Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F501 - 550

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F501 (1863) / J828 (1864)

The Robin is the One
That interrupt the Morn
With hurried - few - express Reports
When March is scarcely on -

The Robin is the One
That overflow the Noon
With her cherubic quantity -
An April but begun -

The Robin is the One
That speechless from her Nest
Submit that Home - and Certainty
And Sanctity, are best

    Il Pettirosso è Quello
Che interrompe il Mattino
Con frettolose - poche - esplicite Notizie
Quando Marzo a stento s'affaccia -

Il Pettirosso è Quello
Che inonda il Mezzogiorno
Con le sue cherubiche quantità -
Ad Aprile appena iniziato -

Il Pettirosso è Quello
Che in silenzio dal suo Nido
Suggerisce che Casa - e Certezza
E Santità, sono il meglio

La poesia fu trascritta nei fascicoli nel 1865. La datazione di Franklin al 1863 deriva da due copie precedenti (entrambe perdute): una inviata a Susan (ci resta solo il primo verso in un elenco della figlia, Martha Bianchi) e l'altra a Higginson. Quest'ultima fu pubblicata nell'ottobre 1891 nell'"Atlantic Monthly" con una nota del destinatario che precisava di averla ricevuta acclusa a una lettera della primavera del 1863 (L280).

Un pettirosso dai molteplici impegni. Il suo canto si affaccia brevemente al mattino, quando ha inizio la primavera, come fosse un messaggero che ci dà le prime notizie del giorno. Poi diventa il protagonista del giorno, dispiegando a piene mani le sue angeliche note. Ma il pettirosso non è solo l'uccello che svolazza libero e canterino. È un po' come noi, anche lui ha bisogno di un nido dove rifugiarsi in silenzio, trovando in esso la casa e, nello stesso tempo, le certezze e la santità della vita domestica.
L'ultima strofa è un chiaro elogio delle certezze e della sicurezza del focolare domestico (vedi anche la J824-F796), venato però dalla scelta del pettirosso, di solito simbolo della libertà della natura, e dal verbo "submit" nel penultimo verso, qui usato con il significato di "indicare, suggerire" ma che lascia anche intravedere il significato principale ("sottomettersi"), quasi che il focolare sia in fin dei conti una scelta obbligata.


F502 (1863) / J-

Life is death we're lengthy at,
Death the hinge to life.
    La vita è morte a cui siamo a lungo diretti,
La morte il cardine della vita.

In una lettera alle cugine Norcross della fine di maggio 1863 (L281), preceduta da "Jennie Hitchcock's mother was buried yesterday, so there is one orphan more, and her father is very sick besides. My father and mother went to the service, and mother said while the minister prayed, a hen with her chickens came up, and tried to fly into the window. I suppose the dead lady used to feed them, and they wanted to bid her good-by." ("La madre di Jennie Hitchcock è stata seppellita ieri, così c'è un'orfana in più, e per di più suo padre è molto malato. Mio padre e mia madre sono andati al funerale, e la mamma ha detto che mentre il ministro pregava, è saltata fuori una gallina con i suoi pulcini, cercando di volare fin dentro la finestra. Suppongo che la defunta gli desse abitualmente da mangiare, e loro volessero offrirle l'ultimo saluto.")
L'autografo è perduto e il testo della lettera deriva da una trascrizione di Frances Norcross.

Alla descrizione piuttosto comica dell'accorrere di galline e pulcini a un funerale seguono i due versi che riportano al mistero della vita, così inarrestabilmente diretta verso la morte.


F503 (1863) / J996 (1865)

We'll pass without the parting
So to spare
Certificate of Absence -
Deeming where

I left Her I could find Her
If I tried -
This way, I keep from missing
Those that died.

    Ci dilegueremo senza la separazione
Così da risparmiare
Il Certificato d'Assenza -
Ritenendo che dove

La lasciai potrei ritrovarla
Se tentassi -
In questo modo, mi trattengo dal rimpiangere
Coloro che morirono.

ED fece consegnare questa poesia a Maria Avery Howard, che raccontò il fatto alla nipote Lydia Avery Coonley in una lettera della fine del 1890. La nipote trascrisse la poesia e parte della lettera per Mabel Todd: "Ero solita visitare Amherst abbastanza spesso e conoscevo bene tutti i Dickinson... Quando fui per l'ultima volta ad Amherst, Emily mi mandò a chiamare per andare a trovarla, lei non usciva nemmeno per andare da Sue, e il giorno della mia partenza mi mandò, da una domestica, i versi che accludo, con un oleandro in fiore legato con un nastro nero per dirmi addio così invece di farlo personalmente."
Il manoscritto di questa versione è perduto e il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Nella trascrizione la poesia contiene due varianti: nel primo verso "a" al posto di "the" e nell'ottavo "who" al posto di "that".

Partire senza sancire con un addio diretto la separazione è un po' come rifiutare quel "certificato d'assenza" che la renderebbe concreta. Ed è anche un augurio di potersi un giorno ritrovare, come speriamo che sia con quelli che ci hanno lasciato definitivamente.
Negli ultimi due versi ED sembra giustificare la sua scelta di solitudine, ma anche la sua abitudine di non partecipare ai funerali, compreso quello del padre, del quale non visitò mai la tomba.


F504 (1863) / J783 (1863)

The Birds begun at Four o'clock -
Their period for Dawn -
A Music numerous as space -
But neighboring as Noon -

I could not count their Force -
Their Voices did expend
As Brook by Brook bestows itself
To multiply the Pond.

Their Witnesses were not -
Except Occasional Man -
In homely industry arrayed -
To overtake the Morn -

Nor was it for applause -
That I could ascertain -
But independent Extasy
Of Deity, and Men -

By Six, the Flood had done -
No tumult there had been
Of Dressing, or Departure -
And yet the Band - was gone -

The Sun engrossed the East -
The Day controlled the World -
The Miracle that introduced
Forgotten, as fulfilled.

    Gli Uccelli cominciarono alle Quattro -
Il loro orario per l'Alba -
Una Musica variata come lo spazio -
Ma vicina come il Mezzogiorno -

Non riuscivo a contare le loro Forze -
Le Voci si distribuivano
Come un Ruscello dopo l'altro si offre
Per moltiplicare lo Stagno.

Per loro non c'erano Testimoni -
Salvo Talvolta un Uomo -
Che si preparava al lavoro consueto -
Per anticipare il Mattino -

Né era per gli applausi -
Di ciò ne ero certa -
Ma Estasi indipendente
Dalla Divinità, e dagli Uomini -

Intorno alle Sei, la Piena era finita -
Nessun tumulto c'era stato
Di Preparativi, o Partenze -
Eppure la Banda - se n'era andata -

Il Sole s'impossessò dell'Oriente -
Il Giorno controllava il Mondo -
Il Miracolo che l'aveva introdotto
Dimenticato, non appena compiuto.

Un altro dei mirabili quadri naturali a cui ci ha abituato ED. Stavolta la scena inizia prima dell'alba, o meglio all'ora che è l'alba per gli uccelli. La loro musica si spande dappertutto, tante sono le variazioni delle loro melodie quanto è grande lo spazio che li circonda. Eppure la loro musica, in quel buio che non ci permette di contarli, colpisce il nostro orecchio così come i nostri occhi sono colpiti dalla luce del mezzogiorno. Le loro voci si rincorrono una dopo l'altra, offrendosi alla natura come i ruscelli si offrono per nutrire uno stagno. A quell'ora non ci sono testimoni, al più qualcuno che si è alzato prima dell'alba e si sta preparando in anticipo, per essere pronto al lavoro allo spuntare del giorno. Perciò non c'è nessun dubbio: quel canto non è fatto per ottenere applausi, è un'estatica melodia che non ha nessuno scopo concreto, un puro piacere indipendente da Dio e dagli Uomini. Ed ecco che subito dopo l'alba quella piena che aveva inondato la natura finisce improvvisamente. La conclusione non è annunciata dai soliti rumori che precedono la partenza, eppure il silenzio ci dice che tutta la banda, tutti i suonatori di quelle molteplici melodie se ne sono andati. E quando la luce del sole s'impadronisce dell'oriente, quando il giorno riprende il controllo del mondo, ci rendiamo conto che quel miracolo sonoro che ne era stato una degna ouverture è ormai dimenticato, svanito nel momento in cui si è concluso.
Molti i termini che hanno diversi significati. Al verso 3 "numerous" che significa "numerosi, molteplici" ma anche, riferito alla poesia e alla musica, "melodioso, che alterna piacevolmente versi e suoni brevi e lunghi"; per mantenere il più possibile questo duplice senso di "numerosi" e "piacevolmente melodici" ho tradotto con "variati", una parola che può contenere entrambi i significati.
Al verso 6 "expend" che significa "spendere" in senso proprio, ma anche "consegnare, distribuire sia in pagamento che in donazioni". Qui ho scelto "distribuire".
Al verso 11 "arrayed", che significa "disporsi in ordine per prepararsi a fare qualcosa" ma anche "vestirsi, abbigliarsi". Visto che ED ha inserito la variante "attired", che ha invece il significato univoco di "vestirsi, adornarsi", mi è sembrato evidente che ED volesse dire "salvo talvolta un uomo che si vestiva prima dell'alba per essere pronto alle sue consuete attività allo spuntare del giorno". Per mantenere comunque i due significati ho tradotto con "prepararsi" che, riferito al mattino, ha anche, come in inglese, il significato di "vestirsi".
Al verso 19 "dressing" che ha significati simili ad "arrayed": sia "prepararsi" che "vestirsi". Ho perciò tradotto in modo simile con "preparativi".
Al verso 21 "engrossed" significa "ingrossare" "e "prendersi tutto, impossessarsi". Nell'originale convivono i due significati, infatti il sole all'alba fa diventare più grande l'oriente, rendendolo via via più visibile e, nello stesso tempo, se ne impadronisce, occupandolo completamente. Non ho trovato un termine italiano che mi permettesse questo duplice significato, e così ho scelto "s'impossessò".


F505 (1863) / J785 (1863)

They have a little Odor - that to me
Is metre - nay - 'tis melody -
And spiciest at fading - indicate -
A Habit - of a Laureate -
    Hanno un impercettibile Odore - che per me
È metro - ma non solo - è melodia -
E più pungenti nell'estinguersi - indicano -
Il Temperamento - di un Poeta -

Un copia fu inviata a Gertrude Vanderbilt, probabilmente insieme a dei fiori. Ne conosciamo il testo da una trascrizione di Mabel Todd e rispetto a quella riportata sopra, nei fascicoli, ci sono due differenze: "poesy" ("poesia") al posto di "melody" al verso 2 e "celebrate" ("celebrano") al posto di "indicate" al verso 3, peraltro presenti come varianti anche nei fascicoli.
In quei probabili fiori possiamo però anche leggere una metafora della poesia: i versi di una poesia lasciano dietro di sé una scia molto simile a un profumo, a un odore che non tutti riescono a percepire, e che diventa a un tempo metro e ritmo, musica e poesia. E se il profumo di quei versi persiste, e anzi aumenta, dopo la morte del loro creatore, allora siamo di fronte a un vero poeta.


F506 (1863) / J862 (1864)

Light is sufficient to itself -
If others want to see
It can be had on Window panes
Some Hours of the Day -

But not for Compensation -
It holds as large a Glow
To Squirrel in the Himmaleh
Precisely - as to Me -

    La luce è sufficiente a se stessa -
Se altri vogliono vederla
Può essere còlta sul vetro di una Finestra
In certe Ore del Giorno -

Ma non come un Compenso -
Essa possiede un così grande Splendore
Per lo Scoiattolo sull'Himalaya
Precisamente - come per Me -

Due manoscritti: uno in un foglio singolo (la versione qui riportata) e uno nei fascicoli, con varianti al verso 4: "Some Hours in the Day" e al verso 8: "Precisely, as to you". Johnson indica il 1864 per entrambi, Franklin il 1863 per il primo e il 1865 per il secondo.

La luce, che può essere una metafora della fede, dell'inconoscibile, del mistero, non ha un perché, una spiegazione razionale: ha in se stessa la propria giustificazione. Tuttavia ha anche una rappresentazione visibile, che però è mera apparenza e non rivela il suo intimo significato. Perciò non si deve considerare un compenso, un premio ad personam, il riuscire a vederla, perché la sua apparenza visibile è la stessa, per noi come per chiunque nell'angolo più sperduto del mondo.


F507 (1863) / J595 (1862)

Like Mighty Foot Lights - burned the Red
At Bases of the Trees -
The far Theatricals of Day
Exhibiting - to These -

'Twas Universe - that did applaud -
While Chiefest - of the Crowd -
Enabled by his Royal Dress -
Myself distinguished God -

    Come Potenti Luci di Ribalta - ardeva il Rosso
Alla Base degli Alberi -
La lontana Recita del Giorno
Interpretava - per Essi -

Era l'Universo - che applaudiva -
Finché a Capo Supremo - della Folla -
Resa capace dal suo Abito Regale -
Io riconobbi Dio -

Il tramonto, simbolo della bellezza e della maestà della natura, visto come uno spettacolo teatrale, che illumina la scena del mondo e interpreta la lontana (nel senso di ormai quasi interamente trascorsa) ma ciclica recita del giorno.
Nell'ultima strofa sono possibili due letture, perché non è chiaro se "enabled", nel penultimo verso, si riferisca a "God" o a "Myself". Delle cinque versioni che ho, tre scelgono God (Guidacci nel Meridiano, Bacigalupo e Malroux) e due Myself (Raffo e Quattrone).
Nel primo caso ("Distinto dal suo Abito Regale -"), persino Dio è fra gli spettatori plaudenti e si riconosce subito, perché svetta fra gli altri con la sua maestà e il suo abito regale, ovvero: nel tramonto, nella bellezza della natura, in quegli abiti cosi maestosi e regali, io riconosco Dio. Nel secondo, l'abito regale (sempre la bellezza del tramonto) conferisce all'io narrante la facoltà di poter riconoscere Dio, ovvero: la bellezza della natura è un tramite per riconoscerne il creatore.
Ho scelto la seconda interpretazione, perché il significato del verbo "to enable" ("enabled by" potrebbe essere tradotto con "con l'autorità, o la facoltà, conferitami da") mi sembra adattarsi meglio a questa rispetto all'altra. Comunque la distinzione è sfumata e non determinante: in entrambi i casi il significato ultimo non cambia. Nel primo sembra prevalere una visione vagamente panteistica, mentre nel secondo c'è una più accentuata visione mistica della natura che avvicina a Dio.


