuti degni, e il prezioso sentimento della fedeltà può anche essere rifiutato, o addirittura vissuto come qualcosa di innominabile di cui vergognarsi.


F1717 (?) / J1661 (?)

Guest am I to have
Light my northern room
Why to cordiality so averse to come
Other friends adjourn
Other bonds decay
Why avoid so narrowly
My fidelity -
    Un ospite sto per avere
Illumina la mia stanza a nord
Perché alla cordialità così avversi ad accostarsi
Altri amici rimandano
Altri legami decadono
Perché evitano così accuratamente
La mia fedeltà -

Potrebbero essere considerazioni sulla scelta della solitudine, forse ravvivata talvolta da una visita che illumina quella stanza a settentrione, lontana dalla luce del sole. Gli altri amici, gli altri legami, sono ormai affievoliti, non si sentono attratti da sentimenti forti, come la fedeltà, forse perché la vita di tutti i giorni ne ha quasi paura, e cerca di costruirsi una consuetudine che scorra su binari il meno possibile accidentati.


F1718 (?) / J1679 (?)

Rather arid delight
If Contentment accrue
Make an abstemious ecstasy
Not so good as joy -

But Rapture's Expense
Must not be incurred
With a tomorrow knocking
And the Rent unpaid -

    Piuttosto arido il piacere
Se l'Appagamento che ne risulta
Produce un'estasi astemia
Non certo pari alla gioia -

Ma il Costo del Rapimento
Meglio non sobbarcarsi
Con un domani alle porte
E l'Affitto non pagato -

Certo, un'estasi è meglio di un comune piacere, uno di quelli che possiamo cogliere ogni giorno, ma l'estasi è costosa, difficile da raggiungere, specialmente se la vita di tutti i giorni preme e non ci lascia troppo tempo: se il problema è riuscire a pagare l'affitto è molto difficile riuscire a dedicarsi a estatici rapimenti.
Molto significativa e fantasiosa "l'estasi astemia" del terzo verso, un'estasi priva di ebbrezza che diventa meno piacevole di una semplice gioia.


F1719 (?) / J1698 (?)

'Tis easier to pity those when dead
That which pity previous
Would have saved
A Tragedy enacted
Secures applause
That Tragedy enacting
Too seldom does
    È più facile compatire quelli che sono morti
Invece di chi una compassione sollecita
Avrebbe salvato
Una Tragedia conclusa
Assicura gli applausi
Che la tragedia in corso
Troppo raramente ottiene

Tutti sono capaci di piangere chi muore; molto più difficile è lenire i dolori di chi è vivo e potrebbe trarre vantaggio dalla nostra compassione. È come se fossimo in teatro: tutti aspettano che la tragedia finisca per applaudire.


F1720 (?) / J1707 (?)

Winter under cultivation
Is as arable as Spring
    L'Inverno sottoposto a coltura
È arabile quanto la Primavera

Non bisogna mai considerare senza speranza l'aridità di un cuore, di una mente, di una persona. Se ci lavoriamo un po', magari riusciamo a far nascere qualcosa anche in un gelido inverno.


F1721 (?) / J1656 (?)

Down Time's quaint stream
Without an oar
We are enforced to sail
Our Port a secret
Our Perchance a Gale
What Skipper would
Incur the Risk
What Buccaneer would ride
Without a surety from the Wind
Or schedule of the Tide -
    Lungo le fortuite correnti del Tempo
Senza remi
Siamo costretti a navigare
Il Porto un segreto
Il Forse una Tempesta
Quale Capitano
Si esporrebbe al Rischio
Quale Bucaniere salperebbe
Senza certezze di Vento
O piani di Maree -

La vita è un oceano misterioso e rischioso, privo di mappe, di approdi conosciuti, dove si naviga a vista, metro per metro. Nessun marinaio se la sentirebbe di affrontare un simile mare, dove siamo costretti a navigare perché non c'è nessuna possibilità di sceglierne un altro.
Al primo verso, "quaint" significa comunemente "strano, bizzarro, fantasioso, singolare"; ho tradotto con "fortuite" per accentuare l'insondabilità del destino che ci aspetta, privo com'è delle certezze e dei piani prestabiliti degli ultimi due versi.


