Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J801 - 850

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J801 (1863) / F856 (1864)

I play at Riches - to appease
The Clamoring for Gold -
It kept me from a Thief, I think,
For often, overbold

With Want, and Opportunity -
I could have done a Sin
And been Myself that easy Thing
An independent Man -

But often as my lot displays
Too hungry to be borne
I deem Myself what I would be -
And novel Comforting

My Poverty and I derive -
We question if the Man -
Who own - Esteem the Opulence -
As We - Who never Can -

Should ever these exploring Hands
Chance Sovreign on a Mine -
Or in the long - uneven term
To win, become their turn -

How fitter they will be - for Want -
Enlightening so well -
I know not which, Desire, or Grant -
Be wholly beautiful -

    Gioco alla Ricchezza - per placare
La Smania per l'Oro -
Mi ha trattenuto dall'essere un Ladro, credo,
Perché spesso, sfrontata

A causa del Bisogno, e dell'Opportunità -
Avrei potuto fare un Peccato
Ed essere Io stessa quella facile Cosa
Una Persona indipendente -

Ma ogni volta che il mio campo si dimostra
Troppo sterile per sostenermi
Mi immagino come sarei -
E nuovo Conforto

Alla mia Povertà e a me ne deriva -
Ci chiediamo se l'Uomo -
Che possiede - Stimi l'Opulenza -
Come Noi - Che non Possiamo mai -

Dovesse mai a queste Mani che frugano
Capitare di Regnare su una Miniera -
O nella lunga - volubile scadenza
Per vincere, arrivare il loro turno -

Quanto più adatte sarebbero - visto che il Bisogno -
Illumina così bene -
Non so che cosa, Desiderare, od Ottenere -
Sia bello in assoluto -

Giocare con immaginarie ricchezze riesce a placare il desiderio che ho per loro. Questo gioco dell'immaginazione riesce, forse, a impedire che il bisogno e le occasioni, che certo non mancano, facciano di me un ladro, il mezzo più semplice per diventare indipendenti. Ma ogni volta che la fame di ricchezze si fa sentire mi basta immaginare come diventerei se dovessi cedere alla tentazione, e questo pensiero mi conforta nella decisione di non allontanarmi dalla mia povertà. Spesso ci chiediamo quale valore dia alle sue ricchezze l'uomo che le possiede in confronto al valore dato da chi non potrà mai averle. Ma non è importante saperlo, quello che è certo è che se la sorte, nella sua volubilità, dovesse darcele in dono, sapremmo certamente usarle meglio noi, quelle ricchezze, visto che il bisogno, il desiderio di cercare quello che vogliamo e non di appropriarci di quello che ci viene offerto, è un'ottima palestra per la mente. In fin dei conti cos'è veramente bello: desiderare od ottenere?
Al verso 2 "clamoring" - simile all'italiano "clamore" - significa letteralmente "proferire ripetutamente parole ad alta voce; fare continuamente un forte rumore; particolarmente in caso di proteste o domande insistenti". Raffo nei Meridiani e la Guidacci traducono con "bramosia", io ho cercato di mantenermi il più vicino possibile all'originale e ho scelto una parola che ha una qualche connotazione sonora: "smania".
La fine della seconda strofa fa pensare a un riferimento autobiografico. A una Emily che avrebbe potuto facilmente barare, accettare di sposarsi con qualcuno, senza provare per lui quell'amore che è certamente adombrato nelle "ricchezze" dell'incipit, e acquisire così quell'indipendenza che non ebbe mai, almeno dal punto di vista concreto.
All'inizio della terza strofa ho mantenuto l'immagine campestre: "lot" che significa "lotto di terreno, appezzamento" e "hungry" inteso come "sterile".
I due versi finali ci riportano alla poesia J439-F626 e alla frase sul desiderio della lettera 379.


