Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J851 - 900

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J851 (1864) / F957 (1865)

When the Astronomer stops seeking
For his Pleiad's Face -
When the lone British Lady
Forsakes the Arctic Race

When to his Covenant Needle
The Sailor doubting turns -
It will be amply early
To ask what treason means -

    Quando l'Astronomo smette di cercare
Il Volto delle Pleiadi -
Quando l'ormai sola Lady Britannica
Abbandona l'Artica Rotta

Quando all'Ago Convenuto
Il Marinaio in dubbio si rivolge -
Sarà sempre troppo presto
Per chiedersi cosa significhi il tradimento -

È difficile definire il tradimento, perché è il crimine di chi volta le spalle a tutto ciò in cui dovrebbe credere. Perciò per riuscire a capirne la natura ci vorrebbe un tempo più lungo di quanto possiamo immaginare.
Per capire il senso di questo poesia bisogna, ancora una volta, leggere la definizione che dà il Webster di "treason": "Treason is the highest crime of a civil natura of which a man can be guilty." descrivendo poi i vari tipi di tradimento, riconducibili comunque a quello che noi chiameremmo "alto tradimento", ovvero tradire la patria, specialmente in tempo di guerra.
La "British Lady" del terzo verso è Lady Jane Franklin, moglie di Sir John Franklin (1786-1847), che per dieci anni finanziò ricerche nelle regioni artiche canadesi dopo il mancato ritorno del marito, partito nel 1845 per la Terra di Baffin. La ricerca si concluse nel 1858, quando furono trovati i resti della spedizione.
Al terzo verso ho tradotto "lone" con "ormai sola" perché questa parola, oltre a "solitaria" significa anche "non sposata o in stato vedovile" e dire semplicemente "solitaria" di Lady Franklin non mi sembrava adatto.


J852 (1864) / F959 (1865)

Apology for Her
Be rendered by the Bee -
Herself, without a Parliament
Apology for Me -
    Le scuse per Lui
Siano rese dall'Ape -
Lui stesso, senza un Parlamento
Scuse per Me -

Probabilmente i versi accompagnavano un fiore (al femminile, come sempre in ED) inviato per scusarsi di qualcosa, intendendo che quel fiore sarebbe bastato per presentare le sue scuse, molto più di tante parole ("parliament").
Ho tradotto "Her" al primo verso come riferito al fiore ma il pronome potrebbe anche intendersi come riferito alla destinataria.


J853 (1864) / F961 (1865)

When One has given up One's life
The parting with the rest
Feels easy, as when Day lets go
Entirely the West

The Peaks, that lingered last
Remain in Her regret
As scarcely as the Iodine
Upon the Cataract -

    Quando si abbandona la vita
La separazione da ciò che resta
Appare facile, come quando il Giorno lascia andare
Interamente l'Occidente

I Picchi, che indugiarono per ultimi
Rimangono nel Suo rimpianto
Impalpabili come il Violetto
Su una Cascata -

Abbandonare la vita in fin dei conti è una cosa facile, normale, perché ciò che resta è ormai passato, lontano, appartenente a una dimensione che non è, e non sarà mai più, nostra. È come quando il giorno lascia sparire l'occidente, lasciando sui picchi più alti una luce fioca che vive solo del rimpianto di un sole ormai sparito, o come la luce violetta e impalpabile che balugina nel continuo cadere delle cascate, la cui acqua sfugge via inesorabilmente.
Ho tradotto "cataract" con "cascata" anziché con "cataratta" perché nel Webster la definizione è chiaramente riferita alle cascate, tanto che a titolo di esempio vengono citate quelle del Niagara.


J854 (1864) / F963 (1865

Banish Air from Air -
Divide Light if you dare -
They'll meet
While Cubes in a Drop
Or Pellets of Shape
Fit -
Films cannot annul
Odors return whole
Force Flame
And with a Blonde push
Over your impotence
Flits Steam.
    Bandisci l'Aria dall'Aria -
Dividi la Luce se osi -
S'incontreranno
Come Cubi in una Goccia
O Palline di una Forma
Si adattano -
Le Membrane non annullano
Gli Odori ritornano intatti
Forza la Fiamma
E con un Biondo impulso
Sulla tua impotenza
Guizza il Vapore.

Non possiamo agire su ciò che sfugge alla presa dei nostri sensi, sarebbe come voler bandire l'aria dall'aria, o cercare di tagliare la luce. Puoi provare a calare un coltello su un raggio di luce, ma vedrai che immediatamente le parti illusoriamente separate si riuniranno, così come si adattano alla loro forma naturale le parti di una goccia d'acqua o gli elementi di una figura. E ciò che nella concretezza si vede, la buccia di un frutto, la pelle di un essere umano, non riesce a contenere il tutto, gli odori di dentro si spandono intatti e impalpabili nell'aria. Prova a forzare una fiamma, vedrai l'illusione di un impulso subito trasformato in un guizzo di vapore, che si sparge sulla tua incapacità di controllarne la forma.
Poesia non facile da interpretare. Probabilmente qui ED vuole rappresentare la nostra impotenza ad agire in profondità sul mondo, su quelle cose apparentemente concrete (l'aria, la luce, gli odori) o di una concretezza che nasconde (la forma - shape - ma anche l'apparenza di una figura, il fuoco, i velami - così ho tradotto "films", che significa "pellicola sottile" e può essere applicato alla pelle, alle bucce e a qualsiasi cosa che vela, nasconde), senza poter agire sulla sostanza delle cose, che quasi sempre sfugge alle nostre possibilità.


J855 (1864) / F1091 (1865)

To own the Art within the Soul
The Soul to entertain
With Silence as a Company
And Festival maintain

Is an unfurnished Circumstance
Possession is to One
As an Estate perpetual
Or a reduceless Mine.

    Possedere nell'Anima l'Arte
D'intrattenere l'Anima
Col Silenzio come Compagnia
E in continua Festa

È una spoglia Circostanza
Il cui possesso è del Singolo
Come una Proprietà perpetua
O un'inesauribile Miniera.

Difficile è l'arte di intrattenere se stessi, di avere dentro di sé la capacità di trasformare l'intimo silenzio in una compagnia in festa continua. È un dono che non ha niente d'esteriore e del quale ciascuno di noi può godere nell'intimo il possesso, se ne è capace. Un po' come avere una proprietà perpetua, che nessuno può toglierci, o una miniera che non può mai esaurirsi.
"Mine" è spesso usato da ED come simbolo della ricchezza interiore, forse anche per l'identità con l'altro significato del termine: "mio", l'aggettivo possessivo più intimo.


J856 (1864) / F1092 (1865)

There is a finished feeling
Experienced at Graves -
A leisure of the Future -
A Wilderness of Size.

By Death's bold Exhibition
Preciser what we are
And the Eternal function
Enabled to infer.

    C'è una sensazione di conclusione
Che si sperimenta fra le Tombe -
Una vacanza di Futuro -
Un Vuoto di Dimensione.

Dalla spavalda Esibizione della Morte
Più chiaro ciò che siamo
E l'Eterna funzione
Abilitati ad arguire.

Quando siamo in mezzo alle tombe avvertiamo una sensazione di conclusione, come se il futuro ormai non ci fosse più e ogni cosa non avesse più una sua dimensione, in altre parole come se non esistesse più né il tempo né lo spazio. La morte, che in quel luogo si mostra spavalda e sicura, ci dice con grande chiarezza la nostra insignificanza, e ci fa capire la sua funzione di eterno punto d'arrivo per ogni essere vivente.
Una densa visione della morte come definitiva conclusione, che spazza via in eterno ogni concetto di spazio e tempo a cui siamo abituati in vita.


J857 (1864) / F1059 (1865)

Uncertain lease - develops lustre
On Time -
Uncertain Grasp, appreciation
Of Sum -

The shorter Fate - is oftener the chiefest
Because
Inheritors upon a tenure
Prize -

    Un'incerta durata - dà maggior lustro
Al Tempo -
Un'incerta Padronanza, apprezzamento
Della Somma -

Il Destino più breve - è sovente il migliore
Perché
Gli eredi un Possedimento
L'apprezzino -

La vita si apprezza se ci si rende conto della sua durata limitata e, soprattutto, dell'incertezza di questa durata. Così come il tempo diventa più prezioso quando non ne conosciamo la durata e qualsiasi cosa ci sembra più apprezzabile se non ne abbiamo un possesso definitivo e certo. Insomma, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, potremmo dire che il destino migliore è quello che si esaurisce presto, perché chi possiede per troppo tempo non riesce più ad apprezzare le cose che ha, mentre chi le riceverà sarà certamente più capace di dar loro il giusto valore, specialmente se non avrà aspettato troppo, anche se l'erede, al pari di chi l'ha preceduto, non potrà certo sfuggire alla ruota del destino.
Al primo verso "lease" significa propriamente "contratto d'affitto" ma non sono riuscito a trovare una parola che rendesse il senso figurato che assume qui: la vita considerata come una sorta di bene che ci viene concesso in affitto per un tempo limitato e incerto. Ho perciò preferito tradurre semplicemente con "durata".


