Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F1051 - 1100

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F1051 (1865) / J1091 (1866)

The Well upon the Brook
Were foolish to depend -
Let Brooks - renew of Brooks -
But Wells - of failless Ground!
    Il Pozzo dal Ruscello
Sarebbe sciocco a dipendere -
I Ruscelli - si rinnovino dai Ruscelli -
Ma i Pozzi - dall'infallibile Terra!

Molte volte ci proviamo, ma quasi mai riusciamo a sovvertire le leggi della natura. Potrebbe essere considerato un profetico manifesto ecologico, ma anche un invito a godere dell'infallibile corso naturale delle cose.


F1052 (1865) / J1092 (1866)

It was not Saint - it was too large -
Nor Snow - it was too small -
It only held itself aloof
Like something spiritual -
    Non era un Santo - era troppo grande -
Né Neve - era troppo piccolo -
Si teneva soltanto in disparte
Come qualcosa di spirituale -

Un indovinello difficile da sciogliere. Due ipotesi fra le tante possibili.
La consapevolezza: grande, perché include tutto ciò che conosciamo e capiamo; piccola, perché è immateriale e non occupa nessuno spazio visibile; in disparte, perché ci appartiene ma nello stesso è inconoscibile, misteriosa e lontana; spirituale, per la sua natura immateriale.
Il tempo: grande, perché infinito, senza confini; piccolo, perché comunque misurabile e scandibile; in disparte, perché indipendente dagli accadimenti umani; spirituale, anch'esso per la sua natura immateriale.


F1053 (1865) / J1093 (1866)

Because 'twas Riches I could own,
Myself had earned it - Me,
I knew the Dollars by their names -
It feels like Poverty

An Earldom out of sight, to hold,
An Income in the Air,
Possession - has a sweeter chink
Unto a Miser's Ear -

    Poiché era Ricchezza che potevo avere,
L'avevo ottenuta - Io,
Che conoscevo i Dollari come un nome -
È considerata Povertà

Possedere una Contea che non si vede,
Un Reddito nell'Aria,
La Proprietà - ha un tintinnio più dolce
Per l'Orecchio di un Avaro -

Una sola ricchezza potevo avere, estranea al denaro e ai beni materiali, e l'ho avuta. È una ricchezza che non si vede, che fluttua immateriale nell'aria che respiriamo, perciò appare agli altri uguale alla povertà, visto che l'unico tintinnio che suona dolce all'orecchio di un avaro è quello concreto e tangibile di una proprietà che si vede e si può misurare.
Ancora versi sulla poesia, quella ricchezza impalpabile e immateriale che ED rivendica con forza come sua nei primi due versi e che pone nettamente al di sopra di quella misurabile in denaro, la sola che risveglia l'attenzione di un "miser" (avaro, ma anche sordido, avido).


F1054 (1865) / J1094 (1866)

Themself are all I have -
Myself a freckled - be -
I thought you'd choose
A Velvet Cheek
Or one of Ivory -
Would you - instead of Me?
    Loro sono tutto ciò che ho -
Io stessa lentigginosa - sono -
Pensavo avresti scelto
Una Guancia Vellutata
O una d'Avorio -
La vorresti - invece di Me?

Johnson scrive nelle note: "Fu scritta per accompagnare un fiore." Evidentemente doveva trattarsi di un fiore maculato, visto che al secondo verso ED si paragona ad esso asserendo di essere "lentigginosa". L'ultimo verso non è chiaro; può essere letto come "non è che invece preferiresti la mia di guancia?" (in questo caso "of Me" andrebbe inteso come parallelo a "of Ivory" del verso precedente, ovvero una guancia non d'avorio o di velluto ma fatta "di Me") o anche "la vorresti al posto mio?" (nel senso di: visto che io non mi concedo, o che siamo lontani, ti devi contentare di un fiore che mi somiglia). Nella traduzione ho cercato di mantenere questa, probabile, ambiguità, limitandomi a una resa letterale, anche se la seconda ipotesi mi sembra più verosimile.


F1055 (1865) / J1095 (1866)

To Whom the Mornings stand for Nights,
What must the Midnights - be!
    Per Chi i Mattini stanno per le Notti,
Cosa devono le Mezzanotti - essere!

Il punto esclamativo finale è come un invito a raffigurarsi un mondo che ai vivi è precluso, quello in cui i mattini non esistono, in cui regna sovrana la notte; di questo mondo che ci è estraneo e allo stesso tempo, come tante cose estranee, ci attira con il suo inevitabile mistero, non riusciamo ad immaginare il culmine, quelle mezzenotti che noi viviamo soltanto come un ciclico alternarsi di giorno e notte e che invece là devono essere qualcosa di inimmaginabile per noi.
Stavolta non c'è il tentativo di capire, di razionalizzare, il mistero della morte, ma soltanto di raffigurare un sentimento di stupore, forse più voluto che creduto, di fronte a cose che non sappiamo.


F1056 (1865) / J661 (1862)

Could I but ride indefinite
As doth the Meadow Bee
And visit only where I liked
And No one visit me

And flirt all Day with Buttercups
And marry whom I may
And dwell a little everywhere
Or better, run away

With no Police to follow
Or chase Him if He do
Till He should jump Peninsulas
To get away from me -

I said "But just to be a Bee"
Upon a Raft of Air
And row in Nowhere all Day long
And anchor "off the Bar"

What Liberty! So Captives deem
Who tight in Dungeons are.

    Potessi cavalcare alla ventura
Come fa l'Ape sul Prato
E far visita solo dove mi piace
E Nessuno far visita a me

E civettare tutto il Giorno coi Ranuncoli
E sposarmi con chi voglio
E soffermarmi un poco qua e là
O meglio ancora, scappar via

Senza nessun Poliziotto che m'insegua
O corrergli dietro io se lo fa -
Fino a fargli scavalcare Penisole
Per fuggire via da me -

Ho detto "Non essere che un'Ape"
Su una Zattera d'Aria
E remare a Zonzo per tutto il Giorno
E ancorare "oltre la Sbarra"

Che Libertà! Cosi la immaginano i Prigionieri
Che stanno ben chiusi nelle Segrete.

Qui, come nella J77-F144, ED lascia briglia sciolta alla sua fantasia, immaginando cavalcate infinite, visite senza costrizioni, matrimoni liberi, improbabili fughe con poliziotti che da inseguitori diventano inseguiti, impalpabili zattere aeree sulle quali remare senza meta, per poi ancorare al di là di quelle sbarre che chiudono la vita all'interno delle convenzioni, dei doveri, della rassicurante ma noiosa abitudine. Nella chiusa, come nella poesia precedente, c'è l'inevitabile ritorno alla realtà: là l'infantile scuotere delle sbarre "solo per fallire di nuovo", qui gli amari due versi finali: questi sono solo sogni di libertà, i sogni che fanno i prigionieri saldamente serrati in prigioni sotterranee.
Mi sono permesso qualche libertà nella traduzione ("alla ventura" nel primo verso, "qua e là" al verso 7, "a zonzo" al verso 15), per rendere il più possibile il carattere giocoso e fantasioso, anche se con uno sfondo amaro, dei versi.


F1057 (1865) / J662 (1862)

Embarrassment of one another
And God
Is Revelation's limit,
Aloud
Is nothing that is chief,
But still,
Divinity dwells under Seal -
    L'imbarazzo dell'uno con l'altro
E con Dio
È il limite della Rivelazione,
Ad alta voce
Nulla che sia essenziale,
Ma in silenzio,
La Divinità risiede sotto il Sigillo -

Poesia asciutta, di una sinteticità che si adatta molto bene al mistero che cerca di sondare. Tipico di ED l'attacco con una parola molto terrena: "embarrassment", e quel guardarsi smarriti intorno, uno sguardo che cerca gli altri ma anche, e soprattutto, Dio, isolato nel secondo verso e protagonista del momento supremo della "Revelation" ("rivelazione", ma anche il titolo del libro che noi chiamiamo "Apocalisse"). Al terzo verso c'è una variante nel manoscritto (che non ho adottato): "caution" (cautela, ma anche ammonimento, avvertimento) al posto di "limit". Ho preferito "limit" perché anche in italiano ha un significato più sfumato: limite come confine ultimo, ma anche come qualcosa che non consente di andare oltre sia fisicamente che in senso figurato.
Gli ultimi quattro versi proclamano l'indicibilità del mistero della divinità, in particolare con l'immagine dell'ultimo verso, con un sigillo che sembra celarne i segreti anche in quel momento.
In conclusione, potremmo sciogliere così il significato questa poesia: il giudizio finale ci metterà l'uno al cospetto dell'altro, e tutti al cospetto di Dio. Il limite di questo momento supremo sarà l'imbarazzo che proveremo di fronte a un tale momento. Ma probabilmente nemmeno le trombe del giudizio potranno donarci lo scioglimento del mistero: l'essenza della divinità sarà per noi sempre chiusa sotto un sigillo.


F1058 (1865) / J490 (1862)

To One denied the drink
To tell what Water is
Would be acuter, would it not
Than letting Him surmise?

To lead Him to the Well
And let Him hear it drip
Remind Him, would it not, somewhat
Of His condemned lip?

    A Chi è negato il bere
Dire cos'è l'Acqua
Non sarebbe più acuto, forse
Che lasciarlo fantasticare?

Condurlo al Pozzo
E lasciargliene udire il gocciolio
Non gli rammenterebbe, forse, piuttosto
Il Suo labbro condannato?

Quando un desiderio, un bisogno, non può concretizzarsi è meglio lasciarlo nel mondo della fantasia. Svelarne la concreta essenza, sentirne di lontano il "gocciolio" sarebbe solo l'acutizzarsi di una privazione, il rammentarsi della propria condanna.
"would it not" (nel terzo e nel settimo verso) è un'interiezione che di solito accentua una precedente affermazione in negativo, il modo migliore per renderlo mi è sembrato quel "forse", che in italiano perde in certi contesti la funzione dubitativa per assumerne una accentuatamente affermativa ("non è forse vero che ieri mi hai visto e non mi hai salutato?").


