Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J151 - 200

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J151 (1859) / F133 (1860)

Mute thy Coronation -
Meek my Vive le roi,
Fold a tiny courtier
In thine Ermine, Sir,
There to rest revering
Till the pageant by,
I can murmur broken,
Master, It was I -
    Muta la tua Incoronazione -
Umile il mio Vive le roi,
Avvolgi un minuto cortigiano
Nel tuo Ermellino, Signore,
Là resterò riverente
Finché passato il corteo,
Potrò mormorare malferma,
Maestro, ero io -

L'estatica ammirazione per un "Master", citato più volte sia nelle poesie che nelle lettere, la cui identità ha resistito a tutti gli attacchi dei biografi dickinsoniani.
Nelle note del Meridiano, Marisa Bulgheroni fa un interessante riferimento a Whitman: "...la richiesta dell'io poetante (Fold a tiny courtier / In thine Ermine, Sir, vv. 3 e 4) è audace quanto quella formulata da Walt Whitman in Foglie d'erba: «Or, if you will, thrusting me beneath your clothing...» («O, se vuoi, infilami sotto i vestiti...»)." [Dalla quinta parte di Leaves of Grass (ediz. 1892): Calamus, Whoever You Are Holding Me Now in Hand.]


J152 (1860) / F182 (1860)

The Sun kept stooping - stooping - low!
The Hills to meet him rose!
On his side, what Transaction!
On their side, what Repose!

Deeper and deeper grew the stain
Upon the window pane -
Thicker and thicker stood the feet
Until the Tyrian

Was crowded dense with Armies -
So gay, so Brigadier -
That I felt martial stirrings
Who once the Cockade wore -

Charged, from my chimney Corner -
But Nobody was there!

    Il Sole si teneva curvo - curvo - basso!
Le Colline per incontrarlo si levarono!
Dalla sua parte, che Transazione!
Dalla loro parte, che Riposo!

Sempre più profonda crebbe la macchia
Sul vetro della finestra -
Sempre più fitti si fecero i passi
Finché il Porpora

Fu pieno zeppo di Armate -
Tanto lo spensierato, quanto il Generale -
Che io sentii i fremiti marziali
Di chi un tempo vestiva la Coccarda -

Attaccai, dall'Angolo del camino -
Ma non c'era Nessuno!

La natura sembra ingaggiare una lotta contro il tramonto, ma le sue armate non riescono a sovrastare quel porpora che a poco a poco vince sulla luce del giorno; quando il tardivo guerriero, al riparo del focolare, si decide all'attacco, ormai non c'è più nulla per cui combattere.
Per "Tyrian" (v. 8) vedi la J140-F90.


J153 (1860) / F166 (1860)

Dust is the only Secret -
Death, the only One
You cannot find out all about
In his "native town."

Nobody knew "his Father" -
Never was a Boy -
Had'nt any playmates,
Or "Early history" -

Industrious! Laconic!
Punctual! Sedate!
Bold as a Brigand!
Stiller than a Fleet!

Builds, like a Bird, too!
Christ robs the Nest -
Robin after Robin
Smuggled to Rest!

    Polvere è l'unico Segreto -
Morte, l'unica Creatura
Di cui non si può scoprire nulla
Nella sua "città natale".

Nessuno conobbe "suo Padre" -
Non fu mai Fanciulla -
Non ebbe compagni di gioco,
O "storia di Inizi" -

Operosa! Laconica!
Puntuale! Pacata!
Spavalda come un Brigante!
Più silenziosa di una Flotta!

Costruisce, come un Uccello, anche!
Cristo deruba il Nido -
Pettirosso dopo Pettirosso
Di contrabbando al Riposo!

In un'altra versione, inviata a Susan, "stiller" (v. 12) diventa "swifter" ("più rapida").
La morte, come sempre nei versi della Dickinson, e nella tradizione anglosassone, è al maschile; nella traduzione ho perciò trasformato il "boy" del verso 6 in "fanciulla".

La morte non ha patria, non ha storia, né infanzia o compagni, sfugge completamente alle definizioni di cui siamo capaci; sappiamo soltanto che arriva spavalda e silenziosa (o rapida nella variante inviata a Susan) e, come un abile contrabbandiere, elude ogni ostacolo e ci porta in un luogo misterioso per un altrettanto misterioso riposo.
Nei versi 9 e 10 gli aggettivi che caratterizzano la morte sono apparentemente positivi (si potrebbero considerare un elenco perfetto secondo l'etica puritana, come rileva Marisa Bulgheroni nella sua nota nel Meridiano), ma ciascuno di essi trova negli altri versi un significato che rovescia il senso comune: operosa perché è instancabile nei suoi compiti funebri; laconica perché non ha bisogno di spiegarsi con nessuno; puntuale perché è solo lei a decidere il momento in cui incontrarci; pacata perché non ha ostacoli a cui contrapporsi.
Al verso 14 Cristo diventa una sorta di mandante del furto della vita perpetrato dalla sua fedele servitrice.


J154 (1860) / F173 (1860)

Except to Heaven, she is nought.
Except for Angels - lone.
Except to some wide-wandering Bee
A flower superfluous blown.

Except for winds - provincial.
Except by Butterflies
Unnoticed as a single dew
That on the Acre lies.

The smallest Housewife in the grass,
Yet take her from the Lawn
And somebody has lost the face
That made Existence - Home!

    Eccetto per il Cielo, è nullità.
Eccetto per gli Angeli - sola.
Eccetto per qualche Ape vagabonda
Un fiore sbocciato inutilmente.

Eccetto per i venti - provinciale.
Eccetto per le Farfalle
Ignorata come una goccia di rugiada
Che giace sul Terreno.

Una minuscola Massaia in mezzo all'erba,
Eppure strappatela dal Prato
E qualcuno avrà perso il volto
Che rendeva l'Esistenza - Familiare!

Un'umile pratolina sembra non significare nulla, non avere nessuno che la noti, ma basta sottrarla al prato e un luogo familiare diventa improvvisamente estraneo, privo di qualcosa di apparentemente ignorato che sembra assumere un'identità soltanto con la sua assenza.
L'identificazione dell'umile fiore di campo con la vita umana e, soprattutto, con l'identità propria e l'importanza assoluta di ciascuna vita, anche quella meno appariscente, è resa esplicita dai termini "umani" usati negli ultimi versi: "housewife", "face", "home", come a ribadire che l'essere parte integrante della natura lascia intatta l'individualità di ciascuno di noi, ma anche di tutto ciò che ci circonda.


J155 (1860) / F217 (1861)

The murmur of a Bee
A Witchcraft - yieldeth me -
If any ask me why -
'Twere easier to die -
Than tell -

The Red upon the Hill
Taketh away my will -
If anybody sneer -
Take care - for God is here -
That's all.

The Breaking of the Day
Addeth to my Degree -
If any ask me how -
Artist - who drew me so -
Must tell!

    Il mormorio di un'Ape
Una Magia - produce in me -
Se qualcuno mi chiede perché -
Sarebbe più facile morire -
Che dire -

Il Rosso sulla Collina
Mi toglie la volontà -
Se qualcuno sogghigna -
Stia attento - perché Dio è qui -
Questo è tutto.

L'Interrompersi del Giorno
Accresce il mio Rango -
Se qualcuno mi chiede come -
L'artista - che mi disegnò così -
Lo dica!

Tre eventi della natura, magici, quasi impossibili da descrivere, che sembrano con la loro bellezza e il loro mistero testimoniare la presenza di Dio. L'ultimo è l'essere umano, la sua mente consapevole e avida di sapere cosa c'è al di là del mondo visibile, di quel giorno che si interrompe per condurci in un luogo molto più elevato rispetto al nostro rango di mortali, una mente spiegabile soltanto dal suo creatore.
L'ultimo verso è quasi un'invocazione, una domanda di chiarezza a quel creatore che ci lascia avvolti nel dubbio.


J156 (1860) / F218 (1861)

You love me - you are sure -
I shall not fear mistake -
I shall not cheated wake -
Some grinning morn -
To find the Sunrise left -
And Orchards - unbereft -
And Dollie - gone!

I need not start - you're sure -
That night will never be -
When frightened - home to Thee I run -
To find the windows dark -
And no more Dollie - mark -
Quite none?

Be sure you're sure - you know -
I'll bear it better now -
If you'll just tell me so -
Than when - a little dull Balm grown -
Over this pain of mine -
You sting - again!

    Mi ami - sei sicura -
Non devo temere errore -
Non mi sveglierò ingannata -
Qualche ghignante mattino -
Per trovare l'Alba rimasta -
E i Frutteti - intatti -
E Dollie - partita!

Non devo palpitare - sei sicura -
Quella notte non verrà mai -
Che spaventata - correrò da casa a Te -
Per trovare le finestre buie -
E non più di Dollie - traccia -
Davvero nessuna?

Assicurati di esserne sicura - lo sai -
Lo sopporterò meglio ora -
Se proprio ciò mi dirai -
Di quando - un insulso Balsamo cresciuto -
Sopra questa mia pena -
Tu pungerai - di nuovo!

"Dollie" (vv. 7 e 12 - vedi anche la J51-F41 e la J158-F222) era un nomignolo affettuoso per Susan, a cui fu probabilmente inviata questa poesia, trascritta nei fascicoli.
Nei versi si legge un'ansia di abbandono, esplicitata da quel "you are sure" che apre tutte e tre le strofe, come una richiesta pressante di rassicurazione a qualcuno di cui non riusciremmo a sopportare la mancanza, nonostante le ferite, resistenti a qualsiasi balsamo, che i suoi aculei ci hanno inflitto, e probabilmente continueranno a infliggerci.


J157 (1860) / F229 (1861)

Musicians wrestle everywhere -
All day - among the crowded air
I hear the silver strife -
And - waking - long before the morn -
Such transport breaks upon the town
I think it that "New life"!

It is not Bird - it has no nest -
Nor "Band" - in brass and scarlet - drest -
Nor Tamborin - nor Man -
It is not Hymn from pulpit read -
The "Morning Stars" the Treble led
On Time's first afternoon!

Some - say - it is "the Spheres" - at play!
Some say - that bright Majority
Of vanished Dames - and Men!
Some - think it service in the place
Where we - with late - celestial face -
Please God - shall ascertain!

    Musicisti si cimentano ovunque -
Tutto il giorno - nell'aria affollata
Odo l'argenteo conflitto -
E - svegliandomi - assai prima del mattino -
Un tale trasporto irrompe nella città
Che penso sia quella la "Nuova vita"!

Non è Uccello - non ha nido -
Né "Banda" - di ottone e scarlatto - vestita -
Né Tamburino - Né Uomo -
Non è Inno letto da un pulpito -
Trilli guidavano le "Stelle Mattutine"
Nel primo pomeriggio del Tempo!