J858 (1864) / F1061 (1865)

This Chasm, Sweet, upon my life
I mention it to you,
When Sunrise through a fissure drop
The Day must follow too.

If we demur, it's gaping sides
Disclose as 'twere a Tomb
Ourself am lying straight wherein
The Favorite of Doom -

When it has just contained a Life
Then, Darling, it will close
And yet so bolder every Day
So turbulent it grows

I'm tempted half to stitch it up
With a remaining Breath
I should not miss in yielding, though
To Him, it would be Death -

And so I bear it big about
My Burial - before
A Life quite ready to depart
Can harass me no more -

    Questo l'Abisso, Tesoro, sulla mia vita
Di cui ti faccio menzione,
Quando l'Alba attraverso una fessura filtra
Il Giorno deve pure seguire.

Se esitiamo, i suoi fianchi spalancati
Si dischiudono come fossimo una Tomba
Noi stessi dove giaccio diritta
La Favorita del Destino -

Non appena una Vita vi sarà contenuta
Allora, mio Diletto, si chiuderà
Eppure tanto più audace ogni Giorno
Tanto tumultuoso cresce

Che sono quasi tentata di ricucirlo
Con un residuo Respiro
Di cui non rimpiangerei la perdita, sebbene
Per Lui, significherebbe Morte -

E così ne sopporto la grandezza da vicino
Prima - della mia Sepoltura
Una Vita così pronta ad andarsene
Non può tormentarmi più -

C'è un abisso sospeso sulla mia vita, di cui non posso che parlare al mio tesoro, a colui che è l'unica luce che filtra attraverso le esigue fessure di un buio vuoto. Se non approfittiamo di questa luce il giorno non potrebbe sorgere e io, come chiunque altro, non potrei che cadere in quel buio abisso, pronto a spalancarsi e ad accogliermi come in una tomba, una fine alla quale siamo tutti predestinati. Ma anche se riusciamo a cogliere quel raggio solitario non abbiamo scampo, l'abisso prima o poi riuscirà ad inglobare la vita, che a quel punto si chiuderà. Lo sappiamo perché lo vediamo crescere ogni giorno, baldanzoso e senza limiti. Ci affanniamo a cercare di ricucirne i bordi, per non cadervi dentro, talvolta usando l'ultimo respiro che ci rimane, anche se ci rendiamo conto che è una lotta disperata, con un finale già scritto. E così alla fine ci rassegniamo a convivere con la paura del buio e della morte e lo consideriamo una sorta di preludio, di preparazione a ciò che inevitabilmente avverrà. Quando ci rendiamo conto che la vita è appesa ad un filo, sempre pronto a spezzarsi al minimo soffio di vento, riusciamo, forse, a non essere più tormentati dal mistero.
Poesia molto difficile da tradurre, con una sintassi continuamente spezzata, senza punti di riferimento e che sembra sempre rimettere in discussione se stessa verso dopo verso.
Nella prima strofa l'abisso iniziale viene subito compensato da un tono colloquiale, come di un qualcosa di cui si parla senza attribuirle troppa importanza, con i due versi seguenti che sembrano aprire uno spiraglio, come la luce del sole che filtra tra le fessure. Ma subito i fianchi spalancati che si aprono e diventano una tomba ci riportano alla buia atmosfera iniziale, con un corpo che giace diritto, rigido, toccato dal suo destino mortale ma anche ("doom" può significare "fato, destino" ma anche "giudizio finale") in attesa di quel giudizio finale che spetta alle anime immortali. L'immagine viene poi rafforzata dalla strofa che segue, dove il chiudersi dell'abisso diventa ineluttabile, così come audace e veloce il suo impadronirsi della nostra vita. L'ultima strofa chiude la poesia con un velo di rassegnazione, una conferma dell'inevitabile buio che ci attende, stemperato però dai due versi finali, dove la consapevolezza della vera natura della vita, in ogni momento pronta a finire, ci rende più capaci di sopportare la crudele realtà del suo essere breve, incerta e colma di quel dolore che ci rende meno difficile distaccarcene.


J859 (1864) / F903 (1865)

A doubt if it be Us
Assists the staggering Mind
In an extremer Anguish
Until it footing find -

An Unreality is lent,
A merciful Mirage
That makes the living possible
While it suspends the lives.

    Il dubbio se sia Nostra
Assiste la Mente vacillante
Nell'Angoscia più estrema
Finché non trova un sostegno -

Un'Irrealtà è concessa,
Un pietoso Miraggio
Che rende il vivere possibile
Mentre sospende le vite.

L'unica difesa contro un dolore lancinante, contro l'angoscia più estrema, è quel senso di irrealtà che circonda la nostra mente in quei momenti. È un rendersi estranei a se stessi, un guardarsi dal di fuori, un'illusione che rende possibile continuare a vivere in momenti in cui la vita sembra ormai priva di senso e di futuro, almeno finché non si riesce a trovare un terreno solido, un sostegno che permetta di ritrovare il cammino della vita, fino alla prossima tappa.


J860 (1864) / F904 (1865)

Absence disembodies - so does Death
Hiding individuals from the Earth
Superstition helps, as well as love -
Tenderness decreases as we prove -
    L'assenza disincarna - così fa la Morte
Nascondendo gli individui alla Terra
La superstizione aiuta, così come l'amore -
La tenerezza decresce mentre la proviamo -

L'assenza rende incorporei, evanescenti, come fa la morte nascondendo al mondo le persone. Chi è ormai incorporeo, perché morto o assente, tende a scivolare via dalla nostra mente, che non ha più una concretezza a cui appigliarsi. La tenerezza che proviamo nel ricordare va man mano scemando, mentre ciò che ci fa rimanere ancorati a quel ricordo è da una parte la superstizione (in questo caso mi sembra chiaramente di poter leggere la religione, la fede), che ci fa credere a un futuro incontro nel regno dell'immortalità, e dall'altra l'amore, un sentimento che resta forte e tenace anche quando l'amato è lontano o ormai perduto.


J861 (1864) / F905 (1865)

Split the Lark - and you'll find the Music -
Bulb after Bulb, in Silver rolled -
Scantilly dealt to the Summer Morning
Saved for your Ear, when Lutes be old -

Loose the Flood - you shall find it patent -
Gush after Gush, reserved for you -
Scarlet Experiment! Sceptic Thomas!
Now, do you doubt that your Bird was true?

    Spacca l'Allodola - e troverai la Musica -
Bulbo su Bulbo, in Argento avvolta -
Con parsimonia offerta al Mattino Estivo
Serbata al tuo Orecchio, quando i Liuti saranno vecchi -

Sciogli la Piena - ti salterà agli occhi -
Flutto su Flutto, riservata a te -
Scarlatto Esperimento! Scettico Tommaso!
Ancora, dubiti che la tua Allodola sia fedele?

Può essere interpretata in due modi. Se leggiamo il "true" dell'ultimo verso come "vera", diventa una scanzonata metafora dello scettico a ogni costo, che per credere alla realtà di un'allodola la deve spaccare per verificare la musica al suo interno, e per credere ad una piena deve liberarne la potenza e farsene travolgere. Se invece leggiamo "fedele", allora diventa una metafora dell'amato che, come Tommaso, dubita della fedeltà dell'amata. In questo caso l'allodola è, appunto, l'amata e la piena rappresenta la grandezza dell'amore provato per lui. Considerando il ritorno dell'allodola nell'ultimo verso (non ho tradotto "il tuo uccello" perché in italiano si potrebbe anche leggere con un significato diverso da quello dell'originale) e il fatto che sia la musica che i flutti dell'amore siano riservati all'interlocutore della poesia, mi sembra senz'altro più plausibile la seconda interpretazione.
Al quinto verso ho tradotto liberamente "you shall find it patent" ("la troverai evidente") con "ti salterà agli occhi", una frase che, in italiano, mi è sembrata più adeguata al senso dell'originale rispetto alla traduzione letterale.


J862 (1864) / F506 (1863)

Light is sufficient to itself -
If others want to see
It can be had on Window panes
Some Hours of the Day -

But not for Compensation -
It holds as large a Glow
To Squirrel in the Himmaleh
Precisely - as to Me -

    La luce è sufficiente a se stessa -
Se altri vogliono vederla
Può essere còlta sul vetro di una Finestra
In certe Ore del Giorno -

Ma non come un Compenso -
Essa possiede un così grande Splendore
Per lo Scoiattolo sull'Himalaya
Precisamente - come per Me -

Due manoscritti: uno in un foglio singolo (la versione qui riportata) e uno nei fascicoli, con varianti al verso 4: "Some Hours in the Day" e al verso 8: "Precisely, as to you". Johnson indica il 1864 per entrambi, Franklin il 1863 per il primo e il 1865 per il secondo.

La luce, che può essere una metafora della fede, dell'inconoscibile, del mistero, non ha un perché, una spiegazione razionale: ha in se stessa la propria giustificazione. Tuttavia ha anche una rappresentazione visibile, che però è mera apparenza e non rivela il suo intimo significato. Perciò non si deve considerare un compenso, un premio ad personam, il riuscire a vederla, perché la sua apparenza visibile è la stessa, per noi come per chiunque nell'angolo più sperduto del mondo.