F1059 (1865) / J857 (1864)

Uncertain lease - develops lustre
On Time -
Uncertain Grasp, appreciation
Of Sum -

The shorter Fate - is oftener the chiefest
Because
Inheritors upon a tenure
Prize -

    Un'incerta durata - dà maggior lustro
Al Tempo -
Un'incerta Padronanza, apprezzamento
Della Somma -

Il Destino più breve - è sovente il migliore
Perché
Gli eredi un Possedimento
L'apprezzino -

La vita si apprezza se ci si rende conto della sua durata limitata e, soprattutto, dell'incertezza di questa durata. Così come il tempo diventa più prezioso quando non ne conosciamo la durata e qualsiasi cosa ci sembra più apprezzabile se non ne abbiamo un possesso definitivo e certo. Insomma, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, potremmo dire che il destino migliore è quello che si esaurisce presto, perché chi possiede per troppo tempo non riesce più ad apprezzare le cose che ha, mentre chi le riceverà sarà certamente più capace di dar loro il giusto valore, specialmente se non avrà aspettato troppo, anche se l'erede, al pari di chi l'ha preceduto, non potrà certo sfuggire alla ruota del destino.
Al primo verso "lease" significa propriamente "contratto d'affitto" ma non sono riuscito a trovare una parola che rendesse il senso figurato che assume qui: la vita considerata come una sorta di bene che ci viene concesso in affitto per un tempo limitato e incerto. Ho perciò preferito tradurre semplicemente con "durata".


F1060 (1865) / J931 (1864)

Noon - is the Hinge of Day -
Evening - the Folding Door -
Morning - the East compelling the Sill
Till all the World is ajar -
    Il Mezzogiorno - è il Cardine del Giorno -
La Sera - la Porta a Soffietto -
Il Mattino - l'Oriente che pressa la Soglia
Finché tutto il Mondo è socchiuso -

Il ciclico ripetersi del giorno e della notte come possibile metafora della vita, dove però le tre età canoniche (giovinezza, maturità, vecchiaia) sono scambiate di posto, prima la maturità-mezzogiorno, il culmine, poi la vecchiaia-sera, con la "Porta a Soffietto" che non ha la saldezza di un portone vero e proprio ma sembra come ammettere il "socchiudersi" del verso successivo, e infine il mattino-giovinezza, che preme per riaprire il mondo alla vita. Probabile che la scelta di porre il mattino alla fine, e di non chiudere troppo saldamente la porta serale, sia una esortazione a sperare in un ciclo che si concluda non con il buio della morte, ma con la luce dell'immortalità.
Al verso 2 ho scelto la variante "Folding" al posto di "Tissue" ("tessere, intrecciare" o, come sostantivo, "tessuto"); quest'ultimo termine suggerisce una porta mobile come quella a soffietto ma ancora meno salda, come una copertura di stuoie.


F1061 (1865) / J858 (1864)

This Chasm, Sweet, upon my life
I mention it to you,
When Sunrise through a fissure drop
The Day must follow too.

If we demur, it's gaping sides
Disclose as 'twere a Tomb
Ourself am lying straight wherein
The Favorite of Doom -

When it has just contained a Life
Then, Darling, it will close
And yet so bolder every Day
So turbulent it grows

I'm tempted half to stitch it up
With a remaining Breath
I should not miss in yielding, though
To Him, it would be Death -

And so I bear it big about
My Burial - before
A Life quite ready to depart
Can harass me no more -

    Questo l'Abisso, Tesoro, sulla mia vita
Di cui ti faccio menzione,
Quando l'Alba attraverso una fessura filtra
Il Giorno deve pure seguire.

Se esitiamo, i suoi fianchi spalancati
Si dischiudono come fossimo una Tomba
Noi stessi dove giaccio diritta
La Favorita del Destino -

Non appena una Vita vi sarà contenuta
Allora, mio Diletto, si chiuderà
Eppure tanto più audace ogni Giorno
Tanto tumultuoso cresce

Che sono quasi tentata di ricucirlo
Con un residuo Respiro
Di cui non rimpiangerei la perdita, sebbene
Per Lui, significherebbe Morte -

E così ne sopporto la grandezza da vicino
Prima - della mia Sepoltura
Una Vita così pronta ad andarsene
Non può tormentarmi più -

C'è un abisso sospeso sulla mia vita, di cui non posso che parlare al mio tesoro, a colui che è l'unica luce che filtra attraverso le esigue fessure di un buio vuoto. Se non approfittiamo di questa luce il giorno non potrebbe sorgere e io, come chiunque altro, non potrei che cadere in quel buio abisso, pronto a spalancarsi e ad accogliermi come in una tomba, una fine alla quale siamo tutti predestinati. Ma anche se riusciamo a cogliere quel raggio solitario non abbiamo scampo, l'abisso prima o poi riuscirà ad inglobare la vita, che a quel punto si chiuderà. Lo sappiamo perché lo vediamo crescere ogni giorno, baldanzoso e senza limiti. Ci affanniamo a cercare di ricucirne i bordi, per non cadervi dentro, talvolta usando l'ultimo respiro che ci rimane, anche se ci rendiamo conto che è una lotta disperata, con un finale già scritto. E così alla fine ci rassegniamo a convivere con la paura del buio e della morte e lo consideriamo una sorta di preludio, di preparazione a ciò che inevitabilmente avverrà. Quando ci rendiamo conto che la vita è appesa ad un filo, sempre pronto a spezzarsi al minimo soffio di vento, riusciamo, forse, a non essere più tormentati dal mistero.
Poesia molto difficile da tradurre, con una sintassi continuamente spezzata, senza punti di riferimento e che sembra sempre rimettere in discussione se stessa verso dopo verso.
Nella prima strofa l'abisso iniziale viene subito compensato da un tono colloquiale, come di un qualcosa di cui si parla senza attribuirle troppa importanza, con i due versi seguenti che sembrano aprire uno spiraglio, come la luce del sole che filtra tra le fessure. Ma subito i fianchi spalancati che si aprono e diventano una tomba ci riportano alla buia atmosfera iniziale, con un corpo che giace diritto, rigido, toccato dal suo destino mortale ma anche ("doom" può significare "fato, destino" ma anche "giudizio finale") in attesa di quel giudizio finale che spetta alle anime immortali. L'immagine viene poi rafforzata dalla strofa che segue, dove il chiudersi dell'abisso diventa ineluttabile, così come audace e veloce il suo impadronirsi della nostra vita. L'ultima strofa chiude la poesia con un velo di rassegnazione, una conferma dell'inevitabile buio che ci attende, stemperato però dai due versi finali, dove la consapevolezza della vera natura della vita, in ogni momento pronta a finire, ci rende più capaci di sopportare la crudele realtà del suo essere breve, incerta e colma di quel dolore che ci rende meno difficile distaccarcene.


F1062 (1865) / J932 (1864)

My best Acquaintances are those
With Whom I spoke no Word -
The Stars that stated come to Town
Esteemed Me never rude
Although to their Celestial Call
I failed to make reply -
My constant - reverential Face
Sufficient Courtesy -
    I miei migliori Amici sono quelli
Con i Quali non scambiai Parola -
Le Stelle che puntuali arrivano in Città
Non Mi stimarono mai sgarbata
Sebbene al loro Celestiale Richiamo
Trascuravo di dar risposta -
Il mio costante - reverente Volto
Sufficiente Cortesia -

I migliori amici sono quelli per i quali non c'è bisogno di tante parole. Con loro basta uno sguardo, e non c'è pericolo di perderli soltanto perché si è tralasciato un saluto. Tornano sempre al nostro affetto, così come le stelle tornano ogni sera a illuminare la città senza chiedere niente in cambio.
Per i versi 5 e 6 c'è una variante nei fascicoli: "Though their repeated Grace / Elicit no reply." ("Sebbene la loro ripetuta Grazia / Non susciti risposta.").


F1063 (1865) / J871 (1864)

The Sun and Moon must make their haste -
The Stars express around
For in the Zones of Paradise
The Lord alone is burned -

His Eye, it is the East and West -
The North and South when He
Do concentrate His Countenance
Like Glow Worms, flee away -

Oh Poor and Far -
Oh Hindered Eye
That hunted for the Day -
The Lord a Candle entertains
Entirely for Thee -

    Il Sole e la Luna debbono affrettarsi -
Le Stelle esprimersi d'intorno
Perché nelle Regioni del Paradiso
Il Signore da solo brilla -

Il Suo Occhio, è l'Est e l'Ovest -
Il Nord e il Sud quando Egli
Fa convergere il suo Volto
Come Lucciole, fuggono via -

Oh Povero e Lontano -
Oh Offuscato Occhio
Che cercasti il Giorno -
Il Signore una Candela serba
Interamente per Te -

Dio è il padrone assoluto della natura. Gli elementi, i punti cardinali sono sottomessi alla sua volontà, la sola a brillare solitaria nelle regioni celesti. Resta l'uomo, un povero, lontano occhio offuscato, che cerca disperatamente la luce che possa alzare il velo della sua ignoranza. Ma questa luce è una candela nelle mani di Dio, una luce che nel corso della nostra vita riusciremo a scorgere a malapena, perché Dio la serba sì per noi, ma ce la consegnerà nella sua interezza solo dopo la morte.