Qualcuno - dice - che siano "le Sfere" - a suonare!
Qualcuno dice - quella lucente Maggioranza
Di Donne e Uomini - scomparsi!
Qualcuno - lo crede un rito nel luogo
Dove noi - con ultimo - celestiale volto -
A Dio piacendo - accerteremo!

In un'altra versione, inviata a Susan, il "wrestle" del primo verso diventa "wrestling" ("che si cimentano").

La musica delle sfere celesti (v. 13) come suono primordiale che ha dato il "la" al tempo (vv 11 e 12), ma anche come un suono incorporeo (v. 8) che sembra accompagnare la nostra vita mortale (vv. 2 e 3) dandoci come un presagio di quella che sarà la nostra nuova vita (v. 6) in un luogo dove, forse, ci sarà concesso di diradare il mistero (v. 18).
Al verso 11 "treble" significa la parte più alta, acuta, di una composizione musicale o, anche, chi canta nel registro più acuto; ho tradotto con "trilli" sia perché credo trasmettano l'idea di un suono acuto, sia per l'assonanza fonica con il termine inglese.


J158 (1860) / F222 (1861)

Dying! Dying in the night!
Wont somebody bring the light
So I can see which way to go
Into the everlasting snow?

And "Jesus"! Where is Jesus gone?
They said that Jesus - always came -
Perhaps he doesn't know the House -
This way, Jesus, Let him pass!

Somebody run to the great gate
And see if Dollie's coming! Wait!
I hear her feet upon the stair!
Death wont hurt - now Dollie's here!

    Morente! Morente nella notte!
Non porterà luce qualcuno
Ch'io possa vedere quale via percorrere
Nella perpetua neve?

E "Gesù"! Dov'è andato Gesù?
Dicevano che Gesù - arriva sempre -
Forse non riconosce la Casa -
Di qua, Gesù, Lasciatelo passare!

Qualcuno corra al cancello grande
E veda se arriva Dollie! Aspetta!
Sento i suoi passi sulle scale!
La morte non farà male - ora che Dollie è qui!

"Dollie" (vv. 10 e 12 - vedi anche la J51-F41 e la J156-F218) era un nomignolo affettuoso per Susan, a cui fu probabilmente inviata questa poesia, trascritta nei fascicoli.
Come nella J156-F218 si percepisce l'affanno, la paura di un'assenza che lascerebbe spazio soltanto alla morte o, anche, la convinzione che soltanto quella presenza riuscirebbe a renderla indolore, a scacciare la morte oscura e misteriosa per far spazio a quella divina, accompagnata da Gesù e portatrice di resurrezione.


J159 (1860) / F135 (1860)

A little Bread - a crust - a crumb -
A little trust - a demijohn -
Can keep the soul alive -
Not portly, mind! but breathing - warm -
Conscious - as old Napoleon,
The night before the crown!

A modest lot - A fame petite -
A brief Campaign of sting and sweet
Is plenty! Is enough!
A Sailor's business is the shore!
A Soldier's - balls! Who asketh more,
Must seek the neighboring life!

    Un po' di Pane - una crosta - una briciola -
Un po' di speranza - una damigiana -
Possono tenere viva l'anima -
Non grassa, badate! ma palpitante - calda -
Consapevole - come il vecchio Napoleone,
La notte prima dell'incoronazione!

Una sorte modesta - Una fama piccina -
Una breve Campagna di amaro e dolce
È molto! È abbastanza!
Il compito di un Marinaio è la riva!
Del Soldato - I proiettili! Chi chiede di più,
Deve cercare nell'altra vita!

La vita terrena può sembrare ricca, vasta nei suoi multiformi aspetti, dallo sfarzo del trono alla briciola che basta appena a sfamare, ma dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò appartiene alla cerchia ristretta del nostro destino mortale; per trovare di più, per sperimentare qualcosa che vada ben al di là di quello che la vita ci concede dobbiamo guardare oltre, a quello che ci aspetta dopo la morte.


J160 (1860) / F132 (1860)

Just lost, when I was saved!
Just felt the world go by!
Just girt me for the onset with Eternity,
When breath blew back,
And on the other side
I heard recede the disappointed tide!

Therefore, as One returned, I feel,
Odd secrets of the line to tell!
Some Sailor, skirting foreign shores -
Some pale Reporter, from the awful doors
Before the Seal!

Next time, to stay!
Next time, the things to see
By ear unheard,
Unscrutinized by eye -

Next time, to tarry,
While the Ages steal -
Slow tramp the Centuries,
And the Cycles wheel!

    Perduta, quando ero in salvo!
Già sentivo il mondo passare!
Già mi accingevo allo scontro con l'Eternità,
Quando il respiro fu spinto indietro,
E dall'altra parte
Udii arretrare la marea delusa!

Perciò, come Una che è tornata, mi sento,
Insoliti segreti di confine da narrare!
Un po' Marinaio, che costeggia rive straniere -
Un po' pallida Cronista, dalle terribili porte
Prima del Suggello!

La prossima volta, restare!
La prossima volta, le cose svelare
Da orecchio mai udite,
Mai da occhio scrutate -

La prossima volta, fermarsi,
Mentre Ere scivolano via -
Lenti procedono i Secoli,
E Cicli ruotano!

Una morte ormai accettata si ritira e il ritorno del respiro significa anche che il mistero è rimasto irrisolto; quello sfiorare l'ultimo l'istante lascia la sensazione di un viaggio incompiuto, di cui non possiamo dire nulla. Ma basta saper aspettare, perché quel viaggio verso l'eternità, verso lo svelamento del mistero, sarà inevitabile.
Il maestoso e inafferrabile ciclo del tempo eterno descritto negli ultimi tre versi è molto simile a quello della seconda strofa della J216-F124 (versione 1861).


J161 (1860) / F208 (1861)

Pine Bough -

A feather from the Whippowil
That everlasting sings -
Whose Galleries are Sunrise -
Whose Stanzas, are the Springs -

Whose Emerald Nest - the Ages spin -
With mellow - murmuring Thread -
Whose Beryl Egg, what School Boys hunt -
In "Recess", Overhead!

   
Ramo di Pino -

Una penna del Caprimulgo
Che incessante canta -
Le cui Gallerie sono le Aurore -
Le cui Strofe, sono le Primavere -

Il cui Nido di Smeraldo - gli Anni tessono -
Con morbido - frusciante Filo -
Il cui Uovo di Berillo, ciò che gli Scolari cercano -
Nell'"Intervallo", Lassù!

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra versione fu inviata a Samuel Bowles, ma evidentemente arrivò nella sede del "Republican" quando lui era assente, visto che gli fu inoltrata da Frances H. Cook, che lavorava al giornale, con un biglietto che diceva: "Accluso c'era un ramoscello di pino, che ho gelosamente conservato." (cfr. la nota di Franklin).
Nella versione a Bowles ci sono due varianti: "Opera" (nel senso di opera lirica) al posto di "Stanzas, are" al verso 4 (in questa versione le "galleries" del verso precedente sono più chiaramente connotate come gallerie di un teatro) e "Of" al posto di "With" al verso 6; non c'è il titolo che appare nei fascicoli, sostituito dal suo equivalente concreto.

Un ramoscello di pino come metafora delle bellezze della natura, offerte come se fossero uno spettacolo che si ripete all'interno di cicli senza fine.
"Recess" significa recesso, nicchia, alcova, ma anche intervallo, pausa. Nella traduzione si perde la ricchezza dell'originale: il recesso nascosto lassù, sull'albero; la ricreazione degli scolari; l'intervallo fra gli atti di quello spettacolo senza fine.


J162 (1860) / F219 (1861)

My River runs to Thee -
Blue Sea - Wilt welcome me?

My River waits reply -
Oh Sea - look graciously!

I'll fetch thee Brooks
From spotted nooks -

Say Sea - take me?

    Il mio Fiume corre a Te -
Azzurro Mare - Mi accoglierai?

Il mio Fiume aspetta risposta -
Oh Mare - sii benigno!

Ti porterò Ruscelli
Da umbratili nascondigli -

Di' Mare - mi prendi?

Oltre a quella nei fascicoli, riportata sopra, ci sono altre due copie di questa poesia. Una rimasta fra le carte di ED, senza divisione in strofe e con due varianti che hanno un significato analogo a quello dei termini sostituiti: "bring" al posto di "fetch" al verso 5 e "dappled" al posto di "spotted" al verso 6. L'altra a conclusione di una lettera a Mary Bowles dell'agosto 1861 (L235), preceduta da "I brought my own - myself, to you and Mr Bowles - Please remember me, because I remember you - Always." ("Porto tutta - me stessa, a te e a Mr Bowles - Vi prego di rammentarmi, perché io vi rammento - Sempre.").
In questa copia il testo è quello dei fascicoli, ma non c'è divisione in strofe e l'ultimo verso, concluso con il punto esclamativo al posto dell'interrogativo, è diviso in due (Say - Sea - / Take Me!) con la seconda parte rientrata, come se fosse una firma.

Le parole iniziali della frase che precede la poesia nella lettera a Mary Bowles ("I brought my own - myself") si estendono ai versi, dove diventano un fiume che si avvia fiducioso verso il suo traguardo finale.
Il punto esclamativo della versione Bowles modifica il senso dell'ultimo verso: la richiesta, quasi un'implorazione, che segue e riprende il "look graciously" del quarto verso nelle altre due versioni, si trasforma qui in un più deciso "prendimi", (con il pronome maiuscolo che sembra fare il paio con l'altrettanto deciso "Always" finale della frase che precede i versi), quasi che il mare non avesse scelta di fronte al suo destino di traguardo per quel fiume che non ha altro scopo che immergersi e confondersi in lui.


J163 (1860) / F131 (1860)

Tho' my destiny be Fustian -
Her's be damask fine -
Tho' she wear a silver apron -
I, a less divine -

Still, my little Gypsey being
I would far prefer -
Still, my little sunburnt bosom
To her Rosier -

For, when Frosts, their punctual fingers
On her forehead lay,
You and I, and Dr Holland,
Bloom Eternally!

Roses of a steadfast summer
In a steadfast land -
Where no Autumn lifts her pencil -
And no Reapers stand!

    Malgrado il mio destino sia di Fustagno -
Il suo di damasco fine -
Malgrado ella indossi un argenteo grembiule -
Io, uno meno divino -

Eppure, la mia piccola Zingaresca esistenza
Di gran lunga preferisco -
Eppure, il mio piccolo seno bruciato dal sole
Al suo più Roseo -

Perché, quando le Gelate, le loro puntuali dita
Sulla sua fronte poseranno,
Tu ed io, e il Dottor Holland,
Fioriremo Eternamente!

