Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J651 - 700

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J651 (1862) / F761 (1863)

So much Summer
Me for showing
Illegitimate -
Would a Smile's minute bestowing
Too exorbitant

To the Lady
With the Guinea
Look - if She should know
Crumb of Mine
A Robin's Larder
Would suffice to stow -

    Così tanta Estate
Per mostrarmi
Illegittima -
L'esiguo dono di un Sorriso
Troppo esorbitante

Alla Dama
Con la Ghinea
Parrebbe - se sapesse
Che una Briciola delle Mie
Una Dispensa di Pettirosso
Basterebbe a stipare -

La vita è ricca, forse troppo, un tale profluvio di sensazioni, di immagini, di avvenimenti ("So much Summer") non fa altro che mostrarci la nostra illegittimità, il nostro essere in fin dei conti estranei a tale profusione. Ma questo succede a chi guarda dentro le cose. A chi vive per l'esteriorità ("the Lady with the Guinea") questo non succede; anzi l'estate, la stagione della rinascita, della luce, del calore, rafforza la sensazione di essere felicemente inseriti nel mondo e la capacità di goderne le ricchezze. Se riuscissero a comprendere che basterebbe una piccola briciola, tanto piccola da colmare l'esiguo nido di un pettirosso, ma vera, interiore, per vivere consapevolmente la nostra vita, anche per loro le cose assumerebbero un aspetto diverso, e il pur esiguo dono di un sorriso apparirebbe troppo esorbitante, così come a me appare quell'Estate.
Nelle due traduzioni italiane che ho (Bacigalupo nei Meridiani ed Errante 1956) viene seguita l'edizione del '45 a cura di Mabel e Millicent Todd (Bolts of Melody), che finisce con un punto interrogativo. Secondo me il senso è chiaro anche senza punto di domanda, pur se l'inizio, con il "would" del verso 4 che si collega al lontano "look" del verso 8, lo suggerisce implicitamente.


J652 (1862) / F456 (1862)

A Prison gets to be a friend -
Between it's Ponderous face
And Our's - a Kinsmanship express -
And in it's narrow Eyes -

We come to look with gratitude
For the appointed Beam
It deal us - stated as Our food -
And hungered for - the same -

We learn to know the Planks -
That answer to Our feet -
So miserable a sound - at first -
Nor even now - so sweet -

As plashing in the Pools -
When Memory was a Boy -
But a Demurer Circuit -
A Geometric Joy -

The Posture of the Key
That interrupt the Day
To Our Endeavor - Not so real
The Check of Liberty -

As this Phantasm Steel -
Whose features - Day and Night -
Are present to us - as Our Own -
And as escapeless - quite -

The narrow Round - the Stint -
The slow exchange of Hope -
For something passiver - Content
Too steep for lookinp up -

The Liberty we knew
Avoided - like a Dream -
Too wide for any night but Heaven -
If That - indeed - redeem -

    Una Prigione diventa un'amica -
Tra la sua faccia Poderosa
E la nostra - una Parentela si manifesta -
E nei suoi stretti Occhi -

Arriviamo a guardare con gratitudine
Il Posto designato
Che ci destina - stabilito come il cibo -
E del quale abbiamo - la stessa fame -

Impariamo a conoscere il Tavolato -
Che risponde ai Nostri passi -
Un suono così misero - dapprima -
Nemmeno ora - così dolce -

Quanto lo sguazzare negli Stagni -
Quando il Ricordo era un Ragazzo -
Ma un Circuito più Discreto -
Una Geometrica Gioia -

La Posizione della Chiave
Che impedisce il Giorno
Ai Nostri Sforzi - Non così reale
Il Freno alla Libertà -

Quanto il Fantasma d'Acciaio -
Le cui fattezze - Giorno e Notte -
Sono presenti a noi - come le Nostre -
E altrettanto - senza scampo -

Lo stretto Giro - il Limite -
Il lento cambiamento della Speranza -
In qualcosa di più passivo - Appagamento
Troppo scosceso per alzare lo sguardo -

La Libertà che conosciamo
Evitata - come un Sogno -
Troppo ampio per ogni notte che non sia Cielo -
Se Quello - davvero - redime -

La prigione nella quale ci troviamo a vivere ci appare via via più amichevole, l'abitudine ci fa apparire il suo volto poderoso, così distante e incomprensibile, sempre più vicino alla nostra piccolezza. Attraverso i pochi varchi concessi ai nostri occhi, alla nostra mente, arriviamo addirittura a essere grati per quel posto, limitato e angusto, che ci destina, un posto che ci diviene familiare come la più familiare e indispensabile delle attività umane: il mangiare.
Impariamo a conoscere lo spazio in cui viviamo, a sentire l'eco dei nostri passi umani. Dapprima ci sembra un suono ben misero, rispetto a quello che la nostra mente immagina e sogna. Poi le cose cambiano, le nostre sensazioni è come se si addolcissero, pur non raggiungendo mai il dolce e nostalgico ricordo della libertà fanciullesca, quando eravamo liberi di sguazzare negli stagni della fantasia. Ora il mondo ci appare più discreto, la gioia più razionale, più vicina a una forma esatta, geometrica, che al libero sfogo dei nostri istinti e dei nostri desideri.
C'è una chiave che ha una ben definita posizione, una chiave che non ci permette di aprire liberamente, per quanti sforzi facciamo, la nostra mente. Eppure è un freno, questo, non così reale come il pensiero della morte, quel fantasma d'acciaio, impalpabile e inafferrabile ma allo stesso tempo concreto, duro e impenetrabile (per la metafora morte-acciaio vedi la J286-F243), che è presente in noi quanto noi stessi, non ce ne possiamo liberare tanto quanto non possiamo liberarci dal nostro io.
Impariamo così a muoverci all'interno dei limiti che ci sono concessi, nello stretto giro della nostra esistenza quotidiana. E la fantasia, la speranza, si tramuta lentamente in appagante passività; troppo scoscesa è la strada della libertà e della conoscenza perché noi si possa alzare lo sguardo e anche soltanto tentare di scorgerla.
E allora non ci rimane che desistere dal tentativo di ottenerla, questa libertà che non ci è concessa. Possiamo soltanto considerarla come un sogno, ma un sogno troppo ampio per una semplice notte mortale, un sogno che può essere riservato solo alle notti celesti. Ma ci saranno, queste notti celesti?
Stavolta le immagini sono come sempre bellissime, ma forse meno fantasiose del solito, come se fossero chiuse in quella prigione evocata nel primo verso e non riuscissero ad uscirne. Ma proprio qui sta la bellezza di questa poesia: nel senso di chiusura che riesce a esprimere, sia in ciò che dice, sia in come lo dice; una perfetta identità tra forma e contenuto.


J653 (1862) / F462 (1862)

Of Being is a Bird
The likest to the Down
An Easy Breeze do put afloat
The General Heavens - upon -

It soars - and shifts - and whirls -
And measures with the Clouds
In easy - even - dazzling pace -
No different the Birds -

Except a Wake of Music
Accompany their feet -
As did the Down emit a Tune -
For Extasy - of it

    Degli Esseri è un Uccello
Il più simile alla Soffice Lanugine
Che una Pigra Brezza fa galleggiare
Lassù - nel Cielo Universale -

Si libra - e cambia direzione - e volteggia -
E si misura con le Nubi
In pigra - uniforme - splendente andatura -
Non dissimili gli Uccelli -

Tranne per la Scia di Musica
Che accompagna i loro passi -
Come se la Lanugine emettesse un Suono -
Per la propria - Estasi -

In molte edizioni "Down", ai versi due e undici, viene trasformata in "Dawn" ("Alba, Aurora"), una variante che non trova riscontro nel manoscritto, dove, per due volte, ED scrive chiaramente "Down".
Margherita Guidacci inserisce nella sua traduzione (Rizzoli, 1979, pag. 213) la seguente nota: "Scelgo la lezione dawn (alba) [nel testo la traduzione è "Aurora"] adottata da Martha Dickinson Bianchi in Further Poems of Emily Dickinson (Little Brown, Boston, 1929), anche se il Johnson la ritiene un'alterazione perché nel manoscritto si trova solo down (piuma). Ritengo che down sia un lapsus per dawn: paragonare un uccello alla piuma mi sembra infatti altrettanto tautologico e poco stimolante che paragonare un prato all'erba, e la Dickinson non ci ha certo abituati a similitudini così lapalissiane!"
La tesi del lapsus si scontra però con il fatto che la parola sia scritta per due volte in modo molto chiaro. Inoltre i versi che seguono sembrano più adatti a una "Soffice Lanugine", anche se nell'immaginifica fantasia di ED non si possono certo escludere parole come "soars", "shifts", e "whirls" per descrivere un'Aurora.
Per la traduzione che ho scelto (nella ripetizione al verso undici ho lasciato cadere l'aggettivo per non discostarmi troppo dalla lunghezza del verso originale) mi sono servito delle definizioni del Webster per "down": "Fine e soffici piume dei volatili, in particolare delle giovani anatre; fine peluria, come quella del mento; sostanza impalpabile; qualsiasi cosa che mitiga, lenisce, raddolcisce".
La chiave potrebbe essere l'ultima definizione del Webster ("qualsiasi cosa che mitiga, lenisce, raddolcisce"), ovvero, solo gli uccelli, con il loro volo libero dalle costrizioni concrete della terra, possono essere il simbolo vivente di ciò che mitiga, lenisce, raddolcisce la nostra vita. Cos'altro, se non la poesia, libera anche noi da queste costrizioni, facendoci librare, volteggiare, cambiare a piacere direzione nel cielo universale della nostra fantasia?


J654 (1862) / F463 (1862)

A long - long Sleep -
A famous - Sleep -
That makes no show for Morn -
By Stretch of Limb - or stir of Lid -
An independent One -

Was ever idleness like This?
Upon a Bank of Stone
To bask the Centuries away -
Nor once look up - for Noon?

    Un lungo - lungo Sonno -
Un Sonno - di gran fama -
Che non fa cenno al Mattino -
Stirando le Membra - o sbattendo le Palpebre -
Un Sonno indipendente -

Fu mai ozio come Questo?
Su una Sponda di Pietra
Crogiolarsi ai Secoli che passano -
Né una volta alzar gli occhi - al Mezzogiorno?

Qui non ci sono dubbi sulla protagonista della poesia. Quella morte che ED cerca continuamente di esorcizzare quasi tagliandola a fettine tanto sottili da farla sparire. La metafora non è nuova: la morte come lungo - lungo sonno. In questo sonno che mai accenna al concreto saluto al mattino che tutti conosciamo (lo stirarsi delle membra, lo sbattere delle palpebre alla luce) ED cerca quasi disperatamente un segno che lo accosti alla consapevolezza, sia pure oziosa. Ed ecco quella "sponda di pietra" sulla quale cerchiamo di trovare qualcosa di familiare, quel crogiolarsi, sia pure ai secoli che passano e non al terreno calore del sole. E poi quella domanda finale, che spezza l'illusione: può essere mai un sonno, questo, in cui mai, nemmeno una volta, alziamo gli occhi al mezzogiorno?


J655 (1862) / F464 (1862)

Without this - there is nought -
All other Riches be
As is the Twitter of a Bird -
Heard opposite the Sea -

I could not care - to gain
A lesser than the Whole -
For did not this include themself -
As Seams - include the Ball?

I wished a way might be
My Heart to subdivide -
'Twould magnify - the Gratitude -
And not reduce - the Gold -

    Senza questo - c'è il nulla -
Ogni altra Ricchezza è
Come il Cinguettare di un Uccello
Udito dall'altra sponda del Mare -

Non mi curo - di ottenere
Cose che siano meno del Tutto -
Non è esso che le include -
Come gli Orli - includono la Sfera?

Vorrei ci fosse il modo
Di suddividere il mio Cuore -
Magnificherebbe - la Gratitudine -
E non ridurrebbe - l'Oro -

Il candidato più probabile per essere quel "this" del primo verso è l'amore. Se manca, c'è solo il nulla intorno a noi. Qualsiasi altra cosa somiglia ad un esile cinguettio che giunge alle nostre orecchie da remote lontananze. E cosa, se non l'amore, è così privo di possibilità di essere scomposto, tanto che l'ottenerne una parte non è possibile: o si ha o non si ha. È un tutto che contiene qualsiasi altra cosa, così come gli invisibili orli di una sfera la comprendono nella sua interezza.
Sarebbe bello poterlo suddividere, sarebbe come poter suddividere un cuore e lasciare che ogni parte possa godere un amore anch'esso parziale. Così potremmo aumentare a dismisura la gratitudine che dobbiamo all'essere vivi, senza ridurre quell'oro che impreziosisce la nostra vita.
Un'interpretazione secondaria può essere quella suggerita dall'ultima strofa: sarebbe bello riuscire a godere dei piccoli, parziali tesori della vita, senza dover per forza cercare un totale appagamento, che quasi mai è raggiungibile.