F1064 (1865) / J872 (1864)

As the Starved Maelstrom laps the Navies
As the Vulture teazed
Forces the Broods in lonely Valleys
As the Tiger eased

By but a Crumb of Blood, fasts Scarlet
Till he meet a Man
Dainty adorned with Veins and Tissues
And partakes - his Tongue

Cooled by the Morsel for a moment
Grows a fiercer thing
Till he esteem his Dates and Cocoa
A Nutrition mean

I, of a finer Famine
Deem my Supper dry
For but a Berry of Domingo
And a Torrid Eye -

    Come l'Affamato Maelstrom avvolge le Flotte
Come l'Avvoltoio irritato
Vìola le Nidiate in Valli solitarie
Come la Tigre alleviata

Da una sola Briciola di Sangue, digiuna Scarlatta
Finché incontra un Uomo
Ghiottamente adornato di Vene e Tessuti
E ne approfitta - e la sua Lingua

Appagata dal Morso per un istante
Diventa più feroce
Fino a stimare Datteri e Cocco
Un vile Nutrimento

Io, di Fame più sottile
Giudico arida una Cena
Da meno che una Bacca dei Caraibi
E un Torrido Occhio -

Tre similitudini di lunghezza molta diversa: il maelstrom che avvolge le flotte per placare la sua fame (un verso), l'avvoltoio che vìola nervosamente le nidiate in valli solitarie (due versi) e la tigre, che sembra appagata dal suo nutrimento abituale finché la sua lingua non assaggia la prelibata carne dell'uomo, facendole sembrare un vile nutrimento datteri e cocco (nove versi). Tutto per arrivare all'ultima strofa, dove ED ci dice che la fame dell'uomo, ben più sottile di quelle descritte in precedenza, non si sfama con le cene abituali, a meno che non siano condite da esotiche bacche dei Caraibi o da occhi "torridi", ovvero a un tempo esotici e pieni di passione.
La fame che ED descrive può ovviamente essere interpretata in molti modi: la conoscenza che non si limita al consueto, l'amore caldo e passionale che sembra unico agli occhi di chi lo prova, la libertà di sognare evocata dall'esotismo di Santo Domingo (che per brevità ho tradotto con "Caraibi") e da occhi che conoscono gli eccessi dei tropici, o, più probabilmente, tutte queste cose insieme.


F1065 (1865) / J873 (1864)

Ribbons of the Year -
Multitude Brocade -
Worn to Nature's Party once

Then, as flung aside
As a faded Bead
Or a Wrinkled Pearl -
Who shall charge the Vanity
Of the Maker's Girl?

    Nastri dell'Anno -
Moltitudini di Broccato -
Indossati una volta al Party della Natura

Poi, gettati in un angolo
Come uno sbiadito Ornamento
O una Perla Raggrinzita -
Chi accuserà la Vanità
Della Fanciulla del Creatore?

Le bellezze della natura, i ricorrenti spettacoli che ci offre, sono come nastri che ornano lo scorrere dell'anno, una serie ininterrotta di preziosi ornamenti sfoggiati nelle continue feste a cui siamo invitati ogni giorno. Ma tutto viene subito dopo gettato in un angolo, come si fa con le cose ormai fuori moda. Chi potrà mai per questo accusare di vanità la natura, la spensierata fanciulla che il creatore ha mandato per il mondo?
La natura vista come una spensierata fanciulla, creata da Dio per renderci piacevole il passaggio terreno. Ma è un piacere effimero, che dura lo spazio di una mattino, l'attimo rappresentato dagli anni della nostra vita rispetto all'eternità che ci attende.


F1066 (1865) / J935 (1864)

Death leaves Us homesick, who behind,
Except that it is gone
Are ignorant of it's Concern
As if it were not born.

Through all their former Places, we
like Individuals go
Who something lost, the seeking for
Is all that's left them, now -

    La Morte Ci lascia nostalgici, noi di qua,
Salvo che sia passata
Siamo ignari delle sue Faccende
Come se non fosse nata.

Attraverso tutti i loro Luoghi passati, noi
andiamo come Individui
Che hanno perso qualcosa, il cercare
È tutto ciò che è lasciato loro, ormai -

La morte arriva e se ne va senza dirci mai niente di quali sono i suoi fini, di cosa veramente succede dopo il suo passaggio. Per noi è una cosa senza tempo e possiamo raffigurarcela soltanto così: come un misterioso avvenimento che spunta all'improvviso, senza il divenire che segue ad una nascita. Quello che ci resta dopo è solo un vagare sperduti nel ricordo di chi se n'è andato, come persone che hanno perso qualcosa e il cui solo pensiero è ormai quello di cercare in ogni modo le tracce del passato.
Al quinto verso evidentemente ED era in dubbio sul pronome possessivo, ovvero se attribuire i luoghi passati alla morte ("its" - scritto come sempre "it's" - in una variante del manoscritto) o a coloro che se ne sono andati ("their" nella prima stesura). Nel primo caso si deve intendere: "attraverso i luoghi in cui è passata". Ho preferito la lezione della prima stesura perché mi piace di più il conseguente stacco della seconda strofa, dove si parla di chi se n'è andato dopo che nella prima si è parlato direttamente della morte.
Il "like" minuscolo all'inizio del sesto verso è così nel manoscritto.


F1067 (1865) / J889 (1864)

Crisis is a Hair
Toward which forces creep
Past which - forces retrograde
If it come in sleep

To suspend the Breath
Is the most we can
Ignorant is it Life or Death
Nicely balancing -

Let an instant push
Or an Atom press
Or a Circle hesitate
In Circumference

It may jolt the Hand
That adjusts the Hair
That secures Eternity
From presenting - Here -

    La Crisi è un Capello
Verso cui le forze strisciano
Oltre cui - le forze retrocedono
Se arriva nel sonno

Sospendere il Respiro
È il massimo che possiamo
Ignorando se sia Vita o Morte
In perfetto equilibrio -

Lasciare che un istante spinga
O un Atomo prema
O un Cerchio esiti
Nella Circonferenza

Può far vacillare la Mano
Che aggiusta il Capello
Che impedisce all'Eternità
Di presentarsi - Qui -

La nostra vita è appesa ad un filo, a un capello, unica esile barriera che ci protegge, che affronta gli attacchi delle armate che la morte invia contro di noi, respingendole fin quando può. Se il nemico arriva quando siamo disattenti, l'unica difesa è trattenere il respiro. In un momento in cui non sappiamo come finirà l'attacco, se vincerà la vita o la morte, muoversi, reagire, potrebbe far vacillare la mano che manovra quell'esile capello, facendo infiltrare le avanguardie nemiche. Allora quel capello si spezzerebbe e non riuscirebbe più a impedire l'arrivo dell'eternità.
Una riflessione su quanto sia fuggevole e in bilico la nostra vita e sull'assoluta casualità della morte, legata ad avvenimenti o circostanze che sono quasi sempre oltre la possibilità di un nostro intervento. Anzi, reagire potrebbe talvolta alterare un equilibrio che magari in quel momento era a noi favorevole.


F1068 (1865) / J949 (1864)

Under the Light, yet under,
Under the Grass and the Dirt,
Under the Beetle's Cellar
Under the Clover's Root,

Further than Arm could stretch
Were it Giant long,
Further than Sunshine could
Were the Day Year long,

Over the Light, yet over,
Over the Arc of the Bird -
Over the Comet's chimney -
Over the Cubit's Head,

Further than Guess can gallop
Further than Riddle ride -
Oh for a Disc to the Distance
Between Ourselves and the Dead!

    Sotto la Luce, ancora più sotto,
Sotto l'Erba e il Fango,
Sotto la Tana della Blatta
Sotto la Radice del Trifoglio,

Più in là di quanto un Braccio possa stendersi
Avesse la lunghezza di un Gigante,
Più in là di quanto la Luce del Sole possa
Fosse il Giorno lungo un Anno,

Sopra la Luce, ancora più su,
Sopra l'Arco di un Uccello -
Sopra la scia della Cometa -
Sopra l'Ultimo Cubito,

Pià in là di quanto l'Ipotesi possa galoppare
Più in là di quanto l'Enigma cavalcare -
Oh per un Disco alla Distanza
Fra Noi e i Morti!

La distanza che ci separa da chi muore non ha possibilità di essere misurata. I quattro "under" della prima strofa e gli altrettanti "over" della terza ci danno l'esatta percezione di questa incommensurabilità. Nell'ultima strofa l'enigma diventa un mistero che nemmeno l'ipotesi più ardita può sperare di decifrare.
Nel penultimo verso ho tradotto letteralmente, per mantenere l'ambiguità di quel "for", che non è facile da interpretare. Il "disco" può avere una natura analoga a quella della "circonferenza", e in questo caso potremmo leggere "perché la distanza fra noi e i morti è un indecifrabile disco"; se invece lo leggiamo più in senso astronomico, concreto, possiamo interpretare i due ultimi versi come "cosa farei perché fra noi e i morti ci fosse una distanza sì infinita, ma comunque misurabile come quella di un'orbita celeste".


F1069 (1865) / J892 (1864)

Who occupies this House?
A Stranger I must judge
Since No one know His Circumstance -
'Tis well the name and age

Are writ upon the Door
Or I should fear to pause
Where not so much as Honest Dog
Approach encourages -

It seems a Curious Town -
Some Houses very old,
Some - newly raised this Afternoon,
Were I compelled to build

It should not be among
Inhabitants so still
But where the Birds assemble
And Boys were possible

Before Myself was born
'Twas settled, so they say,
A Territory for the Ghosts
And Squirrels, formerly.

Until a Pioneer, as
Settlers often do
Liking the quiet of the Place
Attracted more unto -

And from a Settlement
A Capitol has grown
Distinguished for the gravity
Of every Citizen -

The Owner of this House
A Stranger He must be -
Eternity's Acquaintances
Are mostly so - to me -

    Chi occupa questa Casa?
Uno Straniero devo presumere
Poiché Nessuno conosce il Suo Stato -
È tanto che il nome e l'età

Siano incise sulla Porta
O dovrei temere di sostare
Dove nemmeno un Cane Fedele
È stimolato ad avvicinarsi -

Sembra una Curiosa Città -
Alcune Case molto vecchie,
Alcune - appena innalzate nel Pomeriggio,
Fossi costretta a costruire

Non sarebbe nel mezzo di
Abitanti così inerti
Ma dove gli Uccelli si riuniscono
E Ragazzi fossero concepibili

Prima ch'Io fossi nata
Fu sistemato, così dicono,
Un Territorio per Fantasmi
E Scoiattoli, in passato.