J802 (1863) / F858 (1864)

Time feels so vast that were it not
For an Eternity -
I fear me this Circumference
Engross my Finity -

To His exclusion, who prepare
By Processes of Size
For the Stupendous Vision
Of his Diameters -

    Il Tempo sembra così vasto che se non fosse
Per l'Eternità -
Temo che questa Circonferenza
Assorbirebbe la mia Finitezza -

Escludendo la Sua, che prepara
Procedendo per Gradi
Alla Stupenda Visione
Dei suoi Diametri -

Il tempo che accompagna lo svolgersi della vita può sembrarci molto vasto, tanto che se non fossimo consapevoli dell'esistenza dell'eternità, potremmo temere che la sua circonferenza possa assorbire tutta la nostra esistenza, escludendo quella circonferenza più vasta e più compiuta propria dell'eternità, un cerchio che percorriamo nella sua superficie visibile per imparare, man mano, a comprendere quella parte misteriosa e insieme meravigliosa che ci aspetta nell'aldilà.
"His" al verso 5 l'ho inteso come la "sua circonferenza" riferito all'eternità, ma non è escluso, vista la prossimità del "my Finity" del verso precedente, che possa leggersi come "la sua finitezza", ovvero la parte dell'eternità che siamo in grado di vedere: il significato rimane più o meno lo stesso. Il pronome maschile, come suggerisce la Malroux, potrebbe essere un'ambiguità che indica Dio, celato dietro il termine "eternità". Anche nelle traduzioni italiane (Guidacci nei Meridiani e la Seri) la terza strofa viene associata a Dio, ma con termini più diretti che tralasciano il possessivo: "Colui che" e "Lui".
La seconda strofa riprende l'immagine della J797-F849: la divinità, o il mistero, che nella vita mortale ci fornisce una sorta di anticipazione di ciò che sarà l'eterna beatitudine celeste.


J803 (1863) / F859 (1864)

Who Court obtain within Himself
Sees every Man a King -
And Poverty of Monarchy
Is an interior thing -

No Man depose
Whom Fate Ordain -
And Who can add a Crown
To Him who doth continual
Conspire against His Own

    Chi tiene Corte dentro di Sé
Vede in ogni Uomo un Re -
E la Povertà della Monarchia
È una cosa interiore -

Nessuno può deporre
Chi il Fato ha Consacrato -
E Chi può aggiungere una Corona
A Colui che di continuo
Cospira contro la Propria

Ciò che portiamo dentro è quello che conta nella nostra vita. La ricchezza interiore permette a tutti di sentirsi Re, e così un monarca può essere estremamente povero, così come un povero può possedere ricchezze celate a un sovrano. E la consacrazione regale che il fato concede a chi è ricco dentro non può essere scalfita da nessun potere mortale, così come nessuno può arricchire di una corona colui che ne disconosce il valore e anzi sembra respingere quella che poteva essere destinata a lui.
L'uso di simboli regali (Court, King, Monarchy, Crown) fa pensare che il soggetto, di per sé chiaro, possa nascondere anche un richiamo al dono della poesia, la ricchezza che ED mette al di sopra di tutto (vedi la J569-F533).


J804 (1863) / F860 (1864)

No Notice gave She, but a Change -
No Message, but a Sigh -
For Whom, the Time did not suffice
That She should specify.

She was not warm, though Summer shone
Nor scrupulous of cold
Though Rime by Rime, the steady Frost
Upon Her Bosom piled -

Of shrinking ways - she did not fright
Though all the Village looked -
But held Her gravity aloft -
And met the gaze - direct -

And when adjusted like a Seed
In careful fitted Ground
Unto the Everlasting Spring
And hindered but a Mound

Her Warm return, if so she chose -
And We - imploring drew -
Removed our invitation by
As Some She never knew -

    Nessun Avviso diede, tranne un Cambiamento -
Nessun Messaggio, tranne un Sospiro -
Per Chi, Il Tempo non bastò
Affinché Ella lo precisasse.

Non era calda, sebbene l'Estate splendesse
Né troppo attenta al freddo
Sebbene Brina su Brina, il tenace Gelo
Sul Suo Petto si accumulasse -

Di modi schivi - non si spaventò
Sebbene tutto il Villaggio guardasse -
Ma tenne alta la Sua dignità -
E affrontò gli sguardi - direttamente -

E quando fu accomodata come un Seme
Nel Terreno accuratamente sistemato
In vista della Perenne Primavera
E intralciato soltanto da un Monticello

Il Suo Caldo ritorno, se così avesse scelto -
E Noi - imploranti ci accostammo -
Respinse il nostro invito
Come di Qualcuno mai conosciuto -

