Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J1151 - 1200

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


      J1/50      J51/100     J101/150     J151/200     J201/250     J251/300 
   J301/350     J351/400     J401/450     J451/500     J501/550     J551/600 
   J601/650     J651/700     J701/750     J751/800     J801/850     J851/900 
   J901/950    J951/1000   J1001/1050   J1051/1100   J1101/1150   J1151/1200 
 J1201/1250   J1251/1300   J1301/1350   J1351/1400   J1401/1450   J1451/1500 
 J1501/1550   J1551/1600   J1601/1650   J1651/1700   J1701/1750   J1751/1775 

Appendice

Indice Johnson
Home page poesie
Home page


J1151 (1869) / F1136 (1867)

Soul, take thy risk,
With Death to be
Were better than be not with thee
    Anima, corri il rischio,
Con la Morte stare
Sarà meglio che non stare con te

La morte va affrontata, perché è inevitabile ma anche perché rifiutarla significherebbe rifiutare l'immortalità, separarsi definitivamente dalla propria anima, l'unico veicolo che può felicemente portarci in quell'aldilà che temiamo e desideriamo allo stesso tempo.


J1152 (1869) / F1148 (1868)

Tell as a Marksman - were forgotten
Tell - this Day endures
Ruddy as that Coeval Apple
The Tradition bears -

Fresh as Mankind that humble story
While a statelier Tale
Grown in the Repetition hoary
Scarcely would prevail -

Tell had a son - The ones that knew it
Need not linger here -
Those who did not to Human nature
Will subscribe a Tear -

Tell would not bare his Head
In Presence
Of the Ducal Hat -
Threatened for that with Death - by Gessler -
Tyranny bethought

Make of his only Boy a Target
That surpasses Death -
Stolid to Love's supreme entreaty
Not forsook of Faith -

Mercy of the Almighty begging -
Tell his Arrow sent -
God it is said replies in Person
When the Cry is meant

    Tell come Tiratore - sarebbe dimenticato
Tell - ancora Oggi persiste
Rubicondo come quella Coeva Mela
Che la Tradizione regge -

Fresca come l'Uomo quell'umile storia
Mentre un più solenne Racconto
Incanutito dalla Ripetizione
A stento durerebbe -

Tell aveva un figlio - Quelli che lo sapevano
Non hanno bisogno di indugiare qui -
Chi non lo sapeva alla natura Umana
Tributerà una Lacrima -

Tell non volle scoprire il Capo
In Presenza
Del Cappello Ducale -
Minacciato per questo di Morte - da Gessler -
La Tirannia risolse

Di fare del suo unico Figlio un Bersaglio
Cosa che supera la Morte -
Sordo alla suprema supplica d'Amore
Non dimentico della Fede -

La Misericordia dell'Altissimo implorando -
Tell la sua Freccia lanciò -
Dio si dice risponda di Persona
Quando il Grido è significativo

La leggenda di Guglielmo Tell diventa il simbolo della forza della preghiera e della fede. Nell'ultimo verso è come se ED dicesse: "bisogna rivolgersi a Dio per le cose importanti, significative, solo in questo caso è probabile ("it is said") che Dio risponda".
Al verso 6 ho scelto la variante "While" al posto di "Though".


J1153 (1874) / F1265 (1872)

Through what transports of Patience
I reached the stolid Bliss
To breathe my Blank without thee
Attest me this and this -
By that bleak exultation
I won as near as this
Thy privilege of dying
Abbreviate me this
    Attraverso quali trasporti di Pazienza
Raggiunsi la stolida Beatitudine
Di respirare il mio Vuoto senza te
Me lo attesti questo e questo -
Da quella sterile esultanza
Ottenni più o meno questo
Il tuo privilegio di morire
Mi abbrevi questo

La rinuncia, in altre poesia idealizzata e resa in positivo, diventa qui uno sterile esercizio di pazienza, che non dà altro risultato se non quello di respirare un vuoto, un'assenza. C'è un'unica via di uscita per riempire questo vuoto: appropriarsi del privilegio di morire e abbreviare così un'esistenza senza niente che la giustifichi.
Il senso di vuoto è reso con forza, oltre che dall'uso di "blank" (v. 3) e di "bleak" (v. 5), dalla reiterazione di "this" usato come aggettivo/pronome senza un nome che lo segua o ne sia origine.


J1154 (1870) / F1141 (1867)

A full fed Rose on meals of Tint
A Dinner for a Bee
In process of the Noon became -
Each bright mortality
The Forfeit is of Creature fair
Itself, adored before
Submitting for our unknown sake
To be esteemed no more
    Una Rosa ben nutrita su granaglie di Colore
La Cena per un'Ape
Nel corso del Meriggio diventa -
Ogni radiosa mortalità
È il Pegno della Creatura bella
In sé, che adorata prima
Si rassegna per il nostro ignoto beneficio
A non essere più apprezzata

Un fiore nel pieno del suo splendore diventa il pasto di un'ape. Come quel fiore, ogni cosa che è viva nel mondo ha nella sua intrinseca mortalità la propria bellezza e deve di conseguenza rassegnarsi a sparire, magari donando qualcosa di sé a beneficio di qualcuno o qualcosa che le è ignoto.
Il senso della poesia mi sembra sia soprattutto nel quarto verso, dove viene accostata la luce, simbolo della vita, alla morte, portatrice di oscurità, una contiguità di opposti che diventa il pegno da pagare per essere vivi e mostrare la propria bellezza al mondo (qui "fair" va inteso secondo me come la bellezza di essere al mondo, che può essere mostrata soltanto rassegnandosi a perderla). I versi finali suggeriscono anche che questa perdita ha comunque una continuità, a beneficio di quella sconosciuta ape che trae alimento dal fiore e che, prima o poi, diventerà essa stessa alimento di qualche altra creatura.


J1155 (1870) / F1128 (1866)

Distance - is not the Realm of Fox
Nor by Relay of Bird
Abated - Distance is
Until thyself, Beloved.
    La Distanza - non è il Reame della Volpe
Né da Staffetta di Uccelli
Annullata - La Distanza è
Fino a te, Amore mio.

La vera "distanza" non è quella che può essere percorsa da una volpe che si aggira per i boschi, o da uccelli migranti, ma quella che ci separa dall'oggetto del nostro amore.
Inviata a Susan.


J1156 (1870) / F1191 (1870)

Lest any doubt that we are glad that they were born Today
Whose having lived is held by us in noble holiday
Without the date, like Consciousness or Immortality -
    Affinché non si dubiti che noi siamo lieti per chi nacque Oggi
Di chi ha vissuto sia da noi reputata una nobile festa
Senza data, come la Consapevolezza o l'Immortalità -

Inviata a Susan (L356) per il suo quarantesimo compleanno, il 19 dicembre 1870.

Un biglietto d'auguri, probabilmente con dei fiori, che trasforma un compleanno in una festa senza data. La congiunzione disgiuntiva fra la consapevolezza e l'immortalità sembra suggerire un'alternativa fra due concetti tante volti trattati da ED.


J1157 (1870) / F1169 (1870)

Some Days retired from the rest
In soft distinction lie
The Day that a Companion came
Or was obliged to die -
    Alcuni Giorni appartati dal resto
In sommessa distinzione giacciono
Il Giorno in cui un Compagno venne
O fu obbligato a morire -

I giorni importanti, che restano isolati dagli altri e si fanno ricordare, sono quelli legati al rapporto, triste o lieto, con qualcuno che ci è caro.


J1158 (1870) / F1158 (1869)

Best Witchcraft is Geometry
To the magician's mind -
His ordinary acts are feats
To thinking of mankind -
    L'Incantesimo migliore è Geometria
Per la mente del mago -
I suoi gesti ordinari sono grandi imprese
Agli occhi dell'umanità -

I primi due versi furono inviati a Susan (L350) con una variante nel secondo: "To a magician's eye -" ("All'occhio di un mago -").

Dal punto di vista del mago gli incantesimi migliori sono quelli che applicano in maniera abile e perfetta le regole della razionalità, è poi la sua abilità a far sì che ciò che per lui è diventata un'azione ordinaria appaia magica agli occhi di chi lo guarda.
Qui ED usa due termini legati alla magia vera e propria (witchcraft e magician) ma il riferimento alla "geometria" mi sembra indicare abbastanza chiaramente che in realtà intenda riferirsi ad un mago che fa giochi di prestigio (propriamente "juggler"), con un'apparenza di "magia" soltanto per chi ne è spettatore.
Non è da escludere che la "geometria" si riferisca alle leggi di natura, intrinsecamente semplici ma che, per la loro complessità, ci appaiono talvolta ammantate di magico mistero. In questo caso il "magician" non sarebbe altri che Dio, il creatore che le governa con azioni per lui ordinarie e per noi così complicate da capire.


