Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F551 - 600

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F551 (1863) / J562 (1862)

Conjecturing a Climate
Of unsuspended Suns -
Adds poignancy to Winter -
The shivering Fancy turns

To a fictitious Country
To palliate a Cold -
Not obviated of Degree -
Nor eased - of Latitude -

    Ipotizzare un Clima
Di ininterrotti Soli -
Fa più pungente l'Inverno -
L'intirizzita Fantasia si volge

A un Paese fittizio
Per attenuare un Freddo -
Non ovviato dai Gradi -
Né mitigato - dalla Latitudine -

Pensare al sole dell'estate durante i rigori invernali rende più pungente il gelo ma ci aiuta anche a mitigarlo, a immaginare un paese fittizio che non sia sottoposto ai rigori della temperatura e della latitudine.
Al verso 4 ho tradotto "shivering" ("tremante, che rabbrividisce") con "intirizzita" pensando anche a una alternativa nel manoscritto: "freezing".


F552 (1863) / J396 (1862)

There is a Languor of the Life
More imminent than Pain -
'Tis Pain's Successor - When the Soul
Has suffered all it can -

A Drowsiness - diffuses -
A Dimness like a Fog
Envelops Consciousness -
As Mists - obliterate a Crag.

The Surgeon - does not blanch - at pain
His Habit - is severe -
But tell him that it ceased to feel -
The Creature lying there -

And he will tell you - Skill is late -
A Mightier than He -
Has ministered before Him -
There's no Vitality.

    C'è un Languore della Vita
Più minaccioso del Dolore -
È il Successore del Dolore - Quando l'Anima
Ha sofferto tutto ciò che poteva -

Un Torpore - si diffonde -
Un'Oscurità come una Nebbia
Avviluppa la Coscienza -
Come Brume - che cancellano una Rupe.

Il Chirurgo - non si arresta - davanti al dolore
I suoi Modi - sono austeri -
Ma ditegli che ha cessato di percepire -
La Creatura che là giace -

Ed egli vi dirà - che è tardi per la sua Scienza -
Qualcuno più Potente -
Ha officiato prima di Lui -
Non c'è Vitalità.

Il dolore lascia almeno la capacità di combattere. Davanti al "languore della vita" nemmeno lo "skill" (letteralmente "abilità, esperienza") del chirugo può servire. Per altri versi si può anche leggere che talvolta questo "languore" è l'unica difesa contro il dolore: lasciar avviluppare la propria coscienza da quelle brume che cancellano anche le rupi, permette di cancellare quella vitalità che ci rende coscienti della sofferenza.
Leggendola, mi è venuto in mente il "Lamento di Arianna" di Monteverdi: "Lasciatemi morire! lasciatemi morire! E che volete che mi conforti in così dura sorte, in così gran martire? Lasciatemi morire, lasciatemi morire."


F553 (1863) / J397 (1862)

When Diamonds are a Legend,
And Diadems - a Tale -
I Brooch and Earrings for Myself,
Do sow, and Raise for sale -

And tho' I'm scarce accounted,
My Art, a Summer Day - had Patrons -
Once - it was a Queen -
And once - a Butterfly -

    Quando i Diamanti sono una Leggenda,
E i Diademi - Una Favola -
Spille e Orecchini per Me,
Semino, e Coltivo per venderli -

E sebbene io sia scarsamente considerata,
La mia Arte, un Giorno d'Estate - ebbe Sostenitori -
Una volta - fu una Regina -
E un'altra - una Farfalla -

Quando è inverno i fiori/gioielli sono solo una leggenda, una favola a cui si stenta a credere, ma io li semino e li coltivo con amore, per offrirli, un giorno d'estate, a chi saprà apprezzarli, sia essa una regina o una farfalla.


F554 (1863) / J398 (1862)

I had not minded - Walls -
Were Universe - one Rock -
And far I heard his silver Call
The other side the Block -

I'd tunnel - till my Groove
Pushed sudden thro' to his -
Then my face take her Recompense -
The looking in his Eyes -

But 'tis a single Hair -
A filament - a law -
A Cobweb - wove in Adamant -
A Battlement - of Straw -

A limit like the Vail
Unto the Lady's face -
But every Mesh - a Citadel -
And Dragons - in the Crease -

    Non baderei - a Mura -
Fosse l'Universo - Una Rocca -
E lontano sentissi il suo argenteo Richiamo
Dall'altro lato dell'Ostacolo -

Scaverei - finché la mia Galleria
Si spingesse d'improvviso entro la sua -
Poi il mio volto riceverebbe la sua Ricompensa -
Guardarlo negli Occhi -

Ma non è che un Capello -
Un filo sottile - un cavillo -
Una Ragnatela - tessuta col Diamante -
Un Bastione - di Paglia -

Un limite come il Velo
Sul volto della Dama -
Ma ogni Maglia - una Cittadella -
E Draghi - in ogni Piega -

Niente mi terrebbe lontana da lui. Se l'universo fosse una rocca con torri merlate e mura di difesa scaverei nella roccia fino ad incontrarlo. Ma ci dividono veramente mura, rocche, bastioni? O fra noi non ci sono che fili sottili, ragnatele - anche se adamantine -, bastioni di paglia? In realtà ciò che ci divide è molto sottile, come un velo che non cela il volto di chi lo porta, ma è un tessuto che inganna: "in ogni maglia - una cittadella - e draghi - in ogni piega".
È un esempio di come ED sappia viaggiare nelle parole come in un ottovolante: inizia con rocche, bastioni, mura, gallerie sotterranee scavate nella roccia; plana sull'etereo: filamenti, ragnatele adamantine, fili di paglia, e poi ritorna elegantemente, ma inesorabilmente, all'origine, anche se lascia correre la fantasia con draghi e cittadelle.


F555 (1863) / J399 (1862)

A House upon the Hight -
That Wagon never reached -
No Dead, were ever carried down -
No Peddler's Cart - approached -

Whose Chimney never smoked -
Whose Windows - Night and Morn -
Caught Sunrise first - and Sunset - last -
Then - held an Empty Pane -

Whose fate - Conjecture knew -
No other neighbor - did -
And what it was - we never lisped -
Because He - never told -

    Una Casa lassù in Alto -
Che da Carro non fu mai raggiunta -
Nessun Morto, mai ne discese -
Nessun Venditore Ambulante - vi si accostò -

Il suo Comignolo non mandava mai fumo -
Le sue Finestre - Notte e Giorno -
Prime a catturare l'Aurora - ultime - il Tramonto -
Poi - reggevano un Vetro Vuoto -

Il suo fato - conosceva la Congettura -
Non altro vicino - aveva -
E cosa fosse - non riuscimmo mai a dire -
Perché Egli - mai lo rivelò -

Una sorta di indovinello, la cui soluzione potrebbe essere il misterioso posto che dovrebbe accogliere l'anima, la casa celeste ("Hight" - v. 1 - ha anche un significato più immateriale di elevazione indeterminata) che riproduce quella terrena (il comignolo - ma senza fumo -, le finestre - ma senza vita interna, l'alba e il tramonto). Solo là si può conoscere la "congettura" (ED usa questa parola quando deve parlare del mistero di ciò che ci attende dopo la morte) e noi, di qua, non siamo in grado di saperne niente, perché mai nessuno di quelli che ci sono andati è tornato per svelare il mistero.
Nel penultimo verso ED usa il verbo "to lisp" che significa pronunciare male le parole, come un bambino che ancora non sa parlare (nel Webster c'è l'esempio di "yes" pronunciato "yeth"). Il senso del verso è che di fronte al mistero della "congettura", e di fronte al silenzio di chi sa, non siamo in grado di parlarne nemmeno al grado minimo di comunicazione che ha un bambino. Difficile da rendere. Non ho trovato niente di meglio che "non riuscimmo mai a dire" (nel Meridiano Raffo traduce con "non sapremmo sussurrare").


F556 (1863) / J390 (1862)

It's Coming - the postponeless Creature -
It gains the Block - and now - it gains the Door -
Chooses it's latch, from all the other fastenings -
Enters - with a "You know Me - Sir"?

Simple Salute - and certain Recognition -
Bold - were it Enemy - Brief - were it friend -
Dresses each House in Crape, and Icicle -
And Carries one - out of it - to God -

    Sta Arrivando - l'improrogabile Creatura -
Raggiunge l'Edificio - e subito - raggiunge la Porta -
Sceglie il suo chiavistello, fra tutte le altre serrature -
Entra - con un "Mi conosce - Signore?"

Semplice il Saluto - e certo il Riconoscimento -
Spavaldo - ove sia Nemica - Breve - ove sia amica -
Riveste ogni Casa di Crespo, e di Ghiaccioli -
E Porta ciascuno - via da essa - a Dio -

Una descrizione senza fronzoli della morte come improvviso, e improrogabile, visitatore dai modi spicci anche se cortesi.


F557 (1863) / J308 (1862)

I send Two Sunsets -
Day and I - in competition ran -
I finished Two - and several Stars -
While He - was making One -

His own was ampler - but as I
Was saying to a friend -
Mine - is the more convenient
To Carry in the Hand -

    Mando Due Tramonti -
Il Giorno ed io - partecipammo alla gara -
Io ne finii Due - e svariate Stelle -
Mentre Lui - ne faceva Uno -

Il suo era più ampio - ma come
Stavo dicendo a un amico -
Il mio - è più comodo
Da tenere in Mano -

Questa volta il tema dell'irrappresentabilità della bellezza di un tramonto (cfr. J291-F327 e J307-F549) viene in un certo senso rovesciato (anche se in termini colloquiali e umoristici), visto che l'invio del primo verso si riferisce a qualcosa di concreto, fatto con le mani di chi lo manda, e che questo qualcosa non raggiunge certo la grandezza del modello ma è, comunque, "più comodo da tenere in mano". Nella prima edizione (The Single Hound, Boston, 1914) era aggiunta una nota: "Spedita con fiori vivaci"; si deve perciò presumere che "I finished Two" del terzo verso si riferisca a due mazzi di fiori o a qualche composizione floreale.


F558 (1863) / J391 (1862)

A Visitor in Marl -
Who influences Flowers -
Till they are orderly as Busts -
And Elegant - as Glass -

Who visits in the Night -
And just before the Sun -
Concludes his glistening interview -
Caresses - and is gone -

But whom his fingers touched -
And where his feet have run -
And whatsoever Mouth he kissed -
Is as it had not been -

    Un Ospite in Marna -
Che influisce sui Fiori -
Finché diventano ordinati come Busti marmorei -
Ed Eleganti - Come Vetro -

Che visita di Notte -
E giusto prima del Sole -
Conclude il suo luccicante colloquio -
Fa una carezza - e se ne va -

Ma chi è toccato dalle sue dita -
E dove i suoi piedi sono passati -
E qualsiasi Bocca abbia baciato -
È come non fosse esistita -

Il gelo-morte passa, colpisce e se ne va, lasciando dietro di sé il nulla, come se chi è stato toccato non fosse mai esistito. L'ultimo verso può essere interpretato come una negazione dell'immortalità o anche come l'immagine di una immortalità senza più relazione con la vita che abbiamo vissuto.
La Marna (v. 1) è una terra calcarea mista ad argilla, usata anche come concime: ovvero un misto di creazione (argilla), crescita (concime) e morte (terra). Non è facile trovare una tale ricchezza di riferimenti in una parola.