J656 (1862) / F465 (1862)

The name - of it - is "Autumn" -
The hue - of it - is Blood -
An Artery - upon the Hill -
A Vein - along the Road -

Great Globules - in the Alleys -
And Oh, the Shower of Stain -
When Winds - upset the Basin -
And spill the Scarlet Rain -

It sprinkles Bonnets - far below -
It gathers ruddy Pools -
Then - eddies like a Rose - away -
Upon Vermillion Wheels -

    Il nome - suo - è "Autunno" -
Il colore - suo - è Sangue -
Un'Arteria - sulla Collina -
Una Vena - lungo la Strada -

Grandi Globuli - nei Viali -
E Oh, l'Acquazzone di Tinte -
Quando i Venti - rovesciano il Bacile -
E versano Pioggia Scarlatta -

Sparpaglia Berretti - laggiù -
Forma rubicondi Stagni -
Poi - avvolgendosi come una Rosa - se ne va -
Su Vermiglie Ruote -

Per l'ultima strofa ED ha inserito delle varianti che la modificano sensibilmente:

It sprinkles Bonnets - far below -
It makes Vermillion - Pools -
Then - eddies like a Rose - away -
And leaves me with the Hills.
    Sparpaglia Berretti - laggiù -
Crea Vermigli - Stagni -
Poi - avvolgendosi come una Rosa - se ne va -
E mi lascia con le Colline.

Una poesia chiara e vermiglia come l'autunno che descrive. Per capirne i rutilanti colori (hue, blood, stain, scarlet, ruddy, vermillion) bisogna aver visto quelli dell'autunno nel New England. Non a caso questa stagione è una delle maggiori attrattive della regione, con panorami ricchi di sfumature tendenti al rosso che incantano lo sguardo.
Al verso 11 ED usa il verbo "eddy", che significa "muoversi in circolo, come un vortice" a cui fa seguire "away" alla fine del verso, formando così il phrasal verb "eddy away", che potrebbe tradursi con "andar via muovendosi in circolo" (come, appunto, un vortice). La similitudine con la rosa tende proprio a dare l'idea di un qualcosa che si avvolge su se stesso, creando una forma simile al caratteristico bocciolo di una rosa. Perciò ho tradotto con " Poi - avvolgendosi come una Rosa - se ne va -".


J657 (1862) / F466 (1862)

I dwell in Possibility -
A fairer House than Prose -
More numerous of Windows -
Superior - for Doors -

Of Chambers as the Cedars -
Impregnable of Eye -
And for an Everlasting Roof
The Gambrels of the Sky -

Of Visitors - the fairest -
For Occupation - This -
The spreading wide my narrow Hands
To gather Paradise -

    Io abito nella Possibilità -
Una Casa più bella della Prosa -
Più ricca di Finestre -
Superiore - quanto a Porte -

Con Camere come Cedri -
Inespugnabili dall'Occhio -
E per Tetto Perenne
Le Volte del Cielo -

Come Ospiti - i più belli -
Quanto all'Occupazione - Questa -
L'ampio dispiegarsi delle mie esigue Mani
Per raccogliere il Paradiso -

Leggendola, non si può fare a meno di pensare alla J486-F473, in particolare per gli ultimi due versi, così simili a quelli che aprono la seconda strofa di quella poesia. Anche qui la protagonista è la magia, la libertà della poesia. Stavolta però "la più minuta della Casa" si riconosce solo da quelle "esigue Mani" del penultimo verso, mani che qui raccolgono il paradiso dove là catturavano il tesoro disceso dal cielo. Le immagini discrete, familiari diventano potenti, qui c'è una casa che si chiama "possibilità", che ha in sé tutto ciò che la nostra mente può immaginare "possibile", che non ha paragoni con quelle della "prosa" (il simbolo del vivere "chiuso", privo di fantasia - vedi la J613-F445). È più ricca di finestre, da dove si può liberamente osservare la vastità del mondo; con porte di gran lunga superiori, che possono aprirsi su spazi senza confini; con stanze che si vestono con l'esotico e fantastico oriente del cedro, non visibile dall'occhio che guarda senza l'ausilio della libera fantasia; con un tetto che non può esser altro che le immense volte del cielo. Gli ospiti di questa casa non possono essere che i versi, più belli di qualsiasi altro visitatore. E cosa fare in una tale dimora? Cos'altro, se non allargare quanto si può quelle esigue mani che la natura ci concede, cercando di renderle tanto estese da riuscire a raccogliere il paradiso?


J658 (1862) / F468 (1862)

Whole Gulfs - of Red, and Fleets - of Red -
And Crews - of solid Blood -
Did place about the West - Tonight -
As 'twere specific Ground -

And They - appointed Creatures -
In Authorized Arrays -
Due - promptly - as a Drama -
That bows - and disappears -

    Interi Golfi - di Rosso, e Flotte - di Rosso -
Ed Equipaggi - di solido Sangue -
Si son messi accanto all'Occidente - Stasera -
Come fosse lo Sfondo convenuto -

E Loro - le Creature designate -
In Predisposte Schiere -
Da consumare - in fretta - come un Dramma -
Che s'inchina - e scompare -

Il tramonto si staglia sull'occidente con golfi e flotte di rosso, con equipaggi di sangue che sembrano star lì per lasciarsi ammirare da noi spettatori. Ma attenzione, come tutti gli spettacoli, e come tutto ciò che ci circonda, dura per un po', poi gli attori si inchinano e vanno via. Come sempre ED riesce con poche pennellate a farci vedere in tutta la sua bellezza gli accesi colori del tramonto, già descritti con inesauribile fantasia in altre poesie (vedi p.es. la J628-F589).
Al verso 4 ho tradotto "ground" con "sfondo" tenendo conto di una definizione del Webster che si adatta benissimo a questa poesia così pittorica: "In pittura, la superficie sulla quale sono rappresentati una figura o un oggetto."


J659 (1862) / F470 (1862)

That first Day, when you praised Me, Sweet,
And said that I was strong -
And could be mighty, if I liked -
That Day - the Days among -

Glows Central - like a Jewel
Between Diverging Golds -
The Minor One - that gleamed behind -
And Vaster - of the World's.

    Quel primo Giorno, in cui mi lodasti, Tesoro,
E dicesti che ero forte -
E potevo essere potente, a volerlo -
Quel Giorno - fra i Giorni -

Risplende Centrale - come un Gioiello
Fra Ori che si Scostano -
Il più Insignificante - che brilla indietro -
E il più Vasto - di quelli del Mondo.

Un giorno. Il primo in cui giunse la lode dell'amato. Una lode che non sembra quella che prelude a un amore ricambiato. Eppure quel giorno ha ormai una posizione unica, centrale, nello scorrere degli altri. È come un gioiello che risplende fra altri che si scostano alla sua luce.
Gli ultimi due versi un po' enigmatici: "the minor one" e "vaster" potrebbero essere sia i due ori principali fra quelli che si scostano di fronte a quello descritto nella poesia (il più piccolo e il più vasto di quelli del mondo), sia, (e forse è questa l'interpretazione più plausibile) le due facce di quello di cui sta parlando ED. In questo caso dovremmo intendere: questo giorno, alla cui luce gli altri si scostano è il più insignificante (perché comunque riguarda solo me) ma anche il più vasto (perché è quello che colpisce il sentimento, un qualcosa che va al di là di ogni altra) fra quelli che compongono il tempo in questo nostro mondo.
Ci sono due varianti a "vaster", ambedue che sembrano più adatte a quest'ultima interpretazione: "this One" e "different".


J660 (1862) / F472 (1862)

'Tis good - the looking back on Grief -
To re-endure a Day -
We thought the monstrous Funeral -
Of all conceived Joy -

To recollect how Busy Grass
Did meddle - one by one -
Till all the Grief with Summer - waved
And none could see the stone.

And though the Wo you have Today
Be larger - As the Sea
Exceeds it's unremembered Drop -
They're Water - equally -

    È bene - volgersi indietro al Dolore -
Sopportare di nuovo un Giorno -
Che ci apparve il mostruoso Funerale -
Di ogni concepibile Gioia -

Rammentare come le Invadenti Spighe
S'intromisero - una ad una -
Finché il Dolore insieme all'Estate - svanì -
E nessuno riuscì a vederne la stele.

E benché la Sofferenza dell'Oggi
Sia più grande - Come il Mare
Sopravanza la sua insignificante Goccia -
Sono Acqua - entrambi -

Riflessione sul tempo e sulla sofferenza. Può servire volgersi indietro, a un giorno lontano di acuto dolore, un giorno che sembrò spazzar via ogni speranza di gioia. Ricordare come in quel momento la stessa natura sembrava partecipare all'acutizzazione di quella sofferenza, come se l'erba, le spighe di grano, nella loro infinità si fossero intrufolate, una ad una, nel nostro animo ferito, in un'estate che, anziché un gioioso risvegliarsi, ci sembrò una stagione di tenebre; e fu una liberazione quando se ne andò, perché portò con se quella sofferenza. Ma il dolore non muore: nessuno riesce a vedere la sua tomba, perché è sempre pronto a tornare, magari più grande di quello che già ci sembrò così enorme, come un mare di fronte ad una insignificante goccia. Ma entrambi i dolori, quello di prima e quello di adesso, non sono altro che facce della stessa medaglia, entrambi sono fatti d'acqua, come il mare e la sua goccia.
Al verso 5 ho tradotto "Busy" con "Invadenti" in quanto oltre al significato usuale ("occupate, indaffarate") "busy" significa anche "impiccione, che si intromettono negli affari altrui", un significato che si adatta perfettamente al "meddle" del verso successivo (che ha anche l'alternativa "tamper", con un significato analogo). Subito dopo, ho tradotto "Grass" con "Spighe" anziché con l'usuale "erba" sia per usare un plurale che non stridesse con "one by one" del verso successivo, sia perché "grass" si usa, in botanica, per indicare qualsiasi pianta filiforme, come il grano, l'orzo, la segale ecc. Al verso 8 "unremembered", che significa "dimenticato, tralasciato", ha la variante "undeveloped" ("non sviluppato, immaturo"): ho tradotto con "insignificanti" per cercare di trasmettere il senso di qualcosa che si dimentica per la sua poca importanza. Al verso 3 ho scelto la variante "monstruous" al posto di "mighty" ("possenti"). Per l'ultimo verso è indicata la variante "They prove One Chemistry" ("Rivelano una Chimica Unica").


J661 (1862) / F1056 (1865)

Could I but ride indefinite
As doth the Meadow Bee
And visit only where I liked
And No one visit me

And flirt all Day with Buttercups
And marry whom I may
And dwell a little everywhere
Or better, run away

With no Police to follow
Or chase Him if He do
Till He should jump Peninsulas
To get away from me -

I said "But just to be a Bee"
Upon a Raft of Air
And row in Nowhere all Day long
And anchor "off the Bar"

What Liberty! So Captives deem
Who tight in Dungeons are.

    Potessi cavalcare alla ventura
Come fa l'Ape sul Prato
E far visita solo dove mi piace
E Nessuno far visita a me

E civettare tutto il Giorno coi Ranuncoli
E sposarmi con chi voglio
E soffermarmi un poco qua e là
O meglio ancora, scappar via

Senza nessun Poliziotto che m'insegua
O corrergli dietro io se lo fa -
Fino a fargli scavalcare Penisole
Per fuggire via da me -

Ho detto "Non essere che un'Ape"
Su una Zattera d'Aria
E remare a Zonzo per tutto il Giorno
E ancorare "oltre la Sbarra"

Che Libertà! Cosi la immaginano i Prigionieri
Che stanno ben chiusi nelle Segrete.

Qui, come nella J77-F144, ED lascia briglia sciolta alla sua fantasia, immaginando cavalcate infinite, visite senza costrizioni, matrimoni liberi, improbabili fughe con poliziotti che da inseguitori diventano inseguiti, impalpabili zattere aeree sulle quali remare senza meta, per poi ancorare al di là di quelle sbarre che chiudono la vita all'interno delle convenzioni, dei doveri, della rassicurante ma noiosa abitudine. Nella chiusa, come nella poesia precedente, c'è l'inevitabile ritorno alla realtà: là l'infantile scuotere delle sbarre "solo per fallire di nuovo", qui gli amari due versi finali: questi sono solo sogni di libertà, i sogni che fanno i prigionieri saldamente serrati in prigioni sotterranee.
Mi sono permesso qualche libertà nella traduzione ("alla ventura" nel primo verso, "qua e là" al verso 7, "a zonzo" al verso 15), per rendere il più possibile il carattere giocoso e fantasioso, anche se con uno sfondo amaro, dei versi.


