Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F351 - 400

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F351 (1862) / J507 (1862)

She sights a Bird - she chuckles -
She flattens - then she crawls -
She runs without the look of feet -
Her eyes increase to Balls -

Her Mouth stirs - longing - hungry -
Her Teeth can hardly stand -
She leaps, but Robin leaped the first -
Ah, Pussy, of the Sand,

The Hopes so juicy ripening -
You almost bathed your Tongue -
When Bliss disclosed a hundred Wings -
And fled with every one -

    Punta un Uccello - sogghigna -
S'acquatta - poi avanza felpata -
Corre senza parvenza di piedi -
Gli occhi dilatati come Palloni -

La Bocca si eccita - bramosa - famelica -
I Denti riesce a stento a trattenere -
Si lancia, ma il Pettirosso si è lanciato per primo -
Ah, Micetta, della Sabbia,

Le Speranze così succose maturavano -
Quasi vi immergesti la Lingua -
Quando la Beatitudine tirò fuori cento Ali -
E con tutte fuggì -

La felicità è là, a portata di mano, ci sembra ormai raggiunta, ma ecco che, quasi sempre, ci sfugge, lasciandoci a bocca asciutta, come la micia che punta l'uccello, si acquatta, ha l'acquolina in bocca, trattiene i denti per non far rumore, si slancia, ormai sicura di aver conquistato la preda, che invece è più veloce di lei, sembra avere cento ali e fugge via, insieme a quella beatitudine, quella felicità perfetta, che le (ci) sembrava un frutto ormai maturo, pronto per immergerci la lingua.
Ho scelto due varianti: al quinto verso: "Her mouth stirs - longing - hungry -" al posto di "Her Jaws stir - twitching - hungry -" ("Le Mascelle si muovono - a scatti - affamate -"); al penultimo "Wings" al posto di "Toes" ("toes" significa "dita dei piedi o delle zampe", avrei potuto tradurre "piedi, zampe", ma al terzo verso già c'era "feet" e così ho preferito la variante, che fra l'altro non stona con il pettirosso che fugge via).


F352 (1862) / J350 (1862)

They leave us with the Infinite.
But He - is not a man -
His fingers are the size of fists -
His fists, the size of men -

And whom he foundeth, with his Arm
As Himmaleh, shall stand -
Gibraltar's Everlasting Shoe
Poised lightly on his Hand,

So trust him, Comrade -
You for you, and I, for you and - me
Eternity is ample,
And quick enough, if true.

    Ci lasciano con l'Infinito.
Ma Egli - non è un uomo -
Le sue dita sono grandi come pugni -
I suoi pugni, come uomini -

E chi è stato creato da lui, col suo Braccio
Come Himalaya, durerà -
L'Eterna Punta di Gibilterra
Posata leggermente sulla sua Mano,

Così crediamo in lui, Compagno -
Tu per te stesso, e io, per te e - me
L'Eternità è vasta,
E rapida abbastanza, se esiste.

Chi se ne va ci lascia al cospetto del mistero dell'infinito, ma le creazioni di questa entità così misteriosa e così potente sono durevoli, sapranno aspettare il momento dei ricongiugimento in quell'eternità immensamente vasta e rapida abbastanza da non rendere troppo lunga l'attesa.
Come in molte altre poesie le certezze iniziali sono sfumate nel finale: "if true".


F353 (1862) / J508 (1862)

I'm ceded - I've stopped being Their's -
The name They dropped upon my face
With water, in the country church
Is finished using, now,
And They can put it with my Dolls,
My childhood, and the string of spools,
I've finished threading - too -

Baptized, before, without the choice,
But this time, consciously, of Grace -
Unto supremest name -
Called to my Full - The Crescent dropped -
Existence's whole Arc, filled up,
With one - small Diadem -

My second Rank - too small the first -
Crowned - whimpering - on my Father's breast -
A too unconscious Queen -
But this time - Adequate - Erect,
With power to choose,
Or to reject,
And I choose, just a Crown -

    Sono ceduta - ho smesso di essere Loro -
Il nome che fecero cadere sul mio volto
Con l'acqua, nella chiesa campestre
Ha concluso il suo compito, ormai,
E possono metterlo con le mie Bambole,
La mia infanzia, e il filo dei rocchetti,
Che pure - ho terminato di infilare -

Battezzata, dapprima, senza la scelta,
Ma questa volta, consapevole, della Grazia -
Di un nome supremo -
Chiamata alla Pienezza - Caduta l'Incompiutezza -
L'intero Arco dell'Esistenza, riempito,
Da un solo - piccolo Diadema -

Il mio secondo Rango - troppo piccolo il primo -
Che incoronò - piagnucolante - sul petto di mio Padre -
Una troppo inconsapevole Regina -
Ma questa volta - Adeguata - Eretta,
Con il potere di scegliere,
O di rifiutare,
Ed io ho scelto, nient'altro che una Corona -

Un tema di fondo: il raggiungimento della consapevolezza, l'appropriarsi della ragione che ci dà il potere di scegliere e di non essere di nessuno ("I'm ceded" che diventa "I choose"), e una serie di rivoli più o meno espliciti che richiamano alla maturazione dell'individuo, una sorta di bildungsroman in sedicesimo, ma solo dal punto di vista della quantità delle parole, non della loro qualità. Ma, ancora una volta, e come non potrebbe essere così, alcuni indizi, sparsi ma precisi, non possono fare a meno di farci pensare alla poesia. Il terzo verso della seconda strofa: cos'è mai quel "supremest name"?; ho tradotto "... della Grazia / Di un nome supremo -" ma quell'"Unto" significa "verso", "in direzione di", il senso vero è "... della Grazia / Che mi conduce a un nome supremo". Quale potrebbe essere questo nome supremo se non quello di "poeta"?. E che cos'è quel "piccolo Diadema"? O la "corona" finale? (Qui, sia Guidacci nel Meridiano che Errante scelgono la variante "Throne"; io ho preferito lasciare "Crown" per due motivi: il possibile riferimento alla "corona d'alloro" del poeta e il richiamo al secondo verso dell'ultima strofa: là la corona era posta sul capo di una piagnucolante, inconsapevole regina; qua, invece, è una corona che si ha la consapevolezza, il potere di scegliere e di far propria).
Ho invece scelto tre delle sei varianti indicate nel manoscritto:
- v. 15: "whimpering" al posto di "crowing". "Crowing" può significare sia "piagnucolare, frignare" che "esultare". Il senso dei versi, e soprattutto il fatto che ED abbia inserito la variante "whimpering" (che significa appunto "piagnucolare, frignare") rendono chiaro il significato della parola. Ho perciò preferito usare quella più netta, che non comportasse equivoci. Probabilmente la scelta iniziale di ED è stata anche influenzata dall'allitterazione dal vicino "Crowned", che permetteva di usare due parole simili ma dal significato così contrastante (incoronare e piagnucolare) ma la variante (anzi, le varianti, perché ED indica anche "dangling" - "ciondolante") esprimono chiaramente la preoccupazione di non creare equivoci interpretativi;
- v. 16: "A too unconscious Queen" al posto di "A half unconscious Queen". Anche qui ED indica due varianti: quella che ho usato io e "An insufficient Queen". "Una troppo inconsapevole" mi è sembrata quella che rendesse meglio il senso, piuttosto che "Una quasi (a metà) inconsapevole Regina" o "Una insufficiente Regina";
- v. 18: "power" al posto di "Will". Il motivo è simile a quello della prima variante che ho scelto: "will" significa "volontà" ma anche "potere".
Un'ultima cosa: l'ultimo verso suona come una cadenza perfetta, uno squillo di ottoni sull'accordo di tonica, che conclude in modo magnifico la poesia, con quel "I choose" che fa scomparire qualsiasi altra cosa. Proprio in questo senso "musicale" ho scelto la lezione di Franklin, che divide il penultimo verso, facendo diventare "Or to reject" un verso a sé stante. Il manoscritto non è chiarissimo, visto che è molto frequente l'uso di ED di continuare in una seconda riga lo stesso verso (e così l'ha interpretato Johnson), ma quella specie di pausa, prima e dopo, che si crea spezzando il verso è un procedimento molto utilizzato in musica, e qui trovo che ci stia alla perfezione.


F354 (1862) / J509 (1862)

If Anybody's friend be dead
It's sharpest of the theme
The thinking how they walked alive -
At such and such a time -

Their costume, of a Sunday,
Some manner of the Hair -
A prank nobody knew but them
Lost, in the Sepulchre -

How warm, they were, on such a day,
You almost feel the date -
So short way off it seems -
And now - they're Centuries from that -

How pleased they were, at what you said!
You try to touch the smile
And dip your fingers in the frost -
When was it - Can you tell -

You asked the Company to tea -
Acquaintance - just a few -
And chatted close with this Grand Thing
That dont remember you -

Past Bows, and Invitations -
Past Interview, and Vow -
Past what Ourself can estimate -
That - makes the Quick of Woe!

    Per Qualsiasi amico che sia morto
L'argomento più pungente è
Il pensiero di come camminavano da vivi -
In un preciso momento -

Il loro abito, in una Domenica,
Una certa foggia dei Capelli -
Un capriccio ignoto a tutti tranne che a loro
Perduto, nel Sepolcro -

Quanto calore, mostrarono, un certo giorno,
Puoi quasi percepirne l'attimo -
Da così poco sembra trascorso -
E ora - essi sono a Secoli da quel momento -

Come riusciva gradito a loro, quel che dicevi!
Cerchi di toccare il sorriso
E immergi le tue dita nel gelo -
Quando accadde - Puoi dirlo -

Che chiamasti la Brigata per un tè -
I più intimi - giusto qualcuno -
E chiacchierasti fitto con quella Cosa Solenne
Che non si rammenta di te?

Passati gli Inchini, e gli Inviti -
Passate le Conversazioni, e le Promesse -
Passato ciò che Noi stessi possiamo valutare -
Ciò - rende Vivo il Dolore!

Il tema del ricordo di chi non c'è più è presente in molte poesie di ED (per esempio: J499-F369, J482-F461, J467-F599, J432-F390, J360-F640). Quest'ultima è quella più simile: là sono le cose a riportarceli alla mente (una sorta di madeleine proustiana), qua il ricordo è più diretto: il modo di camminare o di vestire, i capelli, il sorriso, i piccoli segreti, tutti còlti in momenti particolari che ricreano in noi il tempo in cui chi amavamo era vivo. Molto belli i versi centrali della quarta strofa: un bisogno di toccare concretamente chi non c'è più, frustrato e reso impossibile dalla gelida cortina della morte.


F355 (1862) / J510 (1862)

It was not Death, for I stood up,
And all the Dead, lie down -
It was not Night, for all the Bells
Put out their Tongues, for Noon.

It was not Frost, for on my Flesh
I felt Siroccos - crawl -
Nor Fire - for just my marble feet
Could keep a Chancel, cool -

And yet, it tasted, like them all,
The Figures I have seen
Set orderly, for Burial,
Reminded me, of mine -

As if my life were shaven,
And fitted to a frame,
And could not breathe without a key,
And 'twas like Midnight, some -

When everything that ticked - has stopped -
And Space stares all around -
Or Grisly frosts - first Autumn morns,
Repeal the Beating Ground -

But, most, like Chaos - Stopless - cool -
Without a Chance, or Spar -
Or even a Report of Land -
To justify - Despair.

    Non era la Morte, perché ero diritta,
E tutti i Morti, giacciono distesi -
Non era la Notte, perché tutte le Campane
Sfoderavano i loro Batacchi, per il Mezzodì.

Non era il Gelo, perché sulla Carne
Sentivo Scirocchi - strisciare -
Né il Fuoco - perché da soli i miei piedi di marmo
Avrebbero mantenuto un Presbiterio, fresco -

Eppure, sapeva, di tutto questo,
Le Figure che avevo visto
Composte, per la Sepoltura,
Mi ricordavano, la mia -

Come se la mia vita fosse stata piallata,
E incastrata in una cornice,
E non potessi respirare senza una chiave,
Ed era un po', come a Mezzanotte -

Quando tutto ciò che ticchetta - si è fermato -
E lo Spazio guarda fisso tutt'intorno -
O geli Orribili - i primi mattini d'Autunno,
Si appropriano del Suolo Palpitante -

Ma, più di tutto, come il Caos - Incessante - freddo -
Senza una Possibilità, o un Pennone -
O almeno un Annuncio di Terra -
A giustificare - la Disperazione.

Un momento d'angoscia, di svuotamento dell'anima, di gelo interiore, fissato sulla carta con immagini, quasi delle istantanee, che cercano di descriverne la natura. Come quasi sempre nelle poesie di ED si inizia in medias res, senza nominare l'oggetto della poesia. Nei primi otto versi, quattro no, quattro descrizioni, fulminee e immaginifiche, di ciò che "non" è ciò di cui stiamo parlando. Non è la morte (io sono ben diritta in piedi, i morti sono distesi), non è la notte (le campane suonano a distesa il mezzogiorno), non è il gelo (sento i caldi venti di scirocco che strisciano sulla carne), e non è nemmeno il fuoco, perché i miei piedi di marmo potrebbero da soli rinfrescare l'intero spazio di un presbiterio. E poi, finiti i "non" ecco che passiamo a ciò che invece può ricordare, può somigliare a quello che proviamo. La composta fissità dei morti, così simile a questa gelida costrizione che sentiamo dentro, come se fossimo stati a forza incastrati in una cornice, e solo una chiave che ci liberi potrebbe permetterci di respirare. L'immagine della mezzanotte (il momento del buio contrapposto al solare mezzogiorno) che fa cessare ogni vita, quasi arriva a fermare il tempo (ogni cosa che ticchetta) o le prime gelate d'autunno, tremende perché sorprendono il suolo ancora palpitante di vita ("Repeal" significa letteralmente "abrogare" "cancellare qualcosa che esisteva prima" - qui il significato è "cancellare la vita dal suolo" e mi è sembrato corretto renderlo con "appropriarsi"). Poi c'è l'ultima strofa, con quel "most" che sottolinea la similitudine più vera: il caos, incessante, freddo (nel senso di insensibile, indifferente), dove non esistono possibilità di salvezza, pennoni che aiutino chi naviga in questo mare infido e incomprensibile, e nemmeno un accenno di terra che possa almeno giustificare la disperazione di rendersi conto di non riuscire ad arrivarci. Nemmeno questo, nemmeno la disperazione è concessa, in un caos dove non c'è posto per l'uomo.
Poesia che chiude tutte le porte, persino quelle, tremende ma umane, della disperazione.


F356 (1862) / J511 (1862)

If you were coming in the Fall,
I'd brush the Summer by
With half a smile, and half a spurn,
As Housewives do, a Fly.

If I could see you in a year,
I'd wind the months in balls -
And put them each in separate Drawers,
For fear the numbers fuse -

If only Centuries, delayed,
I'd count them on my Hand,
Subtracting, till my fingers dropped
Into Van Dieman's Land.

If certain, when this life was out -
That your's and mine, should be -
I'd toss it yonder, like a Rind,
And take Eternity -

But, now, uncertain of the length
Of this, that is between,
It goads me, like the Goblin Bee -
That will not state - it's sting.

    Se tu venissi in Autunno,
Scaccerei via l'Estate
Con metà sorriso, e metà disdegno,
Come la Massaia fa, con una Mosca.

