Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F51 - 100

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F51 (1859) / J40 (1858)

When I count the seeds
That are sown beneath -
To bloom so, bye and bye -

When I con the people
Lain so low -
To be received as high -

When I believe the garden
Mortal shall not see -
Pick by faith it's blossom
And avoid it's Bee,
I can spare this summer - unreluctantly.

    Quando conto i semi
Che sono sparsi là sotto -
Per sbocciare così, via via -

Quando rifletto sulle persone
Distese così in basso -
Per essere accolte tanto in alto -

Quando credo nel giardino
Che il mortale non vede -
Colgo con la fede il suo fiore
E sfuggo la sua Ape,
Posso rinunciare a questa estate - senza esitare.

Un germoglio che nasce dalla terra diventa simbolo della resurrezione, come se i corpi che giacciono nella tomba non fossero altro che semi pronti a sbocciare nell'eterna estate divina. Ma è un giardino invisibile e inconoscibile alla mente di noi mortali; possiamo crederci soltanto con la fede, ma non siamo capaci di coglierne il nettare, come fa l'ape con i fiori dei giardini terreni. L'ultimo verso può essere letto in due modi opposti: se "this summer" è l'estate terrena dell'ape, allora il senso è che possiamo tranquillamente rinunciare all'effimera estate della vita e affidarci alla fede e alla certezza dell'immortalità; se è invece l'estate promessa dalla fede, il verso diventa una dichiarazione di amore per la vita: possiamo tranquillamente rinunciare a quell'estate così lontana ed evanescente, per godere quella più vicina e concreta, che non ha bisogno di fede e si mostra senza veli ai nostri occhi.


F52 (1859) / J147 (1859)

Bless God, he went as soldiers,
His musket on his breast -
Grant God, he charge the bravest
Of all the martial blest!

Please God, might I behold him
In epauletted white -
I should not fear the foe then -
I should not fear the fight!

    A Gloria di Dio, andò soldato,
Il moschetto sul petto -
Conceda Dio, che esorti i più arditi
Di tutti i marziali consacrati!

Piaccia a Dio, ch'io possa vederlo
In bianche spalline -
Non avrei paura del nemico allora -
Non avrei paura della battaglia!

La metafora guerriera conduce alla purezza delle "bianche spalline", simbolo di un coraggio leale che affronta senza paura le aspre battaglie della vita.
Nelle note al Meridiano, Marisa Bulgheroni scrive che "Fu scritta - si crede - in morte di Frazar Stearns, amico di Austin e figlio del rettore dell'Amherst College, caduto a Newbern il 14 marzo 1862.", ma la datazione 1859, comune a entrambe le edizioni critiche, sembra escludere tale ipotesi. Il riferimento a Frazar Stearns è probabile nella J426-F384, come peraltro affermato nelle note a questa poesia sempre nel Meridiano.


F53 (1859) / J56 (1858)

If I should cease to bring a Rose
Upon a festal day,
Twill be because beyond the Rose
I have been called away -

If I should cease to take the names
My buds commemorate -
Twill be because Death's finger
Clasps my murmuring lip!

    Se dovessi smettere di portare una Rosa
In un giorno di festa,
Sarà perché al di là della Rosa
Sarò stata chiamata -

Se dovessi smettere di prendere i nomi
Che i miei germogli commemorano -
Sarà perché le dita della morte
Suggellano il mio labbro mormorante!

L'amore per la natura, la capacità di godere della bellezza di un fiore, e, insieme, la memoria di coloro che da quei fiori sono commemorati, durerà per tutta la vita. Soltanto la morte riuscirà a interrompere quel dialogo così intimo e silenzioso con la natura e con chi ci ha lasciati.
Nel Webster ci sono quaranta definizioni (più altre ottantuno come verbo composto) del verbo "take" (v. 5), più o meno tutte con significati simili ai molti che il verbo "prendere" ha anche in italiano; ho perciò preferito tradurre con il termine italiano più comune, che in questo caso mi sembra sia da intendere come "acquisire, serbare, tenere a mente". Nelle due versioni italiane che conosco la traduzione è "pronunziare" (Guidacci) e "ricercare" (Raffo).


F54 (1859) / J1730 (?)

"Lethe" in my flower,
Of which they who drink,
In the fadeless Orchards
Hear the bobolink!

Merely flake or petal
As the Eye beholds
Jupiter! my father!
I perceive the rose!

    "Lete" nel mio fiore,
Coloro che ne bevono,
Nei Frutteti perenni
Odono il bobolink!

Soltanto fiocco o petalo
Mentre l'Occhio rimira
Giove! padre mio!
Percepisco la rosa!

La poesia era compresa nel Fascicolo 2, in una parte di foglio ora perduta che, secondo Franklin, conteneva dall'altro lato la J1729-F56. Nella parte di foglio rimasta si possono leggere i primi due versi e la parte più alta del terzo, gli altri derivano dalla trascrizione è di Mabel Todd.
Nell'altro lato di questo frammento rimasto c'è la seconda strofa della J57-F55 (vedi anche la J14-F5).

Una sorta di Eden pagano. Il "Lete" (in greco "oblio") era il fiume degli inferi che faceva dimenticare la vita trascorsa a chi ne beveva le acque. Qui diventa un fiore che inebria, che fa dimenticare la natura reale e avvicina a una natura perenne, mitica, dove l'amorfa concretezza di un fiocco o di un petalo si trasforma nel disegno divino di una rosa, di cui riusciamo a percepire nel profondo le misteriose e labirintiche volute soltanto affidandoci fiduciosi al padre che ne è il creatore.


F55 (1859) / J57 (1858)

To venerate the simple days
Which lead the seasons by -
Needs but to remember
That from you or I,
They may take the trifle
Termed mortality!

To invest existence with a stately air -
Needs but to remember
That the Acorn there
Is the egg of forest
For the upper Air!

    Per venerare i semplici giorni
Che portano via le stagioni -
Bisogna solo ricordare
Che da te o da me,
Possono prendere quell'inezia
Detta mortalità!

Per ammantare l'esistenza di un'aria solenne -
Bisogna solo ricordare
Che la Ghianda là
È l'uovo della foresta
Per l'Aria più in alto!

Nell'edizione Johnson la seconda strofa è riportata in nota, ripresa dalla prima edizione del 1896, in quanto il manoscritto conosciuto nel 1955 era limitato alla prima. Il frammento contenente la seconda strofa era nel foglio strappato che conteneva la J14-F5, ed è stato successivamente rintracciato e pubblicato da Franklin in American Literature, 50, March 1978, pagg. 114-115.

L'intreccio fra l'esistenza umana e la natura è descritto in due strofe parallele: nella prima è la natura che assume connotati mortali, in quanto segue il suo corso insieme a noi; nella seconda, la nostra esistenza viene ammantata di solennità dal nostro essere parte del ciclo naturale, come se fossimo la ghianda che, nella sua minuta semplicità, è comunque capace di essere il germoglio iniziale di una foresta, che troverà il suo rigoglio finale in un cielo per ora troppo alto per essere raggiunto dai nostri occhi.


F56 (1859) / J1729 (?)

I've got an arrow here.
Loving the hand that sent it
I the dart revere.

Fell, they will say, in "skirmish"!
Vanquished, my soul will know
By but a simple arrow
Sped by an archer's bow.

    Ho ricevuto una freccia qui.
Amando la mano che l'ha lanciata
Venero il dardo.

Caduta, diranno, in una "scaramuccia"!
Vinta, la mia anima saprà
Soltanto da una semplice freccia
Tirata dall'arco di un arciere.

Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 2, in una parte di foglio ora perduta che conteneva dall'altro lato la J1730-F54. La trascrizione è di Mabel Todd.

La freccia di Cupido colpisce e sconfigge senza bisogno di dar battaglia, basta una semplice scaramuccia per arrendersi volentieri a quell'arciere che lancia dardi così amabili.


F57 (1859) / J41 (1858)

I robbed the Woods -
The trusting Woods -
The unsuspecting Trees
Brought out their Burs and mosses
My fantasy to please -
I scanned their trinkets curious -
I grasped - I bore away -
What will the solemn Hemlock -
What will the Oak tree say?
    Ho derubato i Boschi -
I fiduciosi Boschi -
Gli innocenti Alberi
Mostravano i loro Ricci e i loro muschi
Per compiacere la mia fantasia -
Esplorai curiosa i loro ninnoli -
Afferrai - strappai via -
Che dirà l'austero Abete -
Che dirà la Quercia?

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli. Un'altra copia è in un manoscritto del 1861 apparentemente preparato per la spedizione ma rimasto fra le carte di ED. In questa seconda versione c'è una variante al verso 9: "Fir" ("Abete" - "Hemlock" al verso precedente è più propriamente l'abete canadese) al posto di "Oak" e un punto interrogativo che chiude il secondo verso e trasforma l'inizio da affermazione a domanda; inoltre, i pronomi in prima persona diventano impersonali: "I" (v. 1) diventa "Who", "My" (v. 5) diventa "His" e i tre "I" dei vv. 6 e 7 diventano altrettanti "He".