J662 (1862) / F1057 (1865)

Embarrassment of one another
And God
Is Revelation's limit,
Aloud
Is nothing that is chief,
But still,
Divinity dwells under Seal -
    L'imbarazzo dell'uno con l'altro
E con Dio
È il limite della Rivelazione,
Ad alta voce
Nulla che sia essenziale,
Ma in silenzio,
La Divinità risiede sotto il Sigillo -

Poesia asciutta, di una sinteticità che si adatta molto bene al mistero che cerca di sondare. Tipico di ED l'attacco con una parola molto terrena: "embarrassment", e quel guardarsi smarriti intorno, uno sguardo che cerca gli altri ma anche, e soprattutto, Dio, isolato nel secondo verso e protagonista del momento supremo della "Revelation" ("rivelazione", ma anche il titolo del libro che noi chiamiamo "Apocalisse"). Al terzo verso c'è una variante nel manoscritto (che non ho adottato): "caution" (cautela, ma anche ammonimento, avvertimento) al posto di "limit". Ho preferito "limit" perché anche in italiano ha un significato più sfumato: limite come confine ultimo, ma anche come qualcosa che non consente di andare oltre sia fisicamente che in senso figurato.
Gli ultimi quattro versi proclamano l'indicibilità del mistero della divinità, in particolare con l'immagine dell'ultimo verso, con un sigillo che sembra celarne i segreti anche in quel momento.
In conclusione, potremmo sciogliere così il significato questa poesia: il giudizio finale ci metterà l'uno al cospetto dell'altro, e tutti al cospetto di Dio. Il limite di questo momento supremo sarà l'imbarazzo che proveremo di fronte a un tale momento. Ma probabilmente nemmeno le trombe del giudizio potranno donarci lo scioglimento del mistero: l'essenza della divinità sarà per noi sempre chiusa sotto un sigillo.


J663 (1862) / F274 (1862)

Again - his voice is at the door -
I feel the old Degree -
I hear him ask the servant
For such an one - as me -

I take a flower - as I go -
My face to justify -
He never saw me - in this life -
I might surprise his eye!

I cross the Hall with mingled steps -
I - silent - pass the door -
I look on all this world contains -
Just his face - nothing more!

We talk in careless - and in toss -
A kind of plummet strain -
Each - sounding - shyly -
Just - how - deep -
The other's one - had been -

We walk - I leave my Dog - at home -
A tender - thoughtful Moon -
Goes with us - just a little way -
And - then - we are alone -

Alone - if Angels are "alone" -
First time they try the sky!
Alone - if those "veiled faces" - be -
That murmur so -
On High!
I'd give - to live that hour - again -
The purple - in my Vein -
But He must count the drops - himself -
My price for every stain!

    Di nuovo - la sua voce è alla porta -
Percepisco l'antico Grado -
Lo sento chiedere alla domestica
Di un qualcuno - come me -

Prendo un fiore - mentre vado -
Per giustificare il mio volto -
Lui non mi ha mai vista - in questa vita -
Potrei sorprendere i suoi occhi!

Attraverso l'Atrio con passi confusi -
Silenziosa - oltrepasso la porta -
Guardo tutto ciò che questo mondo contiene -
Soltanto il suo volto - nulla di più!

Conversiamo con noncuranza - e agitati
Una sorta di scandaglio teso -
Ciascuno - sonda - timidamente -
Quanto - profondo -
Quello dell'altro - è andato -

Passeggiamo - lascio il mio Cane - a casa -
Una tenera - pensosa Luna -
Ci accompagna - per un breve tratto -
E - poi - siamo soli -

Soli - se gli Angeli sono "soli" -
La prima volta che provano il cielo!
Soli - se lo sono - quei "volti velati" -
Che mormorano così -
Su in Alto!
Darei - per vivere quell'ora - di nuovo -
La porpora - nelle mie Vene -
Ma Egli deve contare le gocce - lui stesso -
Il mio prezzo per ogni macchia!

Errante scrive nella nota: "In questa lirica la visione dell'al di là (l'incontro dei due amanti avviene nel cielo) si avvicenda con i concreti particolari di questa terrena vita (la porta di casa, la donna che l'apre, il fiore, il vestibolo, il cane): i quali invadono, insistenti, ogni strofe, finché gli ultimi versi concludono, bruscamente, con un tragico ritorno sulla terra."
E' una possibile interpretazione, ma io ne preferisco una più compiutamente terrena. La descrizione di una visita, chissà quante volte sognata e che solo nel sogno, e nella poesia, si avvera. Per me è proprio questo quello che esprime la prima parola della poesia: "again". Un "di nuovo" che è come se dicesse "ancora una volta egli è alla mia porta, così come mille volte l'ho sognato; ed anche se il mio sogno non si concretizzerà mai, voglio comunque raccontarlo, questo incontro."
Raccontarlo come solo ED sa fare. Ogni strofa un gioiello. Nella prima, quella voce attraverso la quale "I feel the old Degree", letteralmente "Percepisco l'antico grado", quello eterno di innamorata. Raffo e Sabbadini traducono con "condizione antica"; Errante con "antica ebbrezza"; io ho preferito la traduzione letterale che, anche in italiano, mi sembra suoni più solenne: la sensazione che credo ED volesse tramettere con questo verso.
Nella seconda, quel fiore che sembra quasi possa rendere più familiare quel volto che lui non ha mai visto (in quanto l'incontro vero non c'è mai stato) e potrebbe sorprenderlo con la sua estraneità.
Nella terza lo sguardo di lei che si riempie di "tutto ciò che questo mondo contiene / Soltanto il suo volto - nulla di più!"
Nella quarta la bellissima immagine dello "scandaglio" ("plummet") che sembra tendersi e agitarsi nel profondo di ciascuno dei due. E ognuno cerca di capire quanto profondamente l'ha gettato l'altro.
Nella quinta, la tenera e pensosa Luna che accompagna la passeggiata, ma poi, con discrezione, si apparta e lascia soli i due amanti. La strofa termina proprio con "alone", che subito dopo viene ripetuto e dà inizio alla sesta e ultima strofa (ho seguito la lezione di Franklin, che unisce quelle che in Johnson e in tutte le edizioni correnti sono due strofe, e che spezza in due il verso 25), dove gli amanti sono paragonati ad angeli che, per la prima volta, provano l'ebbrezza del cielo.
Alla fine l'ultima, purpurea, bellissima, immagine, che si presta a due letture, comunque simili tra loro: per rivivere quell'ora darei il mio sangue, ma lui, lui stesso, deve contarne le gocce, questo è il prezzo che chiedo per ciascuna macchia che ogni goccia creerà. Oppure: per rivivere quell'ora darei il mio sangue, ma deve essere lui a contarne le gocce; lui, che è il solo prezzo che chiedo per ciascuna macchia che ogni goccia creerà.
Al verso 25 ho scelto la variante "That murmur so" al posto di "We cannot count" ("Che non possiamo contare").


J664 (1862) / F279 (1862)

Of all the Souls that stand create -
I have Elected - One -
When Sense from Spirit - files away -
And Subterfuge - is done -
When that which is - and that which was -
Apart - intrinsic - stand -
And this brief Tragedy of Flesh -
Is shifted - like a Sand -
When Figures show their royal Front -
And Mists - are carved away,
Behold the Atom - I preferred -
To all the lists of Clay!
    Di tutte le Anime create che esistono -
Ne ho Eletta - Una -
Quando il Senso dallo Spirito - si scioglie -
E il Sotterfugio - è finito -
Quando quel che è - e quel che fu -
In disparte - nella loro essenza - stanno -
E questa Breve Tragedia della Carne -
È rimossa - come Sabbia -
Quando le Figure mostrano la loro Fronte regale -
E le Brume - sono spazzate via,
Mirate l'Atomo - che io preferii -
A tutte le liste di Creta!

Una netta, precisa, sicura dichiarazione d'amore. Di tutte le anime create quella eletta è una sola. Quando la coscienza si separa dall'anima e termina quella mistificazione che chiamiamo vita, quando il passato e il presente sono ormai ridotti alla loro essenza di tempo eterno, quando la breve tragedia che ha per protagonista la carne si è dissolta come sabbia e le brume che nascondevano il mistero si sono ormai dileguate, eccolo là l'atomo, l'indivisibile e primigenia essenza che preferii a tutte le composite liste degli uomini plasmati dalla creta. È lui l'uno, il solo che ho eletto.


J665 (1863) / F286 (1862)

Dropped into the Ether Acre -
Wearing the Sod Gown -
Bonnet of Everlasting Laces -
Brooch - frozen on -

Horses of Blonde - and Coach of Silver -
Baggage a strapped Pearl -
Journey of Down - and Whip of Diamond -
Riding to meet the Earl -

    Calata nell'Etereo Campo -
Indossa una Veste di Zolla -
Una Cuffia dai Lacci Perenni -
Un gelido - Fermaglio -

Cavalli Biondi - e Carrozza d'Argento -
Per Bagaglio un involto di Perla -
Viaggio di Piuma - e Frusta di Diamante -
Cavalca per incontrare il Sovrano -

Nella prima strofa, la descrizione di un funerale appena avvenuto. Il soggetto è femminile: si capisce dalla cuffia e dal fermaglio. È stata calata nel campo etereo: il cimitero (ED usa "acre" che è un'unità di misura, ma che può significare in senso figurato un terreno, un campo, una proprietà); la sua veste è la zolla, ovvero la terra che la circonda; la sua cuffia è ormai ormai perennemente allacciata e il suo fermaglio è gelido.
Nella seconda strofa la descrizione della concretezza materiale della morte lascia il posto al viaggio dell'anima verso il cielo, solare, prezioso, l'unico che può fare lo spirito immortale; perciò i cavalli sono biondi, la carrozza è d'argento, il bagaglio un immateriale involto di perla. È un viaggio di piuma, immateriale come il bagaglio, la frusta per i cavalli è preziosa e inscalfibile, come il diamante, ed è un viaggio che serve per incontrare il suo signore ("earl" significa propriamente "conte", ma ED lo usa anche in senso figurato, vedi la J213-F134 e la J452-F451, per indicare il proprietario della contea, della terra, colui che è il padrone; qui il signore di tutto).


J666 (1863) / F752 (1863)

Ah, Teneriffe!
Retreating Mountain!
Purples of Ages - pause for you -

Sunset - reviews her Sapphire Regiment -
Day - drops you her Red Adieu!

Still - Clad in your Mail of ices -
Thigh of Granite - and thew - of Steel -
Heedless - alike - of pomp - or parting

Ah, Teneriffe!
I'm kneeling - still -

    Ah, Tenerife!
Ritrosa Montagna!
Porpore di Ere - sostano per te -

Il Tramonto - passa in rassegna il suo Reggimento di Zaffiro -
Il Giorno - fa cadere su di te il suo Rosso Addio!

Immobile - Ricoperta dalla tua Maglia di ghiacci -
Coscia di Granito - e muscolo - d'Acciaio -
Incurante - in egual misura - di pompa - o commiato

Ah, Tenerife!
M'inginocchio - silente -

La poesia, spedita a Susan Dickinson, fu trascritta nei fascicoli con diverse varianti:

Ah, Teneriffe - Receding Mountain -
Purples of Ages halt for You -
Sunset reviews Her Sapphire Regiments -
Day - drops You His Red Adieu -
Still clad in Your Mail of Ices -
Eye of Granite - and Ear of Steel -
Passive alike - to Pomp - and Parting -
Ah, Teneriffe - We're pleading still -
    Ah, Tenerife - Sfuggente Montagna -
Porpore di Ere si fermano per Te -
Il Tramonto passa in rassegna i Suoi Reggimenti di Zaffiro -
Il Giorno - fa cadere su di Te il Suo Rosso Addio -
Immobile ricoperta dalla Tua Maglia di Ghiacci -
Occhio di Granito - e Orecchio d'Acciaio -
Indifferente in egual misura - a Pompa - e Commiato -
Ah, Tenerife - imploriamo silenti -

Nell'immaginario dickinsoniano le vette più alte, nella loro immobile grandiosità, simboleggiano quanto di più vicino alla divinità ci può essere sulla terra (qui ED usa Tenerife come ha usato il Chimborazo nella J453-F452).
Nella descrizione della poesia la montagna è ritrosa, sfuggente, non si cura di sfoggiare la sua grandezza. Eppure davanti a lei il tempo si ferma, passano i tramonti e i giorni senza scalfire la sua immobile indifferenza. E davanti ad uno spettacolo così possente non rimane che inginocchiarsi, o, nella versione dei fascicoli, implorare, in silenzio.


J667 (1863) / F787 (1863)

Bloom upon the Mountain stated -
Blameless of a name -
Efflorescence of a Sunset -
Reproduced - the same -

Seed had I, my Purple Sowing
Should address the Day -
Not - a Tropic of a Twilight -
Show itself away -

Who for tilling - to the Mountain
Come - and disappear -
Whose be her Renown - or fading -
Witness is not here -

While I state - the Solemn Petals -
Far as North - and East -
Far as South - and West expanding -
Culminate - in Rest -

And the Mountain to the Evening
Fit His Countenance -
Indicating by no Muscle
His Experience -

    Il Fiore sulla Montagna sta -
Incolpevole di un nome -
Efflorescenza di un Tramonto -
Riprodotto - identico -

Seme avessi, la mia Purpurea Semina
Rivolgerei al Giorno -
Non - il Tropico di un Crepuscolo -
Rifiuterebbe di mostrarsi -

Chi per dissodare - alla Montagna
Venga - e scompaia -
A chi si debba la sua Fama - o il dissolversi -
Testimonianza non c'è qui -

Mentre io riordino - i Solenni Petali -
Fino all'estremo Nord - e a Est -
Fino all'estremo Sud - e a Ovest espandendosi -
Culminano - nel Riposo -

E la Montagna alla Sera
Adatta la Sua Fisionomia -
Non un Muscolo che indichi -
La Sua Esperienza -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Una seconda copia, della quale è rimasta una trascrizione, fu inviata a Frances e Louise Norcross e una terza fu inviata a Susan. In queste due copie, oltre alle solite modifiche nella punteggiatura e nelle maiuscole, ci sono delle varianti presenti come alternative nella versione dei fascicoli: al verso 6 (Susan) "endow" ("donerei") al posto di "address"; al verso 11 (Norcross) "this" al posto di "her" e al verso 20 (entrambe) "The" al posto di "His".