J863 (1864) / F906 (1865)

That Distance was between Us
That is not of Mile or Main -
The Will it is that situates -
Equator - never can -
    Quella Distanza vi fu tra Noi
Che non è di Miglia o Mari -
La Volontà è che la determina -
L'Equatore - non può mai -

La vera distanza fra due persone non è quella determinata dalle miglia o dai mari che le dividono, ma quella che deriva dalla loro volontà. Si può essere vicinissimi a una persona lontana fisicamente come lontanissimi da chi ci vive accanto.
"Main" (v. 2) può significare sia "Oceano" che "Continente"; ho tradotto con "Mari" per mantenere l'assonanza con "Miglia".


J864 (1864) / F810 (1864)

The Robin for the Crumb
Returns no syllable
But long records the Lady's name
In Silver Chronicle.
    Il Pettirosso per la Briciola
Non replica sillaba
Ma a lungo imprime il nome della Dama
In Argentee Cronache.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata alla zia Lucrezia Bullard mentre ED era a Cambridge per curarsi gli occhi (L1048).

La vera gratitudine non è quella immediata (lo spazio di una sillaba, di un semplice grazie), ma quella che si imprime nella memoria e dura nel tempo (come l'argenteo canto del pettirosso, che celebra la dama che lo ha nutrito).


J865 (1864) / F1111 (1865)

He outstripped Time with but a Bout,
He outstripped Stars and Sun
And then, unjaded, challenged God
In presence of the Throne -

And He and He in mighty List
Unto this present, run,
The larger Glory for the less
A just sufficient Ring.

    Superò il tempo con un solo Balzo,
Superò Stelle e Sole
E poi, mai stanco, sfidò Dio
In presenza del Trono -

E Lui e Lui in possente Lista
Fino ad oggi, competono,
La Gloria più grande per il minore
Un'Arena appena sufficiente.

Qui ED sta pensando a qualcuno che pone quasi al di sopra di Dio. Qualcuno che ha una grandezza tale da beffarsi della morte, che supera il tempo e lo spazio senza nessuna fatica, fino a sfidare Dio nel suo terreno, in un'arena che, pur essendo la più grande che esista, è appena sufficiente per chi eleva il suo piccolo essere mortale alla grandezza dell'assoluto.
Gli ultimi due versi possono essere letti anche come "La Gloria del più grande per il minore / Un'Arena appena sufficiente."


J866 (1864) / F968 (1865)

Fame is the tint that Scholars leave
Upon their Setting Names -
The Iris not of Occident
That disappears as comes -
    La Fama è la tinta che i Dotti lasciano
Sui loro Nomi che Tramontano -
Non l'Iride d'Occidente
Che scompare com'è venuta -

La fama tinge d'immortalità i nomi dei dotti arrivati al tramonto delle loro vite sapienti. Ed è un colore che resta, non come quei colori dell'iride che appaiono al tramonto e svaniscono subito dopo.


J867 (1864) / F969 (1865)

Escaping backward to perceive
The Sea upon our place -
Escaping forward, to confront
His glittering Embrace -

Retreating up, a Billow's hight
Retreating blinded down
Our undermining feet to meet
Instructs to the Divine.

    Fuggire all'indietro per percepire
Il Mare al nostro posto -
Fuggire in avanti, per confrontarsi
Col suo luccicante Abbraccio -

Ritirarsi in alto, in vetta ad un'Onda
Ritirarsi accecati in basso
I nostri piedi erosi a incontrare
Istruisce al Divino.

Nella nostra vita tendiamo a fuggire, a ritirarci di fronte a ciò che ci appare nuovo, diverso, misterioso. Eppure possiamo usare questo istinto anche per prepararci al divino, ovvero al nuovo, al diverso, al misterioso che ci aspetta dopo la morte. Per farlo dobbiamo essere capaci di fuggire indietro, riuscendo però a percepire la presenza del mare (qui metafora della fantasia, della libertà, dell'immaginazione, come nella J520-F656) che prende subito il nostro posto, per poi fuggire di nuovo, stavolta in avanti, per godere del suo luccicante abbraccio. Così come dobbiamo essere capaci di ritirarci (qui nel senso di guardare in noi stessi) in alto, fino in cima a un'onda di quel mare, e poi saper anche guardare in basso, fino all'estremità di noi stessi, a quei piedi erosi dalla fatica di vivere.
Molto bello il contrasto fra le due strofe. In entrambe ED usa verbi che danno il senso di una fuga, di un ritrarsi, come un fuggire dall'ingrata fatica di vivere. Ma poi nella prima strofa il fuggire diventa consapevolezza della splendente bellezza della nostra mente, un mare che luccica di curiosità e voglia di vivere. Nella seconda il cammino è inverso: la mente può contemplare le sue vette ma deve anche saper guardare in basso, alla propria concretezza, al proprio essere legata ad un corpo inevitabilmente eroso dal tempo. Solo se siamo in grado di saper vivere queste contraddittorie esperienze possiamo dire di esserci istruiti a dovere per affrontare il divino.


J868 (1864) / F908 (1865)

They ask but our Delight -
The Darlings of the Soil
And grant us all their Countenance
For a penurious smile -
    Non chiedono che di Deliziarci -
I Prediletti del Suolo
E ci danno tutto il loro Essere
Per un misero sorriso -

Chi possono essere i "prediletti del suolo" se non i fiori, che si concedono senza nulla chiedere, se non di rallegrarci con la loro presenza e di rivolgere loro, ogni tanto, un parsimonioso sorriso.


J869 (1864) / F909 (1865)

Because the Bee may blameless hum
For Thee a Bee do I become
List even unto Me -

Because the Flowers unafraid
May lift a look on thine, a Maid
Alway a Flower would be -

Nor Robins, Robins need not hide
When Thou upon their Crypts intrude
So Wings bestow on Me
Or Petals, or a Dower of Buzz
That Bee to ride - or Flower of Furze
I that way worship Thee -

    Poiché l'Ape può ronzare impunemente
Per Te un'Ape divento
Ascolta allora Me -

Poiché i Fiori impavidi
Possono alzare lo sguardo su di te, una Fanciulla
Sempre un Fiore vorrebbe essere -

Né i Pettirossi, i Pettirossi non debbono celarsi
Quando Tu nelle loro Cripte t'introduci
Perciò Ali concedimi
O Petali, o il Dono d'un Ronzio
Quell'Ape cavalcare - o un Fiore di Ginestra
In quella veste adorare Te -

L'ape, il fiore, il pettirosso non hanno costrizioni, non debbono piegarsi alle convenzioni che regolano la vita degli esseri umani. Possono ronzare senza problemi, possono guardare chiunque negli occhi senza timore, non debbono nascondersi quando qualcuno entra nella loro casa. E allora l'unico modo per adorarti è vestire le ali di un pettirosso, o avere il dono di ronzare come un'ape, o diventare un fiore di ginestra. Solo così una fanciulla può sentirsi libera di esternare l'amore che ha in sé.
Da notare la sapiente costruzione della poesia, con un percorso iterativo (diventare un'ape, essere un fiore, vestire le ali dei pettirossi) che si concede ampie variazioni. Per l'ape il primo verso descrive completamente l'azione (verbo e avverbio), il secondo la voglia di imitarla, il terzo è un'esortazione ad accorgersene. Per il fiore il primo si limita all'avverbio, nel secondo c'è l'azione e poi anche qui la voglia di imitazione, suddivisa fra secondo e terzo verso. Per i pettirossi c'è la ripetizione del soggetto (visto che poi non verranno più citati direttamente) e l'azione, seguita da un verso in cui il protagonista della poesia ("Thou") diventa soggetto, mentre la voglia di imitazione è collegata senza soluzione di continuità al finale della poesia, in cui tornano l'ape e il fiore attraverso i loro attributi.


J870 (1864) / F910 (1865)

Finding is the first Act
The second, loss,
Third, Expedition for the "Golden Fleece"

Fourth, no Discovery -
Fifth, no Crew -
Finally, no Golden Fleece -
Jason, sham, too.

    Il ritrovamento è il primo Atto
Il secondo, la perdita,
Terzo, la Spedizione per il "Vello d'Oro"

Quarto, nessuna Scoperta -
Quinto, nessun Equipaggio -
Infine, nessun Vello d'Oro -
Giasone, finzione, pure.

Una stringata metafora della vita: trovarla, perderla, cercarne il senso, non scoprire niente, restare soli, alla fine capire che non c'è nessun senso e che anche il cercatore non è altro che una finzione.
Bacigalupo ne dà una lettura eretico-nichilista, mettendo in evidenza l'accostamento fonetico "Jason"-"Jesus" e ipotizzando che "la ricerca del vello d'oro è metafora probabile della ricerca del Paradiso e di Dio, di cui si scopre l'inesistenza."