La bellezza della natura è sempre a nostra disposizione; talvolta ne approfittiamo troppo e tradiamo la sua fiducia, magari soltanto per soddisfare la nostra curiosità, senza pensare all'inconsapevole lavoro che ha creato un fiore o un filo d'erba che strappiamo con noncuranza.


F58 (1859) / J42 (1858)

A Day! Help! Help!
Another Day!
Your prayers - Oh Passer by!
From such a common ball as this
Might date a Victory!
From marshallings as simple
The flags of nations swang.
Steady - my soul: What issues
Upon thine arrow hang!
    Un Giorno! Aiuto! Aiuto!
Un altro Giorno!
Le tue preghiere - Oh Tu che passi!
Da una sfera comune come questa
Potrebbe datarsi una Vittoria!
Da schieramenti così semplici
Le bandiere di nazioni sventolarono.
Salda - anima mia: Quali eventi
Al tuo strale sospesi!

Nell'edizione Johnson la poesia è in otto versi e il primo comprende anche il secondo dell'edizione Franklin. La scelta di Franklin è conforme al manoscritto nel fascicolo 2 e credo sia dettata dal fatto che l'abitudine di ED di andare liberamente a capo (abitudine che rende molto spesso problematico decidere dove situare le cesure tra i versi) inizia nel fascicolo 4 (con la J136-F94).

Difficile distinguere fra normalità ed eccezionalità. Un giorno che inizia come tanti altri, la preghiera di un viandante, il globo del sole che come sempre segue il suo corso possono essere testimoni di eventi straordinari, che accadono sempre in giorni e luoghi senza nulla di particolarmente unico. La stessa cosa può dirsi della nostra anima, della nostra interiorità, così familiare e vicina e nello stesso tempo custode di eventi di cui talvolta non immaginiamo la portata.
Per "arrow" (ultimo verso) si può presumere che ED abbia pensato agli "arrows of God" (gli "strali divini"), come se avesse voluto attribuire all'anima un tratto divino.


F59 (1859) / J43 (1858)

Could live - did live -
Could die - did die -
Could smile upon the whole
Through faith in one he met not -
To introduce his soul -

Could go from scene familiar
To an untraversed spot -
Could contemplate the journey
With unpuzzled heart -

Such trust had one among us -
Among us not today -
We who saw the launching
Never sailed the Bay!

    Poteva vivere - visse -
Poteva morire - morì -
Poteva sorridere su tutto
Per fede in qualcuno che non conosceva -
Presentando la sua anima -

Poteva passare da un luogo familiare
A un posto mai attraversato -
Poteva contemplare il cammino
Con cuore non incerto -

Tanta fiducia ebbe uno fra noi -
Non fra noi oggi -
Noi che vedemmo il varo
Non solcammo mai la Baia!

La morte come un varo per una baia sconosciuta, un passaggio da luoghi familiari a un posto di cui non sappiamo nulla e a cui possiamo credere soltanto per la fede in qualcuno che si rivelerà soltanto dopo la partenza. Per chi resta c'è solo la possibilità di guardare quella partenza, senza sapere nulla di quello che ci sarà in quel mare sconosciuto.


F60 (1859) / J44 (1858)

If she had been the Mistletoe
And I had been the Rose -
How gay upon your table
My velvet life to Close -
Since I am of the Druid -
And she is of the dew -
I'll deck Tradition's buttonhole
And send the Rose to you.
    Se lei fosse stata il Vischio
E io fossi stata la Rosa -
Che gioia sulla tua tavola
La mia vita di velluto Concludere -
Poiché io sono dei Druidi -
E lei è della rugiada -
Ornerò l'asola della Tradizione
E invierò la Rosa a te.

Inviata a Samuel Bowles, probabilmente con una rosa. Un'altra copia è nei fascicoli, identica, a parte l'aggiunta di un punto esclamativo alla fine del quarto verso e "she" al primo non evidenziato.

Un gioco tra il vischio e la rosa, probabilmente riferito alle feste di fine/inizio anno. Nel quinto verso l'accostamento druidi/vischio deriva probabilmente dalla definizione di "mistletoe" nel Webster 1828: "... This plant was held in great veneration by the Druids.". Gli ultimi versi possiamo leggerli come: "poiché io sono più simile al vischio e non ho la vellutata bellezza della rosa, rispetterò la tradizione festeggiando con lui e mandando lei a te."


F61 (1859) / J10 (1858)

My Wheel is in the dark!
I cannot see a spoke
Yet know it's dripping feet
Go round and round.

My foot is on the Tide!
An unfrequented road -
Yet have all roads
A clearing at the end -

Some have resigned the Loom -
Some in the busy tomb
Find quaint employ -

Some with new - stately feet -
Pass royal thro' the gate -
Flinging the problem back
At you and I!

    La mia Ruota è nell'oscurità!
Non riesco a vederne i raggi
Eppure so che i suoi stillanti passi
Girano sempre in tondo.

Il mio piede è sull'Onda!
Una strada non frequentata -
Eppure tutte le strade hanno
Una radura alla fine -

Alcuni hanno restituito il Telaio -
Alcuni nell'operosa tomba
Trovano un bizzarro impiego -

Alcuni con nuova - solenne andatura -
Attraversano regalmente il portone -
Rilanciando il problema
A voi e a me!

Nelle prime due strofe l'oscurità che ci accompagna nel corso della vita, l'impossibilità di diradarla e svelare i misteri che ci aspettano; l'unico punto fermo è la certezza che, come in ogni strada, anche quella più accidentata, alla fine dev'esserci una meta, una radura sulla quale posare i nostri passi e fermarsi. Nella terza sono descritti coloro che hanno già raggiunto quella meta, hanno restituito il telaio servito per tessere la loro vita e sono occupati in qualcosa di molto diverso da ciò che conosciamo. Nell'ultima, coloro che attraversano ora quel misterioso portone, con la nobile andatura adatta a un viaggio così importante, lasciando a noi, per il tempo che ci separa da quel passaggio, il problema di capire cosa ci sia veramente al di là.


F62 (1859) / J45 (1858)

There's something quieter than sleep
Within this inner room!
It wears a sprig upon it's breast -
And will not tell it's name.

Some touch it, and some kiss it -
Some chafe it's idle hand -
It has a simple gravity
I do not understand!

I would not weep if I were they -
How rude in one to sob!
Might scare the quiet fairy
Back to her native wood!

While simple-hearted neighbors
Chat of the "Early dead" -
We - prone to periphrasis,
Remark that Birds have fled!

    C'è qualcosa di più quieto del sonno
Dentro quest'intima stanza!
Porta un ramoscello sul petto -
E non dirà il suo nome.

Qualcuno la tocca, e qualcuno la bacia -
Qualcuno sfrega la sua mano oziosa -
Ha una semplice austerità
Che non comprendo!

Non piangerei se fossi in loro -
Quanta rozzezza in uno che singhiozza!
Potrebbe far fuggire la tranquilla fata
Indietro al suo bosco natio!

Mentre i vicini di buon cuore
Chiacchierano di "morte Prematura" -
Noi - inclini alla perifrasi,
Notiamo che gli Uccelli sono volati via!

Una morte prematura si trasforma in qualcosa più calmo di un sonno, in un evento solenne, anche se arduo da comprendere, in un fiabesco tornare nel posto da cui si è venuti, in un volarsene via come un uccello che va verso lidi più accoglienti.
Nei versi si legge una visione tranquilla, e rassegnata, della morte, ma anche due guizzi che sembrano come una ribellione di fronte a essa: l'ottavo verso, con quel "non comprendo" che contrasta con il "simple" del verso precedente, e l'ultimo, dove gli uccelli volati via trasmettono un senso di ineluttabile abbandono.


F63 (1859) / J46 (1858)

I keep my pledge.
I was not called -
Death did not notice me.
I bring my Rose -
I plight again -
By every sainted Bee -
By Daisy called from hillside -
By Bobolink from lane -
Blossom and I -
Her oath, and mine -
Will surely come again -
    Io mantengo la mia promessa.
Non fui chiamata -
La morte non si è accorta di me.
Porto la mia Rosa -
M'impegno di nuovo -
Per ogni Ape consacrata -
Per la Margherita chiamata dal pendio -
Per il Bobolink dal sentiero -
Il fiore ed io -
Il suo giuramento, e il mio -
Certamente ritorneremo -

Il superamento della morte attraverso l'eterno ritorno. L'impegno a tornare dei due ultimi versi è quello della rosa che fiorirà di nuovo e, insieme, di chi non è ancora chiamato a compiere un viaggio che appare definitivo. Ma si respira anche aria di risurrezione, con la trinità naturale dei versi 6-8 (ape, margherita e bobolink), evocata come per santificare il ciclo ininterrotto della natura, che riesce ad andare anche al di là della morte, indicando anche a noi l'ineluttabilità di una fine a cui segue un nuovo inizio.