La natura ha in sé il germe della poesia. È quel fiore ben posato sulla montagna, che non ha nome se non quando gliene diamo uno noi, un'efflorescenza che è la diretta emanazione di un tramonto, o di qualsiasi altro fenomeno naturale che ci colpisce per la sua bellezza.
Chi di noi possiede il seme ha il dovere di donarlo, di non lasciare celato nemmeno il bordo di un crepuscolo che appartiene a tutti.
Il poeta arriva, vive, poi scompare; la sua fama, o il suo oblio non hanno bisogno di testimoni che la attestino, perché i solenni petali della sua poesia si diffondono nei più remoti angoli del mondo, fino al punto più alto: la muta contemplazione della bellezza, simile a quel ciclo naturale che fa sì che la montagna adatti se stessa allo scorrere del tempo, senza che niente riveli l'esperienza trascorsa, quel fiore e quel tramonto che l'hanno arricchita di colore e bellezza, per scomparire nell'oscurità della notte e riapparire al sorgere del sole.
Marisa Bulgheroni annota nel Meridiano: "Nel cosmo dickinsoniano fiore (...) e testo poetico sono intercambiabili: il lessico della botanica s'intreccia con una terminologia retorica che sembra anticipare la moderna linguistica con effetti di voluta ambiguità. La poesia è, per Emily, pronuncia del mondo."


J668 (1863) / F721 (1863)

"Nature" is what We see -
The Hill - the Afternoon -
Squirrel - Eclipse - the Bumble bee -
Nay - Nature is Heaven -

"Nature" is what We hear -
The Bobolink - the Sea -
Thunder - the Cricket -
Nay - Nature is Harmony -

"Nature" is what We know -
But have no Art to say -
So impotent our Wisdom is
To Her Sincerity -

    "Natura" è ciò che vediamo -
La Collina - il Pomeriggio -
Lo Scoiattolo - l'Eclissi - il Bombo -
Di più - la Natura è Cielo -

"Natura" è ciò che udiamo -
Il Bobolink - il Mare -
Il Tuono - il Grillo -
Di più - la Natura è Armonia -

"Natura" è ciò che sappiamo -
Ma non abbiamo l'Arte di dire -
Così impotente è la nostra Sapienza
Di fronte alla Sua Sincerità -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan senza divisione in strofe, con qualche differenza nella punteggiatura e con due varianti: al verso 10 "Yet" ("Ma") al posto di "But" e all'ultimo verso "Simplicity" ("Semplicità") al posto di "Sincerity".

Difficile definire la grandezza, e nello stesso tempo la sincerità-semplicità, della natura. I nostri sensi (l'occhio della prima strofa e l'orecchio della seconda) si limitano a coglierne le manifestazioni esteriori; la nostra mente si sente inadeguata, eppure percepisce con chiarezza una grandezza nascosta, pur non sapendo esprimere quella sensazione così chiara ma così indicibile.


J669 (1863) / F590 (1863)

No Romance sold unto
Could so enthrall a Man -
As the perusal of
His Individual One -

'Tis Fiction's - to dilute to plausibility
Our - Novel. When 'tis small eno'
To credit - 'Tis'nt true!

    Nessun Romanzo che si venda
Potrebbe catturare tanto un Uomo -
Quanto l'attenta lettura di
Quello suo individuale -

È la Finzione - che diluisce in plausibilità
Il nostro - Romanzo. Quando è piccolo abbastanza
Da crederci - Non è vero?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan con qualche differenza nella punteggiatura e senza divisione in strofe.

Una riflessione sul rapporto tra realtà e finzione. Nessun romanzo potrà mai eguagliare l'attenta lettura della propria vita, se vissuta con la consapevolezza che merita. La finzione, per diventare più credibile, deve diluire il romanzo della vita, renderlo plausibile. E quando ci riesce, quando lo fa diventare così piccolo da riuscire a farci credere che sia realtà, ebbene, proprio in quel momento dobbiamo sapere che ciò che ci viene raccontato non è vero, perché una vita vissuta veramente quasi sempre supera la fantasia di un romanziere.


J670 (1862) / F407 (1862)

One need not be a chamber - to be Haunted -
One need not be a House -
The Brain - has Corridors surpassing
Material Place -

Far safer of a Midnight - meeting
External Ghost -
Than an Interior - confronting -
That cooler - Host -

Far safer, through an Abbey - gallop -
The Stones a'chase -
Than moonless - One's A'self encounter -
In lonesome place -

Ourself - behind Ourself - Concealed -
Should startle - most -
Assassin - hid in Our Apartment -
Be Horror's least -

The Prudent - carries a Revolver -
He bolts the Door -
O'erlooking a Superior Spectre -
More near -

    Non bisogna essere una camera - per essere Infestati -
Non bisogna essere una Casa -
Il Cervello - ha Corridoi che vanno al di là
Di un Luogo Materiale -

Assai più sicuro a Mezzanotte - incontrare
Un Fantasma Esterno -
Che con uno Interiore - confrontare -
Quel più freddo - Ospite -

Assai più sicuro, attraverso un'Abbazia - galoppare -
Da Pietre inseguiti -
Che senza luna - nel proprio Io imbattersi -
In un luogo solitario -

Il nostro Io - dietro di Noi - Celato -
Ci dovrebbe spaventare - al massimo grado -
L'Assassino - nascosto nel Nostro Appartamento -
Degli Orrori essere il minore -

Il Prudente - ha con sé una Rivoltella -
Spranga la Porta -
E non vede uno Spettro Superiore -
Più vicino -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, con quattro varianti: al verso 7 "it's" ("suo") al posto di "an"; al verso 11 ""unarmed" ("inermi") al posto di "moonless"; al verso 17 "Body - borrows" "("Il Corpo - si appropria [di]") al posto di "Prudent - carries" e all'ultimo verso "Or More" ("O Altro") al posto di "More near".

Nulla di ciò che ci circonda, nemmeno i fantasmi, nemmeno gli assassini, dovrebbe farci più paura di quella misteriosa e inquietante entità così vicina: il nostro Io. Per qualsiasi minaccia esterna possiamo armarci, possiamo sprangare le porte, ma nulla riesce a difenderci da quello spettro superiore che portiamo dentro di noi; quell'Io così ben nascosto, che riusciamo a tenere a bada solo se lo dimentichiamo. Non appena riaffiora, il mistero della nostro essere coscienti, della consapevolezza di esistere, ci spaventa; ed è uno spavento che supera di gran lunga quelli che qualsiasi causa esterna può farci provare.
Come al solito immagini fantasiose, che confinano col gusto "gotico" così in voga all'epoca. I corridoi del cervello, che sono molto più tortuosi e labirintici di qualsiasi luogo materiale; il galoppo attraverso un'abbazia (si presume notturna e sinistra) inseguiti da "pietre" che possono essere i mostri scolpiti nelle chiese gotiche o le lapidi nelle loro navate; l'imbattersi in se stessi in un luogo, buio, senza luna, solitario, che non ci dà modo di sfuggire al nostro Io. E l'inutile precauzione della strofa finale: munirsi di una pistola, sprangare bene la porta, non serve a niente contro quello spettro superiore che ci accompagna sempre.
Al penultimo verso "o'verlooking" può essere "guardare dall'alto, squadrare, scrutare, riesaminare" ma anche "trascurare, tralasciare, non dare importanza". Massimo Bacigalupo traduce con "squadrando" e scrive nella nota: "Alla dichiarazione generale delle prime quattro quartine segue nella quinta il momento diretto del confronto con lo spettro, con tanto di revolver." Io ho interpretato come: "non serve armarsi e sprangare la porta, se non si capisce che portiamo dentro di noi uno spettro ben superiore a quelli dai quali potremmo difenderci con questi mezzi così materiali", e ho perciò tradotto con "E non vede".
Le varianti nella versione inviata a Susan non mutano il senso dei versi, a parte l'ultima, una sorta di dubbio finale che sembra aggiungere qualcosa d'altro al fantasma interiore e alle minacce esteriori.


J671 (1863) / F744 (1863)

She dwelleth in the Ground -
Where Daffodils - abide -
Her Maker - Her Metropolis -
The Universe - Her Maid -

To fetch Her Grace - and Hue -
And Fairness - and Renown -
The Firmament's - To pluck Her -
And fetch Her Thee - be mine -

    Ha preso dimora nel Terreno -
Dove le Giunchiglie - abitano -
Il Suo Creatore - la Sua Metropoli -
L'Universo - la Sua Domestica -

Modellarne la Grazia - e il Colore -
E la Purezza - e la Fama -
È compito del Firmamento - Coglierlo -
E portarlo a Te - sia il mio -

Nell'edizione Johnson, oltre al manoscritto nei fascicoli riportato sopra, è citata una copia inviata a Susan. Nell'edizione Franklin vengono citate altre due copie. Una inviata a Louise e Frances Norcross nel 1863, di cui rimangono i primi due versi trascritti da Frances con l'indicazione: "Con un Croco."; l'altra, firmata "Emily", spedita intorno alla primavera dello stesso anno a un destinatario sconosciuto. Su quest'ultima sono ancora visibili i resti di un fiore, apparentemente un croco. In quest'ultima copia c'è una variante al verso5: "Light" ("Luce") al posto di "Grace".

Una delle poesie-biglietto che accompagnavano il dono di un fiore. Il terzo verso dovrebbe essere letto come: il creatore di questo fiore è la sua metropoli, ovvero la natura che la circonda.


J672 (1862) / F638 (1863)

The Future never spoke -
Nor will he like the Dumb
Report by Sign a Circumstance
Of his Opaque To Come -

But when the News be ripe
Presents it in the Act -
Forestalling Preparation -
Escape - or Substitute -

Indifference to him -
The Dower - as the Doom -
His Office but to execute
Fate's - Telegram - to Him -

    Il Futuro non ha mai parlato -
Né come un Muto
Riferirà con Segni una Circostanza
Del suo Opaco Avvenire -

Ma quando la Notizia è matura
La presenta al Momento -
Impedendo Preparazione -
Fuga - o Alternativa -

Indifferente per lui -
Il Dono - come la Condanna -
Il suo Compito soltanto eseguire
Il Telegramma - del Fato - a Lui -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, con il terzo verso sostituito da quello riportato come alternativa nei fascicoli: "Reveal by sign - a syllable" ("Rivelerà con segni - una sillaba").

Niente può dirci cosa accadrà: il futuro non ha mai parlato, nemmeno con i vaghi segni che userebbe un muto; quando qualcosa succede lo vediamo al momento, senza poterci preparare, o fuggire, o cercare un'alternativa. Ed è indifferente alle gioie o ai dolori che ci porta: si limita a eseguire l'ordine urgente che il nostro destino gli ha affidato.
Al verso 7 sarebbe stato più giusto tradurre "forestalling" con "precludendo" o "prevenendo", ma avrei creato un'allitterazione che nell'originale non c'è e in italiano suona male; ho perciò preferito tradurre con "impedendo": credo che il senso non sia cambiato.
Al verso 4 ho scelto la variante "Opaque" al posto di "profound". La parola inglese più usata per "profondo" è "deep". "Profound" ha una connotazione più figurata e interiore: in questo caso mi sembra che il significato sia "talmente in profondità che è nascosto, sfuggente", perciò ho preferito il più chiaro "Opaque", che in questo contesto ha più o meno lo stesso ambito di significato.


J673 (1863) / F285 (1862)

The Love a Life can show Below
Is but a filament, I know,
Of that diviner thing
That faints upon the face of Noon -
And smites the Tinder in the Sun -
And hinders Gabriel's Wing -

'Tis this - in Music - hints and sways -
And far abroad on Summer days -
Distils uncertain pain -
'Tis this enamors in the East -
And tints the Transit in the West
With harrowing Iodine -

'Tis this - invites - appalls - endows -
Flits - glimmers - proves - dissolves -
Returns - suggests - convicts - enchants -
Then - flings in Paradise -

    L'Amore che una Vita può mostrare Quaggiù
È solo un una fibra, lo so,
Di quella cosa più divina
Che svanisce nel volto del Mezzogiorno -
E percuote lo Stoppino nel Sole -
E ritarda l'Ala di Gabriele -

È ciò - che nella Musica - allude e ondeggia -
E all'estremo dei giorni d'Estate -
Distilla un'incerta pena -
È ciò che innamora a Oriente -
E tinge il Transito a Occidente
Di straziante Violetto -

È ciò - che invita - sgomenta - concede -
Volteggia - balugina - prova - dissolve -
Ritorna - suggerisce - condanna - incanta -
Poi - si getta nel Paradiso -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1863. Un'altra copia, rimasta tra le carte di ED e databile all'anno precedente, era probabilmente destinata a Susan, visto che prima dei versi c'è l'annotazione "Excuse me - Dollie -" ("Dollie" era un nomignolo per Susan), ma non risulta mai spedita. In quest'ultima copia ci sono due varianti rispetto a quella nei fascicoli: "al verso 1 "Child" ("Figlio") al posto di "Life" e al verso 10 "afflicts us" ("ci affligge") al posto di "enamors".