Rose di un'immutabile estate
In un'immutabile regione -
Dove nessun Autunno alza il pennello -
E non ci sono Mietitori!

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra, il cui manoscritto è perduto e che era evidentemente accompagnata da una rosa, fu inviata a Elizabeth Holland, moglie del dottor Holland, nell'estate del 1860 e poi trascritta da Mabel Todd per l'edizione delle Lettere del 1894.

Di fronte alla perfetta bellezza di una rosa le nostre umili e sofferte esistenze possono apparire molto meno "divine", ma è una bellezza destinata a sfiorire presto, a non lasciare traccia di sé, mentre noi siamo destinati a un'immortalità dove il pennello dell'autunno non avrà spazio, un'eterna estate dove la falce della morte sarà sconosciuta.


J164 (1860) / F130 (1860)

"Mama" never forgets her birds,
Though in another tree.
She looks down just as often
And just as tenderly,
As when her little mortal nest
With cunning care she wove -
If either of her "sparrows fall",
She "notices" above.
    "Mamma" non dimentica mai i suoi uccelli,
Anche se in un altro albero.
Guarda giù così spesso
E così teneramente,
Come quando il suo piccolo nido mortale
Con abile cura intrecciava -
Se uno o l'altro dei suoi "passeri cade",
Lei "se ne accorge" lassù.

Inviata a Louise Norcross dopo la morte della madre Lavinia, zia di ED, il 17 aprile 1860. Il manoscritto è perduto e il testo deriva da una trascrizione di Frances Norcross, che annotò: "a Loo dopo la morte della mamma". Le due cugine di ED avevano 18 e 12 anni.

Un tenero ricordo della zia prediletta, ormai "in another tree" ma sempre vigile e materna per i "passeri" che ha lasciato quaggiù.


J165 (1860) / F181 (1860)

A wounded Deer - leaps highest -
I've heard the Hunter tell -
'Tis but the extasy of death -
And then the Brake is still!

The smitten Rock that gushes!
The trampled Steel that springs!
A Cheek is always redder
Just where the Hectic stings!

Mirth is the mail of Anguish
In which it cautious Arm,
Lest anybody spy the blood
And "you're hurt" exclaim!

    Un Cervo colpito - salta più alto -
Ho udito dire dai Cacciatori -
È solo l'estasi della morte -
E poi la Brughiera tace!

La Roccia percossa che sgorga!
L'Acciaio calpestato che scatta!
Una Guancia è sempre più rossa
Proprio dove la Febbre brucia!

L'ilarità è la corazza dell'Angoscia -
Di cui essa si Arma guardinga,
Affinché nessuno scorga il sangue
E "sei ferita" gridi!

Nelle prime due strofe quattro immagini diverse : il cervo ferito, che salta più in alto che mai nell'estasi della morte, per poi ricadere muto; la roccia biblica percossa da Mosè, dalla quale sgorga improvvisa l'acqua; l'arma che scatta quando è calpestata da chi vorrebbe sottometterla; la guancia che si tinge di rosso là dove la febbre brucia più forte. Tutte immagini dove il dolore sembra essere un carburante che dà linfa a una reazione contraria, istintiva e appariscente, come quando, nell'ultima strofa, si tenta di nascondere l'angoscia dietro lo schermo di una gioia esteriore, esibita soltanto per non essere oggetto di compassione.
Al verso 5 il riferimento è a Esodo 17, 6: "«Ecco, io starò davanti a te, là, sulla roccia, in Oreb; tu percuoterai la roccia e da essa si riverserà acqua che il popolo potrà bere». E così fece Mosè alla presenza degli anziani d'Israele."


J166 (1860) / F183 (1860)

I met a King this afternoon!
He had not on a Crown indeed -
A little Palm leaf Hat was all,
And he was barefoot, I'm afraid!

But sure I am he Ermine wore
Beneath his faded Jacket's blue -
And sure I am, the crest he bore
Within that Jacket's pocket too!

For 'twas too stately for an Earl -
A Marquis would not go so grand!
'Twas possibly a Czar petite -
A Pope, or something of that kind!

If I must tell you, of a Horse
My freckled Monarch held the rein -
Doubtless, an estimable Beast,
But not at all disposed to run!

And such a wagon! While I live
Dare I presume to see
Another such a vehicle
As then transported me!

Two other ragged Princes
His royal state partook!
Doubtless the first excursion
These sovreigns ever took!

I question if the Royal Coach
Round which the Footmen wait
Has the significance, on high,
Of this Barefoot Estate!

    Ho incontrato un Re questo pomeriggio!
Non portava la Corona a dire il vero -
Un Cappellino di Foglie di palma e basta,
Ed era scalzo, temo!

Ma sono certa che indossava Ermellino
Sotto lo sbiadito blu della Giacchetta -
E sono certa, anche lo stemma portava
Dentro quella tasca della Giacchetta!

Poiché era troppo maestoso per un Conte -
Un marchese non sarebbe così solenne!
Era forse uno Zar piccolino -
Un Papa, o qualcosa del genere!

Se devo dirvelo, di un Cavallo
Il mio lentigginoso Monarca teneva le redini -
Senza dubbio, un pregevole Animale,
Ma per niente disposto a correre!

E che carro! Finché vivrò
Azzardato immaginare di vedere
Un altro veicolo come quello
Che mi estasiò quel giorno!

Due altri laceri Principi
Al regale corteo prendevano parte!
Senza dubbio la prima escursione
Mai fatta da questi sovrani!

Mi chiedo se la Carrozza Reale
Attorniata da Valletti in attesa
Abbia l'importanza, in alto,
Di questa Scalza Classe Sociale!

Tre ragazzi laceri, scalzi, lentigginosi, con un ronzino alla briglia, diventano un corteo regale, che non ha nulla da invidiare alla carrozza reale dell'ultima strofa, simbolo appariscente di un rango che nel cielo non significherà più nulla.


J167 (1860) / F178 (1860)

To learn the Transport by the Pain -
As Blind Men learn the sun!
To die of thirst - suspecting
That Brooks in Meadows run!

To stay the homesick - homesick feet
Upon a foreign shore -
Haunted by native lands, the while -
And blue - beloved air!

This is the Sovreign Anguish!
This - the signal woe!
These are the patient "Laureates"
Whose voices - trained - below -

Ascend in ceaseless Carol -
Inaudible, indeed,
To us - the duller scholars
Of the Mysterious Bard!

    Imparare l'Ebbrezza dalla Pena -
Come i Ciechi imparano il sole!
Morire di sete - sospettando
Che i Ruscelli nei Prati scorrono!

Fermare i nostalgici - nostalgici passi
Su una riva straniera -
Tormentati dalla terra natia, intanto -
E dall'azzurro - amato cielo!

Questa è l'Angoscia Suprema!
Questo - il segno del dolore!
Questi sono i pazienti "Cinti d'Alloro"
Le cui voci - educate - quaggiù -

Ascendono in Canto incessante -
Inaudibile, in verità,
A noi - gli ottusi scolari
Del Misterioso Bardo!

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, con cinque varianti: "thro'" ("attraverso") al posto di "by" al verso 1; "stanza, hushed" ("strofa, zittita") al posto di "voices - trained" al verso 12; "Breaks in victorious" ("Erompe in vittorioso") al posto di "Ascend in ceaseless" al verso 13; "Cornets" ("Cornette") al posto di "scholars" al verso 15; "Band" ("Banda") al posto di "Bard" al verso 16.
Riporto i vv. 12-16 di questa versione:

Whose stanza, hushed, below -

Breaks in victorious Carol -
Inaudible - indeed -
To us - the duller Cornets
Of the mysterious "Band" -

    La cui strofa, zittita, quaggiù -

Erompe in Canto vittorioso -
Inaudibile - in verità -
A noi - le ottuse Cornette
Della misteriosa "Banda" -

La vita trascorre nel dubbio, nell'angoscia di non sapere, in un alternarsi di rimpianto per le cose che dovremo lasciare e di anelito verso un aldilà che ci promette ebbrezza, luce, ruscelli per la nostra sete di sapere, ma lo fa senza mai svelarsi, lasciandoci in una "angoscia suprema" che diventa condizione di vita. Così vivono i mortali, gli uomini di quaggiù che saranno cinti d'alloro dalla morte e potranno finalmente intonare il canto dell'eternità; ma sarà un canto inaudibile per chi resta, per chi è condannato ad essere sordo al suono del mistero che ci attende.


J168 (1860) / F179 (1860)

If the foolish, call them "flowers" -
Need the wiser, tell?
If the Savans "Classify" them
It is just as well!

Those who read the "Revelations"
Must not criticize
Those who read the same Edition -
With beclouded Eyes!

Could we stand with that Old "Moses" -
"Canaan" denied -
Scan like him, the stately landscape
On the other side -

Doubtless, we should deem superfluous
Many Sciences,
Not pursued by learned Angels
In scholastic skies!

Low amid that glad Belles lettres
Grant that we may stand -
Stars, amid profound Galaxies -
At that grand "Right hand"!

    Se gli stolti, li chiamano "fiori" -
Hanno bisogno i saggi, di spiegare?
Se i Dotti li "Classificano"
È proprio la stessa cosa!

Quelli che leggono le "Rivelazioni"
Non devono criticare
Quelli che leggono la stessa Edizione -
Con Occhi annebbiati!

Potessimo stare accanto al Vecchio "Mosè" -
Negata "Canaan" -
Scrutare come lui, il maestoso paesaggio
Dall'altro lato -

Senza dubbio, giudicheremmo superflue
Molte Scienze,
Non perseguite da eruditi Angeli
Nelle scuole dei cieli!

Quaggiù fra così liete Belle lettere
Concedici di stare -
Stelle, tra profonde Galassie -
Alla tua grandiosa "Destra"!