Se potessi vederti fra un anno,
Avvolgerei i mesi in gomitoli -
E ne metterei ciascuno in un Cassetto diverso,
Per paura che i numeri si confondano -

Se soltanto Secoli, tardassero,
Li conterei sulla Mano,
Sottraendo, fino a far cadere le dita
Nella Terra di Van Diemen.

Se certa, quando questa vita fosse conclusa -
Che la tua e la mia, rimanessero -
La getterei da parte, come una Buccia,
E prenderei l'Eternità -

Ma, ora, incerta della lunghezza
Di ciò, che è frapposto,
Esso mi tormenta, come l'Ape Folletto -
Che non vuol palesare - la sua puntura.

La separazione si accetta quando esiste un tempo, anche lungo ma concreto, numerabile, che ci separa dall'altro. Qualsiasi sia la sua lunghezza, non ci spaventerebbe contare i giorni, gli anni, i secoli; saremmo addirittura capaci di gettar via la nostra vita, se fossimo certi che di là ce n'è un'altra in cui le nostre venissero unite. Ma non è così. L'incertezza, il non sapere quanto durerà la separazione, e soprattutto se mai cesserà, è un tormento che somiglia a quello di un'ape-folletto, che ci ronza intorno ma non ha nessuna intenzione di dirci se e quando ci pungerà.
La "Terra di Van Diemen" (v. 12, ED scrive "Dieman") è l'odierna Tasmania. Il nome attuale è quello del navigatore olandese che la scoprì: Abel Janszoon Tasman. Fino al 1853 l'isola prendeva invece il nome da Antoon Van Diemen, un amministratore coloniale, sempre olandese.


F357 (1862) / J351 (1862)

I felt my life with both my hands
To see if it was there -
I held my spirit to the Glass,
To prove it possibler -

I turned my Being round and round
And paused at every pound
To ask the Owner's name -
For doubt, that I should know the Sound -

I judged my features - jarred my hair -
I pushed my dimples by, and waited -
If they - twinkled back -
Conviction might, of me -

I told myself, "Take Courage, Friend -
That - was a former time -
But we might learn to like the Heaven,
As well as our Old Home!"

    Palpai la mia vita con entrambe le mani
Per vedere se ci fosse -
Trattenni il mio spirito allo Specchio,
Per metterlo alla prova il più possibile -

Rigirai la mia Esistenza da tutte le parti
E sostai ad ogni recinto
Per chiedere il nome del Proprietario -
Nel dubbio, che ne conoscessi il Suono -

Esaminai le mie fattezze - mi scompigliai i capelli -
Tirai le mie fossette, e aspettai -
Se quelle - guizzando indietro -
Potessero convincermi, di me -

Dissi a me stessa, "Fatti Coraggio, Amica -
Quello - era un tempo passato -
Ma noi possiamo imparare ad amare il Cielo,
Tanto quanto la nostra Vecchia Casa!"

Non siamo avvezzi a morire, perciò quando avverrà ci vorrà un po' per convincerci che quello spirito un po' estraneo siamo effettivamente noi; ci pizzichiamo per vedere se è rimasto qualcosa di ciò che eravamo ma poi ci rendiamo conto che possiamo solo sperare che il cielo non sia poi così diverso da quella vecchia, accogliente casa che abbiamo lasciato.


F358 (1862) / J352 (1862)

Perhaps I asked too large -
I take - no less than skies -
For Earths, grow thick as
Berries, in my native town -

My Basket holds - just - Firmaments -
Those - dangle easy - on my arm,
But smaller bundles - Cram.

    Forse chiesi troppo -
Prendo - niente meno che cieli -
Perché le Terre, crescono fitte come
Bacche, nella mia città natale -

Il mio Cesto contiene - solo - Firmamenti -
Che - dondolano lievi - sul mio braccio,
Ma involti più piccoli - Premono.

Voglio solo cieli, non mi curo delle cose mortali, ma poi mi accorgo che la vita preme comunque nel cesto della mia esistenza.


F359 (1862) / J328 (1862)

A Bird came down the Walk -
He did not know I saw -
He bit an Angleworm in halves
And ate the fellow, raw,

And then he drank a Dew
From a convenient Grass -
And then hopped sidewise to the Wall
To let a Beetle pass -

He glanced with rapid eyes
That hurried all around -
They looked like frightened Beads, I thought -
He stirred his Velvet Head

Like one in danger, Cautious,
I offered him a Crumb
And he unrolled his feathers
And rowed him softer home -

Than Oars divide the Ocean,
Too silver for a seam -
Or Butterflies, off Banks of Noon
Leap, plashless as they swim.

    Un Uccello discese il Sentiero -
Non capì che l'avevo visto -
Beccò un Lombrico nel mezzo
E mangiò il suo pari, crudo,

E poi bevve la Rugiada
Da Erba a portata di mano -
E poi saltellò di lato verso il Muro
Per far passare uno Scarafaggio -

Si guardò intorno con occhi veloci
Che si affrettavano tutt'intorno -
Sembravano come Perline spaventate, pensai -
Agitò la Testa Vellutata

Come uno in pericolo, Cauto,
Gli offrii una Briciola
E lui srotolò le penne
E remigò verso casa più soffice -

Di Remi che dividono l'Oceano,
Troppo argenteo per una cicatrice -
O di Farfalle, che dai Bordi del Mezzodì
Balzano, senza suono nel loro librarsi.

Il testo riportato sopra è quello di una copia rimaste tra le carte di ED. Un'altra copia, perduta, fu inviata a Higginson, probabilmente acclusa a una lettera dell'agosto 1862 (L271) e una terza è trascritta nei fascicoli. Il testo inviato a Higginson fu pubblicato nell'ottobre 1891 dall'"Atlantic Monthly". le tre versioni sono praticamente uguali, a parte minime varianti nella punteggiatura e nelle maiuscole.

La cruda serenità di un quadretto naturale, con immagini che vanno da una crudeltà naturale senza colpe (il lombrico mangiato vivo) a un poetico abbeverarsi ("poi bevve la rugiada"), da gesti beneducati (far passare lo scarafaggio) a un circospetto guardarsi intorno e, infine, a un volo soffice e tranquillo.
Particolarmente bella e fantasiosa l'immagine dei versi 17-18, con il mare che sembra ferito da remi che ne tagliano la superficie ma che poi si richiude, senza cicatrici, nella sua argentea immensità.


F360 (1862) / J512 (1862)

The Soul has Bandaged moments -
When too appalled to stir -
She feels some ghastly Fright come up
And stop to look at her -

Salute her, with long fingers -
Caress her freezing hair -
Sip, Goblin, from the very lips
The Lover - hovered - o'er -
Unworthy, that a thought so mean
Accost a Theme - so - fair -

The soul has moments of Escape -
When bursting all the doors -
She dances like a Bomb, abroad,
And swings upon the Hours,

As do the Bee - delirious borne -
Long Dungeoned from his Rose -
Touch Liberty - then know no more,
But Noon, and Paradise -

The Soul's retaken moments -
When, Felon led along,
With shackles on the plumed feet,
And staples, in the Song,

The Horror welcomes her, again,
These, are not brayed of Tongue -

    L'Anima ha momenti Bendati -
Quando troppo atterrita per muoversi -
Sente arrivare un qualche spaventoso Terrore
Che si ferma a guardarla -

E la saluta, con le lunghe dita -
Le accarezza i capelli agghiacciati -
Deliba, Spettrale, dalle stesse labbra
Su cui - l'Amante - indugiò -
Indegno, che un'attenzione così vile
Si accosti a un Soggetto - così - bello -

L'anima ha momenti di Fuga -
Quando sfonda ogni porta -
Danza come una Bomba, là fuori,
E oscilla sulle Ore,

Come fa l'Ape - spinta al delirio -
A lungo Separata dalla sua Rosa -
Che tocca la Libertà - poi non capisce più niente,
Tranne il Mezzogiorno, e il Paradiso -

Momenti in cui l'Anima viene riacciuffata -
Quando, condotta innanzi come un Criminale,
Con catene ai piedi piumati,
E chiavistelli, al suo Canto,

L'Orrore le dà il benvenuto, di nuovo,
Questi, non sono clangori di Lingua -

Immagini analoghe a quelle della J510-F355. Qui c'è un contrasto fra i momenti in cui l'anima sente arrivare uno spaventoso terrore, un qualcosa che sembra toccarla fisicamente (bellissima l'immagine di questa spettrale apparizione che bacia le labbra su cui indugiò l'amato), e altri in cui si libera, sfonda tutte le porte, si slancia in frenetica danza (come una bomba) e si impadronisce anche del tempo (oscilla, come un orologio, sulle ore). Ma poi ce ne sono altri di momenti. L'anima, che credeva di essere ormai libera, viene riacciuffata, condotta in ceppi (catene ai suoi piedi piumati, che volevano alzarsi in volo come un uccello e chiavistelli al suo canto) e si ritrova davanti all'orrore che credeva di aver ormai lasciato alle spalle: questi ultimi sono momenti che nessun suono umano può raccontare.


F361 (1862) / J513 (1862)

Like Flowers, that heard the news of Dews,
But never deemed the dripping prize
Awaited their - low Brows -

Or Bees - that thought the Summer's name
Some rumor of Delirium,
No Summer - could - for Them -

Or Arctic Creatures, dimly stirred -
By Tropic Hint - some Travelled Bird
Imported to the Wood -

Or Wind's bright signal to the Ear -
Making that homely, and severe,
Contented, known, before -

The Heaven - unexpected come,
To Lives that thought the Worshipping
A too presumptuous Psalm -

    Come Fiori, che udirono notizia di Rugiada,
Ma non pensarono mai che il gocciolante premio
Spettasse ai loro - umili Cigli -

O Api - che credevano il nome dell'Estate
Una qualche chiacchiera Delirante,
Che nessuna Estate - poteva - per Loro -

O Artiche Creature, confusamente agitate -
Da Cenni di Tropico - qualche Uccello Viaggiatore
Introdotto nel Bosco -

O il nitido segnale del Vento all'Orecchio -
Che lo rende familiare, e severo,
Soddisfatto, noto, prima -

Il Cielo - arriva inaspettato,
Per i Vivi che credevano l'Adorazione
Un troppo presuntuoso Salmo -

Anche qui la tecnica di elencare le similitudini di qualcosa che sarà nominato solo alla fine: il cielo, che arriva inaspettato, magari annunciato da segni che nessuno di noi può decifrare.
Credevamo, o speravamo, che l'adorazione, la preghiera, la sottomissione, fosse una nostra presunzione, e invece ecco che il cielo arriva, inaspettato ma anche un po' presagito, come succede per i fiori, le api, le creature artiche, che sentono i segni del risveglio della vita ma non ci credono, o almeno non credono che siano riservati a loro. Nell'ultima strofa "Heaven", come l'italiano "cielo", può voler dire la felicità (ho toccato il cielo con un dito), la morte (quando si muore si va in cielo), il paradiso sia in senso letterale (il luogo dove sta dio) sia figurato. Il significato che appare più immediato è quello positivo: gli uomini credevano che la preghiera, l'adorazione, fossero solo una sorta di salmi con richieste un po' troppo presuntuose, difficili da realizzare; e invece ecco che il cielo, e con lui l'immortalità, arriva e smentisce il nostro scetticismo. L'altra interpretazione (che identifica il cielo con la morte) è: gli uomini, in cuor loro, adorano, pregano, ma in fondo, anche se sanno benissimo che è così, non ci credono troppo al fatto che prima o poi dovranno morire. E invece ecco che la morte arriva. La prima mi sembra più plausibile, ma non scarterei seconda.
Al terzo verso ho tradotto "Brows" come plurale di "ciglio" inteso nel significato di "orlo, bordo".


F362 (1862) / J495 (1862)

It's thoughts - and just One Heart -
And Old Sunshine - about -
Make frugal - Ones - Content -
And two or three - for Company -
Upon a Holiday -
Crowded - as Sacrament -

Books - when the Unit -
Spare the Tenant - long eno' -
A Picture - if it Care -
Itself - a Gallery too rare -
For needing more -

Flowers - to keep the Eyes - from going awkward -
When it snows -
A Bird - if they - prefer -
Though winter fire - sing clear as Plover -
To our - ear -

A Landscape - not so great
To suffocate the Eye -
A Hill - perhaps -
Perhaps - the profile of a Mill
Turned by the wind -
Tho' such - are luxuries -

It's thoughts - and just two Heart -
And Heaven - about -
At least - a Counterfeit -
We would not have Correct -
And Immortality - can be almost -
Not quite - Content -

    I propri pensieri - e giusto Un Cuore -
E la Vecchia Luce del Sole - intorno -
Rendono - i Frugali - Contenti -
E due o tre - per Compagnia -
Quando è Festa -
Pigiati - come a un Sacramento -

Libri - quando l'Unità -
Risparmia l'Occupante - abbastanza a lungo -
Un Quadro - se ci è Caro -
In sé - una Galleria troppo rara -
Per averne bisogno d'altri -

Fiori - per proteggere gli Occhi - dal diventare incapaci -
Quando nevica -
Un Uccello - se essi - preferiscono -
Benché il fuoco invernale - canti limpido come il Piviere -
Al nostro - orecchio -

Un Paesaggio - non così grande
Da soffocare lo Sguardo -
Una Collina - forse -
Forse - il profilo di un Mulino
Girato dal vento -
Sebbene questi - siano lussi -

I propri pensieri - e giusto due Cuori -
E il Cielo - intorno -
Almeno - una Contraffazione -
Che non vorremmo dover Correggere -
E l'Immortalità - può essere quasi -
Non del tutto - Contenta -