F64 (1859) / J47 (1858)

Heart! We will forget him!
You and I - tonight!
You may forget the warmth he gave -
I will forget the light!

When you have done, pray tell me
That I may straight begin!
Haste! lest while you're lagging
I remember him!

    Cuore! Lo dimenticheremo!
Tu ed io - questa notte!
Tu potrai dimenticare il calore che dava -
Io dimenticherò la luce!

Quando hai finito, ti prego di dirmelo -
Così che io possa subito incominciare!
Presto! perché mentre tu indugi
Io potrei ricordarlo!

Una rinuncia gridata; un amore, di cui si è sperimentata la gioia e il calore, che va dimenticato in fretta, perché ogni indugio potrebbe far diventare impossibile un oblio così doloroso.


F65 (1859) / J48 (1858)

Once more, my now bewildered Dove
Bestirs her puzzled wings.
Once more, her mistress, on the deep
Her troubled question flings -

Thrice to the floating casement
The Patriarch's bird returned -
Courage! My brave Columba!
There may yet be Land!

    Ancora una volta, la mia Colomba ora confusa
Agita le ali perplesse.
Ancora una volta, la sua padrona, al profondo
Lancia la sua tormentata domanda -

Tre volte alla galleggiante finestra
Tornò l'uccello del Patriarca -
Coraggio! Mia valorosa Colomba!
Potrebbe ancora esserci Terra!

La ricerca di una "terra" nel mare della vita è difficile, ma come Noè non si scoraggiò dopo che la colomba era tornata tre volte senza alcun segno di speranza, anche noi dobbiamo continuare a cercare la risposta alle domande che lanciamo al profondo mistero che ci circonda.


F66 (1859) / J17 (1858)

Baffled for just a day or two -
Embarrassed - not afraid -
Encounter in my garden
An unexpected Maid!
She beckons, and the Woods start -
She nods, and all begin -
Surely, such a country
I was never in!
    Confusa solo per un giorno o due -
Imbarazzata - non spaventata -
Incontro nel mio giardino
Un'inaspettata Fanciulla!
Fa segno, e i Boschi si scuotono -
Annuisce, e tutto ha inizio -
Sicuramente, in un tale paese
Non ci sono mai stata!

Inviata a Mrs. Holland nella primavera del 1859 con un bocciolo di rosa. Un'altra copia è nei fascicoli, suddivisa in due strofe e con varianti minime.

Il dono che accompagnava i versi svela l'identità di quella "unexpected Maid". Un bocciolo di rosa che annuncia l'avvio della primavera, un incontro inaspettato ma anche preceduto da qualche giorno in cui chi lo coglie ne ha avuto sentore, per poi rendersi conto che è proprio lui: il messaggero della rinascita che con un segno scuote i boschi e risveglia tutta la natura. Gli ultimi due versi sembrano esprimere la difficoltà di entrare veramente in sintonia con il mondo che è intorno a noi, come se l'uomo non fosse capace di lasciarsi andare a quei cicli che contraddistinguono la vita della natura ma anche la sua.


F67 (1859) / J58 (1859)

Delayed till she had ceased to know -
Delayed till in it's vest of snow
Her loving bosom lay -
An hour behind the fleeting breath -
Later by just an hour than Death -
Oh lagging Yesterday!

Could she have guessed that it w'd be -
Could but a crier of the joy
Have climbed the distant hill -
Had not the bliss so slow a pace
Who knows but this surrendered face
Were undefeated still?

Oh if there may departing be
Any forgot by Victory
In her imperial round -
Show them this meek apparreled thing
That could not stop to be a king -
Doubtful if it be crowned!

    Tardò finché lei cessò di sapere -
Tardò finché nella sua veste di neve
L'amoroso seno giacque -
Un'ora dopo il fuggente respiro -
Solo un'ora più tardi della Morte -
Oh indugiante Ieri!

Avesse potuto immaginare quell'esito -
Avesse potuto un solo araldo di gioia
Scalare la collina lontana -
Non avesse avuto l'estasi un passo così lento
Chissà se il volto che s'arrese
Non sarebbe ancora imbattuto?

Oh se ci fossero moribondi
Affatto dimenticati dalla Vittoria
Nel suo giro imperiale -
Mostrate loro questa mite e ornata creatura
Che non poté fermarsi per essere un re -
Dubbiosa di essere incoronata!

Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Susan, con il testo identico a parte una variante al verso 13: "remaining" al posto di "departing".

La morte arriva spesso per caso, magari solo un momento prima di qualcosa che avrebbe trasformato quella sconfitta in una vittoria; ma a noi non resta che accettare, con rassegnata umiltà, un destino che ci consegna alla morte, anche se un istante dopo avremmo potuto cingere regalmente la corona della vittoria.
La variante nella versione inviata a Susan trasforma i moribondi (letteralmente "chi parte, chi se ne va") in sopravvissuti ("chi resta"), ma lascia inalterato il senso dei versi, visto che entrambi sono dimenticati dalla vittoria e devono prendere esempio da chi ha accettato la sconfitta.
Nell'ultimo verso il dubbio, che in ED è quasi sempre riferito al mistero dell'aldilà, ha qui una valenza più terrena, come se il mistero non fosse soltanto riservato a una ipotetica eternità, ma anche alla vita mortale, spogliata di certezze dai capricci di un destino sempre in balia del caso.


F68 (1859) / J89 (1859)

Some things that fly there be -
Birds - Hours - the Bumblebee -
Of these no Elegy.

Some things that stay there be -
Grief - Hills - Eternity -
Nor this behooveth me.

There are that resting, rise.
Can I expound the skies?
How still the Riddle lies!

    Alcune cose che volano ci sono -
Uccelli - Ore - i Bombi -
Per queste nessuna Elegia.

Alcune cose che restano ci sono -
Dolore - Colline - Eternità -
Nemmeno queste mi si addicono.

Ci sono quelle che riposando, risorgono.
Posso io spiegare i cieli?
Immoto giace l'Enigma!

Difficile sciogliere l'enigma dell'eternità; nulla di ciò che conosciamo ci aiuta a comprendere il mistero di un corpo che giace nella tomba e, nello stesso tempo, va incontro all'immortalità.
Interessante la struttura dei versi: nelle prime due strofe esempi di cose che passano e di cose che restano, entrambe lontane dalla natura umana; nella terza i due concetti si umanizzano e vengono uniti in quel "resting, rise" che appare un chiaro simbolo del corpo nella tomba e, nello stesso tempo, nei cieli; un enigma muto e inspiegabile.


F69 (1859) / J90 (1859)

Within my reach!
I could have touched!
I might have chanced that way!
Soft sauntered thro' the village -
Sauntered as soft away!
So unsuspected Violets
Within the meadows go -
Too late for striving fingers
That passed, an hour ago!
    A portata di mano!
Avrei potuto toccarlo!
Potevo capitare da quelle parti!
Vagando tranquilla nel villaggio -
Come vagando lontano!
Così insospettate Violette
Spuntano nei prati -
Troppo tardi per le bramose dita
Che passarono, un'ora fa!

Un fiore, come un amore, un'occasione, spunta quando vuole, magari pochi istanti dopo il nostro passaggio, e a quel punto è troppo tardi per chi bramava impossessarsene.


F70 (1859) / J91 (1859)

So bashful when I spied her!
So pretty - so ashamed!
So hidden in her leaflets
Lest anybody find -

So breathless till I passed her -
So helpless when I turned
And bore her struggling, blushing,
Her simple haunts beyond!

For whom I robbed the Dingle -
For whom I betrayed the Dell -
Many, will doubtless ask me -
But I shall never tell!

    Così ritrosa quando la spiai!
Così graziosa - così pudica!
Così nascosta tra le sue foglioline
Affinché nessuno la scoprisse -

Così senza fiato finché la oltrepassai -
Così indifesa quando mi voltai
E la portai che si divincolava, arrossendo,
Di là dal suo modesto rifugio!

Per chi depredai il Boschetto -
Per chi tradii il Cespuglio -
Molti, senza dubbio mi chiederanno -
Ma io non lo dirò mai!

Probabilmente erano versi che accompagnavano un fiore, sempre al femminile in ED, portato via dal suo "simple haunts" per essere donato a qualcuno. La descrizione dei tentativi del fiore di sottrarsi al proprio destino, e i verbi usati nei primi due versi dell'ultima strofa, fanno pensare agli ultimi due versi della J86-F98.
"Dingle" e "Dell" (vv. 9 e 10) significano rispettivamente "stretta valletta fra le colline" e "cavità o stretta apertura".


F71 (1859) / J92 (1859)

My friend must be a Bird -
Because it flies!
Mortal, my friend must be -
Because it dies!
Barbs has it, like a Bee!
Ah, curious friend!
Thou puzzlest me!
    Il mio amico dev'essere un Uccello -
Poiché vola!
Mortale, il mio amico dev'essere,
Poiché muore!
Ha pungiglioni, come un'Ape!
Ah, curioso amico!
Tu mi confondi!