F1722 (?) / J1673 (?)

Nature can do no more
She has fulfilled her Dyes
Whatever Flower fail to come
Of other Summer days
Her crescent reimburse
If other Summers be
Nature's imposing negative
Nulls opportunity -
    La Natura non può fare di più
Ha esaurito le sue Tinte
Qualsiasi Fiore non arrivi in tempo
Ad altri giorni d'Estate
Ripagare la sua mezzaluna
Se vi saranno altre Estati
L' imperioso diniego della Natura
Annulla la possibilità -

La natura non lascia spazio ai ritardatari; se un fiore non è riuscito a usare le tinte disponibili, ormai terminate, è costretto ad aspettare un'altra estate per rivestire di colori le sue nude foglie, simili a mezzelune che non sono riuscite a spuntare. La natura è fatta così: i suoi dinieghi sono definitivi e non ammettono ulteriori possibilità.
Un "carpe diem" dickinsoniano, che ci avverte: se non cogliamo le occasioni del presente, dobbiamo solo sperare di riuscire ad avere un futuro per riprovare.


F1723 (?) / J1653 (?)

As we pass Houses musing slow
If they be occupied
So minds pass minds
If they be occupied
    Come noi davanti a Case ponderiamo
Se siano occupate
Le menti davanti a menti
Se siano occupate

Un'arguta immagine per dirci che molto spesso le menti che abbiamo di fronte risultano vuote come una casa disabitata.
Il primo verso si può tradurre letteralmente con: "Così come passiamo davanti alle Case riflettendo/chiedendoci con calma"; per sintetizzare un po' ho scelto di tradurre abbastanza liberamente, anche perché "ponderare" mi sembra possa suggerire l'idea di una lenta riflessione.


F1724 (?) / J1686 (?)

The event was directly behind Him
Yet He did not guess
Fitted itself to Himself like a Robe
Relished His ignorance
Motioned itself to drill
Loaded and Levelled
And let His Flesh
Centuries from His soul
    L'evento era proprio dietro di Lui
Eppure non ne ebbe sentore
Si adattò a Lui come una Veste
Gustando la Sua ignoranza
Si mosse per scavare
Riempì e Livellò
E lasciò la Sua Carne
A secoli dall'anima

La morte non avverte, anzi pregusta la sorpresa di arrivare all'improvviso, quando nessuno se l'aspetta. Dietro di sé lascia soltanto una fossa ben riempita e livellata, e un corpo che non ha più niente a che vedere con l'anima ormai lontana e priva di individualità.
Gli ultimi due versi li leggo come la definitiva separazione del corpo individuale dall'anima indistinta e indistinguibile, verso un'eternità che, semmai, riguarderà altro rispetto al nostro io.


F1725 (?) / J1668 (?)

If I could tell how glad I was
I should not be so glad -
But when I cannot make the Force
Nor mould it into word
I know it is a sign
That new Dilemma be
From mathematics further off
Than for Eternity
    Se potessi dire quant'ero felice
Così felice non sarei -
Ma ove non riuscissi a trovarne a Forza
Né a modellarla in parole
So che è un segno
Che il nuovo Dilemma è
Dalla matematica molto più lontano
Che dall'Eternità

È difficile esprimere a parole i sentimenti: quando riusciamo a "dirli" molto probabilmente è perché li sentiamo con meno forza. Per questo possiamo considerare l'impossibilità di esprimere qualcosa, sia esso un sentimento come la felicità o un dubbio, un dilemma che riempie la nostra mente, come un segno di distinzione, come una cartina di tornasole per riconoscere le cose che sono molto più vicine ai misteri intimi e divini che alle complicate, ma pur sempre terrene e concrete, formule esatte della matematica.


F1726 (?) / J1692 (?)