Finché un Pioniere, come
Spesso fanno i Coloni
Conquistato dalla quiete del Posto
Ne attirò altri fin là -

E da una Colonia
Crebbe un Campidoglio
Contraddistinto dalla gravità
Di ogni Cittadino -

Il Proprietario di questa Casa
Uno Straniero dev'essere -
I Conoscenti dell'Eternità
Sono in gran parte tali - per me -

La descrizione di un cimitero, prima come luogo che respinge, poi in una sorta di piccola storia di una singolare colonizzazione. All'inizio e alla fine della poesia, prima come domanda e poi come certezza, lo stato di "straniero" per chi abita in quel luogo, una completa, immodificabile situazione di estraneità alla vita per chi ormai è in compagnia dell'eternità, una compagnia che lo esclude da tutto ciò che ci è familiare. Il "mostly" dell'ultimo verso lascia aperto uno spazio per il ricordo, l'unico legame che resta nei confronti di chi non c'è più.


F1070 (1865) / J954 (1864)

The Chemical conviction
That Nought be lost
Enable in Disaster
My fractured Trust -

The Faces of the Atoms
If I shall see
How more the Finished Creatures
Departed Me!

    La Chimica certezza
Che nulla va perduto
Sprona nella Sventura
Il mio Credo in frantumi -

Se il Volto degli Atomi
Vedrò
Tanto più le Finite Creature
Sottratte a Me!

ED prova a razionalizzare la speranza dell'aldilà. Se sappiamo dalla scienza che nulla va perduto, allora possiamo essere ragionevolmente sicuri che possa esistere l'immortalità, una certezza che ci sprona a raccogliere i cocci di un credo in frantumi, affidandone la ricostruzione a un'illusione rivestita di concretezza.
In una variante all'ultimo verso le creature "Departed" diventano "Entrusted" ("Affidate").


F1071 (1865) / J955 (1864)

The Hollows round His eager Eyes
Were Pages where to read
Pathetic Histories - although
Himself had not complained.
Biography to All who passed
Of Unobtrusive Pain
Except for the italic Face
Endured, unhelped - unknown -
    I Solchi intorno ai Suoi Occhi ardenti
Erano Pagine in cui leggere
Sofferte Storie - sebbene
Lui non se ne lamentasse.
Biografia per Chiunque passasse
Di una Pena non Manifesta
Salvo per quel Volto in corsivo
Sopportata, senza aiuto - sconosciuta -

In un volto scavato dal dolore si può leggere molto, anche se è il volto di qualcuno che non rivela le proprie sofferenza interiori. È come se fosse, per chiunque gli passi davanti, una biografia di quella pena che rimarrebbe nascosta se non fosse scritta su quel volto, perché sopportata in silenzio, da soli, e rimasta sconosciuta agli altri.
Molto bello nel settimo verso quel "volto in corsivo", un volto che diventa un libro scritto con solchi scavati dalla sofferenza che sembrano parole sottolineate, evidenziate.
Al terzo verso ho tradotto "pathetic" con "sofferte" perché "patetiche" viene perlopiù associato, nell'uso comune, ad un sentimentalismo convenzionale e artificioso piuttosto che al significato primario derivante dall'etimologia della parola, dal greco "pathos", ovvero "sofferenza".


F1072 (1865) / J959 (1864)

A loss of something ever felt I -
The first that I could recollect
Bereft I was - of what I knew not
Too young that any should suspect

A Mourner walked among the children
I notwithstanding went about
As one bemoaning a Dominion
Itself the only Prince cast out -

Elder, Today, A session wiser,
And fainter, too, as Wiseness is
I find Myself still softly searching
For my Delinquent Palaces -

And a Suspicion, like a Finger
Touches my Forehead now and then
That I am looking oppositely
For the Site of the Kingdom of Heaven -

    La perdita di qualcosa mi ha sempre colpito -
Una prima sensazione posso ricordare
Che ero privata - di ciò che neppure conoscevo
Troppo giovane perché chiunque sospettasse

Un Lutto vagante nel seno di fanciulli
Io nondimeno mi aggiravo
Come chi rimpiange un Dominio
Di cui è il solo Principe spodestato -

Più vecchia, Oggi, Una sessione più saggia,
E più fiacca, pure, com'è la Saggezza
Mi scopro ancora sommessamente alla ricerca
Dei miei Inadempienti Palazzi -

E un Sospetto, come un Dito
Sfiora la mia Fronte di tanto in tanto
Ch'io stia cercando dalla parte opposta
Il Sito del Regno dei Cieli -

L'impossibilità di penetrare il mistero è sentita sempre dall'uomo come una perdita, come se ci fosse sottratto qualcosa che non conosciamo ma di cui sentiamo fortemente la mancanza. C'è chi avverte questa mancanza sin da bambino, come un oscuro male dell'anima che nessuno riesce a percepire, perché non è immaginabile in una mente infantile, sperduta e defraudata di fronte a questa sensazione, come un principe spodestato che vaga per il mondo senza capire perché abbia perso i suoi domini. Crescendo si diventa più saggi, ma anche, inevitabilmente, più fiacchi, meno disposti a lottare per capire. Eppure ci si ritrova ancora a cercare, magari con meno forza, quel perché. Ma la saggezza è anche dubbio, e allora ci si chiede se la ricerca abbia un senso o se si stia cercando qualcosa che non potrà mai essere trovato: la soluzione di un mistero che è dalla parte opposta, al di là del luogo in cui siamo noi. Potrà mai essere trovato sulla Terra un qualcosa che appartiene al Regno dei Cieli?
Al verso 12 "delinquent" è da considerare in un'accezione diversa e meno "forte" rispetto a quella del nostro "delinquente". La definizione del Webster è "che non fa il proprio dovere, che reca danno trascurando il proprio dovere". Ho perciò tradotto, come fa Binni, con "inadempiente". Questo verso è collegato con il "principe spodestato" dell'ottavo, come per dire che anche dopo essere cresciuti continuiamo a cercare quei palazzi da cui ci sentimmo spodestati; "inadempienti" perché non adempirono al dovere di mantenerci al loro interno come consapevoli prìncipi del mondo in cui viviamo.


F1073 (1865) / J899 (1864)

Herein a Blossom lies -
A Sepulchre, between -
Cross it, and overcome the Bee -
Remain - 'tis but a Rind -
    Qui dentro un Fiore giace -
Un Sepolcro, nel mezzo -
Attraversalo, e superi l'Ape -
Resta - è solo una Corteccia -

C'è un fiore sepolto là sotto. Fra te e lui c'è di mezzo un sepolcro. Se riesci a oltrepassarlo e ad arrivare al fiore, riuscirai a fare meglio dell'ape, a estrarre da quel fiore il mistero della morte. Se resti di fuori non vedrai altro che la corteccia, l'esterno della morte, e non riuscirai mai a conoscerne i segreti.
Anche in questa poesia ED esplora gli immaginari confini da attraversare per carpire l'inconoscibile. Stavolta l'immagine è quella di un sepolcro, guardando il quale vediamo l'immagine esterna della morte, quella usuale, che non ci dice niente su quel mistero che sfida gli strumenti della ragione. Solo se fossimo capaci di oltrepassare quell'involucro esterno potremmo forse, come l'ape con un fiore, estrarre da quel corpo inanimato i segreti che custodisce.


F1074 (1865) / J900 (1864)

What did They do since I saw Them?
Were They industrious?
So many questions to put Them
Have I the Eagerness

That could I snatch Their Faces
That could Their lips reply
Not till the last was answered
Should They start for the Sky -

Not if the Just suspect Me
And offer a Reward
Would I restore my Booty
To that Bold Person, God,

Not if Their Party were waiting,
Not if to talk with Me
Were to Them now, Homesickness
After Eternity -

    Cosa hanno fatto dall'ultima volta che Li vidi?
Sono stati operosi?
Di cosi tante domande da far Loro
Ho impaziente desiderio

Che carpirei i Loro Volti
Affinché le labbra potessero rispondere
Né fino all'ultima risposta
Li lascerei partire per il Cielo -

Né se il Giusto sospettasse di Me
E offrisse una Ricompensa
Restituirei il mio Bottino
A quel Baldo Individuo, Dio,

Né se i Loro Compagni stessero aspettando,
Né se parlare con Me
Fosse adesso per Loro, Nostalgia
Dopo l'Eternità -

Ho trascritto la poesia secondo l'edizione Franklin. Nell'edizione Johnson le ultime due strofe sono riportate in ordine inverso. La diversa trascrizione deriva dal fatto che ED ha riportato nei fascicoli le strofe 1, 2 e 4 e ha quindi applicato sull'ultima una striscia di carta con quella qui considerata come terza. Johnson ipotizza che potrebbe trattarsi di una strofa in sostituzione di quella coperta dalla striscia di carta e, comunque, la trascrive come ultima.
Ho scelto l'interpretazione di Franklin perché la strofa aggiunta termina chiaramente con una virgola (interpretata da Johnson come un trattino), graficamente uguale a quella che, nello stesso verso, segue la parola "Person" (vedi l'immagine sotto). Appare perciò evidente come la strofa non possa essere l'ultima e ciò fa cadere sia l'ipotesi di aggiunta alla fine che quella di sostituzione.

Anche in questa poesia prorompe la voglia di sapere di ED, che in questo caso immagina di poter strappare dal cielo coloro che sanno cos'è l'immortalità e di far loro tutte le domande che le bruciano dentro. Se riuscisse a farlo, non arretrerebbe davanti a niente, né ad un Dio che richiede indietro le sue proprietà, né alle richieste dei compagni celesti che aspettano, né alla possibilità che un tale colloquio possa risvegliare negli interlocutori la nostalgia di casa dopo tanta eternità.
Al verso 12 "Bold Person" potrebbe essere tradotto con termini più "divini", per esempio "possente persona" come fa Raffo; ho preferito una traduzione meno "alta" anche in relazione al "Booty" del verso precedente.
Raffo ne dà un'interpretazione del tutto diversa: "I protagonisti di questa poesia, non nominati direttamente, sono gli uccelli al ritorno della primavera."