F508 (1863) / J1712 (?)

A Pit - but Heaven over it -
And Heaven beside, and Heaven abroad;
And yet a Pit -
With Heaven over it.

To stir would be to slip -
To look would be to drop -
To dream - to sap the Prop
That holds my chances up.
Ah! Pit! With Heaven over it!

The depth is all my thought -
I dare not ask my feet -
'Twould start us where we sit
So straight you'd scarce suspect
It was a Pit - with fathoms under it
It's Circuit just the same
Whose Doom to whom
'Twould start them -
We - could tremble -
But since we got a Bomb -
And held it in our Bosom -
Nay - Hold it - it is calm -

    Una Fossa - ma il Cielo al di sopra -
E Cielo accanto, e Cielo intorno;
Eppure una Fossa -
Col Cielo al di sopra.

Agitarsi sarebbe scivolare -
Guardare sarebbe cadere -
Sognare - insidiare il Puntello
Che regge le mie sorti.
Ah! Fossa! Col Cielo al di sopra!

Il profondo mi assorbe il pensiero -
Non oso chiedere ai miei passi -
Ci farebbe coscienti di dove sediamo
Così diritti da sospettare a malapena
Che sia una Fossa - con abissi al di sotto
Il suo Circuito proprio lo stesso
Di chi Sentenzia a quali
Dar loro coscienza -
Noi - potremmo tremare -
Ma da quando carpimmo una Bomba -
E la tenemmo stretta al Petto -
Anzi - la Teniamo - c'è calma -

Nell'edizione Johnson non ci sono gli ultimi cinque versi (vedi la J443-F522) e ce n'è uno aggiunto tra i versi 15 e 16: "Seed - summer - tomb" ("Seme - estate - tomba"), considerato da Franklin un'aggiunta di Mabel Todd alla trascrizione della poesia, di Harriet Graves.
Nell'edizione Franklin (il testo è quello riportato sopra), la poesia è considerata come parte del Fascicolo 24 (vedi anche la J1710-F509) con l'aggiunta dei cinque versi finali, gli unici di cui abbiamo il manoscritto autografo, trascritti da ED qualche pagina dopo i primi sedici. La ricostruzione dei problemi testuali di questa poesia è in Franklin, The Editing of Emily Dickinson: A Reconsideration, University of Wisconsin Press, Madison, 1967, pagg. 40-47 e, con un testo rivisto, in "Harvard Library Bulletin", 28 (July 1980), pagg. 245-57.

La fossa del primo verso può essere la tomba, ma anche, e insieme, il pozzo dove è sepolta la conoscenza dell'invisibile. È immersa in profondità ma nello stesso tempo ha il cielo che la circonda, come qualcosa che ha in sé il mistero ma anche la via per svelarlo. È un luogo nel quale bisogna fare attenzione, si rischia di scivolarci dentro agitandosi troppo per conoscerlo, oppure di cadere in quegli abissi cercando di guardarli troppo nel profondo; e anche sognare, fantasticare su quell'enigma, rischia di sgretolare i fragili sostegni razionali che ci sorreggono. Perciò, anche se quel mistero ci attira e assorbe tutti i nostri pensieri, non osiamo scandagliarlo perché abbiamo paura di saperne troppo, di essere coscienti di quanto sia profondo e irraggiungibile, di quali abissi ci siano lì sotto, abissi paragonabili soltanto a quelli di chi governa quel mistero, di chi decide se, a chi e quando svelarne i segreti.
Negli ultimi quattro versi è essenziale capire cosa sia quella "bomba", conquistata e tenuta ben stretta al petto. Possiamo leggerla con due significati, opposti ma anche complementari. La chiave può essere l'ultimo verso, anzi le ultime parole: "it is calm"; la "calma" si può ottenere in due modi: con la fede senza domande, che non dà risposte ma verità assolute, ma anche con la serena consapevolezza che quel mistero è una nostra creazione e che al di là della vita che conosciamo non c'è altro che il nulla.


F509 (1863) / J1710 (?)

A curious Cloud surprised the Sky,
'Twas like a sheet with Horns;
The sheet was Blue -
The Antlers Gray -
It almost touched the Lawns.

So low it leaned - then statelier drew -
And trailed like robes away;
A Queen adown a satin aisle,
Had not the majesty.

    Una curiosa Nube colse il Cielo di sorpresa,
Era come una vela con le Corna;
La vela era Azzurra -
Il Palco di Corna Grigio -
Quasi toccava i Prati.

Si piegò in basso - poi più solenne avanzò -
E si dilatò come uno strascico;
Una Regina sotto un'ala di raso,
Non ne avrebbe la maestà.

Il manoscritto è perduto, ma Franklin afferma che la poesia era inserita nel Fascicolo 24, di seguito alla J1712-F508, in un foglio poi staccato e non rintracciato.

Una nuvola si impadronisce improvvisamente del cielo. Sembra come il palco di corna di un cervo che si staglia sull'azzurro del cielo, si abbassa fin quasi a toccare il terreno e poi si dilata come se indossasse uno strascico che farebbe sfigurare quello di una regina.
Le immagini "naturali" di ED sembrano inesauribili, come se la natura fosse talmente ricca da proporre in ogni suo fenomeno una quantità praticamente infinita di sorprese e suggestioni per l'occhio che la sa guardare.


F510 (1863) / J602 (1862)

Of Brussels - it was not -
Of Kidderminster? Nay -
The Winds did buy it of the Woods -
They - sold it unto me

It was a gentle price -
The poorest - could afford -
It was within the frugal purse
Of Beggar - or of Bird -

Of small and spicy Breadths -
In hue - a mellow Dun -
Of Sunshine - and of Sere - Composed -
But, principally - of Sun -

The Wind - unrolled it fast -
And spread it on the Ground -
Upholsterer of the Pines - is He -
Upholsterer - of the Pond -

    Di Bruxelles - non era -
Di Kidderminster? Nemmeno -
I Venti lo hanno comprato dai Boschi -
Loro - lo hanno venduto a me

Il prezzo fu moderato -
I più poveri - potrebbero permetterselo -
Era alla portata della frugale borsa
Di un Mendicante - o di un Uccello -

Di piccola e aromatica Larghezza -
Di colore - un maturo Castano -
Di Luce del Sole - e di Avvizzimento - Composto -
Ma, principalmente - di Sole -

Il Vento - lo ha srotolato in fretta -
E disteso sul Terreno -
Tappezziere dei Pini - è Lui -
Tappezziere - degli Stagni -

Il testo riportato sopra è nei fascicoli, un'altra copia fu spedita a Louise e Frances Norcross (restano i primi due versi trascritti da Frances nell'elenco delle poesei ricevute dalla cugina) con un ago di pino. Il soggetto è appunto il manto di aghi di pino che il vento deposita sul terreno e sugli stagni, come fosse un tappeto. Perciò nei primi versi ED cita Bruxelles, per gli arazzi di Fiandra, e Kidderminster, una cittadina inglese vicino a Birmingham famosa per la produzione di tappeti.
Al verso 9 ho scelto la variante "Breadths" al posto di "Yards" ("Iarde").


F511 (1863) / J603 (1862)

He found my Being - set it up -
Adjusted it to place -
Then carved his name - upon it -
And bade it to the East

Be faithful - in his absence -
And he would come again -
With Equipage of Amber -
That time - to take it Home -

    Egli trovò il mio Essere - lo tirò su -
Lo mise bene a posto -
Poi incise il suo nome - su di esso -
E gli ordinò che all'Est

Fosse fedele - in sua assenza -
E che sarebbe ritornato -
Con un Equipaggio d'Ambra -
Stavolta - per portarlo a Casa -

Chi è quell'"He" iniziale? Il quarto e quinto verso fanno pensare al sole. L'ultimo a Dio. Il tono colloquiale dei primi due al marito che parte e raccomanda fedeltà. Non è da escludere un collage di tutte queste cose.
La Malroux commenta così: "Il 'He' del primo verso è ambiguo. Potrebbe rappresentare sia Dio, sia Cristo, venuto a completare l'opera divina, sia l'Amante (o il futuro Sposo) che esige fedeltà in sua assenza. L'"Equipaggio d'Ambra" al verso sette evoca il sole al tramonto, cosa che accrediterebbe la prima interpretazione, ma d'altro canto il sole è il simbolo dell'amore maschile, per ED. Infine, essendo all'epoca l'ambra la materia con la quale si catturavano le mosche, si può anche leggere la poesia come una satira del matrimonio, con la sposa che diventa prigioniera per sempre."


F512 (1863) / J604 (1862)

Unto my Books - so good to turn -
Far ends of tired Days -
It half endears the Abstinence -
And Pain - is missed - in Praise -

As Flavors - cheer Retarded Guests
With Banquettings to be -
So Spices - stimulate the time
Till my small Library -

It may be Wilderness - without -
Far feet of failing Men -
But Holiday - excludes the night -
And it is Bells - within -

I thank these Kinsmen of the Shelf -
Their Countenances Kid
Enamor - in Prospective -
And satisfy - obtained -

    Ai miei Libri - così bello rivolgermi -
Ultimo lembo di stanche Giornate -
Che fa quasi amare l'Astinenza -
E la Pena - trascurare - nel Plauso -

Come le Fragranze - allietano gli Ospiti in Ritardo
Con promesse di Banchetti -
Così gli Aromi - stimolano il tempo
Fino alla mia piccola Biblioteca -

Può esserci il Deserto - là fuori -
Lontani passi di Uomini imperfetti -
Ma la Festa - esclude la notte -
Ed è Scampanio - dentro -

Ringrazio questi Parenti dello Scaffale -
Le loro Fisionomie di Pelle
Innamorano - nell'Attesa -
E appagano - ottenuti -

Un bellissimo inno ai libri, a questi parenti dello scaffale che ci attendono alla fine della nostra faticosa giornata, per trasformarla in una festa, in un gioioso scampanio. Anche se fuori c'è il deserto e l'imperfetta vita di noi mortali, i loro aromi, come le fragranze di piatti già pronti che fanno pregustare il banchetto agli ospiti che arrivano in ritardo, ci fanno desiderare che passi in fretta il tempo che ci separa dalle loro fisionomie di pelle, quando potremo smettere di sospirare nell'attesa e appagarci di averli fra le mani e davanti agli occhi.


F513 (1863) / J605 (1862)

The Spider holds a Silver Ball
In unperceived Hands -
And dancing softly as He knits
His Coil of Pearl - unwinds -

He plies from nought to nought -
In unsubstantial Trade -
Supplants our Tapestries with His -
In half the period -

An Hour to rear supreme
His Theories of Light -
Then dangle from the Housewife's Broom -
His Sophistries - forgot -

    Il Ragno tiene un Gomitolo d'Argento
In Mani impercettibili -
E danzando delicatamente mentre tesse
Il suo Rotolo di Perla - dispiega -

Si affretta da nulla a nulla -
In incorporeo Traffico -
Soppiantando i nostri Arazzi con i Suoi -
In metà tempo -

Un'Ora per innalzare supreme
Le Sue Teorie di Luce -
Per poi penzolare dalla Scopa della Massaia -
Le Sue Sofisticherie - dimenticate -

La tela del ragno diventa l'inconoscibile ragnatela della nostra esistenza, che come quella si dispiega da nulla a nulla, dal nulla che precede la nascita al nulla che segue la morte. Per quanto possa essere argentea, di perla, preziosa come arazzi, splendente, la ragnatela, come la vita, è destinata in breve tempo a penzolare dal manico di una scopa. E di essa non rimane niente.
Questa è una lettura forse un po' estrema, ma secondo me giustificata da quel "nought to nought" del quinto verso. Si può anche però interpretare come una metafora della fallacia delle imprese umane: per quanto grandi e importanti siano, sono comunque destinate all'oblio, o, ancora, come la supremazia delle bellezze della natura rispetto alle nostre, una supremazia quasi sempre misconosciuta e, talvolta, spazzata via con noncuranza, come fa una massaia col delicato merletto di una ragnatela, vista solo come un disturbo alla linda e asettica pulizia della casa.
Ho utilizzato quattro varianti: verso 3: " as He knits" al posto di "to Himself" ("per Sé"); verso 4: "Coil" al posto di "Yarn" ("Filo"); verso 10: "Theories" al posto di "Continents" ("Continenti"); verso 12: "Sophistries" al posto di "Boundaries" ("Confini").


F514 (1863) / J598 (1862)

Three times - we parted - Breath - and I -
Three times - He would not go -
But strove to stir the flickering fan
The Waters - strove to stay.