F559 (1863) / J392 (1862)

Through the Dark Sod - as Education -
The Lily passes sure -
Feels her White foot - no trepidation -
Her faith - no fear -

Afterward - in the Meadow -
Swinging her Beryl Bell -
The Mold-life - all forgotten - now -
In Extasy - and Dell -

    Attraverso la Buia Zolla - per Istruirsi -
Il Giglio passa sicuro -
Non avverte il suo Candido piede - trepidazione -
Né la sua fede - ha paura -

Dopo - nel Prato -
Oscilla la sua Corolla di Berillio -
La Culla primigenia - del tutto dimenticata - ora -
Nell'Estasi - e nella Fossa -

Il giglio passa attraverso il buio della zolla in cui è posato il seme che lo farà nascere, si fa largo senza paura in quegli oscuri meandri, e quando sboccia imperioso nel prato e sfoggia la sua "corona di berillio" l'estasi di vivere gli fa dimenticare la fatica di nascere.
Problema con l'ultima parola: "Dell". Margherita Guidacci (anche nel Meridiano) traduce l'ultimo verso con "per la delizia e l'estasi.", Augusto Sabbadini "nella valletta estatica -" e Claire Malroux "Dans l'Extase - et le Val -" Nei vocabolari moderni "Dell" è definito come "valletta, piccola valle", mentre nel Webster la definizione è "Una fossa o un luogo scavato; una cavità o una stretta apertura." (molto simile a quella dell'OED). Insomma, il giglio si dimentica la buia zolla dalla quale è nato, e si gode l'estasi pavoneggiandosi nella sua bianca corolla. Fin qui tutto bene, ma quel "and Dell" come va interpretato? Si gode l'estasi e la sua graziosa valletta? Si gode l'estasi e il suo posticino appartato e tranquillo? O è, nello stesso tempo in estasi e con un piede nella tomba (ovvero nella fossa)? Ho preferito l'ultima ipotesi e ho considerato quel "and Dell" una sorta di "memento mori".


F560 (1863) / J393 (1862)

Did Our Best Moment last -
'Twould supersede the Heaven -
A few - and they by Risk - procure -
So this Sort - are not given -

Except as stimulants - in
Cases of Despair -
Or Stupor - The Reserve -
These Heavenly Moments are -

A Grant of the Divine -
That Certain as it Comes -
Withdraws - and leaves the dazzled Soul
In her unfurnished Rooms

    Se il Momento più Bello durasse -
Rimpiazzerebbe il Cielo -
Pochi - e a proprio Rischio - se ne ottengono -
Perciò di tal Fatta - non ne vengono dati -

Se non come incitamento - in
Casi di Disperazione -
O Stordimento - Una Riserva -
Sono quei Celestiali Momenti -

Una Concessione del Divino -
Che così come Arriva -
Si Ritrae - e lascia l'Anima stordita
Nelle sue spoglie Stanze

I momenti più belli non durano e quasi sempre ci lasciano l'amaro in bocca; ma è normale che sia così: se la vita ce ne riservasse troppa non avremmo forse più bisogno di quell'illusione che chiamiamo Cielo.


F561 (1863) / J555 (1862)

Trust in the Unexpected -
By this - was William Kidd
Persuaded of the Buried Gold -
As One had testified -

Through this - the old Philosopher -
His Talismanic Stone
Discerned - still withholden
To effort undivine -

'Twas this - allured Columbus -
When Genoa - withdrew
Before an Apparition
Baptized America -

The Same - afflicted Thomas -
When Deity assured
'Twas better - the perceiving not -
Provided it believed -

    Confida nell'Inaspettato -
Per esso - fu William Kidd
Persuaso dell'Oro Sepolto -
Come Qualcuno aveva testimoniato -

Attraverso esso - il vecchio Filosofo -
Il suo Talismano di Pietra
Riconobbe - ancora negato
A sforzi non divini -

Fu esso - che attirò Colombo -
Quando Genova - si ritirò
Davanti ad un'Apparizione
Battezzata America -

Lo Stesso - afflisse Tommaso -
Quando la Divinità assicurò
Che meglio sarebbe stato - il non percepire -
Eppure aver creduto -

Un elogio dell'inaspettato, di qualcosa che magari sta al di là della nostra comprensione o sembra irraggiungibile. Con quattro esemplificazioni scandite nelle quattro strofe. William Kidd (vedi anche la J11-F38), il corsaro che crede nell'esistenza dell'oro sepolto, magari considerato dai più una storia senza fondamento, e lo trova. L'alchimista, che riesce, proprio per averci creduto, a trovare la pietra filosofale, sempre negata agli sforzi degli uomini. Colombo, che scopre l'America a dispetto dello scetticismo della sua città d'origine. E infine Gesù, che invita lo scettico Tommaso a lasciarsi andare alla fede senza pretendere prove razionali (Marisa Bulgheroni, nel Meridiano, annota: "In Tommaso la visionaria Emily denuncia quella certa ottusità mascherata di rigore che coglieva in padri e maestri").
Per il penultimo verso ED ha indicato una variante: "'Twas blesseder - the seeing not -" ("Che sarebbe stato più benedetto - il non vedere -") più vicina a testo del vangelo di Giovanni 20,29: "Gesù gli disse: «Tommaso, hai creduto perché mi hai visto; benedetti siano coloro che non hanno visto, eppure hanno creduto.»"


F562 (1863) / J394 (1862)

'Twas Love - not me -
Oh punish - pray -
The Real one died for Thee -
Just Him - not me -

Such Guilt - to love Thee - most!
Doom it beyond the Rest -
Forgive it - last -
'Twas base as Jesus - most!

Let Justice not mistake -
We Two - looked so alike -
Which was the Guilty Sake -
'Twas Love's - Now strike!

    Fu l'Amore - non io -
Oh punisci - ti prego -
Chi Realmente morì per Te -
Solo Lui - non me -

Quale Colpa - amarti - così tanto!
Condannala più di ogni altra Cosa -
Perdonala - alla fine -
Era umile come Gesù - il più grande!

Non lasciare che la Giustizia sbagli -
Noi Due - sembriamo così simili -
Chi ebbe un Colpevole Intento -
Fu l'Amore - Ora colpisci!

Singolare sdoppiamento fra l'amore e chi ama. Può forse significare che quando l'amore colpisce non c'è difesa per il colpito. Non è lui/lei il colpevole, ma quel sentimento che si è impadronito di una persona e va avanti da solo.
Difficile l'ottavo verso. "Base" significa di basso rango ma anche spregevole, vile (nel senso, p.es, di vile metallo). Dopo qualche ripensamento ho scelto "umile" e l'ho poi collegato a quel "most" che mi sembra proprio un contrasto fra l'umiltà e la grandezza di Gesù, lo stesso contrasto che c'è nell'amore protagonista dei versi.


F563 (1863) / J556 (1862)

The Brain, within it's Groove
Runs evenly - and true -
But let a Splinter swerve -
'Twere easier for You -

To put the Waters back -
When Floods have slit the Hills -
And scooped a Turnpike for Themselves -
And shoved away - the Mills -

    Il Cervello, dentro il suo Solco
Scorre uniforme - e regolare -
Ma lascia che una Scheggia sbandi -
Sarebbe più facile per Te -

Riportare indietro le Acque -
Quando le Piene hanno diviso le Colline -
E si sono scavate una Strada solo per Loro -
E hanno spazzato via - i Mulini -

La nostra vita interiore scorre tranquilla, regolare, nel solco dell'abitudine. Ma basta una piccola deviazione, anche soltanto una scheggia che sbandi e la nostra mente diviene incontrollabile, quasi impossibile da tenere a freno, come le acque di una piena che abbia riempito le valli fra le colline, scavandosi una strada tutta per sé e spazzando via tutto ciò che incontra.
Ho scelto di usare entrambe le varianti segnate nel manoscritto: al verso 5 "the Waters" al posto di "a Current" ("una Corrente"), e al verso 8 "shoved away" al posto di "trodden out" ("calpestare"). Per quest'ultimo verso c'è anche un'altra variante: "blotted out" ("cancellare, annientare).
Nel penultimo verso c'è "Turnpike" che adesso significa "autostrada a pedaggio", mentre nel Webster c'è il significato di "posto dove si paga il pedaggio su una strada"; ho tradotto con "strada" ma ho aggiunto "solo [per Loro]" per dare l'idea di una strada riservata, non aperta a tutti.


F564 (1863) / J557 (1862)

She hideth Her the last -
And is the first, to rise -
Her Night doth hardly recompense
The Closing of Her eyes -

She doth Her Purple Work -
And putteth Her away
In low apartments in the Sod -
As Worthily as We.

To imitate her life
As possible would be
As brew from Our Obtuser Mints,
The Julep - of the Bee -

    Si nasconde per ultima -
Ed è la prima, a levarsi -
La Sua Notte difficilmente ricompensa
Il Chiudersi dei Suoi occhi -

Fa il Suo Purpureo Lavoro -
E si ritira
In appartamenti sotto la Zolla -
Dignitosamente come Noi.

Imitare la sua vita
Sarebbe tanto possibile
Quanto ricavare dalle Nostre Ottuse Cucine,
Il Giulebbe - dell'Ape -

Probabilmente il soggetto della poesia è il sole: si nasconde sotto l'orizzonte, si leva, ha una notte troppo corta per riposarsi dal purpureo lavoro che svolge. Ho comunque lasciato il genere femminile, visto che il sole, in fin dei conti, è una stella.
Ho scelto due varianti: al verso 10 "possible" al posto di "impotent"; per il verso 11 l'intero verso alternativo a "As make of Our imperfect Mints," ("Quanto fare delle Nostre imperfette Cucine,").
Al verso 11 "Mint" significa "Menta" o "Zecca", nel senso di luogo dove si batte moneta. Ma significa anche "A place of invention or fabrication; as a mint of phrases; a mint of calumny". Qui si parla di un luogo dove mettere in infusione ("brew"), o "fare, produrre" ("make") ingredienti per produrre il giulebbe dell'ape (ovvero il miele). Mi è sembrato perciò corretto tradurre con "Cucine".


F565 (1863) / J395 (1862)

Reverse cannot befall
That fine Prosperity
Whose Sources are interior -
As soon - Adversity

A Diamond - overtake
In far - Bolivian Ground -
Misfortune hath no implement
Could mar it - if it found -

    Un rovescio non può capitare
A quella superiore Prosperità
Le cui Origini sono interiori -
Tanto quanto - un'Avversità

Un Diamante - possa raggiungere
Nel lontano - Suolo Boliviano -
La Sfortuna non ha strumenti
Per rovinarlo - se lo trova -

Un rovescio può essere finanziario, può colpire l'esterno, non qualcosa che è ben radicato in noi, come un diamante ben piantato nel sottosuolo delle lontane, esotiche terre boliviane. La sfortuna può anche trovarlo, come può scovare ciò che abbiamo dentro, ma non ha strumenti per far danno a qualcosa che non si scalfisce.


F566 (1863) / J558 (1862)

But little Carmine hath her face -
Of Emerald scant - her Gown -
Her Beauty - is the love she doth -
Itself - exhibit - mine -
    Solo un po' di Carminio ha il suo viso -
Di Smeraldo scarsa - la sua Veste -
La sua Bellezza - è l'amore che esprime -
Lui - a testimonianza - del mio -

Oltre al manoscritto nei fascicoli, riportato sopra, ne esiste un altro, descritto nell'edizione Franklin (p. 563): "Una bella copia, indirizzata a 'Miss Whitney' sul verso e firmata 'Emily', fu apparentemente spedita a Maria Whitney, forse mentre era in visita a Susan Dickinson, e rimase in suo possesso. Il manoscritto, che non era fra quelli che la Whitney affidò a Mabel Todd dopo il 1890 perché ne facesse una copia, passò in altre mani e l'8 dicembre 1989 fu venduto a New York da Christie, nell'asta dei beni di Gertrude B. Oresman."

Un biglietto che probabilmente accompagnava un fiore: povero, senza troppi ornamenti, ma che esprime e testimonia l'amore di chi lo dona.


F567 (1863) / J559 (1862)

It knew no Medicine -
It was not Sickness - then -
Nor any need of Surgery -
And therefore - 'twas not Pain -

It moved away the Cheeks -
A Dimple at a time -
And left the Profile - plainer -
And in the place of Bloom

It left the little Tint
That never had a Name -
You've seen it on a Cast's face -
Was Paradise - to blame -

If momently ajar -
Temerity - drew near -
And sickened - ever afterward
For Somewhat that it saw?

    Non conosceva Medicina -
Non era una Malattia - allora -
Non aveva affatto bisogno di Chirurgia -
E quindi - non era una Pena -

Spianò le Guance -
Una Fossetta alla volta -
E lasciò il Profilo - più liscio -
E al posto del Roseo

Lasciò la Tinta indefinita
Che non ebbe mai un Nome -
La si vede sul volto di una Statua -
Era il Paradiso - da incolpare -

Se momentaneamente socchiuso -
L'audacia - avvicinò -
E languì - per sempre poi
Per un Qualcosa che vide?