J1159 (1870) / F1166 (1870)

Great Streets of silence led away
To Neighborhoods of Pause -
Here was no Notice - no Dissent
No Universe - no Laws -

By Clocks, 'Twas Morning, and for Night
The Bells at Distance called -
But Epoch had no basis here
For Period exhaled.

    Grandi Strade di silenzio conducevano
A Sobborghi di Pausa -
Qui non vi era Annuncio - né Dissenso
Né Universo - né Leggi -

Per gli Orologi, Era Mattino, e la Notte
Le Campane a Distanza annunciavano -
Ma Epoche non avevano base qui
Perché il Periodo spirava.

Il testo riportato sopra è quello del manoscritto rimasto tra le carte di ED. Un'altra copia fu inviata a Susan, con il quarto verso diviso in due ("By Clocks - 'Twas Morning / And for Night"). Di una ulteriore versione, in una lettera a Frances e Louise Norcross (L339), resta la trascrizione di Mabel Todd del solo primo verso, preceduto da "Did you know about Mrs J—? She fledged her antique wings. 'Tis said that «nothing in her life became her like the living it.»" ("Avete saputo di Mrs J—? Ha messo le penne alle sue antiche ali. Si può dire che «nulla nella sua vita le ha fatto onore come il lasciarla.»").
La citazione è dal Macbeth, atto I, scena IV, Malcom a Duncan parlano di Cawdor, da poco giustiziato (nel testo shaekespeariano i pronomi sono ovviamente al maschile).

Una descrizione dell'aldilà, con termini che designano un mondo concreto (Streets, Neighborhoods, Clocks, Bells) immersi in una sorta di sospensione spazio-temporale che li rende incorporei e indistinti.
Nella prima strofa c'è il cammino verso l'aldilà, dove non c'è più niente del mondo che si è lasciato. Nella seconda i primi due versi servono da concreto riferimento temporale, contrapposti ai due successivi dove il tempo scompare per lasciar posto al nulla.


J1160 (1870) / F1173 (1870)

He is alive, this morning -
He is alive - and awake -
Birds are resuming for Him -
Blossoms - dress for His sake -
Bees - to their Loaves of Honey
Add an Amber Crumb
Him - to regale - Me - Only -
Motion, and am dumb.
    È vivo, stamane -
È vivo - e sveglio -
Gli uccelli ricominciano per Lui -
I fiori - si abbigliano per amor Suo -
Le api - alle loro Pagnotte di Miele
Aggiungono una Briciola d'Ambra
Per deliziare - Lui - a Me - Soltanto -
Un cenno, e resto muta.

Il manoscritto è indirizzato a "Mr Bowles" e firmato "Emily" (L341), ed è stato scritto in un periodo in cui spesso Bowles era ospite di Austin e Susan. Probabile che sia una sorta di saluto mattutino all'amico, ma il fatto che il biglietto sia poi rimasto in mano di ED fa pensare che non sia mai stato consegnato.
Nel penultimo verso il "Me" è, secondo le regole, un complemento: la natura saluta il suo risveglio con tutti gli onori, mentre per me si limita a un fugace cenno. Se facciamo uno strappo alla regola, possiamo considerarlo soggetto e leggere il finale così: la natura saluta gioiosa il suo risveglio, mentre io mi limito a un riservato e silenzioso cenno.


J1161 (1870) / F1177 (1870)

Trust adjust her "Peradventure" -
Phantoms entered "and not you."
    La fiducia regola il suo "Probabilmente" -
Fantasmi entrarono "e non lei."

I due versi sono in una lettera a T.W. Higginson del 26 settembre 1870 (L352), che segue la prima visita del critico letterario a ED nell'agosto precedente. Sono preceduti da "After you went I took Macbeth and turned to 'Birnam Wood.' Came twice 'to Dunsinane' - I thought and went about my work. I remember your coming as serious sweetness placed now with the Unreal -" ("Dopo la sua partenza ho preso il Macbeth e mi sono diretta verso la 'Foresta di Birnam.' Venne due volte 'a Dunsinane' - Riflettevo e mi dedicavo al lavoro. Ricordo la sua venuta come una solenne dolcezza situata ora nell'Irreale -").
Il riferimento al Macbeth (V, iii, 1-3: [Macbeth al Dottore] "Bring me no more reports; let them fly all. Till Birnan Wood remove to Dunsinane I cannot taint with fear." - Non portatemi altre notizie: fuggano pure tutti. Finché il bosco di Birnan non muoverà verso Dunsinane, io non posso esser roso dal timore." - trad. di Agostino Lombardo."), con i fantasmi che si materializzano nella fortezza del re ormai condannato così come Higginson si era materializzato nella casa di ED dopo otto anni di rapporto esclusivamente epistolare, dà una chiave di lettura dei versi, anche se i fantasmi dickinsoniani non irrompono ma si scolorano nel ricordo.

Due enigmatici versi che diventano chiari se collegati alle parole che li precedono nella lettera. Nel primo si avvera un "probabilmente" che a lungo era stato in forse (la concreta conoscenza di una persona ormai entrata in confidenza con ED, anche se solo per via epistolare); nel secondo la visita si scolora, diventa un ricordo e quasi non si riesce a credere che sia avvenuta veramente.
Al secondo verso ho tradotto "you" con "lei" per mantenere il collegamento con il tono sempre formale e rispettoso, anche se spesso condito di enigmatica ironia, delle lettere a Higginson.


J1162 (1870) / F1178 (1870)

The Life we have is very great.
The Life that we shall see
Surpasses it, we know, because
It is Infinity.
But when all space has been beheld
And all Dominion shown
The smallest Human Heart's extent
Reduces it to none.
    La Vita che abbiamo è certo grande.
La Vita che vedremo
La sorpassa, si sa, perché
È Infinità.
Ma quando ogni spazio è stato osservato
E ogni Dominio mostrato
L'estensione del più piccolo Cuore Umano
La riduce a nulla.

In una lettera a Elizabeth Holland dell'ottobre 1870 (L354).

Il mondo concreto che conosciamo è certamente grande e contiene più cose di quante siamo in grado di conoscerne. Ma questa grandezza è certamente superata dal mondo infinito che ci attende nell'aldilà. Eppure quando conosceremo questa infinità ci accorgeremo che diventa un nulla di fronte al profondo mistero del cuore umano.


J1163 (1870) / F1192 (1870)

God made no act without a cause -
nor heart without an aim -
Our inference is premature,
our premises to blame.
    Dio non creò azione senza una causa -
né cuore senza uno scopo -
La nostra deduzione è prematura,
le nostre premesse da biasimare.

I versi sono contenuti in una lettera alle cugine Louise e Frances Norcross (L357, il manoscritto è perduto), che conteneva gli auguri per il Natale ma si referiva principalmente ai problemi relazionali che le due sorelle avevano con il reverendo John Dudley e la moglie Eliza, con i quali vivevano a Milwaukee.
Louise (1842-1919) e Frances (1847-1896) erano le figlie di Lavinia Norcross (sorella della madre di ED) e di Loring Norcross, due cugini che si erano sposati nel 1834. La madre morì nel 1860 e il padre nel 1863 e furono sempre strettamente legate a ED, con la quale rimasero in corrispondenza fino alla sua morte.

Versi con i quali ED cerca di consolare le cugine alle quali era indirizzata la lettera che li conteneva. Sicuramente le due sorelle, orfane e ancora molto giovani, non andavano molto d'accordo con chi le ospitava.


J1164 (1870) / F1165 (1870)

Were it to be the last
How infinite would be
What we did not suspect was marked
Our final interview.
    Dovesse essere l'ultimo
Quanto infinito sarebbe
Ciò che non sospettavamo indicasse
Il nostro colloquio finale.

I versi sono contenuti in una lettera (L338) alla zia Catharine Dickinson Sweetser (sorella del padre di ED) scritta in occasione della morte a trentatré anni del figlio maggiore, Henry Edward, il 17 febbraio 1870.
Sono preceduti da questa frase: "There are no Dead, dear Katie, the Grave is but our moan for them." ("Non ci sono Morti, cara Katie, la Tomba è soltanto il nostro lamento per loro.") e seguiti dalla chiusa della lettera: "Henry had been a prisoner. How he had coveted Liberty probably his Redeemer knew - and as we keep surprise for those most precious to us, brought him his Ransom in his sleep." ("Henry è stato un prigioniero. Quanto avesse bramato la Libertà probabilmente lo sapeva il suo Redentore - e così come serbiamo sorprese per coloro che sono più preziosi per noi, gli ha dato il suo Riscatto nel sonno.").

Il "colloquio finale" dell'ultimo verso si presta a due interpretazioni: un colloquio con la persona che poco dopo morirà, senza essere consapevoli che sarà l'ultimo, o quello che ciascuno di noi dovrà affrontare quando sarà faccia a faccia con la morte.