Come nella J795-F847 la morte non dà che impercettibili segni del suo arrivo, un cambiamento, un sospiro che non si ha nemmeno il tempo di sapere a chi sia diretto. La persona che muore diventa insensibile alla natura che la circonda, né il caldo dell'estate né il gelo possono ormai più nulla, e in quel momento è come se qualcosa desse la forza di affrontare a testa alta la morte, vincendo anche la naturale ritrosia di fronte allo sguardo degli altri. Chi resta cerca di perpetuare quelle che sono le abitudini della vita: prepara una comoda sepoltura, si illude che il sonno eterno sia solo una parentesi, in attesa dell'eterna primavera della resurrezione, di quel ritorno che sembra certo, tanto che il lieve strato di terra che ricopre il corpo appare come il solo intralcio alla volontà di risorgere. Ma l'illusione finisce presto, chi muore non può sentire le nostre implorazioni, le ignora come se venissero da estranei, da qualcuno che non ha mai conosciuto.
Molto belle sia le immagini (il gelo che si accumula sul petto, "brina su brina"; la sepoltura descritta come un seme piantato in attesa dell'eterna primavera), sia la costruzione. Le prime tre strofe descrivono le diverse fasi della morte: i segni impercettibili che la precedono, l'insensibilità a tutto ciò che poco prima riempiva la vita, la dignità nell'affrontarla. Le ultime due invece descrivono il dopo, un qualcosa che appartiene ormai solo a chi resta, con quell'"and" ripetuto tre volte che dà un senso di affannosa ricerca di quel contatto che i due versi finali sciolgono e insieme precludono, un contatto così ardentemente cercato da tutti coloro che restano, ma che nessuno è mai riuscito a stabilire, ma anche una definizione della morte come passaggio senza ritorno e senza memoria.


J805 (1863) / F863 (1864)

This Bauble was preferred of Bees -
By Butterflies admired
At Heavenly - Hopeless Distances -
Was justified of Bird -

Did Noon - enamel - in Herself
Was Summer to a Score
Who only knew of Universe -
It had created Her -

    Questo Ninnolo fu preferito dalle Api -
Dalle Farfalle ammirato
A Celestiale - Disperata Distanza -
Fu legittimato dall'Uccello -

Il Mezzogiorno - decorò - di Sé
Fu Estate per una Compagine
Che dell'Universo sapeva soltanto
Che L'aveva creato -

Probabilmente accompagnava un fiore, un ninnolo amato dalle api, dalle farfalle, dagli uccelli che lo osservano dall'alto, che con la sua presenza abbellisce la natura ed è il segno della bella stagione per tutti coloro che conoscono l'universo soltanto come creatore di gioielli così effimeri eppure così belli.


J806 (1863) / F864 (1864)

A Plated Life - diversified
With Gold and Silver Pain
To prove the presence of the Ore
In Particles - 'tis when

A Value struggle - it exist -
A Power - will proclaim
Although Annihilation pile
Whole Chaoses on Him -

    Un Vita Placcata - differenziata
Con Pene d'Oro e d'Argento
Per provare la presenza del Minerale
In Particelle - è quando

Un Valore lotta - che esiste -
Un Potere - si rivelerà
Sebbene l'Annichilazione impili
Interi Caos su di Lui -

La vita è ricoperta di pene, sembrano d'oro e d'argento, ma il loro scintillio serve solo a far vedere che ci sono. Contro questa "placcatura", che cerca di rinchiuderci dentro di lei, l'unica difesa è la lotta, che può far emergere il valore della nostra esistenza e permettere il dispiegarsi di quel potere che pur sempre possediamo, la ragione, pronta ad emergere anche se la vita tenta di sommergerla sotto interi mucchi di caos, ovvero di irrazionalità, per condurla alla definitiva annichilazione di sé.
Poesia breve ma molto densa. Inizia con un'immagine tipica di ED: la vita "placcata", rinchiusa sotto un impermeabile strato di pena e dolore. Uno stato di costrizione dal quale è difficile liberarsi. Ma a questa pessimistica visione iniziale si contrappongono i versi della seconda strofa, uniti alla prima dall'enjambement con l'ultimo verso, che indicano nella lotta contro questa costrizione l'unico modo per proclamare la supremazia della ragione.