L'amore che la vita ci concede è solo una fibra di un qualcosa di cosmico, panteistico, o anche di quell'amore perfetto che sogniamo sapendo di non poterlo mai raggiungere; un qualcosa che è parte integrante della creazione, che ha reso possibile il mistero del giorno, dell'eterna luce del sole, che ritarda il giorno del giudizio per farci godere le gioie della vita. Ma si manifesta anche nella bellezza sfuggente e inafferrabile della musica, nella pena struggente e indeterminata che proviamo alla fine di un giorno; nel nostro ammirato sgomento di fronte ai ciclici miracoli dell'alba e del tramonto. È un qualcosa che ha in sé il tutto: per definirlo dobbiamo usare una serie virtualmente infinita di verbi, l'uno diverso dall'altro. E sappiamo che il suo fine ultimo non può essere altro che il paradiso.
È una poesia che apparentemente non pone dubbi interpretativi, ma poi, approfondendone la lettura, ci accorgiamo che ha un sottofondo di indeterminatezza, come se volesse trasmettere l'impossibilità di cogliere l'essenza del mistero dell'amore enunciato nel primo verso. Nella prima strofa prevalgono le immagini della creazione divina, che regge e regola il mondo; nella seconda l'arte e la natura; nella terza la serie di verbi che ED ha usato (undici) ci suggerisce un'evidente impossibilità di definire e afferrare il mistero. Quel mistero che può essere sciolto solo in un paradiso promesso ma altrettanto indeterminato.


J674 (1862) / F592 (1863)

The Soul that hath a Guest,
Doth seldom go abroad -
Diviner Crowd - at Home -
Obliterate the need -

And Courtesy forbids
The Host's departure - when
Upon Himself - be visiting
The Mightiest - of Men -

    L'Anima che ha un Ospite,
Raramente va oltre i suoi confini -
Una Folla più divina - ha in Casa -
Che ne annulla il bisogno -

E Cortesia vieta
La partenza del Padrone di Casa - quando
Proprio per Lui - sia in visita
Il più Potente - degli Uomini -

Un'anima che non è arida, che ha in sé un'ospite (la poesia ma anche la fede o la presenza di Dio), non ha bisogno di cercare altrove qualcosa, ha già tutto in casa, dentro di sé. Così, può anche scegliere la solitudine (qui può esserci un chiaro riferimento all'autoreclusione scelta da ED- vedi anche la poesia J405-F535), sapendo che sarà una solitudine riempita da una folla molto più vasta e "divina" di quella che potrebbe trovare al di là dei suoi confini. Tipico di ED l'accenno alla buona educazione del padrone di casa, una delle consuete virate verso il quotidiano in poesie che volano alto.
L'ospite dell'anima, come ho detto sopra, potrebbe essere la poesia, ma anche la fede o la presenza di Dio. Nei fascicoli manoscritti ci sono due varianti che giustificano ulteriormente questa possibile doppia interpretazione: al verso 3 "within" ("dentro") al posto di "at Home" e l'ultimo verso sostituito da "The Emperor of Men" ("L'Imperatore degli Uomini"); l'accentuazione "interiore" di "within" e l'uso dell'espressione "l'imperatore degli uomini" al posto di "il più potente degli uomini" danno una connotazione meno umana e più divina a questo misterioso "ospite".
C'è un'altra copia, inviata a Susan, con l'ultimo verso come nella variante dei fascicoli.


J675 (1863) / F772 (1863)

Essential Oils - are wrung -
The Attar from the Rose
Be not expressed by Suns - alone -
It is the gift of Screws -

The General Rose - decay -
But this - in Lady's Drawer
Make Summer - When the Lady lie
In Ceaseless Rosemary -

    Gli Oli Essenziali - vanno spremuti -
L'Essenza della Rosa
Non è estratta unicamente - dai Soli -
È il dono dei Torchi -

La Rosa Comune - appassisce -
Ma quella - nel Cassetto della Dama
Fa Estate - Quando la Dama giace
Nell'Incessante Rosmarino -

Le cose importanti, essenziali, non arrivano da sole, non sono create già pronte dalla natura, ma hanno bisogno di un "torchio" che le lavori e le estragga. E se si riesce a crearla, questa essenza, essa sopravvive al suo creatore, come il flacone di profumo lasciato nel cassetto da una signora che ormai giace nella tomba, che continua ad effondere i suoi aromi creando ogni volta un'estate. Anche stavolta la metafora generica è chiaramente riferita alla creazione poetica, che sopravvive a chi l'ha distillata attraverso quel percorso di "spremitura" che è necessario per estrarre l'essenza da quelle "simple news that nature told / with tender majesty" (vedi la J441-F519).
Esiste un'altra versione di questa poesia, inviata a Susan, con una significativa variante dell'ultimo verso: "In Ceaseless Rosemary" diventa "In Spiceless Sepulchre" ("Nell'Inodore Sepolcro"). In entrambe le versioni ciò che la Dama ha "spremuto con il torchio" e ha lasciato nel cassetto (un flacone di profumo che non può non far pensare ai manoscritti dickinsoniani) sopravvive alla sua creatrice e la sua essenza ricrea ogni volta l'estate. Quello che cambia è il destino della spremitrice, una volta nella tomba: nel primo caso l'incessante rosmarino (erba usata per profumare e conservare i cadaveri) dà l'immagine di una sorta di stato transitorio, che fa pensare a una, possibile, risurrezione; nel secondo, l'inodore sepolcro sembra invece condannarla a una morte perenne, contrapposta all'altrettanto perenne permanere dell'essenza che ha lasciato.


J676 (1863) / F878 (1864)

Least Bee that brew -
A Honey's Weight
The Summer multiply -
Content Her smallest fraction help
The Amber Quantity -
    La più piccola Ape che distilla -
Un Carico di Miele
Moltiplica l'Estate -
Paga che il Suo più esiguo frammento accresca
La Quantità d'Ambra -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan (nel manoscreitto rimasto manca l'ultimo verso) con una variante al verso 2: "Worth" ("Patrimonio") al posto di "Weight".

Anche il più esiguo frammento creato dall'essere più modesto contribuisce alla bellezza del mondo, alla quantità d'ambra che ci circonda. Metafora che può essere applicata anche a questa breve poesia, che pure dà il suo contributo alla quantità d'ambra lasciataci da ED.


J677 (1863) / F876 (1864)

To be alive - is Power -
Existence - in itself -
Without a further function -
Omnipotence - Enough -

To be alive - and Will!
'Tis able as a God -
The Maker - of Ourselves - be what -
Such being Finitude!

    Essere vivi - è Potere -
L'esistenza - in se stessa -
Senza ulteriore compito -
Onnipotenza - Bastante -

Essere vivi - e Volere!
È avere la capacità di un Dio -
Il Creatore - di Noi stessi - cosa sarà -
Tale essendo la Limitatezza!

Un'orgogliosa descrizione del nostro essere vivi. La vita vista come "potere", un miracolo della natura di per sé sufficiente a donarci, appunto, l'onnipotenza. Ma questo potere resta fine a se stesso se non è accompagnato dal "volere". Significativa è la diversa costruzione dei due versi: il potere è accompagnato dal verbo essere, ovvero è un qualcosa che è innato nella nostra essenza di vivi, mentre il volere è preceduto da una congiunzione che ne evidenzia il carattere per così dire aggiuntivo, non correlato obbligatoriamente alla natura di esseri viventi; è come se ED dicesse: la vita ci dà il potere di volere e questo ci rende già onnipotenti, ma soltanto usando il volere, ovvero sviluppando la nostra coscienza pensante, riusciamo a somigliare a Dio. Molto bella la chiusa: se la nostra vita terrena assurge a tale grandezza, quale sarà mai quella di colui che ci ha creati!
C'è un'altra copia, inviata a Sue, in cui "The Maker" diventa "The Further" ("L'Oltre"); il senso dei versi non cambia, ma il creatore diventa la nostra vita futura, l'aldilà.


J678 (1863) / F482 (1862)

Wolfe demanded during Dying
"Which controlled the Day"?
"General, the British" - "Easy"
Answered He "- to die" -

Montcalm - His opposing Spirit
Rendered with a smile -
"Sweet" said He, "My own Surrender
Liberty's - forestall -"

    Wolfe domandò mentre Moriva
"Chi ha dominato la Giornata?"
"Generale, I Britannici" - "Facile"
Rispose - "morire" -

Montcalm - il Suo Spirito avversario
Si abbandonò con un sorriso -
"Dolce" disse, "Che la mia Resa
Quella della Libertà - preceda -"

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli, trascritto nel 1862. Un'altra copia fu inviata nello stesso anno a Susan con due varianti: al verso 2 "Control" ("Domina") al posto di "controlled" e al verso 4 "Wolfe" al posto di "He"; una terza, databile nel 1866, rimase tra le carte di ED con tre varianti: al verso 2 "obtain" ("mantiene") al posto di "controlled"; al verso 4 "Wolfe" al posto di "He" (come nella copia a Susan) e al verso 8 "beguile"("eluda") al posto di "forestall".
Il riferimento storico è la battaglia del 13 settembre 1759 nella pianura di Abraham vicino a Quebec, vinta dai britannici contro i francesi. Nello scontro morirono entrambi i comandanti dei due eserciti: il generale James Wolfe, britannico, e Louis Joseph marchese di Montcalm, francese.

ED prende un fatto storico, una battaglia che si conclude con la morte dei due comandanti, per dare ad ognuno la possibilità di morire senza rimpianti. Il vincitore perché è dolce morire sapendo di aver vinto; lo sconfitto perché è altrettanto dolce morire prima di vedersi privato della libertà. Potremmo considerarla una metafora del saper vivere: ogni circostanza, anche la più negativa ed estrema, si può affrontare mettendone in luce gli aspetti positivi che, come nel caso dei due generali, sono opposti ma speculari e danno ad entrambi la possibilità di addolcire il momento estremo della morte.


J679 (1863) / F773 (1863)

Conscious am I in my Chamber -
Of a shapeless friend -
He doth not attest by Posture -
Nor Confirm - by Word -

Neither Place - need I present Him -
Fitter Courtesy
Hospitable intuition
Of His Company -

Presence - is His furthest license -
Neither He to Me
Nor Myself to Him - by Accent -
Forfeit Probity -

Weariness of Him, were quainter
Than Monotony
Knew a Particle - of Space's
Vast Society -

Neither if He visit Other -
Do He dwell - or Nay - know I -
But Instinct esteem Him
Immortality -

    Nella mia Stanza sono consapevole -
Di un'incorporea amica -
Non è attestata da Postura -
Né Confermata - da Parola -

Né un Posto - ho bisogno di offrirle -
Più appropriata Cortesia
L'ospitale intuizione
Della Sua Compagnia -

La presenza - è il permesso che Le basta -
Né Lei con Me
Né Io con Lei - con Accenti -
Rinunciamo all'Integrità -

Stancarsi di Lei, sarebbe più curioso
Che Monotonia
Provata da una Particella - nella Vasta
Società dello Spazio -

Né se visiti Altri -
So - se prenda dimora - o No -
Ma l'Istinto sa riconoscere
L'Immortalità -

Qui ED ci descrive una della facce dell'immortalità, intesa forse più come consapevolezza del proprio essere coscienti che come immortalità vera e propria. Un'incorporea, continua presenza che non ha bisogno di materializzarsi, o di parlare, per essere avvertita da chi la sa riconoscere. Una presenza che può giustificare la solitudine come scelta da parte di chi sa che stancarsi di questa immateriale ma fortissima presenza sarebbe come pensare ad una particella annoiata nell'eterea ma infinita ricchezza dello spazio. Molto bella la seconda strofa, dove ED, come suo solito, inserisce una immagine di domestica cortesia e dove con un verso di due parole "Hospitable intuition" ci spiega con estrema sintesi il segreto per ricevere questa eterea compagnia: permettere a una virtù così terrena come l'ospitalità di convivere con naturalezza (come farebbe un padrone di casa con un ospite) con un dono così peculiare della nostra autocoscienza come l'intuizione, che torna alla fine della poesia, stavolta come "istinto", per dirci chi è questa incorporea amica
All'immortalità è attribuito nell'originale il pronome maschile, come nella settima strofa della J1260-F1314.


J680 (1863) / F724 (1863)

Each Life converges to some Centre -
Expressed - or still -
Exists in every Human Nature
A Goal -

Admitted scarcely to itself - it may be -
Too fair
For Credibility's temerity
To dare -

Adored with caution - as a Brittle Heaven -
To reach
Were hopeless, as the Rainbow's Raiment
To touch -

Yet persevered toward - surer - for the Distance -
How high -
Unto the Saints' slow diligence -
The Sky -

Ungained - it may be - in a Life's low Venture -
But then -
Eternity enable the endeavoring
Again.