J1165 (1870) / F1175 (1870)

Contained in this short Life
Are magical extents
The soul returning soft at night
To steal securer thence
As Children strictest kept
Turn soonest to the sea
Whose nameless Fathoms slink away
Beside infinity
    Contenute in questa breve Vita
Sono magiche estensioni
L'anima vi torna dolce di notte
Per sgattaiolarne poi più salda
Come i Bambini tenuti molto a freno
Si dirigono prestissimo al mare
I cui Abissi senza nome si dileguano
Accanto all'infinito

Ci sono tre versioni di questa poesia, tutte contenute nel recto e nel verso di un foglio, che riproduco da Bolts of Melody, pagg. xii-xiii

  

La versione riportata (corrispondente a quella in basso nel verso del foglio manoscritto e riprodotta qui sotto) è l'unica senza varianti ed è pertanto da considerarsi come quella definitiva:

Di seguito trascrivo le altre due versioni così come appaiono nel manoscritto; in neretto il testo base (quello delle edizioni critiche), in carattere normale le varianti.

Contained in this short
Combined
Comprised      Life

Were wonderful extents -
Are  magical
     Terrible
     miraculous
[in verticale]
tenderest
Were exquisite extents

Discernible to not a friend

Except Omnipotence

A friend too straight
to stoop

           subtle
Too distant to be seen

Come unto me enacted
how
     accomplished

With Firmaments between -
    Centuries

The soul came home
          to sleep
at night from trips
               towns
                scenes

That would
 Un           to sense -
  have dazzled
As doth the Tired sense
      unmanifest to sense
Unwitnessed of the sense

    Contenute in questa breve
Combinate
Comprese        Vita

Furono magiche estensioni -
Sono   magiche
       Terribili
       miracolose
[in verticale]
le più tenere
Furono squisite estensioni

Non distinguibili da un amico

Salvo che l'Onnipotenza

Un amico troppo diritto
per piegarsi

               sottile
Troppo distante per esser visto

Venga a me concesso
come
      compiutamente

Con Firmamenti in mezzo -
    Secoli

L'anima tornò a casa
           a dormire
di notte da viaggi
              città
               luoghi

Che avrebbero
 Un             i sensi -
  abbagliato

Come fanno gli Stanchi sensi
        inavvertibile ai sensi
Non vista dai sensi


                    plain
Contained in this short Life

     exquisite
Are magical extents

                  loth
The soul returning soft at
night
          slily  ly Home

To steal securer thence
         at sunrise

              strictest
As children strictly kept
                  er

  turn    est
Take sooner to the sea

Whose waters are the brawling
Brook
                nameless

To think infinity
     Beside Infinity

    Whose nameless fathoms
    slink away
    Beside infinity

                        semplice
Contenute in questa breve vita

     squisite
Sono magiche estensioni

                 restia
L'anima vi torna dolce di
notte
       furtiva   mente a Casa

Per sgattaiolarne poi più salda
                       all'alba

                molto a freno
Come i bambini tenuti a freno
                         più

 Si dirigono        issimo
Si avviano più presto al mare

Le cui acque sono lo scrosciante
Ruscello
              senza nome

Che sembra l'infinito
     Accanto all'Infinito

    I cui abissi senza nome
    si dileguano
    Accanto all'infinito

La nostra vita contiene molti misteri insondabili. Forse di notte, durante i nostri sogni, l'anima raggiunge questi luoghi misteriosi per poi tornare al suo posto più salda perché ne sa di più, perché è riuscita a rubare un brandello del mistero. In questo l'anima somiglia a quei bambini sottoposti a un'educazione rigida e repressiva, che sono impazienti di dirigersi al "mare" (ovvero al simbolo della libertà e dei sogni di terre lontane) con i suoi abissi ignoti e misteriosi, il simbolo più vicino all'infinito, al superamento delle costrizioni materiali in un luogo senza tempo e senza più dubbi e misteri.
Il riferimento ai bambini "strictest keep" fa venire in mente la J613-F445, alla ragazzina chiusa nello sgabuzzino che se la ride della punizione perché il suo cervello è comunque libero di spaziare nel mondo della fantasia.
Nella versione più lunga (quella contenuta nel recto del foglio manoscritto) manca il riferimento ai bambini e viene invece sviluppato con maggiore ampiezza quello che nella versione definitiva è detto nei primi quattro versi, con l'aggiunta dell'amico/onnipotente, l'unico che potrebbe spiegare quelle "magiche estensioni", ma che è "troppo distante per esser visto".


J1166 (1870) / F1206 (1871)

Of Paul and Silas it is said
There were in Prison laid
But when they went to take them out
They were not there instead.

Security the same insures
To our assaulted minds -
The staple must be optional
That an Immortal binds.

    Di Paolo e Sila si narra
Che languivano in Prigione
Ma quando andarono a prenderli
Non erano più là.

La stessa sicurezza rassicura
Le nostre menti aggredite -
Dev'essere facoltativo il morso
Che vincola un Immortale.

Johnson annota: "L'imprigionamento di Paolo e Sila è narrato in Atti XVI, 23-40. ED sbaglia quando dice 'Non erano più là' quando, dopo il crollo della prigione [per un terremoto], il carceriere andò a prenderli: essi infatti erano rimasti all'interno del carcere. La confusione è con un brano precedente (Atti V, 18-23) in cui 'gli apostoli' erano stati liberati dal carcere dagli angeli."

La prigione che si apre con l'intervento dell'angelo diventa metafora di quella in cui siamo rinchiusi nella nostra vita-prigione. Solo una certezza può rassicurarci: questa sorta di morso che ci lega a un'esistenza così breve e piena di dubbi non può essere che "facoltativo", ovvero prima o poi ci verrà data la possibilità di liberarci e conquistare l'immortalità.
L'uso del termine "optional" al verso 7, ovvero una scelta consapevole e non un semplice affidarsi al destino che ci aspetta, rende più indeterminato il senso dei versi rispetto a, per esempio, "temporaneo, provvisorio", come se ED avesse voluto salvare l'importanza del libero arbitrio, della scelta, in un "liberarsi" che ci deve vedere comunque protagonisti e non semplici spettatori passivi.


J1167 (1870) / F1174 (1870)

Alone and in a Circumstance
Reluctant to be told
A spider on my reticence
Assiduously crawled

And so much more at Home than I
Immediately grew
I felt myself a visitor
And hurriedly withdrew -

Revisiting my late abode
With articles of claim
I found it quietly assumed
As a Gymnasium
Where Tax asleep and Title off
The inmates of the Air
Perpetual presumption took
As each were special Heir -
If any strike me on the street
I can return the Blow -
If any take my property
According to the Law
The Statute is my Learned friend
But what redress can be
For an offence nor here nor there
So not in Equity -
That Larceny of time and mind
The marrow of the Day
By spider, or forbid it Lord
That I should specify -

    Da sola e in Circostanze
Riluttanti ad esser dette
Un ragno sulla mia reticenza
Assiduamente strisciò

E tanto più a Casa sua di me
Immediatamente si trovò
Che mi sentii un'ospite
E in fretta mi ritirai -

Rivisitando la mia recente dimora
Con titoli di proprietà
La trovai senza chiasso occupata
Come una Palestra
Dove il Fisco dorme e i Diritti pure
Gli inquilini dell'Aria
In perpetua presunzione di possesso
Come se ognuno fosse unico Erede -
Se qualcuno mi urta per strada
Posso restituire il Colpo -
Se qualcuno si prende la mia proprietà
Secondo la Legge
Il Codice è il mio Dotto amico
Ma che risarcimento può esserci
Per un'offesa né di qua ne di là
Perciò non Giudicabile -
Quel Ladrocinio di tempo e di mente
L'essenza del Giorno
Da un ragno, o il Signore me ne liberi
Dal doverlo precisare -

Il manoscritto di questa poesia è su un foglio di taccuino che contiene, oltre al testo, due piccoli ritagli dall'"Harper's Magazine" del maggio 1870 (in uno il nome "George Sand" e nell'altro "Mauprat" - il titolo di un romanzo della Sand del 1836), oltre ad un francobollo (vedi immagine sotto) non timbrato da tre centesimi del 1869. I ritagli e il francobollo risultano chiaramente applicati prima, visto che il testo è scritto negli spazi liberi.
Johnson ipotizza che "...la poesia sia autobiografica, ovvero che 'in circostanze riluttanti ad esser dette' a ED sia stata consigliata la lettura di Mauprat e abbia trovato il libro un 'ladrocinio di tempo e di mente'."

Il singolare manoscritto di questa poesia rende ancora più enigmatico un testo già di per sé piuttosto oscuro. La Bulgheroni, nelle note all'edizione Meridiani Mondadori, riporta l'ipotesi di Johnson ma poi aggiunge: "Le interpretazioni più recenti individuano nella qualità visiva del manoscritto una sorta di scenografia in cui femminile e maschile sono contrapposti, anticipando l'ironico conflitto tra pudore e aggressione inscenato nel testo". Più plausibile mi sembra l'interpretazione di Bacigalupo: "Divertente e macabro apologo sulla morte (la circostanza che si rilutta a riferire). La persona non detta alla fine è la morte, o meglio il verme."
Una piccola curiosità. Dopo la breve nota interpretativa, Bacigalupo, nell'edizione 1995, prosegue dicendo: "La nota di Johnson ci sembra fuorviante", mentre in quella del 2004 si limita a "Secondo Johnson il ladro è invece un libro superficiale di George Sand."