Qui ED mette in pratica quello che aveva detto nella J494-F277. Dice solo la sintassi, e omette il verbo e il pronome. Molti versi enigmatici e irrisolti. In particolare i primi due della seconda strofa e gli ultimi quattro. Mi arrischio comunque a darne un'interpretazione: proviamo a leggerla come un'altra delle poesie che parlano della "Poesia".
I propri pensieri (intrisi di poesia) e giusto un cuore (che è capace di farla sgorgare) rendono i frugali (coloro ai quali basta la poesia) contenti. Solo in qualche giorno di festa si ammette che qualcuno rompa la propria solitudine, ma già due o tre sembrano la folla che si accalca per il ricevere la comunione.
Poi ci sono i libri, ma la lettura è possibile solo quando l'"Unità" (la poesia come qualcosa di totalizzante vista come una casa nella quale si vive, che si occupa come un inquilino) lascia libero (risparmia) l'occupante abbastanza a lungo (ed è implicito che questo non accade spesso). Cos'altro serve? Un quadro (il simbolo dell'arte, della bellezza prodotta dall'uomo, contrapposta, nei versi che seguono, alla bellezza della natura). Ma uno solo; tanto basta a costruire la propria galleria. E poi i fiori, la bellezza della natura e anche il simbolo dell'eterna rinascita della primavera, che aiutano gli occhi a superare l'incapacità di vedere, quando c'è la neve, quando è inverno e sembra che tutto, anche l'ispirazione poetica si raffreddi, si congeli fino ad immobilizzarsi. Ma non c'è solo il fiore, può servire anche un uccello (altro simbolo di rinascita e di eterno divenire), se gli occhi lo preferiscono, anche se il fuoco che pure in inverno cova dentro (cova dentro la natura e dentro chi possiede il fuoco della poesia) può bastare a non far raffreddare il nostro cuore, perché, a chi lo sa ascoltare (al nostro orecchio) esso risuona limpido, nitido, chiaro come il canto di un piviere.
Altri possono essere gli stimoli: un paesaggio, ma non troppo appariscente, almeno non tanto da soffocare lo sguardo che deve rivolgersi soprattutto dentro. Una collina, un mulino che ruota le sue pale sospinto dal vento; ma questi sono lussi, qualcosa in più, che può servire ma non è indispensabile. Perché tutto questo non è indispensabile? Perché (e qui si torna all'inizio) quello che importa sono i propri pensieri, la propria mente. Ma se all'inizio bastava un cuore, adesso ce ne vogliono due, uno che "dice" la poesia, che la trasmette, e uno che ascolta (o, in alternativa, e in contrasto con il senso di cercata solitudine dell'inizio, due cuori che si fondano nell'amplesso poetico - mi piace di più la prima, ma a favore di questa c'è un indizio, anche se piuttosto vago: ED dovrebbe scrivere "two hearts" e non "two heart". L'uso del singolare, a meno che non sia una svista - sarebbe strano perché la poesia è stata copiata nei fascicoli, ma non è impossibile - può far pensare a due cuori che si fondono in uno). E poi il Cielo, intorno a noi e che sempre di più si fonde con noi. Ma il cielo esiste veramente? E cos'è il cielo per un poeta, se non l'immortalità dei propri versi? Oppure anche il cielo, il cielo che ci promette l'immortalità (qui i due significati del cielo e dell'immortalità, quello religioso e quello poetico si confondono) è solo un'impostura, una contraffazione? Se è così questa è l'impostura che non vorremmo mai svelare, che non vorremmo mai correggere per farla diventare più reale, ma anche più angosciante. Solo così l'immortalità (o meglio il nostro desiderio di immortalità, qualunque esso sia) può sentirsi contenta, soddisfatta. Ma non totalmente: il dubbio che il cielo sia un imbroglione, un impostore, non le permette, a lei ma soprattutto a noi, di abbandonarsi del tutto a questo sogno.
L'altra interpretazione, quella che risulta dalla traduzione in francese della Malroux e anche - meno chiaramente - dalle traduzioni italiane, è quella di un sorta di inno alla frugalità. A saper vedere il mondo nella sua semplicità. In questo caso i pensieri e il cuore sono la ragione e il sentimento. L'"Unità" (v. 7), come è esplicitato nella traduzione francese ("Maisonnée"), sono i doveri familiari. Il quadro e la natura servono a farci continuare a vivere e sperare durante l'inverno, in attesa del risveglio della primavera. L'ultima strofa va letta nella seconda interpretazione che ho dato prima. Le altre cose che ho descritto sopra si adattano facilmente anche a questa seconda lettura.
La prima è più intrigante, ma anche un po' stiracchiata, la seconda è più aderente alla lettera dei versi, ma meno affascinante. E non è escluso, naturalmente, che quando ha scritto questi versi ED pensasse a tutt'altro.


F363 (1862) / J337 (1862)

I know a place where Summer strives
With such a practised Frost -
She - each year - leads her Daisies back -
Recording briefly - "Lost" -

But when the South Wind stirs the Pools
And struggles in the lanes -
Her Heart misgives Her, for Her Vow -
And she pours soft Refrains

Into the lap of Adamant -
And spices - and the Dew -
That stiffens quietly to Quartz -
Upon her Amber Shoe -

    Conosco un posto dove l'Estate si batte
Con un Gelo tanto esperto -
Che lei - ogni anno - ritira le sue Margherite -
Annotando brevemente - "Perdute" -

Ma quando il Vento del Sud agita gli Stagni
E si fa strada nei sentieri -
Il Cuore La rende dubbiosa, del Suo Voto -
Ed ella versa soffici Ritornelli

Nel grembo Adamantino -
E spezie - e la Rugiada -
Che si addensa quietamente in Quarzo -
Sul suo Calzare d'Ambra -

Il "posto" del primo verso potrebbe essere l'estate indiana (la nostra estate di san Martino), quando il gelo dell'inverno sembra ormai aver vinto, tanto che all'estate non resta che considerare perduti i suoi fiori. Ma ecco che arriva il vento del sud, un ultimo scampolo di caldo che risveglia la natura e le dona gli ultimi colori ambrati prima della bianca uniforme invernale.
Molto bella l'immagine dei versi 8-9: l'estate è ormai rassegnata alla sua fine ma, rinvigorita dal vento caldo del sud, mitiga con il suo canto l'adamantina durezza dell'inverno in arrivo.


F364 (1862) / J496 (1862)

As far from pity, as complaint -
As cool to speech - as stone -
As numb to Revelation
As if my Trade were Bone -

As far from Time - as History -
As near yourself - Today -
As Children, to the Rainbow's scarf -
Or Sunset's Yellow play

To eyelids in the Sepulchre -
How dumb the Dancer lies -
While Color's Revelations break -
And blaze - the Butterflies!

    Lontana dalla pietà, come il risentimento -
Fredda alla parola - come la pietra -
Insensibile alla Rivelazione
Come se Trattassi d'Ossa -

Lontana dal Tempo - come la Storia -
Vicina a te - Oggi -
Come i Bambini, alla sciarpa dell'Arcobaleno -
O il Giallo gioco del Tramonto

Alle palpebre nel Sepolcro -
Così muta giace la Ballerina -
Mentre le Rivelazioni del Colore irrompono -
E fiammeggiano - le Farfalle!

Fu pubblicata per la prima volta, nel 1896, con il titolo "Asleep" - "Addormentata". In effetti è una descrizione, immaginifica alla maniera di ED, di qualcuno che sta dormendo. Lontano da tutto, insensibile ai sentimenti così come ai fenomeni naturali. Ovviamente è il sonno metaforico di chi non può, o non riesce, a uscire dalla propria gabbia. Sa che là fuori ci sono i sentimenti, le parole, l'arcobaleno, il tramonto, il sole che irrompe con i suoi colori, lo splendore delle farfalle. Ma soprattutto sa che c'è quel "yourself", che, almeno per "oggi", resterà confinato al di là, nello stesso modo in cui tutto quello che ha descritto lo è per chi è addormentato. Il "complaint" al primo verso significa sia "compianto, lamento" che "querela". Ho cercato di mantenere il più possibile entrambi i significati usando "risentimento", che è un lamentarsi accusando qualcuno o qualcosa.


F365 (1862) / J338 (1862)

I know that He exists.
Somewhere - in silence -
He has hid his rare life
From our gross eyes.

'Tis an instant's play -
'Tis a fond Ambush -
Just to make Bliss
Earn her own surprise!

But - should the play
Prove piercing earnest -
Should the glee - glaze -
In Death's - stiff - stare -

Would not the fun
Look too expensive!
Would not the jest -
Have crawled too far!

    So che Egli esiste.
Da qualche parte - in silenzio -
Ha nascosto la sua vita rara
Al nostro occhio grossolano.

È il gioco di un istante -
È un amoroso Agguato -
Giusto perché la Beatitudine
Meriti la propria sorpresa!

Ma - dovesse il gioco
Rivelarsi profondamente serio -
Dovesse la gioia - cristallizzarsi -
Nel rigido - sguardo - della Morte -

Non sembrerebbe il divertimento
Troppo costoso?
Non sarebbe lo scherzo -
Andato troppo oltre?

La prima strofa, in particolare per il secco "I know" dell'inizio, sembra proclamare senza alcun dubbio l'ineluttabilità della fede nell'esistenza di un creatore ("He exists") e, perciò, di una vita immortale. Nella seconda la certezza si scolora un po', diventando una sorta di gioco a nascondino con il mistero ("instant's play", "ambush", surprise"), e nelle ultime due si fa strada un dubbio inquietante (vv. 9-12): "e se quella giocosa ricerca dovesse 'cristallizzarsi nel rigido sguardo della morte', una morte che non prelude all'eterno ma al nulla?" seguito da due domande retoriche, che contengono una risposta implicita: "se davvero andrà così la 'sorpresa' dell'ottavo verso cambierebbe completamente volto e lo sguardo rigido della morte diventerebbe il nostro, in una inconsapevole e vuota eternità."


F366 (1862) / J497 (1862)

He strained my faith -
Did he find it supple?
Shook my strong trust -
Did it then - yield?

Hurled my belief -
But - did he shatter - it?
Racked - with suspense -
Not a nerve failed!

Wrung me - with Anguish -
But I never doubted him -
[Or - Must be - I deserved - it -]
Tho' for what wrong
He did never say -

Stabbed - while I sued
His sweet forgiveness -
Jesus - it's your little "John"!
Don't you know - me?
[Why - Slay - Me?]

    Egli mise a dura prova la mia fede -
La trovò arrendevole?
Scosse la mia solida fiducia -
Essa allora - cedette?

Si scagliò contro il mio credo -
Ma - lo frantumò?
Torturò - con l'incertezza -
Non un nervo venne meno!

Mi straziò - con l'Angoscia -
Ma non dubitai mai di lui -
[O - Dev'essere - che - lo meritai -]
Anche se per quale colpa
Egli non lo disse mai -

Pugnalata - mentre imploravo
Il suo dolce perdono -
Gesù - è il tuo piccolo "Giovanni"!
Non mi riconosci?
[Perché - Mi - Trafiggi?]

I due versi fra parentesi sono riportati nel manoscritto senza particolari segni che li contraddistinguano, contrariamente all'uso di ED, che tracciava di solito il segno "+" sulle parole per le quali, in fondo o ai margini della pagina, indicava delle varianti (vedi sotto l'immagine del manoscritto nei fascicoli).
In entrambe le edizioni critiche i due versi sono considerati come varianti e non come aggiunte. Franklin si limita a dire che il primo è preceduto da "Or", mentre Johnson scrive: "Le due varianti suggerite sono in effetti scritte nel corpo del manoscritto come se fossero versi aggiuntivi; il primo fra i versi 10 e 11, il secondo come verso conclusivo. Ma la presenza di "Or" davanti al primo è una chiara indicazione del suo carattere alternativo, e il secondo sembra essere di analoga natura."
L'esame della riproduzione del manoscritto (si può presumere però che l'originale dia qualche informazione in più) e, soprattutto, il fatto che i due versi non sembrino fuori posto anche se accompagnati dai due che li precedono, non chiarisce del tutto la questione. Ho perciò preferito lasciarli all'interno del testo, anche se evidenziati dalle parentesi.

Come la J496-F364, anche questa è una immaginifica descrizione. Stavolta parliamo di fede e di tentazioni (più che di tentazioni concrete, come le intendiamo di solito, qui si tratta di dubbi, trasformati in dure prove che "Lui" si diverte ad infliggerci, senza nemmeno spiegarne la ragione). Molto bello il continuo contrasto fra la voglia di credere continuamente rinnovata e l'immagine di un dio che sembra francamente un po' sadico, che arriva a torturare, a pugnalare, a trafiggere, il piccolo "John" che vorrebbe tanto credere senza problemi, e sembra smarrito e indifeso davanti a tanta inspiegabile crudeltà.


F367 (1862) / J339 (1862)

I tend my flowers for thee -
Bright Absentee!
My Fuschzia's Coral Seams
Rip - while the Sower - dreams -

Geraniums - tint - and spot -
Low Daisies - dot -
My Cactus - splits her Beard
To show her throat -

Carnations - tip their spice -
And Bees - pick up -
A Hyacinth - I hid -
Puts out a Ruffled Head -
And odors fall
From flasks - so small -
You marvel how they held -

Globe Roses - break their satin flake -
Upon my Garden floor -
Yet - thou - not there -
I had as lief they bore
No Crimson - more -

Thy flower - be gay -
Her Lord - away!
It ill becometh me -
I'll dwell in Calyx - Gray -
How modestly - alway -
Thy Daisy -
Draped for thee!

    Bado ai miei fiori per te -
Fulgido Assente!
I Bordi color Corallo della mia Fucsia
Si aprono - mentre la Seminatrice - sogna -

I Gerani - si tingono - e si chiazzano -
Umili Margherite - si spargono -
Il Cactus - divide la sua Barba
Per mostrare la gola -

I Garofani - versano i loro aromi -
E le Api - li colgono -
Un Giacinto - che ho nascosto -
Sporge la Testa Arruffata -
E odori cadono
Da fiaschi - così piccoli -
Che ci si chiede come li contenessero -

Bocci di Rose - spezzano fiocchi di raso -
Sulla terra del Giardino -
Eppure - tu - non ci sei -
Tanto varrebbe che non nascesse
Più - il loro Carminio -

Il tuo fiore - allegro -
Il suo Signore - lontano!
Mi fa star male -
Abiterò in un Calice - Grigio -
Come umilmente - sempre -
La tua Margherita -
Si vestirà per te!

Nessuno dei colori splendenti della natura, descritti con rutilante fantasia, può compensare un'assenza che rende tutto grigio e spento.


F368 (1862) / J498 (1862)

I envy Seas, whereon He rides -
I envy Spokes of Wheels
Of Chariots, that Him convey -
I envy Crooked Hills

That gaze upon His journey -
How easy all can see
What is forbidden utterly
As Heaven - unto me!

I envy Nests of Sparrows -
That dot His distant Eaves -
The wealthy Fly, upon His Pane -
The happy - happy Leaves -

That just abroad His Window
Have Summer's leave to play -
The Ear Rings of Pizarro
Could not obtain for me -

I envy Light - that wakes Him -
And Bells - that boldly ring
To tell Him it is Noon, abroad -
Myself - be Noon to Him -

Yet interdict - my Blossom -
And abrogate - my Bee -
Lest Noon in everlasting night -
Drop Gabriel - and me -

    Invidio i Mari, sui quali Egli naviga -
Invidio i Raggi delle Ruote
Dei Carri, che Lo trasportano -
Invidio le Ondulate Colline

Che scrutano il Suo viaggio -
Com'è facile per tutti vedere
Quel che è proibito totalmente
Come il Cielo - a me!

Invidio i Nidi dei Passeri -
Che punteggiano le Sue remote Grondaie -
La Mosca opulenta, sui Suoi Vetri -
Le felici - felici Foglie -

Che appena oltre la Sua Finestra
Hanno dall'Estate il permesso di giocare -
Gli Orecchini di Pizarro
Non potrebbero ottenerlo per me -

Invidio la Luce - che Lo sveglia -
E le Campane - che suonano con forza
Per dirgli che è Mezzogiorno, là fuori -
Io stessa - fossi il Mezzogiorno per Lui -

Eppure precludo - la mia Fioritura -
E abolisco - la mia Ape -
Affinché il Mezzogiorno nella notte eterna -
Non precipiti Gabriele - e me -

La struggente sofferenza della rinuncia, con un andamento di nostalgica ballata basata su quel "I envy" ripetuto tre volte nella prima strofa come per imprimerlo bene nella mente di chi legge, un procedimento molto "musicale", che poi ritorna a strofe alterne. Una rinuncia però molto, molto combattuta, esplicitata solo nell'ultima strofa, mentre le cinque che la precedono sono dedicate agli oggetti di quell'invidia (mai persone, sempre cose o animali - una visione dell'amato come felicemente immerso nella natura, che lo coccola, lo osserva, fa tutte le cose che vorrebbe fare Lei). E una rinuncia eticamente molto dubbia, visto che sembra scelta solo per non essere gettata nell'inferno evocato dagli ultimi due versi, in una strofa preceduta dal verso che esprime un desiderio tanto voluto quanto impossibile: "Myself - be Noon to Him -".
Non è una novità, ma sorprende sempre notare quante "cose" ED mette in campo, e che varietà di aggettivi e verbi utilizza con inesausta fantasia: i mari sui quali lui naviga, i raggi delle ruote dei carri che lo trasportano, le ondulate colline che lo osservano, i nidi dei passeri che punteggiano le grondaie, la mosca opulenta sui vetri, le foglie felici che giocano sfiorando le finestre, la luce che sveglia, le campane che annunciano il mezzogiorno.