Ancora una descrizione, sempre diversa, del momento della morte. Qui viene prima definita in negativo, per quello che "non" è: non è una malattia, né una pena, perché non ha bisogno della medicina o della chirurgia. Agisce sul volto di chi muore; ne spiana le guance, rendendone il profilo più liscio; rimuove il colorito della vita per lasciare quello della morte, un colore che non ha nome, che può essere paragonato solo a quello di una statua. Di chi è la colpa di questo passaggio dalla vita: bella, rosea, colorita, alla morte: priva di attrattive, cerea, senza colore? Forse del paradiso, a cui l'audacia di chi muore si accosta fiducioso, per poi languire per sempre di fronte a quello che vede di là: lo spegnersi, lo sfiorire, il nulla di una morta definitiva al posto di quell'immortalità e felicità promessa.


F568 (1863) / J560 (1862)

It knew no lapse, nor Diminuation -
But large - serene -
Burned on - until through Dissolution -
It failed from Men -

I could not deem these Planetary forces
Annulled -
But suffered an Exchange of Territory -
Or World -

    Non conobbe errore, né Riduzione -
Ma grande - sereno -
Divampò - finché attraverso la Dissoluzione -
Si dileguò dagli Uomini -

Non posso credere queste forze Planetarie
Annullate -
Ma oggetto di un Cambio di Territorio -
O Mondo -

I versi della seconda strofa (con minime varianti: "I did not deem that Planetary forces annulled - but suffered an Exchange of Territory, or World -") sono all'inizio di una lettera a Higginson (L280, febbraio 1863), scritta da ED quando seppe che il suo corrispondente letterario era stato nominato, nel dicembre dell'anno precedente, colonnello di un reggimento di soldati neri nel South Carolina, durante la guerra civile.
Nell'edizione Johnson la poesia è datata 1862, prima perciò della lettera. Franklin invece data la poesia intorno all'estate 1863, dopo l'invio della lettera a Higginson.

L'eroe, ma anche la persona giusta, non conobbe mai errori e diminuzioni del suo prestigio e della sua autorità. La sua vita fu come una fiammata che illuminava gli altri, finché la morte non lo separò dagli uomini. Ma non posso credere che una tale forza sia ormai annullata, perduta. Preferisco pensare che ci sia stato soltanto un cambio di territorio, o di mondo.
Non so Higginson, ma io dopo avere letto "an Exchange of Territory - Or World -" non avrei mancato di fare gli scongiuri, anche perché la frase successiva nella lettera è "I should have liked to see you, before you became improbable." ("Mi sarebbe piaciuto vederla, prima che lei diventasse improbabile.").


F569 (1863) / J371 (1862)

A precious - mouldering pleasure - 'tis -
To meet an Antique Book -
In just the Dress his Century wore -
A privilege - I think -

His venerable Hand to take -
And warming in our own -
A passage back - or two - to make -
To Times when he - was young -

His quaint opinions - to inspect -
His thought to ascertain
On Themes concern our mutual mind -
The Literature of Man -

What interested Scholars - most -
What Competitions ran -
When Plato - was a Certainty -
And Sophocles - a Man -

When Sappho - was a living Girl -
And Beatrice wore
The Gown that Dante - deified -
Facts Centuries before

He traverses - familiar -
As One should come to Town -
And tell you all your Dreams - were true -
He lived - where Dreams were born -

His presence is Enchantment -
You beg him not to go -
Old Volumes shake their Vellum Heads
And tantalize - just so -

    Un prezioso - polveroso piacere - è -
Incontrare un Libro Antico -
Proprio nell'Abito che vestiva il suo Secolo -
Un privilegio - penso -

Prendere la sua venerabile Mano -
E scaldarla nella nostra -
Un passo indietro - o due - fare -
Al Tempo in cui - era giovane -

Le sue antiquate opinioni - esaminare -
Il suo pensiero accertare
Su Temi riguardanti il nostro comune sentire -
La Sapienza dell'Uomo -

Cosa interessava gli Studiosi - di più -
Quali Competizioni avevano luogo -
Quando Platone - era una Certezza -
E Sofocle - un Uomo -

Quando Saffo - era una Ragazza viva -
E Beatrice indossava
La Veste che Dante - divinizzò -
Fatti di Secoli addietro

Egli attraversa - con familiarità -
Come Qualcuno che arrivasse in Città -
E ti dicesse che tutti i tuoi Sogni - sono veri -
Egli visse - dove nascono i Sogni -

La sua presenza è un Incantesimo -
Lo preghi di non andarsene -
I Vecchi Volumi scuotono la Testa di Pergamena
E in tal modo - ci allettano -

Un libro antico diventa specchio fedele del passato e riesce a farci viaggiare nel tempo, come se potessimo entrare direttamente in storie o idee ormai così lontane da noi e materializzare le nostre fantasie su secoli che non saremo mai in grado di conoscere direttamente. Negli ultimi versi il libro sembra assumere vita propria, come se volesse allettarci con sue affascinanti promesse, sapendo tuttavia che non riuscirà mai a rendere appieno le storie che ci racconta.
Le poesie più direttamente riferite ai libri sono tre: oltre a questa la J604-F512 e la J1263-F1286. Nella prima i libri sono quelli familiari, i "parenti dello scaffale" custoditi nella biblioteca di casa, e i versi finali descrivono un appagamento che è un po' il contrario del "tantalize" che troviamo qui; nell'altra c'è lo stesso richiamo al "viaggio", forse più un viaggio nello spazio che nel tempo, ma molto simile a questo per il suo carattere fantastico e immateriale.


F570 (1863) / J532 (1862)

I tried to think a lonelier Thing
Than any I had seen -
Some Polar Expiation - An Omen in the Bone
Of Death's tremendous nearness -

I probed Retrieveless things
My Duplicate - to borrow -
A Haggard Comfort springs

From the belief that Somewhere -
Within the Clutch of Thought -
There dwells one other Creature
Of Heavenly Love - forgot -

I plucked at our Partition -
As One should pry the Walls -
Between Himself - and Horror's Twin -
Within Opposing Cells -

I almost strove to clasp his Hand,
Such Luxury - it grew -
That as Myself - could pity Him -
He - too - could pity me -

    Cercai di pensare a una Cosa più sola
Di quante ne avessi mai viste -
Qualche Polare Espiazione - Un Presagio nelle Ossa
Della tremenda vicinanza della Morte -

Sondai l'Irrecuperabile
Per attingere - al mio Doppio -
Un Magro Conforto sgorga

Dal credere che in qualche Luogo -
Dentro la Stretta del Pensiero -
Dimori un'altra Creatura
Dell'Amore Celeste - dimentica -

Strappai via ciò che ci Divideva -
Come Uno che sollevi le Mura -
Fra Se stesso - e il Gemello d'Orrore -
Dentro Celle Contigue -

Quasi lottai per afferrare la sua Mano,
Una tale Voluttà - crebbe -
Che la stessa pietà - che Io provai per Lui -
Egli - pure - provò per me -

ED interroga se stessa, o meglio cerca in se stessa la compagna della propria consapevole, eretica, angosciosa solitudine, quasi che la ricerca di qualcuno più solo di lei non potesse avvenire che "dentro" di lei. Una sorta di "doppio" di se stessa che possa condividere la pietà, la compassione che proviamo per il nostro "io" quando ci troviamo soli di fronte alla "Polare Espiazione - Un Presagio nelle Ossa / Della tremenda vicinanza della Morte -". Cerca ben dentro se stessa, in quell'intimo recesso della mente che sembra sia irrecuperabile, tanto è nascosto e profondo. Cerca "dentro la stretta del pensiero" l'altra creatura, anch'essa "dell'amore celeste - dimentica". Per trovarla non esita a strappare ciò che le divide, a sollevare le mura delle celle contigue, fino ad arrivare all'altro al "gemello d'orrore". E quando, dopo aver duramente lottato, riesce ad afferrarne la mano, a sentirne la vicinanza, che renderà meno dura l'altra "vicinanza", quella della morte, sente crescere la voluttà, un piacere ardente che troverà la sua catarsi nella reciproca pietà, nella reciproca compassione per il ritrovarsi nella condizione umana, mortale e angosciosa.
Insomma, un volo immaginifico nelle profondità della mente, una sorta di freudiana scoperta dell'inconscio, dell'altro "io", del "doppio" che alberga in noi stessi, qui visto non come una consolazione ma, se è possibile, come una creatura ancora più sola di noi, che dimora nei più oscuri recessi dell'animo e che, più di noi stessi, ha bisogno della nostra "compassione", perché non ha altri che noi come compagno.
Per l'ultimo verso ho scelto la variante: il verso originale è: "Perhaps he - pitied me -" ("[Che come Io - provai pietà per Lui] / Forse egli - la provò per me"). In questo caso l'alternativa non è solo lessicale: il "forse" dubitativo diventa un "anche" affermativo. È probabile che ED abbia voluto stemperare il dubbio che alberga spesso nelle sue poesie, o anche lasciare al lettore la scelta fra il dubbio e la certezza.
In questa poesia la "solitudine"è una cosa molto diversa da quella descritta nella J405-F535; là una sorta di compiacimento verso la scelta di esseri soli, qua la voglia di spezzarla, la solitudine, e la consapevolezza che l'altro che ci "compatisce" (nel senso etimologico di chi patisce con noi) lo possiamo trovare soltanto in noi stessi.
Bello anche il crescendo, quasi musicale, nella descrizione della ricerca: prima un vago (piano) "cercai di pensare", poi un cauto (mezzo forte) "sondai", per arrivare a quattro verbi (tutti in fortissimo) che indicano quasi un furore nel raggiungere l'altro "strappare, sollevare, lottare, afferrare".


F571 (1863) / J533 (1862)

Two Butterflies went out at Noon -
And waltzed upon a Farm -
Then stepped straight through the Firmament
And rested, on a Beam -

And then - together bore away
Upon a shining Sea -
Though never yet, in any Port -
Their coming, mentioned - be -

If spoken by the distant Bird -
If met in Ether Sea
By Frigate, or by Merchantman -
No notice - was - to me -

    Due Farfalle uscirono a Mezzogiorno -
Per un valzer su una Fattoria -
Poi s'incamminarono dritte attraverso il Firmamento -
E riposarono, su un Raggio -

E poi - insieme s'involarono
Su un Mare scintillante -
Però tuttora, in un qualsiasi Porto -
Mai che il loro arrivo, sia stato - menzionato -

Se parlarono a un lontano Uccello -
Se incontrate nel Mare Etereo
Da Fregata, o Mercantile -
Nessuna notizia - giunse - a me -

Questa poesia fu praticamente riscritta da ED nel 1878. Il manoscritto (riprodotto in: Bolts of Melody, New Poems of Emily Dickinson, edited by Mabel Loomis Todd and Millicent Todd Bingham, New York, Harper & Brothers, 1945, pp. xx-xxi) contiene decine di varianti ed è di difficile decifrazione. Di seguito riporto la ricostruzione contenuta nell'edizione Franklin:

Two Butterflies went out at Noon
And waltzed upon a Farm
And then espied Circumference
And caught a ride with him -
Then lost themselves and found themselves
In eddies of the sun
Till Rapture missed Peninsula -
And Both were wrecked in Noon -
To all surviving Butterflies
Be this Fatuity
Example - and monition
To entomology -
    Due Farfalle uscirono a Mezzogiorno -
Per un valzer su una Fattoria -
E poi scorsero la Circonferenza
E ne approfittarono per una cavalcata con lei -
Poi si persero e si ritrovarono
Nei vortici del sole
Finché il Rapimento mancò la Penisola -
Ed Entrambe naufragarono nel Mezzogiorno -
A tutte le Farfalle superstiti
Sia questa Fatuità
Esempio - e monito
All'entomologia -

È però interessante anche curiosare nelle varianti dickinsoniane, molto presenti nei suoi manoscritti, ma in questo caso in misura veramente inusuale. In entrambe le edizioni critiche sono riportate tutte le varianti, con qualche differenza di interpretazione, ma qui ho scelto di riprodurre la ricostruzione contenuta nel libro curato da Mabel e Millicent Todd, dove le modifiche sono indicate verso per verso (anche qui con alcune differenze rispetto alle due edizioni critiche e con l'omissione, usuale in questa edizione, delle maiuscole e dei trattini), con un risultato che può dar luogo ad una lettura molto stimolante per chi voglia seguire la scintillante e divertita fantasia di ED. La ricostruzione finale delle Todd è quella formata dai versi in neretto.