F1075 (1865) / J960 (1864)

As plan for Noon and plan for Night
So differ Life and Death
In positive Prospective -
The Foot upon the Earth

At Distance, and Achievement, strains,
The Foot upon the Grave
Makes effort at Conclusion
Assisted faint, of Love -

    Come piano per il Meriggio e piano per la Notte
Cosi differiscono Vita e Morte
In esplicita Prospettiva -
Il Piede sulla Terra

A Distanze, e Compimenti, tende,
Il Piede sulla Tomba
Porta lo sforzo a Conclusione
Assistito fievolmente, dall'Amore -

La vita e la morte sono agli antipodi, senza nessun dubbio, allo stesso modo in cui differirebbero i progetti per dar vita al giorno o alla notte. Finche i nostri piedi calcano la Terra tendiamo a percorrere la vita riempiendola di cose concrete, cose che verranno inevitabilmente concluse quando lo stesso piede scenderà nella tomba, con l'unico, fievole, conforto dell'amore che speriamo di continuare, o di iniziare, a vivere nell'aldilà.


F1076 (1865) / J894 (1864)

Of Consciousness, her awful mate
The Soul cannot be rid -
As easy the secreting her
Behind the Eyes of God -

The deepest hid is sighted first
And scant to Him the Crowd -
What triple Lenses burn upon
The Escapade from God -

    Dalla Consapevolezza, sua terribile compagna
L'Anima non può essere liberata -
Facile quanto occultarla
Agli Occhi di Dio -

Il più profondo rifugio è subito scoperto
E poca cosa per Lui la Folla -
Triplici Lenti inceneriscono
L'Evaso da Dio -

L'anima non può essere separata dalla consapevolezza, la coscienza di sé che la rende umana e infelice. Sarebbe come volerla nascondere agli occhi di Dio, colui che vede tutto e sa distinguere ogni singola creatura nella moltitudine del creato. Per chi vuole evadere dalla prigione del divino sono pronte tre inesorabili lenti (probabile metafora della trinità), che non mancheranno di individuarlo e incenerirlo.
Ritorna il concetto leopardiano della ragione come "terribile compagna" della nostra vita.


F1077 (1865) / J895 (1864)

A Cloud withdrew from the Sky
Superior Glory be
But that Cloud and it's Auxiliaries
Are forever lost to me

Had I but further scanned
Had I secured the Glow
In an Hermetic Memory
It had availed me now -

Never to pass the Angel
With a glance and a Bow
Till I am firm in Heaven
Is my intention, now -

    Una Nube si ritrasse dal Cielo
Gloria maggiore vi sarà
Ma quella Nube e le sue Aiutanti
Sono per sempre sottratte a me

Avessi solo di più scrutato
Mi fossi assicurata il Bagliore
In una Ermetica Memoria
Mi sarebbe servito ora -

Non oltrepassare mai l'Angelo
Con un'occhiata e un Cenno
Finché non sarò sicura in Cielo
È mia intenzione, ora -

"Ogni lasciata è persa" o anche "carpe diem". Se lasciamo passare la luce che potrebbe illuminare la nostra vita, così come passa una nuvola in cielo, potremmo non avere più occasioni. Sarebbe stato meglio imprimerla bene, chiuderla a chiave, nella nostra memoria, per poterne poi godere almeno il ricordo. Perciò ho deciso di non guardare più distrattamente le occasioni che si presentano, almeno finché sarò viva e avrò la possibilità di goderle.
Al quarto verso la traduzione letterale sarebbe: "Sono per sempre perdute (o smarrite) per me". C'è però un triplice, o duplice, "per" che non mi piace in un verso che nell'originale non contiene allitterazioni. Ho perciò tradotto "lost" con "sottratte". Il senso mi sembra rimanga inalterato.


F1078 (1865) / J896 (1864)

Of Silken Speech and Specious Shoe
A Traitor is the Bee
His service to the newest Grace
Present continually

His Suit a chance
His Troth a Term
Protracted as the Breeze
Continual Ban propoundeth He
Continual Divorce.

    Di Serico Eloquio e Scarpa Vistosa
Una Traditrice è l'Ape
I suoi servigi al novello Sua Grazia
Offre continuamente

Il suo Corteggiamento è a caso
La sua Fedeltà a Termine
Durevole come la Brezza
Continui Bandi di Nozze propone
Continui Divorzi.

Stavolta l'ape diventa simbolo del saltare di fiore in fiore, della vistosa apparenza di chi non si fa scrupolo di servire chiunque in quel momento abbia il potere. Corteggia senza andare per il sottile e la sua fedeltà dura quanto il potere di chi la ottiene. È pronta a unirsi a chiunque possa esserle utile, quanto è pronta a separarsene non appena l'utilità scompare.


F1079 (1865) / J897 (1864)

How fortunate the Grave -
All Prizes to obtain,
Successful certain, if at last,
First Suitor not in vain.
    Com'è fortunato il Sepolcro -
Tutti i Premi ottiene,
Successo certo, anche se per ultimo,
Primo Corteggiatore non invano.

Nella vita non sempre otteniamo ciò che vogliamo, e anche quando riusciamo a conquistare il premio dei nostri sforzi, magari un sospirato sì, il nostro tempo mortale prima o poi ce lo toglie e ci separa, in un modo o nell'altro, da esso. Solo il sepolcro è certo di ottenere quel che vuole. Inizia subito il suo corteggiamento, è il primo che, fin dalla nascita, ci chiede per lui, sapendo che è soltanto questione di tempo: nessuno può sottrarsi al suo abbraccio se non per il breve spazio di una vita.
L'ultimo verso può anche leggersi come: "è il primo corteggiatore che lega a sé per sempre la sua conquista, senza il limite mortale che rende vano ogni atto umano".


F1080 (1865) / J898 (1864)

How happy I was if I could forget
To remember how sad I am
Would be an easy adversity
But the recollecting of Bloom

Keeps making November difficult
Till I who was almost bold
Lose my way like a little Child
And perish of the cold.

    Se quant'ero felice potessi dimenticare
Ricordare quanto sono triste
Sarebbe una trascurabile avversità
Ma il rammentarsi della Fioritura

Porta a rendere il Novembre difficile
Fin quando io che ero quasi audace
Perderò la strada come una Bimbetta
E morirò di freddo.

Il ricordo della felicità passata non rende più lieve la tristezza del presente, anzi la accentua. Come quando a novembre ci ricordiamo della fioritura primaverile e non riusciamo ad accettare il decadimento autunnale. Così perdiamo l'audacia dei giorni della nostra età primaverile, e ci aggiriamo smarriti nell'autunno della vita aspettando solo il gelo della morte invernale.


F1081 (1865) / J1073 (1865)

Experiment to Me
Is every One I meet
If It contain a Kernel -
The figure of a Nut

Presents upon a Tree
Equally plausibly -
But Meat within is requisite
To Squirrels, and to Me -

    Un Esperimento per Me
È Ognuno che incontro
Ove contenga un Gheriglio -
La fisionomia di una Noce

Si presenta su un Albero
Ugualmente plausibile -
Ma la Polpa dentro è requisito
Per Scoiattoli, e per Me -

Incontrare qualcuno è sempre un'esperienza, perché dentro potrebbe avere qualcosa che vale la pena di gustare. Un qualcosa che non ha niente a che vedere con l'apparenza esteriore: una noce appare uguale, sia che abbia o no dentro di sé quella polpa che è un requisito essenziale per poter essere di qualche interesse per chiunque altro.
Ci sono tre manoscritti di questa poesia: uno inviato a Susan (senza divisione in strofe), uno nei fascicoli e uno rimasto fra le carte di ED. Ho scelto la copia dei fascicoli, uguale alle altre due nel testo, a parte piccole varianti nella punteggiatura e nell'uso delle maiuscole, ma con il trattino finale del terzo verso, che nelle altre due diventa un punto interrogativo. Il senso rimane sostanzialmente simile, ma mentre in quella nei fascicoli c'è una leggera accentuazione verso un significato più restrittivo (come se ED dicesse: "incontrare una persona è un esperimento, sempre se dentro ha qualcosa"), nelle altre due il punto interrogativo mi sembra sposti il significato più verso qualcosa del tipo: "incontrare una persona è pur sempre un esperimento, hai visto mai avesse qualcosa dentro?". Ma sono sfumature che, in fin dei conti, cambiano ben poco.


F1082 (1865) / J1030 (1865)

That Such have died enable Us
The tranquiller to die -
That Such have lived,
Certificate for Immortality.
    Che Tali siano morti Ci permette
Un più tranquillo morire -
Che Tali siano vissuti,
Attestato d'Immortalità.

Quando ci rendiamo conto della grandezza di tanti che sono vissuti e morti, sembra quasi che l'immortalità diventi non più una speranza ma una certezza.


F1083 (1865) / J1059 (1865)

Sang from the Heart, Sire,
Dipped my Beak in it,
If the Tune drip too much
Have a tint too Red

Pardon the Cochineal -
Suffer the Vermillion -
Death is the Wealth
Of the Poorest Bird.

Bear with the Ballad -
Awkward - faltering -
Death twists the strings -
'Twas'nt my blame -

Pause in your Liturgies -
Wait your Chorals -
While I repeat your
Hallowed Name -

    È Canto dal Cuore, Sire,
Bagnai il mio Becco in esso,
Se la Melodia zampilla troppo
Se ha una tinta troppo Rossa

Perdona il Carminio -
Sopporta il Vermiglio -
La Morte è la Ricchezza
Dell'Uccello più Povero.

Tollera la Ballata -
Goffa - vacillante -
La Morte distorce le corde -
Non è colpa mia -

Sospendi le Liturgie -
Rinvia i Corali -
Mentre ripeto il tuo
Venerato Nome -

La poesia sgorga dal cuore del poeta, e se quasi sempre è del colore rosso del sangue e della morte è perché proprio il mistero della morte è lo scrigno dal quale sgorgano quei versi. Ma la morte, oltre a essere una sorta di musa per il poeta, è anche un approdo oscuro e misterioso, che impedisce il fluire gioioso del canto e lo fa sembrare sempre goffo e sgraziato in confronto alla bellezza del creato. Perciò, Signore, sospendi i cori e le liturgie, niente può cantarti meglio della voce di un poeta.
Qui ED ci spiega perché nella sua poesia è sempre così presente la morte e, nello stesso tempo, ne rivendica il valore ricorrendo a un comune artificio retorico: prima chiede comprensione per la scarsa qualità del suo canto (goffo e vacillante) e poi chiede direttamente a Dio di far tacere tutto mentre quello stesso canto risuona.