Three Times - the Billows threw me up -
Then caught me - like a Ball -
Then made Blue faces in my face -
And pushed away a sail

That crawled Leagues off - I liked to see -
For thinking - While I die -
How pleasant to behold a Thing
Where Human faces - be -

The Waves grew sleepy - Breath - did not -
The Winds - like Children - lulled -
Then Sunrise kissed my Chrysalis -
And I stood up - and lived -

    Tre volte - ci separammo - il Respiro - ed io -
Tre volte - non volle andarsene -
Ma si sforzava per smuovere il soffio fluttuante
Che le Acque - si sforzavano di arrestare.

Tre volte - Le Ondate mi scagliarono in alto -
Poi mi afferrarono - come una Palla -
Poi fecero Azzurre smorfie sulla mia faccia -
E spinsero via una vela

Che procedeva a Leghe di distanza - mi piaceva vederla -
Perché pensavo - Mentre muoio -
Com'è piacevole guardare una Cosa
In cui - ci sono volti Umani -

Le Onde si fecero sonnolente - il Respiro - no -
I Venti - come Bambini - si quietarono -
Poi l'Aurora baciò la mia Crisalide -
Ed io mi drizzai - e vissi -

La lotta con il mare di qualcuno che sta annegando diventa la continua lotta della vita, in cui molte volte il respiro sembra mancare per poi tornare. Il finale è aperto. Bacigalupo scrive "La morte descritta come un annegamento in vista di una vela distante. Il respiro della vita della prima strofa diventa quello della vita eterna nella conclusione." È un'interpretazione suggestiva, sorretta da quell'aurora che bacia la crisalide (il corpo) come per aprirla e liberare l'anima, destinata (come la farfalla) a una nuova vita, quella immortale, oltre che da quel "tre volte" ripetuto, che fa pensare che non ci sia una quarta volta. Ma gli ultimi due versi possono anche essere intesi come una vittoria della vita sugli elementi avversi, ormai placati. In questo caso il respiro rimane quello del primo verso, "tre volte" assume il significato di "molte volte" e la solare luce dell'aurora infonde nuova vita alla crisalide-corpo, permettendogli di continuare a vivere.
Nella terza strofa ho lasciato il tempo presente perché secondo me va letta come un discorso diretto; in pratica come se ci fossero le virgolette da "Mentre muoio" fino alla fine della strofa.
Al verso 3 ho scelto la variante " flickering fan" al posto di "lifeless Fan" ("Soffio senza vita").


F515 (1863) / J599 (1862)

There is a pain - so utter -
It swallows Being up -
Then covers the Abyss with Trance -
So Memory can step
Around - across - upon it -
As One within a Swoon -
Goes safely - where an open eye -
Would drop Him - Bone by Bone -
    C'è una sofferenza - così assoluta -
Che ingoia l'Essere -
Poi copre l'Abisso con l'Estasi -
Così la Memoria può passarci
Intorno - attraverso - sopra -
Come Chi immerso nel Deliquio -
Proceda sicuro - dove un occhio aperto -
Lo farebbe cadere - Osso dopo Osso -

Anche qui ED usa i suoi ferri chirurgici per descrive una sofferenza estrema, che annulla la nozione stessa di "Essere". L'unica difesa è chiudere gli occhi, chiudere la mente, che non reggerebbe a una prova così tremenda. Così la stessa sofferenza ricopre l'abisso che ha creato con l'estasi, l'inconsapevolezza che ci fa avere visioni celesti dove c'è solo la cruda vita terrena, così da permetterci di procedere in un cammino che altrimenti non riusciremmo a percorrere. Ma dobbiamo stare ben attenti a non aprire gli occhi: la consapevolezza ci farebbe cadere, osso dopo osso.
Ho tradotto "trance" ( v.3) con "estasi" perché questa è la definizione del Webster, che non cita il significato che noi diamo di solito a questa parola riferendola perlopiù a fenomeni spiritici. Nel Meridiano (Silvio Raffo) è tradotto con "catalessi", che corrisponde alla definizione dell'inglese "catalepsy" ma non a quella di "trance". Inoltre credo che ED si riferisse proprio al fenomeno dell'estasi, che, come ho detto sopra, non è una inconsapevolezza passiva, come appunto la catalessi, ma la visione illusoria di qualcosa di meraviglioso che nella realtà non esiste. Perché allora ha usato "trance" e non "ecstasy"? A parte il possibile uso di un sinonimo (nel Webster sono appunto considerati tali), credo che nella parola "trance" vi sia un qualcosa di diverso che fa pensare a uno stato derivante da un evento esteriore, mentre "ecstasy" in genere proviene dall'interno, da una mente che si autoconvince di qualcosa.
Nell'ultimo verso ho tradotto "drop" con "cadere". In realtà "drop" significa (oltre a "cadere" in senso lato, come anche "spill" che ED indica come variante) "gocciolare, cadere goccia a goccia" (mentre "spill" significa "versare, o anche spillare"). Il senso è perciò "farebbe cadere ad una ad una le sue ossa" (come fossero ossa che "gocciolano" dal corpo). Così avrei dovuto però sacrificare quel "Bone by Bone" ("Osso dopo Osso"), che invece volevo conservare, e cambiare la costruzione del verso. D'altronde "cadere" seguito da "Osso dopo Osso" credo che dia comunque un'immagine simile a quella dell'originale, oltre a essere logicamente conseguente al "procedere sicuro" del verso precedente.
Ci sarebbe un'alternativa. ED ha indicato la variante "steady" ("saldo, stabile, compatto) al "safely" del penultimo verso. Adottandola si potrebbe tradurre con "Si mantenga saldo - dove un occhio aperto / Lo farebbe sfaldare - Osso dopo Osso". Insomma, le possibilità, come al solito, sono tante. Ne dovevo scegliere una e ho scelto quella che mi piaceva di più, soprattutto perché l'immagine che avevo visualizzato era quella di qualcuno che scende le scale: se non le guardi in genere vai giù sicuro, se abbassi gli occhi rischi di inciampare e cadere.
Dubbi come questo sono molto frequenti quando si traduce, e le soluzioni sono il più delle volte intercambiabili.
Al verso 2 ho scelto la variante "Being" al posto di "substance" ("sostanza").


F516 (1863) / J600 (1862)

It troubled me as once I was -
For I was once a Child -
Concluding how an atom - fell -
And yet the Heavens - held -

The Heavens weighed the most - by far -
Yet Blue - and solid - stood -
Without a Bolt - that I could prove -
Might Giants - understand?

Life set me larger - problems -
Some I shall keep - to solve
Till Algebra is easier -
Or simpler proved - above -

Then - too - be comprehended -
What sorer - puzzled me -
Why Heaven did not break away -
And tumble - Blue - on me -

    Turbava colei che una volta ero -
Perché una volta ero una Bambina -
Stabilire perché un atomo - cadesse -
E invece i Cieli - si reggessero -

I Cieli pesavano di più - di gran lunga -
Eppure Azzurri - e solidi - restavano -
Senza un Bullone - che io potessi verificare -
Può darsi che i Giganti - lo capissero?

La vita mi ha proposto più grandi - problemi -
Qualcuno lo terrò - per risolverlo
Quando l'Algebra sarà più facile -
O più semplice dimostrarlo - lassù -

Allora - pure - sarà chiarito -
Ciò che con più fastidio - mi sconcertava -
Perché il Cielo non si spezzasse -
Precipitando - Azzurro - su di me -

Una bambina si fa domande più grandi di lei: "come mai un atomo, un granello di polvere, cade mentre i cieli, così pesanti, riescono a reggersi tranquillamente? Si guarda intorno cercando i bulloni che possano sostenere un peso così enorme, ma non trova nulla; allora si chiede: "forse i grandi lo capiranno, questo mistero?"
Qui la poesia vira bruscamente e ci porta direttamente dai dubbi fanciulleschi alle soluzioni dell'aldilà. I "Giants" dell'ottavo verso sono i "grandi" per la bambina curiosa, ma sono anche coloro che sono morti, che hanno raggiunto la grandezza dell'immortalità e che attraverso questo passaggio hanno anche raggiunto la comprensione di quello che durante la vita resta misterioso.
Perché le ingenue domande di una bambina diventano problemi più grandi, ma mantengono in molti casi il mistero che la turbava. Non rimane allora che tenerseli questi dubbi irrisolvibili, aspettando di arrivare lassù, un posto dove l'algebra sarà più facile (qui spunta l'idiosincrasia di ED verso la matematica) o dove comunque sarà più semplice dimostrare i teoremi (che evidentemente avevano fatto penare la piccola Emily).
Al verso 8 ho scelto la variante "Might" al posto di "Would".


F517 (1863) / J601 (1862)

A still - Volcano - Life -
That flickered in the night -
When it was dark enough to do
Without erasing sight -

A quiet - Earthquake Style -
Too subtle to suspect
By natures this side Naples -
The North cannot detect

The Solemn - Torrid - Symbol -
The lips that never lie -
Whose hissing Corals part - and shut -
And Cities - ooze away -

    Una silenziosa - di Vulcano - Vita -
Che fluttuava nella notte -
Quando era buio abbastanza per fare
A meno della vista che cancella -

Un quieto - Stile di Terremoto -
Troppo sottile per far insospettire
Nature di questo lato di Napoli -
Il Nord non sa distinguere

Il Solenne - Torrido - Simbolo -
Le labbra che non mentono mai -
I cui sibilanti Coralli si separano - e si serrano -
E Città - dissolvono -

ED fa un autoritratto. Una silenziosa ma vulcanica vitalità, che preferisce rivelarsi di notte, quando il buio impedisce alla luce di abbagliare e cancellare ciò che è nascosto, che è dentro di noi. Un quieto stile di terremoto (evidente dicotomia), così ben nascosto che fa vedere il quieto e cela il terremoto, e non fa minimamente insospettire chi è nato lontano da vulcani, simboleggiati dalle labbra dei loro crateri, che si aprono e si richiudono dissolvendo città intere.
Un ritratto autobiografico esattamente conforme a ciò che avveniva ad Amherst: un vulcano, un terremoto che covava sotto la cenere (ED indica al verso 6 la variante "endangering" - che significa appunto "covare sotto la cenere" - al posto di "subtle") in una tranquilla e borghese casa di Main Street, senza che nessuno sospettasse minimamente il movimento tellurico che aveva accanto.
Al verso 10 "lie" significa anche "giacere" e perciò potremmo leggere "labbra che non giacciono (o riposano) mai". Ma anche mentire ha senso, perché le labbra che non mentono, dalle quali scaturiscono i versi, sono contrapposte alla maschera esteriore del vulcano-terremoto, che deve apparire silenzioso e quieto.


F518 (1863) / J596 (1862)

When I was small, a Woman died -
Today - her Only Boy
Went up from the Potomac -
His face all Victory

To look at her - How slowly
The Seasons must have turned
Till Bullets clipt an Angle
And He passed quickly round -

If pride shall be in Paradise -
Ourself cannot decide -
Of their imperial conduct -
No person testified -

But, proud in Apparition -
That Woman and her Boy
Pass back and forth, before my Brain
As even in the sky -

I'm confident that Bravoes -
Perpetual break abroad
For Braveries, remote as this
In Yonder Maryland -

    Quando ero piccola, una Donna morì -
Oggi - il suo Unico Ragazzo
È salito dal Potomac -
Il volto Vittorioso

Per vederla - Quanto lente
Le Stagioni debbono essere trascorse
Finché le Pallottole scalfirono un Angolo
Ed Egli rapidamente lo aggirò -

Se vi sarà orgoglio in Paradiso -
Non possiamo saperlo -
La loro imperiale condotta -
Nessuno ha attestato -

Ma, orgogliosa Apparizione -
Quella Donna e il suo Ragazzo
Passano e ripassano, davanti alla mia Mente
Come pure nel cielo -

Sono certa che Ovazioni -
Perpetue si levino
Per Eroismi, remoti come questo
Laggiù nel Maryland -

Secondo Johnson la poesia è dedicata al primo caduto di Amherst nella guerra civile, Francis H. Dickinson (omonimo ma non della famiglia di ED), ucciso il 21 ottobre 1861 nella battaglia di Ball's Bluff, una località sul Potomac in Virginia, ai confini con il Maryland. Franklin esprime dei dubbi circa questo accostamento e scrive: "Il soldato può non essere del luogo, o comunque realmente esistito, visto che nessuno dei caduti di Amherst fu ucciso nel Maryland."
Anche in poesie che potrebbero sembrare d'occasione come questa emerge la maestria descrittiva di ED. Bello l'inizio, con il ricordo della madre del ragazzo caduto in battaglia; un collegamento circolare che si chiude con il ritrovarsi del figlio con la madre. Tipica di ED la descrizione della morte, con le pallottole che scalfiscono un angolo di quel corpo, quasi a rispettare l'eroismo del caduto, e lui che rapido lo aggira (ovvero si gira, visto che l'angolo era il suo) per voltare le spalle alla vita e incontrare la morte. Al verso 15 ho tradotto "Pass back and forth" (letteralmente: "Passano avanti e indietro") con "Passano e ripassano" per poter tradurre "before" con "davanti a" evitando "avanti" - "davanti".