Qualsiasi nostro tentativo di spiegare la natura non va mai al di là della sua intrinseca bellezza, così come le erudite analisi bibliche non hanno la capacità di superare la fede nella parola di Dio. Per "conoscere" veramente dovremmo essere in grado di "vedere", come fece Mosè quando Dio gli permise di guardare, almeno da lontano, quella terra promessa che non avrebbe mai calpestato. Se ottenessimo una tale conoscenza, molta della scienza di noi mortali, estranea a scuole celesti, ci apparirebbe superflua. E allora che ci sia almeno concesso di dedicarci alla poesia, di cercare la luce di semplici stelle nell'infinita profondità del mistero.
L'imperscrutabilità delle galassie dell'eterno, l'inutilità di cercare un ordine umano nel mistero che ci circonda, sembrano trovare l'unico possibile sbocco in quelle "Belles lettres" che non riusciranno certo a illuminare del tutto il buio dell'ignoto, ma forse ci daranno una qualche limitata luce da seguire.
Al verso 5 si legge "Revelations", ovvero il plurale di "Revelation", il libro biblico che in italiano è conosciuto come "Apocalisse"; l'uso del plurale mi fa pensare che ED abbia voluto intendere qui le varie "rivelazioni" della Bibbia (nel Webster trovo: "The revelations of God are contained in the Old and New Testament"), e perciò ho tradotto letteralmente.
Nella terza strofa il riferimento è al Deuteronomio 34, 1-4: "Allora Mosè, dalle steppe di Moab, salì sul monte di Nebo, una vetta del Fasga, il quale si eleva dirimpetto a Gerico. E il Signore gli fece vedere tutto il paese: dal Galaad fino a Dan, e tutto Neftali, il paese d'Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al Mar d'occidente, e la contrada del mezzogiorno, la pianura e la valle di Gerico, città delle palme, fino a Segor. Poi il Signore gli disse: «Questo è il paese che Io giurai di dare ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe, quando dissi: Io lo darò alla tua progenie. Io te l'ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non c'entrerai»".


J169 (1860) / F180 (1860)

In Ebon Box, when years have flown
To reverently peer -
Wiping away the velvet dust
Summers have sprinkled there!

To hold a letter to the light -
Grown Tawny - now - with time -
To con the faded syllables
That quickened us like Wine!

Perhaps a Flower's shrivelled check
Among it's stores to find -
Plucked far away, some morning -
By gallant - mouldering hand!

A curl, perhaps, from foreheads
Our constancy forgot -
Perhaps, an antique trinket -
In vanished fashions set!

And then to lay them quiet back -
And go about it's care -
As if the little Ebon Box
Were none of our affair!

    Nella Cassetta d'Ebano, volati gli anni
Scrutare reverenti -
Soffiando via la vellutata polvere
Che le estati hanno cosparso!

Tenere alla luce una lettera -
Ingiallita - ora - dal tempo -
Compitare le sillabe sbiadite
Che ci esaltarono come un Vino!

Forse nell'esame un avvizzito Fiore
Fra le sue cose ritrovare -
Colto chissà quando, un qualche mattino -
Da una mano galante - ormai polvere!

Un ricciolo, forse, da una fronte
Dimenticata dalla nostra costanza -
Forse, un antiquato gingillo -
Di foggia ormai scomparsa!

E poi riporre tutto in silenzio -
E andarsene per i fatti propri -
Come se la piccola Cassetta d'Ebano
Non ci riguardasse!

Trovare, magari per caso, qualcosa che ci riporti alla mente il passato ha un fascino particolare, come se fossimo improvvisamente tornati indietro nel tempo. Ma non si vive di ricordi; ben presto il presente ci richiama e quella cassetta polverosa torna al suo posto, in attesa che qualcun altro la riscopra.


J170 (1860) / F174 (1860)

Portraits are to daily faces
As an Evening West,
To a fine - pedantic sunshine -
In a satin Vest!
    I ritratti stanno ai volti quotidiani
Come un Serale Occidente,
A un fine - pedante raggio di sole -
In Panciotto di raso!

Il testo riportato sopra è uno dei due che ED trascrisse nei fascicoli; l'altro, oltre ad alcune modifiche nella punteggiatura, ha una variante al primo verso: "Pictures" al posto di "Portraits".

Letta così sembrerebbe che i ritratti abbiano il fascino di un pudico tramonto, rispetto alle pompose apparenze della realtà. Visto però che ED era refrattaria ad avere immagini di se stessa (conosciamo soltanto una sua foto certa, oltre a un ritratto di Ballard insieme ad Austin e Lavinia del 1840, quando aveva dieci anni), ho il sospetto che la seconda similitudine sia rovesciata rispetto alla prima, anche perché il "pedante" del terzo verso e il "panciotto di raso" dell'ultimo mi sembra si adattino più a un ritratto pomposamente convenzionale che alla vita di tutti i giorni.


J171 (1860) / F169 (1860)

Wait till the Majesty of Death
Invests so mean a brow!
Almost a powdered Footman
Might dare to touch it now!

Wait till in Everlasting Robes
This Democrat is dressed -
Then prate about "Preferment" -
And "Station" - and the rest!

Around this quiet Courtier
Obsequious Angels wait!
Full royal is his Retinue!
Full purple is his state!

A Lord - might dare to lift the Hat
To such a Modest Clay -
Since that My Lord - "the Lord of Lords"
Receives unblushingly!

    Aspetta fino a quando la Maestà della Morte
Investa una così umile fronte!
A malapena un incipriato Valletto
Potrebbe osare di toccarla allora!

Aspetta fino a quando in Abiti Immortali
Quel Democratico sia vestito -
Dopo le chiacchiere di "Promozioni" -
Di "Cariche" - e del resto!

Intorno a questo quieto Cortigiano
Ossequiosi Angeli fanno corona!
Del tutto regale è il suo Seguito!
Tutto di porpora è il suo stato!

Un Lord - arriverebbe a togliersi il Cappello
Di fronte a una così Modesta Argilla -
Visto che il Mio Signore - "il Re dei Re"
L'accoglie senza vergognarsi!

Il rango concesso dalla morte va al di là di qualsiasi condizione sociale; chiunque, anche il più umile degli uomini, verrà in quel momento accolto come un re in un cielo che non fa distinzioni.


J172 (1860) / F170 (1860)

'Tis so much joy! 'Tis so much joy!
If I should fail, what poverty!
And yet, as poor as I,
Have ventured all upon a throw!
Have gained! Yes! Hesitated so -
This side the Victory!

Life is but Life! And Death, but Death!
Bliss is but Bliss, and Breath but Breath!
And if indeed I fail,
At least, to know the worst, is sweet!
Defeat means nothing but Defeat,
No drearier, can befall!

And if I gain! Oh Gun at sea!
Oh Bells, that in the steeples be!
At first, repeat it slow!
For Heaven is a different thing,
Conjectured, and waked sudden in -
And might extinguish me!

    È tanta la gioia! È tanta la gioia!
Se dovessi fallire, che povertà!
Eppure, poveri come me,
Hanno rischiato tutto in un tiro di dadi!
Hanno vinto! Sì! Tanto esitava -
Da questa parte la Vittoria!

La Vita è solo Vita! E la Morte, solo Morte!
L'Estasi è solo Estasi, e il Respiro solo Respiro!
E se proprio dovessi fallire,
Almeno, conoscere il peggio, sarà dolce!
La Sconfitta non significa altro che Sconfitta,
Nulla di più triste, può accadere!

E se vincessi! Oh Cannoni sul mare!
Oh Campane, che siete sui campanili!
All'inizio, ripetetelo lentamente!
Perché il Cielo è una cosa diversa,
Immaginarlo, e svegliarcisi all'improvviso -
E potrebbe annientarmi!

La morte è come un tiro di dadi: ci si gioca tutto in un momento. Perdere significherebbe restare immersi nell'ignoto, una condizione che ci è in fin dei conti familiare; ma se dovessimo finalmente sollevare i velami del mistero, non basterebbero tutti i cannoni e le campane del mondo per annunciarlo. Anzi, l'annuncio dovrà essere discreto, altrimenti rischieremmo di essere annientati da quel cielo così desiderato e finalmente raggiunto.
Ai versi 5 e 6 ho considerato "Victory" soggetto di "Hesitated so", ovvero lo svelamento del mistero posto risolutamente oltre la morte, visto che in "this side" i nostri sforzi si scontrano con la sua esitazione a rivelarsi. Nelle traduzioni italiane che conosco il soggetto oscilla tra "Victory" e i "poor" del terzo verso (ma "poor" prevale sette a tre):

"hanno vinto! Sì! Esitò così / da quella parte la vittoria!" (Bini);
"Ai dadi e vinto! Sì! Ed esitato - / Anche loro a un passo dalla Vincita!" (Lanati);
"Hanno vinto! Sì! Esitato così - / davanti alla vittoria!" (Bacigalupo 1995);
"Hanno vinto! Sì! Esitato così - / a un passo dalla vittoria!" (Bacigalupo 2004);
"... ed hanno vinto! Sì! / Ed anch'essi esitaron sulla soglia / della vittoria!" (Guidacci);
"Ed hanno vinto! Sì! ma la vittoria / Indugia a venire incontro a me!" (Errante 1956);
"Ed hanno vinto! / Sì! ed esitò / Tanto da questa parte la vittoria (Errante 1959);
"... Ed hanno vinto! / Sì! e tanto esitarono essi pure - / Al di qua della Vittoria!" (Errante 1975);
"Hanno vinto! Sì! Hanno esitato così - / prima della vittoria!" (Sabadini);
"ed hanno vinto! Sì! Ed anch'essi esitarono / sulla soglia della vittoria!" (Sinigaglia).

La pluralità delle versioni rivela in fin dei conti la ricchezza dell'originale, visto che "Victory" possiamo leggerla sia come la vittoria in sé (la vittoria sul mistero, che esita a rivelarsi in questa vita), sia come la "nostra " vittoria, che non dobbiamo esitare a perseguire, anche a costo di affrontare quel tiro di dadi (la morte) che ci fa tanta paura.


J173 (1860) / F171 (1860)

A fuzzy fellow, without feet -
Yet doth exceeding run!
Of velvet, is his Countenance -
And his Complexion, dun!

Sometime, he dwelleth in the grass!
Sometime, upon a bough,
From which he doth descend in plush
Upon the Passer-by!

All this in summer -
But when winds alarm the Forest Folk,
He taketh Damask Residence -
And struts in sewing silk!

Then, finer than a Lady,
Emerges in the spring!
A Feather on each shoulder!
You'd scarce recognize him!

By men, yclept Caterpillar!
By me! But who am I,
To tell the pretty secret
Of the Butterfly!

    Un tipo peloso, senza piedi -
Che pure eccelle nella corsa!
Di velluto, la Fisionomia -
E la Carnagione, grigiastra!

Qualche volta, dimora nell'erba!
Qualche volta, su un ramo,
Da cui si cala felpato
Sul Primo che passa!

Tutto questo in estate -
Ma quando i venti svegliano la Foresta,
Sceglie una Residenza di Damasco -
E si pavoneggia in fili di seta!

Poi, più fine di una Lady,
Emerge in primavera!
Una Piuma su ogni spalla!
Sarebbe arduo riconoscerlo!

Dagli uomini, detto Bruco!
Da me! Ma chi sono io,
Per svelare il grazioso segreto
Della Farfalla!