J1168 (1870) / F1259 (1872)

As old as Woe -
How old is that?
Some Eighteen thousand years -
As old as Joy -
How old is that
They are of equal years -

Together chiefest they are found
But seldom side by side -
From neither of them tho' he try
Can Human nature hide

    Vecchio come il Dolore -
Quanto è vecchio?
All'incirca Diciottomila anni -
Vecchia come la Gioia -
Tanto vecchia
Che hanno gli stessi anni -

Sempre primi si trovano
Ma raramente fianco a fianco -
Da nessuno dei due per quanto si provi
Può la natura Umana sfuggire

ED sintetizza i principali sentimenti umani nei due estremi del dolore e della gioia, entrambi vecchi come il mondo e a cui nessuno può sfuggire.
Al verso 4 ho scelto la variante "Joy" al posto di "Bliss".


J1169 (1870) / F1204 (1871)

Lest they should come - is all my fear
When sweet incarcerated - here
    Che essi arrivino - è tutto ciò che temo
Vista la dolce prigione - qui

La vita è sì una prigione, ma forse più dolce e godibile di quanto sembri. Per questo la paura è che arrivino i liberatori, coloro che aprono le sbarre per farci però entrare in un mondo di cui non sappiamo nulla.


J1170 (1870) / F1176 (1870)

Nature affects to be sedate
Upon Occasion, grand
But let our observation shut
Her practices extend
To Necromancy and the Trades
Obscure to understand
Behold our spacious Citizen
Unto a Juggler turned -
    La natura ostenta di essere pacata
Nelle Occasioni, solenni
Ma se smetti di osservarla
Le sue pratiche estende
A Negromanzia e Traffici
Oscuri da capire
Guarda il nostro esteso Concittadino
In Imbroglione mutato -

La natura ha un'apparenza solenne e maestosa, ma se provi a chiudere gli occhi per guardarne i suoi lati invisibili scopri misteri oscuri e difficili da comprendere. Così riesci anche a vedere nell'onnipresente Creatore nient'altro che un imbroglione, qualcuno che ci inganna facendoci vedere un mondo irreale e contraffatto.
Al verso 6 ho scelto la variante "obscure" al posto di "remote".


J1171 (1870) / F1203 (1871)

On the World you colored
Morning painted rose -
Idle his Vermillion
Aimless crept the Glows
Over Realms of Orchards
I the Day before
Conquered with the Robin -
Misery - how fair
Till your wrinkled Finger
Shored the Sun away
Midnight's awful Pattern
In the Goods of Day -
    Sul Mondo che coloravi
Il Mattino dipinse il rosa -
Ozioso il suo Vermiglio
Senza scopo s'infiltravano i Bagliori
Su Reami di Frutteti
Che il Giorno prima
Conquistavo col Pettirosso -
Ahimè - com'era bello
Finché il tuo Dito rugoso
Non scacciò via il Sole
Della Mezzanotte l'orribile Trama
Nei Tesori del Giorno -

Il mattino come simbolo della natura che si risveglia, con i lenti, oziosi gesti che sembrano dipingere il mondo con i colori del giorno, e un bagliore che si insinua dappertutto, rendendo regali anche i semplici frutteti. Un risveglio che è però anche preannuncio di oscurità, nell'eterno ciclo naturale della vita e della morte che non lascia spazio per le scelte. Il mondo ci sembra così bello quando è ammantato dai tesori del giorno, ma nessuno ci dà il potere di fermare il rugoso dito della notte-morte, che sembra scacciar via con un gesto imperioso il sole per far spazio alla sua oscura e terribile trama.


J1172 (1870) / F1246 (1872)

The Clouds their Backs together laid
The North begun to push
The Forests galloped till they fell
The Lightning played like mice

The Thunder crumbled like a stuff
How good to be in Tombs
Where nature's Temper cannot reach
Nor missile ever comes

    Le Nubi si misero Spalla a Spalla
Il Nord iniziò a premere
Le Foreste galopparono fino a cadere
I Lampi giocavano come topi

Il Tuono si sgretolò come macerie
Com'è bello essere nelle Tombe
Dove l'Umore della Natura non penetra
Né proiettile mai arriva

La maestosa e terribile forza della natura ci fa sentire talvolta impotenti, e ci fa quasi rimpiangere di non essere già nella tomba, dove niente di quello che succede fuori può toccarci.
Le immagini che ED sceglie per descrivere una tempesta: le nuvole che si radunano, il vento freddo del nord che preme sulle cose che incontra, il turbinio degli alberi che cessa solo quando cadono, i lampi che guizzano veloci (per "played" c'è la variante "skipped" che non ho adottato perché nel manoscritto la prima parola è sottolineata, quasi a marcare una scelta) come topi che corrono, terminano con quella molto suggestiva del tuono che rimbomba e poi sembra sgretolarsi, come se il suono si trasformasse in materia.
I versi finali fanno venire in mente l'ultimo verso de "La quiete dopo la tempesta" di Leopardi: "beata / Se te d'ogni dolor morte risana."


J1173 (1870) / F1140 (1867)

The Lightning is a yellow Fork
From Tables in the Sky
By inadvertent fingers dropt
The awful Cutlery

Of mansions never quite disclosed
And never quite concealed
The Apparatus of the Dark
To ignorance revealed -

    Il Fulmine è una gialla Forchetta
Da Tavole nel Cielo
A sbadate dita sfuggita
L'impressionante Argenteria

Di magioni mai del tutto dischiuse
E mai del tutto celate
Gli Apparati del Buio
All'ignoranza rivelati -

Ricorda il tema della J1170-F1176. Qui il lato oscuro della natura diventa il fulmine ("lightning" è propriamente "lampo" ma ho preferito tradurre con "fulmine" per il paragone con la "forchetta"), che cade dal cielo come fosse una gialla forchetta e la cui luce sembra diventare uno sprazzo di verità nell'oscurità della natura.
Al verso 4 ho tradotto "Cutlery" con "Argenteria" (come Raffo nei Meridiani e Sabbadini - Errante traduce con "coltello") anche se il termine significa letteralmente "coltelleria", perché altrimenti si sarebbe persa l'associazione con la forchetta del primo verso.


J1174 (1870) / F1316 (1874)

There's the Battle of Burgoyne -
Over, every Day,
By the Time that Man and Beast
Put their work away -
"Sunset" sounds majestic -
But that solemn War
Could you comprehend it
You would chastened stare -
    C'è una Battaglia di Borgogna -
In alto, ogni Giorno,
Nel Momento in cui Uomo e Bestia
Smettono il loro lavoro -
"Tramonto" suona maestoso -
Ma se quella solenne Guerra
Potessi tu comprendere
Puniresti lo sguardo -

Il senso della poesia dipende da come si interpreta l'ultimo verso. Nell'unica traduzione italiana (Raffo nei Meridiani) è reso con "abbagliato saresti di purezza". In questo caso il tramonto che vediamo è solo una pallida eco di quello "vero" (ritorna il tema della natura visibile e nascosta) e se potessimo comprenderlo appieno saremmo abbagliati dalla sua purezza. Io ho preferito tradurre rispettando il significato di "to chasten", che è definito con "correggere punendo; punire" o anche "purificare da errori o colpe", dove "purificare" ha comunque una connotazione di punizione. Traducendo in questo modo la bellezza del tramonto assume una valenza negativa, correlata al lato oscuro della natura. Perciò se sapessimo cos'è veramente il tramonto (che in questa lettura è visto come simbolo della fine delle cose, della morte) vorremmo punire il nostro sguardo che ama soffermarsi sulla sua ingannevole bellezza esteriore.
Al primo verso ED, per descrivere il rosso del tramonto simile a quello del vino di Borgogna, usa "Burgoyne" invece dell'usuale termine "Burgundy". Visto che nel verso è citata una battaglia, è probabile che abbia pensato al generale inglese John Burgoyne (un cognome che deriva appunto da "Borgogna"), sconfitto dagli americani nel 1777 nella battaglia di Saratoga.


J1175 (1870) / F1247 (1872)

We like a Hairbreadth 'scape
It tingles in the Mind
Far after Act or Accident
Like paragraphs of Wind

If we had ventured less
The Gale were not so fine
That reaches to our utmost Hair
It's Tentacles divine.

    Ci piace lo scampare per un Pelo
Eccita la Mente
Molto dopo l'Atto o l'Incidente
Come paragrafi di Vento

Avessimo rischiato meno
Non sarebbe così fine quella Brezza
Che raggiunge fin l'ultimo Capello
Coi suoi Tentacoli divini.