Two butterflies went out at noon

And waltzed upon a farm,

And then espied circumference
Then overtook circumference

And caught a ride with him;
And took a bout with him

Then lost themselves and found themselves
Then staked themselves and lost themselves
Then chased themselves and caught themselves

In eddies of the sun,
In fathoms in the sun
In rapids of the sun
In gambols with the sun
In gambols of the sun
In gambols in the sun
In frenzies with the sun
In frenzies of the sun
For frenzy of the sun
In antics in the sun
In antics with the sun

Till rapture missed her footing
Till gravitation missed them
Till gravitation chased them
Till gravitation humbled them
Till gravitation ejected them
Till gravitation foundered
Till gravitation grumbled
Until a zephyr pushed them
Until a zephyr chased them
Until a zephyr flung them
Until a zephyr spurned them
Until a zephyr scourged them

And both were wrecked in noon.
And both were drowned in noon
And both were quenched in noon
And both were whelmed in noon
And they were hurled from noon

To all surviving butterflies

Be this fatuity
Be this biography,

Example, and monition

To entomology.

    Due farfalle uscirono a mezzogiorno

Per un valzer su una fattoria,

E poi scorsero la circonferenza
Poi raggiunsero la circonferenza

E ne approfittarono per una cavalcata con lei;
E si fecero una bevuta con lei

Poi si persero e si ritrovarono
Poi puntarono se stesse e persero se stesse
Poi si rincorsero e si acchiapparono

Nei vortici del sole,
In profondità nel sole
Nelle rapide del sole
In capriole con il sole
Nelle capriole del sole
In capriole nel sole
In frenesie con il sole
Nelle frenesie del sole
Per frenesia del sole
In sberleffi nel sole
In sberleffi con il sole

Finchè il rapimento mise un piede in fallo
Finché la gravitazione se le lasciò sfuggire
Finché la gravitazione le rincorse
Finché la gravitazione le umiliò
Finché la gravitazione le scacciò
Finche la gravitazione affondò
Finché la gravitazione si stufò
Finché uno zefiro le spinse
Finché uno zefiro le rincorse
Finché uno zefiro le lanciò
Finché uno zefiro le respinse
Finché uno zefiro le sferzò

Ed entrambe naufragarono nel mezzogiorno.
Ed entrambe annegarono nel mezzogiorno
Ed entrambe si spensero nel mezzogiorno
Ed entrambe furono sommerse nel mezzogiorno
Ed esse furono scacciate dal mezzogiorno

A tutte le farfalle superstiti

Sia questa fatuità
Sia questa biografia,

Esempio, e monito

All'entomologia.

Un divertissement o una metafora della vita e della morte? Probabilmente un po' tutt'e due. Le farfalle escono a mezzogiorno, si fanno un bel valzerotto sorvolando i campi e poi salgono verso il cielo, riposandosi per un po' su un raggio di sole. Poi s'involano e spariscono alla nostra vista. Nulla si sa più di loro, nessun porto ne registra l'arrivo, né arrivano notizie di qualcuno che le abbia incontrate. Un po' come un giramondo che se ne va e non dà più notizie di sé. Dopo quindici anni ED la riprende, elimina l'ultima parte (che faceva pendere la bilancia dalla parte della metafora) e lascia soltanto il divertissement, con quella ironica morale finale e, soprattutto, divertendosi a scarabocchiare le due pagine del manoscritto, veramente complicato da decifrare.


F572 (1863) / J304 (1862)

The Day came slow - till Five o'clock -
Then sprang before the Hills
Like Hindered Rubies - or the Light
A Sudden Musket - spills -

The Purple could not keep the East -
The Sunrise shook abroad
Like Breadths of Topaz - packed a Night -
The Lady just unrolled -

The Happy Winds - their Timbrels took -
The Birds - in docile Rows
Arranged themselves around their Prince
The Wind - is Prince of Those -

The Orchard sparkled like a Jew -
How mighty 'twas - to be
A Guest in this stupendous place -
The Parlor - of the Day -

    Il giorno arrivò lentamente - fino alle Cinque -
Poi spuntò davanti alle Colline
Come Rubini celati - o la Luce
Che spande Improvvisa - un Moschetto -

La Porpora non riuscì a trattenere l'Oriente -
L'Alba si gettò tutt'intorno
Come Pezze di Topazio - avvolte di Notte -
Che una Dama ha appena srotolato -

I Venti Felici - presero i loro Tamburelli -
Gli Uccelli - in docili File
Si disposero intorno al loro Principe
Il Vento - di Costoro è il Principe -

Il Frutteto luccicò come un Ebreo -
Com'era grandioso - essere
Un Ospite in questo posto stupendo -
Il Salotto - del Giorno -

Lo spuntare dell'alba dipinto come una sontuosa esplosione di luce e di vita, uno spettacolo a cui siamo invitati ogni giorno e la cui grandiosa bellezza non finisce mai di stupircici.
Nel primo verso dell'ultima strofa c'è probabilmente un riferimento alle ricchezze comunemente attribuite agli ebrei (vedi, p.es., lo Shylock shakespeariano).


F573 (1863) / J1053 (1862)

It was a quiet Way -
He asked if I was His -
I made no answer of the Tongue,
But answer of the Eyes -

And then he bore me high
Before this mortal noise
With swiftness as of Chariots -
And distance - as of Wheels -

The World did drop away
As Counties - from the feet
Of Him that leaneth in Balloon -
Upon an Ether Street -

The Gulf behind - was not -
The Continents - were new -
Eternity - it was - before
Eternity was due -

No Seasons were - to us -
It was not Night - nor Noon -
For Sunrise - stopped upon the Place -
And fastened it - in Dawn -

    Fu con Fare tranquillo -
Che chiese se ero Sua -
Non diedi risposta di Lingua,
Ma risposta di Occhi -

Allora mi portò in alto
A prima di questo mortale clamore
Con velocità come di Cocchi -
E distanza - come di Ruote -

Il Mondo si staccò via via
Come Contee - dai piedi
Di Colui che si sporge da un Pallone -
Su di una Eterea Strada -

L'Abisso dietro noi - non c'era -
I Continenti - erano nuovi -
Eternità - fu - prima
Dell'Eternità dovuta -

Non c'erano Stagioni - per noi -
Non c'era Notte - né Mezzogiorno -
Perché il Sole nascente - si arrestò sul Posto -
E lo congelò - nell'Alba -

La versione riportata è quella nei fascicoli. Esiste un altro manoscritto, a matita e firmato "Emily", databile nel 1865 e che sembrerebbe non essere mai stato spedito. Il testo è sostanzialmente simile e non è suddiviso in strofe.

I primi due versi fanno pensare alla tenera domanda di una amante, ma andando avanti nella lettura ci si accorge che il soggetto di questa poesia è più probabilmente la morte, come sempre di genere maschile nei versi di ED. Lo fa pensare la fuga dal "mortale clamore", il mondo che si allontana come se salissimo in alto con un pallone, i continenti "nuovi" perché estranei alla nostra esperienza concreta. Il richiamo all'eternità della fine della quarta strofa è più ambiguo; potrebbe essere letto come "fu come se avessimo raggiunto l'eternità in questo mondo, prima di quella che ci aspetta nell'altro", e in questo caso è evidente il riferimento all'appagamento amoroso, ma anche come "il mistero dell'eternità si dispiegò all'improvviso ancor prima di aver concluso il viaggio verso l'eternità che ci aspetta nell'aldilà", che sembrerebbe un riferimento al misterioso momento della morte, tante volte analizzato da ED. La stessa cosa si può dire dell'ultima strofa, dove quell'alba perenne può essere, ancora una volta, l'appagamento amoroso come l'eterna gioia celeste. Come sempre, le due possibili interpretazioni non collidono fra di loro, ma si fondono in una sorta di unione amore-morte non certo inusuale nella poesia di ED e nella letteratura in genere.


F574 (1863) / J372 (1862)

I know lives, I could miss
Without a Misery -
Others - whose instant's wanting -
Would be Eternity -

The last - a scanty Number -
'Twould scarcely fill a Two -
The first - a Gnat's Horizon
Could easily outgrow -

    Conosco vite, che potrei perdere
Senza Sofferenza -
Di altre - un istante di assenza -
Sarebbe un'Eternità -

Queste ultime - un Numero esiguo -
Arrivano a malapena a Due -
Le prime - un Orizzonte di Moscerini
Supererebbero facilmente -

Le persone a cui teniamo veramente sono pochissime rispetto all'indifferenziata folla paragonata a un orizzonte di moscerini.
Il sesto verso (letteralmente: "riempirebbero a malapena un Due") fa pensare che in realtà l'esiguo numero del verso precedente si riduca a un'unica persona.


F575 (1863) / J373 (1862)

I'm saying every day
"If I should be a Queen, Tomorrow" -
I'd do this way -
And so I deck, a little,

If it be, I wake a Bourbon,
None on me - bend supercilious -
With "This was she -
Begged in the Market place - Yesterday."

Court is a stately place -
I've heard men say -
So I loop my apron - against the Majesty
With bright Pins of Buttercup -
That not too plain -
Rank - overtake me -

And perch my Tongue
On Twigs of singing - rather high -
But this, might be my brief Term
To qualify -

Put from my simple speech all plain word -
Take other accents, as such I heard
Though but for the Cricket - just,
And but for the Bee -
Not in all the Meadow -
One accost me -

Better to be ready -
Than did next Morn
Meet me in Arragon -
My old Gown - on -

And the surprised Air
Rustics - wear -
Summoned - unexpectedly -
To Exeter -

    Dico ogni giorno
"Se fossi una Regina, Domani" -
Farei in questo modo -
E così mi adorno, un po',

Se mi accadesse, di svegliarmi Borbone,
Nessuno a me - si rivolgerà altezzoso -
Con un "È costei -
Che elemosinava al Mercato - Ieri."

La Corte è un luogo solenne -
Ho sentito dire -
Così allaccio il grembiule - in vista della Maestà
Con splendenti Spilli di Ranuncolo -
Perché non troppo semplice -
Il Rango - mi sorprenda -

E appoggio la Lingua
Su Ramoscelli di canto - alquanto in alto -
Solo questo, potrebbe essere il mio breve Periodo
Per rendermi degna -

Elimino dai miei semplici discorsi ogni parola comune -
Prendo altri accenti, così come li ho uditi
Benché se non fosse per il Grillo - a malapena,
E se non fosse per l'Ape -
Nessuno in tutto il Prato -
S'accosterebbe a me -

Meglio essere pronta -
Piuttosto che il Mattino dopo
Ritrovarmi in Aragona -
Con una vecchia Veste - su -

E l'Aria stupita
Che i campagnoli - mostrano -
Convocati - inaspettatamente -
A Exeter -

La "corte" (v. 9), la "maestà" (v. 11), il "rango" (v. 14), ovvero una situazione nuova, diversa da quella di tutti i giorni in cui i discorsi sono semplici e la vita scorre sui binari consueti, possono essere interpretati come la speranza che c'è sempre in noi di raggiungere qualcosa di più elevato, ma anche, e forse più probabilmente, come la consapevolezza di essere ogni giorno in balia di un destino che non conosciamo, che potrebbe chiamarci in ogni momento in quella Corte celeste che ci promette l'immortalità, un viaggio per il quale dobbiamo cercare di essere sempre pronti.