Il bruco peloso e grigiastro, trasformato misteriosamente nell'eterea farfalla, è uno dei misteri della natura, uno dei tanti che sfuggono alle nostre possibilità di spiegazione.


J174 (1860) / F172 (1860)

At last, to be identified!
At last, the lamps upon thy side
The rest of Life to see!

Past Midnight! Past the Morning Star!
Past Sunrise!
Ah, What leagues there were
Between our feet, and Day!

    Finalmente, essere riconosciuta!
Finalmente, le luci sul tuo lato
Per il resto della Vita vedere!

Oltre la Mezzanotte! Oltre la Stella Mattutina!
Oltre l'Aurora!
Ah, Quante leghe c'erano
Fra i nostri passi, e il Giorno!

L'amore come luce finalmente svelata, come giorno che segue un lungo viaggio nell'oscurità della notte.


J175 (1860) / F165 (1860)

I have never seen "Volcanoes" -
But, when Travellers tell
How those old - phlegmatic mountains
Usually so still -

Bear within - appalling Ordnance,
Fire, and smoke, and gun -
Taking Villages for breakfast,
And appalling Men -

If the stillness is Volcanic
In the human face
When upon a pain Titanic
Features keep their place -

If at length, the smouldering anguish
Will not overcome,
And the palpitating Vineyard
In the dust, be thrown?

If some loving Antiquary,
On Resumption Morn,
Will not cry with joy "Pompeii"!
To the Hills return!

    Non ho mai visto "Vulcani" -
Ma, quando i Viaggiatori narrano
Come quei vecchi - flemmatici monti
Di solito così calmi -

Portino dentro - spaventose Artiglierie,
Fuoco, e fumo, e cannoni -
Che prendono Villaggi a colazione,
E terrorizzano gli Uomini -

Se la calma è Vulcanica
Nel volto dell'uomo
Quando in Titanica pena
I lineamenti restano inalterati -

Se a lungo, l'angoscia covata
Non uscirà in superficie,
E il palpitante Vigneto
Nella polvere, non sarà gettato?

Se qualche amante dell'Antico,
In un Rinnovato Mattino,
Non griderà gioioso "Pompei"!
Alle Colline ritorna!

Il vulcano è metafora classica di qualcosa che cova sotto la cenere, pronta a erompere senza più limiti. I tre "if" che aprono le ultime tre strofe sono da intendersi implicitamente preceduti da "allora mi chiedo", in uno scioglimento della metafora che si conclude con una "Pompei" riscoperta sotto la lava dei millenni.
L'ultima strofa sembra dirci che l'unica possibile "Pompei" dell'anima, ovvero l'agnizione finale, lo sciogliersi dell'angoscia dell'ignoto che ci accompagna durante la vita, sarà possibile soltanto nella resurrezione, quando finalmente saremo liberati dal buio in cui siamo immersi.


J176 (1860) / F167 (1860)

I'm the little "Heart's Ease"!
I dont care for pouting skies!
If the Butterfly delay
Can I, therefore, stay away?

If the Coward Bumble Bee
In his chimney corner stay,
I, must resoluter be!
Who'll apologize for me?

Dear - Old fashioned, little flower!
Eden is old fashioned, too!
Birds are antiquated fellows!
Heaven does not change her blue.
Nor will I, the little Heart's Ease -
Ever be induced to do!

    Sono la piccola "Viola del Pensiero"!
Non mi curo di cieli imbronciati!
Se la Farfalla tarda
Posso, per questo, mancare?

Se il Codardo Bombo
Resta al calduccio,
Io, devo essere più risoluta!
Chi farà la mia apologia?

Caro - Antiquato, fiorellino!
L'Eden, anche, è antiquato!
Gli uccelli sono tipi all'antica!
Il cielo non muta il suo azzurro.
Né io, la piccola Viola del Pensiero -
Sarò mai indotta a farlo!

La piccola viola del pensiero sfida gli ultimi rigori dell'inverno e annuncia la primavera; non ha paura di farlo da sola, prima che arrivino farfalle ritardatarie e bombi che preferiscono restare al calduccio in attesa di tempi migliori. La domanda del verso 8 ha la sua risposta nella stessa poesia: chi canterà quel coraggioso fiorellino se non il poeta?
Al verso 6 "chimney corner" significa letteralmente "angolo del camino", ma anche, in senso figurato, "un posto vicino al fuoco"; ho pensato che "restarsene al calduccio" rendesse l'idea del bombo pigro e codardo, che non ha l'ardire di affrontare i residui geli invernali.


J177 (1860) / F168 (1860)

Ah, Necromancy Sweet!
Ah, Wizard erudite!
Teach me the skill,

That I instil the pain
Surgeons assuage in vain,
Nor Herb of all the plain
Can heal!

    Ah, Dolce Negromanzia!
Ah, Mago erudito!
Insegnatemi l'arte,

Da instillare nella pena
Che i chirurghi alleviano invano,
Né Erba di qualsiasi pianura
Può sanare!

Guarire una pena va al di là delle nostre possibilità, non c'è medico o medicina che possa riuscire a sanarla; soltanto con arti magiche, soprannaturali, potremmo riuscire a farlo.


J178 (1860) / F175 (1860)

I cautious, scanned my little life -
I winnowed what would fade
From what w'd last till Heads like mine
Should be a-dreaming laid.

I put the latter in a Barn -
The former, blew away.
I went one winter morning
And lo - my priceless Hay

Was not upon the "Scaffold" -
Was not upon the "Beam" -
And from a thriving Farmer -
A Cynic, I became.

Whether a Thief did it -
Whether it was the wind -
Whether Deity's guiltless -
My business is, to find!

So I begin to ransack!
How is it Hearts, with Thee?
Art thou within the little Barn
Love provided Thee?

    Cauta, scrutai la mia piccola vita -
Separai le cose volatili
Da quelle che restano finché Teste come la mia
Saranno in sogno coricate.

Misi le ultime in un Fienile -
Le altre, le soffiai via.
Andai un mattino d'inverno
E guarda! - il mio Fieno inestimabile

Non era sulla "Scansia" -
Non era sul "Tavolato" -
E da prospero Agricoltore -
Un Cinico, diventai.

Se un Ladro fece questo -
Se fu il vento -
Se la Divinità è innocente -
È mio compito, scoprire!

Così comincio a frugare!
Quanti ce n'è di Cuori, con Te?
Sei dentro il piccolo Fienile
Che l'amore Ti procacciò?

Nella prima strofa l'attento vaglio delle cose da serbare ("winnowed" si usa per dire "separare il grano dal loglio") fa da contraltare ai versi successivi, dove le cose preziose (che diventano il "love" dell'ultimo verso) sembrano poter esistere soltanto nel sogno di una felicità altrimenti molto difficile da raggiungere.
Nelle tre strofe di mezzo è descritta la cocente delusione del risveglio, il non trovare più quelle cose che sembravano così reali da poterle serbare in un ripostiglio sicuro; l'impossibilità di trasformare il sogno in realtà ma anche il dubbio su che cosa sia che impedisce il realizzarsi dei nostri desideri: il destino che colpisce a caso, come un ladro o un soffio di vento, o un preciso disegno del creatore?
Nell'ultima, la ricerca affannosa di ciò che si è perduto e la domanda conclusiva, con quel filo di speranza rivolto alla possibilità che il vuoto del fienile terreno possa diventare la felicità perfetta dell'immortalità.
Il verso 18 è difficile da interpretare (nelle edizioni precedenti quella di Johnson "Hearts" fu trasformato in "Heart"). Bacigalupo traduce con "Cuor mio, come va?" (Meridiano) e "Cuor mio, come ti va? (2004); analoga la versione di Dyna Mc Arthur Rebucci: "Mio cuore, come va?", mentre Errante (1956) modifica la versificazione della strofa ("E al mio cuore vo chiedendo: / Dimmi, cuore, sei tu ancora / In quel piccolo granaio / Che l'amore costruì?") limitando la traduzione del verso a "Dimmi, cuore". Io ho interpretato come se ED avesse voluto dire: "mi chiedo se quel cuore che cerco affannosamente dove l'avevo serbato sia ora attorniato da altri cuori che, come lui, hanno trovato il nido definitivo, preparato per loro da un amore terreno che potrà rivelarsi solo nella sua veste immortale".


J179 (1860) / F176 (1860)

If I could bribe them by a Rose
I'd bring them every flower that grows
From Amherst to Cashmere!
I would not stop for night, or storm -
Or frost, or death, or anyone -
My business were so dear!

If they w'd linger for a Bird
My Tamborin were soonest heard
Among the April Woods!
Unwearied, all the summer long,
Only to break in wilder song
When Winter shook the boughs!

What if they hear me!
Who shall say
That such an importunity
May not at last avail?
That, weary of this Beggar's face -
They may not finally say, Yes -
To drive her from the Hall?

    Se potessi corromperli con una Rosa
Gli porterei ogni fiore che cresce
Da Amherst al Kashmir!
Non mi fermerebbe né notte, né tempesta -
Né gelo, né morte, né persona -
Il mio compito sarebbe così caro!

Se indugiassero per un Uccello
Il mio Tamburello si sentirebbe di buon'ora
Fra i Boschi d'Aprile!
Instancabile, per tutta l'estate,
Solo per irrompere in canto più selvaggio
Quando l'Inverno scuote i rami!

E se mi sentono!
Chi può dire
Che una simile impertinenza
Non possa infine giovare?
Che, stanchi di questa faccia da Mendicante -
Non dicano finalmente, Sì -
Per cacciarla dal Palazzo?

I "them" del primo verso sono gli incorruttibili custodi del nostro destino, i guardiani che ci tengono avvinti nel palazzo opprimente che conclude la poesia (ma "Hall" ha un significato molto ampio: "salone d'ingresso, corte di giustizia, maniero, sala per assemblee"). Soltanto loro hanno il potere di liberarci, ma sono talmente rigidi e devoti al loro compito che forse l'unico modo per convincerli a sciogliere quelle catene è diventare impertinenti, irritarli, stancarli, far sì che non vedano l'ora di togliersi dai piedi quella faccia insistente che non cessa di mendicare la libertà.


J180 (1860) / F177 (1860)

As if some little Arctic flower
Upon the polar hem -
Went wandering down the Latitudes
Until it puzzled came
To continents of summer -
To firmaments of sun -
To strange, bright crowds of flowers -
And birds, of foreign tongue!
I say, As if this little flower
To Eden, wandered in -
What then? Why nothing,
Only, your inference therefrom!
    Come se qualche fiorellino Artico
Sull'orlo del polo -
Andasse vagando giù per le Latitudini
Finché disorientato arrivasse
A continenti d'estate -
A firmamenti di sole -
A insolite, luminose moltitudini di fiori -
E uccelli, di lingua straniera!
Dico, Come se questo fiorellino
Fino all'Eden, vagasse -
E allora? Ma via, niente,
Soltanto, vostre illazioni su questo!