F1084 (1865) / J1031 (1865)

Fate slew Him, but He did not drop -
She felled - He did not fall -
Impaled Him on Her fiercest stakes -
He neutralized them all -

She stung Him - sapped His firm Advance -
But when Her Worst was done
And He - unmoved regarded Her -
Acknowledged Him a Man -

    La Sorte Lo scosse, ma Lui non cedette -
Recise - ma Lui non cadde -
Lo impalò sulle punte più aguzze -
Egli le neutralizzò tutte -

Lo trafisse - fiaccò la Sua ferma Avanzata -
Ma quando raggiunse l'Acme
Ed Egli - impassibile La guardò -
Riconobbe in Lui un Uomo -

La virtù più grande di un uomo è saper affrontare a viso aperto le avversità che la sorte ha in serbo per ciascuno di noi.
Ho tradotto "Fate" con "Sorte" per rispettare il genere femminile del resto della poesia, in particolare perché, usando il maschile "fato", negli ultimi due versi il gioco dei pronomi poteva creare confusione.
Ho preferito tradurre liberamente il sesto verso (letteralmente: "Ma quando il Suo Peggio ha/è compiuto") usando "acme" che, riferita ovviamente ai versi che precedono, mi sembra adatta a rappresentare un punto finale, il peggio che possa riservarci la sorte.


F1085 (1865) / J1032 (1865)

Who is the East?
The Yellow Man
Who may be Purple if He can
That carries in the Sun.

Who is the West?
The Purple Man
Who may be Yellow if He can
That lets Him out again.

    Chi è l'Est?
L'Uomo Giallo
Che vorrebbe essere Purpureo se potesse
Che porta in grembo il Sole.

Chi è l'Ovest?
L'Uomo Purpureo
Che vorrebbe essere Giallo se potesse
Che Lo fa andar via di nuovo.

Versi di non facile interpretazione. Potrebbe essere una descrizione, attraverso l'immagine del giallo sfolgorante dell'alba e del porpora del tramonto, dei due stati estremi dell'uomo, l'alba/nascita/giovinezza e il tramonto/vecchiaia/morte, ciascuno dei quali ambisce a divenire l'altro, perché la giovinezza ambisce all'esperienza della maturità e la vecchiaia che si avvia all'oscurità della morte rimpiange la luce che l'ha preceduta.
Se la leggiamo così, quell'"again" finale simboleggia il ciclico ripetersi delle cose, quella "circonferenza" senza soluzione di continuità tante volte evocata da ED.


F1086 (1865) / J1045 (1865)

Nature rarer uses Yellow
Than another Hue -
Saves she all of that for Sunsets
Prodigal of Blue

Spending Scarlet, like a Woman
Yellow she affords
Only scantly and selectly
Like a Lover's Words -

    La Natura usa il Giallo più raramente
Di ogni altra Tinta -
Lo serba tutto per i Tramonti
Prodiga d'Azzurro

Consuma lo Scarlatto, come una Donna
Che il Giallo si permette
Solo di rado e con misura
Come le Parole di un Innamorato -

Il giallo è un colore prezioso. La natura lo usa con parsimonia, lo serba per il tramonto, lo spettacolo che più affascina perché è insieme luce e presagio di oscurità. Non bada a spese invece per l'azzurro e per lo scarlatto, come una donna che sceglie di vestire in giallo solo dopo aver soppesato attentamente la sua scelta, come farebbe un innamorato per le parole da dire alla persona che ama.
Evidentemente qui ED usa "yellow" intendendolo come il colore che conduce il bianco della luce del sole, e anche l'azzurro del cielo, al rosso del tramonto avanzato, una transizione che dura poco e trae da questo, oltre che dalla sua bellezza, il suo essere preziosa.


F1087 (1865) / J1064 (1865)

To help our Bleaker Parts
Salubrious Hours are given
Which if they do not fit for Earth -
Drill silently for Heaven -
    Per aiutare le nostre Parti più Desolate
Salubri Ore sono concesse
Che se non appropriate per la Terra -
Addestrano in silenzio per il Cielo -

Il tempo della nostra vita è riempito più dal dolore, dall'ansia, dalla desolazione, che da ore serene, che ci appaiono come un breve ma indispensabile intervallo. Sono ore che poco si adattano alla nostra dura vita mortale, ma possiamo considerarle come un preludio all'eterna gioia dell'immortalità.
Una variante all'ultimo verso lo trasforma in "Arrange the Heart for Heaven" ("Predispone la Terra al Cielo").


F1088 (1865) / J1046 (1865)

I've dropped my Brain - My Soul is numb -
The Veins that used to run
Stop palsied - 'tis Paralysis
Done perfecter on stone -

Vitality is Carved and cool -
My nerve in Marble lies -
A Breathing Woman
Yesterday - Endowed with Paradise.

Not dumb - I had a sort that moved -
A Sense that smote and stirred -
Instincts for Dance - a caper part -
An Aptitude for Bird -

Who wrought Carrara in me
And chiselled all my tune
Were it a Witchcraft - were it Death -
I've still a chance to strain

To Being, somewhere - Motion - Breath -
Though Centuries beyond,
And every limit a Decade -
I'll shiver, satisfied.

    Ho deposto il Cervello - l'Anima è inerte -
Le Vene abituate a scorrere
Immobilizzate - è la Paralisi
Resa più perfetta sulla pietra -

La Vitalità è Scolpita e fredda -
I nervi giacciono nel Marmo -
Una Donna che Respirava
Ieri - ha avuto in Dote il Paradiso.

Non zittita - avevo una natura irrequieta -
Un Senso che scuoteva e incitava -
Istinto per la Danza - per parti da buffone -
Un'Attitudine da Uccello -

Chi modellò il Carrara in me
E cesellò tutte le mie note
Sia esso un Incantesimo - sia essa la Morte -
Ho ancora una possibilità per sforzarmi

Di Essere, da qualche parte - Moto - Respiro -
Benché a Secoli di distanza,
E a una Decade ogni tappa -
Rabbrividirò, soddisfatta.

ED s'immagina nella tomba, un corpo e un'anima ormai inerti, paralizzati, con la lastra tombale che rende perfettamente immutabile il loro stato. La vitalità che animava quel corpo somiglia ormai a una fredda scultura nel marmo e il dono del Paradiso non sembra compensare la perdita della vita.
In queste due prime strofe c'è la descrizione del corpo inerte disteso nella tomba. Nella terza c'è invece il nostalgico ricordo della vita, descritta con verbi e sostantivi che evocano il movimento, ovvero il contrario della gelida immobilità della morte: moved, smote, stirred, dance, caper, bird.
Nelle ultime due c'è invece il disperato tentativo di esorcizzare la morte, di interpretare l'immortalità che sogniamo come una realtà comunque vivente e in movimento (al verso 17: being, motion, breath), con tempi più estesi di quelli a cui siamo abituati, ma che riesce comunque a darci, pur nel brivido mortale che gela le nostre membra, quell'appagamento dei sensi che per noi è l'unico modo di interpretare qualsiasi tipo di vita.
Al verso 9 ho tradotto "numb" ("muta") con "zittita" per accentuare il senso di "resa muta, a cui è tolta la facoltà della parola". Al verso 11 ho interpretato liberamente (con "per parti da buffone") quel "caper part" (letteralmente, e interpretando "part" come la parte in un gioco o in una commedia, "parte da capriola").


F1089 (1865) / J1047 (1865)

The Opening and the Close
Of Being, are alike
Or differ, if they do,
As Bloom upon a Stalk -

That from an equal Seed
Unto an equal Bud
Go parallel, perfected
In that they have decayed -

    L'Aprirsi e il Chiudersi
Dell'Essere, sono simili
O differiscono, se si vuole,
Come Fioritura e Stelo -

Che da un uguale Seme
In un'uguale Gemma
Vanno in parallelo, perfezionati
Dal comune decadimento -

Lo sbocciare e il richiudersi della vita sono avvenimenti simili, entrambi si confrontano col nulla o con la fede in qualcosa che c'era prima e ci sarà dopo. Se proprio vogliamo trovare una differenza possiamo paragonarli allo sbocciare di un fiore e allo stelo che lo sostiene: entrambi provengono da un unico seme e producono un germoglio comune, come comune sarà la loro sorte di rapido decadimento.
In questa poesia la vita è come intrecciata sin dal suo inizio alla morte: il seme che ci permette di nascere è lo stesso che ci condanna a morire, in un percorso che non conosce sostanziali differenze, che si apre e si chiude senza un'apparente ragione, se non per il fatto in sé.
Al verso 4 credo che "upon" sia da intendersi come "relativo a, vicino a, insieme a", anche in relazione al "go parallel" del verso 7. Ho perciò tradotto con la semplice congiunzione, che mi sembra lasci inalterato il senso.


F1090 (1865) / J813 (1864)

This quiet Dust was Gentlemen and Ladies
And Lads and Girls -
Was laughter and ability and Sighing
And Frocks and Curls.

This Passive Place a Summer's nimble mansion
Where Bloom and Bees
Exist an Oriental Circuit
Then cease, like these -

    Questa Polvere quieta fu Signori e Dame
E Giovani e Fanciulle -
Fu riso e abilità e Sospiro
E Vesti e Riccioli.

Questo Luogo Passivo è la vivace magione Estiva
Dove Fiore e Api
Esistono in un Ciclo Orientale
Poi cessano, come quelli -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, in un'unica strofa di 9 versi (il verso 5 suddiviso in due) e con varianti ai versi 7 e 8: "Fulfilled their Oriental Circuit / Then ceased, like These -" ("Compiuto il loro Ciclo Orientale / Sono poi cessati, come Quelli").