J871 (1864) / F1063 (1865)

The Sun and Moon must make their haste -
The Stars express around
For in the Zones of Paradise
The Lord alone is burned -

His Eye, it is the East and West -
The North and South when He
Do concentrate His Countenance
Like Glow Worms, flee away -

Oh Poor and Far -
Oh Hindered Eye
That hunted for the Day -
The Lord a Candle entertains
Entirely for Thee -

    Il Sole e la Luna debbono affrettarsi -
Le Stelle esprimersi d'intorno
Perché nelle Regioni del Paradiso
Il Signore da solo brilla -

Il Suo Occhio, è l'Est e l'Ovest -
Il Nord e il Sud quando Egli
Fa convergere il suo Volto
Come Lucciole, fuggono via -

Oh Povero e Lontano -
Oh Offuscato Occhio
Che cercasti il Giorno -
Il Signore una Candela serba
Interamente per Te -

Dio è il padrone assoluto della natura. Gli elementi, i punti cardinali sono sottomessi alla sua volontà, la sola a brillare solitaria nelle regioni celesti. Resta l'uomo, un povero, lontano occhio offuscato, che cerca disperatamente la luce che possa alzare il velo della sua ignoranza. Ma questa luce è una candela nelle mani di Dio, una luce che nel corso della nostra vita riusciremo a scorgere a malapena, perché Dio la serba sì per noi, ma ce la consegnerà nella sua interezza solo dopo la morte.


J872 (1864) / F1064 (1865)

As the Starved Maelstrom laps the Navies
As the Vulture teazed
Forces the Broods in lonely Valleys
As the Tiger eased

By but a Crumb of Blood, fasts Scarlet
Till he meet a Man
Dainty adorned with Veins and Tissues
And partakes - his Tongue

Cooled by the Morsel for a moment
Grows a fiercer thing
Till he esteem his Dates and Cocoa
A Nutrition mean

I, of a finer Famine
Deem my Supper dry
For but a Berry of Domingo
And a Torrid Eye -

    Come l'Affamato Maelstrom avvolge le Flotte
Come l'Avvoltoio irritato
Vìola le Nidiate in Valli solitarie
Come la Tigre alleviata

Da una sola Briciola di Sangue, digiuna Scarlatta
Finché incontra un Uomo
Ghiottamente adornato di Vene e Tessuti
E ne approfitta - e la sua Lingua

Appagata dal Morso per un istante
Diventa più feroce
Fino a stimare Datteri e Cocco
Un vile Nutrimento

Io, di Fame più sottile
Giudico arida una Cena
Da meno che una Bacca dei Caraibi
E un Torrido Occhio -

Tre similitudini di lunghezza molta diversa: il maelstrom che avvolge le flotte per placare la sua fame (un verso), l'avvoltoio che vìola nervosamente le nidiate in valli solitarie (due versi) e la tigre, che sembra appagata dal suo nutrimento abituale finché la sua lingua non assaggia la prelibata carne dell'uomo, facendole sembrare un vile nutrimento datteri e cocco (nove versi). Tutto per arrivare all'ultima strofa, dove ED ci dice che la fame dell'uomo, ben più sottile di quelle descritte in precedenza, non si sfama con le cene abituali, a meno che non siano condite da esotiche bacche dei Caraibi o da occhi "torridi", ovvero a un tempo esotici e pieni di passione.
La fame che ED descrive può ovviamente essere interpretata in molti modi: la conoscenza che non si limita al consueto, l'amore caldo e passionale che sembra unico agli occhi di chi lo prova, la libertà di sognare evocata dall'esotismo di Santo Domingo (che per brevità ho tradotto con "Caraibi") e da occhi che conoscono gli eccessi dei tropici, o, più probabilmente, tutte queste cose insieme.


J873 (1864) / F1065 (1865)

Ribbons of the Year -
Multitude Brocade -
Worn to Nature's Party once

Then, as flung aside
As a faded Bead
Or a Wrinkled Pearl -
Who shall charge the Vanity
Of the Maker's Girl?

    Nastri dell'Anno -
Moltitudini di Broccato -
Indossati una volta al Party della Natura

Poi, gettati in un angolo
Come uno sbiadito Ornamento
O una Perla Raggrinzita -
Chi accuserà la Vanità
Della Fanciulla del Creatore?

Le bellezze della natura, i ricorrenti spettacoli che ci offre, sono come nastri che ornano lo scorrere dell'anno, una serie ininterrotta di preziosi ornamenti sfoggiati nelle continue feste a cui siamo invitati ogni giorno. Ma tutto viene subito dopo gettato in un angolo, come si fa con le cose ormai fuori moda. Chi potrà mai per questo accusare di vanità la natura, la spensierata fanciulla che il creatore ha mandato per il mondo?
La natura vista come una spensierata fanciulla, creata da Dio per renderci piacevole il passaggio terreno. Ma è un piacere effimero, che dura lo spazio di una mattino, l'attimo rappresentato dagli anni della nostra vita rispetto all'eternità che ci attende.


J874 (1864) / F923 (1865)

They wont frown always - some sweet Day
When I forget to teaze -
They'll recollect how cold I looked
And how I just said "Please".

Then They will hasten to the Door
To call the little Girl
Who cannot thank Them for the Ice
That filled the lisping full.

    Stanno sempre a criticare - un bel Giorno
Quando smetterò di stuzzicarli -
Ricorderanno quanto sembrai fredda
E come dissi soltanto "Per piacere".

Poi si affretteranno alla Porta
A chiamare la Ragazzina
Che non potrà ringraziarli per il Gelo
Che ha riempito le labbra balbettanti.

Sembrano proprio i pensieri che tante volte ci venivano in mente da bambini, quando, stufi dei continui rimproveri degli adulti, immaginavamo di morire solo per il gusto di vedere nella nostra mente quei volti corrucciati e severi che diventavano improvvisamente teneri e solleciti, pronti a perdonare tutto.
Ho tradotto con un po' di libertà il primo verso ("They wont frown always" significa letteralmente "Erano sempre accigliati" o anche "Erano abituati a disapprovare in ogni momento") per dare l'idea dei pensieri di una bambina col muso che dentro di sé pensa "ora ve lo faccio vedere io!". Il "lisping" dell'ultimo verso indica il modo di parlare infantile (nel Webster cè l'esempio "uttering th for s, as yeth for yes"); credo che "labbra balbettanti" renda l'idea. Potrebbe anche tradursi con "balbettio" recuperando il "full" finale con "Che ha concluso del tutto il balbettio", ma mi piace di meno.


J875 (1864) / F926 (1865)

I stepped from Plank to Plank
A slow and cautious way
The Stars about my Head I felt
About my Feet the Sea -

I knew not but the next
Would be my final inch -
This gave me that precarious Gait
Some call Experience -

    Avanzavo di Asse in Asse
Un lento e cauto cammino
Le Stelle intorno al Capo percepivo
Intorno ai Piedi il Mare -

Sapevo soltanto che il prossimo
Poteva essere il mio centimetro finale -
Ciò mi dava quella precaria Andatura
Che alcuni chiamano Esperienza -

Il cammino della vita visto come un continuo avanzare "di asse in asse", dove i piedi rischiano a ogni passo, in quel centimetro che ogni volta potrebbe essere l'ultimo, di scivolare, di perdere la presa. Questa consapevolezza ci fa capire che l'esperienza, quel bagaglio di vita a cui diamo forse troppa importanza, non è altro che questa zoppicante e precaria andatura, che magari ci permette di centrare qualche asse in più ma non certo di evitare quel misterioso e sempre incombente centimetro finale.
Un'analisi molto interessante di questi versi si trova in un libro di Harold Bloom: Come si legge un libro (e perché), Rizzoli, 2000, pagg. 20-21.


J876 (1863) / F852 (1864)

It was a Grave - yet bore no Stone -
Enclosed 'twas not - of Rail -
A Consciousness - it's Acre - And
It held a Human Soul -

Entombed by whom - for what offence -
If Home or foreign - born -
Had I the Curiosity -
'Twere not appeased of Man -

Till Resurrection, I must guess -
Denied the small desire
A Rose upon it's Ridge - to sow -
Or sacrificial Flower -

    Era una Tomba - eppure non sosteneva Pietra -
Non era racchiusa - da Steccato -
Una Consapevolezza - il suo Campo - E
Reggeva un'Anima Umana -

Seppellita da chi - per quale offesa -
Se nata Indigena - o forestiera -
Avessi avuto la Curiosità -
Non sarebbe stata appagata da Nessuno -

Fino alla Resurrezione, devo supporre -
Negato il modesto desiderio
Di seminare una Rosa - sul suo Dorso -
O un Fiore sacrificale -

Due manoscritti, entrambi nei fascicoli, più una copia perduta inviata a Louise e Frances Norcross. Nel primo (quello utilizzato qui) è indicata una variante per l'ultimo verso: "Or palliate a Briar -" ("O mitigare un Rovo -"). Nel secondo, oltre a modifiche nella punteggiatura e alla sostituzione di "Man" con "men" all'ottavo verso, viene ripresa parzialmente la variante e l'ultimo verso diventa: "Or take away a Briar -" ("O portar via un Rovo -").