ED descrive la sottile e penetrante eccitazione che si prova nel rischio, nello scampare per un pelo a un "atto o incidente". Un'eccitazione che dura a lungo, descritta come "paragrafi di vento" e poi come una brezza i cui tentacoli si insinuano fin nell'intimo della nostra mente.


J1176 (1870) / F1197 (1871)

We never know how high we are
Till we are asked to rise
And then if we are true to plan
Our statures touch the skies -

The Heroism we recite
Would be a normal thing
Did not ourselves the Cubits warp
For fear to be a King -

    Non sappiamo mai quanto siamo alti
Finché non ci chiedono di alzarci
E allora se siamo conformi al progetto
Le nostre stature toccano i cieli -

L'Eroismo che recitiamo
Sarebbe una cosa normale
Se non curvassimo noi stessi i Cubiti
Per paura di essere un Re -

Due possibili interpretazioni. Una riferita la mistero dell'aldilà e l'altra più terrena.
Il mistero dei cieli rimarrà sempre tale per noi, almeno fino a quando non saremo chiamati a salirli. Solo allora, e soltanto se saremo giudicati degni ("se siamo conformi al progetto"), riusciremo forse a sapere. Ma dovrà essere una chiamata irrevocabile e definitiva, visto che preferiremmo evitare quelle altezze che ci invogliano e allo stesso tempo ci respingono, con il loro mistero che suscita più paura che curiosità.
Non conosciamo la forza che abbiamo dentro, finché non siamo chiamati a esercitarla. In quel momento, se riusciamo ad essere pari al compito, diventiamo come dei giganti e riusciamo a guardare il mondo dall'alto. Ma non sempre rispondiamo ad una chiamata che, in fondo, significa soltanto vivere intensamente la vita, un eroismo che dovrebbe essere di tutti i giorni. Quasi sempre preferiamo nascondere la nostra altezza potenziale, perché abbiamo paura della grandezza.


J1177 (1865) / F1022 (1865)

A prompt - executive Bird is the Jay -
Bold as a Bailiff's Hymn -
Brittle and Brief in quality -
Warrant in every Line -

Sitting a Bough like a Brigadier
Confident and straight -
Much is the mien of him in March
As a Magistrate -

    La Ghiandaia è un Uccello pronto - operativo -
Spavaldo come l'Inno di un Balivo -
Di una qualità Secca e Concisa -
Autorevole in ogni Verso -

Siede su un Ramo come un Generale
Sicuro di sé e diritto -
Molto è il suo aspetto in Marzo
Simile a un Magistrato -

Tre manoscritti:
1865: prima versione, nei fascicoli (il testo è riportato sotto);
1872: inviata a Susan, il testo è quello riportato sopra;
1872: altra versione nei fascicoli, uguale alla B) ma in una sola strofa di otto versi. Successivamente ED è ritornata su questa versione (nel 1873 o 1874): ha inserito la variante "Business" ("Un affare") al posto di "Warrant" al verso 4 e ha riportato i due versi finali alla prima lezione, cancellando "Much", "mien", e "Magistrate", sostituiti rispettivamente con "Good", "look" e "Benefit".
Sotto la prima versione.

A bold, inspiriting Bird
Is the Jay -
Good as a Norseman's Hymn -
Brittle and brief in quality -
Warrant in every line -

Riding a Bough like a Brigadier -
Confident and straight -
Good is the look of Him in March
As a Benefit

    Uno spavaldo, stimolante Uccello
È la Ghiandaia -
Bello come un Inno Norreno -
Di una qualità secca e concisa -
Autorevole in ogni verso -

A cavallo di un Ramo come un Generale -
Sicurò di sé e diritto -
Bello è il suo aspetto in Marzo
Come una Promessa

Si può leggere come la semplice descrizione dell'arrivo primaverile di una ghiandaia che, come dice Bacigalupo nelle sue note, "ricorda l'impettito mondo giudiziario.", ma anche come il simbolo dello sbocciare dei versi. La Bulgheroni cita Robert Frost, che "ha visto nel ritratto quasi un autoritratto: perché nella concisione e nella secchezza dei suoi versi la Dickinson cela l'energia di un avvertimento estremo."
Questo riferimento alla poesia può agevolmente leggersi nella prima strofa, dove c'è il richiamo a un componimento strofico (l'Inno che nelle due versioni è prima "Norreno" e poi "di un Balivo"), che viene definito secco, conciso e autorevole in ogni verso, come quelli asciutti, mai ridondanti e sempre pieni di senso di ED, ma anche nella seconda, dove la ghiandaia, e il suo canto, diventano "confident and straight" e appaiono con l'aspetto di una primaverile promessa o di un magistrato, da leggere nell'accezione etimologica di "magister".
Nell'ultimo verso della prima versione ho tradotto liberamente "Benefit" con "Promessa", prendendo spunto sia dalla definizione del Webster: "...a word of extensive use, and expressing whatever contributes to promote prosperity and personal happiness, or add value to property.", sia dall'accostamento con il mese che dà inizio alla primavera del verso precedente.


J1178 (1871) / F1168 (1870)

My God - He sees thee -
Shine thy best -
Fling up thy Balls of Gold
Till every Cubit play with thee
And every Crescent hold -
Elate the Acre at his feet -
Upon his Atom swim -
Oh Sun - but just a Second's right
In thy long Race with him!
    Mio Dio - Egli ti vede -
Splendi al tuo meglio -
Lancia in alto i tuoi Globi d'Oro
Finché ogni Cubito giochi con te
E ogni Falce di Luna resista -
Esalta gli Acri ai suoi piedi -
Sul suo Atomo scorri -
Oh Sole - il privilegio di un solo Istante
Nella tua lunga Corsa con lui!

ED si rivolge direttamente a Dio, incitandolo ad accogliere degnamente qualcuno che ha oltrepassato le porte del cielo e ora può vederlo. Nella prima parte è la notte a risplendere, con i globi dorati delle stelle e la falce lunare che veglia con la sua luce; poi la tomba e la polvere, esaltati e percorsi dal soffio divino; quindi la luce del sole, il simbolo della scintilla d'eternità che l'accompagna e di cui invochiamo almeno un istante per noi.


J1179 (1871) / F1202 (1871)

Of so divine a Loss
We enter but the Gain,
Indemnity for Loneliness
That such a Bliss has been.
    Di una così divina Perdita
Non registriamo che il Guadagno,
Indennità per la Solitudine
Che una tale Estasi sia esistita.

I versi sono in una lettera a Susan del settembre 1871 (L364), che inizia così: "To miss you, Sue, is power. The stimulus of Loss makes most Possession mean." ("Sentire la tua mancanza, Sue, è forza. Lo stimolo della Perdita rende misero ogni Possesso.").

Il riferimento diretto della perdita è la lontananza di una persona cara (la lettera che contiene i versi fu scritta mentre Susan era dalla sorella a Geneva, New York) che viene qui trasformata in guadagno, perché il ricordo del passato compensa la solitudine del presente. Da notare l'uso di un termine "contabile" al verso 2: "enter", nel senso di "registrare i conti".


J1180 (1871) / F1208 (1871)

"Remember me" implored the Thief!
Oh Hospitality!
My Guest "Today in Paradise"
I give thee guaranty.

That Courtesy will fair remain
When the Delight is Dust
With which we cite this mightiest case
Of compensated trust.

Of all we are allowed to hope
But Affidavit stands
That this was due where most we fear
Be unexpected Friends.

    "Ricordati di me" implorò il Ladro!
Oh Ospitalità!
Mio Invitato "Oggi in Paradiso"
Te ne do garanzia.

Quella Cortesia indelebile rimarrà
Quando sarà Polvere la Delizia
Con cui citiamo il più potente caso
Di ricompensata fiducia.

Di tutto ciò che ci è concesso sperare
Solo l'Affidavit resta
Che ciò fosse dovuto dove più temiamo
Di essere inaspettati Amici.

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan nel 1873 con varianti ai versi 2-3 e 11-12, che diventano rispettivamente: "Oh Magnanimity! / My Visitor in Paradise" ("Oh Magnanimità! / Mio Ospite in Paradiso") e "That this was due, where some, we fear, / Are unexpected friends -" ("Che ciò fosse dovuto, dove un po', temiamo, / Di essere inaspettati amici -").

In Luca 23, 42-43 il ladro chiede a Cristo di ricordarsi di lui nel suo regno e Cristo risponde subito "oggi sarai con me in paradiso". Questa immediata e incondizionata promessa diventa l'affidavit ("dichiarazione giurata") del verso 10, ovvero la garanzia che il luogo che più temiamo, quell'aldilà misterioso di cui anche chi ha fede ha paura, ci accoglierà con l'ospitalità riservata ad amici che si è sempre felici di vedere.
Molto bella la seconda strofa, dove il ricordo storico della promessa di Cristo assume un carattere di perenne certezza, che supera la caducità della memoria umana.