F576 (1863) / J305 (1862)

The difference between Despair
And Fear - is like the One
Between the instant of a Wreck
And when the Wreck has been -

The Mind is smooth - no Motion -
Contented as the Eye
Upon the Forehead of a Bust -
That knows - it cannot see -

    La differenza tra Disperazione
E Paura - è come Quella
Fra il momento di un Naufragio
E quando il Naufragio è avvenuto -

La Mente è liscia - nessun Movimento -
Tranquilla come l'Occhio
Sulla Fronte di un Busto marmoreo -
Che sa - di non poter vedere -

La disposizione nei versi dei termini della similitudine: disperazione - paura / momento del naufragio - naufragio avvenuto, dovrebbe, presumo, essere letta a rovescio, ovvero la paura accostata ai momenti che precedono un dolore e la disperazione, intesa come "speranza ormai perduta", al fatto avvenuto. Nella paura c'è infatti un elemento di incertezza che viene meno quando lascia spazio alla disperazione del dopo. La seconda strofa la leggo come una descrizione della disperazione, profonda ma ormai rassegnata a ciò che è diventato un passato da ricordare e non è più un futuro da temere o su cui sperare. Fantasiosa come al solito l'immagine finale, l'occhio cieco della statuaria classica, immobile e rassegnato alla perdita della sua funzione primaria, ma anche all'impossibilità di "vedere" nel senso di "capire".


F577 (1863) / J374 (1862)

I went to Heaven -
'Twas a small Town -
Lit - with a Ruby -
Lathed - with Down -

Stiller - than the fields
At the full Dew -
Beautiful - as Pictures -
No Man drew -
People - like the Moth -
Of Mechlin - frames -
Duties - of Gossamer -
And Eider - names -
Almost - contented -
I - could be -
'Mong such unique
Society -

    Andai in Cielo -
Era una piccola Città -
Illuminata - da un Rubino -
Lastricata - di Piume -

Più silenziosa - dei campi
Coperti di Rugiada -
Bellissima - come Immagini -
Che mai Uomo disegnò -
Abitanti - come Falene -
Di Pizzo - le strutture -
Serici - i doveri -
E Impalpabili - i nomi -
Quasi - contenta -
Io - potrei essere -
In così singolare
Società -

ED cerca di descriverci l'aldilà con immagini che trasmettano l'evanescente inafferrabilità di un luogo che possiamo solo immaginare.


F578 (1863) / J375 (1862)

The Angle of a Landscape -
That every time I wake -
Between my Curtain and the Wall
Upon an ample Crack -

Like a Venetian - waiting -
Accosts my open eye -
Is just a Bough of Apples -
Held slanting, in the Sky -

The Pattern of a Chimney -
The Forehead of a Hill -
Sometimes - a Vane's Forefinger -
But that's - Occasional -

The Seasons - shift - my Picture -
Upon my Emerald Bough,
I wake - to find no - Emeralds -
Then - Diamonds - which the Snow

From Polar Caskets - fetched me -
The Chimney - and the Hill -
And just the Steeple's finger -
These - never stir at all -

    L'Angolo di Paesaggio -
Che ad ogni risveglio -
Fra la Tenda e il Muro
Sopra un'ampia Fessura -

Come una Veneziana - in attesa -
Si accosta ai miei occhi aperti -
È solo un Ramo di Melo -
Che si staglia obliquo, nel Cielo -

La Sagoma di un Comignolo -
La Fronte di una Collina -
Talvolta - l'Indice di una Banderuola -
Ma quest'ultima è - Sporadica -

Le Stagioni - mutano - il mio Quadro -
Sul Ramo di Smeraldo,
Mi sveglio - e non trovo - Smeraldi -
Poi - Diamanti - che la Neve

Da Scrigni Polari - mi ha portato -
Il Comignolo - e la Collina -
E anche il dito del Campanile -
Questi - non si muovono affatto -

Il paesaggio che vedo a ogni risveglio è sempre lo stesso: da una sottile fessura, tra la tenda e il muro, un ramo di melo, un comignolo, una collina e, se la tenda è un po' scostata, anche la banderuola sulla cima del campanile. Queste sono le cose che restano immutate, ma i cicli della natura fanno sì che questo quadro fisso abbia comunque i suoi cambiamenti, anche se limitati al ramo: prima le mele del colore dello smeraldo, poi solo il ramo spoglio e, più in là, gli scintillanti diamanti del gelo invernale.
La descrizione di un paesaggio familiare, sempre uguale ma nello stesso tempo sempre cangiante, come se l'immobilità dello spazio fosse continuamente rinnovata dal ciclico trascorrere del tempo.


F579 (1863) / J683 (1862)

The Soul unto itself
Is an imperial friend -
Or the most agonizing Spy -
An Enemy - could send -

Secure against it's own -
No treason it can fear -
Itself - it's Sovreign - Of itself
The Soul should stand in Awe -

    L'Anima per se stessa
È un'amica imperiale -
O la più angosciante Spia -
Che un Nemico - possa inviare -

Sicura di fronte al suo io -
Nessun tradimento può farle paura -
Di se stessa - è Sovrana - Di se stessa
L'Anima deve avere un reverente Timore -

Il testo riportato sopra è nei fascicoli. Altre due copie, praticamente identiche, furono inviate a Higginson (acclusa alla lettera L280) e a Susan.

Come in altre poesie, anche in questa ED sembra precorrere le teorie freudiane. Qui è l'anima che, chiusa in se stessa, recita tutte le parti: l'amica imperiale, l'angosciante spia, la sola di cui aver paura e verso la quale provare un reverente timore. Un "Io" totalizzante che, se riesce a star bene con se stesso, se è sicuro di fronte a se stesso, non deve temere niente. Ma se ciò non accade, l'anima può diventare la peggior nemica di se stessa, quella più difficile da individuare e sconfiggere, perché sarebbe come sconfiggere il nostro stesso "Io".
Il tema e il movimento circolare dei versi, che sembrano sempre tornare su se stessi, come l'anima, ricordano sia la J650-F760 che la J642-F709.


F580 (1863) / J534 (1862)

We see - Comparatively -
The Thing so towering high
We could not grasp it's segment
Unaided - Yesterday -

This Morning's finer Verdict -
Makes scarcely worth the toil -
A furrow - Our Cordillera -
Our Apennine - a knoll -

Perhaps 'tis kindly - done us -
The Anguish - and the loss -
The wrenching - for His Firmament
The Thing belonged to us -

To spare these striding spirits
Some Morning of Chagrin -
The waking in a Gnat's - embrace -
Our Giants - further on -

    Noi vediamo - Relativamente -
La Cosa che torreggiava così in alto
Tanto da non poterne afferrare la struttura
Senza aiuto - Ieri -

Il più fine Verdetto di Stamane -
Rende a mala pena meritevole la fatica -
Un solco - La nostra Cordigliera -
Il nostro Appennino - un poggio -

Forse è un favore - fatto a noi -
L'Angoscia - e la perdita -
L'estorcere - per il Suo Firmamento
La Cosa che ci apparteneva -

Risparmiare a questi spiriti che incedono
Qualche Mattino d'Inquietudine -
Lo svegliarsi nelle braccia - di un Moscerino -
I nostri Giganti - ancora più lontani -

È difficile avere valori assoluti. Giudichiamo, vediamo, sempre con gli occhi del momento, e ciò che ci sembrava terribile, che ci sovrastava solo ieri, oggi ci sembra quasi insignificante, ci sorprendiamo di come lo abbiamo sopravvalutato. Non conosciamo i disegni divini, forse questa nostra capacità di comparare, di non essere mai certi dell'assoluto, questo strapparci le nostre certezze, le cose che ci appartenevano e che sembravano così importanti per poi diventare insignificanti, è ciò che ci aiuta a vivere. Ciò che magari risparmia a noi, spiriti che incedono, ovvero anime che hanno un corpo, qualche mattino di inquietudine, di tristezza. Gli ultimi due versi concludono e, in un certo senso rovesciano, quello che precede, lasciando un senso di incertezza. Quello svegliarsi fra le braccia di un moscerino, quel renderci conto che i nostri giganti sono ormai lontani, è parte di questa sorta di percorso che ci permette di dare sempre meno importanza agli accadimenti della vita, o è il rimpianto di averli ormai persi, quei giganti, e di dover continuare a vivere nelle braccia di un insignificante moscerino?
Ci sono altri momenti ambigui in questa poesia, che ha un carattere sfuggente, in particolare nella terza strofa che sembra dire e non dire, affermare qualcosa per poi metterla in dubbio, sensazione che si rafforza nell'ambiguità dell'ultima.
Si ha la sensazione di oscillare fra le grandezze che incutono timore, ma che danno anche senso alla vita, e le banalità, la vita di tutti i giorni, così tranquillizzante e calma, ma anche così noiosa e insignificante.
E poi, ci sono gli ultimi due versi della seconda strofa: un solco e un poggio che somigliano tanto a una fossa e al rigonfiamento di una tomba, che, se letti così, possono far leggere gli ultimi due versi della poesia come la delusione per una morte che non ci rivelerà nulla, che ci lascerà fra i nostri moscerini anziché farci conoscere i giganti che vagheggiavamo.


F581 (1863) / J376 (1862)

Of Course - I prayed -
And did God Care?
He cared as much as on the Air
A Bird - had stamped her foot -
And cried "Give Me" -
My Reason - Life -
I had not had - but for Yourself -
'Twere better Charity
To leave me in the Atom's Tomb -
Merry, and nought, and gay, and numb -
Than this smart Misery.
    Certamente - pregai -
E Dio se ne Curò?
Se n'è curato come se nell'Aria
Un Uccello - avesse puntato i piedi -
E gridato "Dammelo" -
Ragione - di Vita -
Non ho avuto - se non per Te -
Sarebbe stato più Caritatevole
Lasciarmi nella Tomba dell'Atomo -
Allegra, e annullata, e felice, e insensibile -
Che questa lancinante Sofferenza.

Ho chiesto soltanto una cosa, l'unica che fosse per me ragione di vita, e Dio non se n'è curato, si è negato alla mia preghiera come se si fosse dispersa nell'aria. Ma allora sarebbe stato meglio morire, essere annullata nell'inconsapevolezza della tomba piuttosto che sopportare una sofferenza così acuta e senza speranza.
Molto efficaci i parallelismi del penultimo verso: l'unico modo per essere allegri, felici, è essere annullati, resi insensibili, dalla morte.


F582 (1863) / J529 (1862)

I'm sorry for the Dead - Today -
It's such congenial times
Old neighbors have at fences -
It's time o'year for Hay,

And Broad - Sunburned Acquaintance
Discourse between the Toil -
And laugh, a homely species
That makes the Fences smile -

It seems so straight to lie away
From all of the noise of Fields -
The Busy Carts - the fragrant Cocks -
The Mower's metre - Steals -

A Trouble lest they're homesick -
Those Farmers - and their Wives -
Set separate from the Farming -
And all the Neighbor's lives -

A Wonder if the Sepulchre
Dont feel a lonesome way -
When Men - and Boys - and Carts - and June,
Go down the Fields to "Hay" -

    Mi spiace per i Morti - Oggi -
Sono momenti talmente congeniali
I vecchi vicini agli steccati -
È la stagione del Fieno,

E Rudi - Abbronzati Conoscenti
Discorrono mentre Sgobbano -
E ridono, tipi alla buona
Che fanno sorridere gli Steccati -

Sembra così duro giacere lontano
Da tutto il rumore dei Campi -
Dei Carri Indaffarati - dei fragranti Covoni -
Il Ritmo del mietitore - Insinua -

Il Timore che provino nostalgia di casa -
Quei Contadini - e le loro Mogli -
Separati dal Lavoro dei campi -
E da tutte le vite del Vicinato -

Un Chiedersi se il Sepolcro
Non sembri un luogo solitario -
Quando Uomini - e Ragazzi - e Carri - e Giugno,
Scendono per i campi a "Far fieno" -

La nostalgia della vita, resa con l'immagine dei rinnovarsi del lavoro dei campi, con i rumori, i suoni, le allegre compagnie, la gente semplice, alla buona, che fa sorridere persino gli steccati. Tutto questo paragonato alla solitaria esistenza del sepolcro. Forse proprio in questi momenti di rinascita, quando la natura, il tempo, l'estate, prorompono senza freni dipingendo la vita con i colori più vividi che esistono, la nostalgia di casa di chi è ormai separato da tutto questo si fa più sentire. O, meglio, siamo noi vivi a provarla per loro conto.
Nella prima parte ho scelto di tradurre dando il più possibile la sensazione della semplicità della vita dei campi: "broad" con "rudi", "beetwen the toil" con "mentre sgobbano" ("toil" significa "duro lavoro, lavoro faticoso"), "a homely species" con "tipi alla buona".