F519 (1863) / J441 (1862)

This is my letter to the World
That never wrote to Me -
The simple News that Nature told -
With tender Majesty

Her Message is committed
To Hands I cannot see -
For love of Her - Sweet - countrymen -
Judge tenderly - of Me

    Questa è la mia lettera al Mondo
Che non scrisse mai a Me -
Semplici Notizie che la Natura raccontò -
Con tenera Maestà

Il suo Messaggio è affidato
A Mani che non posso vedere -
Per amor Suo - Dolci - compatrioti -
Giudicate teneramente - Me

Una delle sue poesie più famose, dove ED, come in altre ma qui in modo molto più diretto, descrive la sua poesia. I primi due versi parlano di una comunicazione a senso unico, come se ED non avesse mai trovato negli altri qualcosa che potesse competere con la sua insaziabile voglia di dire, di narrare, di descrivere; ma possono anche essere letti come un accenno alla sua scelta di solitudine. I successivi due versi, nella loro asciutta semplicità, sono un tributo alla natura, che nelle sue forme più varie, interiori ed esteriori, è stata l'ispiratrice dei suoi versi, con quelle "semplici notizie" trasformate in sempre nuove e sorprendenti pagine di poesia. Nei primi due versi della seconda strofa una bellissima immagine dei suoi lettori futuri, di quelle mani invisibili che sfoglieranno le sue pagine e sapranno coglierne il messaggio. E infine, negli ultimi due versi, un artificio retorico, un affidarsi alla benevolenza del lettore, dove il "compatriota" non è tanto chi è nato nello stesso posto ma chi è capace di condividere la bellezza della poesia.


F520 (1863) / J442 (1862)

God made a little Gentian -
It tried - to be a Rose -
And failed - and all the Summer laughed -
But just before the Snows

There rose a Purple Creature -
That ravished all the Hill -
And Summer hid her Forehead -
And Mockery - was still -

The Frosts were her condition -
The Tyrian would not come
Until the North - invoke it -
Creator - Shall I - bloom?

    Dio fece una piccola Genziana -
Che tentò - d'essere una Rosa -
E fallì - e l'Estate tutta intera rise -
Ma appena prima delle Nevi

Là si levò una Purpurea Creatura -
Che incantò tutta la Collina -
E l'Estate nascose la sua Fronte -
E lo Scherno - fu zittito -

Il Gelo era la sua condizione -
L'Indaco non giunge
Finché il Nord - non lo invoca -
Creatore - io - fiorirò?

Bellissima metafora della vita e della morte. Nasciamo piccole genziane e tentiamo di diventare una rosa, ma solo la morte (il gelo, le nevi, il nord) potrà farci sbocciare nel purpureo splendore dell'immortalità. Nell'ultimo verso si insinua l'immancabile dubbio dickinsoniano: "caro creatore, ma io ce la farò a fiorire, o è tutta un'illusione?"
Per "Tyrian" (v. 10) vedi la J140-F90.


F521 (1863) / J597 (1862)

It always felt to me - a wrong
To that Old Moses - done -
To let him see - the Canaan -
Without the entering -

And tho' in soberer moments -
No Moses there can be
I'm satisfied - the Romance
In point of injury -

Surpasses sharper stated -
Of Stephen - or of Paul -
For these - were only put to death -
While God's adroiter will

On Moses - seemed to fasten
In tantalizing Play
As Boy - should deal with lesser Boy -
To show supremacy -

The fault - was doubtless Israel's -
Myself - had banned the Tribes -
And ushered Grand Old Moses
In Pentateuchal Robes

Upon the Broad Possession
'Twas little - He should see -
Old Man on Nebo! Late as this -
My justice bleeds - for Thee!

    Mi è sempre parsa - un'ingiustizia
Fatta - a quel Vecchio Mosè -
Permettergli di vedere - Canaan -
Senza farlo entrare -

E sebbene in più sobri momenti -
Non possa esserci un Mosè
Sono convinta - che la Leggenda
Nel punto che riguarda tale offesa -

Superi quelle più crude -
Di Stefano - o di Paolo -
Perché questi - furono solo messi a morte -
Mentre la più ingegnosa volontà di Dio

Su Mosè - sembrò concentrarsi
Giocando a stuzzicarne il desiderio
Come un Ragazzo - fa con un Ragazzo più piccolo -
Per dimostrare la sua supremazia -

La colpa - fu senza dubbio d'Israele -
Io - avrei bandito le Tribù -
E scortato il Grande Vecchio Mosè
In Vesti da Pentateuco

Nei Vasti Possedimenti
Fu poco - fargli vedere -
Vegliardo sul Nebo! Ancora oggi -
Il mio senso di giustizia sanguina - per Te!

Il racconto biblico della privazione inferta da Dio a Mosè, portato sul monte Nebo a mirare la terra promessa sapendo di non poter mai entrarci (Deuteronomio 34, 1-4 - vedi la J168-F179), diventa una metafora della nostra condizione di esseri a cui Dio ha dato la possibilità di scorgere la "terra promessa" (la felicita? l'immortalità?) senza completare l'opera con la sicurezza che tale terra esista davvero.
In qualche punto traduzione piuttosto complicata perché il senso dei versi rimane oscuro.
I versi 5 e 6 dovrebbero significare: "in momenti normali non ci sarebbe bisogno di un Mosè".
Il verso 22 potrebbe anche essere: "è poco, ciò che egli dovette vedere". Nel Meridiano il verso è riportato con la variante "'Twas little - But titled Him - to see -" ("troppo poco / concedergli nient'altro che la vista -") ma nei manoscritti "But titled Him - to see" è indicato come sostitutivo dell'intero verso, senza perciò l'iniziale "'Twas little".
Nel penultimo verso "Late as this" rimane oscuro. Nel Meridiano è tradotto con "anche se tardi", Bacigalupo, Errante e la Malroux traducono con "ancora oggi"; nel dubbio, mi sono attenuto alla maggioranza.
Al verso 14 ho scelto la variante "In" al posto di "With". Al verso 16 "To show supremacy" al posto di "To prove ability" ("Per provare la sua abilità").


F522 (1863) / J443 (1862)

I tie my Hat - I crease my Shawl -
Life's little duties do - precisely -
As the very least
Were infinite - to me -

I put new Blossoms in the Glass -
And throw the Old - away -
I push a petal from my Gown
That anchored there - I weigh
The time 'twill be till six o'clock -
So much I have to do -
And yet - existence - some way back -
Stopped - struck - my ticking - through -

We cannot put Ourself away
As a completed Man
Or Woman - When the errand's done
We came to Flesh - upon -
There may be - Miles on Miles of Nought -
Of Action - sicker far -
To simulate - is stinging work -
To cover what we are
From Science - and from Surgery -
Too Telescopic eyes
To bear on us unshaded -
For their - sake - Not for Our's -

Therefore - we do life's labor -
Though life's Reward - be done -
With scrupulous exactness -
To hold our Senses - on -

    Ripongo il Cappello - piego lo Scialle -
Con scrupolo - adempio ai piccoli doveri della vita -
Come se il più minuto
Fosse l'infinito - per me -

Metto i Fiori freschi nel Vaso -
E butto via - i Vecchi -
Scaccio dalla Gonna un petalo
Che là s'era ancorato - valuto
Il tempo che resterà fino alle sei -
Così tanto ho da fare -
Eppure - l'esistenza - tempo addietro -
Si arrestò - colpì - il mio ticchettio - da parte a parte -

Non possiamo riporre Noi stessi
Come Uomo o Donna
Compiuti - Quando è concluso il compito
Per cui ci siamo imbattuti - nella Carne -
Ci possono essere - Miglia e Miglia di Nulla -
Dell'Azione - assai più penose -
Simulare - è una pungente fatica -
Mascherare ciò che siamo
Alla Scienza - e alla Chirurgia -
Occhi troppo Telescopici
Puntati su noi indifesi -
Per il loro - interesse - Non per il Nostro -

Perciò - adempiamo al lavoro della vita -
Benché il Compenso della vita - sia concesso -
Con scrupolosa esattezza -
Per mantenere i nostri Sensi - su di essa -

Nell'edizione Johnson la poesia ha cinque versi in più alla fine della penultima strofa: "'Twould start them - / We - could tremble - / But since we got a Bomb - / And held it in our Bosom - / Nay - Hold it - it is calm -" ("Dar loro coscienza - / Noi - potremmo tremare - / Ma da quando carpimmo una Bomba - / E la tenemmo stretta al Petto - / Anzi - la Teniamo - c'è calma -"). Nella successiva edizione di Franklin questi versi sono attribuiti alla parte finale della J1712-F508.

Molto ricca di suggestioni più o meno misteriose. Inizia con un quadretto casalingo che si prolunga per dieci versi, per poi arrestarsi improvvisamente, come un colpo di timpano dopo un valzerotto paesano (valzerotto con due incisi deliziosi: i piccoli doveri che diventano l'infinito, il petalo "ancorato" alla gonna). La cesura è lo "Stopped" del verso 12, suddiviso dalle lineette in quattro brevissime sezioni allitteranti. Ecco che inizia un viaggio nella vita che sembra finita e invece deve continuare. Quel qualcosa che colpì il "ticchettio" (il battito del cuore, la vita stessa) non ci permette però di "riporre noi stessi" come se avessimo concluso quel compito (ED usa "errand" che significa letteralmente "commissione", "incarico") che era lo scopo del nostro vivere (altra immagine geniale: "per cui ci siamo imbattuti nella Carne"). Dobbiamo percorrere miglia a miglia di nulla, assai più penose dell'azione. E in questo nulla non siamo liberi, dobbiamo simulare di essere ancora vivi, mascherare il fatto che invece non ci sentiamo più vivi. Troppi occhi ci guardano e noi siamo come nudi, non protetti da nessuno schermo ("unshaded") che ci permetta di sfuggire a quegli occhi telescopici (gli altri, Dio) che ci controllano ma ai quali non interessa niente di noi. E allora siamo costretti a continuare a vivere, anche se sappiamo che l'unico compenso della nostra fatica di vivere questo scampolo di esistenza priva per noi di significato, sarà niente di più che l'esistenza stessa. Alla fine della lettura il decimo verso: " So much I have to do" appare in tutta la sua ironia, e il "valzerotto" assume tutt'altro aspetto.


F523 (1863) / J606 (1862)

The Trees like Tassels - hit - and swung -
There seemed to rise a Tune
From Miniature Creatures
Accompanying the Sun -

Far Psalteries of Summer -
Enamoring the Ear
They never yet did satisfy -
Remotest - when most fair

The Sun shone whole at intervals -
Then Half - then utter hid -
As if Himself were optional
And had Estates of Cloud

Sufficient to enfold Him
Eternally from view -
Except it were a whim of His
To let the Orchards grow -

A Bird sat careless on the fence -
One gossipped in the Lane
On silver matters charmed a Snake
Just winding round a Stone -

Bright Flowers slit a Calyx
And soared upon a Stem
Like Hindered Flags - Sweet hoisted -
With Spices - in the Hem -

'Twas more - I cannot mention -
How mean - to those that see -
Vandyke's Delineation
Of Nature's - Summer Day!

    Gli Alberi come Nappe - sbattevano - e dondolavano -
Sembrava alzarsi una Musica
Da Creature in Miniatura
Che accompagnavano il Sole -

Lontani Salteri dell'Estate -
Innamoravano l'Orecchio
Che pure di loro non era mai sazio -
Tanto più remoti - quanto più belli

Il Sole splendeva intero ad intervalli -
Quando a Metà - quando tutto nascosto -
Come se fosse Lui a decidere
E avesse Patrimoni di Nubi

Sufficienti a sottrarlo
Eternamente alla vista -
Salvo che per un Suo capriccio fosse
Permesso ai Frutteti di prosperare -

Un Uccello si posava noncurante sullo steccato -
Un altro spettegolava sul Sentiero
Su argentei argomenti che incantavano una Serpe
Appena avvoltasi attorno a una Pietra -

Fiori lucenti schiudevano il Calice
E si libravano su un Gambo
Come Bandiere Impigliate - Dolcemente innalzate -
Con Aromi - sull'Orlo -

C'era molto di più - che io non son capace di dire -
Com'è banale - per coloro che vedono -
Una Descrizione alla Van Dyck
Della Natura - in un Giorno d'Estate!

Un'altra poesia dedicata alla bellezza dell'estate, del rifiorire della natura; piena di immagini e di fantasia. Gli alberi che si scuotono dal torpore invernale, gli animali risvegliati dal sole che sembrano intonare una musica che delizia l'orecchio, il sole che decide a suo piacimento se e quanto spargere il suo calore, gli uccelli che si posano noncuranti su uno steccato o spettegolano con i loro suoni argentini incantando la serpe accomodatasi intorno a una pietra, i fiori che si schiudono come fossero bandiere impigliate che infine si srotolano emanando fragranti aromi. E infine una dichiarazione di impotenza di fronte alla bellezza della natura: ci sarebbe molto di più da descrivere, ma io non ne sono capace; anche perché qualsiasi descrizione, per quanto possa essere precisa e accurata come un quadro fiammingo, appare misera e banale all'occhio di chi può vedere l'originale.


F524 (1863) / J444 (1862)

It feels a shame to be Alive -
When Men so brave - are dead -
One envies the Distinguished Dust -
Permitted - such a Head -

The Stone - that tells defending Whom
This Spartan put away
What little of Him we - possessed
In Pawn for Liberty -

The price is great - Sublimely paid -
Do we deserve - a Thing -
That lives - like Dollars - must be piled
Before we may obtain?

Are we that wait - sufficient worth -
That such Enormous Pearl
As life - dissolved be - for Us -
In Battle's - horrid Bowl?