J1181 (1862) / F594 (1863)

When I hoped - I feared -
Since - I hoped - I dared
Everywhere - alone -
As a church - remain -

Ghost - may not alarm -
Serpent - may not charm -
He is King of Harm -
Who hath suffered Him -

    Mentre speravo - temevo -
Dopo - aver sperato - osai
Dovunque - da sola -
Come di una chiesa - i resti -

Uno spirito - può non allarmare -
Un serpente - può non incantare -
È Re del Male
Chi l'ha sofferto -

La versione riportata sopra è la prima delle tre di questa poesia, trascritta nei fascicoli nel 1863 (nel 1862 secondo Johnson). La seconda fu inviata a Susan nel 1865 (1868 secondo Johnson) e la terza acclusa ad una lettera a T. W. Higginson del novembre 1871 (L368). Le due versioni successive sono entrambe senza divisione in strofe e mantengono inalterati i primi quattro e l'ultimo verso (pur con uno sfoltimenti dei trattini: 14 nella prima, 3 nella seconda, 5 nella terza). Le riporto di seguito.

(Susan)

When I hoped, I feared -
Since I hoped I dared
Everywhere alone
As a church remain -
Spectre cannot harm
Serpent cannot charm
He is Prince of Harm
Who hath suffered him -
    Mentre speravo, temevo -
Dopo aver sperato osai
Dovunque da sola
Come di una chiesa i resti -
Uno spettro non può far male
Un serpente non può incantare
È Principe del Male
Chi l'ha sofferto -


(Higginson)

When I hoped I feared -
Since I hoped I dared
Everywhere alone
As a Church remain -
Spectre cannot harm -
Serpent cannot charm -
He deposes Doom
Who hath suffered him -
    Mentre speravo temevo -
Dopo aver sperato osai
Dovunque da sola
Come di una Chiesa i resti -
Uno spettro non può far male -
Un serpente non può incantare -
Rimuove la Condanna
Chi l'ha sofferta -

Il male del penultimo verso ("condanna" nella terza versione), che si può leggere anche come dolore, sofferenza, lascia un senso di vuoto e di solitudine; ma è una solitudine con una voglia di riscatto, che inizia con l'osare del secondo verso e termina con la rivendicazione della regalità del dolore, o della rimozione della condanna al dolore, che chiude la poesia con uno scatto di orgoglio nei confronti di quei simboli, lo spettro e il serpente, che nei versi precedenti erano stati come esorcizzati, negandone la capacità sia di farci del male che di incantarci.
Nei versi 5 e 6 ho tradotto "may not" con "può non" e poi "cannot" con "non può" perché ho interpretato la prima versione come una possibilità e le altre due come una certezza.


J1182 (1871) / F1234 (1871)

Remembrance has a Rear and Front.
'Tis something like a House -
It has a Garret also
For Refuse and the Mouse -

Besides the deepest Cellar
That ever Mason laid -
Look to it by it's Fathoms
Ourselves be not pursued -

    Il Ricordo ha un Retro e una Facciata.
È un po' come una Casa -
Ha una Soffitta anche
Per Rimasugli e Topi -

E poi la più profonda Cantina
Che mai Muratore abbia scavato -
Attenzione dai suoi Abissi
A non essere perseguitati -

La versione riportata è quella acclusa in una lettera del novembre 1871 a T. W. Higginson (L368). Quella trascritta lo stesso anno nei fascicoli è probabilmente precedente, visto che gli ultimi due versi: "Leave me not ever there alone / Oh thou Almighty God!" ("Non lasciarmi mai là da sola / Oh tu Onnipotente Iddio!") sono cancellati e sostituiti con quelli della copia inviata a Higginson (in un primo momento ED aveva scritto "Contents" -"Contenuti" - al posto di "Fathoms", parola poi cancellata e sostituita da quest'ultima).
La poesia fu anche inviata a Susan e alle cugine Louise e Frances Norcross; i manoscritti sono perduti e il testo è sopravvissuto grazie alla trascrizione che ne fecero le destinatarie. Sono entrambe uguali a quella inviata a Higginson, eccetto per il penultimo verso della versione di Susan, che ha "the Contents" al posto di "it's Fathoms".

La nostra memoria ha la capacità di immagazzinare molti ricordi, e, come in una casa, ci sono quelli più visibili, quelli più nascosti e infine quelli che faremmo bene a lasciare sepolti, come se fossero in una profonda e inaccessibile cantina. Sono questi quelli più pericolosi, quelli dai quali bisogna guardarsi, perché se riemergono dai loro abissi potrebbero occupare tutto il nostro spazio vitale, e potremmo non essere più capaci di riportarli di nuovo là in fondo.


J1183 (1871) / F1227 (1871)

Step lightly on this narrow spot -
The broadest Land that grows
Is not so ample as the Breast
These Emerald Seams enclose.

Step lofty, for this name be told
As far as Cannon dwell
Or Flag subsist or Fame export
Her deathless syllable.

    Passa lievemente su questo stretto punto -
La Landa che più vasta si estende
Non è così ampia come il Seno
Che questi Orli di Smeraldo racchiudono.

Passa solenne, affinché questo nome risuoni
Fin dove il Cannone dimora
O una Bandiera resista o la Fama esporti
La sua sillaba immortale.

La versione riportata è quella trascritta nei fascicoli. Una copia praticamente identica era acclusa in una lettera del novembre 1871 a T. W. Higginson (L368). Esistono poi altre due manoscritti: uno inviato a Susan che comprende soltanto la prima strofa, con la variante "Heart" al posto di "Breast" al terzo verso, e uno annotato sul lembo di una busta (PF98), con due soli versi che potrebbero essere una variante degli ultimi due della poesia intera: "Or Fame erect / her siteless Citadel -" ("O la Fama eriga / la sua incorporea Cittadella -). Sullo stesso lembo di busta sono i due versi della J1534-F1195.

La poesia fu pubblicata nel 1891 col titolo "Epitaffio". Nella prima strofa l'esortazione è ad inoltrarsi con leggerezza in quel misterioso mondo racchiuso da orli di smeraldo, più esteso di qualsiasi cosa esista su questa terra. Una visione della morte come un viaggio in territori sconosciuti ma non bui e misteriosi, anzi impreziositi da confini che fanno immaginare una sorta di Eldorado fantastico. Nella seconda i riferimenti al cannone e alla bandiera possono far pensare a qualcuno morto in battaglia, immortalato da una fama che trasforma la morte in perenne ricordo.


J1184 (1871) / F1229 (1871)

The Days that we can spare
Are those a Function die
Or Friend Or Nature - stranded then
In our Economy

Our Estimates a Scheme -
Our Ultimates a Sham -
We let go all of Time without
Arithmetic of him -

    I Giorni di cui potremmo fare a meno
Sono quelli in cui una Facoltà muore
O un Amico O la Natura - incagliati allora
Nella nostra Economia

Le nostre Stime un Progetto -
I nostri Traguardi un'Illusione -
Lasciamo passare il Tempo senza
La sua Aritmetica -

La versione riportata è quella acclusa in una lettera del novembre 1871 a T. W. Higginson (L368). In quella trascritta nello stesso anno nei fascicoli i primi due versi della seconda strofa sono "Our Estimates forsook / Our Affluence a Whim" ("Le nostre Stime abbandonate / La nostra Opulenza una Fantasia"). Ci sono poi delle varianti sottolineate (vedi immagine sotto) che li trasformano in quelli della poesia inviata a Higginson.


Ci sono giorni di cui faremmo volentieri a meno, che fanno perdere ogni valore a tutto ciò che riempie la nostra vita e nei quali il tempo trascorre senza che quasi ce ne accorgiamo.
Molto bella l'immagine dell'ultimo verso, con il tempo che sembra come congelato, senza più la sua "aritmetica", ovvero quello scorrere continuo rappresentato dai numeri nei quadranti degli orologi.


J1185 (1871) / F1236 (1871)

A little Dog that wags his tail
And knows no other joy
Of such a little Dog am I
Reminded by a Boy

Who gambols all the living Day
Without an earthly cause
Because he is a little Boy
I honestly suppose -

The Cat that in the Corner dwells
Her martial Day forgot
The Mouse but a Tradition now
Of her desireless Lot

Another class remind me
Who neither please nor play
But not to make a "bit of noise"
Beseech each little Boy -

    Un Cagnolino che agita la coda
E non conosce altra gioia
A un Cagnolino così mi fa
Pensare un Ragazzo

Che fa capriole tutto il santo Giorno
Senza bisogno di un motivo
Perché è un Ragazzino
In fin dei conti credo -

La Gatta che in un Angolo si accomoda
Il suo bellicoso Giorno dimenticato
Il Topo adesso soltanto una Consuetudine
Del suo svogliato Destino

Altri tipi mi ricorda
Che non godono né giocano
Ma di non fare nemmeno un "po' di chiasso"
Chiedono a ogni Ragazzino -

Johnson annota che "Questi versi furono evidentemente composti pensando al nipote Ned, che in quel periodo aveva dieci anni." Oltre alla versione riportata sopra, trascritta nei fascicoli, ce n'è un'altra con i soli ultimi otto versi e qualche variante; il manoscritto è perduto ed è conosciuta in quanto pubblicata da Martha Dickinson Bianchi nel numero CXV dell'Atlantic Monthly del 1915:

The cat that in the corner sits
Her martial time forgot -
The rat but a tradition now
Of her desireless lot,
Another class remind me of -
Who neither please nor play,
But - "not to make a bit of noise"
Adjure each little boy!
    La gatta che in un angolo si accuccia
Il suo bellicoso momento dimenticato -
Il ratto adesso soltanto una consuetudine
Del suo svogliato destino,
Altri tipi mi ricorda -
Che non godono né giocano,
Ma - di "non fare nemmeno un po' di chiasso"
Ingiungono a ogni ragazzino!