J807 (1863) / F865 (1864)

Expectation - is Contentment -
Gain - Satiety -
But Satiety - Conviction
Of Nescessity

Of an Austere trait in Pleasure -
Good, without alarm
Is a too established Fortune -
Danger - deepens Sum -

    L'Aspettativa - è Contentezza -
Il Guadagno - Sazietà -
Ma la Sazietà - Convinzione
Della Necessità

Di un Austero tratto nel Piacere -
Il Bene, senza allarmi
È una Fortuna troppo stabile -
Il Pericolo - accresce la Somma

Siamo contenti quando ci aspettiamo qualcosa e quando la guadagniamo proviamo un senso di sazietà, sempre però venata dalla convinzione che non bisogna lasciarsi andare nell'assaporare un piacere che sembra completamente appagante. Il bene, senza qualcosa che lo metta in discussione, è una fortuna che alla lunga può risultare noiosa. Soltanto il pericolo tiene sveglia la nostra mente e ci permette di gustare pienamente i momenti di gioia e benessere, purché non siano troppo lunghi.
Una variazione sul tema del desiderio-appagamento, già presente in altre poesie (vedi la J439-F626 e la J801-F856).
Per il verso 7 sono indicate due varianti al posto di "a too established Fortune": "a too secure Possession" ("un Possesso troppo sicuro") e "a too Contented Measure" ("una Misura troppo Soddisfatta").


J808 (1864) / F940 (1865)

So set it's Sun in Thee
What Day be dark to me -
What Distance - far -
So I the ships may see
That touch - how seldomly
Thy Shore?
    Così tramonti il suo Sole in Te
Quale Giorno sarà oscuro per me -
Quale Distanza - remota -
Così che io possa vedere le navi
Che toccano - tanto raramente -
La Tua Riva?

Poesia enigmatica. Ne esistono due copie manoscritte: una firmata e inviata a Sue (quella riportata sopra) e una nei fascicoli (identica nel testo ma senza punteggiatura). Il problema è capire chi è il soggetto del "suo sole" nel primo verso, probabilmente quel "suo"è riferito al giorno stesso di cui si parla nella poesia, uno dei tanti che si succedettero dopo il raffreddamento dei rapporti fra le due amiche. I versi che seguono si riferiscono infatti proprio alla lontananza che si era ormai instaurata tra ED e l'amica-cognata, con quel giorno oscuro e quella remota distanza come unico modo di osservare, da lontano e senza più l'intimità del passato, la vita di una persona che si è allontanata da noi. Le "navi" del quarto verso potrebbero essere le visite di ED, ormai ridotte a rare e fuggevoli occasioni.
La poesia è citata, di sfuggita e con un accenno al concetto di "distanza", nella biografia di Alfred Habegger: My Wars Are Laid Away in Book, in un capitolo dedicato alle poesie spedite a Sue (pag. 467): "Spesso, c'è una connotazione di distanza, come in 'An hour is a sea' (Fr898) e in 'So set its sun in thee' (Fr940A)."


J809 (1864) / F951 (1865)

Unable are the Loved to die
For Love is Immortality,
Nay, it is Deity -

Unable they that love - to die
For Love reforms Vitality
Into Divinity.

    Incapaci sono gli Amati di morire
Perché l'Amore è Immortalità,
Anzi, è Deità -

Incapaci coloro che amano - di morire
Perché l'Amore trasforma la Vitalità
In Divinità.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. La prima strofa fu inviata a Susan (L305) in occasione della morte della sorella Harriet Cutler, l'8 marzo 1865 (nell'edizione Johnson delle lettere la data della morte è 18 marzo 1865).

Nell'edizione Johnson la versione intera è datata nel 1864, facendo perciò presumere che ED abbia poi utilizzato la prima strofa per il biglietto a Sue. Franklin invece indica per entrambe la data del 1865 e suggerisce che la copia nei fascicoli, e di conseguenza la stesura della seconda strofa, sia successiva al biglietto.
Mi sembra più probabile l'ipotesi di Franklin, ovvero che i tre versi siano stati scritti come biglietto di condoglianze a Sue e poi trascritti nei fascicoli con l'aggiunta della seconda strofa, che arricchisce di un'immagine speculare la prima.


J810 (1864) / F956 (1865)

Her Grace is all she has -
And that, so least displays -
One Art to recognize, must be,
Another Art, to praise -
    La sua Grazia è tutto ciò che ha -
E che, così poco esibisce -
Un'Arte per riconoscerla, dev'esserci,
Un'altra Arte, per lodarla.

Il testo riportato sopra è nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, identica nel testo e con due virgole al posto dei trattini nei primi due versi.