It may be - a Renown to live -
I think the Man who die -
Those unsustained - Saviors -
Present Divinity -

    Si prova vergogna ad essere Vivi -
Quando Uomini così valorosi - sono morti -
Si invidia l'Illustre Polvere -
Concessa - a tali Teste -

La Pietra - che narra difendendo Chi
Questo Spartano gettò via
Quel poco di Lui che noi - possedemmo -
In Pegno della Libertà -

Il prezzo è alto - Sublime il pagamento -
Meritiamo noi - una Cosa -
Che vite - come Dollari - è necessario accumulare -
Prima di poterla ottenere?

Siamo noi che aspettiamo - degni abbastanza -
Che una Enorme Perla
Come la vita - sia dissolta - per Noi -
Nell'orrido Calice - della Battaglia?

Può darsi - che vivere dia la Fama -
Io penso che l'Uomo che muore -
Quei dimenticati - Salvatori -
Abbiano il marchio della Divinità -

Un inno ai caduti in battaglia, a chi ha sacrificato la vita in nostra difesa. Anche quando tratta temi che potrebbero facilmente scivolare in un patriottismo di maniera, ED non si smentisce. Sbozza la materia con decisione, come suo solito le immagini sono concrete (la polvere, la pietra tombale, le vite come dollari, l'orrido calice della battaglia) e non lasciano spazio a una visione edulcorata e astratta del coraggio. Due cose particolarmente belle: la vita come una "enorme perla", un gioiello inestimabile, e l'intera ultima strofa: vivere può dare fama, celebrità, ma il vero marchio del divino è riservato a loro, quelli che, magari ormai dimenticati, sono stati i nostri salvatori.


F525 (1863) / J564 (1862)

My period had come for Prayer -
No other Art - would do -
My Tactics missed a rudiment -
Creator - Was it you?

God grows above - so those who pray
Horizons - must ascend -
And so I stepped upon the North
To see this Curious Friend -

His House was not - no sign had He -
By Chimney - nor by Door -
Could I infer his Residence -
Vast Prairies of Air

Unbroken by a Settler -
Were all that I could see -
Infinitude - Had'st Thou no Face
That I might look on Thee?

The Silence condescended -
Creation stopped - for me -
But awed beyond my errand -
I worshipped - did not "pray" -

    Il mio periodo di Preghiera era giunto -
Nessun'altra Arte - possibile -
Ai miei Metodi mancava un rudimento -
Creatore - Eri tu?

Dio cresce là in alto - così coloro che pregano
Orizzonti - devono ascendere -
E così io risalii il Nord
Per vedere questo Curioso Amico -

La Sua Casa non c'era - nessun segno di Lui -
Né da un Comignolo - né da una Porta -
Potevo arguire la sua Residenza -
Vaste Praterie d'Aria

Non interrotte da un Colono -
Erano tutto ciò che potevo vedere -
Infinità - Non avresti Tu un Volto
Affinché io possa guardarti?

Il Silenzio acconsentì -
La Creazione si fermò - per me -
Ma sgomenta dall'enormità della mia richiesta -
Adorai - non "pregai" -

Sono arrivata a un momento della vita in cui mi rimane solo il pregare, ogni altra cosa è diventata inutile. Mi accingo a farlo, ma mi accorgo che mi manca la cosa essenziale, il rudimento della preghiera: non è, caro dio, che sei proprio tu quello che manca?
Ma forse sei solo lontano, in fin dei conti abiti là in alto, non sei facilmente raggiungibile, tanto che chi decide di pregare deve faticosamente ascendere orizzonti lontani. E allora anch'io mi accingo all'impresa, mi incammino verso l'alto, verso un simbolico nord, per incontrare questo strano, curioso amico.
Ecco, sono arrivata. Ma non c'è nessun segno che mi indichi dove sei. Non c'è un comignolo, una porta, qualsiasi altra cosa che mi permetta di supporre dove sia la tua residenza. Posso vedere solo enormi praterie d'aria, non interrotte da niente, nemmeno da un colono a cui possa chiedere informazioni. Non è, caro dio, che potresti gentilmente fornirti di un volto, affinché sia possibile per me guardarti?
Non posso crederci! Il silenzio che mi circonda sembra quasi assentire, sembra dirmi: d'accordo, fermo tutto e mi faccio vedere. Ma, come capita di solito quando si fa una richiesta convinti che non avrà seguito e invece si viene esauditi, rimango sgomenta, muta, dall'enormità di quanto sta accadendo, che va al di là della mia capacità di reazione. E allora sono solo capace di adorare, non di pregare. Perché si può adorare in silenzio ma per pregare bisogna essere lucidi e saper parlare, ma anche perché davanti ad una tale rivelazione, alla consapevolezza dell'effettiva esistenza di dio, la futile preghiera, in fin dei conti sempre connessa a qualche richiesta più o meno implicita, deve cedere il passo al sentimento più completo e disinteressato: l'adorazione.
Per il penultimo verso: "Errand" significa letteralmente "commissione, messaggio da recapitare verbalmente" e, per estensione, può essere tradotto con "richiesta". "Beyond" significa "al di là, oltre", ma anche "Above; in a degree exceeding or surpassing", ovvero qualcosa che eccede, che va al di là di ogni immaginazione. Perciò il verso lo leggo come "Ma sgomenta, spaventata, dalla mia richiesta, fatta con semplicità ma che a pensarci bene va al di là di qualsiasi altra cosa, e del pari sgomenta dal fatto che la richiesta sia stata esaudita", e ho cercato di renderlo il più sinteticamente possibile traducendo "beyond" con "enormità", che mi sembra renda abbastanza fedelmente il significato che ho citato prima.
Silvio Raffo (nel Meridiano) traduce il verso con: "ma atterrita al di là della mia impresa"; Errante (1959): "Ma il terrore fu più vasto dell'impresa"; Dyna Mc Arthur Rebucci: "Il mio terrore superò l'impresa"; Bruna Dell'Agnese: "... ma con / Sacro timore - ben oltre il mio fine"; Claire Malroux: "Mais dans mon effroi - [j'adorai]"; Manuel Villar Raso: "Pero aterrada por algo más allá de mi misión".


F526 (1863) / J402 (1862)

I pay - in Satin Cash -
You did not state - your price -
A Petal, for a Paragraph
It near as I can guess -
    Pago - in Contanti di Raso -
Non hai specificato - il prezzo -
Un Petalo, per un Paragrafo
È quanto io possa supporre -

Potrebbe essere un biglietto con un fiore inviato a qualcuno che aveva mandato a ED una lettera o uno scritto.


F527 (1863) / J565 (1862)

One Anguish - in a Crowd -
A minor thing - it sounds -
And yet, unto the single Doe
Attempted - of the Hounds

'Tis Terror as consummate
As Legions of Alarm
Did leap, full flanked, upon the Host -
'Tis Units - make the Swarm -

A small Leech - on the Vitals -
The sliver, in the Lung -
A leakage in an Artery -
Are scarce accounted - Harms -

But mighty - by relation
To that Repealless thing -
A Being - impotent to stop -
When once it has begun -

    Un'Angoscia - in una Folla -
Una cosa minima - appare -
Eppure, in quell'unica Cerva -
Braccata - dai Segugi

Si consuma lo stesso Terrore
Di Legioni d'Allarme
Che balzino, da tutti i lati, su un Esercito -
Sono le Unità - che fanno lo Sciame -

Una piccola Sanguisuga - negli Organi Vitali -
La lisca, nel Polmone -
Una perdita in un'Arteria -
Sono considerati Danni - di scarso peso -

Ma possenti - in relazione
A quell'Irrevocabile cosa -
Un Essere - impotenti a fermarla -
Una volta che ha avuto inizio -

Non è giusto lo scarso peso che si dà ad un'angoscia singola, come quella di una cerva braccata dai segugi. Il terrore è lo stesso di quello che prova un esercito quando legioni d'allarme (nel senso di paura, terrore) di riversano su di esso, da tutti i lati, nell'imminenza di una battaglia. Lo sciame di terrore che ne deriva, non è altro che la somma dei singoli terrori provati da ciascuno.
Allo stesso modo molti mali vengono considerati senza importanza, ma diventano possenti se messi in relazione con l'irrevocabilità, quell'impotenza che sentiamo spesso quando non riusciamo a fermare qualcosa che ha avuto inizio, e che man mano da piccola diventa enorme.
Ho utilizzato le tre varianti presenti nel manoscritto: al verso 11 "A leakage in" al posto di "The Bung out - of" ("Lo Stapparsi - di"); al verso 13 "But" al posto di "Yet" ("Eppure"); al verso 15 "stop" al posto di "end" ("terminarla").


F528 (1863) / J335 (1862)

'Tis not that Dying hurts us so -
'Tis Living - hurts us more -
But Dying - is a different way -
A kind behind the Door -

The Southern Custom - of the Bird -
That ere the Frosts are due -
Accepts a better Latitude -
We - are the Birds - that stay.

The Shiverers round Farmer's doors -
For whose reluctant Crumb -
We stipulate - till pitying Snows
Persuade our Feathers Home.

    Non è che il Morire ci faccia così male -
È il Vivere - che ci fa più male -
Ma il Morire - è un modo diverso -
Una specie dietro la Porta -

L'Abitudine al Sud - dell'Uccello -
Che prima che il Gelo sia arrivato -
Preferisce una Latitudine migliore -
Noi - siamo gli Uccelli - che restano.

Tremanti giriamo intorno alle porte del Contadino -
Per la cui riluttante Briciola -
Mercanteggiamo - finché la pietosa Neve
Persuade le nostre Piume verso Casa.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia è in una lettera alle cugine Frances e Louise Norcross della fine di gennaio del 1863 (L278), scritta subito dopo la morte del padre, Loring Norcross, il 17 gennaio. Il manoscritto della lettera è perduto e il testo è in una trascrizione di Frances. I versi sono preceduti da: "Let Emily sing for you because she cannot pray:" ("Lasciate che Emily canti per voi visto che non è capace di pregare:").

La vita come attesa di una inevitabile migrazione versa quella "casa" che sarà la nostra dimora eterna.


F529 (1863) / J566 (1862)

A Dying Tiger - moaned for Drink -
I hunted all the Sand -
I caught the Dripping of a Rock
And bore it in my Hand -

His Mighty Balls - in death were thick -
But searching - I could see
A Vision on the Retina
Of Water - and of me -

'Twas not my blame - who sped too slow -
'Twas not his blame - who died
While I was reaching him -
But 'twas - the fact that He was dead -

    Una Tigre Morente - gemeva per la Sete -
Esplorai tutta la Sabbia -
Colsi il Gocciolare di una Roccia
E lo portai nella Mano -

Le sue Possenti Orbite - di morte erano velate -
Ma cercando - riuscii a vedere
Una Visione sulla Retina
Dell'Acqua - e di me -

Non fu colpa mia - che troppo lenta m'affrettai -
Non fu colpa sua - che morì
Mentre stavo per raggiungerla -
Ma fu - il fatto che fosse morta -

La tigre morente come simbolo dell'ineluttabilità della morte. Non vale cercarne il motivo, a nessuno si può addossare la colpa di un qualcosa che accade semplicemente perché accade.


F530 (1863) / J567 (1862)

He gave away his Life -
To Us - Gigantic Sum -
A trifle - in his own esteem -
But magnified - by Fame -

Until it burst the Hearts
That fancied they could hold -
When swift it slipped it's limit -
And on the Heavens - unrolled -

'Tis Ours - to wince - and weep -
And wonder - and decay
By Blossoms gradual process -
He chose - Maturity -

And quickening - as we sowed -
Just obviated Bud -
And when We turned to note the Growth -
Broke - perfect - from the Pod -

    Donò la sua Vita -
A Noi - Somma Gigantesca -
Un'inezia - ai suoi occhi -
Ma esaltata - dalla Fama -

Fino a che infranse i Cuori
Che fantasticavano di poterlo trattenere -
Quando rapido sfuggì al suo limite -
E su nei Cieli - si dispiegò -

A Noi resta - trasalire - e piangere -
E stupirci - e decadere
Nel graduale processo di Fioritura -
Egli scelse - la Maturità -

E accelerando - mentre noi seminavamo -
Eluse il Germoglio -
E quando ci voltammo a osservare la Crescita -
Si staccò - perfetto - dal Baccello -

All'inizio sembra si stia parlando di un uomo che ha avuto la fama, che non l'ha considerata più di tanto, che ha donato la sua vita agli altri ed è morto lasciando tutti nel rimpianto e nel decadere di ogni giorno, nel "graduale processo di fioritura".
Poi però, nell'ultima strofa, c'è come una virata, il soggetto della poesia è qualcuno che ha accelerato la sua vita, ha eluso il germoglio e si è subito staccato dal baccello. Non abbiamo fatto in tempo a notare la sua crescita perché è stata troppo veloce.
Due le possibili interpretazioni: o stiamo parlando di un uomo che, per la sua forza, la sua genialità, ha percorso rapidamente i gradi di crescita, raggiungendo la maturità (vedi l'ultimo verso della terza strofa e, soprattutto, il "perfect" del verso finale) senza dover percorrere tutti i gradi di fioritura dei comuni mortali, o stiamo invece parlando di qualcuno che è morto giovane, ma nel poco che è vissuto è riuscito a lasciare dietro di sé il rimpianto che deriva da una lunga familiarità (a favore di questa ipotesi soprattutto il penultimo verso, che sembra descrivere l'atto di osservare una crescita improvvisamente spezzata).