The right to perish might be thought
An undisputed right
Attempt it, and the Universe
Upon the opposite
Will concentrate it's officers -
You cannot even die
But nature and mankind must pause
To pay you scrutiny -
    Il diritto di perire potrebbe essere considerato
Un diritto indiscusso
Rivendicalo, e l'Universo
Sul fronte opposto
Concentrerà i suoi gendarmi -
Non puoi nemmeno morire
Senza che natura e uomini si soffermino
A ripagarti giudicando -

Di solito pensiamo alla morte (anche) come a un diritto che nessuno può toglierci; ma ci illudiamo se pensiamo di poterlo rivendicare come qualcosa che ci appartiene e ci pone al di fuori di dispute, sia pure postume. Tutti sono pronti, anzi si sentono in dovere, di compiangerci e, nello stesso tempo, di scrutare la nostra vita per giudicarla, come se la morte fosse l'ultima battaglia: noi da una parte e l'universo dall'altra.


F1727 (?) / J1680 (?)

Sometimes with the Heart
Seldom with the soul
Scarcer once with the might
Few - love at all
    Talvolta con il Cuore
Raramente con l'anima
Ancora meno con la forza
Pochi - amano davvero

Inusuale la scelta di questa gradazione di amori: il cuore, che sembrerebbe il candidato più ovvio per l'amore vero e, perciò, più raro, è messo al primo posto in ordine di frequenza: un tipo d'amore che non è raro incontrare. Poi viene l'anima e solo per ultima, la più rara, quella "forza" (ma anche energia, vigore) che credo si debba leggere come intensità, totalità di un sentimento che coinvolge tutto il nostro essere.


F1728 (?) / J1688 (?)

The Hills erect their Purple Heads
The Rivers lean to see
Yet man has not of all the Throng
A Curiosity
    Le Colline drizzano le Teste Purpuree
I Fiumi si girano a guardare
Eppure l'uomo non ha di tutta questa Ressa
Curiosità

La natura riempie il mondo di prodigi, di bellezze, ma pochi sono quelli che sanno guardare, che si chiedono cos'è che succede intorno a loro. Sembra che solo la natura sia capace di godere di se stessa.


F1729 (?) / J1699 (?)

To do a magnanimous thing
And take one's self by surprise
If one's self is not in the habit of him
Is precisely the finest of Joys -

Not to do a magnanimous thing
Notwithstanding it never be known
Notwithstanding it cost us existence once
Is Rapture herself spurn -

    Fare una cosa magnanima
E prendere il proprio io di sorpresa
Se il proprio io non è abituato a ciò
È davvero la più fine delle Gioie -

Non fare una cosa magnanima
Nonostante non la si sia mai provata
Nonostante quel momento ci costi l'esistenza
È il Rapimento in sé sdegnare

Essere magnanimi, se non lo si è abitualmente, e stupirsi di questo gesto inusuale è una gioia senza pari; per questo rifiutarla è come disprezzare un estatico rapimento che era a portata di mano, e insieme rassegnarsi a consumare la propria esistenza nella consueta noia dell'egoismo che non vede al di là di se stesso.


F1730 (?) / J1663 (?)

His mind of man, a secret makes
I meet him with a start
He carries a circumference
In which I have no part

Or even if I deem I do
He otherwise may know
Impregnable to inquest
However neighborly -

    La sua mente di uomo, a un segreto dà forma
Lo incontro con un sussulto
Lui ha in sé una circonferenza
In cui non ho parte

O se mai ritenessi di sì
Lui comunque altro saprebbe
Inattaccabile da indagine
Per quanto vicina -

Il primo verso può far pensare a una persona concreta ma anche, più probabilmente, a qualcosa di più alto, di divino, che ha assunto una "mind of man"; per questo ho tradotto la seconda parte del verso con "a un segreto dà forma", ovvero, dà forma umana a un mistero divino. Leggendo così il primo verso quelli che seguono non creano problemi interpretativi: l'assunzione della forma umana non scioglie tutti i dubbi, perché la natura divina continua comunque a tenere in serbo misteri negati alla nostra comprensione e che resistono a qualsiasi indagine della nostra ragione (indagine "vicina" perché il Dio fatto uomo si è avvicinato a noi), in quanto "altro" da noi, o almeno dalla nostra "mind of man".


F1731 (?) / J1689 (?)