    Ogni Vita converge verso qualche Centro -
Espresso - o taciuto -
Esiste in ogni Natura Umana
Una Meta -

Confessata a malapena a se stessi - può essere -
Troppo bella
Perché l'audacia di Crederci
Si avventuri -

Adorata con cautela - come un Fragile Cielo -
Raggiungerla
Sembrerebbe impossibile, come la Veste dell'Arcobaleno
Toccare -

Eppure perseverare al traguardo - più certo - perché Distante -
Quanto alto -
Sulla lenta diligenza dei Santi -
Il Cielo -

Inarrivabile - può essere - nell'umile Avventura della Vita -
Ma poi -
L'Eternità consente di tentare
Ancora.

Tutti nella vita convergono verso qualcosa, verso un centro che può essere concreto, visibile o inespresso, inesprimibile; è nella natura umana avere uno scopo, una meta.
Questa meta talvolta non riusciamo a dirla nemmeno a noi stessi, oppure la consideriamo talmente al di là delle nostre forze che ci resta difficile avere l'audacia di crederla possibile e di avventurarci in quel cammino così avaro di certezze.
La guardiamo di lontano, adorandola con cautela, come se fosse qualcosa di fragile, che si può spezzare o può svanire al solo tocco di uno sguardo. Raggiungerla ci sembra un sogno impossibile, come toccare con mano un arcobaleno, che è là, visibile, ma che sfugge al nostro bisogno di concretezza.
Eppure la distanza che sembra incolmabile è come se ci sproni a questo viaggio, è come se ci renda più certi che vale la pena di credere a un traguardo che sembra aumentare di fascino con l'aumentare delle difficoltà per raggiungerlo. Non era forse il cielo tanto distante dall'umile, operosa diligenza dei santi, che pure sono riusciti a toccarne le vertiginose altezze?
Allora capiamo qual è il segreto per raggiungere questo traguardo: renderci conto che potrà sì essere inarrivabile nella breve, modesta avventura che ci è concessa di vivere, ma al di là di questo esiste un'eternità che ci consentirà di tentare all'infinito, fin quando la meta sarà finalmente raggiunta.
Poesia bellissima, che rivela la costruzione frammentata fin dalla prima occhiata, anche guardandola senza leggerla, con quei versi pari brevissimi contrapposti ai lunghi versi dispari, come se ED avesse voluto dare quasi una forma grafica all'alternarsi di audacia e timore, di impossibile e certo, di caducità ed eternità che pervade i versi.
Potremmo continuare l'esperimento dickinsoniano, provando a leggerla come se fosse composta soltanto dai brevissimi versi pari: "Espressa o taciuta / Una Meta / Troppo bella / Per osare / Raggiungerla / Toccarla / Alta quanto / Il Cielo / Ma poi / Ancora."
Al verso 5 ho scelto la variante "Admitted" al posto di "Embodied" ("Incorporata [... in se stessi]"); ai versi 7/8 "temerity / To dare" al posto di "presumption / To mar" ("la presunzione [di Crederci] / Si logori"); al verso 17 "in" al posto di "by".
L'ultima strofa fu inviata a Susan.


J681 (1863) / F862 (1864)

On the Bleakness of my Lot
Bloom I strove to raise -
Late - My Garden of a Rock
Yielded Grape - and Maize -

Soil of Flint, if steady tilled
Will refund the Hand -
Seed of Palm, by Libyan Sun
Fructified in Sand -

    Sullo Squallore del mio Campo
Frutti ho cercato di far crescere -
Da ultimo - il Mio Giardino di Roccia
Ha dato Uva - e Mais -

Un Suolo di Pietra, se coltivato con costanza
Ripagherà la Mano -
Il Seme di Palma, al Sole Libico
Fruttifica nella Sabbia -

Il nostro "campo" (ED usa "lot" che significa "lotto, appezzamento di terreno" ma anche "fato, destino") può apparire squallido, privo di risorse, ma se cerchiamo senza stancarci di coltivarlo, certamente ci ripagherà con i suoi frutti (al verso 4 entrambe le edizioni critiche riportano "Maise", mentre nel manoscritto si legge chiaramente "Maize"). Anche un suolo di pietra può rivelarsi fecondo, se non rinunciamo alla prima difficoltà. Basta guardare il deserto libico, dove il seme della palma riesce a vivere e a crescere nella sabbia.
Le due strofe della poesia possono essere interdipendenti, il senso rimane pressoché inalterato se le leggiamo separatamente; in particolare la seconda, che infatti fu inviata da sola a Susan.


J682 (1863) / F888 (1864)

'Twould ease - a Butterfly -
Elate - a Bee -
Thou'rt neither -
Neither - thy capacity -

But, Blossom, were I,
I would rather be
Thy moment
Than a Bee's Eternity -

Content of fading
Is enough for me -
Fade I unto Divinity -

And Dying - Lifetime -
Ample as the Eye -
Her least attention raise on me -

    Appagherebbe - una Farfalla -
Esalterebbe - un'Ape -
Tu non sei nessuna delle due -
Nessuna delle due - ha la tua capacità -

Ma, Fiore, fossi io,
Sarei piu volentieri
Il tuo istante
Che l'Eternità di un'Ape -

Contentarmi di svanire
È abbastanza per me -
Svanire nella Divinità -

E il Morire - una Vita -
Ampia come l'Occhio -
Che con noncuranza Lei alza su di me -

L'inizio parla di qualcosa che ho, qualcosa che appagherebbe una farfalla, farebbe la felicità di un'ape, è qualcosa che si dona senza chiedere compenso: la prima cosa che viene in mente è l'amore. Ma tu non sei né una farfalla né un'ape, sei molto più esigente di loro, forse non potresti donarmi che un istante, ma, se fossi un fiore, preferirei questo impercettibile istante all'eterno ritorno dell'ape.
E la mia massima felicità sarebbe annullarmi, se potessi annullarmi in tale divinità questo morire sarebbe un vivere grande come quell'occhio che lei con noncuranza ha alzato su di me, solo per un istante, ma un istante che vale una vita intera.
L'uso di "Her" nell'ultimo verso fa pensare ad un soggetto femminile, e forse non è un caso che le due ultime strofe di questa poesia furono inviate a Sue.


J683 (1862) / F579 (1863)

The Soul unto itself
Is an imperial friend -
Or the most agonizing Spy -
An Enemy - could send -

Secure against it's own -
No treason it can fear -
Itself - it's Sovreign - Of itself
The Soul should stand in Awe -

    L'Anima per se stessa
È un'amica imperiale -
O la più angosciante Spia -
Che un Nemico - possa inviare -

Sicura di fronte al suo io -
Nessun tradimento può farle paura -
Di se stessa - è Sovrana - Di se stessa
L'Anima deve avere un reverente Timore -

Il testo riportato sopra è nei fascicoli. Altre due copie, praticamente identiche, furono inviate a Higginson (acclusa alla lettera L280) e a Susan.

Come in altre poesie, anche in questa ED sembra precorrere le teorie freudiane. Qui è l'anima che, chiusa in se stessa, recita tutte le parti: l'amica imperiale, l'angosciante spia, la sola di cui aver paura e verso la quale provare un reverente timore. Un "Io" totalizzante che, se riesce a star bene con se stesso, se è sicuro di fronte a se stesso, non deve temere niente. Ma se ciò non accade, l'anima può diventare la peggior nemica di se stessa, quella più difficile da individuare e sconfiggere, perché sarebbe come sconfiggere il nostro stesso "Io".
Il tema e il movimento circolare dei versi, che sembrano sempre tornare su se stessi, come l'anima, ricordano sia la J650-F760 che la J642-F709.


J684 (1863) / F499 (1863)

Best Gains - must have the Losses' test -
To constitute them - Gains -
    I migliori Guadagni - devono sostenere la prova delle Perdite -
Per nominarsi - Guadagni -

I versi sono in una lettera inviata a T.W. Higginson (L280), preceduti e seguiti da frasi riferite a Carlo, il cane di ED: "Carlo - still remained - and I told him - / [versi] / My Shaggy Ally assented -" ("Carlo - è rimasto silenzioso - e io gli ho detto / [versi] / Il mio Peloso Alleato ha approvato -").

Una variazione sul tema degli opposti che si reggono a vicenda.


J685 (1863) / F500 (1863)

Not "Revelation" - 'tis - that waits,
But our unfurnished eyes -
    Non la "Rivelazione" - è - che attende,
Ma i nostri occhi sguarniti -

I versi sono in una lettera inviata a T.W. Higginson (L280), preceduti da: "I was thinking, today - as I noticed, that the 'Supernatural,' was only the Natural, disclosed -" ("Stavo pensando, quest'oggi - di essermi accorta che il 'Soprannaturale', è soltanto il Naturale, svelato -").

Visto che il soprannaturale non è altro che il naturale svelato, non è la rivelazione che sta da qualche parte, in attesa di farsi vedere e capire, ma i nostri occhi ad essere sguarniti e incapaci di vedere, di capire. Fossimo capaci di svelare i misteri della vita, non avremmo bisogno della morte e del giudizio finale per capirli.


J686 (1863) / F861 (1864)

They say that "Time assuages" -
Time never did assuage -
An actual suffering strengthens
As Sinews do, with Age -

Time is a Test of Trouble -
But not a Remedy -
If such it prove, it prove too
There was no Malady -

    Dicono che "Il Tempo mitiga" -
Il Tempo non ha mai mitigato -
Una vera sofferenza si rafforza
Come fanno i Tendini, con gli Anni -

Il Tempo è un Test per il Dolore -
Ma non un Rimedio -
Se tale si dimostra, dimostra anche
Che non c'era Malattia -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. La seconda strofa è in una lettera a Higginson del 9 giugno 1866 (L319), preceduta da una frase riferita al cane di ED, Carlo, morto qualche mese prima (vedi la L314): "Thank you, I wish for Carlo." ("Grazie, desidero tanto Carlo.").

Un rovesciamento del luogo comune sul tempo che mitiga ogni dolore. Qui ED dice che il tempo, al contrario, rafforza la sofferenza, come una sorta di allenamento che rende più forti i tendini. Il tempo non è altro che un test, per il dolore. Se diventa un rimedio, se riesce a mitigarlo, o addirittura a cancellarlo, dimostra non che è guarita la malattia, ma che malattia non c'era.


J687 (1861) / F196 (1861)

I'll send the feather from my Hat!
Who knows - but at the sight of that
My Sovreign will relent?
As trinket - worn by faded Child -
Confronting eyes long - comforted -
Blisters the Adamant!
    Manderò la piuma del mio Cappello!
Chissà - se a quella vista
Il mio Sovrano cederà?
Come un ninnolo - portato da un Fanciullo avvizzito -
Mostrato ad occhi da tempo - consolati -
Corrode il Diamante!

La poesia fu inviata a Samuel Bowles. È perciò certamente lui il "diamante" che deve perdere la sua inflessibilità davanti al dono, così effimero ma così personale, della "piuma del mio cappello", così come la perderebbe un anziano signore a cui capita di ritrovare un ninnolo che portava da bambino.


J688 (1862) / F193 (1861)

Speech - is a prank of Parliament -
Tears - is a trick of the nerve -
But the Heart with the heaviest freight on -
Does'nt - always - move -
    Discorso - è una burla del Parlamento -
Lacrime - un trucco dei nervi -
Ma un Cuore con un carico troppo pesante -
Non riesce - sempre - a muoversi -

La poesia è in una breve lettera inviata a Samuel Bowles (L251), che riporto integralmente: Dear Mr Bowles. / I cant thank you any more - You are thoughtful so many times, you grieve me always - now. The old words are numb - and there a'nt any new ones - Brooks - are useless - in Freshet-time - / When you come to Amherst, please God it were Today - I will tell you about the picture - if I can, I will - / Emily." ("Caro Mr Bowles. / Non sono più capace di ringraziarla - Lei è premuroso in così tante occasioni, che mi addolora sempre - ora. Le vecchie parole sono intorpidite - e non ce ne sono di nuove - I Torrenti - sono inutilizzabili - in Tempo di piena - / Quando verrà ad Amherst, voglia Dio che fosse Oggi - le dirò del quadro - se potrò, vorrò - / Emily.").

Talvolta le parole, le lacrime, sono sfoghi per qualcosa che non è veramente importante, perché un cuore che è appesantito, che porta un'emozione troppo grande, non sempre riesce a esprimerla.
Nella lettera ci sono immagini che arricchiscono e integrano quelle dei versi: le parole "intorpidite", la difficoltà di trovarne di nuove, i torrenti che diventano inutilizzabili in tempo di piena.


J689 (1863) / F284 (1862)

The Zeroes taught Us - Phosphorus -
We learned to like the Fire
By handling Glaciers - when a Boy -
And Tinder - guessed - by power

Of Opposite - to equal Ought -
Eclipses - Suns - imply -
Paralysis - our Primer dumb
Unto Vitality -

    Gli Zeri Ci insegnarono - il Fosforo -
Imparammo ad amare il Fuoco
Maneggiando il Ghiaccio - da Ragazzi -
E lo Stoppino - indovinammo - per il potere

Degli Opposti - di rendere simile ogni Cosa -
Le Eclissi - i Soli - implicano -
La Paralisi - il nostro Abbecedario muto
Verso la Vitalità -

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli nel 1863. Una versione precedente, con alcune varianti, era stata inviata a Samuel Bowles nel 1862 (L283).