F531 (1863) / J568 (1862)

We learned the Whole of Love -
The Alphabet - the Words -
A Chapter - then the mighty Book -
Then - Revelation closed -

But in each Other's eyes
An Ignorance beheld -
Diviner than the Childhood's
And each to each, a Child -

Attempted to expound
What neither - understood -
Alas, that Wisdom is so large -
And Truth - so manifold!

    Imparammo Tutto dell'Amore -
L'Alfabeto - le Parole -
Un Capitolo - poi il possente Libro -
Poi - la Rivelazione si concluse -

Ma ciascuno negli occhi dell'Altro
Un'Ignoranza scorgeva -
Più Divina di quella della Fanciullezza
E l'uno all'altra, Fanciulli -

Tentammo di spiegare
Ciò che nessuno dei due - capiva -
Ahimè, la Saggezza è così vasta -
E la Verità - così multiforme!

Insieme imparammo a conoscere l'amore, studiammo diligenti prima l'alfabeto, poi le parole, poi un capitolo e poi l'intero libro. A quel punto non c'era più niente da leggere nel libro della vita su questo argomento.
Ma guardandoci negli occhi ci accorgemmo che avevamo imparato ben poco, eravamo ancora ignoranti come fanciulli, e provammo a spiegare l'uno all'altra quello che ci risultava ancora incomprensibile. E così ci rendemmo conto di quanto sia vasta la saggezza e di quante facce sia composta la verità.
È difficile "imparare" l'amore. È un sentimento che si coglie più con un cuore di fanciullo che con la mente di un adulto. Se si prova a spiegarlo, a dirlo a parole ci si accorge che è molto difficile, ma anche che questa è un'ignoranza divina. Quella che ci fa anche comprendere quanto vasta sia la saggezza e quanto multiforme la verità, due cose da esplorare, ma molto difficili da cogliere appieno, proprio come l'amore.


F532 (1863) / J403 (1862)

The Winters are so short -
I'm hardly justified
In sending all the Birds away -
And moving into Pod -

Myself - for scarcely settled -
The Phebes have begun -
And then - it's time to strike my Tent -
And open House - again -

It's mostly, interruptions -
My Summer - is despoiled -
Because there was a Winter - once -
And all the Cattle - starved -

And so there was a Deluge -
And swept the World away -
But Ararat's a Legend - now -
And no one credits Noah -

    Gli Inverni sono così brevi -
Non c'è alcuna ragione
Che io mandi via tutti gli Uccelli -
E mi trasferisca nel Guscio -

Io - a malapena mi ero sistemata -
Che le Rondini hanno ricominciato -
E quindi - è ora di rimontare la Tenda -
E riaprire - la Casa -

È più che altro, un'interruzione -
La mia Estate - è depredata -
Perché ci fu un Inverno - una volta -
E tutto il Bestiame - morì di fame -

E così ci fu un Diluvio -
E spazzò via il Mondo -
Ma Ararat è una Leggenda - ora -
E nessuno crede più a Noè -

Poesia strana e abbastanza misteriosa. Inizia con una insolita descrizione dell'inverno come una breve parentesi, che non dà nemmeno il tempo di rinchiudersi nel guscio che è già finita. Però ecco che l'estate arriva, ma è depredata dal quel breve inverno, che ha fatto morire di fame il bestiame. L'ultima strofa sembra quasi una catarsi biblica: un diluvio che spazza via il mondo intero. Ma oggi chi ci crede più a questi spazzolamenti divini?
Potremmo trovare qualche metafora: l'inverno sono i momenti dolorosi, brutti, che, se pur brevi, segnano indelebilmente la nostra vita e depredano anche le nostre "estati", ovvero i momenti felici. E ora che la ragione prevale, non abbiamo nemmeno più la consolazione di credere a un bell'intervento divino, un bel diluvio purificatore che spazzi via (dal mondo e dalla nostra vita) le cose negative.
Al sesto verso "phebes" (nell'accezione "phoebes") sono, secondo il Penguin, "uccelli acchiappa insetti" (e "acchiappamosche" è, secondo il Devoto-Oli, il "nome comune degli Uccelli Muscicapidi"); l'ho reso col più familiare "rondini", anche loro ghiotte di insetti (vedi anche la J1009-F1009 e la J1690-F1697).


F533 (1863) / J569 (1862)

I reckon - When I count at all -
First - Poets - Then the Sun -
Then Summer - Then the Heaven of God -
And then - the List is done -

But, looking back - the First so seems
To Comprehend the Whole -
The Others look a needless Show -
So I write - Poets - All -

Their Summer - lasts a Solid Year -
They can afford a Sun
The East - would deem extravagant -
And if the final Heaven -

Be Beautiful as they Disclose
To Those who worship Them -
It is too difficult a Grace -
For justify the Dream -

    Reputo - Se mi metto a contare -
Primi - i Poeti - Poi il Sole -
Poi l'Estate - Poi il Cielo di Dio -
E poi - la Lista è fatta -

Ma, ripensandoci - i Primi sembrano proprio
Comprendere il Tutto -
Gli Altri appaiono un'inutile Esibizione -
Così scrivo - Poeti - E basta -

La loro Estate - dura un Anno Intero -
Possono permettersi un Sole
Che l'Oriente - riterrebbe esagerato -
E ammesso che il Cielo finale -

Sia Bello come quello che Dischiudono
A Coloro che Li venerano -
Esso è una Grazia troppo ardua -
Per giustificare il Sogno -

La poesia al di sopra di tutto, del sole, dell'estate, anche di dio. Perché i poeti non hanno le limitazioni della natura, che comprende anche il divino; possono permettersi un'estate perenne e un sole che farebbe invidia all'oriente. E anche ammettendo che il cielo finale, quello che, se c'è, abiteremo tutti in futuro, sia bello come quello che la loro poesia dischiude a chi venera la loro arte, ebbene l'ardua fatica di ottenere la grazia per arrivarci, a quel cielo che sta al di sopra di noi, non giustifica il sogno di ottenerlo. Meglio sarebbe avere la possibilità di vivere quello poetico.
Ho scelto due varianti: al verso 12 "final" al posto di "Further" ("Ulteriore" - qui c'è anche un'altra variante: "Other" - "Altro"); al verso 13 "Disclose" al posto di "prepare" ("preparano, approntano").


F534 (1863) / J404 (1862)

How many Flowers fail in Wood -
Or perish from the Hill -
Without the privilege to know
That they are Beautiful -

How many cast a nameless Pod
Upon the nearest Breeze -
Unconscious of the Scarlet Freight -
It bear to other eyes -

    Quanti Fiori si estinguono nel Bosco -
O periscono dalla Collina -
Senza il privilegio di sapere
Che sono Bellissimi -

Quanti lanciano un Baccello senza nome
Sulla più vicina Brezza -
Inconsapevoli del Carico Scarlatto -
Che produrrà per altri occhi -

Molto bella l'immagine del fiore che non sa di essere così bello e lancia al vento il suo baccello ricolmo di semi, ignaro della gioia "scarlatta" che i suoi frutti daranno ad altri occhi, più consapevoli dei suoi.


F535 (1863) / J405 (1862)

It might be lonelier
Without the Loneliness -
I'm so accustomed to my Fate -
Perhaps the Other - Peace -

Would interrupt the Dark -
And crowd the little Room -
Too scant - by Cubits - to contain
The Sacrament - of Him -

I am not used to Hope -
It might intrude upon -
It's sweet parade - blaspheme the place -
Ordained to Suffering -

It might be easier
To fail - with Land in Sight -
Than gain - My Blue Peninsula -
To perish - of Delight -

    Si può essere più soli
Senza la Solitudine -
Sono così abituata al mio Destino -
Che forse l'Altra - Pace -

Interromperebbe il Buio -
E affollerebbe la Stanzetta -
Troppo scarsa - in Metri - per contenere -
Il Sacramento - di Lui -

Non sono avvezza alla Speranza -
Che potrebbe intromettersi -
La sua dolce sfilata - profanerebbe il luogo -
Consacrato alla Sofferenza -

Può essere più facile
Perdersi - con la Terra in Vista -
Che raggiungere - la Mia Azzurra Penisola -
Per morire - di Piacere -

Molto famosi i primi due versi; in molte traduzioni (Lanati, Quattrone, Sobrino, Rebucci, Raffo nel Meridiano, Malroux, in francese) sono resi con la prima persona. Una scelta legittima, ma ho preferito l'impersonale "Si può essere più soli" per mantenere l'ingresso dell'"io" al terzo verso, come nell'originale, e il parallelismo con il verso 13.
Molte le gemme. La pace, contrapposta alla sofferenza, vista come una folla, contrapposta alla solitudine, o, meglio, come un "lui" che riempirebbe una stanza (vita) troppo angusta per contenerlo. La speranza considerata un'intrusa, che con il suo corteo di dolcezze violerebbe il sancta sanctorum consacrato alla sofferenza. Bellissima l'ultima strofa: è più facile lasciarsi andare, anche in vista della riva, che giungere all'"azzurra penisola" (all'approdo agognato) per morire di piacere.
Leggendola a fondo si percepisce una sorta di compiacimento nell'accettare la solitudine e la rinuncia, e, nello stesso tempo, una specie di sorda rabbia verso un io che si adagia in questa scelta dolorosa, ma più facile rispetto alla lotta contro le convenzioni, per conquistarsi il diritto di morire (in senso fisico e religioso) di gioia.
C'è un brano di una lettera di Leopardi (da Roma al fratello Carlo, del 6 dicembre 1822) in cui si parla di solitudine con parole molto simili alla prima strofa di questa poesia: "Veramente per me non v'è maggior solitudine che la gran compagnia; e perché questa solitudine mi rincresce, però desidero d'essere effettivamente solitario, per essere in effettiva compagnia, cioè nella tua, ed in quella del mio cuore."


F536 (1863) / J406 (1862)

Some - Work for Immortality -
The Chiefer part, for Time -
He - Compensates - immediately -
The former - Checks - on Fame -

Slow Gold - but Everlasting -
The Bullion of Today -
Contrasted with the Currency
Of Immortality -

A Beggar - Here and There -
Is gifted to discern
Beyond the Broker's insight -
One's - Money - One's - the Mine -

    Alcuni - Lavorano per l'Immortalità -
La Maggioranza, per il Tempo -
Lui - Ripaga - nell'immediato -
L'altra - si Limita - alla Fama -

Oro Lento - ma Perenne -
Il Lingotto dell'Oggi -
Contrasta con la Moneta
Dell'Immortalità -

Un Mendicante - il Qui e il Là -
È capace di discernere
Oltre l'intuito del Sensale -
All'uno - i Soldi - all'Altro - la Miniera -

Il concetto è semplice: disdegna il facile guadagno, pensa piuttosto all'immortalità. Ma una lettura più attenta rivela una orgogliosa, e profetica, rivendicazione della propria scelta poetica. La rinuncia al pubblico del "tempo" e la scelta di scrivere per "mani che non posso vedere" (J441-F519). La scelta di un oro lento ma perenne, rispetto a una effimera ricompensa che si limita all'oggi. Il mendicante, colui che ha rinunciato ai panni che si possono comprare con la ricchezza esteriore, vede ben oltre il sensale, e può appropriarsi della "miniera", che in ED è sempre usata come metafora della ricchezza interiore, profonda, molto più difficile da intaccare rispetto a quella esteriore.


F537 (1863) / J570 (1862)

I could die - to know -
'Tis a trifling knowledge -
News-Boys salute the Door -
Carts - joggle by -
Morning's bold face - stares in the window -
Were but mine - the Charter of the least Fly -

Houses hunch the House
With their Brick Shoulders -
Coals - from a Rolling Load - rattle - how - near -
To the very Square - His foot is passing -
Possibly, this moment -
While I - dream - Here -

    Morirei - per sapere -
È una sapienza da nulla -
Gli Strilloni salutano la Porta -
I Carretti - sobbalzano nei pressi -
Lo spavaldo volto del Mattino - occhieggia alla finestra -
Se solo fosse il mio - il Privilegio della più piccola Mosca -

Le Case premono la Casa
Con le loro Spalle di Mattoni -
Il Carbone - da un Traballante Carro - quanto - strepita - vicino -
Alla stessa Piazza - Che i Suoi passi attraversano -
Forse, in questo istante -
Mentre Io - sogno - Qui -

Io sono qui, a sognare di lui, che vive la sua vita. Darei la mia per vedere ciò che fa, per sapere anche i fatti più minuti, quotidiani, della sua vita. Immagino gli strilloni che lo salutano alla porta, i carretti che sobbalzano nei pressi, il mattino che può guardare dentro le sue finestre. Quanto mi piacerebbe avere il privilegio che ha una mosca, piccola, insignificante, quasi invisibile, che può entrare a piacimento dove è lui.
Penso alle case vicine, con le loro spalle di mattoni che possono poggiarsi sulla sua. Ai rumori di un traballante carico di carbone che passa là, in quella piazza dove magari in questo momento sta passando lui, mentre io sono qui, a sognare.
Dai versi emergono con forza suoni e immagini: sembra di vedere, di sentire, la vita quotidiana che si svolge nei pressi di una casa sognata, perché dimora dell'amato. Una vita quotidiana inconsapevole di svolgersi in un luogo che invece è proibito a chi avrebbe tanta voglia di frequentarlo. E sembra di vedere il volto di colei che sogna, invidiosa di qualsiasi cosa sia vicina a lui: gli strilloni, i carretti, il mattino, una mosca, le case vicine, un carico di carbone, la piazza che accoglie i suoi passi.