L'essere umano, o meglio la sua mente e il suo corpo, è, sin dall'inizio, destinato alla morte e per questo può essere paragonato a una tomba, pur non essendo ancora sovrastato da una lapide e racchiuso da uno steccato. Ma questo corpo e questa mente custodiscono in sé un'anima e, soprattutto, una consapevolezza che non possono non chiedersi quale sarà stata la colpa che ha fatto nascere questa vita predestinata alla morte e da dove viene il nostro essere, la nostra coscienza, quelle caratteristiche umane che stimolano la curiosità e, allo stesso tempo, sono frustrate dall'impossibilità di avere risposte. Nell'ultima strofa ritroviamo il "guess" che ED usa molto spesso quando parla dell'aldilà: solo dopo la resurrezione (ma possiamo solo supporlo, immaginarlo, far finta di crederci) conosceremo la verità su questa tomba, e potremo finalmente piantarvi un fiore o estirpare, o almeno rendere meno spinosi, i rovi che l'hanno sempre circondata.


J877 (1864) / F920 (1865)

Each Scar I'll keep for Him
Instead I'll say of Gem
In His long Absence worn
A Costlier One

But every Tear I bore
Were He to count them o'er
His own would fall so more
I'll missum them -

    Ogni Cicatrice terrò per Lui
Piuttosto dirò della Gemma
Portata nella Sua lunga Assenza
La più Costosa

Ma tutte le Lacrime che versai
Fossero da Lui contate una ad una
Di Sue ne cadrebbero tante di più
Che ne sbaglierei la somma -

Quando si ama tante sono le cicatrici, ma è meglio nasconderle e gustare la gemma del sentimento più prezioso che esista, anche se la portiamo in assenza dell'oggetto del nostro amore. Eppure questa gemma non impedisce di sentire tutto il dolore della separazione, di versare tante lacrime da non poterle contare. E se l'amato se ne rendesse conto, da lui ne sgorgherebbero forse ancora di più, ed anche delle sue sarebbe vano tentare la somma.
Nell'ultimo verso "missum" è un neologismo analogo a parole che significano sbagliare qualcosa, farla male, come "misspeak" (parlare male) o "misspend" (spendere a vanvera, scialacquare).


J878 (1864) / F922 (1865)

The Sun is gay or stark
According to our Deed -
If merry, He is merrier -
If eager for the Dead

Or an expended Day
He helped to make too bright
His mighty pleasure suits Us not
It magnifies our Freight

    Il Sole è gaio o tetro
Secondo il nostro Agire -
Se allegro, Lui è più allegro -
Se bramoso di Morti

O di un Giorno consumato
Che proprio Lui rese tanto radioso
Il Suo energico piacere non Ci soddisfa
Accresce il nostro Fardello

Anche il sole, il simbolo più chiaro e potente della bellezza e della forza della natura, ci appare gaio o tetro secondo il nostro stato d'animo. Se il nostro pensiero è costantemente rivolto a chi non c'è più, ai bei giorni trascorsi, nemmeno la sua immensa e luminosa forza riesce a smuovere la nostra tristezza, anzi sembra quasi aggravare con la sua potenza il fardello che sentiamo dentro di noi.


J879 (1864) / F927 (1865)

Each Second is the last
Perhaps, recalls the Man
Just measuring unconsciousness
The Sea and Spar between -

To fail within a chance -
How terribler a thing
Than perish from the chance's list
Before the Perishing!

    Ogni Secondo è l'ultimo
Può darsi, rammenta l'Uomo
Intento a misurare l'inconsapevolezza
Fra il Mare e il Pennone -

Fallire all'interno di una possibilità -
Una cosa più terribile
Che essere annullati da una lista di possibilità
Prima di esser Morti!

Non abbiamo molto tempo per misurare ciò che non sappiamo, quel territorio che sta fra la superficie della concretezza e la cima dell'inconoscibile; in questa ricerca dobbiamo rammentare sempre che ogni secondo potrebbe essere l'ultimo ma anche che il fallimento di questa ricerca, nello spazio che ci è concesso, è molto più frustrante di quella che è la condizione usuale dell'uomo: quella di sentirsi nudo e impotente di fronte al mistero che lo circonda, a quella lista di possibilità di cui non sappiamo sbrogliare la matassa e che ci fa toccare il nulla prima ancora di essere morti.
Poesia di non facile interpretazione. La chiave è nel paradosso della seconda strofa, in quel fallimento che nel primo verso sembra limitato a una delle tante possibilità offerteci, e che invece è metafora dell'inutile ricerca dell'inconoscibile. Tentare ed essere sconfitti significa diventare consapevoli dell'impossibilità di conoscere, una sconfitta molto più bruciante di quella di piegarci supinamente alla grandezza del mistero, a quella "lista di probabilità" che sentiamo più grande di noi e di fronte alla quale ci arrendiamo, rassegnandoci a rinunciare alla nostra coscienza, alla nostra curiosità, ben prima che la morte ci tolga per sempre ogni possibilità.
Leggendola così, può essere avvicinata alla J612-F444. Anche là l'anelito alla conoscenza, al cibo della mente, si scontra con la pigra serenità dell'inconsapevole moscerino.


J880 (1864) / F928 (1865)

The Bird must sing to earn the Crumb
What merit have the Tune
No Breakfast if it guaranty

The Rose content may bloom
To gain renown of Lady's Drawer
But if the Lady come
But once a Century, the Rose
Superfluous become -

    L'Uccello deve cantare per ottenere la Briciola
Che merito avrebbe la Melodia
Se non garantisse la Colazione

La Rosa può sbocciare contenta
Per procurare fama al Cassetto della Dama
Ma se la Dama arriva
Solo una volta a Secolo, la Rosa
Diventa superflua -

Il "cassetto della dama" e la sua rosa sono gli stessi della J675-F772, ma mentre nella poesia precedente l'accento è sulla fatica della creazione e sulla fama postuma che dona, qui sembra quasi che ED ci ripensi. Quella fama solo postuma, celebrata anche in altre poesie (vedi la J406-F536 o la J866-F968), viene vista con fastidio: a che serve la melodia se non procaccia nemmeno la colazione? quella rosa che sboccia nel cassetto della dama, a che serve se la dama che la sa cogliere è così rara da apparire appena una volta ogni secolo?
La seconda strofa è un po' criptica. Alla lettera, la rosa che sboccia nel cassetto diventa superflua quando non c'è nessuno in grado di coglierla, una metafora della difficoltà di incontro fra la poesia, intesa come dono in un certo senso presente in natura, e il poeta in grado di coglierla. Ma se leggiamo la seconda "dama" (quella del sesto verso) come una sorta di sintesi tra il poeta e la sua fama, potremmo interpretare i versi in un altro modo: se la fama tarda a giungere, o meglio arriva troppo tardi, quella rosa, per il poeta, diventa superflua come la melodia per l'uccello rimasto senza colazione.


J881 (1864) / F929 (1865)

I've none to tell me to but Thee
So when Thou failest, nobody -
It was a little tie -
It just held Two, nor those it held
Since Somewhere thy sweet Face has spilled
Beyond my Boundary -

If things were opposite - and Me
And Me it were - that ebbed from Thee
On some unanswering Shore -
Would'st Thou seek so - just say
That I the Answer may pursue
Unto the lips it eddied through -
So - overtaking Thee -

    Non ho niente da dirmi tranne di Te
Così ove tu mancassi, nessuno -
Era un tenue legame -
Ne reggeva appena Due, neanche questi resse
Quando Altrove il tuo dolce Viso si perse
Oltre il mio Confine -

Se le cose fossero al contrario - ed Io
Ed Io mi fossi - dileguata da Te
Su una qualche Riva senza eco -
Mi cercheresti Tu così - dillo
Affinché la Risposta io possa rincorrere
Fino alle labbra da cui spiccò il volo -
E subito - essere da Te -

I miei pensieri non hanno altro oggetto che te, e la tua mancanza li renderebbe sterili, perché nessuno potrebbe sostituirti. Eppure, nonostante la forza del mio amore, c'era soltanto un filo sottilissimo che ci legava, subito spezzato quando te ne andasti, quando sparisti dal mio orizzonte. Chissà se i tuoi sentimenti sono uguali ai miei. Mi chiedo se tu mi cercheresti con la stessa forza con cui ti cerco io, se le parti fossero invertite e fossi io a sparire dal tuo orizzonte, in un rifugio lontano e inaccessibile, privo anche dei riverberi di un'eco. Voglio sentire un sì, per poterne seguire il suono, fino a incontrare le labbra che l'hanno pronunciato e finalmente riunirmi a te.
La poesia sembra proprio un riferimento diretto a Charles Wadsworth, che a maggio del 1862 partì per San Francisco.
Il primo verso è reso in maniera molto diversa dai vari traduttori: Raffo nei Meridiani: "Non ho altri che te cui possa dirmi", Gardini: "Non ho che te cui dirlo.", Campana: "Solo con te posso parlare - nessun altro -", Errante: "Sei solo tu che possa dirlo a me,". Io l'ho interpretato come "nulla può riempire i miei pensieri, tranne te".
Al quinto verso ho tradotto "spilled" con "si perse" usando uno dei significati del Webster. "be lost or wasted" che mi sembrava adatto a quel volto che svanisce oltre l'orizzonte.
"Ebbed", al verso 8, è usato generalmente per indicare il riflusso della marea ma significa anche "declinare, deteriorarsi, lasciare un condizione migliore per una peggiore". Qui indica un tirarsi indietro, uno sfuggire alle gioie dell'amore, e ho scelto "dileguata" anche perché mi sembra adatto al verso successivo, che descrive un luogo nascosto dove anche gli echi si perdono e diventano inaudibili.
Nel penultimo verso ho tradotto "eddied through" con "da cui spiccò il volo"; mi piaceva di più della traduzione letterale: "attraverso le quali turbinò", anche se si perde un po' dell'immagine così fantasiosa che ci offre ED ("to eddy" significa "turbinare, ruotare vorticosamente"): due labbra che pronunciano quella risposta con la veemenza di un turbine, riuscendo a penetrare anche in quella riva senza eco del verso 9.
Nell'ultimo ho inteso "overtaking" nel senso di "cogliere di sorpresa, raggiungere di corsa".