In calce alla poesia appare un post scriptum: "P.S. - Grandma characteristically hopes Neddy will be a good boy. Obtuse ambition of Gramdma's! ("P.S. - La Nonna ovviamente spera che Neddy sarà una bravo ragazzo. Ottusa ambizione delle Nonne!").
In realtà questa aggiunta (come ci spiegano sia Johnson che Franklin) è tratta da una lettera dell'estate 1866 a Susan (L320): "Grandma 'hoped' characteristically 'he would be a very good Boy'. 'Not very dood' he said, sweet defiant child! Obtuse ambition of Grandmamas!" ("La Nonna 'sperava' ovviamente 'che sarebbe stato un gran bravo ragazzo'. 'Non troppo stupido' diceva lui, dolce e spavaldo bambino! Ottusa ambizione delle Nonne!") ["dood" significa "stupido, sempliciotto"; qui va letto come una storpiatura infantile di "good" o anche come un impertinente gioco di parole dello "spavaldo bambino"].
I versi della zia dovevano essere rimasti in mente al nipote, che in una lettera del 2 gennaio 1895 alla madre, parlando della sua avversione per il freddo invernale, scrive: "Ma direi che, in un giorno o due, lo dimenticherò del tutto, e sarò felice come la gatta di zia Emily 'col suo svogliato destino'!!!").

Una poesia dedicata al nipotino Ned, dove la difesa di quel bambino probabilmente irrequieto e chiassoso diventa un'accusa per i "grandi", non più stimolati dal piacere di giocare, e di vivere, e capaci soltanto di chiedere, o imporre nella seconda versione, un silenzio e una severità estranee alla natura di una mente infantile e giocosa.
L'ultima strofa ricorda la J613-F445: "Come quando da Ragazzina / Mi mettevano nello Sgabuzzino - / Perché mi volevano 'tranquilla' -"


J1186 (1871) / F1201 (1871)

Too few the mornings be,
too scant the nights.
No lodging can be had
for the delights
that come to earth to stay,
but no apartment find
and ride away.
    Troppo pochi i mattini sono,
troppo scarse le notti.
Né alloggio si riesce ad avere
per le delizie
che arrivano sulla terra per restarci,
ma non trovano appartamenti
e corrono via.

In una lettera a Louise Norcross del luglio 1871 (L362) il cui manoscritto è perduto. La lettera è stata pubblicata nell'edizione delle Lettere del 1894, e in quella di Johnson, interamente in prosa e i (presunti) versi sono preceduti da: "This is a mighty morning. I trust that Loo is with it, on hill or pond or wheel." ("È un potente mattino. Confido che Loo sia con esso, su una collina o stagno o in carrozza.").

La vita è troppo breve e molte volte la felicità che si degna di scendere da noi non riesce a restare: troppo scarsi gli alloggi a disposizione. E così quasi sempre la vediamo andar via senza averla potuta afferrare.


J1187 (1871) / F1237 (1871)

Oh Shadow on the Grass!
Art thou a step or not?
Go make thee fair, my Candidate -
My nominated Heart!

Oh Shadow on the Grass!
While I delayed to dress
Some other thou did'st consecrate -
Oh unelected Face!

    Oh Ombra sull'Erba!
Sei tu un passo o no?
Va a farti bello, mio Candidato -
Mio designato Cuore!

Oh Ombra sull'Erba!
Mentre mi attardavo a vestirmi
Qualcun altro hai tu consacrato -
Oh Volto non eletto!

L'attesa di qualcosa che sembra finalmente arrivare. Allora ci si va a far belli, per ricevere degnamente l'ospite così atteso. Ma il ritardo è fatale e in quel breve spazio di tempo qualcun altro è riuscito a sostituire quel cuore che sembrava ormai designato. Non resta che un volto deluso da quella speranza, che sembrava così a portata di mano.
Ho scelto la prima versione, quella trascritta nei fascicoli. Ne esiste un'altra, senza divisione in strofe e con modifiche al verso 6: "delay to guess" al posto di "delayed to dress" ("guess" è segnato come variante anche nella versione dei fascicoli) e al verso 7: "wilt" al posto di "did'st". Preferisco "dress" a "guess" per lo stesso motivo descritto da Errante (1959): "Mentre indugio a indovinare non ha la immediatezza di Mentre io indugiavo a vestirmi, tutta legata all'esortazione del terzo verso (Va a farti bello), e al grido di rimpianto dell'ultimo, rivolto non al cuore, che non è più candidato, ma al viso, che ne rispecchia il tormento."


J1188 (1871) / F1230 (1871)

'Twas fighting for his Life he was -
That sort accomplish well -
The Ordnance of Vitality
Is frugal of it's Ball.

It aims once - kills once - conquers once -
There is no second War
In that Campaign inscrutable
Of the Interior.

    Era per la sua Vita che stava combattendo -
Un compito da eseguire ad arte -
L'Artiglieria della Vitalità
È parca di Proiettili.

Mira una volta - uccide una volta - conquista una volta -
Non c'è una seconda Guerra
In quella Campagna imperscrutabile
Dell'Interiorità.

La battaglia della vita è apparentemente meno cruenta di quelle che si combattono a colpi di artiglieria, ma richiede assoluta precisione perché le munizioni a disposizione sono molto poche e ogni colpo deve andare a segno. E se nelle battaglie campali possiamo sempre sperare in una rivincita, in quelle della vita, che si svolgono nel nostro intimo, non ci è quasi mai offerta una seconda possibilità.


J1189 (1871) / F1207 (1871)

The Voice that stands for Floods to me
Is sterile borne to some -
The Face that makes the Morning mean
Glows impotent on them -

What difference in Substance lies
That what is Sum to me
By other Financiers be deemed
Exclusive Property!

    La Voce che indica Diluvi per me
È per alcuni sterile rigagnolo -
Il Volto che fa misero il Mattino
Arde impotente su di loro -

Quale diversità nella Sostanza giace
Se ciò che è Somma per me
Da altri Finanzieri è giudicata
Totale Povertà!

La sostanza, il significato delle cose, non è uguale per tutti. Ciascuno di noi giudica col metro della propria mente e vede le cose in modo diverso, e spesso opposto, agli altri.
Al verso 2 "borne" (anche "bourn" o "bourne") è termine letterario che significa confine o limite. Nel Webster c'è anche il significato: "A brook; a torrent; a rivulet." anche se definito "In this sense obsolete."


J1190 (1871) / F1248 (1872)

The Sun and Fog contested
The Government of Day -
The Sun took down his Yellow Whip
And drove the Fog away -
    Il Sole e la Nebbia si contendevano
Il Governo del Giorno -
Il Sole abbassò la sua Gialla Frusta
E disperse la Nebbia -

Probabile schizzo di un mattino in cui il sole si era fatto strada attraverso un'alba nebbiosa e aveva vinto la contesa.


J1191 (1871) / F1222 (1871)

The pungent Atom in the Air
Admits of no debate -
All that is named of Summer Days
Relinquished our Estate -

For what Department of Delight
As positive are we
As Limit of Dominion
Or Dams - of Extasy -

    Il pungente Atomo nell'Aria
Non ammette discussioni -
Tutto ciò che chiamavamo Giorni D'Estate
Abbandona il nostro Regno -

Per quale Territorio di Delizia
Tanto edotti ne siamo
Quanto del Limite della Sovranità
O delle Dighe - dell'Estasi -

L'arrivo dell'inverno, col suo gelo pungente, non ammette discussioni: ormai l'estate se n'è andata, ha abbandonato quella natura che vorremmo sempre rigogliosa e splendente. Ma dove va l'estate quando ci abbandona? quali territori riempie con le delizie delle sue giornate? è una domanda di cui non conosciamo la risposta, così come non sappiamo i limiti di ciò che crediamo di poter dominare e di quelle barriere che ci separano dalla felicità perfetta.
Come in molte poesie di ED l'estate è simbolo di gioia e l'inverno del suo contrario, e la fuga dell'estate può essere ovviamente letta come lo sfuggirci della felicità e della gioia, che durano sempre troppo poco.
Ai versi 4 e 7 ho tradotto "Estate" e "Dominion" (letteralmente "Patrimonio" e "Dominio") con "Regno" e "Sovranità" per mantenere la relazione che credo esista fra i due termini: l'estate abbandona il regno in cui viviamo - la natura -, ma è un regno che non sappiamo quanto ci appartenga veramente e quanto invece sia al di là delle nostre possibilità di comprensione.