The Look of thee, what is it like
Hast thou a hand or Foot
Or mansion of Identity
And what is thy Pursuit

Thy fellows are they realms or Themes
Hast thou Delight or Fear
Or Longing - and is that for us
Or values more severe -

Let change transfuse all other Traits
Enact all other Blame
But deign this least certificate
That thou shalt be the same -

    Il tuo Aspetto, a che cosa somiglia
Hai mani o Piedi
O magione d'Identità
E che cosa Persegui

I tuoi compagni sono regni o Argomenti
Provi Gioia o Paura
O Bramosia - ed è questa per noi
O per valori più austeri -

Il mutamento trasformi ogni altro Aspetto
Promulghi ogni altro Biasimo
Ma conceda questa minima garanzia
Che tu rimanga lo stesso -

ED si rivolge direttamente a qualcuno che è ormai nell'aldilà. Chiede con insistenza, quasi con affanno, di definire quel misterioso stato che è la morte; una domanda dietro l'altra, sapendo che non ci sarà nessuna risposta. Infine, un'ultima speranza, che diventa quasi un ordine a una divinità sfuggente, un discrimine tra un aldilà riconoscibile dalla nostra individualità e uno, magari anche splendente e perfetto, ma indistinto e per questo inconoscibile: la morte è libera di cambiare tutto, basta che mantenga integra l'intima essenza del nostro io, l'essere coscienti di noi stessi, perché altrimenti l'immortalità non potrà mai appartenerci.


F1732 (?) / J1697 (?)

They talk as slow as Legends grow
No mushroom is their mind
But foliage of sterility
Too stolid for the wind -

They laugh as wise as Plots of Wit
Predestined to unfold
The point with bland precision
Portentously untold

    Parlano lenti come maturano le Leggende
Non è fungo la loro mente
Ma viluppo di sterilità
Troppo inerte per il vento -

Ridono saggi come Trame d'Arguzia
Predestinate a spiegare
Con blanda precisione il punto
Clamorosamente taciuto

In entrambe le edizioni critiche il testo deriva dalla trascrizione di Susan Dickinson, ma in quella di Johnson al verso 7 si legge "prevision" ("preveggenza") anziché "precision".

I versi mi fanno pensare a noiose riunioni domenicali, a sermoni ripetuti con stanca lentezza; a qualcuno che ha la mente ormai ferma in convinzioni prive di qualsiasi spunto di fantasia e immaginazione, e pretende di saper spiegare, con quella che ritiene arguta saggezza, trame divine considerate, con magnanima sufficienza, lontane dalla comprensione di chi lo ascolta, facendo credere di essere depositario di chissà quali misteri indicibili.
Magistrale è l'uso di termini ambivalenti, come "legends" scelto a simbolo della lentezza con cui si sviluppano le leggende attraverso racconti che passano di bocca in bocca, ma anche esplicita allusione alla sostanza di ciò che "essi" raccontano; o "stolid", che significa "stolto, stupido, ottuso", ma ha anche la stessa radice di "still" ("fermo, stagnante, inerte") e in questo senso è accostato a "wind", mentre nell'altro definisce quelle menti così prive di fantasia, sulle quali si accanisce invece la fantasia dickinsoniana, dicendoci che non hanno certo la rapida crescita di un fungo ma l'inerte sterilità di quel "foliage" (qui usato nel senso architettonico: "A cluster of leaves, flowers and branches... intended to ornament and enrich capitals, friezes, pediments, &c.") che ha l'apparenza del vero ma nessuna possibilità di essere preda del vento-fantasia.


F1733 (?) / J1676 (?)

Of Yellow was the outer Sky
In Yellower Yellow hewn
Till Saffron in vermilion slid
Whose seam could not be shewn -
    Di Giallo era il Cielo esterno
In Giallo più Giallo intagliato
Finché lo Zafferano scivolò in un vermiglio
Il cui confine non si riusciva a distinguere -

Un tramonto che accende i colori del cielo fino a scivolare in un rosso indistinto e sconfinato.


F1734 (?) / J1657 (?)