Il pronome neutro non permette di capire se il soggetto sia un amico, un'amica, o anche un animale. È comunque la descrizione di qualcuno che è difficile da trattenere e che possiede pungiglioni per ferire.
Richard Sewall (The Life of Emily Dickinson, Harvard University Press, Cambridge, 1994, pag. 209-210 - prima ediz. Farrar, Strauss and Giroux, New York, 1974 -) la mette in relazione con la J23-F12, la J156-F218 e la J8-F42, tutte riconducibili a Susan.


F72 (1859) / J93 (1859)

Went up a year this evening!
I recollect it well!
Amid no bells nor bravoes
The bystanders will tell!
Cheerful - as to the village -
Tranquil - as to repose -
Chastened - as to the Chapel
This humble Tourist rose!
Did not talk of returning!
Alluded to no time
When, were the gales propitious -
We might look for him!
Was grateful for the Roses
In life's diverse boquet -
Talked softly of new species
To pick another day;
Beguiling thus the wonder
The wondrous nearer drew -
Hands bustled at the moorings -
The crowd respectful grew -
Ascended from our vision
To countenances new!
A Difference - A Daisy -
Is all the rest I knew!
    Salì giusto un anno questa sera!
Me lo ricordo bene!
Non fra campane né ovazioni
I presenti possono dirlo!
Gioioso - come al villaggio -
Tranquillo - come a riposare -
Disciplinato - come al Tempio
Quell'umile Turista s'innalzò!
Non parlò di ritorno!
Non alluse al tempo
In cui, fossero le brezze propizie -
Avremmo potuto rivederlo!
Era grato per le Rose
Nei diversi bouquet della vita -
Parlò dolcemente di nuove specie
Da cogliere un altro giorno;
Seducendo così il prodigio
Il prodigioso attirò più vicino -
Le mani si agitarono agli ormeggi -
La folla divenne rispettosa -
Ascese oltre la nostra vista
Verso sembianze nuove!
Una Differenza - Una Margherita -
Fu tutto ciò ch'io vidi!

La morte come un viaggio senza ritorno, da affrontare con gioiosa e tranquilla disciplina, senza addii chiassosi, senza dimenticare la bellezza di ciò che abbiamo vissuto, con la curiosità delle "nuove specie" che potremo conoscere e con la speranza che una brezza propizia possa un giorno portarci quelli che abbiamo amato.


F73 (1859) / J94 (1859)

Angels, in the early morning
May be seen the Dews among,
Stooping - plucking - smiling - flying -
Do the Buds to them belong?

Angels, when the sun is hottest
May be seen the sands among,
Stooping - plucking - sighing - flying -
Parched the flowers they bear along.

    Angeli, di primo mattino
Si possono vedere fra le Rugiade,
Chinarsi - estirpare - sorridere - volare -
Sono i Germogli là per loro?

Angeli, quando il sole è più cocente
Si possono vedere fra le sabbie,
Chinarsi - estirpare - sospirare - volare -
I fiori inariditi portano con sé.

La nascita e la morte hanno scenari diversi: la prima una rugiada che infonde l'umida dolcezza della vita, la seconda il sole cocente che inaridisce. Per entrambe c'è l'intervento divino, simile come sono simili il terzo e il settimo verso, distinti soltanto da un sorriso che diventa un sospiro.
Il "plucking" degli angeli, ripetuto nei due versi, può leggersi dapprima come un estirpare gioioso, uno sgombrare il campo per i germogli che stanno nascendo, e poi come un gesto che diventa doloroso, quando si portano via i fiori inariditi che hanno compiuto il loro ciclo vitale. Ma si possono anche considerare gli angeli come "Angeli di Morte, che raccolgono giovani e vecchi allo stesso modo per l'eternità."(Cynthia Griffin Wolff, Emily Dickinson, Perseus Books, Reading, MA, 1988, pag. 298 - prima ediz. Knopf, New York, 1986 -)


F74 (1859) / J95 (1859)

My nosegays are for Captives -
Dim - long expectant eyes -
Fingers denied the plucking,
Patient till Paradise -

To such, if they sh'd whisper
Of morning and the moor -
They bear no other errand,
And I, no other prayer.

    I miei mazzolini sono per Prigionieri -
Occhi velati - a lungo in attesa -
Dita a cui è negato cogliere,
Pazienti fino al Paradiso -

Per questo, se sussurrassero
Di mattino e di brughiera -
Non recherebbero altro messaggio,
Ed io, nessun'altra preghiera.

Potrebbe essere un biglietto che accompagnava un mazzo di fiori, messaggeri naturali e discreti di rinascita e di fantasia per coloro che sono prigionieri della vita di tutti i giorni.


F75 (1859) / J96 (1859)

Sexton! My Master's sleeping here.
Pray lead me to his bed!
I came to build the Bird's nest -
And sow the early seed -

That when the snow creeps slowly
From off his chamber door -
Daisies point the way there -
And the Troubadour.

    Becchino! Il mio Maestro sta dormendo qui.
Ti prego di condurmi al suo letto!
Sono venuta a costruire il nido dell'Uccello -
E a spargere il primo seme -

Cosicché quando la neve striscerà lenta
Via dalla porta della sua stanza -
Le margherite indichino la via -
E il Trovatore.

Il seme del ricordo germoglierà sulla tomba, e quando il gelo della morte si trasformerà nel calore della resurrezione, il fiore indicherà la via da seguire per ritrovare chi l'aveva piantato.
L'uccello del terzo verso, che diventa trovatore nell'ultimo, è chi costruisce il nido della propria memoria su quella tomba, spargendovi un seme che germoglierà nel momento della rinascita.


F76 (1859) / J97 (1859)

The rainbow never tells me
That gust and storm are by -
Yet is she more convincing
Than Philosophy.

My flowers turn from Forums -
Yet eloquent declare
What Cato could'nt prove me
Except the birds were here!

    L'arcobaleno non mi dice mai
Che raffiche e tempesta son passate -
Eppure è più convincente
Della Filosofia.

I miei fiori aggirano le Tribune -
Eppure eloquenti dichiarano
Ciò che Catone non potrebbe provare
Salvo che gli uccelli fossero qui!

I segni della natura, imponderabili (l'arcobaleno che annuncia la fine del temporale) o indiretti (i fiori che annunciano l'arrivo della primavera e degli uccelli), non hanno bisogno di parole e ci dicono molto di più di qualsiasi cosa possano dirci con lunghi discordi un abile oratore o un filosofo.


F77 (1859) / J98 (1859)

One dignity delays for all -
One mitred afternoon -
None can avoid this purple -
None evade this crown!

Coach, it insures, and footmen -
Chamber, and state, and throng -
Bells, also, in the village
As we ride grand along!

What dignified attendants!
What service when we pause!
How loyally at parting
Their hundred hats they raise!

Her pomp surpassing ermine
When simple You, and I,
Present our meek escutscheon
And claim the rank to die!

    Una dignità ci aspetta tutti -
Un pomeriggio con la mitra -
Nessuno può evitare questa porpora -
Nessuno sfuggire questa corona!

Cocchio, assicura, e lacchè -
Aula, e status, e folla -
Campane, anche, nel villaggio
Mentre sfiliamo solenni!

Che dignitosi accompagnatori!
Che cerimonia quando sostiamo!
Con che sincerità al distacco
Sollevano i loro cento cappelli!

Il suo sfarzo supera l'ermellino
Quando semplici Voi, ed io,
Presentiamo il nostro umile stemma
E reclamiamo il rango di chi muore!

Un funerale vistoso, accompagnato dalla deferente solennità dei partecipanti e da tutti i segni esteriori che elevano di rango anche i più umili. Si può interpretare in modi diversi, che peraltro non si escludono l'un l'altro: una prosaica e, forse, amara constatazione: un funerale dignitoso non si nega a nessuno; la descrizione di segni esteriori e convenzionali, che però trovano giustificazione negli ultimi versi, quando il rango della morte accomuna tutti, donando una purpurea solennità anche ai più umili; un divertito excursus nelle cerimoniose convenzioni in cui siamo immersi, in un momento unico e irripetibile: quello in cui saremo insieme protagonisti e assenti.


F78 (1859) / J88 (1859)

As by the dead we love to sit -
Become so wondrous dear -
As for the lost we grapple
Tho' all the rest are here -

In broken mathematics
We estimate our prize
Vast - in it's fading ratio
To our penurious eyes!

    Come presso i morti amiamo sedere -
Divenuti così incredibilmente cari -
Come ai perduti ci aggrappiamo
Nonostante tutti gli altri siano qui -

In spezzata matematica
Valutiamo il nostro tesoro
Vasto - nella misura in cui svanisce
Ai nostri occhi impoveriti!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra è in una lettera a Elizabeth Holland del 2 marzo 1859 (L204), preceduta da "Meeting is well worth parting. How kind in some to die, adding impatience to the rapture of our thought of Heaven!" ("L'incontro è fonte di preziosa separazione. Com'è naturale in alcuni morire, aggiungendo impazienza al rapimento della nostra idea di Cielo!")