La metafora dell'imparare attraverso la conoscenza degli opposti può avere un ampia esemplificazione: per esistere il bene è necessario che esista il male, la vita non è pensabile senza la morte, così come la felicità senza la sofferenza. Gli ultimi due versi si inseriscono in questa metafora, ma potrebbero anche essere letti, in senso più generale, come la necessità di meditare in silenzio, di cercare momenti di solitudine per imparare veramente l'arte di vivere.
Al verso 5 "Ought" è variante ortografica di "Aught".


J690 (1861) / F195 (1861)

Victory comes late -
And is held low to freezing lips -
Too rapt with frost
To take it -
How sweet it would have tasted -
Just a Drop -
Was God so economical?
His Table's spread too high for Us -
Unless We dine on Tiptoe -
Crumbs - fit such little mouths -
Cherries - suit Robins -
The Eagle's Golden Breakfast strangles - Them -
God keep His Oath to Sparrows -
Who of little Love - know how to starve -
    La vittoria arriva tardi -
Ed è calata su labbra ghiacciate -
Troppo assorte dal gelo
Per coglierla -
Come sarebbe stato dolce gustarla -
Giusto una Goccia -
Fu Dio così parsimonioso?
La Sua Tavola è apparecchiata troppo in alto per Noi -
A meno che non si pranzi sulle Punte -
Le briciole - sono adatte a piccole bocche -
Le ciliegie - vanno bene per i Pettirossi -
La Dorata Colazione dell'Aquila - Li soffoca -
Dio mantiene il Suo Giuramento ai Passeri -
Che di un po' d'Amore - sanno come languire -

La versione riportata sopra è quella trascritta nei fascicoli nel 1863. Una versione precedente, con alcune varianti, era stata inviata a Samuel Bowles nel dicembre 1861 (L257).

I versi iniziano con un'amara constatazione: la vittoria (qui intesa come l'avverarsi dei nostri desideri) arriva sempre troppo tardi, quando ormai la morte ci ha reso insensibili al suo tocco (come sempre, molto bella l'immagine della vittoria che cala su labbra troppo fredde per accorgersi di lei). Ne sarebbe bastata una goccia, prima, per renderci felici.
Con chi prendersela per la crudeltà della vita, se non con chi l'ha creata, questo Dio così parsimonioso che difficilmente apre i cordoni della borsa?
È vero che apparentemente c'è per noi una tavola apparecchiata, ma il padrone di casa l'ha messa troppo in alto, le cose che ci piacciono, di cui abbiamo desiderio, sono là, ma sono appunto irraggiungibili. A meno che non si mangi in punta di piedi: così, forse, qualcosa riusciamo a gustare, ma è sempre troppo poco rispetto a quella tavola imbandita che ci attira da lontano.
A noi, piccoli uomini dalle piccole bocche, sono riservate le briciole, come le ciliegie ai pettirossi. Ormai siamo talmente avvezzi ai frugali pasti riservatici che una colazione più ricca potrebbe solo soffocarci.
Consoliamoci così: Dio ci fa soffrire la fame quaggiù, ma poi saprà ricompensarci. Ha promesso di darci l'immortalità e dovrà mantenere il suo giuramento dopo averci fatto languire così tanto!


J691 (1863) / F272 (1862)

Would you like Summer? Taste of our's -
Spices? Buy - here!
Ill! We have Berries, for the parching!
Weary! Furloughs of Down!
Perplexed! Estates of Violet - Trouble ne'er looked on!
Captive! We bring Reprieve of Roses!
Fainting! Flasks of Air!
Even for Death - A Fairy medicine -
But, which is it - Sir?
    Gradireste l'Estate? Assaggiate la nostra -
Spezie? Compratele - qui!
Malati! Abbiamo Bacche, per chi scotta!
Stanchi! Licenza di Riposo!
Perplessi! Tenute di Violette - Mai toccate da dubbio!
Prigionieri! Portiamo Amnistie di Rose!
Languenti! Fiaschi d'Aria!
Persino per la Morte - Una Fatata medicina -
Ma, qual è - Signore?

I versi sono in una lettera del febbraio 1862 a Samuel Bowles (L229) che doveva aver avuto un incidente in slitta, visto che ED, fra l'altro, scrive: "We hope - it is a tri-Hope - composed of Vinnie's - Sue's - and mine - that you took no more pain - riding in the sleigh." ("Speriamo - è una Speranza triplice - composta da quella di Vinnie - di Sue - e dalla mia - che lei non debba più patire dolore - correndo in slitta."). I versi sono preceduti da "We offer you our cups - stintless - as to the Bee - the Lily, her new Liquors -" ("Le offriamo i nostri calici - illimitati - come all'Ape - il Giglio, il suo nuovo Liquore -").

ED si trasforma in novello dottor Dulcamara: non c'è malattia, desiderio, ansia , dubbio che non possa essere guarito con un elisir miracoloso. Concreto o fantasioso, un rimedio si trova per tutto ciò che ci affanna: la voglia d'estate, la malattia, la stanchezza, le preoccupazioni, la prigione, il languore. Presi dalla foga, chiediamo una magica medicina anche per la morte, ma qui la pur inesauribile fantasia di ED si ferma, non riesce a trovare un rimedio, ma solo una domanda senza risposta che chiude con una brusca virata la poesia.


J692 (1863) / F715 (1863)

The Sun kept setting - setting - still
No Hue of Afternoon -
Upon the Village I perceived -
From House to House 'twas Noon -

The Dusk kept dropping - dropping - still
No Dew upon the Grass -
But only on my Forehead stopped -
And wandered in my Face -

My Feet kept drowsing - drowsing - still
My fingers were awake -
Yet why so little sound - Myself
Unto my seeming - make?

How well I knew the Light before -
I could see it now -
'Tis Dying - I am doing - but
I'm not afraid to know -

    Il Sole continuava a tramontare - a tramontare - ancora
Nessuna Sfumatura di Pomeriggio -
Sul Paese percepivo -
Di Casa in Casa era Mezzogiorno -

Il Crepuscolo continuava a calare - a calare - ancora -
Niente Rugiada sull'Erba -
Ma solo sulla mia Fronte si fermava -
E vagava sul mio Volto -

I Piedi continuavano a intorpidirsi - a intorpidirsi - ancora -
Le dita erano sveglie -
Eppure perché un così esiguo suono - Io stessa
A me sentivo - fare?

Tanto bene distinguevo la Luce prima -
Non riesco a vederla ora -
È il Morire - io sto morendo - ma
Non ho paura di saperlo -

Un'altra incisione del bisturi dickinsoniano sul tema del momento della morte. La natura continua il suo corso, ma io non riesco più a percepirlo, per me il tempo si è fermato. Non vedo più la rugiada sull'erba, ma la sento sulla mia fronte, la sento vagare sul mio volto. Il corpo non risponde più. Le dita sono sveglie ma nemmeno io riesco quasi più a sentire il suono del mio stesso respiro. La luce non riesce più a penetrare nei miei occhi. Sento che sto morendo, ma non ho paura di saperlo.
L'ultimo verso è l'ennesima riproposizione di un chiodo fisso di ED: l'estrema consapevolezza della morte, il sapere che si sta morendo e la speranza che proprio quello potrebbe essere il momento di "sapere"; il chiedersi, come fece diverse volte scrivendo a chi aveva assistito alla morte di qualcuno che lei conosceva, cosa mai si può provare il quel momento e se chi muore riesce a vivere quest'ultimo atto della propria vita.
Molto bella la costruzione della poesia. I versi iniziali delle prime tre strofe che sembrano calare, con la lentezza trasmessa dall'insistita ripetizione del verbo, dal sole, al crepuscolo, ai piedi di chi sta morendo. Nella seconda il passaggio dalla natura ormai svanita (la rugiada sull'erba) al corpo che cerca di serbare le sue sensazioni (la rugiada sulla fronte, che vaga sul volto, i piedi intorpiditi, le dita sveglie, il respiro ormai quasi inaudibile). Nell'ultima, lo scomparire della sensazione più vivida che abbiamo: la luce che colpisce i nostri occhi, e infine quel "non ho paura di saperlo", affermazione e insieme domanda senza risposta.


J693 (1863) / F716 (1863)

Shells from the Coast mistaking -
I cherished them for All -
Happening in After Ages
To entertain a Pearl -

Wherefore so late - I murmured -
My need of Thee - be done -
Therefore - the Pearl responded -
My Period begin

    Conchiglie di Costa sbagliando -
Prediligevo come fossero il Tutto -
Accadde in Là cogli Anni
Di intrattenere una Perla -

Perché così tardi - mormorai -
Il bisogno di Te - è passato -
Per questo - la Perla rispose -
Il mio Tempo inizia

Per tutta la vita ho sbagliato: perché ho creduto che il tutto fosse ciò che è facilmente raggiungibile, come le conchiglie sulla sabbia, che non facciamo nessuna fatica a raccogliere. Poi ho incontrato una perla, molto più difficile da raggiungere, visto che non sta in superficie ma nelle profondità del mare (vedi la J270-F248, la J320-F282 e la J452-F451), ma infinitamente più preziosa.
Ma ormai era troppo tardi. Le ho chiesto: "perché arrivi adesso, quando ormai non mi servi più?" e lei ha risposto che proprio per questo è tempo per lei di iniziare il suo cammino.
Possibile duplice interpretazione. Quasi mai siamo capaci, quando è il tempo di farlo, di tuffarci in profondità per trovare la perla della nostra vita; poi magari ci capita di incontrarla, ma è quasi sempre troppo tardi; forse poi è proprio questo il nostro destino, come ci dice la perla. Oppure, nella vita ci dobbiamo accontentare delle conchiglie di costa, la perla è riservata all'aldilà e, perciò, il suo cammino inizia quando termina il nostro.
Ho privilegiato la prima interpretazione, e ho perciò tradotto "After Ages" al terzo verso con "in Là cogli Anni". Ma letteralmente "After Ages" significa "Dopo le Età", ovvero dopo la morte. Volendo scegliere la seconda interpretazione il verso si potrebbe tradurre con "Accadde Oltre le la Vita".


J694 (1863) / F717 (1863)

The Heaven vests for Each
In that small Deity
It craved the grace to worship
Some bashful Summer's Day -

Half shrinking from the Glory
It importuned to see
Till these faint Tabernacles drop
In full Eternity -

How imminent the Venture -
As One should sue a Star -
For His mean sake to leave the Row
And entertain Despair -

A Clemency so common -
We almost cease to fear -
Enabling the minutest -
And furthest - to adore -

    Il Cielo s'incarna per Ciascuno
In quella piccola Deità
Che egli ha bramato la grazia di venerare
In un qualche timido Giorno d'Estate -

In parte rifuggendo dalla Gloria
Che chiedeva con forza di vedere
Prima che questi fievoli Tabernacoli cadano
Nel pieno dell'Eternità -

Tanto prossima la Possibilità -
Quanto Uno che ottenesse da una Stella -
Per la Sua mediocre causa di lasciare la Fila
E intrattenere la Disperazione -

Una Clemenza così comune -
Che quasi cessiamo di aver paura -
Resi capaci il più minuscolo -
E il più lontano - di adorare -

Ardua nella scrittura e nel senso e perciò riottosa a farsi tradurre rispettando la spigolosa difficoltà dei versi, senza cadere nella semplificazione. Provo a estrarne il significato.
Il cielo nella sua immensa grandezza è troppo per noi, perciò si incarna per ognuno in una qualche limitata, concreta deità che possa essere alla portata del nostro desiderio. Questa limitata deità può essere il risveglio della natura in un timido giorno d'estate, che ci dà una gioia che sconfina nell'adorazione, tanto che quasi rifuggiamo quella gloria della quale ci sembrava così importante riuscire a svelare il mistero prima che le nostre povere vite, tabernacoli che hanno solo il soffio della divinità, si immergano in quella definitiva meta che è l'eternità.
Tanto prossima la possibilità di raggiungere quella gloria assoluta, quanto quella di convincere una stella a lasciare per noi la sua casa nel firmamento, a scendere sulla terra per consolare la nostra disperazione.
E questa clemenza del cielo, quella che accorda a ognuno di noi un qualcosa di concreto che sostituisce la tremenda potenza del divino, è così comune, così facile da ottenere, che quasi cessiamo di aver paura dell'ignoto che ci attende, perché è una clemenza che consente a tutti, al più minuscolo come al più lontano, di aver qualcosa da adorare, qualcosa che lenisca la nostra disperazione di non sapere.