Eden is that old fashioned House
We dwell in every day
Without suspecting our abode
Until we drive away

How fair on looking back the Day
We sauntered from the Door
Unconscious our returning
But discover it no more

    L'Eden è quella Casa antiquata
Che abitiamo tutti i giorni
Senza sospettare il nostro soggiorno
Finché non ci allontaniamo

Com'è bello riandare al Giorno
In cui ciondolammo da quella Porta
Inconsapevole il nostro ritorno
Tranne il non ritrovarla più

Forse è sbagliato pensare all'Eden come a un paradiso lontano, al di là della nostra vita; quel paradiso probabilmente è quello in cui viviamo, senza accorgercene se non quando lo dobbiamo lasciare per sempre. La nascita è il più bel giorno della vita, da quel momento siamo inconsapevolmente trascinati verso qualcosa di misterioso, di cui sappiamo soltanto una cosa: non entreremo più da quella porta, e chissà quale mondo ci attende.


F1735 (?) / J1649 (?)

A Cap of Lead across the sky
Was tight and surly drawn
We could not find the mighty Face
The Figure was Withdrawn -

A Chill came up as from a shaft
Our noon became a well
A Thunder storm combines the charms
Of Winter and of Hell

    Una Cappa di Piombo intorno al cielo
Si era distesa fitta e burrascosa
Non riuscivamo a scorgere il Volto possente
La Figura si era Celata -

Un Gelo venne su come da una grotta
Il mezzogiorno divenne un pozzo
Un Temporale combina gli incanti
Dell'Inverno e dell'Inferno

Un temporale che trasforma il cielo in una cappa di piombo e chiude tutto allo sguardo, anche se stesso. Ma anche un potente e misterioso miracolo della natura, che riesce ad unire il gelo dell'inverno e il turbinante fuoco dell'inferno.
Al verso 5 "shaft" significa "stretto ingresso di una miniera"; ho tradotto "grotta" per non allungare troppo il verso.


F1736 (?) / J1652 (?)

Advance is Life's condition
The Grave but a Relay
Supposed to be a terminus
That makes it hated so -

The Tunnel is not lighted
Existence with a wall
Is better we consider
Than not exist at all -

    Avanzare è la condizione della Vita
La Tomba solo un Ristoro
Ritenere che sia un traguardo
La rende così odiata -

Il Tunnel non è illuminato
Con un muro l'esistenza
È meglio considerare
Che non esistere affatto -

L'unico modo per non odiare la tomba è considerarla non un traguardo finale, ma un proseguimento della normale condizione ciclica della vita: una semplice sosta verso l'immortalità. È meglio immaginare l'esistenza con un muro che rende invisibile l'altra parte, piuttosto che considerarla una fuggevole esperienza che equivale al nulla.


F1737 (?) / J1706 (?)

When we have ceased to care
The Gift is given
For which we gave the Earth
And mortgaged Heaven
But so declined in worth
'Tis ignominy now
To look upon -
    Quando abbiamo cessato di curarcene
Il Dono ci è dato
Per il quale avremmo dato la Terra
E ipotecato il Cielo
Ma così sminuito di valore
Che è ignominia ora
Soppesarlo -

Un dono tanto desiderato perde improvvisamente il suo valore una volta ottenuto (vedi la nota alla J439-F626).


F1738 (?) / J1674 (?)

Not any sunny tone
From any fervent zone
Find entrance there
Better a grave of Balm
Toward human nature's home
And Robins near
Than a stupendous Tomb
Proclaiming to the gloom
How dead we are -
    Non un accento di sole
Da qualsiasi ardente zona
Trova ingresso là
Meglio una fossa di Balsamo
Come casa della natura umana
E Pettirossi vicino
Di una Tomba stupenda
Che proclami alle tenebre
Quanto siamo morti -

Lo splendore di un monumento tombale non serve a nulla, anzi, tende ad accentuare il nostro essere ormai morti, immersi comunque in tenebre non toccate da quell'apparente grandiosità. Molto meglio, per custodire ciò che resta di noi, una semplice fossa, non dissimile dalla natura che la circonda e discreta circa il suo contenuto.


F1739 (?) / J1655 (?)