J882 (1864) / F1114 (1865)

A Shade upon the mind there passes
As when on Noon
A Cloud the mighty Sun encloses
Remembering

That some there be too numb to notice
Oh God
Why give if Thou must take away
The Loved?

    Un'Ombra sulla mente in quel luogo passa
Come a Mezzogiorno
Una Nuvola il poderoso Sole racchiude
Rammentando

Come vi sia qualcuno troppo inerte per vedere
Oh Dio
Perché dai se devi portar via
L'Amato?

Quel "there" del primo verso fa pensare a un luogo preciso. Visto che poi c'è qualcuno troppo inerte per accorgersi di quello che accade intorno a lui e quindi un dio che porta via, quel luogo non può essere che la tomba dell'amato dell'ultimo verso. In quel luogo un'ombra attraversa la mente, un'ombra simile a quella di una nuvola che riesce a oscurare lo splendore del sole. È l'ombra del dolore, che ci rammenta l'oscurità riservata a colui che ormai non può più godere di nessuno splendore e ci fa chiedere a Dio quale significato possa avere darci l'amato (ma anche la vita) se poi inevitabilmente ce lo deve togliere.
Al secondo verso non ho tradotto "when" per mantenere il più possibile l'alternanza tra verso lungo e verso breve.


J883 (1864) / F930 (1865)

The Poets light but Lamps -
Themselves - go out -
The Wicks they stimulate -
If vital Light

Inhere as do the Suns -
Each Age a Lens
Disseminating their
Circumference -

    I Poeti non accendono che Lumi -
Loro - se ne vanno -
Gli Stoppini che stimolano -
Se di Luce vitale

S'imprimono come fanno i Soli -
Ogni Età una Lente
Che dissemina la loro
Circonferenza -

Un'altra definizione dei poeti. Stavolta ED assegna loro il compito di mantenere accesa nel tempo la luce della poesia, di stimolare quello stoppino che quando è portatore di una luce vera, vitale, non accenna a spegnersi, anzi continua a illuminare gli uomini nel corso del tempo, ben al di là della vita del poeta. Nell'ultimo verso ritorna quella circonferenza che racchiude il mistero dell'esistenza, stavolta perennemente rinnovata dalla luce della poesia, una lente allo stesso tempo perpetua e cangiante, che sa parlare a uomini di tutte le epoche.
Al quinto verso ED usa il verbo "to inhere" che il Webster definisce così: "To exist or be fixed in something else; as, colors inhere in cloth; a dart inheres in the flesh", ovvero qualcosa che diventa parte integrante di qualcos'altro o che vi si imprime con forza. Il senso del verso dovrebbe quindi essere che la luce degli stoppini, ovvero la poesia, quando è vitale, diventa parte integrante dell'esistenza, illuminandola e dandole vita come fanno i Soli (ED usa il plurale, come se volesse far oltrepassare alla poesia i confini del mondo, dandole una dimensione cosmica). Si potrebbe anche tradurre letteralmente con "Ineriscono come fanno i Soli" (come fa Bacigalupo riferendo il verbo alla "luce" del verso precedente: "inerisce come soli"). Visto però che negli esempi del Webster il verbo si tradurrebbe in italiano con "imprimere" (colori impressi nella stoffa; un dardo impresso nella carne), ho preferito usare quest'ultimo termine, che in italiano viene spesso usato in associazione con la mente umana. Al lettore italiano, come a quello inglese, è lasciato il compito di completare il verso con quello che ED sottintende: "S'imprimono nell'esistenza degli uomini come fanno i Soli, diventandone parte integrante e necessaria".


J884 (1864) / F931 (1865)

An Everywhere of Silver
With Ropes of Sand
To keep it from effacing
The Track called Land -
    Un Ovunque d'Argento
Con Funi di Sabbia
Per trattenerlo dal cancellare
La Traccia chiamata Terra -

Nella prima edizione del 1891 la poesia fu pubblicata con il titolo "The Sea". Un'immagine preziosa e scintillante ("silver") del mare, visto però anche come un invasivo "ovunque" pronto a cancellare l'esigua traccia della terra, se non fosse trattenuto da quello sbarramento che ED chiama "funi di sabbia".


J885 (1864) / F932 (1865)

Our little Kinsmen - after Rain
In plenty may be seen,
A Pink and Pulpy multitude
The tepid Ground upon.

A needless life, it seemed to me
Until a little Bird
As to a Hospitality
Advanced and breakfasted -

As I of He, so God of Me
I pondered, may have judged,
And left the little Angle Worm
With Modesties enlarged.

    I nostri piccoli Parenti - dopo la Pioggia
In abbondanza si possono vedere,
Una Rosa e Polposa moltitudine
Sul tiepido Terreno.

Un'inutile vita, mi sembrava
Finché un Uccellino
Come in un Ostello
Avanzò e fece colazione -

Come io di Lui, così Dio di Me
Meditai, potrebbe aver pensato,
E mi allontanai da quel Vermiciattolo
Con accresciuta Modestia.

Un apologo sulla relatività delle cose. Il verme inutile per noi, diventa prezioso cibo per l'uccello, così come la nostra alterigia davanti alle forme di natura che riteniamo inferiori si stempera quando pensiamo alla nostra piccolezza di fronte al divino.


J886 (1864) / F934 (1865)

These tested Our Horizon -
Then disappeared
As Birds before achieving
A Latitude.

Our Retrospection of Them
A fixed Delight,
But Our Anticipation
A Dice - a Doubt -

    Essi saggiarono il Nostro Orizzonte -
Poi scomparvero
Come Uccelli prima di aver raggiunto
Una Latitudine.

Il Guardare indietro a Loro
Una stabile Delizia,
Mentre il Guardare avanti
Un Gioco di dadi - Un Dubbio -

Chi non c'è più ha sperimentato l'orizzonte della vita e poi è scomparso, prima di raggiungere la latitudine delle certezze. Rivolgere il nostro pensiero a loro significa deliziare il nostro ricordo, stabilmente perché ormai non c'è più niente che possa modificarlo, mentre guardare avanti, alla nostra vita che continua, ci fa sentire sempre preda del caso e del dubbio che sappiamo di non poter sciogliere.


J887 (1864) / F1094 (1865)

We outgrow love, like other things
And put it in the Drawer -
Till it an Antique fashion shows -
Like Costumes Grandsires wore.
    L'amore ci sta stretto, come altre cose
E lo mettiamo in un Cassetto -
Finché non rivela una foggia Antiquata -
Come gli Abiti che indossavano i Nonni.

Quando l'amore svanisce diventa come tutte le altre cose e non ci rimane che riporlo in un cassetto. Solo quando assume il carattere del ricordo dolce, quando fa rinascere quella nostalgia che proviamo di fronte a qualcosa di antiquato e ormai perduto, come ci accade quando tiriamo fuori da un baule gli abiti dei nonni, lo facciamo riemergere dal cassetto della nostra mente, guardandolo magari con gli occhi lucidi ma ormai privi della passione che aveva provocato.
Bacigalupo osserva giustamente: "Un pensiero realistico su un tema dove non di rado ED evoca più tradizionalmente una durata eterna."


J888 (1864) / F1095 (1865)

When I have seen the Sun emerge
From His amazing House -
And leave a Day at every Door
A Deed, in every place -

Without the incident of Fame
Or accident of Noise -
The Earth has seemed to me a Drum,
Pursued of little Boys

    Quando ho visto il Sole emergere
Dalla Sua sorprendente Casa -
E lasciare un Giorno ad ogni Porta
Un Gesto, in ogni luogo -

Senza il corollario della Fama
O appendice di Rumore -
La Terra mi è sembrata un Tamburo,
Inseguito da Ragazzini

Veder sorgere il sole è uno spettacolo usuale ma che resta sempre affascinante e sorprendente. Di fronte a questo spettacolo della natura, non viziato dall'ambizione della fama o dai clamori che di solito accompagnano le imprese umane, queste ultime ci sembrano dei semplici, e rumorosi, giochi da ragazzini.
Per la traduzione di "incident" e "accident" ai versi 5 e 6 ho utilizzato, con qualche libertà, due definizioni del Webster, rispettivamente: "Appertaining to or following the chief or principal." e "In logic, a property, or quality of a being which is not essential to it."