J695 (1863) / F720 (1863)

As if the Sea should part
And show a further Sea -
And that - a further - and the Three
But a Presumption be -

Of Periods of Seas -
Unvisited of Shores -
Themselves the Verge of Seas to be -
Eternity - is Those -

    Come se il Mare si spartisse
E mostrasse un altro Mare -
E quello - un altro - e i Tre
Solo un Presagio fossero -

Di una Serie di Mari -
Non frequentati da Rive -
Loro stessi essendo di Mari il Limite -
Eternità - è Questo -

ED cerca di rendere concreta l'eternità, di darne una definizione che riesca quasi a farcela vedere. Prende il mare, un qualcosa che già al nostro occhio limitato ha un qualche carattere infinito, e lo scompone, lo apre quasi fosse una matrioska, facendone emergere ogni volta un altro e un altro ancora, e dando a questi mari una caratteristica che ne accentua l'infinità: sono privi di rive, perché sono loro il limite di se stessi e, come l'eternità, la loro esistenza basta a se stessa.
La scelta di ED di definire un concetto temporale (l'eternità) con un'immagine spaziale (il mare) mi ha fatto venire in mente un libro di Lucio Lombardo Radice (L'infinito, Editori Riuniti, Roma, 1981, pagg. 9-10), in cui viene citato Leopardi (il titolo del libro si riferisce al concetto di infinito e non alla poesia di Leopardi):

L'infinito di cui parla Giacomo Leopardi all'inizio della poesia, è un infinito potenziale spaziale:
    Sempre caro mi fu quest'ermo colle
    E questa siepe, che da tanta parte
    Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    Spazi di là da quella...
    ......io nel pensier mi fingo.
Nella parte finale della breve composizione dallo spazio potenzialmente infinito, che nessuna "siepe" chiude (se non allo sguardo), Leopardi passa alla riflessione sul tempo potenzialmente infinito, del quale non si riesce a pensare un'ultima "stagione":
    ...mi sovvien l'eterno
    E le morte stagioni, e la presente
    E viva, e il suon di lei...
La poesia di Leopardi è del 1820. Nel New England del 1863, a una distanza temporale di più di quarant'anni e spaziale di qualche migliaio di chilometri, si incontrano i "mari senza rive" con gli "interminati spazi" e "eternità è questo" con "mi sovvien l'eterno".


J696 (1863) / F725 (1863)

Their Hight in Heaven comforts not -
Their Glory - nought to me -
'Twas best imperfect - as it was -
I'm finite - I cant see -

The House of Supposition -
The Glimmering Frontier that
Skirts the Acres of Perhaps -
To me - shows insecure -

The Wealth I had - contented me -
If 'twas a meaner size -
Then I had counted it until
It pleased my narrow Eyes -

Better than larger values -
That show however true -
This timid life of Evidence
Keeps pleading - "I dont know" -

    La loro Altezza in Cielo non conforta -
La loro Gloria - nulla per me -
Era meglio imperfetta - com'era -
Io sono limitata - non posso vedere -

La Casa della Supposizione -
La Baluginante Frontiera che
Rasenta gli Acri di Forse -
A me - appare insicura -

La Ricchezza che avevo - mi contentava -
Se fosse stata di più modesta misura -
Allora l'avrei contata fino a
Farla piacere ai miei Occhi limitati -

Meglio di più estesi valori -
Che appaiono tuttavia veri -
Questa timida vita Concreta
Continua insistente - "Non so" -

Le cose alte, che stanno in cielo, sono talmente irraggiungibili da non riuscire a confortare la nostra vita limitata, che non riesce nemmeno a vederle. Solo l'immaginazione, la supposizione potrebbe cercare di svelarne il mistero, ma questi tentativi non possono andare oltre quella frontiera che ci divide dagli innumerevoli "forse" che riempiono i campi del mistero, una frontiera che emette timidi bagliori, quasi mai chiari al punto di farci vedere la sua vera essenza. Per questo è una frontiera che appare insicura e ingannevole.
Bisogna perciò contentarsi della ricchezza che abbiamo, e se riteniamo che sia troppo modesta, basta continuare a contarla, a valorizzarla, fino a farla diventare piacevole ai nostri occhi limitati. Quanto poi ad una scala di valori fra l'irraggiungibile perfetta conoscenza e la limitata ma concreta realtà che viviamo, non posso che continuare a dire: "non so". La consapevolezza dei propri limiti è senz'altro da preferire a un'illusoria conoscenza dell'inconoscibile.


J697 (1863) / F726 (1863)

I could bring You Jewels - had I a mind to -
But You have enough - of those -
I could bring You Odors from St Domingo -
Colors - from Vera Cruz -

Berries of the Bahamas - have I -
But this little Blaze
Flickering to itself - in the meadow -
Suits me - more than those -

Never a Fellow matched this Topaz -
And his Emerald Swing -
Dower itself - for Bobadillo -
Better - Could I bring?

    Potrei portarti Gioielli - ne avessi voglia -
Ma Tu ne hai abbastanza - di quelli -
Potrei portarti Odori da Santo Domingo -
Colori - da Vera Cruz -

Bacche delle Bahamas - ho -
Ma questa piccola Fiamma
Che ondeggia su se stessa - nel prato -
Mi si adatta - più di quelle -

Mai Nessuno eguagliò questo Topazio -
E il suo Oscillare di Smeraldo -
Dote in sé - per Bobadilo -
Di meglio - Potrei portare?

La poesia fu pubblicata per la prima volta da Mabel Loomis Todd e Millicent Todd Bingham nel 1945 in Bolts of Melody, con l'aggiunta "With jewelweed" ("jewelweed" è una pianta della famiglia delle Balsaminacee, che comprende varie specie con fiori di diversi colori: rossi, arancioni, gialli, rosa, bianchi).
Sono molte le poesie di ED che servivano per accompagnare un fiore, e diventavano ogni volta più preziose del dono (vedi la J224-F253). Nessuna si ripete. Ci sono sempre immagini diverse e nuove: in questa il fiore è paragonato ad una fiamma che ondeggia nel prato, in un oscillare di smeraldo. Un esempio dell'inesauribile fantasia dickinsoniana.
Johnson inserisce "Bobadilla" (v. 11) nell'indice analitico alla voce "Luoghi citati nelle poesie". Visto il riferimento alla "dote" nel verso, appare più probabile che ED abbia pensato a Francisco de Bobadilla (o Babadillo) che nel 1500 divenne governatore delle Indie Occidentali e si appropriò dei tesori raccolti da Cristoforo Colombo, rimandandolo in Spagna come prigioniero. Morì nel 1502 in un naufragio durante il viaggio di ritorno in patria.


J698 (1863) / F727 (1863)

Life - is what we make it -
Death - we do not know -
Christ's acquaintance with Him
Justify Him - though -

He - would trust no stranger -
Other - could betray -
Just His own endorsement -
That - sufficeth Me -

All the other Distance
He hath traversed first -
No new mile remaineth -
Far as Paradise -

His sure foot preceding -
Tender Pioneer -
Base must be the Coward
Dare not venture - now -

    La Vita - è ciò che ne facciamo -
Di Morte - non sappiamo -
La familiarità di Cristo con Lei
La giustifica - comunque -

Egli - avrebbe diffidato di un'estranea -
Un'altra - poteva tradire -
La Sua sola garanzia -
Quella - Mi basta -

L'intera altra Distanza
Ha attraversato per primo -
Nessun miglio nuovo resta -
Fino al Paradiso -

Il Suo passo sicuro ci precede -
Tenero Pioniere -
Ben vile dev'essere il Codardo
Per non osare arrischiarsi - ora -

La morte, l'inconoscibile percorso che ci attende, diventa più facile da accettare se pensiamo all'esempio di Cristo, che l'ha trattata come un'amica e ha percorso interamente quella distanza "altra", diversa da quella che conosciamo, senza lasciare dietro di sé nemmeno una piccola porzione di territorio nuovo, sconosciuto, da qui al Paradiso. Possiamo andare con sicurezza dietro al suo passo di affettuoso pioniere che ci guida, il suo esempio (qui, come fa spesso, ED usa un termine legale: "endorsement", che letteralmente significa avallo, manleva, ma anche garanzia) deve bastarci per accettare un qualcosa che ci sembra così estraneo e lontano da noi come la morte. Il codardo che non osa arrischiarsi dopo un tale esempio dev'essere ben vile.
Qui ED non prova a fantasticare, a immaginare, a creare una qualche metafora che ci avvicini all'enorme distanza che ci separa dal concetto di morte. Si limita a dire che "Death - we do not know -" e che l'unico modo non di capirla ma di accettarla è di affidarsi alla fede: di fronte alla morte la ragione resta sconfitta.


J699 (1863) / F728 (1863)

The Judge is like the Owl -
I've heard my Father tell -
And Owls do build in Oaks -
So here's an Amber Sill -

That slanted in my Path -
When going to the Barn -
And if it serve You for a House -
Itself is not in vain -

About the price - 'tis small -
I only ask a Tune
At Midnight - Let the Owl select
His favorite Refrain.

    Il Giudice è come il Gufo -
Ho sentito dire a mio Padre -
E i Gufi edificano nelle Querce -
Così qui c'è un Basamento d'Ambra -

Che ha reso obliquo il mio Sentiero -
Per andare al Granaio -
E se Ti serve come Casa -
Non sarà inutile -

Circa il prezzo - è basso -
Chiedo solo una Melodia
A Mezzanotte - Lascio al Gufo scegliere
Il suo Ritornello favorito.

Singolare accostamento fra un giudice e il gufo (o la civetta, ho preferito tradurre gufo perché è maschile come giudice). Probabile che il significato sia: "il giudice, come il gufo, osserva di lontano, senza farsi coinvolgere troppo da ciò che vede", e in questo senso potrebbe esserci un'allusione al giudice supremo.
Visto che i gufi alloggiano nelle querce (simbolo di solidità) potrei ospitarne uno nel mio sentiero verso il granaio, che è reso obliquo da una solida base (presumibilmente le radici delle querce che lo delimitano e lo piegano uscendo dal terreno). Perciò, caro gufo, potrai venire, se vuoi, ad abitare da me, così tanta solidità non andrà sprecata. Non ti preoccupare per il prezzo: sarà molto basso; in cambio chiedo soltanto il tuo canto notturno, qualsiasi esso sia, scegli pure il tuo ritornello preferito.
Un po' oscuro il senso. Potrebbe essere una sorta di richiesta di protezione (vedi l'accenno al padre) personificata in un personaggio che, per definizione, è colui che amministra saggiamente la giustizia, senza tralasciare il possibile significato estensivo di giudice supremo.


J700 (1863) / F730 (1863)

You've seen Balloons set - Hav'nt You?
So stately they ascend -
It is as Swans - discarded You,
For Duties Diamond -

Their Liquid Feet go softly out
Upon a Sea of Blonde -
They spurn the Air, as 'twere too mean
For Creatures so renowned -

Their Ribbons just beyond the eye -
They struggle - some - for Breath -
And yet the Crowd applaud, below -
They would not encore - Death -

The Gilded Creature strains - and spins -
Trips frantic in a Tree -
Tears open her imperial Veins -
And tumbles in the Sea -

The Crowd - retire with an Oath -
The Dust in Streets - go down -
And Clerks in Counting Rooms
Observe - "'Twas only a Balloon" -

    Avrete visto dei Palloni andare - No?
Così solenni ascendono -
Sono come Cigni - che Vi snobbano,
Per Compiti di Diamante -

I loro Fluidi Piedi se ne vanno morbidamente
Su un Mare di Biondo -
Disprezzano l'Aria, come fosse troppo mediocre
Per Creature così rinomate -

I loro Nastri appena fuori vista -
Essi lottano - un po' - per Respirare -
Eppure la Folla applaude, di sotto -
Non chiederebbero bis - alla Morte -

La Dorata Creatura si tende - e ruota -
Inciampa affannata in un Albero -
Che squarcia le sue vene imperiali -
E precipita in Mare -

La Folla - si ritira con un'Imprecazione -
La Polvere nelle Strade - vien giù -
E i Contabili negli Uffici
Osservano - "Era solo un Pallone" -

Una scena da fiera, probabilmente su una spiaggia, visto il riferimento al mare. Palloni che salgono con calma solennità nell'aria, snobbando chi rimane in terra e disprezzando anche l'aria: troppo mediocre per loro. Poi ricadono, s'impigliano negli alberi, si lacerano e cadono in mare. La folla che aveva seguito l'aerea evoluzione, che applaudiva come se volesse un bis, ma non della morte, si ritira delusa e le strade restano deserte, la polvere può di nuovo posarcisi sopra. Ma c'è sempre chi, più prosaico, pensa al proprio lavoro e sorride di quei volti ansiosi che seguivano con fiducia infantile un volo di cui sapevano benissimo la conclusione: "che sarà mai, era solo un pallone."
Il "set" del primo verso è ha una miriade di significati (nelle due traduzioni che ho, per esempio, è tradotto con due verbi opposti: "salire" - Raffo nei Meridiani - e "cadere" - Bacigalupo -) e nel Webster ce ne sono 29 per il transitivo e 8 per l'intransitivo; ho scelto perciò di tradurre con un verbo abbastanza generico anche in italiano: "andare".
Negli ultimi due versi si può identificare il senso della poesia: le cose che si staccano dalla superficie per portarci in alto, verso quel cielo così inafferrabile, che ci attira e ci sgomenta allo stesso tempo, si rivelano spesso solo voli pindarici, a cui segue la ricaduta verso la realtà: Ma, tuttavia, non ci stanchiamo di guardarle con avida curiosità, di applaudirne l'audacia, a meno di non essere solo dei "Clerks in Countings Rooms", dei contabili che guardano solo alla nuda e computabile realtà dei fatti e considerano perciò con indifferente realismo quei voli destinati al fallimento.