Conferring with myself
My stranger disappeared
Though first upon a berry fat
Miraculously fared
How paltry looked my cares
My practise how absurd
Superfluous my whole career
Beside this travelling Bird
    Mentre conferiva con me
Il mio straniero sparì
Anche se prima su una pingue bacca
Prodigiosamente si era nutrito
Quanto meschini sembrarono i miei affanni
I miei esercizi quanto assurdi
Superflua la mia intera carriera
Di fronte a quell'Uccello viaggiatore

La natura ci pone di fronte a eventi minimi, in questo caso un uccello che si rimpinza su una bacca e poi vola via; eppure quanto sembra assurdo e insignificante davanti a tali spettacoli tutto ciò che è peculiare dell'uomo e sembra riempirci la vita.


F1740 (?) / J1703 (?)

'Twas comfort in her Dying Room
To hear the living Clock
A short relief to have the wind
Walk boldly up and knock
Diversion from the Dying Theme
To hear the children play
But wrong the more
That these could live
And this of our's must die
    Fu di conforto nella sua Stanza di Morte
Udire vita nell'Orologio
Un breve sollievo sentire il vento
Venir su ardito e bussare
Diversione dal Tema della Morte
Udire i bimbi giocare
Ma più ancora ingiustizia
Che quelli potessero vivere
E questa nostra dovesse morire

Una morte prematura può essere alleviata dalla consapevolezza che la natura continua comunque il suo corso, ma il sentimento più profondo è il guardare con sgomento a un'ingiustizia che colpisce a caso, che prende qualcuno che ci appartiene e lascia indisturbati gli altri, senza una ragione comprensibile alla nostra mente. Quante volte abbiamo detto "perché proprio lui/lei" o anche "perché proprio io"?


F1741 (?) / J1650 (?)

A lane of Yellow led the eye
Unto a Purple Wood
Whose soft inhabitants to be
Surpasses solitude
If Bird the silence contradict
Or flower presume to show
In that low summer of the West
Impossible to know -
    Un sentiero di Giallo guidava lo sguardo
Verso un Bosco Purpureo
Del quale essere soffici abitanti
Supera la solitudine
Se Uccello il silenzio contraddica
O fiore ardisca mostrarsi
In quell'umile estate d'Occidente
Impossibile saperlo -

Il giallo sentiero del sole ci indica la via del tramonto, verso un luogo misterioso che ci promette salvezza dalla solitudine; ma resta pur sempre qualcosa di indistinto di cui nulla ci è dato sapere.


F1742 (?) / J1670 (?)

In Winter in my Room
I came upon a Worm
Pink, lank and warm -
But as he was a worm
And worms presume
Not quite with him at home
Secured him by a string
To something neighboring
And went along -

A Trifle afterward
A thing occurred
I'd not believe it if I heard
But state with creeping blood
A snake with mottles rare
Surveyed my chamber floor
In feature as the worm before
But ringed with power
The very string with which
I tied him - too
When he was mean and new
That string was there -

I shrank - "How fair you are"!
Propitiation's Claw -
"Afraid he hissed
Of me"?
"No Cordiality" -
He fathomed me -
Then to a Rhythm Slim
Secreted in his Form
As Patterns swim
Projected him.

That time I flew
Both eyes his way
Lest he pursue
Nor ever ceased to run
Till in a distant Town
Towns on from mine
I set me down
This was a dream -

    D'Inverno nella mia Stanza
M'imbattei in un Verme
Rosa, molle e caldo -
Ma siccome era un verme
E i vermi ardiscono
Non tranquilla con lui in casa
Lo assicurai con una corda
A qualcosa là vicino
E mi allontanai -

Un Attimo dopo
Accadde una cosa
Che non crederei a sentirla
Ma confermo col sangue che si gela
Un serpente a chiazze sparse
Scrutava il pavimento della stanza
Sembrava come il verme di prima
Ma circondato d'energia
La stessa corda con la quale
L'avevo legato - inoltre
Quando era misero e inesperto
Quella corda era là -

Mi ritrassi - "Come sei bella!"
Artiglio propiziatorio -
"Paura sibilò
Di me?"
"Nessuna Cordialità" -
Mi scandagliò -
Poi con Ritmo Sottile
Occultato nella sua Forma
Come Entità sguscianti
S'avventò.