I versi potrebbero riferirsi a un fiore che accompagnava il biglietto a Susan, ma anche un benevolo commento su una conoscenza comune.


J811 (1864) / F798 (1864)

The Veins of other Flowers
The Scarlet Flowers are
Till Nature leisure has for Terms
As "Branch," and "Jugular."

We pass, and she abides.
We conjugate Her Skill
While She creates and federates
Without a syllable -

    Le Vene di altri Fiori
I Fiori Scarlatti sono
Finché la Natura tempo ha per Termini
Come "Ramo", e "Giugulare".

Noi passiamo, e lei resta.
Noi coniughiamo la Sua Esperienza
Mentre Lei crea e mette insieme
Senza una sillaba -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. L'anno precedente la seconda strofa era stata inviata a Susan.

Noi siamo abituati a dare un nome a tutto ciò che ci circonda e a vedere nella natura delle immagini che ce la rendano familiare: così un fiore scarlatto può darci l'impressione di essere come le vene del nostro corpo. E magari anche la natura, quando ha un po' di tempo libero dalle sue numerose occupazioni, si diverte a dare dei nomi alle sue creazioni. Ma noi passiamo e lei resta, noi nominiamo tutto, mentre lei fa il suo lavoro in silenzio, senza bisogno di sillabe che lo giustifichino.
Al verso 6 l'uso di un verbo "grammaticale" come "conjugate" vuole dare l'idea di questa nostra abitudine di classificare e nominare, tipica della razionalità umana e così estranea al libero scorrere della natura.


J812 (1864) / F962 (1865)

A Light exists in Spring
Not present on the Year
At any other period -
When March is scarcely here
A Color stands abroad
On Solitary Fields
That Science cannot overtake
But Human Nature feels.

It waits upon the Lawn,
It shows the furthest Tree
Upon the furthest Slope you know
It almost speaks to you.

Then as Horizons step
Or Noons report away
Without the Formula of sound
It passes and we stay -

A quality of loss
Affecting our Content
As Trade had suddenly encroached
Upon a Sacrament -

    Una Luce esiste in Primavera
Non presente nell'Anno
In qualsiasi altro periodo -
Quando Marzo è a malapena qui
Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana avvertire.

Aspetta sul Prato,
Mostra il più remoto Albero
Sul più remoto Pendio che conosci
Quasi ti parla.

Poi quando gli Orizzonti si avviano
O i Mezzogiorni replicano lontani
Senza Formula di suono
Passa e noi restiamo -

Un senso di perdita
Intacca il nostro Contento
Come se un Commercio s'insinuasse d'un tratto
In un Sacramento -

Una luce misteriosa, quasi inconoscibile, germoglia brevemente all'inizio della primavera, quando marzo è appena arrivato. È un colore indefinibile, che resta appartato e lontano, un colore che non sappiamo definire con gli strumenti della scienza, ma che avvertiamo nel nostro intimo. Non riusciamo mai a vederlo da vicino, riusciamo a scorgerlo di sfuggita, sull'albero o sul paesaggio più lontano e in quei momenti sembra quasi che ci parli. La sua vita è breve, quando le giornate si fanno più lunghe e gli orizzonti e i mezzogiorni prendono nuova vita, se ne va in silenzio, lasciandoci la bellezza dell'estate ma, nel contempo, un senso di perdita che non sappiamo definire esattamente, ma che intacca la nostra gioia per l'arrivo della bella stagione, con il suo splendore che sembra però troppo carnale in confronto all'eterea bellezza di quel fuggevole colore.
Bellissima poesia, che descrive in modo perfetto ciò che definisce indescrivibile. Il settimo e ottavo verso hanno valenza che va al di là del soggetto della poesia: potrebbero essere usati per tutte quelle cose che sentiamo dentro di noi e non riusciamo a definire esattamente, con i soli strumenti della concretezza. Il verso 12 e il verso 15 ne sono quasi una parafrasi, con quel suono che riusciamo quasi a sentire con la mente ma che non esiste per le nostre orecchie. Molto bella anche l'immagine finale, con l'estate calda e carnale che dà gioia ai nostri sensi ma che sembra come un vile commercio in confronto alla pura interiorità di un sacramento.


J813 (1864) / F1090 (1865)

This quiet Dust was Gentlemen and Ladies
And Lads and Girls -
Was laughter and ability and Sighing
And Frocks and Curls.