J1192 (1871) / F1232 (1871)

An honest Tear
Is durabler than Bronze -
This Cenotaph
May each that dies -

Reared by itself -
No Deputy suffice -
Gratitude bears
When Obelisk decays

    Una Lacrima sincera
È più duratura del Bronzo -
Questo Cenotafio
Può ognuno che muore -

Innalzare da sé -
Delegare non basta -
La Gratitudine resiste
Quando l'Obelisco rovina

Se il ricordo fa versare una lacrima sincera non c'è altro cenotafio che possa esserle paragonato, perché per costruire un monumento alla memoria basta dare l'incarico a qualcuno, ma per far versare una lacrima vera conta soltanto quello che siamo stati.


J1193 (1871) / F1205 (1871)

All men for Honor hardest work
But are not known to earn -
Paid after they have ceased to work
In Infamy or Urn -
    Tutti gli uomini per l'Onore duramente lavorano
Ma non si sa ciò che guadagnano -
Pagati dopo che hanno smesso di lavorare
Con l'Infamia o l'Urna -

Può essere letta in due modi. Gli uomini si affannano per un concetto di "onore" che il più delle volte è soltanto una vuota convenzione. Quando muoiono se va male sono magari tacciati d'infamia, altrimenti il loro guadagno sarà comunque al massimo un'urna funeraria.
Ma anche: gli uomini si affannano per un guadagno che è solo illusorio, visto che il pagamento finale sarà comunque per tutti uguale, sia nel bene che nel male.


J1194 (1871) / F1209 (1871)

Somehow myself survived the Night
And entered with the Day -
That it be saved the Saved suffice
Without the Formula.

Henceforth I take my living place
As one commuted led -
A Candidate for Morning Chance
But dated with the Dead.

    In qualche modo sopravvissi alla Notte
Ed entrai con il Giorno -
Che per essere salvi il Salvarsi basta
Senza Ricetta.

D'ora in poi occuperò il mio posto nella vita
Come chi ha una pena commutata -
Un Candidato alle Occasioni del Mattino
Ma destinato ai Morti.

Si può momentaneamente sfuggire alla notte e accompagnare il giorno nel suo ingresso nel mondo; è una salvezza che è rimedio a se stessa, nessun medico potrà mai prescriverci una ricetta per ottenerla. Eppure è una salvezza soltanto momentanea e ci fa vivere come qualcuno a cui è stata commutata una pena e sa che, comunque, prima o poi dovrà onorare il suo appuntamento con la morte.
Enigmatico l'uso di "led" al sesto verso. Nell'accezione comune è passato di "to lead" (guidare, condurre, essere a capo) ma potrebbe anche essere una diversa ortografia (attestata dal Webster) di "lead" come sostantivo (piombo) nel senso figurato di "rinchiuso"; ho perciò tradotto, come Guidacci e Virgillito, con "pena".


J1195 (1871) / F1272 (1872)

What we see we know somewhat
Be it but a little -
What we dont surmise we do
Though it shows so fickle

I shall vote for Lands with Locks
Granted I can pick 'em -
Transport's doubtful Dividend
Patented by Adam.

    Ciò che vediamo lo conosciamo abbastanza
Ma è ben poco -
Ciò che non vediamo presumiamo di conoscere
Sebbene si mostri a suo capriccio

Voterò per Regioni con Lucchetti
A patto ch'io possa aprirli -
Incerto Dividendo del Trasporto
Brevettato da Adamo.

Le regioni del visibile sono quelle che ci sembra di conoscere bene, ma a ben vedere è una conoscenza di poco conto, perché lascia fuori tutto ciò che ci è invisibile e si manifesta in modo imprevedibile e capriccioso; queste regioni precluse ai nostri sensi possiamo conoscerle soltanto con l'immaginazione. Ma io preferisco senz'altro queste ultime, queste regioni nascoste alla nostra vista che stimolano la mente e la fantasia, a patto però di avere la possibilità, talvolta e mai con la sicurezza del risultato, di svelarne in qualche modo i misteri. Questo amore per il dubbio è una sorta di eredità, di dividendo su quel capitale primigenio di dubbio di cui Adamo provò per primo il proibito trasporto, un esercizio per la mente tanto incerto quanto affascinante.


J1196 (1871) / F1238 (1871)

To make Routine a Stimulus
Remember it can cease -
Capacity to terminate
Is a specific Grace -
Of Retrospect the Arrow
That power to repair
Departed with the torment
Become, alas, more fair -
    Per fare della Routine uno Stimolo
Ricorda che può cessare -
La capacità di concludere
È una specifica Grazia -
Della Memoria la Freccia
Quel potere di riparare
Spartito con il tormento
Diventa, ahimè, più caro -

L'abitudine può anche diventare uno stimolo, se ci rendiamo conto che prima o poi finirà, o anche che prima o poi ci sarà un cambiamento. Ma come l'abitudine può diventare uno stimolo, così quella consapevolezza che tutto passa fa sì che il momento del dolore conviva con la sua caducità, e questa sensazione che esista comunque il potere di riparare ai danni del tormento, diventa, nostro malgrado, più cara di quella freccia che altrimenti si conficcherebbe indelebilmente nella nostra memoria.


J1197 (1871) / F1233 (1871)

I should not dare to be so sad
So many Years again -
A Load is first impossible
When we have put it down -

The Superhuman then withdraws
And we who never saw
The Giant at the other side
Begin to perish now.

    Non oserei essere così triste
Per così tanti Anni ancora -
Un Fardello diventa impossibile
Quando lo abbiamo deposto -

Il Sovrumano allora si ritrae
E noi che non vedemmo mai
Il Gigante sull'altra sponda
Iniziamo subito a morire.

Una volta deposto, il fardello del dolore diventa impossibile da sopportare. In quel momento la forza sovrumana che ci aveva consentito di andare avanti, quasi senza guardare né il mondo che ci circonda né quello che ci aspetta sull'altra sponda, si ritrae e, paradossalmente, ci lascia come svuotati e con una maggiore consapevolezza dell'approssimarsi della morte.


J1198 (1871) / F1199 (1871)

A soft Sea washed around the House
A Sea of Summer Air
And rose and fell the magic Planks
That sailed without a care -
For Captain was the Butterfly
For Helmsman was the Bee
And an entire universe
For the delighted Crew -
    Un soffice Mare bagnava tutt'intorno la Casa
Un Mare d'Aria Estiva
E salivano e scendevano le magiche Assi
Che navigavano senza affanni -
Il Capitano era la Farfalla
Il Timoniere era l'Ape
E un intero universo
Il felice Equipaggio -

L'estate accende sempre la fantasia dickinsoniana, suggerendole deliziose immagini che mettono insieme ogni volta eterogenei protagonisti presi dalla natura che si risveglia.


J1199 (1871) / F1224 (1871)

Are Friends Delight or Pain?
Could Bounty but remain
Riches were good -

But if they only stay
Ampler to fly away
Riches are sad.

    Sono gli Amici Delizia o Pena?
Potesse un tal Regalo restare
La Ricchezza sarebbe bella -

Ma se essi sostano soltanto
Per più lontano ripartire
La Ricchezza è triste.

La gioia e la tristezza sono sentimenti che non hanno confini precisi. Come tante altre cose, anche l'amicizia può darci sia gioia che dolore.


J1200 (1871) / F1235 (1871)

Because my Brook is fluent
I know 'tis dry -
Because my Brook is silent
It is the Sea -

And startled at it's swelling
I try to flee
To where the Strong assure me
Is "no more Sea" -

    Poiché il mio Ruscello scorre
So che è in secca -
Poiché il mio Ruscello tace
Esso è il Mare -

E sgomenta al suo gonfiarsi
Cerco di fuggire
Là dove i Forti mi assicurano
Che "non c'è più Mare" -

Una metafora della poesia, quel ruscello che sgorga dalla mente di ED, vista essenzialmente come momento di scoperta interiore, il cui valore non si misura dal rumore esterno dell'acqua che vi scorre. È nei momenti di silenzio che quel ruscello diventa una mare, la cui immensità ci sgomenta e ci fa desiderare di sfuggirlo per non esserne travolti.
Nell'ultimo verso il "no more Sea" tra virgolette fa pensare a una citazione, con tutta probabilità tratta dall'Apocalisse 21,1: "And I saw a new heaven and a new earth: for the first heaven and the first earth were passed away; and there was no more sea." ("Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più."). La citazione spiega anche chi siano i "Forti" del penultimo verso: coloro che vivono ormai nel nuovo cielo e nella nuova terra, dove il mare dei sentimenti mortali non ha più alcun significato.