F583 (1863) / J530 (1862)

You cannot put a Fire out -
A Thing that can ignite
Can go, itself, without a Fan -
Upon the slowest night -

You cannot fold a Flood -
And put it in a Drawer -
Because the Winds would find it out -
And tell your Cedar Floor -

    Non puoi spegnere un Incendio -
Una Cosa che prende fuoco
Può andare, da sé, senza un Soffio -
Nella notte più calma -

Non puoi ripiegare una Piena -
E metterla in un Cassetto -
Perché il Vento la scoverebbe -
E lo direbbe al tuo Pavimento di Cedro -

Non possiamo reprimere i nostri sentimenti. Quando il nostro animo prende fuoco, o è investito da un'onda di piena, nulla può trattenere l'impeto che è in noi e non serve cercare di nasconderlo, di chiuderlo in un cassetto; il vento, la nostra natura, lo scoverà di certo e a nulla servirà quel velo di compostezza (lucido, e piatto, senza increspature, come una calma notte o un pavimento di legno di cedro) che cerchiamo sempre di mantenere di fronte agli altri.
L'ultimo verso è un po' enigmatico, ma credo che il senso sia quello che il vento non nasconderà al tuo pavimento di cedro (ovvero alla tua maschera di tranquilla rispettabilità) la piena maldestramente ripiegata scovata nel cassetto.
Belle le due immagini che rivelano i sentimenti più irrefrenabili: il fuoco che brucia e l'onda di piena che spazza via ogni altra cosa.


F584 (1863) / J531 (1862)

We dream - it is good we are dreaming -
It would hurt us - were we awake -
But since it is playing - kill us,
And we are playing - shriek -

What harm? Men die - externally -
It is a truth - of Blood -
But we - are dying in Drama -
And Drama - is never dead -

Cautious - We jar each other -
And either - open the eyes -
Lest the Phantasm - prove the Mistake -
And the livid Surprise

Cool us to Shafts of Granite -
With just an age - and name -
And perhaps a latin inscription -
It's prudenter - to dream -

    Noi sogniamo - è un bene che sogniamo -
Ci farebbe male - se fossimo svegli -
Ma visto che è una recita - uccidiamoci,
E che stiamo recitando - urliamo -

Che male c'è? Gli Uomini muoiono - là fuori -
È una verità - di Sangue -
Ma noi - stiamo morendo in Teatro -
E il Teatro - non è mai morto -

Attenti - a urtarci l'un l'altro -
Ed entrambi - ad aprire gli occhi -
Affinché il Fantasma - non riveli l'Errore -
E la livida Sorpresa

Ci irrigidisca in una Stele di Granito -
Con solo un'età - e un nome
E forse un'iscrizione latina -
È più prudente - sognare -

Il sogno visto come strumento di libertà, che ci permette, come se fossimo a teatro, di dire e fare ciò che vogliamo, tanto è tutta finzione e a teatro non si muore mai. È la fuori, esternamente, che si consuma la vita, e soprattutto che si muore, una realtà fatta di carne e sangue. Ma dobbiamo stare attenti, non dobbiamo troppo agitarci mentre sogniamo, rischiamo di svegliarci, rendendoci conto di essere ormai irrigiditi in una stele di granito, una lapide con l'età, il nome e, forse, una qualche iscrizione, ultimo ricordo di chi ormai non c'è più. E poi l'ultimo verso: "È più prudente - sognare", quasi un resa di fronte alla vita: forse è meglio viverla nella bella finzione del sogno, ma anche nella beata inconsapevolezza, piuttosto che nella cruda realtà.
Come sempre, belle e vivide le immagine che costruiscono la poesia. Nel sogno possiamo, senza paura di farci male, "ucciderci" e "urlare", ovvero vivere comportamenti profondamente riprovevoli nella convivenza di tutti i giorni. E anche "È una verità - di Sangue", fulminante descrizione della vita mortale.
Nel penultimo verso ho scelto la variante "latin inscription" al posto di " phrase in Egyptian". Entrambe comunque simboleggiano la vacuità delle iscrizioni tombali, presto dimenticate come si fa con una lingua morta, sia essa l'egiziano o il latino.


F585 (1863) / J1727 (?)

If ever the lid gets off my head
And lets the brain away
The fellow will go where he belonged -
Without a hint from me,

And the world - if the world be looking on -
Will see how far from home
It is possible for sense to live
The soul there - all the time.

    Se mai il coperchio s'involasse dalla mia testa
E lasciasse libero il cervello
L'amico andrebbe dove gli è proprio -
Senza tracce di me,

E il mondo - se il mondo stesse a guardare -
Vedrebbe quanto lontano da casa
È possibile per il senno sopravvivere
All'anima là - per tutto il tempo.

Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 25, in un foglio ora perduto. La trascrizione è di Mabel Todd.

La razionalità è legata al cervello, ben chiuso nella nostra scatola cranica; ma se solo fosse possibile farlo a uscire da quell'involucro non si curerebbe del corpo, e dell'essere, che lascia, e riuscirebbe comunque a sopravvivere a un'anima che non gli serve.
In altre parole, la razionalità basta a se stessa, non ha bisogno di un'anima, o di una fede, misteriosa e inafferrabile che la governi, perché sa sopravvivere benissimo senza.


F586 (1863) / J1739 (?)

Some say good night - at night -
I say good night by day -
Good bye - the Going utter me -
Good night, I still reply -

For parting, that is night,
And presence, simply dawn -
Itself, the purple on the hight
Denominated morn.

    Alcuni dicono buonanotte - a notte -
Io dico buonanotte di giorno -
Arrivederci - mi dice chi se ne va -
Buonanotte, ancora rispondo -

Perché la separazione, quella è notte,
E la presenza, semplicemente alba -
Lei, la luce purpurea lassù
Chiamata mattino.

Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 25, in un foglio ora perduto. La trascrizione è di Mabel Todd.

Il gioco di parole sui saluti serali e mattutini, che ricorda il "Good Morning - Midnight -" della J425-382, serve per definire la separazione, l'atto che trasforma il giorno in notte, senza curarsi di dove sia il sole in quel momento, mentre la presenza (e non il ritorno, perché qui la separazione ha una connotazione definitiva e irreversibile) ha in sé i caratteri di un'alba la cui luce purpurea ci illumina dall'alto, come se non dovesse mai calare per iniziare il ciclo che porterà inevitabilmente al tramonto e al buio della notte.


F587 (1863) / J535 (1862)

She's happy, with a new Content -
That feels to her - like Sacrament -
She's busy - with an altered Care -
As just apprenticed to the Air -

She's tearful - if she weep at all -
For blissful Causes - Most of all
That Heaven permit so meek as her -
To such a Fate - to Minister -

    Ella è felice, di un nuovo Appagamento -
Che sente in sé - come un Sacramento -
È impegnata - da Responsabilità diverse -
Da poco praticate nell'Aria -

È in lacrime - se comunque piange -
Per Cause gioiose - Prima fra tutte
Che il Cielo permetta a una così umile come lei -
Un tale Fato - di Officiare -

Basta sostituire quel "She" iniziale con "Emily" e il significato è chiaro. Che cos'è che si impara diventando apprendisti nella bottega nell'aria (ma anche mettendo da parte nel cestino della propria mente i doni che cadono di notte dal cielo, vedi la J486-F473)? Si impara ad amministrare, anzi a "officiare", come dice ED con un termine che denota il carattere sacro del dono insieme al "Sacrament" del secondo verso, il dono della poesia, il proprio destino di poeti. E le lacrime di chi ha avuto questo destino, possono essere solo di riconoscenza per il Cielo, che ha concesso questo dono a una creatura così mite, così umile, così insignificante.


F588 (1863) / J536 (1862)

The Heart asks Pleasure - first -
And then - Excuse from Pain -
And then - those little Anodyness
That deaden suffering -

And then - to go to sleep -
And then - if it should be
The will of it's Inquisitor
The privilege to die -

    Il Cuore chiede il Piacere - dapprima -
E poi - l'Esenzione dalla Pena -
E poi - quei piccoli Lenimenti
Che attenuano la sofferenza -

E poi - addormentarsi -
E poi - se questa fosse
La volontà del suo Inquisitore
Il privilegio di morire -

Pacata e rassegnata riflessione su ciò che si può chiedere alla vita, con quel verso finale che assegna alla morte il carattere di privilegio, contrapposto alla dura fatica del vivere. Nel terzo verso "Anodyness" potrebbe essere anche tradotto con "Anodini". Ho preferito però il più comune "Lenimenti", che significa in pratica la stessa cosa e rende con precisione la definizione del Webster: "Any medicine which allays pain".
Da notare la varietà espressiva di ED, l'alternarsi nelle varie poesie di sentimenti estremi, che scavano nel profondo come un ferro chirurgico, e di pacate considerazioni che quasi annullano l'essere nell'ineluttabilità del quotidiano.


F589 (1863) / J628 (1862)

They called me to the Window, for
" 'Twas Sunset" - Some one said -
I only saw a Sapphire Farm -
And just a Single Herd -

Of Opal Cattle - feeding far
Upon so vain a Hill -
As even while I looked - dissolved -
Nor Cattle were - nor Soil -

But in their Room - a Sea - displayed -
And Ships - of such a size
As Crew of Mountains - could afford -
And Decks - to seat the Skies -

This - too - the Showman rubbed away -
And when I looked again -
Nor Farm - nor Opal Herd - was there -
Nor Mediterranean -

    Mi chiamarono alla Finestra, perché
"È il Tramonto" - Qualcuno disse -
Io vidi solo una Fattoria di Zaffiro -
E appena un Singolo Gregge -

Di Bestiame d'Opale - che mangiava lontano
Su una così inconsistente Collina -
Che mentre la guardavo - si dissolse -
Né Bestiame c'era - né Terreno -

Ma al loro Posto - un Mare - si dispiegò -
E Navi - di tale grandezza
Che una Ciurma di Montagne - si potevano permettere -
E Ponti - da sistemarci i Cieli -

Questo - pure - Il Capocomico spazzò via -
E quando guardai di nuovo -
Né Fattoria - né Gregge d'Opale - c'era là -
Né Mediterraneo -

Di nuovo ED cerca di cogliere un attimo fuggente. Stavolta è il momento in cui il sole sta tramontando, quando tutto si tinge di un colore fantastico e inconsistente che prelude al buio notturno. Sembra di vedere lontano il paesaggio consueto (anche qui ED gioca con i contrasti, rivestendo immagini di familiare quotidianità - la fattoria, il bestiame - di qualità immaginifiche e preziose: di zaffiro, d'opale) che però subito si scolora lasciando il posto a una sorta di cangiante superficie marina, le cui navi non possono che essere enormi, smisurate come la forza della natura, con le montagne all'orizzonte come equipaggio e i cieli come passeggeri. Ma anche questa è la visione d'un attimo: lo "showman" (l'ho interpretato come chi dirige lo spettacolo, perciò ho tradotto con "capocomico") la fa subito sparire, e l'occhiata seguente si perde nel buio della notte e del nulla.
La poesia può essere letta come una bellissima descrizione di un tramonto che prelude alla notte, ma, naturalmente, anche come una metafora della fallacia e dell'inconsistenza della bellezza, della vita, della felicità, dell'ambizione, tutte cose che possono avere i loro momenti d'opale o di zaffiro, i loro periodi di grandezza come le navi di un mare immaginifico, inevitabilmente destinati a durare lo spazio di un attimo.
Da notare i ripetuti giochi allitterativi,: nella prima strofa con la "s": 'twas - sunset - some - said - saw - sapphire - single; nella seconda con la "v-w": vain - even - while - dissolved - were; nella terza ancora con la "s": sea - displayed - ships - such - size - seat - skies.


F590 (1863) / J669 (1863)

No Romance sold unto
Could so enthrall a Man -
As the perusal of
His Individual One -

'Tis Fiction's - to dilute to plausibility
Our - Novel. When 'tis small eno'
To credit - 'Tis'nt true!