F538 (1863) / J571 (1862)

Must be a Wo -
A loss or so -
To bend the eye
Best Beauty's way -

But - once aslant
It notes Delight
As clarified
As Stalactite -

A Common Bliss
Were had for less -
The price - is
Even as the Grace -

Our Lord - thought no
Extravagance
To pay - a Cross -

    Dev'essere un Dolore -
Una perdita o simili -
A piegare l'occhio
Sulla via dell'estrema Bellezza -

Ma - una volta obliquo
Nota Delizie
Pure
Come Stalattiti -

Una Comune Beatitudine
Si avrebbe per meno -
Il prezzo - è
Pari alla Grazia -

Nostro Signore - non reputò
Esagerazione
Pagare - una Croce -

La vita non è gratis. Anzi, ci vuole un dolore, una perdita, per far sì che l'occhio si pieghi verso l'estrema bellezza. Solo così riesce a vedere delizie difficili da raggiungere altrimenti, pure come stalattiti.
Una beatitudine comune, una piccola gioia quotidiana, costerebbe molto meno: si paga sempre in proporzione a ciò che si riceve.
Per questo Gesù, visto il risultato che si proponeva, non reputò un'esagerazione pagare il prezzo della croce.
Al verso 7 ho scelto la variante "clarified" al posto di "difficult"; in questo caso le varianti sono complementari: le delizie sono difficili ("difficult") da raggiungere, ma una volta arrivati si resta ammirati dalla loro purezza ("clarified").


F539 (1863) / J572 (1862)

Delight - becomes pictorial -
When viewed through Pain -
More fair - because impossible
That any gain -

The Mountain - at a given distance -
In Amber - lies -
Approached - the Amber flits - a little -
And That's - the Skies -

    La Delizia - diventa pittorica -
Se osservata attraverso la Pena -
Più bella - perché impossibile
Che qualcuno la ottenga -

La Montagna - a una certa distanza -
Nell'Ambra - giace -
Da vicino - l'Ambra si dilegua - un po' -
Ed ecco - i Cieli -

Il tema è simile a quello della poesia precedente. La felicità, la delizia, se guardata attraverso un dolore diventa più preziosa, assume caratteri "pittorici", come se fosse un'opera d'arte che è là nella sua bellezza ed è impossibile da catturare, da raggiungere.
Questo velo di dolore è un po' come quell'ambra che avvolge le montagne quando le guardiamo da lontano. Avvicinandosi l'ambra si fa meno densa, e riusciamo a guardare i cieli.


F540 (1863) / J407 (1862)

If What we Could - were what we would -
Criterion - be small -
It is the Ultimate of Talk -
The Impotence to Tell -
    Se ciò che Possiamo - fosse ciò che vogliamo -
Un esiguo criterio - sarebbe -
È il Fondamento del Parlare -
L'Impotenza di Dire -

La copia riportata sopra è quella nei fascicoli; un'altra fu inviata a Susan con il testo identico, qualche variazione nella punteggiatura e il primo verso diviso in due: "If What we could / Were what we would;".

Se avessimo il dono di trovare sempre le parole giuste i nostri criteri di scelta sarebbero limitati, perché ci sarebbero soltanto determinate parole adatte a ciò che vogliamo dire; per questo "l'impotenza del dire" può tramutarsi in uno stimolo positivo a cercare sempre nuovi modi per descrivere ciò che vediamo o proviamo.
Può esserci un implicito richiamo alla poesia come continua ricerca di parole e immagini nuove, capaci di rinnovare ogni volta il nostro modo di comunicare.


F541 (1863) / J573 (1862)

The Test of Love - is Death -
Our Lord - "so loved" - it saith -
What Largest Lover - hath
Another - doth -

If smaller Patience - be -
Through less Infinity -
If Bravo, sometimes swerve -
Through fainter Nerve -

Accept it's Most -
And overlook - the Dust -
Last - Least -
The Cross' - Request -

    La prova dell'Amore - è la Morte -
Nostro Signore - "così amò" - si dice -
Ciò che il più Grande degli Amanti - ha
Un altro - ha pure -

Se più piccola - è la Pazienza -
Perché minore è l'Infinito -
Se l'Audace, talvolta devia -
Perché cedono i Nervi -

Accetta il suo Meglio -
E trascura - la Polvere -
L'Ultimo - il più Piccolo -
La Croce - Richiede -

La poesia è una di quelle in cui il primo verso è una sorta di titolo, di dichiarazione d'intenti, sviluppata nei versi che seguono. Si presta ad una lettura in prosa, per cercare di coglierne il significato espandendo un po' i sintetici, scanditi, asciutti versi dickinsoniani.
La prova dell'amore è la morte, ma anche la rinuncia, il sacrificio. In questo modo amò Cristo, facendosi uccidere per noi e dimostrandoci così la pienezza del suo amore. Quello che ha fatto lui, il più grande di quelli che amano, può e deve farlo chiunque altro voglia amare fino in fondo, senza riserve.
Certo il nostro orizzonte, il nostro infinito di esseri mortali, è molto più limitato del suo, e non sempre riusciamo a perseverare, a essere pazienti nella nostra ricerca dell'amore. Può accadere che il nostro coraggio venga meno, che i nostri nervi non reggano alla prova.
Ma questo non deve scoraggiarci, dobbiamo saper vedere la bellezza, lo splendore, dell'amore e trascurare le cose che lo rendono così difficile da avere, la "polvere" di questa faticosa ricerca. E, soprattutto, renderci conto che anche l'amore più piccolo, quello meno appariscente e più nascosto, richiede sempre di portare una croce.
Al verso 7 ED scrive "bravo", che nel Webster 1828 ha un'unica definizione: "Un audace furfante; un bandito; chi ha in disprezzo la legge; un assassino o un omicida.", e non "brave", che significa "Coraggioso, audace intrepido, ecc.". Entrambe le parole derivano comunque dall'italiano, e spagnolo, "bravo". Vista la derivazione comune, e il fatto che il significato letterale di "bravo" non mi sembra si adatti al senso dei versi, ho tradotto con "audace".
"Bravo" ha anche il significato, non attestato dal Webster, di "Applauso, ovazione", che deriva dalla diffusione dell'uso teatrale italiano di gridare "bravo" agli attori o ai cantanti lirici. In questo significato è usato, al plurale: "bravoes", in due poesie: la J93-F72 e la J596-F518.


F542 (1863) / J309 (1862)

For largest Woman's Hearth I knew -
'Tis little I can do -
And yet the largest Woman's Heart
Could hold an Arrow - too -
And so, instructed by my own,
I tenderer, turn me to.
    Per il più grande Cuore di Donna che conosco -
È poco ciò che posso fare -
Eppure il più grande Cuore di Donna
Potrebbe contenere una Freccia - anche -
E così, istruita dal mio di Cuore,
Più tenera, a quello mi volgo.

I versi, inviati a Susan e poi anche trascritti nei fascicoli, sembrano rivolgersi direttamente alla destinataria, al "più grande cuore di donna che conosco". La freccia del quarto verso è metafora di un dolore, una preoccupazione, che affligge quel cuore, qualcosa che non è facile alleviare (v. 2) ma rende più affettuosa e partecipe l'offerta di aiuto (ultimo verso).


F543 (1863) / J408 (1862)

Unit, like Death, for Whom?
True, like the Tomb,
Who tells no secret
Told to Him -
The Grave is strict -
Tickets admit
Just two - the Bearer -
And the Borne -
And seat - just One -
The Living - tell -
The Dying - but a syllable -
The Coy Dead - None -
No Chatter - here - no tea -
So Babbler, and Bohea - stay there -
But Gravity - and Expectation - and Fear -
A tremor just, that all's not sure.
    Un Unicum, come la Morte, per Chi?
Fedele, come la Tomba,
Che non rivela segreti
Rivelati a Lei -
La Fossa è limitata -
I biglietti d'ingresso
Solo due - il Portatore -
E il Portato -
E il posto - solo Uno -
I Vivi - parlano -
I Morenti - non più di una sillaba -
I Quieti Morti - Nessuna -
Non Chiacchiere - qui - non tè -
Allora il Ciarliero, e il Bohea - stiano di là -
Solo Gravità - e Attesa - e Paura -
Appena un fremito, perché tutto è incerto.

La parola iniziale: "Unit" va intesa come il momento, unico e irripetibile, della morte: fedele come la tomba dove ci porta; unica come unico è il destinatario di quella fossa dove si va in due (il portatore e il portato) ma si resta da soli; fedele, perché non rivela a nessuno i suoi segreti, noti soltanto a lei. E poi, lascia fuori i chiacchieroni e i noiosi tè delle cinque, perché in quel luogo non c'è spazio per nulla che non la riguardi.
Negli ultimi due versi la gravità (la solennità della morte) e l'attesa (della resurrezione) sono venati da una sottile paura, da un fremito di dubbio che scava l'incertezza di una immortalità tanto sperata quanto incerta.
Nell'edizione Franklin i versi 7 e 8 sono uniti, perché la "A" di "And" all'inizio del verso 8 (a capo nel manoscritto) è letta come minuscola: è uno dei tanti dubbi che la volubile calligrafia dickinsoniana lascia aperti.
Il "Bohea" (v. 14) è un tipo di tè cinese a buon mercato.


F544 (1863) / J575 (1862)

"Heaven" has different Signs - to me -
Sometimes, I think that Noon
Is but a symbol of the Place -
And when again, at Dawn,

A mighty look runs round the World
And settles in the Hills -
An Awe if it should be like that
Upon the Ignorance steals -

The Orchard, when the Sun is on -
The Triumph of the Birds
When they together Victory make -
Some Carnivals of Clouds -

The Rapture of a finished Day
Returning to the West -
All these - remind us of the place
That Men call "Paradise" -

Itself be fairer - we suppose -
But how Ourself, shall be
Adorned, for a Superior Grace -
Not yet, our eyes can see -

    Il "Cielo" ha diversi Segni - per me -
Talvolta, penso che il Meriggio
Non sia che un simbolo di quel Luogo -
E quando di nuovo, all'Alba,

Un possente sguardo percorre il Mondo
E si posa sulle Colline -
Un Reverente Timore che questo a quello somigli
S'insinua nella mia Ignoranza -

Il Frutteto, quando il Sole vi batte -
Il Trionfo degli Uccelli
Quando insieme celebrano la Vittoria -
Taluni Carnevali di Nuvole -

Il Rapimento di un Giorno che finisce
Ritornando a Occidente -
Tutto ciò - ci rammenta il posto
Che gli Uomini chiamano "Paradiso" -

Che sia più bello - supponiamo -
Ma come Noi, saremo
Adornati, da una Grazia Superiore -
Non ancora, i nostri occhi possono vedere -

I segni del cielo, del paradiso, cercati nella natura che ci circonda. Prima è il meriggio, il tramonto che sembra simboleggiare quel luogo. Poi il possente sguardo dell'alba, che guardiamo con reverente timore, con sgomento, perché sembra proprio una manifestazione divina che si insinua nella nostra ignoranza di poveri mortali. E poi anche le cose di tutti i giorni, meno grandiose del tramontare e del sorgere del sole: il frutteto inondato di luce, il canto degli uccelli, le bizzarre forme che talora assumono le nuvole, la bellezza del finire di un giorno, che ritorna verso l'occidente. Tutto questo ci fa pensare al paradiso, anche se lo immaginiamo certamente più bello di questi segni terreni, pallido riflesso di quella che deve essere la sua magnificenza.
Ma ecco che si insinua il tarlo del dubbio, annunciato da quel "we suppose". Cosa sarà di noi in quel luogo così splendente? Come saremo adornati da quella grazia soprannaturale? In questa vita non siamo in grado di saperlo, possiamo soltanto immaginare e sperare.


F545 (1863) / J409 (1862)

They dropped like Flakes -
They dropped like Stars -
Like Petals from a Rose -
When suddenly across the June
A Wind with fingers - goes -

They perished in the seamless Grass -
No eye could find the place -
But God can summon every face
On his Repealless - List.

    Caddero come Fiocchi -
Caddero come Stelle -
Come Petali da una Rosa -
Quando d'improvviso in Giugno
Un Vento con le sue dita - passa -

Perirono nell'Erba uniforme -
Nessun occhio ne troverebbe il luogo -
Ma Dio può convocare ogni volto
Sulla sua Irrevocabile - Lista.

Un chiaro riferimento ai caduti della guerra civile. Nella prima edizione del 1891 fu pubblicata con il titolo "The Battle-Field" ("Il campo di battaglia").
Molto bella l'immagine della prima strofa: i primi due versi secchi, con quel "they dropped" ripetuto, quasi a suggerire un tempo di marcia, una sorta di doppio squillo di ottoni, a cui fa seguito una dolce melodia degli archi, con le dita dei violinisti simili a quelle del vento che passa e carezza i petali delle rose, facendoli cadere, ma molto dolcemente.