Probabile l'accenno all'evoluzione darwiniana nel fiorellino artico che vaga attraverso le latitudini. Adriana Seri (1997) ci informa che "L'origine della specie (1859) venne recensito nell''Atlantic Monthly' con tre articoli pubblicati anonimi nel 1860. L'autore è identificabile nel botanico Asa Gray, che già aveva individuato un nesso tra la flora del Giappone e quella del Nord America, attraverso l'Artide, nell'alternarsi dei periodi geologici."
Nei versi la scienza dell'evoluzione è costretta però a fermarsi davanti al mistero del prima e del dopo: il viaggio del fiorellino non può essere seguito oltre i limiti umani, se si inoltra nell'Eden la scienza lascia il campo a illazioni inverificabili.


J181 (1860) / F209 (1861)

I lost a World - the other day!
Has Anybody found?
You'll know it by the Row of Stars
Around it's forehead bound.

A Rich man - might not notice it -
Yet - to my frugal Eye,
Of more Esteem than Ducats -
Oh find it - Sir - for me!

    Ho perso un Mondo - l'altro giorno!
Qualcuno l'ha trovato?
Si riconosce dal Filo di Stelle
Legato intorno alla fronte.

Un Ricco - potrebbe non notarlo -
Eppure - al mio Occhio frugale,
Ha più Valore di Ducati -
Oh trovatelo - Signore - per me!

Perdere qualcosa/qualcuno che ci è caro è come perdere un mondo. Per gli altri magari sarà qualcosa di insignificante, ma per noi ha un valore superiore a qualsiasi ricchezza.


J182 (1860) / F210 (1861)

If I should'nt be alive
When the Robins come,
Give the one in Red Cravat,
A Memorial crumb -

If I could'nt thank you,
Being fast asleep,
You will know I'm trying
With my Granite lip!

    Se non fossi viva
Quando verranno i Pettirossi,
Date a quello in Cravatta Rossa,
Una briciola in Memoria -

Se non potessi ringraziarvi,
Essendo profondamente addormentata,
Sappiate che sto tentando
Con le mie labbra di Granito!

La nostalgia della natura, della vita come la conosciamo qui, supera il sonno della morte e il silenzio della tomba: quelle labbra ormai di marmo tentano con tutte le loro forze di pronunciare un grazie a chi porterà il nostro saluto alla primavera.
Al secondo verso "Robin" è il pettirosso ma anche il tordo americano (vedi la J1542-F1572), che ha il collo di un colore simile al castano; il "red" del verso che segue, che in italiano appare una ripetizione, ha perciò un senso nell'originale, come a voler identificare di quale "robin" si stia parlando.


J183 (1860) / F211 (1861)

I've heard an Organ talk, sometimes
In a Cathedral Aisle,
And understood no word it said -
Yet held my breath, the while -

And risen up - and gone away,
A more Bernardine Girl -
Yet - know not what was done to me
In that old Chapel Aisle.

    Ho udito un Organo parlare, talvolta
Nella Navata di una Cattedrale,
E non capivo una parola di quel che diceva -
Eppure trattenevo il respiro, in quel momento -

E mi alzavo - e andavo via,
Una Fanciulla più Monacale -
Sebbene - non sapessi cosa mi fosse accaduto
In quell'antica Navata del Tempio.

Il suono austero e vibrante dell'organo (descritto con termini che lo allontanano, o meglio cercano di allontanarlo, dall'indeterminatezza della musica: "talk" e "word") risuona misterioso e coinvolgente nella navata di una cattedrale, sembra entrarci nell'intimo, ci coinvolge emotivamente come se volesse svelarci qualcosa che non saremo mai in grado di descrivere razionalmente.
Molto bello il contrasto fra l'emozione (il respiro trattenuto; quel suono che sembra entrarci dentro e ci coinvolge nella sua mistica bellezza, facendoci uscire "more Bernardine") e l'incapacità di farla diventare comprensione concreta (v. 3) e di esprimerla razionalmente (v. 7). Il suono dell'organo diventa così metafora della fede, che scioglie il mistero solo a patto di renderlo inesprimibile.
"Bernardine" (v. 6) si riferisce a san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), abate del monastero cistercense di Clairvaux (Chiaravalle). Il suono dell'organo ricorda la sua riforma della musica sacra, tesa a riportarla all'austera monodia originale, contro le contaminazioni della musica trovadorica e della pratica polifonica, che stava iniziando a introdurre nel Canto Gregoriano elaborazioni contrappuntistiche.


J184 (1860) / F212 (1861)

A transport one cannot contain
May yet, a transport be -
Though God forbid it lift the lid,
Unto it's Extasy!

A Diagram - of Rapture!
A sixpence at a show -
With Holy Ghosts in Cages!
The Universe would go!

    Un trasporto che non si può contenere
Sarebbe sempre, un trasporto -
Anche se Dio gli proibisse di togliere il coperchio,
Alla sua Estasi!

Un Diagramma - di Rapimento!
Sei penny per lo spettacolo -
Con Spiriti Santi in Gabbia!
L'Universo ci andrebbe!

Il trasporto, l'estasi, il rapimento, lo slancio della natura umana verso l'ignoto, è incontenibile, non è possibile delimitarne i confini; anche se Dio stesso proibisse di togliere il coperchio a quella sorta di vaso di Pandora l'effetto sarebbe lo stesso, tale da attirare l'intero universo a quello spettacolo che cerca di catturare, di chiudere in una gabbia, il mistero del divino.


J185 (1860) / F202 (1861)

"Faith" is a fine invention
For Gentlemen who see -
But Microscopes are prudent
In an Emergency.
    La "Fede" è una bella invenzione
Per Uomini che vedono -
Ma i Microscopi sono preferibili
In un'Emergenza.

Il testo riportato sopra è uno dei due che ED trascrisse nei fascicoli; l'altro è identico, a parte un punto esclamativo al posto della lineetta alla fine del secondo verso. Un'altra copia è in una lettera a Samuel Bowles (L220 - datata 1860 nell'edizione Johnson delle Lettere e 1861 in Franklin), preceduta da "Thank you." e seguita da "You spoke of the 'East.' I have thought about it in this winter. / Dont you think you and I should be shrewder, to take the Mountain Road? / That Bareheaded life - under the grass - worries one like a Wasp. / The Rose is for Mary." ("Lei mi ha parlato dell''Est'. Ci ho pensato quest'inverno. / Non crede che lei ed io saremmo più perspicaci, a prendere la Strada della Montagna? / Questa vita a Capo scoperto - sotto l'erba - infastidisce come una Vespa. / La Rosa è per Mary.").
In questa versione il verso 2 diventa "When Gentlemen can see -" ("Quando gli Uomini possono vedere -").

La fede è sì una bella invenzione, ma soltanto quando è accompagnata da evidenze concrete, come quando a Mosè o ai profeti biblici fu concesso di "vedere" direttamente il divino, di ascoltarne la voce. Per noi, che non abbiamo questa fortuna, è molto meglio contare sulle risposte della scienza, della ragione, almeno finché non saremo in grado di "vedere" ciò che altrimenti dovremmo soltanto credere.
Nelle frasi che seguono i versi, a conclusione della lettera a Bowles, la "Strada della Montagna" (quella che salì Mosè per ricevere direttamente da Dio le tavole della legge) diventa l'unico modo per diventare "più perspicaci", per "vedere" ciò che possiamo altrimenti soltanto sperare, e la "vita a Capo scoperto", ovvero indifesi di fronte alla profondità del mistero e immersi nell'erba della vita che fa da schermo alla visione, appare come un fastidio passeggero dal quale liberarsi appena possibile, come si fa con una vespa che continua a ronzarci accanto.


J186 (1860) / F237 (1861)

What shall I do - it whimpers so -
This little Hound within the Heart -
All day and night - with bark and start -
And yet - it will not go?

Would you untie it - were you me -
Would it stop whining if to Thee
I sent it - even now?

It should not teaze you - by your chair -
Or on the mat - or if it dare -
To climb your dizzy knee -

Or sometimes - at your side to run -
When you were willing -
May it come -
Tell Carlo - He'll tell me!

    Che devo fare? - piagnucola così -
Questo piccolo Segugio dentro il Cuore -
Giorno e notte - abbaia e si agita -
Eppure - non vuole andarsene -

Lo slegheresti - fossi in me -
La smetterebbe di guaire se da Te
Lo mandassi - proprio adesso?

Non ti darebbe fastidio - vicino alla tua sedia -
O sullo stuoino - o se osasse -
Arrampicarsi sulle tue ripide ginocchia -

O talvolta - al tuo fianco correre -
Quando tu ne avessi voglia -
Se può venire -
Dillo a Carlo - Lui lo dirà a me!

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra copia (vedi sotto) fu inviata a Samuel Bowles con modifiche nella suddivisione in strofe e nella versificazione della seconda parte, oltre a una variante al verso 13:

What shall I do - it whimpers so -
This little Hound within the Heart
All day and night with bark and start -
And yet, it will not go -
Would you untie it, were you me -
Would it stop whining - if to Thee -
I sent it - even now?

It should not teaze you -
By your chair - or, on the mat -
Or if it dare -to climb your dizzy knee -
Or -sometimes at your side to run -
When you were willing -
Shall it come?
Tell Carlo -
He'll tell me!

    Che devo fare - piagnucola così -
Questo piccolo Segugio dentro il Cuore
Giorno e notte abbaia e si agita -
Eppure, non vuole andarsene -
Lo slegheresti, fossi in me -
La smetterebbe di guaire - se da Te
Lo mandassi - proprio adesso?

Non ti darebbe fastidio -
Vicino alla tua sedia - O, sullo stuoino -
O se osasse - arrampicarsi sulle tue ripide ginocchia -
O - talvolta al tuo fianco correre -
Quando tu ne avessi voglia -
Deve venire?
Dillo a Carlo -
Lui lo dirà a me!

L'intimo lamento della separazione rode il cuore di chi è lontano da chi ama; l'unica cosa che può guarire questa malattia profonda e insanabile è la vicinanza, fosse anche soltanto quella di un cagnolino felice di correre intorno al suo padrone. Negli ultimi versi l'accenno a "Carlo", il terranova regalato a ED dal padre nel 1850, sembra concretizzare in una figura reale il piccolo segugio del secondo verso e, insieme, eleggerlo a fidato messaggero.


J187 (1860) / F238 (1861)

How many times these low feet staggered -
Only the soldered mouth can tell -
Try - can you stir the awful rivet -
Try - can you lift the hasps of steel!