F369 (1862) / J499 (1862)

Those fair - fictitious People -
The Women - plucked away
From our familiar Lifetime -
The Men of Ivory -

Those Boys and Girls, in Canvas -
Who stay upon the Wall
In Everlasting Keepsake -
Can anybody tell?

We trust - in places perfecter -
Inheriting Delight
Beyond our faint Conjecture -
Our dizzy Estimate -

Remembering ourselves, we trust -
Yet Blesseder - than we -
Through Knowing - where we only hope -
Receiving - where we - pray -

Of Expectation - also -
Anticipating us
With transport, that would be a pain
Except for Holiness -

Esteeming us - as Exile -
Themself - admitted Home -
Through gentle Miracle of Death -
The Way ourself, must come -

    Quelle amabili - fittizie Persone -
Le Donne - strappate via
Dalla nostra consueta Esistenza -
Gli Uomini d'Avorio -

Quei Ragazzi e Ragazze, su Tela -
Fissati al Muro
A Perenne Ricordo -
Può qualcuno raccontare?

Noi li crediamo - in luoghi perfetti -
Eredi di una Delizia
Oltre la nostra pallida Congettura -
La nostra confusa Valutazione -

Memori di noi, li crediamo -
Eppure più Felici - di noi -
Perché Sanno - ove noi speriamo soltanto -
Ricevono - ove noi - preghiamo -

In Attesa - anche -
Di accoglierci
Con un trasporto, che sarebbe una pena
Se non fossero Santi -

Ci considerano - come in Esilio -
Loro - accolti a Casa -
Attraverso il lieve Miracolo della Morte -
La Via che noi stessi, dovremo seguire -

ED ci vuole parlare di coloro che non sono più tra noi. Il primo verso li presenta, come fosse un titolo: "Those fair - fictitious People -", usando un aggettivo (fair) che in inglese vuol dire molte cose, come a volerne dare una connotazione positiva ma non troppo precisa, visto che non sono veri ma "fictitious". Poi inizia a concretizzarli, a descriverli: le donne strappate via dall'esistenza di tutti i giorni, gli uomini d'avorio (sembra di vederne gli austeri ritratti), ragazzi e ragazze immortalati su tela, appesi al muro a perenne memoria (qui ED suggerisce anche una variante: "Everlasting Childhood" - "Perenne Infanzia"). Quindi passa a come li vediamo, a come cerchiamo di immaginarceli, sapendo però che non riusciremo mai a soddisfare questa curiosità, se non nel momento in cui anche noi ci incammineremo sulla strada che loro hanno già percorso, e torneremo a "Casa" passando attraverso il "gentle" miracolo della morte. Forse ED non era molto sicura di questo aggettivo, o voleva accentuarne l'indeterminatezza: ha infatti indicato due varianti: "curious" e "easy". Insomma, questo miracolo della morte può essere gentile, strano o facile (o anche semplice). Ho cercato qualcosa che potesse rendere questa indeterminatezza e ho trovato "lieve", che è anche uno dei significati di "gentle".


F370 (1862) / J500 (1862)

Within my Garden, rides a Bird
Upon a single Wheel -
Whose spokes a dizzy music make
As 'twere a travelling Mill -

He never stops, but slackens
Above the Ripest Rose -
Partakes without alighting
And praises as he goes,

Till every spice is tasted -
And then his Fairy Gig
Reels in remoter atmospheres -
And I rejoin my Dog,

And He and I, perplex us
If positive, 'twere we -
Or bore the Garden in the Brain
This Curiosity -

But He, the best Logician,
Refers my clumsy eye -
To just vibrating Blossoms!
An Exquisite Reply!

    Nel mio Giardino, si muove un Uccello
Su una singola Ruota -
I cui raggi producono una musica vertiginosa
Come fosse un Mulino volante -

Non si ferma mai, ma rallenta
Sulla Rosa più Matura -
Assaggia senza posarsi
E apprezza mentre procede,

Finché ogni spezia è gustata -
E allora la sua Trottola Fatata
Rotea in remote atmosfere -
Ed io raggiungo il mio Cane,

E Lui ed io, ci chiediamo
Se sia stato reale, quel che ci apparve -
O creata dal Giardino della Mente
Questa Stranezza -

Ma Egli, migliore nella Logica,
Indirizza il mio occhio maldestro -
Ai Fiori che vibrano davvero!
Un'Impeccabile Risposta!

È appena un colibrì, un piccolo uccello che svolazza ronzando nel giardino, sorvola qualche fiore e, senza posarsi, assaggia qua e là, apprezzando le leccornie che trova al suo passaggio. Ma per ED diventa un essere quasi soprannaturale, impalpabile. Quando scompare ci si chiede se sia vero di averlo visto. Ma l'occhio "logico" del cane, che non si fa distrarre dalla fantasia, rivela subito la prova tangibile del passaggio.
Al colibrì è dedicata anche la J1463-F1489.


F371 (1862) / J340 (1862)

Is Bliss then, such Abyss -
I must not put my foot amiss
For fear I spoil my shoe?

I'd rather suit my foot
Than save my Boot -
For yet to buy another Pair
Is possible,
At any store -

But Bliss, is sold just once.
The Patent lost
None buy it any more -
Say, Foot, decide the point -
The Lady cross, or not?
Verdict for Boot!

    È dunque la Beatitudine, un tale Abisso -
Che non debbo mettere il piede fuori posto
Per paura di sciuparmi la scarpa?

Io piuttosto asseconderei il piede
Che salvare lo Stivale -
Perché comprarne un altro Paio
È possibile,
In qualsiasi negozio -

Ma la Beatitudine, è venduta una sola volta.
Perduto il Brevetto
Nessuno la compra più.
Di', Piede, decidi la questione -
La Signora attraversa, o no?
Verdetto a favore dello Stivale!

Non si deve aver paura di rischiare qualcosa per raggiungere uno scopo. Talvolta sembra che la gioia sia nascosta, dimori in un abisso nel quale è pericoloso avventurarsi, ma dobbiamo sapere che potrebbe non esserci una seconda possibilità, che una vita senza rischi è al riparo da pericoli ma è anche piatta e noiosa.
La partenza "alta" del primo verso, con la beatitudine e l'abisso che sembrano preludere a speculazioni altrettanto "alte", si stempera subito in un tono colloquiale altrettanto efficace, fino alla sbrigativa domanda del penultimo verso e alla risposta finale, che sembra proprio un amaro, anche se divertito, ritorno alla prudenza, ben più comune dell'audacia di tentare.


F372 (1862) / J341 (1862)

After great pain, a formal feeling comes -
The Nerves sit ceremonious, like Tombs -
The stiff Heart questions "was it He, that bore,"
And "Yesterday, or Centuries before"?

The Feet, mechanical, go round -
A Wooden way
Of Ground, or Air, or Ought -
Regardless grown,
A Quartz contentment, like a stone -

This is the Hour of Lead -
Remembered, if outlived,
As Freezing persons, recollect the Snow -
First - Chill - then Stupor - then the letting go -

    Dopo una grande pena, un sentimento formale subentra -
I Nervi siedono cerimoniosi, come Tombe -
Il Cuore irrigidito si chiede "fu proprio Lui, che soffrì,"
E "Ieri, o Secoli fa?"

I Piedi, meccanicamente, vanno tutt'intorno -
Un Legnoso percorso
Di Terra, o Aria, o Altro -
Incuranti del divenire,
Un appagamento di Quarzo, come una pietra -

Questa è l'Ora Plumbea -
Ricordata, se si sopravvive,
Come un Assiderato, rammenta la Neve -
Prima - il Freddo - poi lo Stupore - poi il lasciarsi andare -

Un dolore si insinua profondamente nel nostro intimo e provoca una sensazione di gelo paralizzante. Nell'ultimo verso le sensazioni che via via si impadroniscono del nostro animo vengono descritte con sintetica precisione, prendendo a prestito quelle che via via si succedono quando qualcuno sta morendo assiderato: il freddo che cristallizza la mente bloccandone ogni reazione, lo stupore per qualcosa che non ci aspettavamo, la rinuncia a difese che sembrano ormai vane.


F373 (1862) / J501 (1862)

This World is not Conclusion.
A sequel stands beyond -
Invisible, as Music -
But positive, as Sound -
It beckons, and it baffles -
Philosophy, dont know -
And through a Riddle, at the last -
Sagacity, must go -
To guess it, puzzles scholars -
To gain it, Men have borne
Contempt of Generations
And Crucifixion, shown -
Faith slips - and laughs, and rallies -
Blushes, if any see -
Plucks at a twig of Evidence -
And asks a Vane, the way -
Much Gesture, from the Pulpit -
Strong Hallelujahs roll -
Narcotics cannot still the Tooth
That nibbles at the soul -
    Questo Mondo non è Conclusione.
Un seguito sta al di là -
Invisibile, come la Musica -
Ma concreto, come il Suono -
Accenna, e sfugge -
La filosofia, non lo conosce -
E attraverso un Enigma, alla fine -
La sagacia, deve procedere -
Risolverlo, confonde gli studiosi -
Per ottenerlo, gli Uomini hanno sopportato
Il disprezzo di Generazioni
E la Crocifissione, esibito -
La fede scivola - e ride, e si ricompone -
Arrossisce, se qualcuno la vede -
Si aggrappa a un filo di Evidenza -
E chiede alla Banderuola, la direzione -
Un gran Gesticolare, dal Pulpito -
Forti Alleluia si accavallano -
I narcotici non possono calmare il Dente
Che rode l'anima -

Poesia bifronte. Nella prima parte un fulmineo trattato di teologia (bella la metafora della musica, la cui astrattezza è concretizzata nel suono). Sapere il seguito che sta al di là non è affare che appartenga alla filosofia (etimologicamente intesa: amore della sapienza) ma solo alla sagacia di saper risolvere intuitivamente un enigma (che, probabilmente, rimarrà sempre tale per gli uomini). Per questo gli studiosi non sanno risolverlo e, per riuscire a vincerne la resistenza, gli uomini hanno dovuto esibire una crocifissione, un prova concreta (un suono) che dimostra l'esistenza di questa cosa che sta al di là (la musica).
Ma ecco che appaiono le difficoltà. La fede, nutrita dalla crocifissione, scivola, ride financo della propria caducità e cerca di ricomporsi. Si vergogna a essere guardata, vede da lontano un filo di evidenza, di concretezza e vi si aggrappa ("pluck" veramente significa "spingere con forza", forse ED intendeva qualcosa come "spinge all'estremo qualsiasi piccola parvenza di prova concreta"), ma si confonde subito dopo, visto che chiede la direzione a una banderuola. E non è solo questione di fede come intuizione metafisica. Se andiamo a vedere cosa fanno gli uomini per coltivarla, apriti cielo! Si agitano, gesticolano a vuoto da un pulpito, intonano gli alleluia più forte che possono, probabilmente per non sentire il fragoroso silenzio dei loro dubbi, delle loro incertezze; ma poi, quando cala il silenzio e si ritorna a guardare in se stessi, ci si accorge che quei gesti sono solo rituali, solo blandi narcotici che non hanno alcun effetto sul dente che rode l'anima dentro.


F374 (1862) / J342-331 (1862)

It will be Summer - eventually.
Ladies - with parasols -
Sauntering Gentlemen - with Canes -
And little Girls - with Dolls -

Will tint the pallid landscape -
As 'twere a bright Boquet -
Tho' drifted deep, in Parian -
The Village lies - today -

The Lilacs - bending many a year -
Will sway with purple load -
The Bees - will not despise the tune -
Their Forefathers - have hummed -

The Wild Rose - redden in the Bog -
The Aster - on the Hill
Her everlasting fashion - set -
And Covenant Gentians - frill -

Till Summer folds her miracle -
As Women - do - their Gown -
Of Priests - adjust the Symbols -
When Sacrament - is done -

    Sarà Estate - finalmente.
Signore - con parasoli -
Signori a zonzo - con Bastoni da passeggio -
E Bambine - con Bambole -

Coloreranno il pallido paesaggio -
Come fossero un radioso Bouquet -
Sebbene sommerso, nel Pario -
Il Villaggio giaccia - oggi -

I Lillà - curvati dai molti anni -
Si piegheranno sotto il peso purpureo -
Le Api - non disdegneranno la melodia -
Che i loro Antenati - ronzarono -

La Rosa Selvatica - arrosserà nello Stagno -
L'Aster - sulla Collina
Sistemerà - il suo aspetto perenne -
E le Genziane del Patto - le frange -

Finché l'Estate ripiegherà il suo miracolo -
Come le Donne - ripiegano - le loro Gonne -
O i Preti - ripongono i Simboli -
Quando il Sacramento - è terminato -

Nell'edizione Johnson gli ultimi tre versi della quarta strofa costituiscono anche la poesia J331. Nell'edizione Franklin le due poesie sono considerate come versione "A" (corrispondente alla J331, inviata a Samuel Bowles ) e "B" (corrispondente alla J342, nei fascicoli) della F374.
Di seguito la versione corta (le varianti sono il "While" aggiunto all'inizio e il plurale per "Her" e "fashion" al verso 3): "While Asters - / On the Hill - / Their Everlasting fashions - set - / And Covenant Gentians - Frill!" ("Mentre gli Aster - / Sulla Collina - / Sistemano - il loro aspetto Perenne - / E le Genziane del Patto - le Frange!").

L'arrivo dell'estate, con il corollario naturale e umano che l'accompagna, è descritto con la solita fantasia di immagini nelle prime quattro strofe. Nell'ultima l'estate, non ancora arrivata, sembra già preannunciare il suo ciclico addio.
Per le "genziane del patto" (v. 16) potrebbe esserci un riferimento a una poesia di William Cullen Bryant (1794-1878) pubblicata nel 1861, "To the Fringed Gentian", che finisce così: "I would that thus, when I shall see / The hour of death draw near to me, / Hope, blossoming within my heart, / May look to heaven as I depart." ("Vorrei che così, quando vedrò / L'ora della morte approssimarsi a me, / La speranza, sbocciandomi nel petto, / Possa guardare al cielo mentre mi avvio.") - vedi: Elizabeth Petrino, "Late Bloomer: The Gentian as Sign or Symbol in the Work of Dickinson and Her Contemporaries", The Emily Dickinson Journal - Volume 14, Number 1, Spring 2005, pp. 104-125.