    Nessun Romanzo che si venda
Potrebbe catturare tanto un Uomo -
Quanto l'attenta lettura di
Quello suo individuale -

È la Finzione - che diluisce in plausibilità
Il nostro - Romanzo. Quando è piccolo abbastanza
Da crederci - Non è vero?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan con qualche differenza nella punteggiatura e senza divisione in strofe.

Una riflessione sul rapporto tra realtà e finzione. Nessun romanzo potrà mai eguagliare l'attenta lettura della propria vita, se vissuta con la consapevolezza che merita. La finzione, per diventare più credibile, deve diluire il romanzo della vita, renderlo plausibile. E quando ci riesce, quando lo fa diventare così piccolo da riuscire a farci credere che sia realtà, ebbene, proprio in quel momento dobbiamo sapere che ciò che ci viene raccontato non è vero, perché una vita vissuta veramente quasi sempre supera la fantasia di un romanziere.


F591 (1863) / J465 (1862)

I heard a Fly buzz - when I died -
The Stillness in the Room
Was like the Stillness in the Air -
Between the Heaves of Storm -

The Eyes around - had wrung them dry -
And Breaths were gathering firm
For that last Onset - when the King
Be witnessed - in the Room -

I willed my Keepsakes - Signed away
What portion of me be
Assignable - and then it was
There interposed a Fly -

With Blue - uncertain - stumbling Buzz -
Between the light - and me -
And then the Windows failed - and then
I could not see to see -

    Sentii una Mosca ronzare - mentre morivo -
Il Silenzio nella Stanza
Era come il Silenzio nell'Aria -
Tra Folate di Tempesta -

Gli Occhi intorno - si erano disseccati -
E i Respiri si accumulavano tenaci
Per quell'ultimo Assalto - quando la Regina
Si palesò - nella Stanza -

Feci testamento dei miei Ricordi - Elencai
Quelle parti di me che fossero
Assegnabili - e fu in quel momento
Che si interpose la Mosca -

Con un Azzurro - incerto - zoppicante Ronzio -
Fra la luce - e me -
E allora le Finestre vennero meno - e allora
Non vidi di non poter vedere -

Ancora una volta ED cerca di sfuggire all'angoscia della morte vivendola. Nel primo verso dovevo decidere i tempi: passato remoto o imperfetto?. Ho scelto di tradurre il primo verbo col passato e il secondo con l'imperfetto perché l'ho considerato come un titolo e non come l'inizio della scena (perché questa poesia sembra proprio una scena teatrale o cinematografica). La mosca, l'ultimo soffio di vita colto dal morente, arriva infatti concretamente all'undicesimo verso: "e fu in quel momento / che si interpose la mosca".
Le inquadrature della poesia/scena sono tutte molto suggestive. Il silenzio (ma "stillness" significa anche "immobilità") nella stanza, sospeso e in attesa dell'ineluttabile, come quello che sta fra due tuoni, due folate, della tempesta. Gli sguardi intorno al morente, ormai asciutti per aver consumato le lacrime. I respiri che si accavallano, presaghi del momento finale, l'ultimo assalto nel quale finalmente la "regina" (nell'originale "King" perché la morte è al maschile) si mostra per reclamare il dovuto. Quel richiamo alla concretezza del testamento, tipico di ED, con il quale si lasciano le cose "assegnabili", ovvero quelle della vita di tutti i giorni, non certo quelle a cui teniamo di più: la nostra mente, i nostri sentimenti, il nostro io, la vita stessa insomma.
E infine la conclusione: la mosca, l'insetto che accompagna la nostra quotidianità senza essere ormai più notata, diventa l'ultima sensazione concreta, forte, del morente; ma anche il suo ronzio si conforma al momento: è azzurro - come il cielo che attende chi muore -, incerto - come le nostre convinzioni sull'immortalità -, zoppicante - come il nostro incedere verso l'altra vita. E la mosca diventa improvvisamente grande, non più un minuscolo insetto, ma un sipario che separa chi muore dalla luce della vita e gli impedisce di vedere che non potrà più vedere.


F592 (1863) / J674 (1862)

The Soul that hath a Guest,
Doth seldom go abroad -
Diviner Crowd - at Home -
Obliterate the need -

And Courtesy forbids
The Host's departure - when
Upon Himself - be visiting
The Mightiest - of Men -

    L'Anima che ha un Ospite,
Raramente va oltre i suoi confini -
Una Folla più divina - ha in Casa -
Che ne annulla il bisogno -

E Cortesia vieta
La partenza del Padrone di Casa - quando
Proprio per Lui - sia in visita
Il più Potente - degli Uomini -

Un'anima che non è arida, che ha in sé un'ospite (la poesia ma anche la fede o la presenza di Dio), non ha bisogno di cercare altrove qualcosa, ha già tutto in casa, dentro di sé. Così, può anche scegliere la solitudine (qui può esserci un chiaro riferimento all'autoreclusione scelta da ED- vedi anche la poesia J405-F535), sapendo che sarà una solitudine riempita da una folla molto più vasta e "divina" di quella che potrebbe trovare al di là dei suoi confini. Tipico di ED l'accenno alla buona educazione del padrone di casa, una delle consuete virate verso il quotidiano in poesie che volano alto.
L'ospite dell'anima, come ho detto sopra, potrebbe essere la poesia, ma anche la fede o la presenza di Dio. Nei fascicoli manoscritti ci sono due varianti che giustificano ulteriormente questa possibile doppia interpretazione: al verso 3 "within" ("dentro") al posto di "at Home" e l'ultimo verso sostituito da "The Emperor of Men" ("L'Imperatore degli Uomini"); l'accentuazione "interiore" di "within" e l'uso dell'espressione "l'imperatore degli uomini" al posto di "il più potente degli uomini" danno una connotazione meno umana e più divina a questo misterioso "ospite".
C'è un'altra copia, inviata a Susan, con l'ultimo verso come nella variante dei fascicoli.


F593 (1863) / J629 (1862)

I watched the Moon around the House
Until upon a Pane -
She stopped - a Traveller's privilege - for Rest -
And there upon

I gazed - as at a Stranger,
The Lady in the Town
Doth think no incivility
To lift her Glass - upon -

But never Stranger justified
The Curiosity
Like Mine - for not a Foot - nor Hand -
Nor Formula - had she -

But like a Head - a Guillotine
Slid carelessly away -
Did independent, Amber -
Sustain her in the sky -

Or like a Stemless Flower -
Upheld in rolling Air
By finer Gravitations -
Than bind Philosopher -

No Hunger - had she - nor an Inn -
Her Toilette - to suffice -
Nor Avocation - nor Concern
For little Mysteries

As harass us - like Life - and Death -
And Afterwards - or Nay -
But seemed engrossed to Absolute -
With Shining - and the Sky -

The privilege to scrutinize
Was scarce upon my Eyes
When, with a Silver practise -
She vaulted out of Gaze -

And next - I met her on a Cloud -
Myself too far below
To follow her Superior Road -
Or it's Advantage - Blue -

    Seguii la Luna intorno alla Casa
Finché su un Vetro -
Si fermò - un privilegio di chi Viaggia - per Riposarsi -
E là sopra

La fissai - come su uno Straniero,
La Signora di Città
Non reputerebbe villano
Levare - il suo Occhialino -

Ma mai Straniero giustificò
La Curiosità
Come il Mio - perché non un Piede - né Mano -
Né Figura - aveva -

Ma come una Testa - che una Ghigliottina
Ha fatto sbadatamente scivolar via -
Libera, l'Ambra -
La sosteneva nel cielo -

O come un Fiore senza Stelo -
Sorretto nell'Aria ondulata
Da Gravitazioni più sottili -
Di quelle che vincolano il Filosofo -

Né Fame - aveva - né una Locanda -
Per provvedere - alla sua Toeletta -
Né Impegno - né Interesse
Per i piccoli Misteri

Che ci tormentano - come la Vita - e la Morte -
E il Dopo - o il Nulla -
Ma sembrava assorbita nell'Assoluto -
Insieme al Luccichio - e al Cielo -

Il privilegio di scrutarla
Fu di breve durata per i miei Occhi
Dal momento che, con Argentea abilità -
Volteggiò fuori di Vista -

E dopo - la ritrovai su una Nuvola -
Troppo lontana io giù in basso
Per inseguire il suo Superiore Cammino -
O il suo Vantaggio - Blu -

La luna come metafora della pace interiore, quella che ci consentirebbe di superare quei "little Mysteries" che tormentano la nostra vita, soprattutto perché non ne conosceremo mai la soluzione. Anche qui ED si sbizzarrisce in straordinarie similitudini. Il viaggiatore che ha il diritto di fermarsi per il meritato riposo; la signora di città che non reputa una villania fissare con l'occhialino uno straniero; la luna che si libra in alto senza sostegni, come fosse una testa sbadatamente fatta scivolar via da una ghigliottina, o un fiore senza stelo sostenuto in aria da leggi di gravitazione più sottili di quelle che vincolano il filosofo.
Ma la luna, come la pace interiore, non si lascia prendere. Sfugge via, con argentea abilità, e la nostra povera condizione di mortali che non potranno mai "conoscere" si perpetua. Non riusciremo mai a raggiungerla, quella luna e quella pace.


F594 (1863) / J1181 (1862)

When I hoped - I feared -
Since - I hoped - I dared
Everywhere - alone -
As a church - remain -

Ghost - may not alarm -
Serpent - may not charm -
He is King of Harm -
Who hath suffered Him -

    Mentre speravo - temevo -
Dopo - aver sperato - osai
Dovunque - da sola -
Come di una chiesa - i resti -

Uno spirito - può non allarmare -
Un serpente - può non incantare -
È Re del Male
Chi l'ha sofferto -

La versione riportata sopra è la prima delle tre di questa poesia, trascritta nei fascicoli nel 1863 (nel 1862 secondo Johnson). La seconda fu inviata a Susan nel 1865 (1868 secondo Johnson) e la terza acclusa ad una lettera a T. W. Higginson del novembre 1871 (L368). Le due versioni successive sono entrambe senza divisione in strofe e mantengono inalterati i primi quattro e l'ultimo verso (pur con uno sfoltimenti dei trattini: 14 nella prima, 3 nella seconda, 5 nella terza). Le riporto di seguito.

(Susan)

When I hoped, I feared -
Since I hoped I dared
Everywhere alone
As a church remain -
Spectre cannot harm
Serpent cannot charm
He is Prince of Harm
Who hath suffered him -
    Mentre speravo, temevo -
Dopo aver sperato osai
Dovunque da sola
Come di una chiesa i resti -
Uno spettro non può far male
Un serpente non può incantare
È Principe del Male
Chi l'ha sofferto -


(Higginson)

When I hoped I feared -
Since I hoped I dared
Everywhere alone
As a Church remain -
Spectre cannot harm -
Serpent cannot charm -
He deposes Doom
Who hath suffered him -
    Mentre speravo temevo -
Dopo aver sperato osai
Dovunque da sola
Come di una Chiesa i resti -
Uno spettro non può far male -
Un serpente non può incantare -
Rimuove la Condanna
Chi l'ha sofferta -

Il male del penultimo verso ("condanna" nella terza versione), che si può leggere anche come dolore, sofferenza, lascia un senso di vuoto e di solitudine; ma è una solitudine con una voglia di riscatto, che inizia con l'osare del secondo verso e termina con la rivendicazione della regalità del dolore, o della rimozione della condanna al dolore, che chiude la poesia con uno scatto di orgoglio nei confronti di quei simboli, lo spettro e il serpente, che nei versi precedenti erano stati come esorcizzati, negandone la capacità sia di farci del male che di incantarci.
Nei versi 5 e 6 ho tradotto "may not" con "può non" e poi "cannot" con "non può" perché ho interpretato la prima versione come una possibilità e le altre due come una certezza.