Questa volta fuggii
Con gli occhi su di lui
Per paura che m'inseguisse
Né cessai mai di correre
Finché in una lontana Città
A Città dalla mia
Mi arrestai
Era un sogno -

Un sogno, o meglio un incubo, raccontato con dovizia di particolari. Il verme che diventa serpente può prestarsi a molte interpretazioni. Errante (1956) ritiene che "quest'incubo si presta a un'interpretazione freudiana" e che la poesia "è pervasa da immagini sensuali". D'altronde il serpente come simbolo fallico e, conseguentemente, simbolo del peccato ha antecedenti illustri. Leggendola così, possiamo vedere nella trasformazione verme-serpente una metafora dell'amore ideale (pur sempre pericoloso, tanto da rendere consigliabile legarlo) che si trasforma in amore sensuale, e in quella fuga verso la città ritrovare la stessa fuga della J520-F656: in entrambe si fugge di fronte a qualcosa che attira e insieme fa paura.
Al verso 5 ho tradotto "presume" abbastanza liberamente (nel Webster una della definizioni è "to make confident or arrogant attempts") e nel verso successivo ho letto "quite" come "quiet", ovvero "tranquilla"; d'altronde se consideriamo che "quite" ("completamente, interamente, del tutto") deriva da "quit" (come aggettivo: "liberato, esentato, dispensato") si può pensare (oltre naturalmente a un errore di trascrizione, visto che il manoscritto è perduto) a un significato estremamente sintetizzato di una frase come: "non del tutto libera [da preoccupazioni]". Qualche altra traduzione per questi versi:
Raffo (nel Meridiano): "ma, come tutti i vermi, / d'indole presuntuosa - / sentendomi a disagio lo legai";
Errante (1956): "E siccome i vermi sono / D'una razza presuntuosa, / Io ne fui un po' paurosa.";
Binni: "ma dato che era un verme / e pensi ai vermi / sentendoti a disagio -";
Villar Raso: "Pero como era un gusano / Y los gusanos son atrevidos / No muy tranquila con él en casa -".


F1743 (?) / J1677 (?)

On my volcano grows the Grass
A meditative spot -
An acre for a Bird to choose
Would be the general thought -

How red the Fire rocks below
How insecure the sod
Did I disclose
Would populate with awe my solitude

    Sul mio vulcano cresce l'Erba
Un angolo meditativo -
Un campo adatto a un Uccello
Sarebbe opinione comune -

Quanto rosso il Fuoco si agiti sotto
Quanto insicura la zolla
Dovessi svelare
Si popolerebbe di sgomento la mia solitudine

La calma apparente della solitudine cela spesso un fuoco interiore che se svelato sgomenterebbe chiunque.


F1744 (?) / J1701 (?)

To their apartment deep
No ribaldry may creep
Untumbled this abode
By any man but God -
    Nel loro profondo appartamento
Nessuna oscenità può insinuarsi
Indisturbata questa dimora
Da chiunque tranne Dio -

La sacralità della tomba è al di là di volgari interventi terreni, soltanto chi la abita e Dio hanno diritto di ingresso.
Raffo (in Geometrie dell'estasi) la legge in modo diverso: "La vergine Emily si riferisce qui agli impulsi fisici dell'eros, trasfigurati e sublimati nel vincolo divino (come in Santa Teresa d'Avila e altre mistiche.)"


F1745 (?) / J1704 (?)

Unto a broken heart
No other one may go
Without the high prerogative
Itself hath suffered too
    A un cuore spezzato
Nessun altro può volgersi
Senza l'alta prerogativa
Di avere anch'esso sofferto

Nessuno può consolare un altro se non ha provato quella sofferenza che ora cerca di alleviare.


F1746 (?) / J1766 (?)

Those final Creatures, - who they are -
That faithful to the close
Administer her ecstasy,
But just the Summer knows.
    Chi siano - quelle finali Creature -
Che fedeli alla conclusione
Amministrano la sua estasi,
Soltanto l'Estate lo sa.