F375 (prima vers. 1862) / J343 (prima vers. 1862)

My Reward for Being, was This -
My premium - My Bliss -
An Admiralty, less -
A Sceptre - penniless -
And Realms - just Dross -

When Thrones accost my Hands -
With "Me, Miss, Me" -
I'll unroll Thee -
Dominions dowerless - beside this Grace -
Election - Vote -
The Ballots of Eternity, will show just that.

    La Mia Ricompensa per l'Esistenza, fu Questa -
Il Mio premio - la Mia Beatitudine -
Un Ammiragliato, meno importante -
Uno Scettro - non vale un soldo -
E i Reami - solo Spazzatura -

Quando i Troni si accosteranno alle mie Mani -
Con un "a Me, Signorina, a Me" -
Io srotolerò Te -
Domini senza dote - in aggiunta a questa Grazia -
Elezione - Suffragio -
Le Votazioni dell'Eternità, riveleranno solo questo.



F375 (seconda vers. 1863) / J343 (seconda vers. 1862)

My Reward for Being - was This -
My premium - My Bliss -
An Admiralty, less -
A Sceptre - penniless -
And Realms - just Dross.

When Thrones - accost my Hands -
With "Me - Miss - Me" -
I'll unroll - Thee -
Sufficient Dynasty -
Creation - powerless -
To Peer this Grace -
Empire - State -
Too little - Dust -
To Dower - so Great -

    La Mia Ricompensa per l'Esistenza - fu Questa.
Il Mio premio - la Mia Beatitudine -
Un Ammiragliato, meno importante -
Uno Scettro - non vale un soldo -
E i Reami - solo Spazzatura.

Quando i Troni - si accosteranno alle mie Mani -
Con un "a Me - Signorina - a Me" -
Io srotolerò - Te -
Sufficiente Dinastia -
La Creazione - non è in grado -
Di Eguagliare questa Grazia -
Impero - Stato -
Troppo piccoli - Polvere -
Per assegnare una Dote - così Grande -

Nulla può dar valore a un'esistenza se non l'amore, l'unica ricchezza che potrà essere "srotolata" al cospetto dei troni divini dai quali verrà emesso il giudizio finale.
Le due versioni divergono solo nel finale: la prima utilizza termini elettorali ("election", "ballots"), che sembrano far diventare il giudizio finale una sorta di votazione che segue l'esame di ciò che ci siamo portati dietro dalla nostra vita mortale; nella seconda il senso è esplicitato negli ultimi due versi, dove solo la polvere che prelude all'immortalità può valutare appieno quella "dote così grande", una ricchezza di fronte alla quale qualsiasi cosa di mortale, persino la creazione stessa, sarebbe inadeguata.


F376 (1862) / J344 (1862)

'Twas the old - road - through pain -
That unfrequented - One -
With many a turn - and thorn -
That stops - at Heaven -

This - was the Town - she passed -
There - where she - rested - last -
Then - stepped more fast -
The little tracks - close prest -
Then - not so swift -
Slow - slow - as feet did weary - grow -
Then - stopped - no other track!

Wait! Look! Her little Book -
The leaf - at love - turned back -
Her very Hat -
And this worn shoe just fits the track -
Herself - though - fled!

Another bed - a short one -
Women make - tonight -
In Chambers bright -
Too out of sight - though -
For our hoarse Good Night -
To touch her Head!

    Era la vecchia - strada - attraverso la pena -
Quella - poco battuta -
Con molte svolte - e spine -
Che termina - in Cielo -

Questa - fu la Città - che ella attraversò -
Là - dove - si riposò - alla fine -
Poi - s'incamminò più veloce -
Le piccole impronte - fittamente impresse -
Poi - non così rapida -
Lenta - lenta - come piedi stancamente - cresciuti -
Poi - si fermò - niente più traccia!

Aspetta! Guarda! Il suo piccolo Libro -
La pagina - all'amore - riaperta -
Proprio il suo Cappello -
E questa scarpa che portava si adatta all'impronta -
Sebbene - lei - sia fuggita!

Un altro letto - uno più corto -
Prepararono le donne - questa sera -
In Stanze luminose -
Troppo fuori di vista - tuttavia -
Perché la nostra fioca Buona Notte -
Raggiunga il suo Capo!

Il racconto di un avviarsi verso la morte, verso un luogo invisibile e misterioso, irraggiungibile dalla nostra "buona notte" ma pervaso dalla luce dell'immortalità, dove basterà un giaciglio minimo per accogliere un'anima incorporea che non occupa spazio.


F377 (1862) / J502 (1862)

At least - to pray - is left - is left -
Oh Jesus - in the Air -
I know not which thy chamber is -
I'm knocking - everywhere -

Thou settest Earthquake in the South -
And Maelstrom, in the Sea -
Say, Jesus Christ of Nazareth -
Hast thou no Arm for Me?

    Almeno - pregare - è rimasto - è rimasto -
Oh Gesù - nell'Aria -
Non so qual è la tua stanza -
Sto bussando - dappertutto

Tu che provochi Terremoti nel Sud -
E Vortici, nel Mare -
Di', Gesù di Nazareth -
Non hai Braccia per Me?

La disperata ricerca di un dio si infrange contro l'impalpabilità dell'aria. Il primo verso sembra collegato con il penultimo: dopo aver bussato invano (anzi, dopo esserci accorti di non trovare nemmeno la porta a cui bussare) ci rimane almeno la consolazione di poter pregare che il dio che cerchiamo serbi braccia per noi, per accoglierci quando, forse, saremo ammessi nelle sue stanze.


F378 (1862) / J503 (1862)

Better - than Music! For I - who heard it -
I was used - to the Birds - before -
This - was different - 'Twas Translation -
Of all tunes I knew - and more -

'Twas'nt contained - like other stanza -
No one could play it - the second time -
But the Composer - perfect Mozart -
Perish with him - that keyless Rhyme!

So - Children - told how Brooks in Eden -
Bubbled a better - melody -
Quaintly infer - Eve's great surrender -
Urging the feet - that would - not - fly -

Children - matured - are wiser - mostly -
Eden - a legend - dimly told -
Eve - and the Anguish - Grandame's story -
But - I was telling a tune - I heard -

Not such a strain - the Church - baptizes -
When the last Saint - goes up the Aisles -
Not such a stanza splits the silence -
When the Redemption strikes her Bells -

Let me not spill - it's smallest cadence -
Humming - for promise - when alone -
Humming - until my faint Rehearsal -
Drop into tune - around the Throne -

    Meglio - della Musica! Perché io - che lo ascoltai -
Ero abituata - agli Uccelli - prima -
Questo - era diverso - era la Traduzione -
Di tutti i motivi che conoscevo - e ancora di più -

Non era delimitato - come una qualsiasi strofa -
Nessuno potrebbe suonarlo - una seconda volta -
Ma il Compositore - perfetto Mozart -
Perì con lui - quella Rima senza tonalità!

Così - i Bambini - saputo di come i Ruscelli nell'Eden -
Gorgoglino una più bella - melodia -
Fantasiosamente deducono - la grande resa di Eva -
Provocata da piedi - che non volevano - volare -

I Bambini - maturati - sono più saggi - di solito -
L'Eden - una leggenda - narrata confusamente -
Eva - e l'Angoscia - una favola della Nonna -
Ma - stavo dicendo di un motivo - che ascoltai -

Non lo stesso canto - che la Chiesa - battezza -
Quando l'ultimo Santo - risale le Navate -
Non la stessa strofa che rompe il silenzio -
Quando la Redenzione percuote le sue Campane -

Fa' ch'io non disperda - la sua più piccola cadenza -
Mormorandola - a guisa di speranza - se da sola -
Mormorandola - finché la mia fievole Ripetizione -
Si confonda nell'armonia - intorno al Trono -

Enigmatica e molto ostica da tradurre. Ci sono vari indizi che fanno pensare alla "poesia" come oggetto dei versi: è meglio, ed è una traduzione, della musica (ovvero non è musica); è una rima senza tonalità, ovvero ha i caratteri della poesia (rima) ma non quello peculiare della musica (tonalità); quei piedi che non volevano volare, che possono essere un'ardita immagine del serpente strisciante, ma anche un richiamo ai ritmi poetici (appunto "piedi"); il ribadire che non è un canto, né quello che si ascolta in chiesa in onore di un santo, né quello delle campane della redenzione; l'ultima strofa, dove ED chiede di non disperderne nemmeno una cadenza (termine musicale che si applica in genere ad una conclusione, ma che può agevolmente applicarsi anche a ritmi poetici) e ripete due volte "humming", che significa "canticchiare", ma anche "mormorare", "dire a voce bassa", con un nuovo parallelo musica-poesia.
Allora proviamo a leggerla pensando a questo significato.
Ero abituata ad ascoltare il canto degli uccelli, della natura, quando mi accorsi che poteva esserci qualcosa di meglio di questa musica, una sorta di traduzione dalla lingua musicale a quella poetica di tutte le musiche della natura che conoscevo, capace di darci qualcosa in più, perché "traduzione" mediata dalla mente umana.
Questa rivelazione non era chiusa, delimitata come una normale strofa, perché non era "una" poesia ma "la" poesia. Quando arriva bisogna coglierla senza indugio, perché nessuno saprà suonarla nuovamente, e anche perché chi ha creato questa rima senza tonalità, queste parole senza le peculiarità della musica (un "perfetto Mozart", ovvero qualcosa di più di quello che è forse considerato il più grande genio musicale della storia) non è più disponibile, se mai è esistito.
Quando arriva ci coglie impreparati, come bambini che ascoltino rapiti le storie dell'Eden, di melodiosi ruscelli, e di Eva che si arrese al serpente, ma anche che non seppe restare in quel luogo fatato perché non sapeva come far volare i "piedi", i ritmi, della poesia.
I bambini poi crescono, diventano più saggi (non sempre) e relegano l'Eden e la storia di Eva fra i ricordi delle fiabe lette dalle nonne. In altre parole si rendono conto che non è nell'Eden che si colloca questa "più bella melodia", ma in noi, nella nostra mente e nei nostri sentimenti.
Ma torniamo a noi, vi stavo dicendo che ascoltai questo motivo, questa musica che non è musica. Non era come il canto che accompagna in chiesa l'ascesa dell'ultimo santo, o come il suono che rompe il silenzio quando la redenzione percuote le sue campane e si annuncia all'uomo.
È prezioso, questo dono. Non devo disperderne nemmeno la più piccola briciola. Devo continuare a mormorarla, piano, quasi in silenzio, come una speranza o una promessa d'immortalità, finché sarò qui, da sola, in disparte. E ancora, mormorarla fino a che la mia voce diventerà sempre più fievole, e si confonderà nell'armonia del creato.
D'accordo, ho lavorato molto di fantasia e ho un po' "tirato" certe interpretazioni (specialmente nella terza e quarta strofa), ma mi sembra che l'impianto regga. Poi, come sempre, rimane il dubbio. D'altronde nessuno potrà scioglierlo definitivamente: "... the Composer - perfect Mozart - / Perish...".


F379 (1862) / J333 (1862)

The Grass so little has to do -
A Sphere of simple Green -
With only Butterflies to brood
And Bees to entertain -

And stir all day to pretty Tunes
The Breezes fetch along -
And hold the Sunshine in it's lap
And bow to everything -

And thread the Dews, all night, like Pearls -
And make itself so fine
A Duchess were too common
For such a noticing -

And even when it dies - to pass
In Odors so divine -
Like Lowly spices, lain to sleep -
Or Spikenards, perishing -

And then, in Sovreign Barns to dwell -
And dream the Days away,
The Grass so little has to do
I wish I were a Hay -

    L'Erba ha così poco da fare -
Una Sfera di semplice Verde -
Con solo Farfalle da covare
E Api da intrattenere -

E agitarsi tutto il giorno alle amabili Melodie
Che le Brezze portano con sé -
E tenere la Luce del Sole in grembo
E inchinarsi ad ogni cosa -

E infilare Gocce di Rugiada, tutta le notte, come Perle -
E farsi così fine
Che una Duchessa sarebbe troppo comune
Per degnarla di uno sguardo -

E anche quando muore - trapassare
In Odori così divini -
Come Umili spezie, che giacciono nel sonno -
O Nardi indiani, morenti -

E poi, in Sovrani Fienili dimorare -
E sognare i Giorni lontani,
L'Erba ha così poco da fare
Che vorrei essere Fieno -

Il testo riportato sopra fu inviato a Austin Dickinson. Un'altra copia è nei fascicoli, con modifiche nella punteggiatura e alcune varianti (riporto le due più significative): al verso 15 "gone" ("andate") al posto di "laid" (ma con "laid" come alternativa); al verso 16 "Amulets of Pine" ("Amuleti di Pino") al posto di "Spikenards, perishing".

L'erba come simbolo della natura inconsapevole, che deve soltanto sottostare alle leggi che la governano, godere delle bellezza da cui è circondata e morire senza nulla, nemmeno la sua fine, che ne possa turbare l'esistenza. Nell'ultimo verso una mente razionale e consapevole, e perciò piena di dubbi e di domande senza risposta, guarda con invidia alla placida serenità di quell'erba.
Un lettore italiano non può non riandare al "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi: "O greggia mia che posi, oh te beata, / Che la miseria tua, credo, non sai! / Quanta invidia ti porto!"


F380 (1862) / J334 (1862)

All the letters I can write
Are not fair as this -
Syllables of Velvet -
Sentences of Plush,
Depths of Ruby, undrained,
Hid, Lip, for Thee -
Play it were a Humming Bird -
And just sipped - me -
    Tutte le lettere che posso scrivere
Non sono belle come questo -
Sillabe di Velluto -
Frasi di Felpa,
Abissi di Rubino, inesausti,
Celàti, Labbro, a Te -
Fa' come fosse un Colibrì -
Che ha appena sorseggiato - me -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia, probabilmente precedente, fu inviata in un biglietto a Eudocia Converse Flynt, una cugina di Monson, il paese della madre di ED (L270). Il biglietto conteneva un fiore e, come riportato nel diario della Flynt, fu ricevuto il 21 luglio del 1862. I versi erano preceduti soltanto da "You and I, did'nt finish talking. Have you room for the sequel, in your Vase?" ("Lei ed io, non abbiamo concluso la chiacchierata. Ha spazio per il seguito, nel suo Vaso?").

L'inadeguatezza della parola di fronte alla bellezza di un fiore, che nella frase che precede i versi nel biglietto diventa il seguito ideale di parole che non riescono a dire tutto.


F381 (1862) / J326 (1862)

I cannot dance upon my Toes -
No Man instructed me -
But oftentimes, among my mind,
A Glee possesseth me,

That had I Ballet knowledge -
Would put itself abroad
In Pirouette to blanch a Troupe -
Or lay a Prima, mad,

And though I had no Gown of Gauze -
No Ringlet, to my Hair,
Nor hopped for Audiences - like Birds,
One Claw upon the air,

Nor tossed my shape in Eider Balls,
Nor rolled on wheels of snow
Till I was out of sight, in sound,
The House encore me so -

Nor any know I know the Art
I mention - easy - Here -
Nor any Placard boast me -
It's full as Opera -

    Non sono capace di danzare sulle Punte -
Nessuno mi ha istruito -
Ma spesse volte, nella mente,
Una Gioia mi possiede,

Che se avessi pratica di Balletto -
Renderei palese
In Piroette da far impallidire una Compagnia -
O lasciare una Primadonna, di stucco,

E anche se non ho Gonna di Tulle -
Né Cerchietto, nei Capelli,
Né saltello per il Pubblico - come gli Uccelli,
Una Zampetta in aria,

Né lancio la mia figura in Balli Eterei,
Né mi avvolgo in ruote di neve
Fino ad uscire di scena, fra la musica,
Con il Teatro che chiede il bis -

Né alcuno sappia che conosco l'Arte
Che menziono - semplicemente - Qui -
Né vi sia Manifesto che mi esalti -
È tutto esaurito come all'Opera -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia era acclusa a una lettera a Higginson dell'agosto 1862 (L271) con una variante al verso 11: "to" al posto di "for".