F595 (1863) / J630 (1862)

The Lightning playeth - all the while -
But when He singeth - then -
Ourselves are conscious He exist -
And we approach Him - stern -

With Insulators - and a Glove -
Whose short - sepulchral Bass
Alarms us - tho' His Yellow feet
May pass - and counterpass -

Upon the Ropes - above our Head -
Continual - with the News -
Nor We so much as check our speech -
Nor stop to cross Ourselves -

    Il Lampo suona - per tutto il tempo -
Ma quando canta - allora -
Siamo consapevoli che Egli esiste -
E ci avviciniamo a Lui - austeri -

Con Isolanti - e un Guanto -
Il suo breve - sepolcrale Basso
Ci allarma - sebbene i Suoi piedi Gialli
Passino - e contropassino -

Sui Cavi - sopra la nostra Testa -
Continuamente - con le Notizie -
Né più di tanto controlliamo le nostre parole -
Né smettiamo di segnarci -

Dapprima può sembrare che ED stia parlando del lampo vero e proprio, ma poi si capisce che sta invece descrivendo il telegrafo, con quel misto di stupore, timore e meraviglia che aveva già usato nella J585-F383 dedicata al treno (il telegrafo elettrico, fu inventato nel 1836 da Samuel Finley Morse e utilizzato per la prima volta nel 1844 fra Washington e Baltimora).
Il "giallo" del verso 7 è il colore della luce, del sole, perciò non stupisce che qui ED lo usi per descrivere gli immateriali piedi dell'elettricità (il "lightning" del primo verso). Nel verso successivo ED usa un verbo che in inglese non esiste: "counterpass". Il senso è "tornare indietro, ripassare all'indietro" ma ho preferito tradurlo letteralmente con un "contropassino" che, pur non esistendo in italiano come il termine inglese, credo sia perfettamente comprensibile.


F596 (1863) / J631 (1862)

Ourselves were wed one summer - dear -
Your Vision - was in June -
And when Your little Lifetime failed,
I wearied - too - of mine -

And overtaken in the Dark -
Where You had put me down -
By Some one carrying a Light -
I - too - received the Sign -

'Tis true - Our Futures different lay -
Your Cottage - faced the sun -
While Oceans - and the North did play -
On every side of mine

'Tis true, Your Garden led the Bloom,
For mine - in Frosts - was sown -
And yet, one Summer, we were Queens -
But You - were crowned in June -

    Ci ritrovammo spose un'estate - cara -
La Tua Visione - fu in Giugno -
E quando la Tua giovane Vita si esaurì,
Mi stancai - anch'io - della mia -

E raggiunta nelle Tenebre -
Dove Tu mi avevi gettato -
Da Qualcuno che portava una Luce -
Io - pure - ricevetti il Segno -

È vero - i Nostri Destini restavano diversi -
La Tua Piccola Casa - di fronte al sole -
Mentre Oceani - e il Nord si esibivano -
Su ogni lato della mia

È vero, il Tuo Giardino primeggiava nella Fioritura,
Perché il mio - nel Gelo - era stato seminato -
Eppure, un'Estate, noi fummo Regine -
Ma Tu - fosti incoronata in Giugno -

Judith Farr, nel suo The Passion of Emily Dickinson, ritiene che la poesia possa essere stata scritta pensando a Susan, che sposò Austin Dickinson il 1° luglio del 1856.
Non è però da escludere che i versi possano riferirsi a un'amica morta in giovane età, visto che nel terzo verso viene usato "failed" che può essere tradotto con "esaurirsi" (e pensando a Sue potrebbe intendersi come l'esaurirsi della sua gioventù) ma anche con "fallire, perire, cessare, morire, declinare" (e in questo senso far pensare a qualcosa di più definitivo di un matrimonio), e che nel decimo quel "Cottage" in pieno sole potrebbe sottintendere la tomba. In questo caso nella poesia potremmo leggere un rovesciamento dei binomi "morte-tenebre" e "vita-luce", oltre all'accostamento fra morte e incoronazione, temi usuali nella poesia dickinsoniana. (vedi, p.es., le poesie J58-F67, J312-F600, J607-F337, J608-F345, J611-F442).
La prima interpretazione è più "terrena", in quanto pone il matrimonio dell'altra in relazione al sole, alla luce, in contrasto con la propria solitudine, in una tenebra appena rischiarata da un "Qualcuno che portava una luce" (una amore che ha rischiarata la solitaria esistenza?). Nella seconda invece vengono capovolti gli usuali accostamenti nei confronti della vita e della morte.
Ma può esserci anche una terza interpretazione: ED ha menzionato un mese che non corrisponde esattamente alla data del matrimonio dell'amica ("June" al secondo e ultimo verso, al posto del 1° luglio) per lasciare aperti entrambi i significati.
Al verso 11 ho scelto la variante "did play" al posto di "must be" ("occupavano").


F597 (1863) / J466 (1862)

'Tis little I - could care for Pearls -
Who own the ample sea -
Or Brooches - when the Emperor -
With Rubies - pelteth me -

Or Gold - who am the Prince of Mines -
Or Diamonds - when have I
A Diadem to fit a Dome -
Continual upon me -

    Poco a me - può importare delle Perle -
Io che possiedo l'ampio mare -
O di Spille - visto che l'Imperatore -
Con Rubini - mi tempesta -

O dell'Oro - io che sono il Principe delle Miniere -
O di Diamanti - visto che ho
Un Diadema adatto ad una Cupola -
Di continuo su di me -

Errante (nell'edizione del 1956 ma non in quella del 1959) riporta un commento di Chase: "Il lettore che ha compreso le qualità caratteristiche dello spirito del poeta, vedrà che il soggetto di questa lirica è la morte. Perché in realtà il poemetto dice: 'Che bisogno di ricchezze o di rango terreni ho io, che sto morendo e che nella morte sarò incoronata regina?'. Il vasto mare è l'immortalità; i rubini sono i proiettili che ci infliggono le ferite di cui moriamo. È il tema implicito nella maggior parte della poesia di Emily Dickinson" (Richard Chase, Emily Dickinson, W. Sloane, 1951, p. 172).
È un'interpretazione che non mi convince e secondo me il tema dei versi è il dono della poesia. Così, l'ampio mare è questo dono; i rubini sono le poesie, che Dio, novello Giove, scaglia sul poeta. Ancora più chiare sono le due successive immagini: le miniere, che in ED significano sempre la ricchezza interiore, profonda, e il "diadema adatto ad una cupola / di continuo su di me", splendido riferimento alla corona di alloro che cinge il capo dei poeti.


F598 (1863) / J632 (1862)

The Brain - is wider than the Sky -
For - put them side by side -
The one the other will contain
With ease - and You - beside -

The Brain is deeper than the sea -
For - hold them - Blue to Blue -
The one the other will absorb -
As Sponges - Buckets - do -

The Brain is just the weight of God -
For - Heft them - Pound for Pound -
And they will differ - if they do -
As Syllable from Sound -

    Il Cervello - è più esteso del Cielo -
Perché - mettili fianco a fianco -
L'uno l'altro conterrà
Con facilità - e Te - in aggiunta -

Il Cervello è più profondo del mare -
Perché - tienili - Azzurro contro Azzurro -
L'uno l'altro assorbirà -
Come le Spugne - i Secchi - assorbono -

Il Cervello ha giusto il peso di Dio -
Perché - Soppesali - Libbra per Libbra -
Ed essi differiranno - se differiranno -
Come la Sillaba dal Suono -

Significato molto chiaro: il cervello è più esteso del cielo e più profondo del mare, perché le sue facoltà di comprensione comprendono e assorbono il tutto. L'ultima strofa pone qualche problema. A differenza delle prime due, qui il cervello non pesa "più" di Dio ma "come" Dio, una sorta di identificazione dell'umano nel divino, che non può essere superato ma semmai soltanto raggiunto. Il confronto fra sillaba e suono dell'ultimo verso è commentato così da Marisa Bulgheroni (nel Meridiano): "Si è interpretata la differenza tra 'sillaba' e 'suono' come quella intercorrente tra invenzione poetica (Syllable) e creazione cosmica (Sound), tra il linguaggio della poesia, specifico, e il potere indifferenziato che si esprime nella natura, mente di Dio."
L'interpretazione è pertinente ma così le due cose (la sillaba e il suono) sembrano nettamente differenziate, mentre nei versi precedenti il confronto tra il cervello e il Dio è sostanzialmente descritto come equivalente. È vero che nel penultimo verso si parla di "differenza", ma il senso mi sembra quello di una differenza comunque minima, se pure esiste (vedi "if they do"). Perciò sembrerebbe che ED dica: "fra il cervello e Dio non c'è in pratica differenza, così come tra la sillaba e il suono". Ritornando alla metafora citata dalla Bulgheroni, il senso sarebbe una sostanziale identità fra poesia e creazione cosmica.


F599 (1863) / J467 (1862)

We do not play on Graves -
Because there is'nt Room -
Besides - it is'nt even - it slants
And People come -

And put a Flower on it -
And hang their faces so -
We're fearing that their Hearts will drop -
And crush our pretty play -

And so we move as far
As Enemies - away -
Just looking round to see how far
It is - Occasionally -

    Noi non giochiamo sulle Tombe -
Perché non c'è Spazio -
Inoltre - non sono piatte - pendono
E la Gente arriva -

E vi poggia un Fiore -
E china talmente il volto -
Da farci temere che i loro Cuori cadano -
E schiaccino il nostro piacevole gioco -

E così ce ne andiamo
Via - come dai Nemici -
Voltandoci appena per vedere a che distanza
Sia - Di tanto in tanto -

Stavolta non c'è spazio per rendere familiare la tomba. Non è un posto per giocare (ovvero per vivere), è scomoda, piccola, in più è anche in pendenza. E poi c'è gente che arriva continuamente e, dopo aver deposto un fiore, ha un aspetto così deprimente da far pensare che il loro dolore possa schiacciare il nostro piacevole vivere quotidiano. Insomma, non è posto per noi vivi, ci sentiamo nemici della morte. Ma sappiamo che, un giorno o l'altro, là dovremo andare. Perciò, di tanto in tanto, quasi senza parere, ci voltiamo indietro, per misurare la distanza che ci separa dalla morte, sperando che resti sempre lontana.


F600 (1863) / J312 (1862)

Her - last Poems -
Poets ended -
Silver - perished - with her Tongue -
Not on Record - bubbled Other -
Flute - or Woman - so divine -

Not unto it's Summer Morning -
Robin - uttered half the Tune
Gushed too full for the adoring -
From the Anglo-Florentine -

Late - the Praise - 'Tis dull - Conferring
On the Head too High - to Crown -
Diadem - or Ducal symbol -
Be it's Grave - sufficient Sign -

Nought - that We - No Poet's Kinsman -
Suffocate - with easy Wo -
What - and if Ourself a Bridegroom -
Put Her down - in Italy?

    Le Sue - ultime Poesie -
Ai Poeti misero fine -
L'Argento - perì - con la sua Lingua -
Non si ha Notizia - di Altra che gorgogliasse -
Di Flauto - O di Donna - così divinamente -

Neanche nel suo Mattino d'Estate -
Il Pettirosso - diffuse metà della Melodia
Sgorgata così piena per chi l'adora -
Dall'Anglo-Fiorentina -

Tardiva - la Lode - È vano - Conferire
Sulla Testa troppo Alta - per la Corona -
Diademi - o simboli Ducali -
Sia la sua Tomba - Segno bastante -

Nulla - ciò che Noi - Non Prossimi al Poeta -
Soffochiamo - con facile Dolore -
Cosa - e se Noi stessi lo Sposo -
Che l'ha deposta - in Italia?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Ci sono altre due copie manoscritte, una inviata a Susan e l'altra rimasta tra le carte di ED, entrambe senza divisione in strofe e con alcune varianti: al verso 8 "free" ("libera") al posto di "full"; al verso 11 "a" al posto di "the" (solo nella versione a Susan); al verso 12 "Showing" ("Apparenze") al posto di "symbol" (variante anche nei fascicoli, insieme a "Token" - "Insegne"); al verso 14 "Yet, if" ("Eppure, se") al posto di "Nought - that" (solo nella versione a Susan).

In memoria di Elizabeth Barrett Browning, morta il 30 giugno 1861. Le sue "Ultime Poesie" furono pubblicate postume nel 1862. Il marito, Robert Browning, la fece seppellire a Firenze.