This Passive Place a Summer's nimble mansion
Where Bloom and Bees
Exist an Oriental Circuit
Then cease, like these -

    Questa Polvere quieta fu Signori e Dame
E Giovani e Fanciulle -
Fu riso e abilità e Sospiro
E Vesti e Riccioli.

Questo Luogo Passivo è la vivace magione Estiva
Dove Fiore e Api
Esistono in un Ciclo Orientale
Poi cessano, come quelli -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan, in un'unica strofa di 9 versi (il verso 5 suddiviso in due) e con varianti ai versi 7 e 8: "Fulfilled their Oriental Circuit / Then ceased, like These -" ("Compiuto il loro Ciclo Orientale / Sono poi cessati, come Quelli").

Passeggiando in un cimitero possiamo vedere la calma che vi regna, ma possiamo anche immaginare il passato di quella polvere ora così silenziosa. Un passato di persone, di gioia, di dolore, di lavoro, di vanità, di tutto ciò che riempie la vita.
Ma oltre alle vite passate ce ne sono di presenti, il fiore, le api, che abitano in questo posto, passivo per chi dorme l'ultimo sonno ma una vivace dimora per chi ci vive. La conclusione però è sempre la stessa (vista al presente nella copia dei fascicoli e al passato in quella a Susan): i vivi completeranno il loro ciclo, simile a quello che il sole inizia da oriente, e poi anche per loro verrà il tempo della polvere.


J814 (1864) / F1110 (1865)

One Day is there of the Series
Termed Thanksgiving Day -
Celebrated part at Table
Part, in Memory -

Neither Patriarch nor Pussy
I dissect the Play -
Seems it to my Hooded thinking
Reflex Holiday -

Had there been no sharp Subtraction
From the early Sum -
Not an Acre or a Caption
Where was once a Room -

Not a Mention, whose small Pebble
Wrinkled any Sea,
Unto Such, were such Assembly,
'Twere Thanksgiving Day.

    Un Giorno vi è della Serie
Chiamato Giorno del Ringraziamento -
Celebrato in parte a Tavola
In parte, nella Memoria -

Né Patriarca né Micio
Io disseziono la Recita -
Che appare al mio Velato pensiero
Il riflesso della Festa -

Non ci fosse stata una brusca Sottrazione
Dalla Somma iniziale -
Né un Acro o un'Iscrizione
Dov'era una volta una Stanza -

Né una Menzione, il cui piccolo Ciottolo
Corrugherebbe qualsiasi Mare,
Quello, vi fosse una tale Assemblea,
Sarebbe il Giorno del Ringraziamento.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. In un secondo manoscritto (inviato a Susan nel 1869 secondo Johnson, nel 1867 secondo Franklin) la poesia è suddivisa in due strofe di otto versi con varianti ai versi 5 e 6: "Neither Ancestor nor Urchin / I review the Play -" ("Né Antenato né Monello / Io esamino la Recita -").

Qui ED fa le pulci ("disseziona" nei fascicoli ed "esamina" nel biglietto inviato a Sue) a una delle feste più popolari in America; il "Thanksgiving Day". Inizia con una nota di ripetitività ("of the Series") che non si può fare a meno di considerare ironica e lo colloca subito nei due ambiti tipici di queste feste: la tavola e la memoria (per prima comunque cita la tavola). Poi si mette come da parte, un'osservatrice imparziale (né Patriarca né Micio, o anche né Antenato né Monello) che smonta le ripetitive convenzioni di questa festa, che ED chiama "play" intendendola come una recita con un copione ben conosciuto ripetuto ogni anno. Qui c'è un'immagine particolare: la "recita" appare come una pura manifestazione esteriore al suo pensiero, alla sua mente, che è "hooded", ovvero "incappucciata, coperta da un cappello o una cuffia" (qui ho scelto di tradurre con "velata" per non allungare troppo il verso). È un'immagine concreta (probabilmente riferita alla parte religiosa, a cui le donne assistono con il capo coperto) ma anche una metafora delle convenzioni che tendono a coprire il libero sfogo del pensiero, specialmente nei confronti delle donne e in particolare quando questo pensiero elabora idee non convenzionali. Può essere inoltre anche un'immagine che evidenzia come queste considerazioni non possano essere fatte a viso aperto, altrimenti rovinerebbero il tranquillo tran tran della festa.
Nella seconda parte ED ci dà il risultato del suo esame. Questo giorno potrebbe essere chiamato veramente "Giorno del Ringraziamento" se non vi fosse sempre qualcuno che manca all'appello, se non ci fossero le tombe che hanno sostituito le stanze, se non ci fossero i ricordi, il più piccolo dei quali riuscirebbe comunque a corrugare la liscia superficie del mare.
Molto "dickinsoniane" le tre immagini che precedono la considerazione finale: la morte, vista come una brusca sottrazione della somma iniziale; le tombe, come estensioni di terreno e iscrizioni che sostituiscono le stanze in cui si abita da vivi; il ricordo, come menzione di qualcosa che, anche nelle sue manifestazioni più minute, impedisce alla vita di mantenere una superficie liscia e tranquilla.