La gioiosa esternazione della fantasia trasformata in una esibizione coreografica, con un profluvio di immagini che suggeriscono un vorticoso movimento senza fine né limiti.
Al verso 4 ho tradotto "Glee"con il significato primario, ma il termine ha anche un significato musicale ("canone a più voci") che sottintende una sorta di corredo sonoro della danza. Al verso 13 "Eider Balls" è tradotto con "vortice di piume" (Silvio Raffo), "palle di piuma" (Massimo Bacigalupo) e "batuffoli di piume" (Gabriella Sobrino). È vero che "balls" significa "palle" o "globi" o, comunque, qualsiasi corpo sferico, ma ha anche il significato di "balli", pur se in un'accezione più rustica rispetto a "dance". Non è escluso che ED abbia usato il termine "balls" pensando a entrambe le cose (se pensiamo a ballerine che volteggiano sulla scena, possiamo immaginarle come "palle di piume" o anche "vortici di piume") ma, visto che nel verso seguente c'è un'immagine simile: "wheels of snow", ho preferito tradurre con "balli" Rimaneva lo scoglio di "eider" ovvero "anatra piumata" o anche, per assonanza, "soffici piume". Ho cercato un'immagine per "balli di soffici piume" e ho deciso per "eterei", pensando anche al suono del termine originale. Nel verso seguente ho interpretato l'immagine dei "wheels of snow" come quella di una ballerina che fa una "pirouette" (termine usato nel settimo verso e traduzione quasi letterale di "rolled") girando su se stessa fino ad apparire come una serie di "ruote di neve" che attraversano il palcoscenico. L'interpretazione mi sembra corretta, anche perché molto spesso nel balletto classico l'uscita di scena di una ballerina avviene con una sequenza di pirouettes che in genere parte dal centro della scena.


F382 (1862) / J425 (1862)

Good Morning - Midnight -
I'm coming Home -
Day - got tired of Me -
How could I - of Him?

Sunshine was a sweet place -
I liked to stay -
But Morn - did'nt want me - now -
So - Goodnight - Day!

I can look - cant I -
When the East is Red?
The Hills - have a way - then -
That puts the Heart - abroad -

You - are not so fair - Midnight -
I chose - Day -
But - please take a little Girl -
He turned away!

    Buongiorno - Mezzanotte -
Sto tornando a Casa -
Il Giorno - si è stancato di Me -
Come potrei Io - di Lui?

La luce del sole era un dolce luogo -
Mi piaceva starci -
Ma il Mattino - non mi voleva - ormai -
Così - Buonanotte - Giorno!

Posso guardare - dai -
Quando è Rosso ad Oriente?
Le Colline - hanno un aspetto - allora -
Che fa traboccare - il Cuore -

Tu - non sei così bella - Mezzanotte -
Io scelsi - il Giorno -
Ma - per favore prendi una Ragazzina -
Che Lui ha cacciato via!

Semplice. Senza ellissi, senza oscure metafore. Ma bellissima. Le bellezze del giorno, della vita, fanno traboccare il cuore. Ma lo fa traboccare anche quel verso: "You - are not so fair - Midnight -", semplicissimo e bellissimo come la melodia finale del "Götterdämmerung" wagneriano o l'ultima aria della Marescialla nel "Rosenkavalier" di Richard Strauss, entrambe così cariche di dolcezza e rimpianto. Così come il rovesciarsi, e il concludersi, del primo verso nell'ottavo: "Good Morning - Midnight - [...] Goodnight - Day!".
Per quasi tutte le poesie della Dickinson è molto bello addentrarsi nei meandri dei significati nascosti e nelle metafore più o meno scoperte che le animano. Questa è una di quelle che vanno soltanto lette.


F383 (1862) / J585 (1862)

I like to see it lap the Miles -
And lick the Valleys up -
And stop to feed itself at Tanks -
And then - prodigious step

Around a Pile of Mountains -
And supercilious peer
In Shanties - by the sides of Roads -
And then a Quarry pare

To fit it's sides
And crawl between
Complaining all the while
In horrid - hooting stanza -
Then chase itself down Hill -

And neigh like Boanerges -
Then - punctual as - a Star
Stop - docile and omnipotent
At it's own stable door -

    Mi piace vederlo divorare le Miglia -
E inghiottire le Valli -
E fermarsi a mangiare alle Cisterne -
E poi - in prodigiosa andatura

Intorno a Mucchi di Montagne -
E altezzoso dare un'occhiata
Nelle Casupole - a fianco delle Strade -
E poi tagliarsi Gallerie

Adatte ai suoi fianchi
E strisciarvi in mezzo
Lagnandosi nel frattempo
In orrida - urlante strofa -
Poi precipitarsi giù per la Collina -

E nitrire come Boanerges -
Poi - puntuale come - una Stella
Fermarsi - docile e onnipotente
Alla porta della sua scuderia -

Divertito omaggio di ED ad una creatura del padre: il treno, paragonato a un cavallo selvaggio che scorrazza per monti e valli, che nel 1853, grazie agli sforzi di Edward Dickinson, arrivò ad Amherst nella stazione costruita a fianco di Main Street, a poca distanza dalla Homestead, dove i Dickinson sarebbero tornati nel 1855 dopo i quindici anni passati nella casa di North Pleasant Street.
Nei primi due versi ED usa due verbi: "lap" e "lick up", che in uno dei significati del Webster sono considerati sinonimi: To lap: "to take into the mouth with the tongue; to lick up", a sua volta to lick up è definito: "to devour; to consume entirely". Ho tradotto "lap" con "divorare" (visto che anche in italiano si dice "divorare i chilometri") e "lick up" con "inghiottire", quasi che il treno faccia un sol boccone della valli che attraversa.
Al verso 14 "Boanerges" è riferito a Marco 3,16-17: "Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerges, cioè figli del tuono".
Al verso 15 ho scelto la variante "punctual as" al posto di "prompter than" ("più esatto di").


F384 (1862) / J426 (1862)

It dont sound so terrible - quite - as it did -
I run it over - "Dead", Brain - "Dead".
Put it in Latin - left of my school -
Seems it dont shriek so - under rule.

Turn it, a little - full in the face
A Trouble looks bitterest -
Shift it - just -
Say "When Tomorrow comes this way -
I shall have waded down one Day."

I suppose it will interrupt me some
Till I get accustomed - but then the Tomb
Like other new Things - shows largest - then -
And smaller, by Habit -

It's shrewder then
Put the Thought in advance - a Year -
How like "a fit" - then -
Murder - wear!

    Non suona così terribile - del tutto - come suonava -
Lo ripeto più volte - "Morto", Cervello - "Morto".
Detto nel Latino - rimasto dalla scuola -
Non sembra così stridulo - sottoposto a regole.

Voltalo, un po' - in pieno volto
Un Tormento sembra più amaro -
Spostalo - appena -
Di' "Quando il Domani percorrerà questa strada -
Avrò faticosamente attraversato un Giorno."

Suppongo vi sarà qualche interruzione
Finché mi sarò abituata - ma d'altronde la Tomba
Come altre Cose nuove - appare enorme - al momento -
E rimpiccolisce, con l'Abitudine -

È più sagace quindi
Mandare il Pensiero avanti - di un Anno -
Così proprio "a pennello" - allora -
L'Assassinio - calzerà!

La poesia fu scritta, quasi certamente, in occasione della morte di Frazar A. Stearns, figlio del presidente dell'Amherst College, ucciso a ventun anni in battaglia a Newbern, nel North Carolina, il 14 marzo del 1862. ED parla di questo avvenimento in due lettere di fine marzo 1862 alle cugine Louise e Frances Norcross (L255) e a Samuel Bowles (L256). In quest'ultima usa parole vicine a quelle della poesia, che chiariscono anche il senso del secondo verso e il "Murder" dell'ultimo: "Austin is chilled - by Frazer's [sic] murder - He says his Brain keeps saying over 'Frazer is killed' - 'Frazer is killed,' just as Father told it - to Him. Two or three words of lead - that dropped so deep, they keep weighing -" ("Austin è agghiacciato - dall'assassinio di Frazer - Dice che il suo Cervello va ripetendo 'Frazer è stato ucciso' - 'Frazer è stato ucciso', proprio come il babbo lo disse - a Lui. Due o tre parole di piombo - stillate nel profondo, che continuano a pesare -").

ED trasforma il ricordo di un amico ucciso in battaglia in una riflessione sullo scolorare del dolore, sul tempo che lenisce le ferite, ma anche sul potere del raziocinio. Passa dalla fissità delle parole funebri ripetute nel secondo verso (parole che erompono dal petto ma che poi subiscono una razionalizzazione - il latino e le sue regole, con le reminescenze scolastiche di noiose declinazioni, così estranee alla lingua inglese) al tono quasi "scherzoso" degli ultimi due, con la spiazzante immagine dell'assassinio-abito che perde le pieghe del dolore e calza a pennello. O la metafora della cosa più terribile: la tomba. Anch'essa, che, come ogni novità, sembra così enorme e senza fondo, in fin dei conti rimpiccolisce e diventa quasi familiare con l'abitudine-razionalizzazione. Le cose dolorose, che sembrano in un primo momento così enormi, basta girarle un po', spostarle leggermente, far passare un po' di tempo, e rimpiccoliscono, si velano.
Ho interpretato abbastanza liberamente i quattro "then" della poesia (vv. 11, 12, 14 e 16) traducendoli rispettivamente con "d'altronde", "al momento", "quindi" e "allora".
Nel nono verso c'è una cosa che non ho del tutto risolto (per quanto si possa "risolvere" in questi casi). ED usa "waded down"; "to wade" significa guadare ma anche attraversare faticosamente. In genere è associato a "through" e, più raramente, a "over". Quel "down" è perciò anomalo. Dà un po' l'idea del faticoso passaggio "sotto" qualcosa che ci sovrasta (il macigno del dolore, le nubi della sofferenza che velano la luce del sole, ecc.), e penso che questo dovrebbe essere il significato che voleva dargli ED. Non ho però trovato un'adeguata traduzione italiana e così ho tradotto "faticosamente attraversato".


F385 (1862) / J427 (1862)

I'll clutch - and clutch -
Next - One - Might be the golden touch -
Could take it -
Diamonds - Wait -
I'm diving - just a little late -
But stars - go slow - for night -

I'll string you - in fine necklace -
Tiaras - make - of some -
Wear you on Hem -
Loop up a Countess - with you -
Make - a Diadem - and mend my old One -
Count - Hoard - then lose -
And doubt that you are mine -
To have the joy of feeling it - again -

I'll show you at the Court -
Bear you - for Ornament
Where Women breathe -
That every sigh - may lift you
Just as high - as I -

And - when I die -
In meek array - display you -
Still to show - how rich I go -
Lest Skies impeach a wealth so wonderful -
And banish me -

    Afferrerò - e afferrerò -
La prossima - Volta - Potrebbe essere l'aureo tocco -
Capace di prenderli -
I Diamanti - in Attesa -
Mi immergo - appena un po' in ritardo -
Ma le stelle - vanno lente - nella notte -

Vi intreccerò - in eteree collane -
Tiare - farò - di alcuni -
Vi indosserò sull'Orlo -
Avvolgendomi come una Contessa - con voi -
Farò - un Diadema - e riparerò Quello vecchio -
Conterò - Accumulerò - poi vi perderò -
E dubiterò che siate i miei -
Per avere la gioia di riprovare - ancora -

Vi mostrerò a Corte -
Portandovi - come Ornamento
Su cui le Donne sospireranno -
Sì che ogni sospiro - potrà innalzarvi
Tanto in alto - quanto me -

E - quando morirò -
In umile schiera - vi esporrò -
In sfoggio schivo - del mio ricco andare -
Affinché i Cieli non biasimino ricchezza così mirabile -
E mi bandiscano -

I versi diventano diamanti in attesa di mani che sappiano afferrarli e farne collane, tiare, diademi. Uno scrigno da mostrare con umile ritrosia, per far capire al cielo che quella è una ricchezza vera, coltivata nel silenzio interiore e che non ha bisogno dell'effimero splendore dell'esteriorità.
Molte le immagini di straordinaria pregnanza: l'attesa dell'"aureo tocco" capace di afferrare quei gioielli (vv. 2-4); l'ansia di non riuscire a star dietro a quei doni del cielo, sia pure capaci di attendere la mano giusta (vv. 5-6); la gioia di ricominciare ogni volta a intrecciare quelle preziose ghirlande (12-14); la consapevolezza del proprio talento poetico (vv. 15-19).
Nella strofa finale i versi diventano l'unica eredità importante da lasciare ai posteri, la sola che farà capire loro quanto sia stata ricca colei che è stata capace di lasciare dietro di sé "a wealth so wonderful".


F386 (1862) / J428 (1862)

Taking up the fair Ideal,
Just to cast her down
When a fracture - we discover -
Or a splintered Crown -
Makes the Heavens portable -
And the Gods - a lie -
Doubtless - "Adam" - scowled at Eden -
For his perjury!

Cherishing - our poor Ideal -
Till in purer dress -
We behold her - glorified -
Comforts - search - like this -
Till the broken creatures -
We adored - for whole -
Stains - all washed -
Transfigured - mended -
Meet us - with a smile -

    Cogliere il puro Ideale,
Solo per buttarlo giù
Quando una frattura - scopriamo -
O una Corona scheggiata -
Rende portabili i Cieli -
E gli Dei - una menzogna -
Senza dubbio - "Adamo" - se la prese con l'Eden -
Per il suo spergiuro!

Serbare - il nostro povero Ideale -
Finché in più pura veste -
Lo vedremo - glorificato -
Conforta - una ricerca - come questa -
Finché le creature spezzate -
Che adorammo - da intere -
Le macchie - del tutto lavate -
Trasfigurate - ricomposte -
Ci verranno incontro - con un sorriso -

Cercare un ideale puro e bello solo per scrutarlo con occhiuta pignoleria e scoprirne i punti deboli può forse darci l'illusione di avvicinarci al cielo, di renderlo più maneggiabile dalle nostre mani mortali e, magari, di darci la soddisfazione di cogliere in fallo quegli dei tanto lontani da sembrare irraggiungibili; un po' come Adamo, che prima venne meno al giuramento e poi, invece di prendersela con se stesso, se la prese con l'Eden.
È meglio invece coltivare un ideale più modesto, più povero, perché poi lo vedremo glorificato nel mistero di quei cieli irraggiungibili dalla nostra mente( un po' come dire: "è vano in questa vita cercare una perfezione - o anche cercare di penetrare il mistero - che è solo dei cieli, è invece l'umiltà che verrà poi premiata").
Il finale è tipicamente dickinsoniano. In pratica ED deve dire che il premio della nostra umiltà ci sarà assegnato quando moriremo. Poteva dire: "finché non verremo accolti nel regno dei cieli", oppure "finché non ci ricongiungeremo alle persone che abbiamo amato". Invece ci offre gli ultimi cinque versi, con un bellissimo gioco fra "broken" (spezzate), "whole" (intere) e "mended" (aggiustate). Ovvero, avremo il premio quando le creature ormai ridotte in cenere (broken) che abbiamo amato da vive (whole), ripulite, trasfigurate e ricomposte (mended) ci verranno incontro con il gesto più bello e umano che esiste: "with a smile".