Il tesoro della memoria è alimentato da una matematica "spezzata", perché il suo ammontare è dato da coloro che si sono separati da noi, che abbiamo perduto. Negli ultimi due versi una efficacissima immagine: il tesoro dei nostri ricordi diventa sempre più vasto al dissolversi di quello che possediamo in vita, fino a identificarsi in una unicità di cui è difficile distinguere i contorni, così come nelle frasi che nella lettera precedono i versi l'incontro sembra congiungersi con la separazione e la morte aggiungere l'impazienza di conoscere alle nostre fantasie sul Cielo.
Come in altre poesie di ED è difficile capire se la separazione, la perdita, la lontananza, si riferiscano alla morte o alla distanza, fisica o spirituale, da una persona cara. Qui propenderei per la prima ipotesi, visto il riferimento al "Cielo" dell'ultimo verso e il "to die" della frase nella lettera.


F79 (1859) / J99 (1859)

New feet within my garden go -
New fingers stir the sod -
A Troubadour upon the Elm
Betrays the solitude.

New Children play upon the green -
New Weary sleep below -
And still the pensive Spring returns -
And still the punctual snow!

    Nuovi passi nel mio giardino vanno -
Nuove dita smuovono la zolla -
Un Trovatore sopra l'Olmo
Tradisce la solitudine.

Nuovi Fanciulli giocano sul prato -
Nuovi Esausti dormono sotto -
E sempre la pensosa Primavera torna -
E sempre la puntuale neve!

I cicli naturali e umani accomunati e descritti in una serie di contrapposizioni fra nascita e morte, con una struttura a distici in cui il primo verso è rinascita primaverile e il secondo morte invernale.
Torna l'immagine dell'uccello-trovatore, già nella J23-F12 e nella J96-F75.


F80 (1859) / J903 (1864)

I hide myself within my flower
That wearing on your breast -
You - unsuspecting, wear me too -
And angels know the rest!
    Mi nascondo nel mio fiore
Perché portandolo sul petto -
Tu - senza saperlo, porterai anche me -
E gli angeli sanno il resto!

Le due edizioni critiche riportano tre versioni di questa poesia (uno dei biglietti con i quali ED accompagnava l'invio di fiori):
A) 1859 - manoscritto nei fascicoli.
B) 1863 - manoscritto non rilegato.
C) 1864 - altro manoscritto nei fascicoli.
La versione riportata sopra è la A). La B) e la C) sono sostanzialmente uguali tra loro e hanno soltanto il primo verso uguale ad A). La differenza di datazione deriva dal fatto che Johnson indica la data della versione B), scelta come principale e datata 1864.
Riporto anche la versione C), che, come ho già detto, è praticamente uguale alla B):

I hide myself - within my flower,
That fading from your Vase -
You - unsuspecting - feel for me -
Almost - a loneliness -
    Mi nascondo - nel mio fiore,
Perché mentre appassirà nel tuo Vaso -
Tu - senza saperlo - sentirai per me -
Quasi - una malinconia -

Uno dei biglietti "floreali" di ED. Stavolta con due versioni, entrambe con la delicata immagine della donatrice che si nasconde nel fiore per godere dei sentimenti di chi lo riceve. La prima è più concreta e, nell'ultimo verso, suggerisce una lettura sensuale, anche se (relativamente) mitigata dal richiamo agli angeli. La seconda è più intima e malinconica.


/ F81 (1859) / J144 (1859)

She bore it till the simple veins
Traced azure on her hand -
Till pleading, round her quiet eyes
The purple crayons stand.

Till Daffodils had come and gone
I cannot tell the sum,
And then she ceased to bear it -
And with the Saints sat down.

No more her patient figure
At twilight soft to meet -
No more her timid bonnet
Upon the village street -

But crowns instead, and courtiers -
And in the midst so fair,
Whose but her shy - immortal face
Of whom we're whispering here?

    Sopportò finché le semplici vene
Tracciarono d'azzurro la sua mano -
Finché imploranti, intorno ai quieti occhi
I purpurei pastelli stettero.

Finché le Giunchiglie vennero e andarono
Non so dire quante,
E poi cessò di resistere -
E con i Santi si assise.

Non più la sua paziente figura
Al crepuscolo dolce da incontrare -
Non più la sua timida cuffia
Sulla strada del villaggio -

Ma corone invece, e cortigiani -
E in mezzo a tale bellezza,
Quale se non il suo schivo - immortale volto
È quello di cui sussurriamo qui?

Il compianto per una morte, descritta prima con l'occhio amorevole di chi vede l'illividirsi di una mano, lo spegnersi del colore sul volto, e poi con il rimpianto per tutto ciò che non sarà più. Nell'ultima strofa, il convenzionale sfarzo del funerale, sottolineato dai "courtiers" del verso 13, non muta la timida ritrosia di quel volto ormai immortale.
Le immagini della terza strofa fanno pensare a una persona reale, magari una vicina di casa schiva e gentile (gli aggettivi via via usati ne tracciano un ritratto preciso: quiet, patient, soft, timid, shy) alla quale ED volle tributare un omaggio, fissandone il ricordo nei suoi versi.


F82 (1859) / J81 (1859)

We should not mind so small a flower -
Except it quiet bring
Our little garden that we lost
Back to the Lawn again.

So spicy her Carnations nod -
So drunken, reel her Bees -
So silver steal a hundred flutes
From out a hundred trees -

That whoso sees this little flower
By faith may clear behold
The Bobolinks around the throne
And Dandelions gold.

    Non baderemmo a un così piccolo fiore -
Se discreto non portasse
Il piccolo giardino perduto
Di nuovo al nostro Prato.

Così fragranti i Garofani ciondolano -
Così ubriache, barcollano le Api -
Così argentei cento flauti furtivi
Spuntano da cento alberi -

Che a chiunque veda quel fiorellino
La fede renderà palesi
I Bobolink intorno al trono
E i dorati Dente di leone.

Un fiore nascosto, umile, non attirerebbe la nostra attenzione se non fosse il quasi impercettibile segno dell'arrivo della primavera, del risorgere di un giardino inaridito dall'inverno. La natura sembra ubriacata da quel risveglio, e chi è capace di vedere con occhi sempre nuovi il ciclico miracolo della primavera, anche nelle sue manifestazioni più minute, saprà anche percepirne gli splendori al di là del visibile.


F83 (1859) / J145 (1859)

This heart that broke so long -
These feet that never flagged -
This faith that watched for star in vain,
Give gently to the dead -

Hound cannot overtake the Hare
That fluttered panting, here -
Nor any schoolboy rob the nest
Tenderness builded there.

    Questo cuore così a lungo infranto -
Questi piedi che mai riposarono -
Questa fede che vegliò per una stella invano,
Dateli dolcemente ai morti -

Il segugio non riesce a raggiungere la Lepre
Che si agita ansante, qui -
Né uno scolaro a rubare il nido
Con tenerezza costruito lì.

Le sofferenze della vita possono cessare soltanto con la morte, con l'affidarsi dolcemente a chi ci porterà in un luogo dove nessuno potrà più raggiungerci per farci del male, né rubarci la tranquillità ritrovata.


F84 (1859) / J146 (1859)

On such a night, or such a night,
Would anybody care
If such a little figure
Slipped quiet from it's chair,

So quiet - Oh how quiet,
That nobody might know
But that the little figure
Rocked softer - to and fro -

On such a dawn, or such a dawn -
Would anybody sigh
That such a little figure
Too sound asleep did lie

For chanticleer to wake it -
Or stirring house below -
Or giddy bird in orchard -
Or early task to do?

There was a little figure plump
For every little knoll,
Busy needles, and spools of thread -
And trudging feet from school -

Playmates, and holidays, and nuts -
And visions vast and small -
Strange that the feet so precious charged
Should reach so small a goal!

    In una notte simile, o una notte simile,
Si preoccuperebbe qualcuno
Se una così piccola figura
Scivolasse lieve dal suo scranno,

Così lieve - Oh quanto lieve,
Che nessuno poteva distinguere
Se non che la piccola figura
Dondolasse più tenue - su e giù -

In un'alba simile, o un'alba simile -
Si stupirebbe qualcuno
Che una così piccola figura
Troppo sembrasse giacere nel sonno

Perché il gallo potesse svegliarla -
O il rimestare casalingo di sotto -
O il frivolo uccello nel frutteto -
O un dovere mattutino da compiere?

C'era una piccola figura paffuta
Per ogni monticello,
Aghi indaffarati, e rocchetti di filo -
E passi strascicati dalla scuola -

Compagni di gioco, e vacanze, e noci -
E visioni vaste e ristrette -
Strano che passi così pieni di tesori
Raggiungano una meta tanto esigua!