J889 (1864) / F1067 (1865)

Crisis is a Hair
Toward which forces creep
Past which - forces retrograde
If it come in sleep

To suspend the Breath
Is the most we can
Ignorant is it Life or Death
Nicely balancing -

Let an instant push
Or an Atom press
Or a Circle hesitate
In Circumference

It may jolt the Hand
That adjusts the Hair
That secures Eternity
From presenting - Here -

    La Crisi è un Capello
Verso cui le forze strisciano
Oltre cui - le forze retrocedono
Se arriva nel sonno

Sospendere il Respiro
È il massimo che possiamo
Ignorando se sia Vita o Morte
In perfetto equilibrio -

Lasciare che un istante spinga
O un Atomo prema
O un Cerchio esiti
Nella Circonferenza

Può far vacillare la Mano
Che aggiusta il Capello
Che impedisce all'Eternità
Di presentarsi - Qui -

La nostra vita è appesa ad un filo, a un capello, unica esile barriera che ci protegge, che affronta gli attacchi delle armate che la morte invia contro di noi, respingendole fin quando può. Se il nemico arriva quando siamo disattenti, l'unica difesa è trattenere il respiro. In un momento in cui non sappiamo come finirà l'attacco, se vincerà la vita o la morte, muoversi, reagire, potrebbe far vacillare la mano che manovra quell'esile capello, facendo infiltrare le avanguardie nemiche. Allora quel capello si spezzerebbe e non riuscirebbe più a impedire l'arrivo dell'eternità.
Una riflessione su quanto sia fuggevole e in bilico la nostra vita e sull'assoluta casualità della morte, legata ad avvenimenti o circostanze che sono quasi sempre oltre la possibilità di un nostro intervento. Anzi, reagire potrebbe talvolta alterare un equilibrio che magari in quel momento era a noi favorevole.


J890 (1864) / F794 (1864)

From Us She wandered now, a Year -
Her tarrying, unknown.
If Wilderness prevent Her feet -
Or that Etherial Zone
No Man hath seen and lived -
We ignorant must be -
We only know what time of Year
We felt the Mystery -
    Da Noi è lontana ora, un Anno -
La Sua dimora, sconosciuta.
Se il Deserto ostacoli i Suoi passi -
O quell'Eterea Zona
Che mai Uomo ha visto e abitato -
Noi ignorare dobbiamo -
Sappiamo solo in quale istante dell'Anno
Percepimmo il Mistero -

Due manoscritti: uno spedito ad un destinatario sconosciuto (la versione qui riportata) e uno nei fascicoli, suddiviso in due strofe e con due varianti (oltre a quelle nella punteggiatura): al verso 5 "No Eye hath" ("Che mai Occhio ha") al posto di "No Man has" e al verso 8 "took" ("catturammo") al posto di "felt".

La poesia sembra dedicata a una donna scomparsa da un anno. Johnson ci informa che la sola donna amica o parente di ED morta nei primi anni '60 fu "Aunt Mira", ovvero Mrs. Joel W. Norcross, moglie del fratello più piccolo della madre, che morì il 4 maggio 1862. Franklin invece rifiuta questa ipotesi, probabilmente per un problema di date: la poesia è infatti datata da entrambi nel 1864, mentre il primo anniversario della morte della "Aunt Mira" cadeva l'anno precedente.
Comunque, stabilire con esattezza chi sia la persona di cui parla la poesia è poco importante. ED si pone nuovamente di fronte al mistero della morte, o meglio di quello che immaginiamo possa essere il futuro di chi muore. Un futuro di cui non possiamo sapere nulla perché, se esiste, è in luoghi mai esplorati da nessuno. Una cosa sola conosciamo bene: l'istante in cui quella morte è avvenuta, perché è il momento in cui una persona cara ci lasciò ma anche perché fu l'istante in cui, fuggevolmente e senza poterlo afferrare, percepimmo il mistero della morte.


J891 (1864) / F912 (1865)

To my quick ear the Leaves - conferred -
The Bushes - they were Bells -
I could not find a Privacy
From Nature's sentinels -

In Cave if I presumed to hide
The Walls - begun to tell -
Creation seemed a mighty Crack -
To make me visible -

    Al mio vigile orecchio le Foglie - parlavano -
I Cespugli - erano Campane -
Non riuscivo a Isolarmi
Dalle sentinelle della Natura -

Se in una Grotta pensavo di nascondermi
Le Pareti - cominciavano a raccontare -
Il Creato sembrava un potente Boato -
Che mi rendeva visibile -

Nella J441-F519 ci sono "The simple News that Nature told - / With tender Majesty". Qui la natura sembra invadente: le foglie parlano, dai cespugli si alza uno scampanio, non si può sfuggire a questi suoni che ci raccontano qualcosa, anche quando vorremmo isolarci e non sentirli. Ma negli ultimi due versi c'è un'improvvisa virata: i suoni della natura, per chi li sa sentire e tradurre in parole, diventano poesia, ovvero il mezzo con cui il poeta si rende visibile al mondo.
Il "crack" del penultimo verso è tradotto con "spacco" dalla Guidacci e con "fenditura" da Errante. Ma il termine significa anche "A burst of sound; a sharp or loud sound, uttered suddendly or with vehemence." Considerati i versi che precedono. mi è sembrato più plausibile che qui ED intendesse riferirsi al significato sonoro della parola e ho perciò tradotto con "boato", quasi che i suoni della natura riempissero completamente le orecchie del poeta, tanto da non permettergli di sottrarsi, nemmeno volendolo fare.


J892 (1864) / F1069 (1865)

Who occupies this House?
A Stranger I must judge
Since No one know His Circumstance -
'Tis well the name and age

Are writ upon the Door
Or I should fear to pause
Where not so much as Honest Dog
Approach encourages -

It seems a Curious Town -
Some Houses very old,
Some - newly raised this Afternoon,
Were I compelled to build

It should not be among
Inhabitants so still
But where the Birds assemble
And Boys were possible

Before Myself was born
'Twas settled, so they say,
A Territory for the Ghosts
And Squirrels, formerly.

Until a Pioneer, as
Settlers often do
Liking the quiet of the Place
Attracted more unto -

And from a Settlement
A Capitol has grown
Distinguished for the gravity
Of every Citizen -

The Owner of this House
A Stranger He must be -
Eternity's Acquaintances
Are mostly so - to me -

    Chi occupa questa Casa?
Uno Straniero devo presumere
Poiché Nessuno conosce il Suo Stato -
È tanto che il nome e l'età

Siano incise sulla Porta
O dovrei temere di sostare
Dove nemmeno un Cane Fedele
È stimolato ad avvicinarsi -

Sembra una Curiosa Città -
Alcune Case molto vecchie,
Alcune - appena innalzate nel Pomeriggio,
Fossi costretta a costruire

Non sarebbe nel mezzo di
Abitanti così inerti
Ma dove gli Uccelli si riuniscono
E Ragazzi fossero concepibili

Prima ch'Io fossi nata
Fu sistemato, così dicono,
Un Territorio per Fantasmi
E Scoiattoli, in passato.

Finché un Pioniere, come
Spesso fanno i Coloni
Conquistato dalla quiete del Posto
Ne attirò altri fin là -

E da una Colonia
Crebbe un Campidoglio
Contraddistinto dalla gravità
Di ogni Cittadino -

Il Proprietario di questa Casa
Uno Straniero dev'essere -
I Conoscenti dell'Eternità
Sono in gran parte tali - per me -

La descrizione di un cimitero, prima come luogo che respinge, poi in una sorta di piccola storia di una singolare colonizzazione. All'inizio e alla fine della poesia, prima come domanda e poi come certezza, lo stato di "straniero" per chi abita in quel luogo, una completa, immodificabile situazione di estraneità alla vita per chi ormai è in compagnia dell'eternità, una compagnia che lo esclude da tutto ciò che ci è familiare. Il "mostly" dell'ultimo verso lascia aperto uno spazio per il ricordo, l'unico legame che resta nei confronti di chi non c'è più.


J893 (1864) / F916 (1865)

Drab Habitation of Whom?
Tabernacle or Tomb -
Or Dome of Worm -
Or Porch of Gnome -
Or some Elf's Catacomb?
    Grigia Abitazione di Chi?
Tabernacolo o Tomba -
O Cupola di Verme -
O Portico di Gnomo -
O magari Catacomba di Elfo?

Martha Dickinson Bianchi, nell'edizione delle poesie di ED da lei curata nel 1924, ci informa che la poesia fu "Sent with a cocoon [bozzolo] to her little nephew." Il nipotino era Ned: Edward Dickinson, figlio di Austin e Susan, nato il 19 giugno 1861.

Anche il bozzolo di un baco da seta regalato al nipotino dev'essere accompagnato da un poetico biglietto. E, pur scrivendo a un bambino di quattro anni, ED non rinuncia a evocare tombe e catacombe.