Stroke the cool forehead - hot so often -
Lift - if you care - the listless hair -
Handle the adamantine fingers
Never a thimble - more - shall wear -

Buzz the dull flies - on the chamber window -
Brave - shines the sun through the freckled pane -
Fearless - the cobweb swings from the ceiling -
Indolent Housewife - in Daisies - lain!

    Quante volte questi umili piedi vacillarono -
Solo la bocca saldata può dirlo -
Prova - puoi smuovere gli orribili chiodi -
Prova - puoi sollevare la cerniera d'acciaio!

Accarezza la fronte gelida - così spesso ardente -
Solleva - se vuoi - la chioma indifferente -
Tocca le dita adamantine
Che un ditale - mai più - metteranno -

Ronzano monotone le mosche - sulla finestra della stanza -
Ardito - brilla il sole attraverso il vetro lentigginoso -
Impavida - la ragnatela dondola dal soffitto -
Indolente Massaia - fra Margherite - distesa!

Un accenno iniziale all'attività della massaia (lo "staggered" del primo verso") subito gelato nei tre versi che seguono, dove la "bocca saldata", gli "orribili chiodi", la "cerniera d'acciaio", danno un'immagina immediata e concreta della morte. Nella seconda strofa il tentativo di contatto con quel corpo ormai gelido, indifferente, duro come il diamante, privo di qualsiasi segno della vita che lo aveva animato. Nell'ultima l'immagine si sposta su ciò che quella massaia, ormai distesa fra le margherite, ha lasciato dietro di sé: stanze, finestre, soffitti, abbandonati a se stessi, al monotono fluire del tempo privo della scintilla della vita.


J188 (1860) / F239 (1861)

Make me a picture of the sun -
So I can hang it in my room.
And make believe I'm getting warm
When others call it "Day"!

Draw me a Robin - on a stem -
So I am hearing him, I'll dream,
And when the Orchards stop their tune -
Put my pretense - away -

Say if it's really - warm at noon -
Whether it's Buttercups - that "skim" -
Or Butterflies - that "bloom"?
Then - skip - the frost - upon the lea -
And skip the Russet - on the tree -
Let's play those - never come!

    Fammi un quadro del sole -
Così potrò appenderlo nella mia stanza.
E far finta di scaldarmi
Quando gli altri lo chiamano "Giorno"!

Disegnami un Pettirosso - su un ramo -
Così ascoltandolo, sognerò,
E quando i Frutteti cesseranno il canto
Metterò la mia finzione - via -

Dimmi se è davvero - caldo a mezzogiorno -
Se Ranuncoli - che "svolazzano" -
O Farfalle - che "fioriscono"?
Poi - salta - il gelo - sul prato -
E salta il Rossiccio - sull'albero -
Facciamo finta che - non arrivino mai!

Non possiamo prolungare indefinitamente l'estate; allora portiamoci in casa le sue immagini: un quadro del sole, il disegno di un pettirosso. Sono illusioni, d'accordo, ma forse quel pettirosso continuerà a cantare nella mia mente, e soltanto quando non riuscirò più a sentirlo lascerò da parte la mia finzione. Quella finzione che mi fa sentire caldo in un mezzogiorno ormai sfiorito, che permette alla mia fantasia di vedere ranuncoli volare e farfalle fiorire, che riesce a cancellare la brina sui prati o i colori autunnali degli alberi, che, infine, mi dà l'illusione che l'inverno e la morte possano essere fermati.
Bella la nota della Bulgheroni nel Meridiano: "Una strategia della finzione (il make believe del v. 3) è formulata come potente antidoto all'inevitabile ciclo vita/morte."


J189 (1860) / F220 (1861)

It's such a little thing to weep -
So short a thing to sigh -
And yet - by Trades - the size of these
We men and women die!
    È proprio una cosa da poco piangere -
Una cosa così breve sospirare -
Eppure - per Commerci - della misura di questi
Noi uomini e donne moriamo!

Gli eventi che sconvolgono la nostra vita, che ci fanno piangere o sospirare, sono davvero minuscoli rispetto alle grandezze che ci circondano.
Bacigalupo traduce "Trades" con "venti" e spiega nella nota: "Trades sono gli alisei, oltre che gli affari: le piccole tempeste dell'animo possono avere effetti dirompenti." In effetti nel Webster trovo "trade-wind" e, perciò, l'accostamento può essere plausibile; ma la definizione del termine: "Un vento che favorisce il commercio... [perché]... soffia costantemente nella stessa direzione" mi sembra che contrasti con l'immagine di "tempeste dell'animo".


J190 (1860) / F221 (1861)

He was weak, and I was strong - then -
So He let me lead him in -
I was weak, and He was strong then -
So I let him lead me - Home.

'Twas'nt far - the door was near -
'Twas'nt dark - for He went - too -
'Twas'nt loud, for He said nought -
That was all I cared to know.

Day knocked - and we must part -
Neither - was strongest - now -
He strove - and I strove - too -
We did'nt do it - tho'!

    Era debole, ed io ero forte - allora -
Così lasciò che lo guidassi dentro -
Ero debole, e Lui era forte allora -
Così lasciai che mi guidasse - a Casa.

Non era distante - la porta era vicina -
Non era buio - perché anche Lui - venne -
Non c'era rumore, perché Lui non disse niente -
Era tutto quello che mi premeva sapere.

Il giorno bussò - e dovevamo separarci -
Nessuno dei due - era il più forte - ora -
Egli lottò - e anch'io - lottai -
Non lo facemmo - tuttavia!

Un incontro notturno, descritto con un alternarsi di sentimenti e gesti scambiati l'uno con l'altra, in un'atmosfera sospesa e sognante, interrotta dal giorno che bussa come se fosse un ospite importuno. Nella prima strofa due distici speculari, nei quali l'incertezza di entrambi trova conforto nello scambio dei ruoli, nel darsi forza l'uno con l'altra. Nella seconda la descrizione dell'incontro: il luogo familiare, l'amore che vive di luce propria, l'inutilità delle parole, la totalità di un sentimento che basta a se stesso. Nell'ultima il momento della separazione, del rientro nella quotidianità, della sconfitta in una lotta di cui ora entrambi non si sentono più capaci; una sconfitta resa ancora più cocente dall'incapacità di vivere concretamente quell'amore che resta soltanto un'illusione notturna.
Il giorno che bussa può essere interpretato come un arrivo che interrompe un incontro concreto, ma anche come il risvegliarsi da un sogno che non diventerà mai realtà.


J191 (1860) / F213 (1861)

The Skies cant keep their secret!
They tell it to the Hills -
The Hills just tell the Orchards -
And they - the Daffodils!

A Bird - by chance - that goes that way -
Soft overhears the whole -
If I should bribe the little Bird -
Who knows but she would tell?

I think I wont - however -
It's finer - not to know -
If Summer were an Axiom -
What sorcery had Snow?

So keep your secret - Father!
I would not - if I could -
Know what the Sapphire Fellows, do,
In your new-fashioned world!

    I Cieli non sanno serbare il loro segreto!
Lo svelano alle Colline -
Le Colline ne parlano giusto ai Frutteti -
E loro - alle Giunchiglie!

Un Uccello - per caso - da quelle parti -
Senza volerlo sente tutto -
Se corrompessi l'Uccellino -
Chissà se lui parlerebbe?

Credo che non lo farò - tuttavia -
È più bello - non sapere -
Se l'Estate fosse un Assioma -
Che magia avrebbe la Neve?

Perciò mantieni il tuo segreto - Padre!
Non vorrei - se anche potessi -
Sapere cosa i Compagni di Zaffiro, fanno,
Nel tuo mondo senza tempo!

Qui ED rovescia il tema del dubbio, della ricerca del mistero. Sembra arrendersi all'impossibilità di sapere e, anzi, ne vede gli aspetti positivi, e quando scrive: "È più bello - non sapere - / Se l'Estate fosse un Assioma - / Che magia avrebbe la Neve?" è come se dicesse "se il divino fosse una certezza incontrovertibile (come può esserlo per chi è parte della natura inconsapevole, per chi è privo della ragione che ci fa dubitare) dove finirebbe la magia del mistero, il fascino del dubbio?".
Nell'ultimo verso ED si riferisce chiaramente all'aldilà; ho tradotto liberamente "new-fashioned", che credo abbia il significato di mondo sempre intatto, che non soffre le ingiurie del tempo come quello "old-fashioned" che conosciamo noi. Silvio Raffo, nel Meridiano, traduce con "nuovissimo" e Nadia Campana con "vestito a nuovo".


J192 (1860) / F214 (1861)

Poor little Heart!
Did they forget thee?
Then dinna care! Then dinna care!

Proud little Heart!
Did they forsake thee?
Be debonnaire! Be debonnaire!

Frail little Heart!
I would not break thee -
Could'st credit me? Could'st credit me?

Gay little Heart -
Like Morning Glory!
Wind and Sun - wilt thee array!

    Povero piccolo Cuore!
Ti hanno dimenticato?
Non farci caso! Non farci caso!

Orgoglioso piccolo Cuore!
Ti hanno abbandonato?
Sii disinvolto! Sii disinvolto!

Fragile piccolo Cuore!
Io non ti spezzerò -
Ti fiderai di me? Ti fiderai di me?

Allegro piccolo Cuore -
Al pari di un Convolvolo!
Vento e Sole - ti adorneranno!

L'invito a un "piccolo cuore" a sopportare le pene della vita: ci sarà sempre qualcuno pronto a consolarlo e a farlo sentire bello come un fiore.


J193 (1860) / F215 (1861)

I shall know why - when Time is over -
And I have ceased to wonder why -
Christ will explain each separate anguish
In the fair schoolroom of the sky -

He will tell me what "Peter" promised -
And I - for wonder at his woe -
I shall forget the drop of Anguish
That scalds me now - that scalds me now!

    Saprò perché - quando il Tempo sarà finito -
E avrò cessato di chiedermi perché -
Cristo spiegherà ogni singola angoscia
Nelle belle aule del cielo -

Mi dirà quello che "Pietro" promise -
Ed io - attonita davanti al suo dolore -
Dimenticherò la goccia di Angoscia
Che ora mi brucia - che ora mi brucia!

Un "perché" indeterminato, che l'accenno alla promessa di Pietro del verso 5 fa presumere sia un tradimento. Un'angoscia bruciante, che potrà essere dimenticata solo nelle aule celesti, dove Cristo ci racconterà in prima persona il suo dolore supremo per il tradimento patito.
Le considerazioni sulla morte che cancella i patimenti terreni, sulla piccolezza delle nostre sofferenze di fronte a quelle di Cristo, non riescono a mettere da parte quella "goccia di angoscia" che continua a bruciare nell'ultimo verso, dove l'iterazione la fa sembrare inestinguibile.