Una morte prematura, di chi si fa notare di meno perché è meno visibile di altri che hanno potuto avere più tempo dalla vita. La struttura è in tre parti, ciascuna di due strofe. Nella prima la descrizione della "piccola figura" che scivola via nel sonno, lieve e silenziosa; nella seconda, parallela, l'alba che rivela ciò che è successo nella notte; nella terza l'immagine di quei "monticelli" che racchiudono una vita appena iniziata, piena di tesori potenziali ma il cui prematuro traguardo è stato l'esiguo e definitivo spazio di una tomba.
Il "rocked" del verso 8 fa pensare che "chair" (v. 5) possa essere qualcosa di simile a una culla; ho tradotto con "scranno", uno dei significati della parola (sedia, scranno, cattedra, pulpito, calesse), perché ho pensato a una sede "ufficiale" di quel sonno infantile, ingentilita dal dondolio del verso 8.


F85 (1859) / J142 (1859)

Whose are the little beds - I asked
Which in the valleys lie?
Some shook their heads, and others smiled -
And no one made reply.

Perhaps they did not hear - I said,
I will inquire again -
Whose are the beds - the tiny beds
So thick upon the plain?

'Tis Daisy, in the shortest -
A little further on -
Nearest the door - to wake the 1st,
Little Leontodon.

'Tis Iris, Sir, and Aster -
Anemone, and Bell -
Bartsia, in the blanket red,
And chubby Daffodil.

Meanwhile - at many cradles
Her busy foot she plied -
Humming the quaintest lullaby
That ever rocked a child.

Hush! Epigea wakens!
The Crocus stirs her lids -
Rhodora's cheek is crimson -
She's dreaming of the woods!

Then turning from them reverent -
Their bedtime 'tis, she said -
The Bumble bees will wake them
When April woods are red.

    Di chi sono i lettini - domandai
Che stanno nelle valli?
Alcuni scossero il capo, e altri sorrisero -
E nessuno diede risposta.

Forse non mi hanno sentita - mi dissi,
Chiederò di nuovo -
Di chi sono i letti - i minuscoli letti
Così fitti sulla pianura?

C'è la Margherita, nel più corto -
Poco più avanti -
Proprio sulla porta - per svegliarsi per primo,
Il piccolo Dente di Leone.

C'è l'Iris, Signore, e l'Aster -
L'Anemone, e la Campanula -
La Bartsia, dal mantello rosso,
E il paffuto Trombone.

Nel frattempo - sulle tante culle
Il suo indaffarato piede adoperava -
Mormorando la più curiosa ninnananna
Che mai dondolò un bambino.

Silenzio! si sveglia l'Epigea!
Il Croco sbatte le palpebre -
La guancia della Rhodora è cremisi -
Sta sognando i boschi!

Poi voltandosi riverente -
Per loro è tempo di dormire, disse -
I Bombi li sveglieranno
Quando i boschi d'Aprile saranno rossi.

Un catalogo di fiori, pronti a sbocciare di nuovo da quei "lettini" pronti per loro. Alla domanda della prima strofa nessuno dà risposta. Alla seconda qualcuno risponde, un qualcuno che appare direttamente nella quinta strofa: la natura-bambinaia che culla, canta la ninnananna e protegge le sue creature fino al tempo del risveglio.
Come in molte poesie che descrivono immagini della natura, anche qui c'è un rimando, forse meno esplicito che in altre, al ciclo umano di vita-morte-resurrezione, con i lettini del primo verso che sono i giacigli dai quali sbocceranno i fiori, ma anche le tombe da cui si leveranno i morti nel giorno del giudizio: il risveglio d'aprile dell'ultimo verso.


F86 (1859) / J143 (1859)

For every Bird a nest -
Wherefore in timid quest
Some little Wren goes seeking round -

Wherefore when boughs are free,
Households in every tree,
Pilgrim be found?

Perhaps a home too high -
Ah aristocracy!
The little Wren desires -

Perhaps of twig so fine -
Of twine e'en superfine,
Her pride aspires -

The Lark is not ashamed
To build upon the ground
Her modest house -

Yet who of all the throng
Dancing around the sun
Does so rejoice?

    Per ogni Uccello un nido -
Perché in timida ricerca
Qualche piccolo Scricciolo si aggira -

Perché sebbene i rami siano liberi,
Focolari in ogni albero,
Pellegrino si ritrova?

Forse una casa troppo in alto -
Ah l'aristocrazia!
Il piccolo Scricciolo desidera -

Forse a un ramoscello troppo fine -
A un intreccio davvero sopraffino,
Il suo orgoglio aspira -

L'Allodola non si vergogna
Di costruire sul terreno
La sua modesta casa -

Eppure chi della folla
Che danza intorno al sole
Così gioisce?

Il mondo ha un posto per tutti, eppure c'è sempre qualcuno che non trova il proprio. Forse perché lo cerca troppo in alto, perché è troppo orgoglioso per accontentarsi del semplice nido che offre la natura e aspira a una perfezione che non esiste nella realtà che ci circonda.


F87 (1859) / J85 (1859)

"They have not chosen me" - he said -
"But I have chosen them"!
Brave - Broken hearted statement -
Uttered in Bethleem!

I could not have told it,
But since Jesus dared,
Sovreign, know a Daisy
Thy dishonor shared!

    "Essi non hanno scelto me" - disse -
"Ma io ho scelto loro!"
Affermazione di un cuore Infranto - Ardito -
Pronunziata a Betlemme!

Io non avrei potuto dirlo
Ma poiché Gesù osò,
Sommo, sappi che una Margherita
Il Tuo disonore condivise!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra, inviata a Mary Bowles, è identica nel testo ma con varianti nella punteggiatura. La citazione dei primi due versi, con il pronome cambiato, è dal Vangelo secondo Giovanni 15,16: "Voi non avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho consacrato affinché possiate andare e palesare il frutto, e affinché il vostro frutto rimanga: perché qualsiasi cosa chiederete al Padre a nome mio, egli ve la darà."

Amare qualcuno è una scelta coraggiosa, perché non sempre l'amore è ricambiato o possibile, perché talvolta si sceglie di amare sapendo che l'altro non ha fatto la stessa scelta. Ed è una scelta che spesso conduce al dolore e alla riprovazione degli altri, a quel "disonore" che per Gesù fu la croce: è questo l'esempio, il più alto di tutti, che rende anche noi arditi, capaci, nella nostra pochezza di umili margherite, di condividere simbolicamente quel sacrificio.


F88 (1859) / J83 (1859)

Heart, not so heavy as mine
Wending late home -
As it passed my window
Whistled itself a tune -

A careless snatch - a ballad -
A Ditty of the street -
Yet to my irritated ear
An anodyne so sweet -

It was as if a Bobolink
Sauntering this way
Carolled and mused, and carolled -
Then bubbled slow away -

It was as if a chirping brook
Upon a toilsome way
Set bleeding feet to minuets
Without the knowing why -

Tomorrow - night will come again -
Perhaps - tired and sore -
Oh Bugle, by the window
I pray you stroll once more!

    Un cuore, non così pesante come il mio
Andando sul tardi verso casa -
Mentre oltrepassava la mia finestra
Fischiettava fra sé un motivo -

Un brano spensierato - una ballata -
Una Canzonetta da strada -
Eppure per il mio orecchio irritato
Un lenimento così dolce -

Era come se un Bobolink
Bighellonando per la via
Cantasse e riflettesse, e cantasse -
Poi gorgogliasse via pian piano -

Era come se un ruscello canterino
Su una strada faticosa
Forzasse a minuetti i piedi sanguinanti
Senza sapere il perché -

Domani - tornerà la notte -
Forse - stanca e dolente -
Oh Buccina, sotto la finestra
Ti prego gironzola ancora una volta!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Due ulteriori copie, inviate a Catherine Scott (il manoscritto è perduto e il testo sopravvive in una trascrizione della destinataria) e a Mary Bowles, sono senza divisione in strofe e con alcune varianti: v. 11, "paused" ("si fermava") per "mused"; v. 14, "dusty" ("polverosa") per "toilsome"; v. 18, "weary" ("esausta") per "tired"; v. 19, "Ah" per "Oh" e "my" per "the"; v. 20 "pass" ("passa") per "stroll".

Per un cuore appesantito dal dolore un passante che fischietta allegramente per strada può essere un sollievo, un segno che il mondo va avanti e può sempre esserci una luce che illumina, magari per un istante, l'oscurità. Poi, inevitabilmente, tornerà la notte, ma il pensiero che quel motivo possa ancora risuonare sotto le nostre finestre ci aiuta a sperare ancora.
Nella quarta strofa l'immagine dei piedi sanguinanti fa il paio con il cuore pesante del primo verso; in entrambi i casi un suono allegro, spensierato, ci costringe, almeno per un po', a dimenticare la pena e ad abbandonarci alla dolcezza del sollievo o all'irrazionale frenesia della danza.


F89 (1859) / J139 (1859)

Soul, Wilt thou toss again?
By just such a hazard
Hundreds have lost indeed -
But tens have won an all -

Angel's breathless ballot
Lingers to record thee -
Imps in eager caucus
Raffle for my soul!