La fine dell'estate coinvolge tutta la natura e, come tutti i riti di passaggio, è un momento estatico e misterioso; soltanto la stessa estate sa a chi è affidata quella conclusione che prelude ai colori autunnali e al gelo dell'inverno.


F1747 (?) / J1765 (?)

That Love is all there is
Is all we know of Love,
It is enough, the freight should be
Proportioned to the groove.
    Che l'Amore sia tutto quel che c'è
È tutto ciò che sappiamo dell'Amore,
È abbastanza, il carico dev'essere
Proporzionato al solco.

L'amore è tutto, soltanto questo possiamo dire di lui. Ma è quanto basta, perché le parole con cui lo descriviamo debbono essere proporzionate alla sua grandezza, o meglio, alla sua totalità.
Interessanti le varie traduzioni degli ultimi due versi: "E ci basta, se il carico / è proporzionato al contenitore." (Raffo nel Meridiano, con il probabile intervento redazionale di Bacigalupo); "E basti: sia il pedaggio in proporzione / al carico che porta." (Raffo, Fògola, 1986); "è abbastanza, il carico in teoria / proporzionale al solco." (Lanati); "tanto basta, il carico dev'essere / proporzionato al solco." (Sabbadini); "Non è poco, in teoria il carico / è proporzionato al solco." (Sinigaglia).


F1748 (?) / J1713 (?)

As subtle as tomorrow
That never came,
A warrant, a conviction,
Yet but a name.
    Sottile come un domani
Che non arrivò mai,
Un mandato, una condanna,
Eppure solo un nome.

Si possono fare diverse ipotesi per sciogliere il "nome" finale. Il terzo verso può far pensare alla morte, o anche al destino, ma entrambe le cose prima o poi arrivano e smentiscono il secondo. Il dubbio, o anche il mistero, potrebbe essere il candidato ideale: è sottile, nel senso di abile, astuto, perché si insinua di continuo nella nostra mente; non arriva mai a conclusione e, perciò, si può paragonare a un domani sempre cercato ma mai trovato; è un mandato, perché ci viene consegnato da chissà chi come a delegarci al suo scioglimento; è una condanna, perché ci sentiamo sempre colpevoli per non essere riusciti a decifrarlo; eppure, è soltanto un nome, qualcosa che non esiste nella concretezza, un parto astratto della nostra mente curiosa.


F1749 (?) / J1714 (?)

By a departing light
We see acuter, quite,
Than by a wick that stays.
There's something in the flight
That clarifies the sight
And decks the rays
    Attraverso una luce sfuggente
Più acuta la visione, in vero,
Che con uno stoppino ben fermo.
C'è qualcosa nel dileguarsi
Che schiarisce la vista
E riveste i raggi

Il primo verso fa pensare all'inizio della J258-F320: "There's a certain Slant of light", ma la luce di quella poesia procura una "Heavenly Hurt", mentre qui la luce sfuggente regala una visione più chiara, come quando guardiamo un quadro a luce radente, spostando via via gli occhi, e riusciamo a vederne le pennellate, nascoste dalla luce ferma e diretta. Come dire che la realtà si riesce a carpire se riusciamo a guardarla sotto luci diverse, non sempre e soltanto con l'immobile luce dell'abitudine.


F1750 (?) / J1715 (?)

Consulting summer's clock,
But half the hours remain.
I ascertain it with a shock -
I shall not look again.
The second half of joy
Is shorter than the first.
The truth I do not dare to know
I muffle with a jest.
    Consultando l'orologio dell'estate
Soltanto metà delle ore restano.
Lo verifico con una scossa -
Non lo guarderò più.
La seconda metà della gioia
È più breve della prima.
La verità che non oso riconoscere
Dissimulo con una celia.

Non mi va di ammettere che l'orologio dell'estate segna ormai le ore di mezzo, e mi avverte che la bella stagione sta cominciando a declinare; allora faccio finta di dovermi accertare che funzioni e poi mi riprometto di non guardarlo più, perché so che quando le cose belle hanno raggiunto il culmine la loro discesa sarà certamente più veloce della salita.