F387 (1862) / J429 (1862)

The Moon is distant from the Sea -
And yet, with Amber Hands -
She leads Him - docile as a Boy -
Along appointed Sands -

He never misses a Degree -
Obedient to Her eye
He comes just so far - toward the Town -
Just so far - goes away -

Oh, Signor, Thine, the Amber Hand -
And mine - the distant Sea -
Obedient to the least command
Thine eye impose on me -

    La Luna è lontana dal Mare -
Eppure, con Mani d'Ambra -
Lo conduce - docile come un Fanciullo -
Lungo Sabbie designate -

Egli non sbaglia mai un Grado -
Obbediente agli occhi di Lei
Avanza quel tanto che basta - verso la Città -
Quel tanto che basta - se ne va -

Oh, Signore, Tua, la Mano d'Ambra -
Ed io - il Mare lontano -
Obbediente al minimo comando
Che il Tuo sguardo m'impone -

Momento di sottomissione al volere di un "lui" che può essere Dio ma anche, più probabilmente, l'amato, visto il "Signor" del verso 9, un italianismo che fa pensare di più a un "Signore" concreto. Poesia limpida, senza sbalzi, tranquilla come la marea che docilmente va e viene. Belli il settimo e l'ottavo verso, con quel "just so far" ripetuto che suggerisce l'idea dell'obbedienza senza ripensamenti, né all'andata né al ritorno, e senza sbavature: "He never misses a Degree".


F388 (1862) / J430 (1862)

It would never be Common - more - I said -
Difference - had begun -
Many a bitterness - had been -
But that old sort - was done -

Or - if it sometime - showed - as 'twill -
Upon the Downiest - morn -
Such bliss - had I - for all the years -
'Twould give an easier - pain -

I'd so much joy - I told it - Red -
Upon my simple Cheek -
I felt it publish - in my eye -
'Twas needless - any speak -

I walked - as wings - my body bore -
The feet - I former used -
Unnescessary - now to me -
As boots - would be - to Birds -

I put my pleasure all abroad -
I dealt a word of Gold
To every Creature - that I met -
And Dowered - all the World -

When - suddenly - my Riches shrank -
A Goblin - drank my Dew -
My Palaces - dropped tenantless -
Myself - was beggared - too -

I clutched at sounds -
I groped at shapes -
I touched the tops of Films -
I felt the Wilderness roll back
Along my Golden lines -

The Sackcloth - hangs upon the nail -
The Frock I used to wear -
But where my moment of Brocade -
My - drop - of India?

    Non sarebbe più stato Normale - mai più - dissi -
La diversità - era iniziata -
Molta amarezza - c'era stata -
Ma quel vecchio modo di essere - era finito -

O - se talvolta - riappariva - come succede -
Nel mattino - più Sereno -
Una tale felicità - ebbi - per tutti quegli anni -
Da rendermi più sopportabile - la pena -

Avevo così tanta gioia - che esprimevo - col Rosso -
Sulla mia semplice Guancia -
La sentivo palese - nel mio sguardo -
Che rendeva superflua - ogni parola -

Camminavo - come se ali - sorreggessero il corpo -
I piedi - che usavo prima -
Non necessari - ora per me -
Come gli stivali - sarebbero - per gli Uccelli

Spargevo piacere tutt'intorno -
Dispensavo una parola d'Oro
A ogni Creatura - che incontrassi -
E Doni - a tutto il Mondo -

Ma - d'un tratto - le Ricchezze si prosciugarono -
Un Folletto - bevve la mia Rugiada -
I miei Palazzi - si svuotarono -
Io stessa - pure - fui ridotta in miseria -

Mi aggrappai ai suoni -
Brancolai fra le ombre -
Sfiorai l'Impalpabile -
Sentivo il Deserto riaffacciarsi
Lungo i miei Aurei percorsi -

Il Saio - pende dal chiodo -
La Veste che ero solita indossare -
Ma dov'è il mio momento di Broccato -
La mia - goccia - d'India?

L'alternarsi di gioie e dolori raccontata con inusuale lunghezza. Le prime cinque strofe descrivono un periodo prolungato di felicità, appena venato da fuggevoli ansie (vv. 5-6); la fine di questo periodo felice è compresso in una sola strofa, quasi a rendere palese il "suddenly" del verso 21; nella penultima strofa lo smarrimento per quegli "aurei percorsi", sui quali si riaffaccia prepotente il deserto; nell'ultima l'amara constatazione che ciò che è rimasto è solo il saio delle penitenza e la struggente nostalgia dei due ultimi versi, dove la felicità passata è nelle due bellissime immagini del "momento di broccato" e della "goccia d'India".


F389 (1862) / J431 (1862)

Me - Come! My dazzled face
In such a shining place!
Me - hear! My foreign Ear
The sounds of Welcome - there!

The Saints forget
Our bashful feet -

My Holiday, shall be
That They - remember me -
My Paradise - the fame
That They - pronounce my name -

    Io - Vengo! Il mio volto abbagliato
In un luogo così splendente!
Io - ascolto! Il mio Orecchio straniero
I suoni di Benvenuto - là!

I Santi dimenticano
I nostri timidi piedi -

La mia Festa, sarà
Che - mi ricordino -
Il mio Paradiso - la fama
Che Essi - pronuncino il mio nome -

La prima strofa riprende un versetto dell'Apocalisse: "Lo Spirito e la Sposa dicono: 'Vieni!'. E chi ascolta dica pure: 'Vieni!'. Chi ha sete venga, e colui che ne vuole prenda gratuitamente l'acqua di vita!" e lo trasforma in una risposta: eccomi, sono io che vengo in questi splendidi luoghi, che ascolto, col mio orecchio straniero il benvenuto dell'aldilà. È una strofa che parla dell'alto, di ciò che ci aspetta nell'aldilà. L'ultima invece ci riporta in basso: sono sì abbagliata dallo splendore del cielo, ma la mia festa sarà la consapevolezza che chi rimane giù mi ricorderà, che la mia fama correrà di bocca in bocca, che tutti pronunceranno il mio nome. Fra le due, una strofa di due versi simmetrici che collegano l'alto e il basso: i santi là in alto che dimenticano i nostri umili piedi qui in basso. La metafora alto-basso /paradiso-terra diventa anche fisica: il mio volto e il mio orecchio saranno in cielo, i piedi rimangono giù.
"Forget" (v. 5) significa "dimenticare" ma anche "trascurare"; letta con questo significato la seconda strofa diventa: "I santi trascurano i nostri umili piedi", ovvero lasciano che una parte di noi continui a vivere, se pure una vita diversa - quella della fama postuma -, in questo mondo.


F390 (1862) / J432 (1862)

Do People moulder equally,
They bury, in the Grave?
I do believe a species
As positively live

As I, who testify it
Deny that I - am dead -
And fill my Lungs, for Witness -
From Tanks - above my Head -

I say to you, said Jesus,
That there be standing here -
A sort, that shall not taste of Death -
If Jesus was sincere -

I need no further Argue -
That statement of the Lord
Is not a controvertible -
He told me, Death was dead -

    In polvere allo stesso modo,
Quelli sepolti, nella Tomba?
Io credo ve ne siano
Di assolutamente vivi

Come me, che lo attesto
Negando che io - sia morta -
E riempio i Polmoni, come Prova -
Da Serbatoi - lassù sulla mia Testa -

Vi dico, disse Gesù,
Che ci sono qui presenti -
Alcuni, che non assaggeranno la Morte -
Se Gesù era sincero -

Non ho bisogno di Discutere oltre -
Quell'affermazione del Signore
È incontrovertibile -
Lui mi disse, che la Morte era morta -

Sorella della precedente, ma più articolata. Con le solite sorprese dickinsoniane: come provo che sono viva? Semplice: respiro a pieni polmoni l'aria, che prendo dagli incommensurabili serbatoi ("tanks") là in alto, sulla mia testa; a ben vedere, nella sua stranezza, è un'affermazione profondamente religiosa: la vita, con la metafora dell'aria che respiriamo e di cui ci riempiamo i polmoni, ci viene da lassù, da qualcosa che sta molto più in alto della nostra testa, ma, nello stesso tempo, dà una concretezza quasi materialista al soffio divino. E quell'affermazione: Gesù ha detto così, non cominciamo a cavillare, temperata però da quell'"If Jesus was sincere" che getta un'ombra di dubbio sul netto verso successivo. Il finale fulminante: che cos'è l'immortalità se non "la morte della morte"? fa venire in mente l'ultimo verso del sonetto 146 di Shakespeare: "And death once dead, there's no more dying then." ("E una volta morta la morte, non ci sarà più il morire.").
I primi tre versi della terza strofa sono la citazione di un versetto che è in in tre vangeli:
Matteo 16,28: "In verità vi dico: vi sono alcuni fra i qui presenti che non assaggeranno la morte prima di aver veduto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".
Marco 9,1: "In verità vi dico: ci sono alcuni dei presenti che non assaggeranno la morte, prima di aver visto la potenza del regno di Dio".
Luca 9,27: "Io vi dico in verità: ci sono alcuni, tra i qui presenti, i quali non assaggeranno la morte prima di aver visto il regno di Dio".
Nel quarto il versetto è comunque molto simile: Giovanni 8,51: "In verità, in verità vi dico: chi custodisce la mia parola, non vedrà la morte in eterno".


F391 (prima vers. 1862) / J433 (prima vers. 1862)

Knows how to forget!
But - could she teach - it?
'Tis the Art, most of all,
I should like to know -

Long, at it's Greek -
I - who pored - patient -
Rise - still the Dunce -
Gods used to know -

Mould my slow mind to this Comprehension -
Oddest of sciences - Book ever bore -

How to forget!
Ah, to attain it -
I would give you -
All other Lore -

    Sa come dimenticare!
Ma - saprebbe insegnarlo?
È l'Arte, che più di ogni altra,
Mi piacerebbe conoscere -

Bramo, al suo Greco -
Io - che studiai - paziente -
Innalzarmi - tuttavia l'Ignorante -
Gli Dei sanno riconoscere -

Modello la mia lenta mente a questa Comprensione -
La più strana delle scienze - da Libro mai prodotta -

Come dimenticare!
Ah, per saperlo -
Vi darei -
Qualsiasi altra Sapienza -


F391 (seconda vers. 1865) / J433 (seconda vers. 1865)

Knows how to forget!
But could It teach it?
Easiest of Arts, they say
When one learn how

Dull Hearts have died
In the Acquisition
Sacrifice for Science
Is common, though, now -

I went to School
But was not wiser
Globe did not teach it
Nor Logarithm Show

"How to forget"!
Say some Philosopher!
Ah, to be erudite
Enough to know!

Is it in a Book?
So, I could buy it -
Is it like a Planet?
Telescopes would know -

If it be invention
It must have a Patent -
Rabbi of the Wise Book
Don't you know?

    Sa come dimenticare!
Ma saprebbe insegnarlo?
La più facile delle Arti, si dice
Quando si impara come

Malinconici Cuori sono morti
Nell'Apprenderla
Sacrificarsi per la Scienza
È normale, tuttavia, ora -

Sono andata a Scuola
Ma non fui più saggia
Il Mappamondo non l'insegna
Nemmeno il Logaritmo la Rivela

"Come dimenticare!"
Dica qualche Filosofo!
Ah, essere erudita
Abbastanza per sapere!

Sta in un Libro?
Così, potrei comprarlo -
È come un Pianeta?
I Telescopi la distinguerebbero -

Se è un'invenzione
Deve avere un Brevetto -
Rabbi del Libro Saggio
Non lo sai tu?

È molto difficile, forse impossibile, imparare l'arte di dimenticare.
Le due versioni sono entrambe nei fascicoli; la prima è più sintetica, mentre la seconda è più scorrevole, quasi come se ED l'avesse in un certo senso semplificata, sciogliendo gli incastri in una composizione più lunga ma molto più "normale" dal punto di vista sintattico.
Nella prima versione ho considerato il "Rise" del verso 7 come conclusione del verso 5, con il verso 6 come subordinata: "bramo al suo greco, io che studiai paziente, innalzarmi". Nello stesso punto "Greek" dovrebbe essere l'equivalente del nostro "Arabo": qualcosa di incomprensibile e difficile da imparare.


F392 (1862) / J586 (1862)

We talked as Girls do -
Fond, and late -
We speculated fair, on every subject, but the Grave -
Of our's, none affair -

We handled Destinies, as cool -
As we - Disposers - be -
And God, a Quiet Party
To our authority -

But fondest, dwelt upon Ourself
As we eventual - be -
When Girls, to Women, softly raised
We - occupy - Degree -

We parted with a contract
To cherish, and to write
But Heaven made both, impossible
Before another night.

    Chiacchieravamo come fanno le Ragazze -
Spensierate, e fino a tardi -
Speculavamo in armonia, su qualsiasi cosa, tranne la Tomba -
Non era affar nostro -

Maneggiavamo Destini, freddamente -
Come se - chi li Distribuisce - fossimo -
E Dio, un Silenzioso Seguace
Della nostra autorità -

Ma ancor più spensierate, ci soffermavamo su Noi stesse -
Su come - saremmo state
Quando da Ragazze, a Donne, pian piano innalzate
Avremmo - ricoperto - il Rango -

Ci separammo con il patto
Di serbare l'affetto, e scrivere
Ma il Cielo rese entrambe le cose, impossibili
Prima di una nuova notte.

Il dolce ricordo di un'amicizia finita, probabilmente, con una morte prematura (vedi l'ultimo verso). Ma anche la nostalgia degli spensierati sogni della giovinezza, quando si pensa di avere i destini del mondo nelle proprie mani ("As we - Disposers - be -"), si fantastica sul futuro e la tomba sembra essere un qualcosa di totalmente estraneo.
Traduzione non facile per la presenza di molti termini che hanno significati diversi, tutti più o meno adatti ai versi.
"Fond", nel secondo verso, significa "appassionato, che ama ardentemente" ma anche "insensato, banale, futile, frivolo". Io ho tradotto con "spensierate", un aggettivo che mi è sembrato non lontano da uno dei significati letterali e il più adatto a due ragazze che chiacchierano di sera fuori della porta di casa.
"Fair", verso 3, ha, come avverbio, molti significati: "apertamente, francamente, civilmente, cortesemente, candidamente, onestamente, equamente, felicemente, con successo, in buone relazioni". Io ho scelto l'ultimo, e ho tradotto con "in armonia".
"Party", verso 7, è usato nel senso di "partecipante", come se dicessimo "un tranquillo, ma anche secondario, partecipante alla nostra indiscussa autorità". Così ho tradotto con "silenzioso seguace".
"Softly", verso 11, significa "sofficemente, delicatamente" ma anche, in senso figurato, "senza scosse". Visto anche il senso del verso ho scelto di tradurre con "pian piano".
"To cherish", verso 14, significa "trattare con tenerezza, essere affezionato, tenere caro, incoraggiare, dare rifugio". Ho tradotto con "serbare l'affetto" anche perché ED ha indicato la variante "to recollect", ovvero "ricordare, rammentare".