Passeggiando in un cimitero possiamo vedere la calma che vi regna, ma possiamo anche immaginare il passato di quella polvere ora così silenziosa. Un passato di persone, di gioia, di dolore, di lavoro, di vanità, di tutto ciò che riempie la vita.
Ma oltre alle vite passate ce ne sono di presenti, il fiore, le api, che abitano in questo posto, passivo per chi dorme l'ultimo sonno ma una vivace dimora per chi ci vive. La conclusione però è sempre la stessa (vista al presente nella copia dei fascicoli e al passato in quella a Susan): i vivi completeranno il loro ciclo, simile a quello che il sole inizia da oriente, e poi anche per loro verrà il tempo della polvere.


F1091 (1865) / J855 (1864)

To own the Art within the Soul
The Soul to entertain
With Silence as a Company
And Festival maintain

Is an unfurnished Circumstance
Possession is to One
As an Estate perpetual
Or a reduceless Mine.

    Possedere nell'Anima l'Arte
D'intrattenere l'Anima
Col Silenzio come Compagnia
E in continua Festa

È una spoglia Circostanza
Il cui possesso è del Singolo
Come una Proprietà perpetua
O un'inesauribile Miniera.

Difficile è l'arte di intrattenere se stessi, di avere dentro di sé la capacità di trasformare l'intimo silenzio in una compagnia in festa continua. È un dono che non ha niente d'esteriore e del quale ciascuno di noi può godere nell'intimo il possesso, se ne è capace. Un po' come avere una proprietà perpetua, che nessuno può toglierci, o una miniera che non può mai esaurirsi.
"Mine" è spesso usato da ED come simbolo della ricchezza interiore, forse anche per l'identità con l'altro significato del termine: "mio", l'aggettivo possessivo più intimo.


F1092 (1865) / J856 (1864)

There is a finished feeling
Experienced at Graves -
A leisure of the Future -
A Wilderness of Size.

By Death's bold Exhibition
Preciser what we are
And the Eternal function
Enabled to infer.

    C'è una sensazione di conclusione
Che si sperimenta fra le Tombe -
Una vacanza di Futuro -
Un Vuoto di Dimensione.

Dalla spavalda Esibizione della Morte
Più chiaro ciò che siamo
E l'Eterna funzione
Abilitati ad arguire.

Quando siamo in mezzo alle tombe avvertiamo una sensazione di conclusione, come se il futuro ormai non ci fosse più e ogni cosa non avesse più una sua dimensione, in altre parole come se non esistesse più né il tempo né lo spazio. La morte, che in quel luogo si mostra spavalda e sicura, ci dice con grande chiarezza la nostra insignificanza, e ci fa capire la sua funzione di eterno punto d'arrivo per ogni essere vivente.
Una densa visione della morte come definitiva conclusione, che spazza via in eterno ogni concetto di spazio e tempo a cui siamo abituati in vita.


F1093 (1865) / J948 (1864)

'Twas Crisis - All the length had passed -
That dull - benumbing time
There is in Fever or Event -
And now the Chance had come -

The instant holding in it's Claw
The privilege to live
Or Warrant to report the Soul
The other side the Grave -

The Muscles grappled as with leads
That would not let the Will -
The Spirit shook the Adamant -
But could not make it feel -

The Second poised - debated - shot -
Another, had begun -
And simultaneously, a Soul
Escaped the House unseen -

    Era la Svolta - L'intera durata era esaurita -
Quel torpido - paralizzante momento
Che c'è nella Febbre o in un Evento -
E ora la Possibilità era arrivata -

L'istante che tiene nel suo Artiglio
Il privilegio di vivere
O l'Autorità per annunciare all'Anima
L'altro lato della Tomba -

I Muscoli come ghermiti da piombi
Che non consentivano Volontà -
Lo Spirito scuoteva il Diamante -
Ma non riusciva a renderlo sensibile -

L'Attimo oscillò - ponderò - si dileguò -
Un altro, era iniziato -
E simultaneamente, un'Anima
Lasciò la Casa inosservata -

Prosegue la ricerca di ED per riuscire a descrivere il momento della morte. Stavolta le immagini cercano come di bloccare quegli istanti, descrivendo la sensazione di paralisi che segue il momento della "svolta", quando si ha l'illusione che ci sia ancora una possibilità di eludere l'annuncio che ci si sta avviando verso quel lato della tomba riservato a chi muore. I muscoli sono bloccati, come se fossero avviluppato da piombi, lo spirito cerca disperatamente di scuotere quel corpo ormai rigido, che sembra assumere la durezza di un diamante, ma non riesce a ridargli la sensibilità. Nell'attimo che divide la vita dalla morte, la mente oscilla, cerca di mantenersi in equilibrio, si concede l'ultimo sprazzo di lucidità e poi si dilegua, ormai vinta. Nello stesso istante un'anima se ne va dalla sua casa terrena, fugge inosservata da quel mondo che non rivedrà mai più.
La poesia è tutta giocata sul contrasto fra l'immisurabile istante della morte e il tentativo di congelarlo, di sezionarlo, per scoprirne i segreti. ED cerca come di ingannare questo istante così sfuggente con la "possibilità" del quarto verso, quella di riuscire a strappare agli artigli della morte il privilegio di vivere, una possibilità senza speranza, che la mente, ultimo baluardo prima della resa finale, persegue fino all'ultimo cercando di risvegliare quel corpo ormai rigido. Ma non c'è niente che possa sconfiggere la morte. E l'anima che se ne va appartiene ormai a un mondo che non ci è dato di "vedere" perché è al di là di ogni nostra possibilità di comprensione.


F1094 (1865) / J887 (1864)

We outgrow love, like other things
And put it in the Drawer -
Till it an Antique fashion shows -
Like Costumes Grandsires wore.
    L'amore ci sta stretto, come altre cose
E lo mettiamo in un Cassetto -
Finché non rivela una foggia Antiquata -
Come gli Abiti che indossavano i Nonni.

Quando l'amore svanisce diventa come tutte le altre cose e non ci rimane che riporlo in un cassetto. Solo quando assume il carattere del ricordo dolce, quando fa rinascere quella nostalgia che proviamo di fronte a qualcosa di antiquato e ormai perduto, come ci accade quando tiriamo fuori da un baule gli abiti dei nonni, lo facciamo riemergere dal cassetto della nostra mente, guardandolo magari con gli occhi lucidi ma ormai privi della passione che aveva provocato.
Bacigalupo osserva giustamente: "Un pensiero realistico su un tema dove non di rado ED evoca più tradizionalmente una durata eterna."


F1095 (1865) / J888 (1864)

When I have seen the Sun emerge
From His amazing House -
And leave a Day at every Door
A Deed, in every place -

Without the incident of Fame
Or accident of Noise -
The Earth has seemed to me a Drum,
Pursued of little Boys

    Quando ho visto il Sole emergere
Dalla Sua sorprendente Casa -
E lasciare un Giorno ad ogni Porta
Un Gesto, in ogni luogo -

Senza il corollario della Fama
O appendice di Rumore -
La Terra mi è sembrata un Tamburo,
Inseguito da Ragazzini

Veder sorgere il sole è uno spettacolo usuale ma che resta sempre affascinante e sorprendente. Di fronte a questo spettacolo della natura, non viziato dall'ambizione della fama o dai clamori che di solito accompagnano le imprese umane, queste ultime ci sembrano dei semplici, e rumorosi, giochi da ragazzini.
Per la traduzione di "incident" e "accident" ai versi 5 e 6 ho utilizzato, con qualche libertà, due definizioni del Webster, rispettivamente: "Appertaining to or following the chief or principal." e "In logic, a property, or quality of a being which is not essential to it."


F1096 (1865) / J986 (1865)

A narrow Fellow in the Grass
Occasionally rides -
You may have met Him - did you not
His notice sudden is -

The Grass divides as with a Comb -
A spotted shaft is seen -
And then it closes at your feet
And opens further on -

He likes a Boggy Acre
A Floor too cool for Corn
Yet when a Boy, and Barefoot -
I more than once at Noon
Have passed, I thought, a Whip lash
Unbraiding in the Sun
When stooping to secure it
It wrinkled, and was gone -

Several of Nature's People
I know, and they know me -
I feel for them a transport
Of cordiality -

But never met this Fellow
Attended, or alone
Without a tighter breathing
And Zero at the Bone -

    Un Tipo sottile nell'Erba
Occasionalmente si muove -
Potreste averlo incontrato - se non vi è successo
Si annuncia all'improvviso -

L'Erba si divide come con un Pettine -
Un'asta maculata si vede -
E poi si chiude ai vostri piedi
E si apre più in là -

Gli piace un Campo Paludoso
Un Terreno troppo freddo per il Grano
Eppure da Ragazzo, e Scalzo -
Più di una volta a Mezzogiorno
Ho oltrepassato, credevo, una sorta di Frusta
Che si districava al Sole
Quando mi chinavo per catturarla
Si rinserrava, e se ne andava -

Diversi Abitanti della Natura
Conosco, ed essi conoscono me -
Sento per loro un trasporto
Di cordialità -

Ma non ho mai incontrato questo Tipo
Accompagnato, o da solo
Senza un respiro più affannoso
E Zero nelle Ossa -

La poesia fu pubblicata il 14 febbraio 1866 sullo "Springfield Daily Republican", con il titolo "The Snake" ("Il Serpente"), in tre strofe di otto versi ciascuna e con due varianti: al verso 4 "instant" al posto di "sudden" e al verso 21 "Yet" al posto di "But". Il manoscritto fonte della pubblicazione è perduto e, perciò, non sappiamo se le varianti fossero o meno di ED.
In una lettera a T.W. Higginson del 17 marzo dello stesso anno (L316) ED fa cenno a questa poesia sia per precisare che era stata pubblicata senza il suo consenso, sia per informare il suo corrispondente che un'errata punteggiatura al verso 3, ovvero un punto interrogativo alla fine ("You may have met him - did you not?" - vedi le immagini sotto) aveva modificato i suoi versi: "Lest you meet my Snake and suppose I deceive it was robbed of me - defeated too of the third line by the punctuation. The third and fourth were one - I had told you I did not print - I feared you might think me ostensible." ("Se dovesse imbattersi nel mio Serpente e immaginasse che io abbia mentito sappia che mi fu rubato - per di più defraudato del terzo verso a causa della punteggiatura. Il terzo e il quarto erano uno - le avevo detto che non avrei mai pubblicato - temo che lei possa credermi un'esibizionista.").
Alla fine del 1872 ED inviò questa poesia a Susan (L378) e, come per ricordare l'errore dello "Springfield" e nello stesso tempo correggerlo, scrisse così il terzo verso "You may have meet him? Did you not", salvaguardando quel "third and fourth were one" rivendicato nella lettera a Higginson.
La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli.