J194 (1860) / F216 (1861)

On this long storm the Rainbow rose -
On this late morn - the Sun -
The clouds - like listless Elephants -
Horizons - straggled down -

The Birds rose smiling, in their nests -
The gales - indeed - were done -
Alas, how heedless were the eyes -
On whom the summer shone!

The quiet nonchalance of death -
No Daybreak - can bestir -
The slow - Archangel's syllables
Must awaken her!

    Su questa lunga tempesta l'Arcobaleno si alzò -
Su questo tardo mattino - il Sole -
Le nubi - come placidi Elefanti -
Orizzonti - aggiravano basse -

Gli Uccelli si alzarono sorridenti, nei nidi -
Le raffiche - in verità - erano finite -
Ahimè, com'erano incuranti gli occhi -
Su cui l'estate brillava!

La quieta indifferenza della morte -
Nessun'Alba - può scuotere -
Le lente - sillabe dell'Arcangelo
Occorrono per svegliarla!

Nulla può scuotere la quieta indifferenza della morte, nemmeno l'irrompere del sole e dei colori dell'arcobaleno dopo una tempesta estiva. Soltanto il lento canto degli angeli potrà risvegliare quel corpo ormai indifferente alle luci terrene.


J195 (1860) / F230 (1861)

For this - accepted Breath -
Through it - compete with Death -
The fellow cannot touch this Crown -
By it - my title take -
Ah, what a royal sake
To my nescessity - stooped down!

No Wilderness - can be
Where this attendeth me -
No Desert Noon -
No fear of frost to come
Haunt the perennial bloom -
But Certain June!

Get Gabriel - to tell - the royal syllable -
Get Saints - with new - unsteady tongue -
To say what trance below
Most like their glory show -
Fittest the Crown!

    Per questo - accolto Respiro -
Col suo tramite - competo con la Morte -
Tale compagna non può toccare la mia Corona -
Da esso - il mio titolo ricevo -
Ah, che destino regale
Al mio bisogno - si inchinò!

Nessun Deserto - può esistere
Ove lui mi accompagni -
Nessun Arido Mezzogiorno -
Nessuna paura del gelo che verrà
Disturberà la perenne fioritura -
Salvo un Indiscutibile Giugno!

Vada Gabriele - a rivelare - la sillaba regale -
Vadano i Santi - con nuova - malferma lingua -
Ad annunciare quanto l'estasi quaggiù
Del tutto pari alla loro gloria sia -
Degna della Corona!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; c'è un altro manoscritto, inviato a Samuel Bowles e firmato "Emily", con la sola seconda strofa e il pronome finale del secondo verso (l'ottavo della versione completa) trasformato in "thee".

Il respiro del primo verso è la vita, ma anche l'espressione poetica, esplicitata nella citazione biblica del verso13 (Daniele 8,16: "E udii una voce umana tra le rive dell'Ulai che chiamava, e diceva:: «Gabriele, fa che quest'uomo comprenda la visione.»"). Un dono che rende la vita degna di essere vissuta, perché il suo anelito a capire, il suo bisogno di scavare negli indecifrabili misteri che ci circondano, nobilitano la nostra condizione di semplici mortali e ci fanno sentire pari alla promessa regalità di un mondo "altro" che possiamo però soltanto immaginare.


J196 (1860) / F231 (1861)

We dont cry - Tim and I -
We are far too grand -
But we bolt the door tight
To prevent a friend -

Then we hide our brave face
Deep in our hand -
Not to cry - Tim and I -
We are far too grand -

Nor to dream - he and me -
Do we condescend -
We just shut our brown eye
To see to the end -

Tim - see Cottages -
But, Oh, so high!
Then - we shake - Tim and I -
And lest I - cry -

Tim - reads a little Hymn -
And we both pray,
Please, Sir, I and Tim -
Always lost the way!

We must die - by and by -
Clergymen say -
Tim - shall - if I - do -
I - too - if he -

How shall we arrange it -
Tim - was - so - shy?
Take us simultaneous - Lord -
I - "Tim" - and - me!

    Non piangiamo - Tim ed io -
Siam davvero troppo grandi -
Ma serriamo bene l'uscio
Un amico ad evitare -

Poi celiam le facce ardite
Ben in fondo tra le mani -
Non per pianger - Tim ed io -
Siam davvero troppo grandi -

E a sognare - lui ed io -
Nemmeno ci pensiamo -
Chiudiam giusto gli occhi bruni
Per veder fino alla fine -

Tim - vede là Casette -
Ma, Oh, così in alto!
Poi - ci scuotiamo - Tim ed io -
E per tema che io - pianga -

Tim - legge un Inno breve -
Ed entrambi lo cantiamo,
Ti prego, Signore, io e Tim -
Sempre perdiam la via!

Morir dovremo - prima o poi -
Così dice il Pastore -
Tim - lo farà - se a me - accadrà -
Io - pure - se lui lo fa -

Come mettere la cosa -
Se Tim - si sa - solo - non sta?
Prendici insieme - Signore -
Io - "Tim" - e - me!

Un andamento da filastrocca, in cui la richiesta infantile di compagnia, anche nella morte ("Take us simultaneous - Lord - / I - 'Tim' - and - me!", negli ultimi due versi), si unisce al desiderio di svelare del mistero ("We just shut our brown eye / To see to the end -", ai vv. 7 e 8), alla visione di un aldilà insieme familiare e ignoto ("Tim - see Cottages - / But, Oh, so high!", ai vv. 9 e 10), al senso di inadeguatezza di fronte all'imperscrutabilità del nostro destino ("Please, Sir, I and Tim - Always lost the way!", ai vv. 19 e 20), alla consapevolezza di ciò che ci aspetta (We must die - by and by - / Clergymen say -", ai vv. 21 e 22).
"Tim" rappresenta un immaginario compagno dell'infanzia. La Bulgheroni, nelle note al Meridiano, fa due ipotesi sull'origine del nome: Tiny Tim, un fanciullo sciancato che appare nel Christmas Carol di Dickens, o Thimothy, un bambino in fuga dal peccato che illustrava la lettera "T" in un ritaglio preso dal sillabario dei piccoli puritani, inviato in un giocoso messaggio a Sue nel 1859.


J197 (1860) / F223 (1861)

Morning - is the place for Dew -
Corn - is made at Noon -
After dinner light - for flowers -
Dukes - for Setting Sun!
    Il mattino - è il posto per la Rugiada
Il grano - si fa a Mezzogiorno -
Dopo pranzo la luce - per il fiori -
Duchi - al Calar del Sole!

"Dukes" (v. 4) oltre al plurale di "Duca" è anche una varietà di ciliegie, e così il termine è tradotto nelle versioni italiane di questa poesia (Silvio Raffo, nel Meridiano, e Barbara Lanati in Sillabe di seta). Quest'ultimo significato non è però attestato nel Webster 1828, e nelle poesie di ED "duke" o "dukes" è sempre usato nel senso di titolo nobiliare.Ho perciò tradotto con "Duchi" e credo che il verso abbia una funzione di contrasto con i precedenti, come a dire: nelle parti del giorno in cui vince la luce ci si deve dedicare alle cose naturali, alla semplice vita quotidiana, mentre la notte è riservata alla fantasia, che è capace di portarci in un mondo regale negato al giorno.


J198 (1860) / F224 (1861)

An awful Tempest mashed the air -
The clouds were gaunt, and few -
A Black - as of a spectre's cloak
Hid Heaven and Earth from view -

The creatures chuckled on the Roofs -
And whistled in the air -
And shook their fists -
And gnashed their teeth -
And swung their frenzied hair -

The morning lit - the Birds arose -
The Monster's faded eyes
Turned slowly to his native coast -
And peace - was Paradise!

    Un'orribile Tempesta squassava l'aria -
Le nubi erano svuotate, e scarse -
Un Nero - come di spettrale mantello
Nascose Cielo e Terra alla vista -

Le creature ghignavano sui Tetti -
E sibilavano nell'aria -
E scuotevano i pugni -
E digrignavano i denti -
E roteavano le convulse chiome -

Il mattino si accese - gli Uccelli si alzarono -
Gli occhi spenti del Mostro
Si volsero lenti alla costa natia -
E la pace - fu Paradiso!

Una tempesta descritta in tutta la sua terribile forza, con la seconda strofa che con i ripetuti "and" vuole coinvolgere il tutto in quel frenetico agitarsi, concluso con il ritorno alla normalità del decimo verso: un paradiso di fronte all'inferno appena placato.


J199 (1860) / F225 (1861)

I'm "wife" - I've finished that -
That other state -
I'm Czar - I'm "Woman" now -
It's safer so -

How odd the Girl's life looks
Behind this soft Eclipse -
I think that Earth feels so
To folks in Heaven - now -

This being comfort - then
That other kind - was pain -
But why compare?
I'm "Wife"! Stop there!

    Sono "moglie" - ho concluso quello -
Quell'altro stato -
Sono Zar - Sono "Donna" ora -
È più sicuro così -

Come sembra strana la vita di una Ragazza
Da dietro questa soffice Eclissi -
Penso che la Terra appaia così
Alla gente in Cielo - ora -

Essendo questo il benessere - allora
Quell'altra condizione - era pena -
Ma perché confrontare?
Sono "Moglie"! E basta!

Il tranquillizzante ("safer", v. 4) stato di "moglie" diventa un'eclissi, come se uno velo, molto simile a una prigione, facesse diventare lontana e irraggiungibile la libera fantasia di una ragazza, la cui vita spensierata sembra ora qualcosa di strano, di curioso. La seconda immagine, ovvero la vita che appare altrettanto strana a coloro che sono ormai dall'altra parte, rafforza questa sensazione di stranezza/estraneità, come se diventare "moglie", ma anche rassegnarsi a entrare nella routine quotidiana, fosse un po' morire. Nell'ultimo verso, infine, il lapidario "Stop there!" elimina eventuali ulteriori possibilità di liberarsi da quella "soffice eclissi", tanto piacevole quanto limitante.


J200 (1860) / F226 (1861)

I stole them from a Bee -
Because - Thee -
Sweet plea -
He pardoned me!
    Li rubai a un'Ape -
Per - Te -
Dolce pretesto -
Lei mi perdonò!

Il testo riportato sopra è nei fascicoli; un'altra copia - identica a parte il punto esclamativo finale trasformato in lineetta - fu inviata a Samuel Bowles, firmata "Emily".

Uno dei tanti biglietti che accompagnavano fiori, con implicite scuse alla natura che, benevola, perdona quel furto a fin di bene.