F546 (1863) / J576 (1862)

I prayed, at first, a little Girl,
Because they told me to -
But stopped, when qualified to guess
How prayer would feel - to me -

If I believed God looked around,
Each time my Childish eye
Fixed full, and steady, on his own
In Childish honesty -

And told him what I'd like, today,
And parts of his far plan
That baffled me -
The mingled side
Of his Divinity -

And often since, in Danger,
I count the force 'twould be
To have a God so strong as that
To hold my life for me

Till I could Catch my Balance
That slips so easy, now,
It takes me all the while to poise -
And then - it does'nt stay -

    Pregavo, al principio, da Bambina,
Perché mi avevano detto di farlo -
Ma smisi, quando fui capace di intuire
Che cosa la preghiera sarebbe stata - per me -

Se avessi creduto a un Dio che si guardava intorno,
Ogni volta che i miei Occhi Infantili
Si fissavano direttamente, e fermi, sui suoi
Con Infantile onestà -

E gli dicevano quello che avrei voluto, oggi,
E le parti del suo remoto disegno
Che mi sconcertavano -
Il lato confuso
Della sua Divinità -

E spesso da allora, nel Pericolo,
Calcolo la forza che ci sarebbe
Ad avere un Dio così forte
Da impugnare la vita al posto mio

Finché fossi in grado di Afferrare l'Equilibrio
Che scivola così facilmente, ora,
Mi costringe tutto il tempo a raddrizzarlo -
E poi - non regge -

Una riflessione molto cruda sul ruolo della divinità, su ciò che l'uomo si aspetta da quello che crede sia il suo creatore, e su quanto sia poi grande la disillusione di non trovare nessun concreto conforto da un dio che resta profondamente estraneo ed assente.
Inizia con una constatazione, che è poi anche un ricordo di quasi tutti noi: da bambini si prega perché qualcuno ci dice di farlo. Quando si comincia a ragionare (quando si è "qualified" - e non è detto che questo accada per tutti -) di solito si smette, perché ci si rende conto di cosa significherebbe credere in un dio che si volta dall'altra parte, si guarda intorno quando lo fissiamo fiduciosi con i nostri occhi fanciulleschi e la nostra onestà infantile. E soprattutto quando ci rendiamo conto che non esistono risposte alle domande che sorgono spontanee quando vediamo ciò che ci circonda e non capiamo quale mai potrà essere quel disegno divino che produce tante sofferenze qui da noi; quando proviamo a intravedere un barlume di luce nei lati oscuri della divinità.
Certo questa rinuncia ci costa. Quando siamo in pericolo proviamo quasi nostalgia di quella che avrebbe potuto essere la vita con un dio vicino, pronto a prendere in mano il nostro destino, a sorreggerci quando il nostro equilibrio vacilla.
Ma così non è, siamo costretti ogni volta a raddrizzare le nostre esistenze, che scivolano così facilmente, e sappiamo che se pure riusciremo e tenerle in equilibrio per un po', alla fine non ce la faremo a vincere l'inappellabile sentenza che ci aspetta.
Ho scelto due varianti, al primo e secondo verso dell'ultima strofa: "Catch my" al posto di "take the" ("tenere [l'Equilibrio]") e "slips so easy" al posto di "tips so frequent" ("s'impunta così spesso"). Il senso rimane simile, ma la scelta di tradurre "impugnare" il verbo "to hold" del verso precedente mi ha fatto preferire due verbi (afferrare e scivolare) che rendono bene l'idea di qualcosa che non riusciamo a tenere in mano, che scivola inesorabilmente nonostante i nostri sforzi.
Johnson riporta un brano di Religio Medici di Thomas Browne (I parte, sezione 13) sull'inconoscibilità di Dio, riprendendo un'indicazione di George F. Whicher, che, nel suo This Was a Poet, Scribner's, New York 1938, pp. 222-223, cita come "un'eco verbale" della terza strofa la frase che ho evidenziato in grassetto: "I know God is wise in all; wonderful in what we conceive, but far more in what we comprehend not: for we behold him but asquint, upon reflex or shadow; our understanding is dimmer than Moses eye; we are ignorant of the back-parts or lower side of his divinity; therefore, to pry into the maze of his counsels, is not only folly in man, but presumption even in angels." ("So che Dio è saggio nella sua interezza e prodigioso in tutto quello che fa; ma molto di più è ciò che non comprendiamo: perché lo guardiamo solo di traverso, come il riflesso di un'ombra; la nostra comprensione è più incerta dello sguardo di Mosè; noi ignoriamo la parte nascosta, o il lato più profondo, della sua essenza divina; quindi, curiosare nel labirinto dei suoi disegni, è non solo follia nell'uomo, ma presunzione persino negli angeli.").


F547 (1863) / J389 (1862)

There's been a Death, in the Opposite House,
As lately as Today -
I know it, by the numb look
Such Houses have - alway -

The Neighbors rustle in and out -
The Doctor - drives away -
A Window opens like a Pod -
Abrupt - mechanically -

Somebody flings a Mattrass out -
The Children hurry by -
They wonder if it died - on that -
I used to - when a Boy -

The Minister - goes stiffly in -
As if the House were His -
And He owned all the Mourners - now -
And little Boys - besides -

And then the Milliner - and the Man
Of the Appalling Trade -
To take the measure of the House -

There'll be that Dark Parade -

Of Tassels - and of Coaches - soon -
It's easy as a Sign -
The Intuition of the News -
In just a Country Town -

    C'è stata una Morte, nella Casa di Fronte,
Non più tardi di Oggi -
Lo so, dall'aspetto irrigidito
Che hanno tali Case - sempre -

I Vicini entrano ed escono frusciando -
Il Dottore - si allontana -
Una Finestra si apre come Baccello -
All'improvviso - meccanicamente -

Qualcuno getta fuori un Materasso -
I Bambini si affrettano -
Si chiedono se è morto - lassù -
Lo facevo - da Ragazzo -

Il Pastore - entra con sicurezza -
Come se la Casa fosse Sua -
E Suoi tutti i Dolenti - ora -
E i Ragazzini - anche -

E poi la Modista - e l'Uomo
Dall'Orrendo Mestiere -
Per prendere la misura della Casa -

Ci sarà il Nero Corteo -

Di Nappe - e di Carrozze - fra poco -
È facile come un Segnale -
L'Intuizione delle Novità -
In un Paese di Campagna -

In un piccolo paese è facile accorgersi di ogni novità, e così è anche con la morte di qualcuno. L'improvviso movimento intorno a una casa, l'entrare e uscire dei vicini, del dottore, del pastore, la curiosità dei ragazzi pronti a eccitarsi per ogni novità, qualsiasi essa sia, i preparativi per il funerale, sono segnali molto chiari di quello che sta succedendo.


F548 (1863) / J554 (1862)

The Black Berry - wears a Thorn in his side -
But no Man heard Him cry -
He offers His Berry, just the same
To Partridge - and to Boy -

He sometimes holds upon the Fence -
Or struggles to a Tree -
Or clasps a Rock, with both His Hands -
But not for Sympathy -

We - tell a Hurt - to cool it -
This Mourner - to the Sky
A little further reaches - instead -
Brave Black Berry -

    Il Rovo - porta una Spina nel fianco -
Ma nessuno l'ha udito lamentarsi -
Offre la Sua Bacca, ugualmente
Alla Pernice - e al Ragazzo -

Talvolta si appoggia al Recinto -
O si fa strada su un Albero -
O si avvinghia a una Roccia, con entrambe le Mani -
Ma non per farsi Commiserare -

Noi - raccontiamo una Ferita - per calmarla -
Questo Dolente - verso il Cielo
Un altro po' si avvicina - invece -
Coraggioso Rovo -

Di solito ci lamentiamo di qualsiasi ferita, di qualsiasi pena, e così cerchiamo di calmarla, di renderla meno bruciante. C'è invece chi sopporta in silenzio e continua a vivere, cercando di avvicinarsi comunque al cielo, come fa il rovo, che porta sempre una spina nel fianco ma non per questo rinuncia a produrre le sue bacche e a offrirle a chiunque le voglia. Può capitare che cerchi un sostegno, che faccia fatica a crescere, che si aggrappi con tutte le sue forze a qualcosa di concreto, ma non lo fa per farsi compatire, lo fa solo per continuare a vivere, perché ogni giorno cresce di più verso l'alto, verso il cielo.
Al primo e ultimo verso "Black Berry" è propriamente il frutto del rovo (la mora), ma l'uso di "berry" al verso 3 e l'immagine del verso 7: "O si avvinghia a una Roccia, con entrambe le Mani -" suggeriscono che ED abbia usato il nome del frutto per intendere l'arbusto che lo produce.


F549 (1863) / J307 (1862)

The One who could repeat the Summer day -
Were greater than itself - though He
Minutest of Mankind should be -

And He - could reproduce the Sun -
At period of going down -
The Lingering - and the Stain - I mean -

When Orient have been outgrown -
And Occident - become Unknown -
His Name - remain -

    Colui che fosse capace di replicare un giorno d'Estate -
Sarebbe più grande di esso - anche se
Fosse il più minuscolo del Genere Umano -

E se - fosse capace di riprodurre il Sole -
Nel momento del suo calare -
L'Indugiare - e lo Scolorare - intendo -

Quando l'Oriente è stato superato -
E l'Occidente - divenuto Ignoto -
Il Suo Nome - rimarrebbe -

Torna il tema della J291-F327: l'impossibilità di replicare, di riprodurre con linguaggio o arte umana la grandezza e l'infinita bellezza della natura, qui rappresentata in due dei suoi momenti più presenti nei versi di ED: un giorno d'estate e il tramonto.


F550 (1863) / J561 (1862)

I measure every Grief I meet
With narrow, probing, Eyes -
I wonder if It weighs like Mine -
Or has an Easier size -

I wonder if They bore it long -
Or did it just begin -
I could not tell the Date of Mine -
It feels so old a pain -

I wonder if it hurts to live -
And if They have to try -
And whether - could They choose between -
It would not be - to die -

I note that Some - gone patient long -
At length, renew their smile -
An imitation of a Light
That has so little Oil -

I wonder if when Years have piled -
Some Thousands - on the Harm -
That hurt them Early - such a lapse
Could give them any Balm -

Or would They go on aching still
Through Centuries of Nerve -
Enlightened to a larger Pain -
In Contrast with the Love -

The Grieved - are many - I am told -
There is the various Cause -
Death - is but one - and comes but once -
And only nails the Eyes -

There's Grief of Want - and Grief of Cold -
A sort they call "Despair" -
There's Banishment from native Eyes -
In sight of Native Air -

And though I may not guess the kind -
Correctly - yet to me
A piercing Comfort it affords
In passing Calvary -

To note the fashions - of the Cross -
And how they're mostly worn -
Still fascinated to presume
That Some - are like my own -

    Misuro ogni Dolore che incontro
Con Occhi acuti, che indagano -
Mi chiedo se pesa come il Mio -
O ha una taglia più Leggera -

Mi chiedo se l'abbiano portato a lungo -
O sia appena iniziato -
Non saprei dire la Data del Mio -
Sembra così vecchia una pena -

Mi chiedo se fa male al vivere -
E se sono obbligati ad andare avanti -
E se - potendo scegliere una via -
Non preferirebbero - morire -

Mi accorgo che Alcuni - a lungo pazienti -
A un certo punto, ritrovano il sorriso -
A somiglianza di un Lume
Che abbia così poco Olio -

Mi chiedo se quando si siano accumulati Anni -
Qualche Migliaio - sul Male -
Che li ferì Precocemente - un tale scorrere
Potrebbe dar loro qualche Balsamo -

Oppure continuerebbero dolenti ancora
Attraverso Secoli di Resistenza -
Addestrati a una Pena più grande -
In Antitesi con l'Amore -

Gli Afflitti - sono tanti - mi dicono -
C'è una varietà di Cause -
La morte - è solo una - e viene solo una volta -
E si limita a inchiodare gli Occhi -

C'è il Dolore della Mancanza - e il Dolore del Freddo -
Una varietà chiamata "Disperazione" -
C'è l'Esilio dagli Occhi natii -
All'interno dell'Aria Natia -

E sebbene non possa indovinarne il genere -
In modo corretto - tuttavia per me
Un penetrante Conforto offre
L'attraversamento del Calvario -

Notare la foggia - delle Croci -
E come sono di solito portate -
Sempre affascinata dal presumere
Che Qualcuna - sia come la mia -

Un'approfondita e inusualmente lunga analisi del dolore, che si misura sempre nel confronto con quello degli altri. Le varietà del dolore sono tante, come tanti sono i modi di affrontarlo. E si prova una sorta di fascino perverso a studiarne le caratteristiche, a scoprirne le somiglianze con il proprio.
Anche qui una costruzione molto attenta, con l'andamento tipico di un inno sacro, ieratico e ripetitivo, scandito nelle prime cinque strofe da un "I" iniziale, da una sesta che fa come da ponte, e dalle ultime quattro con il legame allitterativo sulla "T" (The, There, [And] though, To).
Per i due ultimi versi dell'ottava ho interpretato come fosse una sorta di "essere stranieri in patria", di essere estranei pur vivendo nel proprio paese; in pratica una parafrasi della solitudine, di un esilio più o meno volontario, che ho cercato di rendere restando comunque il più possibile fedele all'originale.
Mi sono preso anche qualche libertà, sempre però all'interno di significati aderenti alle parole tradotte.
Al quarto verso "Easier" con "più Leggera", visto che si parla di una taglia, di una misura (size) e che nel verso precedente c'è il verbo "weigh" (pesare).
Nel secondo verso della terza strofa "andare avanti" per "try". In questo caso ho interpretato liberamente il significato "sforzarsi". Nel verso successivo "scegliere una via" per "choose between", che significa "scegliere fra due o più alternative".
Nel terzo verso della quinta strofa "un tale scorrere" per "such a lapse". Qui ho seguito il primo significato del Webster "A sliding, gliding or flowing; a smooth course; as the lapse of a stream; the lapse of time".
Nella sesta strofa, al secondo verso "Resistenza" per "Nerve" e al terzo "Addestrati" per "Enlightened"; anche qui mi sono rifatto a definizioni del Webster, rispettivamente: "Fortitude; firmness of mind; courage" e "instructed; informed; furnished with clear views".