J894 (1864) / F1076 (1865)

Of Consciousness, her awful mate
The Soul cannot be rid -
As easy the secreting her
Behind the Eyes of God -

The deepest hid is sighted first
And scant to Him the Crowd -
What triple Lenses burn upon
The Escapade from God -

    Dalla Consapevolezza, sua terribile compagna
L'Anima non può essere liberata -
Facile quanto occultarla
Agli Occhi di Dio -

Il più profondo rifugio è subito scoperto
E poca cosa per Lui la Folla -
Triplici Lenti inceneriscono
L'Evaso da Dio -

L'anima non può essere separata dalla consapevolezza, la coscienza di sé che la rende umana e infelice. Sarebbe come volerla nascondere agli occhi di Dio, colui che vede tutto e sa distinguere ogni singola creatura nella moltitudine del creato. Per chi vuole evadere dalla prigione del divino sono pronte tre inesorabili lenti (probabile metafora della trinità), che non mancheranno di individuarlo e incenerirlo.
Ritorna il concetto leopardiano della ragione come "terribile compagna" della nostra vita.


J895 (1864) / F1077 (1865)

A Cloud withdrew from the Sky
Superior Glory be
But that Cloud and it's Auxiliaries
Are forever lost to me

Had I but further scanned
Had I secured the Glow
In an Hermetic Memory
It had availed me now -

Never to pass the Angel
With a glance and a Bow
Till I am firm in Heaven
Is my intention, now -

    Una Nube si ritrasse dal Cielo
Gloria maggiore vi sarà
Ma quella Nube e le sue Aiutanti
Sono per sempre sottratte a me

Avessi solo di più scrutato
Mi fossi assicurata il Bagliore
In una Ermetica Memoria
Mi sarebbe servito ora -

Non oltrepassare mai l'Angelo
Con un'occhiata e un Cenno
Finché non sarò sicura in Cielo
È mia intenzione, ora -

"Ogni lasciata è persa" o anche "carpe diem". Se lasciamo passare la luce che potrebbe illuminare la nostra vita, così come passa una nuvola in cielo, potremmo non avere più occasioni. Sarebbe stato meglio imprimerla bene, chiuderla a chiave, nella nostra memoria, per poterne poi godere almeno il ricordo. Perciò ho deciso di non guardare più distrattamente le occasioni che si presentano, almeno finché sarò viva e avrò la possibilità di goderle.
Al quarto verso la traduzione letterale sarebbe: "Sono per sempre perdute (o smarrite) per me". C'è però un triplice, o duplice, "per" che non mi piace in un verso che nell'originale non contiene allitterazioni. Ho perciò tradotto "lost" con "sottratte". Il senso mi sembra rimanga inalterato.


J896 (1864) / F1078 (1865)

Of Silken Speech and Specious Shoe
A Traitor is the Bee
His service to the newest Grace
Present continually

His Suit a chance
His Troth a Term
Protracted as the Breeze
Continual Ban propoundeth He
Continual Divorce.

    Di Serico Eloquio e Scarpa Vistosa
Una Traditrice è l'Ape
I suoi servigi al novello Sua Grazia
Offre continuamente

Il suo Corteggiamento è a caso
La sua Fedeltà a Termine
Durevole come la Brezza
Continui Bandi di Nozze propone
Continui Divorzi.

Stavolta l'ape diventa simbolo del saltare di fiore in fiore, della vistosa apparenza di chi non si fa scrupolo di servire chiunque in quel momento abbia il potere. Corteggia senza andare per il sottile e la sua fedeltà dura quanto il potere di chi la ottiene. È pronta a unirsi a chiunque possa esserle utile, quanto è pronta a separarsene non appena l'utilità scompare.


J897 (1864) / F1079 (1865)

How fortunate the Grave -
All Prizes to obtain,
Successful certain, if at last,
First Suitor not in vain.
    Com'è fortunato il Sepolcro -
Tutti i Premi ottiene,
Successo certo, anche se per ultimo,
Primo Corteggiatore non invano.

Nella vita non sempre otteniamo ciò che vogliamo, e anche quando riusciamo a conquistare il premio dei nostri sforzi, magari un sospirato sì, il nostro tempo mortale prima o poi ce lo toglie e ci separa, in un modo o nell'altro, da esso. Solo il sepolcro è certo di ottenere quel che vuole. Inizia subito il suo corteggiamento, è il primo che, fin dalla nascita, ci chiede per lui, sapendo che è soltanto questione di tempo: nessuno può sottrarsi al suo abbraccio se non per il breve spazio di una vita.
L'ultimo verso può anche leggersi come: "è il primo corteggiatore che lega a sé per sempre la sua conquista, senza il limite mortale che rende vano ogni atto umano".


J898 (1864) / F1080 (1865)

How happy I was if I could forget
To remember how sad I am
Would be an easy adversity
But the recollecting of Bloom

Keeps making November difficult
Till I who was almost bold
Lose my way like a little Child
And perish of the cold.

    Se quant'ero felice potessi dimenticare
Ricordare quanto sono triste
Sarebbe una trascurabile avversità
Ma il rammentarsi della Fioritura

Porta a rendere il Novembre difficile
Fin quando io che ero quasi audace
Perderò la strada come una Bimbetta
E morirò di freddo.

Il ricordo della felicità passata non rende più lieve la tristezza del presente, anzi la accentua. Come quando a novembre ci ricordiamo della fioritura primaverile e non riusciamo ad accettare il decadimento autunnale. Così perdiamo l'audacia dei giorni della nostra età primaverile, e ci aggiriamo smarriti nell'autunno della vita aspettando solo il gelo della morte invernale.


J899 (1864) / F1073 (1865)

Herein a Blossom lies -
A Sepulchre, between -
Cross it, and overcome the Bee -
Remain - 'tis but a Rind -
    Qui dentro un Fiore giace -
Un Sepolcro, nel mezzo -
Attraversalo, e superi l'Ape -
Resta - è solo una Corteccia -

C'è un fiore sepolto là sotto. Fra te e lui c'è di mezzo un sepolcro. Se riesci a oltrepassarlo e ad arrivare al fiore, riuscirai a fare meglio dell'ape, a estrarre da quel fiore il mistero della morte. Se resti di fuori non vedrai altro che la corteccia, l'esterno della morte, e non riuscirai mai a conoscerne i segreti.
Anche in questa poesia ED esplora gli immaginari confini da attraversare per carpire l'inconoscibile. Stavolta l'immagine è quella di un sepolcro, guardando il quale vediamo l'immagine esterna della morte, quella usuale, che non ci dice niente su quel mistero che sfida gli strumenti della ragione. Solo se fossimo capaci di oltrepassare quell'involucro esterno potremmo forse, come l'ape con un fiore, estrarre da quel corpo inanimato i segreti che custodisce.


J900 (1864) / F1074 (1865)

What did They do since I saw Them?
Were They industrious?
So many questions to put Them
Have I the Eagerness

That could I snatch Their Faces
That could Their lips reply
Not till the last was answered
Should They start for the Sky -

Not if the Just suspect Me
And offer a Reward
Would I restore my Booty
To that Bold Person, God,

Not if Their Party were waiting,
Not if to talk with Me
Were to Them now, Homesickness
After Eternity -

    Cosa hanno fatto dall'ultima volta che Li vidi?
Sono stati operosi?
Di cosi tante domande da far Loro
Ho impaziente desiderio

Che carpirei i Loro Volti
Affinché le labbra potessero rispondere
Né fino all'ultima risposta
Li lascerei partire per il Cielo -

Né se il Giusto sospettasse di Me
E offrisse una Ricompensa
Restituirei il mio Bottino
A quel Baldo Individuo, Dio,

Né se i Loro Compagni stessero aspettando,
Né se parlare con Me
Fosse adesso per Loro, Nostalgia
Dopo l'Eternità -

Ho trascritto la poesia secondo l'edizione Franklin. Nell'edizione Johnson le ultime due strofe sono riportate in ordine inverso. La diversa trascrizione deriva dal fatto che ED ha riportato nei fascicoli le strofe 1, 2 e 4 e ha quindi applicato sull'ultima una striscia di carta con quella qui considerata come terza. Johnson ipotizza che potrebbe trattarsi di una strofa in sostituzione di quella coperta dalla striscia di carta e, comunque, la trascrive come ultima.
Ho scelto l'interpretazione di Franklin perché la strofa aggiunta termina chiaramente con una virgola (interpretata da Johnson come un trattino), graficamente uguale a quella che, nello stesso verso, segue la parola "Person" (vedi l'immagine sotto). Appare perciò evidente come la strofa non possa essere l'ultima e ciò fa cadere sia l'ipotesi di aggiunta alla fine che quella di sostituzione.

Anche in questa poesia prorompe la voglia di sapere di ED, che in questo caso immagina di poter strappare dal cielo coloro che sanno cos'è l'immortalità e di far loro tutte le domande che le bruciano dentro. Se riuscisse a farlo, non arretrerebbe davanti a niente, né ad un Dio che richiede indietro le sue proprietà, né alle richieste dei compagni celesti che aspettano, né alla possibilità che un tale colloquio possa risvegliare negli interlocutori la nostalgia di casa dopo tanta eternità.
Al verso 12 "Bold Person" potrebbe essere tradotto con termini più "divini", per esempio "possente persona" come fa Raffo; ho preferito una traduzione meno "alta" anche in relazione al "Booty" del verso precedente.
Raffo ne dà un'interpretazione del tutto diversa: "I protagonisti di questa poesia, non nominati direttamente, sono gli uccelli al ritorno della primavera."