    Anima, Vuoi tirare ancora?
Per un simile rischio
Centinaia hanno in verità perduto -
Ma decine hanno vinto tutto -

L'angelica lista dei trapassi
Attende di registrarti -
Piccoli demoni in avidi raduni
Si giocano la mia anima!

La ricerca della fede diventa un gioco rischioso ma che vale la pena di giocare; rilanciare quei dadi può significare perdere tutto, ed è l'ipotesi più probabile, ma anche riuscire finalmente a diradare il mistero, a diventare protagonisti del gioco per poter vincere l'iscrizione nella lista compilata dagli angeli, rischiando però di perdere e diventare il premio vinto dai demoni.
Nei versi si legge la continua lotta fra l'accettazione di una fede senza perché e la voglia di mettere in gioco la nostra voglia di sapere, di tentare la via della conoscenza consapevole, in una partita difficile da vincere ma difficile anche da eludere.


F90 (1859) / J140 (1859)

An altered look about the hills -
A Tyrian light the village fills -
A wider sunrise in the morn -
A deeper twilight on the lawn -
A print of a vermillion foot -
A purple finger on the slope -
A flippant fly upon the pane -
A spider at his trade again -
An added strut in Chanticleer -
A flower expected everywhere -
An axe shrill singing in the woods -
Fern odors on untravelled roads -
All this and more I cannot tell -
A furtive look you know as well -
And Nicodemus' Mystery
Receives it's annual reply!
    Un cambiamento nell'aspetto delle colline -
Una luce Rossastra riempie il villaggio -
Una più vasta aurora al mattino -
Un più profondo crepuscolo sul prato -
Un'impronta di un piede vermiglio -
Un purpureo dito sul pendio -
Un'impertinente mosca sul vetro -
Un ragno di nuovo al lavoro -
Un incedere più impettito del Gallo -
Un'attesa di fiori dappertutto -
Un'ascia canta stridula nei boschi -
Odori di felce su strade non battute -
Tutto questo e altro che non so descrivere -
Uno sguardo furtivo ben conosciuto -
E il Mistero di Nicodemo
Riscuote la sua replica annuale!

Una descrizione dell'arrivo della primavera, con una struttura iterativa a rima baciata; i primi quattro versi con immagini più ampie, i successivi otto più attenti al particolare, il verso 13 che sembra sintetizzare tutto ciò che va al di là del dicibile e, infine, la conclusione, con uno sguardo che cerca di rubare la visione di quella bellezza così multiforme e inafferrabile e il riferimento a Nicodemo, da Giovanni 3,3-4: "Gesù gli rispose: 'In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo'. Nicodemo gli domandò: 'Come può un uomo rinascere quand'è vecchio? Può forse rientrare nel seno della madre e nascere?'"
"Tyrian" (v. 2) è un aggettivo riferito a Tiro, una città fenicia dell'odierno Libano. "Tyrian purple" è definito nel Webster moderno come un colore cremisi o porpora, correlato con l'indaco. Il termine è usato in altre due poesie (J152-F182 e J442-F520): nella prima è associato al tramonto e nella seconda al colore della genziana; qui, visto che "purpureo" è usato nel sesto verso, ho tradotto con "rossastra", ma il senso è forse più vicino a un colore indefinito, fra il rosso acceso del sole estivo e il blu livido del gelo invernale.


F91 (1859) / J141 (1859)

Some, too fragile for winter winds
The thoughtful grave encloses -
Tenderly tucking them in from frost
Before their feet are cold -

Never the treasures in her nest
The cautious grave exposes,
Building where schoolboy dare not look,
And sportsman is not bold.

This covert have all the children
Early aged, and often cold,
Sparrow, unnoticed by the Father -
Lambs for whom time had not a fold.

    Alcuni, troppo fragili per i venti invernali
La pensosa tomba racchiude -
Teneramente li ripara dal gelo
Prima che i loro piedi siano freddi -

Mai i tesori del suo grembo
La prudente tomba espone,
Costruendo dove lo scolaro non osa guardare,
E il cacciatore non si arrischia.

Questo rifugio hanno tutti i bambini
Precocemente invecchiati, e spesso infreddoliti,
Passeri, trascurati dal Padre -
Agnelli per i quali il tempo non ebbe ovile.

I bambini, precocemente invecchiati perché hanno consumato la loro vita in un tempo brevissimo, riposano in tombe che li accolgono teneramente, ma nello stesso tempo mantengono il loro aspetto gelido e scostante: luoghi ai quali nessuno osa avvicinarsi e che si sviluppano nel profondo, senza mai esporre i tesori che custodiscono. Quei bambini sono come passeri ai quali il Padre ha dedicato poca attenzione, come agnelli per i quali il tempo non ha avuto modo nemmeno di approntare un ovile.
Molto bello l'alternarsi di immagini contrastanti nella descrizione delle tombe: da una parte tenere protettrici, rifugi che riparano dal gelo, e dall'altra custodi inflessibili e scostanti di tesori celati in invisibili e oscure profondità.


F92 (1859) / J134 (1859)

Perhaps you'd like to buy a flower,
But I could never sell -
If you would like to borrow,
Until the Daffodil

Unties her yellow Bonnet
Beneath the village door,
Until the Bees, from Clover rows
Their Hock, and Sherry, draw,

Why, I will lend until just then,
But not an hour more!

    Forse vorresti comprare un fiore,
Ma io non potrei mai venderlo -
Se tu lo volessi in prestito,
Finché la Giunchiglia

Scioglierà il suo Berretto giallo
Sotto la porta del villaggio,
Finché le Api, dalle file di Trifoglio
Vino, e Sherry, caveranno,

Be', lo presterò giusto fino ad allora,
Ma non un'ora di più!

Non posso rinunciare alle bellezze e alle sorprese della natura. Posso condividerle per un po', ma poi, nel momento del loro prepotente erompere, le voglio tutte per me.
"Hock" (v. 8) è un vino del Reno che prende il nome da Hochheim, una cittadina tedesca tra Wiesbaden e Magonza.


F93 (1859) / J135 (1859)

Water, is taught by thirst.
Land - by the oceans passed.
Transport - by throe -
Peace - by it's battles told -
Love, by memorial mold -
Birds, by the snow.
    L'acqua, è insegnata dalla sete.
La terra - dagli oceani traversati.
Il trasporto - dallo spasimo -
La pace - dai suoi racconti di battaglie -
L'amore, dalla memoria di un ritratto -
Gli uccelli, dalla neve.

Nei primi quattro versi torna il tema della conoscenza di qualcosa attraverso il suo contrario (vedi p.es. la J67-F112 o la J73-F136), mentre negli ultimi due emerge il segno (un ritratto, un'orma sulla neve) che riporta all'oggetto del ricordo.
Secondo Johnson il "mold" del quinto verso va inteso come "pictorial representation", nel senso usato da ED in una lettera a Higginson del luglio 1862 (L268), che inizia con una riposta a quella che doveva essere stata una richiesta di Higginson: "Could you believe me - without? I had no portrait, now, but am small, like the Wren, and my Hair is bold, like the Chestnut Bur - and my eyes, like the Sherry in the Glass, that the Guest leaves - Would this do just as well? / It often alarms Father - He says Death might occur, and he has Molds of all the rest - but has no Mold of me, but I noticed the Quick wore off those things, in a few days, and forestall the dishonor - You will think no caprice of me -" ("Può credermi - senza? Non ho ritratti, ora, ma sono piccola, come lo Scricciolo, e ho i Capelli ribelli, come il Riccio della Castagna - e gli occhi, come lo Sherry che l'Ospite lascia nel Bicchiere - Può andar bene così? / Spesso ciò spaventa il Babbo - dice che potrebbe arrivare la Morte, e lui ha Immagini di tutti - ma nessuna Immagine mia, ma ho notato la Velocità con cui queste cose si consumano, in pochi giorni, e prevengo il disonore - non pensi che sia un capriccio -")


F94 (1859) / J136 (1859)

Have you got a Brook in your little heart,
Where bashful flowers blow,
And blushing birds go down to drink,
And shadows tremble so -

And nobody knows, so still it flows,
That any brook is there,
And yet your little draught of life
Is daily drunken there -

Why - look out for the little brook in March,
When the rivers overflow,
And the snows come hurrying from the fills,
And the bridges often go -

And later, in August it may be -
When the meadows parching lie,
Beware, lest this little brook of life,
Some burning noon go dry!

    Hai un Ruscello nel tuo piccolo cuore,
Dove timidi fiori sbocciano,
E ritrosi uccelli scendono a bere,
E ombre palpitano -

E nessuno sa, così quieto fluisce,
Che un ruscello è là,
Eppure il tuo piccolo sorso di vita
Ogni giorno è bevuto là -

E allora - sorveglia il tuo piccolo ruscello a marzo,
Quando i fiumi traboccano,
E le nevi arrivano di corsa dalle colline,
E i ponti spesso spariscono -

E più tardi, ad agosto magari -
Quando i prati giacciono inariditi,
Bada, affinché questo piccolo ruscello di vita,
In qualche ardente meriggio non si prosciughi!