F393 (1862) / J587 (1862)

Empty my Heart, of Thee -
It's single Artery -
Begin, and leave Thee out -
Simply Extinction's Date -

Much Billow hath the Sea -
One Baltic - They -
Subtract Thyself, in play,
And not enough of me
Is left - to put away -
"Myself" meanth Thee -

Erase the Root - no Tree -
Thee - then - no me -
The Heavens stripped -
Eternity's vast pocket, picked -

    Svuota il mio Cuore, di Te -
La sua unica Arteria -
Inizia, e tralascia Te -
Semplicemente la Data d'Estinzione -

Molte Ondate ha il Mare -
Un Baltico - Esse -
Sottrai Te stesso, per gioco,
E non abbastanza di me
Resta - da metter via -
"Me stessa" significava Te -

Cancella la Radice - niente Albero -
Te - allora - niente me -
I Cieli spogliati -
Dell'Eternità la vasta borsa, borseggiata -

Svuota il mio cuore di te, che sei la sua unica arteria vitale, inizia a uscire da me e questa sarà semplicemente la data dell'estinzione di me stessa.
Il mare ha molte ondate, le ondate hanno un Baltico da percorrere, mentre io ho solo te. Se sottrai te stesso a me, magari per gioco, perché non sai quanto sei importante per me, nulla più rimane di me stessa, nemmeno un avanzo da metter via, perché il mio io si identificava in te.
Se elimini la radice, nulla rimane dell'albero: così, se elimini te da me, allora niente rimane di me.
Anche i cieli saranno un landa desolata, spogliati del loro fulgore. E anche la vasta borsa dell'eternità resterà vuota, derubata di tutto.


F394 (1862) / J588 (1862)

I cried at Pity - not at Pain -
I heard a Woman say
"Poor Child" - and something in her voice
Convinced me - of me -

So long I fainted, to myself
It seemed the common way,
And Health, and Laughter, curious things -
To look at, like a Toy -

To sometimes hear "Rich people" buy -
And see the Parcel rolled -
And carried, I suppose - to Heaven,
For children, made of Gold -

But not to touch, or wish for,
Or think of, with a sigh -
And so and so - had been to me,
Had God willed differently.

I wish I knew that Woman's name -
So when she comes this way,
To hold my life, and hold my ears
For fear I hear her say

She's "sorry I am dead" - again -
Just when the Grave and I -
Have sobbed ourselves almost to sleep,
Our only Lullaby -

    Piangevo di Pietà - non di Pena -
Udii una Donna dire
"Povera Bambina" - e qualcosa nella sua voce
Me ne fece - convinta -

Tanto a lungo languii, che a me
Sembrava una condizione normale,
E la Salute, e il Ridere, cose bizzarre -
Da guardare, come a un Gioco -

Talvolta sentire che i "Ricchi" lo comprano -
E vedere il Pacchetto incartato -
E portato, suppongo - in Cielo,
Per bambini, fatti d'Oro -

Ma senza poterlo toccare, o desiderare,
O pensarci, con un sospiro -
E rimuginare - che sarebbe stato di me,
Avesse Dio voluto diversamente.

Vorrei sapere il nome di quella Donna -
Così quando passerà di qua,
Terrò stretta la mia vita, e le orecchie
Per paura di sentirla dire

Ancora - che le "spiace ch'io sia morta" -
Proprio quando la Tomba ed io -
Abbiamo singhiozzato tanto da addormentarci,
Alla nostra sola Ninnananna -

Non ci si rende subito conto della presenza del dolore. Talvolta si piange senza sapere bene perché, finché qualcuno, o qualcosa dentro di noi, non ci mette davanti alla dura realtà. A quel punto, se non si riesce a reagire, la vita diventa un continuo languore, un pensare che la felicità appartenga solo agli altri, come vedere giocattoli senza poterli toccare e nemmeno desiderare, e sapere che sono doni che spettano solo a chi è riuscito a vivere sapendo distinguere i colori, e non soltanto vedendo grigio e rammaricandosi del proprio destino. Se non si riesce a reagire, l'unica difesa è l'abbandono, il dormire facendosi cullare dal proprio dolore. Ma anche il rifiuto di sapere, come se il dolore meno consapevole fosse più facile da sopportare.
Nel terzo verso della quarta strofa quel "so and so", non è facile da tradurre. Significa o "tal dei tali, un tizio, un tale" o anche "così e cosà". Nel Meridiano (Raffo) il verso è tradotto con "che la tal cosa sarebbe stata mia". Io l'ho interpretato più nel secondo significato, pensando a quel "so and so" come a qualcosa che viene ripetuto di continuo nella mente, e ho perciò tradotto, liberamente, con "rimuginare".
Il verso 4 era "Convinced myself of me -", il "myself" è stato cancellato e sostituito da "me -". Al verso 11 ho scelto la variante "I" al posto di "we"; al verso 15, "me" al posto di "us".


F395 (1862) / J336 (1862)

The face I carry with me - last -
When I go out of Time -
To take my Rank - by - in the West -
That face - will just be thine -

I'll hand it to the Angel -
That - Sir - was my Degree -
In Kingdoms - you have heard the Raised -
Refer to - possibly.

He'll take it - scan it - step aside -
Return - with such a crown
As Gabriel - never capered at -
And beg me put it on -

And then - he'll turn me round and round -
To an admiring sky -
As One that bore her Master's name -
Sufficient Royalty!

    Il volto che porterò con me - da ultimo -
Quando uscirò dal Tempo -
Per prendere il mio Posto - oltre - a Occidente -
Quel volto - sarà solo il tuo -

Lo porgerò all'Angelo -
Questo - Signore - fu il mio Titolo -
Nei Regni - che hai udito i Risorti -
Menzionare - probabilmente.

Lo prenderà - lo esaminerà - si apparterà -
Tornerà - con una corona tale
Che Gabriele - non volteggiò mai con essa -
E mi pregherà di metterla -

E poi - mi farà girare in cerchio -
Verso un cielo ammirato -
Come Colei che portò il nome del suo Maestro -
Sufficiente Regalità!

L'amore custodito per tutta la vita sarà l'unico bagaglio da portare con sé nel viaggio verso l'eternità, il solo che potrà farci meritare la corona concessa a coloro che sono considerati degni di entrare nel regno dei cieli.


F396 (1862) / J1725 (?)

I took one Draught of Life -
I'll tell you what I paid -
Precisely an existence -
The market price, they said.

They weighed me, Dust by Dust -
They balanced Film with Film,
Then handed me my Being's worth -
A single Dram of Heaven!

    Presi un Sorso di Vita -
Vi dirò quanto l'ho pagato -
Esattamente un'esistenza -
Il prezzo di mercato, dicevano.

Mi pesarono, Granello per Granello -
Bilanciarono Fibra con Fibra,
Poi mi porsero il valore del mio Essere -
Un singolo Grammo di Cielo!

Franklin annota: "Databile all'autunno 1862, nel Fascicolo 20, su un foglio dato da Martha Bianchi a Herbert F. Jenkins nel 1929 (perduto). La trascrizione è di Mabel Todd."

Il senso dei versi può essere riassunto in due frasi, apparentemente opposte ma, in fin dei conti, speculari: "per tutti i dolori della vita il premio è un istante di felicità" oppure "il prezzo di un istante di felicità è il dolore di una vita". Nella prima strofa siamo più dalle parti della seconda frase: "ho preso un sorso di vita e l'ho pagato un'esistenza, un costo esorbitante ma che mi dicono sia il prezzo di mercato" (ovvero quasi sempre nella vita si paga un prezzo così esorbitante). Nella seconda sembra più plausibile la prima frase: "soppesarono la mia vita e valutarono che un singolo grammo di cielo sarebbe bastato per pagarla".


F397 (1862) / J1761 (?)

A train went through a burial gate,
A bird broke forth and sang,
And trilled, and quivered, and shook his throat
Till all the churchyard rang;

And then adjusted his little notes,
And bowed and sang again.
Doubtless, he thought it meet of him
To say good by to men.

    Un corteo attraversava un funebre cancello,
Un uccello venne improvviso e cantò,
E trillò, e vibrò, e si agitò la sua gola
Finché tutto il camposanto ne risuonò;

E poi aggiustò le sue piccole note,
E s'inchinò e cantò ancora.
Senza dubbio, riteneva suo dovere
Dire addio agli uomini.

Secondo Franklin la poesia era compresa nel Fascicolo 20, in un foglio, ora perduto, dato da Martha Bianchi a Herbert F. Jenkins. Il testo è quello dell'edizione delle poesie del 1890.
A proposito di "train" nel primo verso, Johnson annota: "L'uso del termine 'train' è chiarito da una lettera di ED alla sua amica Abiah Root del 28 marzo 1846 (Johnson la cita qui come "unpublished" e in effetti la lettera fu pubblicata tre anni dopo, nell'edizione delle lettere del 1958: L11):
"Yesterday as I sat by the north window the funeral train entered the open gate of the church yard, following the remains of Judge [John] Diskinson's wife to her lon home."
("Ieri mentre ero seduta accanto alla finestra a nord il corteo funebre entrò dai cancelli spalancati del camposanto, seguendo i resti della moglie del Giudice [John] Dickinson.")

L'uccello, che si sente in dovere di dare addio agli uomini che lasciano la vita, è anche la natura che continua il suo ciclo, magari fermandosi un istante a salutare un suo abitante che se ne va.


F398 (1862) / J364 (1862)

The Morning after Wo -
'Tis frequently the Way -
Surpasses all that rose before -
For utter Jubilee -

As Nature did not Care -
And piled her Blossoms on -
And further to parade a Joy
Her Victim stared upon -

The Birds declaim their Tunes -
Pronouncing every word
Like Hammers - Did they know they fell
Like Litanies of Lead -

On here and there - a creature -
They'd modify the Glee
To fit some Crucifixal Clef -
Some Key of Calvary -

    Il Mattino dopo il Dolore -
Di frequente accade così -
Supera tutti quelli levatisi prima -
Per Giubilo assoluto -

Come se la Natura fosse Indifferente -
E accumulasse le sue Fioriture -
E per ostentare ancor di più la Gioia
Fissasse la sua Vittima -

Gli Uccelli declamano le loro Melodie -
Pronunciando tutte le parole
Come Martelli - Sapessero che si abbattono
Come Litanie di Piombo -

Qua e là - su una creatura -
Modificherebbero il Canto
Per adattarlo a una Chiave da Crocifisso -
A una Tonalità da Calvario -

La natura è indifferente ai dolori umani, anzi, sembra quasi che si diverta a far sorgere il suo mattino più bello proprio quando la sofferenza, appena passata, si rinnova in tutta la sua ampiezza (vedi anche la J362-F636).
Molto efficace l'immagine finale: solo la consapevolezza di come quei fenomeni naturali, in altri momenti così belli, si abbattano come macigni su una mente angosciata potrebbe suggerire alla natura di intonare canti più adatti al dolore e alla sofferenza.


F399 (1862) / J524 (1862)

Departed - to the Judgment -
A Mighty - Afternoon -
Great Clouds - like Ushers - leaning -
Creation - looking on -

The Flesh - Surrendered - Cancelled -
The Bodiless - begun -
Two Worlds - like Audiences - disperse -
And leave the Soul - alone -

    Partiti - per il Giudizio -
Un Possente - Pomeriggio -
Grandi Nubi - come Uscieri - s'inchinano -
La Creazione - sta a guardare -

La Carne - Arresa - Cancellata -
L'Incorporeo - è iniziato -
Due Mondi - come Spettatori - si disperdono -
E lasciano l'Anima - da sola -

Due strofe come due pennellate che descrivono con potente sintesi il momento della morte.
Interessante una delle varianti del manoscritto, al settimo verso: "The" al posto di "Two". In genere le varianti dickinsoniane sono suggerimenti che mantengono più o meno lo stesso significato, o che aiutano a chiarire, talvolta anche con più di una indicazione, il senso di una parola che ha più di un significato. Stavolta invece la variante può spostare il senso dei versi: "Two" fa pensare a un significato più "eretico", che anzi quasi nega l'esistenza dell'aldilà, come sei i due mondi (quello terreno e quello celeste, richiamati all'inizio dei versi precedenti: "The Flesh" e "The Bodiless") si facciano da parte nel momento della morte, come spettatori che se ne vanno dopo il calare del sipario, rivelando la loro natura rispettivamente transitoria e illusoria, e lasciando quella misteriosa entità che è l'anima da sola, senza più punti di riferimento. "The" invece fa più pensare a una interpretazione religiosa: i mondi terreni (fisico, spirituale, naturale ecc.) si fanno da parte, lasciando l'anima da sola ad affrontare l'altro di mondo, quello misterioso dell'aldilà.


F400 (1862) / J525 (1862)

I think the Hemlock likes to stand
Upon a Marge of Snow -
It suits his own Austerity -
And satisfies an awe

That men, must slake in Wilderness -
And in the Desert - cloy -
An instinct for the Hoar, the Bald -
Lapland's - nescessity -

The Hemlock's nature thrives - on cold -
The Gnash of Northern winds
Is sweetest nutriment - to him -
His best Norwegian Wines -

To satin Races - he is nought -
But Children on the Don,
Beneath his Tabernacles, play,
And Dnieper Wrestlers, run.

    Penso che all'Abete piaccia stare
Su un Margine di Neve -
Si addice alla sua Austerità -
E soddisfa lo sgomento

Che gli uomini, debbono dissetare nella Selva -
E nel Deserto - saziare -
Un istinto per il Grigio, lo Spoglio -
Di Lapponia - necessità -

La natura dell'Abete prospera - nel freddo -
Lo Stridere dei venti del Nord
È il più dolce nutrimento - per lui -
Il suo migliore Vino di Norvegia -

Per le Razze di raso - egli è un nulla -
Ma i Bambini sul Don,
Sotto i suoi Tabernacoli, giocano,
E i Lottatori del Dnieper, gareggiano.

Il freddo, il gelo, è riservato all'abete, che, per la sua natura, ama il gelido fischio dei venti del nord e la neve sulla quale si erge maestoso. Gli uomini, di fronte alla natura selvaggia provano un timore reverenziale, ma sono anche attirati dal suo grigiore, dalla sua nuda potenza. L'ultima strofa corregge la generalizzazione del "men" al verso 5: non ci sono solo le "razze di raso", quelle che vivono negli agi simboleggiati dal clima temperato, ma anche quelle che sotto lontani abeti giocano e gareggiano, condividendo con essi i rigori di un inverno che là si identifica con la normalità.
Nei versi si legge il contrasto fra il timore e la voglia di immergersi nella natura, con la solita ricchezza e fantasia di immagini: la necessità di Lapponia; lo stridere dei venti del nord ("to gnash" significa "digrignare i denti"); il vino di Norvegia; le razze di raso; i tabernacoli degli abeti.