La descrizione dei sentimenti evocati dall'incontro con un serpente. Nelle prime due strofe ED si diverte a descriverne le caratteristiche: l'improvviso e inaspettato apparire, l'immagine dell'erba che si divide come fosse pettinata per richiudersi subito dopo, un'asta maculata appena intravista. Nella strofa centrale ci racconta un incontro con questo essere sfuggente, che si allunga e si rinserra subito dopo, metafora della sua natura misteriosa e inafferrabile. Nelle ultime due introduce, con l'ardita immagine del verso finale, il sentimento di paura e repulsione comunemente associato a questo animale, che, avendo avuto la sfortuna di essere stato scelto per offrire a Eva la mela del peccato, si porta dietro la nomea di infido tentatore da evitare e schiacciare.
Nel secondo verso dell'ultima strofa ho tradotto al maschile per rispettare il "boy" del verso 11. Al verso 13 "lash" (come sostantivo) è definito dal Webster come la parte flessibile di una frusta, ovvero il "whip" che precede, o anche come "colpo dato con una frusta, frustata". Non ho trovato una soddisfacente traduzione per "whip lash" e ho perciò preferito sottolineare il concetto di similitudine traducendo con "una sorta di frusta".


F1097 (1865) / J1063 (1865)

Ashes denote that Fire was -
Revere the Grayest Pile
For the Departed Creature's sake
That hovered there awhile -

Fire exists the first in light
And then consolidates
Only the Chemist can disclose
Into what Carbonates -

    Le ceneri denotano che c'era un Fuoco -
Venera il Cumulo più Grigio
Per amore della Creatura Estinta
Che là si librò per un momento -

Il Fuoco esiste dapprima come luce
E poi si consolida
Solo il Chimico può svelare
In quali Carbonati -

Una tomba non è soltanto un ricovero di resti mortali ma anche un luogo da venerare, perché là riposano ceneri che una volta ospitavano il fuoco vitale dell'esistenza. La vita, come il fuoco, ha nella luce la sua parte visibile e temporanea; cosa ne sarà di lei dopo, una volta diventata cenere, lo sa solo quel chimico che l'ha creata e ne conosce l'intima essenza.
Ancora una volta ED descrive il nostro essere disarmati di fronte ai misteri della vita e della morte; così come del fuoco vediamo soltanto la parte luminosa, della vita conosciamo solo il breve percorso che vediamo con i nostri occhi, il resto (i "carbonati" nei quali ci "consolideremo" è una chiara metafora del giudizio finale) è riservato al "chimico", da intendersi qui come colui che sa, che conosce cose inconoscibili ai comuni mortali e, perciò, identificabile con Dio.


F1098 (1865) / J987 (1865)

The Leaves like Women, interchange
Sagacious Confidence -
Somewhat of Nods and somewhat
Portentous inference -

The Parties in both cases
Enjoining secrecy -
Inviolable compact
To notoriety.

    Le Foglie come le Donne, si scambiano
Sagaci Confidenze -
Un po' di Cenni e un po'
Di portentose illazioni -

Le Parti in entrambi i casi
S'ingiungono segretezza -
Inviolabile patto
Di notorietà.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. In un'altra copia, inviata a Susan, al verso 2 si legge "Exclusive" al posto di "Sagacious".

Una divertita descrizione delle chiacchiere fra donne. Errante riporta in nota: "La nipote di Emily racconta come un giorno, mentre alcune signore stavano prendendo congedo dalla sorella Lavinia giù al pianterreno, la zia contemplasse lo spettacolo con lei , dal piano di sopra. La porta d'ingresso, spalancata, invitava ad uscire, ma le visitatrici prolungavano i saluti. E Emily alla nipotina: «Matty, bambina mia, sentile come si baciano, le traditrici». Poco dopo le inviò questa poesiola. (Martha Dickinson Bianchi, Emily Dickinson Face to Face, Boston, 1932, pagg. 9-10)."


F1099 (1865) / J1084 (1866)

At Half past Three, a single Bird
Unto a silent Sky
Propounded but a single term
Of cautious melody -

At Half past Four, Experiment
Had subjugated test
And lo, Her silver Principle
Supplanted all the rest -

At Half past Seven, Element
Nor Implement, be seen -
And Place was where the Presence was
Circumference between -

    Alle Tre e Mezza, un unico Uccello
A un silenzioso Cielo
Propose soltanto un unico accento
Di cauta melodia -

Alle Quattro e Mezza, l'Esperimento
Aveva soggiogato la prova
Ed ecco, il Suo argenteo Principio
Soppiantò tutto il resto -

Alle Sette e Mezza, né Elemento
Né Strumento, erano in vista -
E Spazio fu dove la Presenza era
Circonferenza nel mezzo -

Tre copie praticamente identiche. Una inviata a Josiah Holland, una trascitta nei fascicoli (quella riportata sopra) e una rimasta fra le carte di ED.

Nel cuore della notte un uccello solitario accenna cautamente il suo canto nel cielo silenzioso; dopo un'ora il canto si dispiega vittorioso mettendo in ombra quella timida prova iniziale, ma subito dopo ecco che l'alba, l'argenteo seme che si appresta a far nascere la luce, diventa padrona della natura, soppiantando tutto il resto; a giorno fatto né l'uccello né l'alba sono più visibili, lo spazio illuminato diventa protagonista rispetto alle insignificanti presenze che lo popolano, e fra queste due entità regna il mistero della circonferenza, impalpabile e invisibile cerchio che racchiude senza inizio né fine.
La poesia è concretamente scandita dalle ore poste all'inizio alle tre strofe ma, nello stesso tempo, la descrizione della notte che diventa giorno si fa via via più astratta: dall'uccello che inizia a cantare, all'alba descritta come un germe primordiale che sparge il suo seme dappertutto, alla "circonferenza" dell'ultimo verso, estremo simbolo metafisico di uno spazio chiuso e insieme misterioso e infinito.


F1100 (1865) / J1100 (1866)

The last Night that She lived
It was a Common Night
Except the Dying - this to Us
Made Nature different

We noticed smallest things -
Things overlooked before
By this great light upon our minds
Italicized - as 'twere.

As We went out and in
Between Her final Room
And Rooms where Those to be alive
Tomorrow were, a Blame

That others could exist
While She must finish quite
A Jealousy for Her arose
So nearly infinite -

We waited while She passed -
It was a narrow time -
Too jostled were Our Souls to speak
At length the notice came.

She mentioned, and forgot -
Then lightly as a Reed
Bent to the Water, struggled scarce -
Consented, and was dead -

And We - We placed the Hair -
And drew the Head erect -
And then an awful leisure was
Belief to regulate -

    L'ultima Notte da Lei vissuta
Fu una Notte Comune
Eccetto il Morire - che per Noi
Rese diversa la Natura

Notammo le più piccole cose -
Cose trascurate prima
Da questa grande luce nella nostra mente
Come fossero - impresse in corsivo.

Mentre andavamo avanti e indietro
Fra la Sua Stanza finale
E le Stanze dove Quelli destinati a esser vivi
Domani erano, un senso di Colpa

Che altri potessero esistere
Mentre Lei doveva finire del tutto
Una Gelosia per il Suo ergersi
Così vicina all'infinito -

Aspettammo mentre Lei attraversava -
Fu un tempo esiguo -
Troppo oppresse erano le Anime per parlare
Infine venne l'annuncio.

Nominò, e dimenticò -
Poi lieve come un Giunco
Curvo sull'Acqua, si agitò appena -
Acconsentì, e fu morta -

E Noi - Noi sistemammo i Capelli -
E tirammo su la Testa -
E poi un tremendo tempo vuoto fu
La Fede a regolare -

Nella sua edizione critica Johnson collega questa poesia alla morte di Laura Hills Dickey, la più giovane delle figlie di Mr. e Mrs. L. M. Hills, morta ad Amherst, nella casa dei genitori vicina a quella dei Dickinson, il 1° maggio 1866 (Johnson dice "il 3 maggio", ma la notizia fu data in quel giorno dal giornale "Express" datata però due giorni prima - cfr. Jay Leyda, The Years and Hours of Emily Dickinson, Yale University Press, New Haven, 1960, II vol., pag. 113). Nell'edizione Franklin il collegamento cade, visto che la poesia è datata "fine 1865".
A questo avvenimento si riferisce probabilmente un passo di una lettera scritta a Mrs. Holland nei primi giorni di maggio del 1866 (L318): "A woman died last week, young and in hope but a little while - at the end of our garden. I thought since of the power of death, not upon affection, but its mortal signal. It is to us the Nile." ("Una donna è morta la scorsa settimana, giovane e piena di speranza, anche se per poco - aldilà del nostro giardino. Da allora penso al potere della morte, non sugli affetti, ma come segnale mortale. È il Nilo per noi.").

Il racconto di una morte. Stavolta ED non cerca di scavare, di cogliere quell'attimo misterioso e definitivo, ma ci racconta con estrema dolcezza quei momenti, privilegiando le sensazioni di chi resta (molto bello il contrasto fra il senso di colpa del restare vivi e la gelosia per chi finalmente può conoscere il mistero), fino alla bellissima penultima strofa, dove il trapasso è descritto come un estenuato e rassegnato piegarsi all'inevitabile.
Bacigalupo evidenzia l'ardita metafora del verso 8: le cose quotidiane, prima trascurate, che vengono evidenziate ("Italicized") come se la morte le rivestisse di nuova luce nella nostra mente.