Non è solo la natura a seguire il corso delle stagioni, a passare dal veloce e spesso tempestoso disgelo della primavera alla bruciante aridità dell'estate; anche dentro di noi sembra esserci un ciclo naturale che, come fa la natura, dobbiamo imparare a governare, per fronteggiare da un lato i traboccanti fiumi della passione e, dall'altro, evitare l'inaridirsi dei nostri sentimenti quando il sole rischia di prosciugarli.


F95 (1859) / J137 (1859)

Flowers - Well - if anybody
Can the extasy define -
Half a transport - half a trouble -
With which flowers humble men:
Anybody find the fountain
From which floods so contra flow -
I will give him all the Daisies
Which upon the hillside blow.

Too much pathos in their faces
For a simple breast like mine -
Butterflies from St Domingo
Cruising round the purple line -
Have a system of aesthetics -
Far superior to mine.

    Fiori - Certo - se qualcuno
Potesse definire l'estasi -
Metà trasporto - metà tormento -
Con cui i fiori umiliano l'uomo:
Qualcuno trovasse la fonte
Da cui sgorgano così opposti flutti -
Gli darei tutte le Margherite
Che sbocciano sul pendio del colle.

Troppo pathos sui loro volti
Per un petto semplice come il mio -
Le Farfalle che da Santo Domingo
Navigano intorno al purpureo equatore -
Hanno un sistema estetico
Di gran lunga superiore al mio.

La poesia fu pubblicata nel 1864 in quattro giornali diversi: "Drum Beat" (2 marzo), "Springfield Daily Republican" (9 marzo), Springfield Weekly Republican" (12 marzo) e "Boston Post" (16 marzo).

Difficile definire l'estasi, con le sue oscillazioni fra trasporto e tormento. Forse solo la natura, con la sua inconsapevole ed esotica bellezza che ci fa sentire così inadeguati di fronte a lei, con il suo "sistema estetico" così lontano dal nostro, può dipanare quei fili che la nostra mente così elementare non riesce a sciogliere.


F96 (1859) / J138 (1859)

Pigmy seraphs - gone astray -
Velvet people from Vevay -
Belles from some lost summer day -
Bees exclusive Coterie -

Paris could not lay the fold
Belted down with emerald -
Venice could not show a check
Of a tint so lustrous meek -
Never such an ambuscade
As of briar and leaf displayed
For my little damask maid -

I had rather wear her grace
Than an Earl's distinguished face -
I had rather dwell like her
Than be "Duke of Exeter" -
Royalty enough for me
To subdue the Bumblebee.

    Serafini pigmei - che hanno perso la strada -
Vellutati abitanti di Vevey -
Reginette di un perduto giorno d'estate -
Di api Circolo esclusivo -

Parigi non può offrire plissettati
Allacciati con smeraldi -
Venezia non può mostrare guance
Di così lucente ritrosia -
Niente è pari a un'imboscata
Come quella da rovi e foglie dispiegata
Per la mia piccola fanciulla damascata -

Preferirei più vestire la sua grazia
Che la distinta faccia di un Conte -
Preferirei una dimora come la sua
Che essere "Duca di Exeter" -
Regale abbastanza per me
Soggiogare il Bombo.

La "lucente ritrosia" di un umile fiore selvatico, la "piccola fanciulla damascata" del verso 11, non ha nulla da invidiare alle creazioni più preziose dell'uomo.


F97 (1859) / J114 (1859)

"Good night," because we must!
How intricate the Dust!
I would go, to know -
Oh Incognito!

Saucy, saucy Seraph,
To elude me so!
Father! they wont tell me!
Wont you tell them to?

    "Buonanotte", poiché dobbiamo!
Com'è intricata la Polvere!
Vorrei andare, per sapere -
Oh Incognito!

Sfacciato, sfacciato Serafino,
Eludermi così!
Padre! non vogliono dirmelo!
Non vuoi dirglielo tu?

Oltre alla copia riportata sopra, nei fascicoli, c'è un altro manoscritto, inviato a Samuel Bowles, senza divisione in strofe e con alcune modifiche nella punteggiatura e nelle maiuscole.

Morire è inevitabile, ma quanto sarebbe meglio riuscire, prima, a sciogliere un po' l'intreccio misterioso che ci attende quando saremo polvere. Ma non c'è nulla da fare, l'unico modo per sapere è andare; è inutile contare su angeli che possano suggerirci qualcosa e, forse, sarebbe meglio appellarci direttamente al creatore, anche se le speranze sono davvero poche.


F98 (1859) / J86 (1859)

South winds jostle them -
Bumblebees come -
Hover - hesitate -
Drink, and are gone -

Butterflies pause
On their passage Cashmere -
I - softly plucking,
Present them here!

    I venti del sud li spingono -
I bombi arrivano -
Volteggiano - esitanti -
Bevono, e se ne vanno -

Le farfalle sostano
Nel loro passaggio di Cachemire -
Io - strappando dolcemente,
Qui li offro!

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli. Se ne conoscono altre quattro: una alle cugine Norcross (il manoscritto è perduto e restano i primi due versi trascritti da Frances); una a Thomas Gilbert, fratello di Susan; una rimasta fra le carte di ED, databile nel 1861; l'ultima acclusa alla seconda lettera inviata a Higginson il 25 aprile 1862 (L261). Nelle tre ulteriori copie rimaste il testo è identico, a parte varianti nella punteggiatura, e nelle ultime due i versi 3-4 e 5-6 sono uniti.

Versi che accompagnavano l'invio di fiori. Il "their passage" del sesto verso può leggersi riferito alle farfalle (sostano durante il loro soffice passaggio) o ai fiori (le farfalle sostano nel soffice passaggio creato dai fiori sbocciati).
Nel penultimo verso l'uso di "to pluck" ("To pull with sudden force or effort") è in evidente contrasto con "softly", come se ED avesse voluto sottolineare la dolcezza e insieme la crudeltà del dono di fiori strappati alla loro dimora naturale. Una crudeltà che tocca soltanto noi umani, visto che i bombi si limitano a berne il nettare e le farfalle a usarli come morbidi giacigli.


F99 (1859) / J69 (1859)

Low at my problem bending,
Another problem comes -
Larger than mine - serener -
Involving statelier sums.

I check my busy pencil -
My figures file away -
Wherefore, my baffled fingers
Thy perplexity?

    China sul mio problema,
Un altro problema arriva -
Più grande del mio - più limpido -
Che richiede somme più solenni.

Trattengo la matita indaffarata -
Le cifre sfilano via -
Perché, le mie dita confuse
La tua perplessità?

Ragionare sulla propria esistenza è difficile, ma ancora di più affrontare problemi che vanno oltre il nostro orizzonte; problemi che appaiono più limpidi, perché vanno al di là della polvere che ci circonda, che richiedono calcoli più complessi di quelli che siamo capaci di fare con la carta e la penna che abbiamo a disposizione. Quando ci proviamo, siamo costretti a correre dietro a quelle somme che si accavallano nella nostra mente, e ci ritroviamo con le dita confuse da tanta complessità e la mente perplessa davanti al mistero di somme che non tornano mai.
Ho tradotto letteralmente gli ultimi due versi, interpretandoli come due domande distinte e presumendo che la perplessità dell'ultimo sia riferita alla mente, interpellata in modo diretto, che non riesce a governare quelle dita impacciate. Silvio Raffo (Fògola) li traduce così: "Perché le mie dita confuse / donde questa incertezza?"; nel Meridiano la traduzione, sempre di Raffo, è diversa: "Perché, mie dita confuse, / questa vostra incertezza?".
In una copia inviata a Susan (quella riportata sopra è nei fascicoli) ci sono due varianti: il verso 6 diventa "My Ciphers steal away" ("Le Cifre si dileguano") e l'ultimo "Thine extremity?" ("Il tuo punto estremo?"). Qui la perplessità dell'altra copia diventa il punto estremo di una mente che non riesce ad andare oltre.


F100 (1859) / J115 (1859)

What Inn is this
Where for the night
Peculiar Traveller comes?
Who is the Landlord?
Where the maids?
Behold, what curious rooms!
No ruddy fires on the hearth -
No brimming tankards flow -
Necromancer! Landlord!
Who are these below?
    Che Locanda è questa
Dove per la notte
Un singolare Viaggiatore arriva?
Chi è il Padrone?
Dove le cameriere?
Guarda, che stanze curiose!
Né fuochi rossastri sul focolare -
Né boccali ricolmi scorrono -
Necromante! Padrone!
Chi sono quelli là sotto?

L'ultimo verso rivela che la locanda del primo non è altro che un cimitero, frequentato da viaggiatori singolari, perché si fermano per sempre. Il padrone è un locandiere molto particolare: un dio nella veste di mago che comunica con i defunti.