J815 (1864) / F819 (1864)

The Luxury to apprehend
The Luxury 'twould be
To look at Thee a single time
An Epicure of Me

In whatsoever Presence makes
Till for a further Food
I scarcely recollect to starve
So first am I supplied -

The Luxury to meditate
The Luxury it was
To banquet on thy Countenance
A Sumptuousness bestows

On plainer Days, whose Table far
As Certainty can see
Is laden with a single Crumb
The Consciousness of Thee.

    Il Lusso di concepire
Il Lusso che sarebbe
Guardarti un'unica volta
Un'Epicurea di Me

In Presenza di chiunque fa
Fino a che d'altro Cibo
A malapena rammento di aver fame
Tanto il primo m'ha saziata -

Il Lusso di meditare
Il Lusso che fu
Banchettare sul tuo Volto
Una Sontuosità conferisce

Ai più comuni Giorni, la cui Tavola per
Quanto la Certezza possa vedere
È riempita da un'unica Briciola
La Consapevolezza di Te.

Franklin elenca cinque copie di questa poesia:
A) inviata a Louise e Frances Norcross nel 1864. Il manoscritto è perduto e restano i primi tre versi trascritti da Frances nell'elenco delle poesie ricevute.
B) inviata a Susan nel 1864 (una strofa di 17 versi: il verso 13 è diviso in due).
C) trascritta nei fascicoli alla fine del 1865 (è il testo riportato sopra - quattro strofe di 4 versi).
D) copia rimaste tra le carte di ED (unica strofa di 16 versi).
E) acclusa a una lettera a Higginson (L323) del 16 luglio 1867 (due strofe di 8 versi).
Oltre alla diversa distribuzione dei versi, ci sono due varianti nelle copie D) ed E): al verso 12 "supplies" ("provvede") al posto di "bestows" e al verso 13 "To" al posto di "On".

Uno sguardo all'amato, anche un solo sguardo, trasformerebbe chi ama in un'epicureo, dimentico di qualsiasi altro cibo all'infuori di quello. E anche dopo quello sguardo, la semplice consapevolezza del ricordo di essersi cibata di quel volto riesce comunque a colmare totalmente la tavola di tutti i giorni.
Il "Luxury" usato nei due versi iniziali della prima e terza strofa ha il senso di godimento, estremo piacere, che in questo caso, anche per assonanza fonica, può essere reso bene con "lusso".


J816 (1864) / F966 (1865)

A Death blow - is a Life blow - to Some -
Who, till they died,
Did not alive - become -
Who had they lived
Had died, but when
They died, Vitality begun -
    Un colpo Mortale - è un colpo Vitale - per Alcuni -
Che, fino a quando non morirono,
Non divennero - vivi -
Che se fossero vissuti
Sarebbero morti, ma quando
Morirono, la Vitalità iniziò -

Inviata a Susan nel 1865, probabilmente dopo la morte della sorella Harriet Cutler l'8 marzo di quell'anno. Ci sono altre due copie, trascritte in quattro versi (1 / 2-3 / 4-5 / 6): una nei fascicoli (1865) e una acclusa a una lettera a Higginson del 17 marzo 1866 (L316).

La vita non esiste di per sé ma è un qualcosa che bisogna conquistare giorno per giorno. Per questo ci sono alcuni che vivono soltanto una vita biologica e non la vera vita. Per loro probabilmente è la morte l'inizio di una vitalità che non ebbero mai.


J817 (1864) / F818 (1864)

Given in Marriage unto Thee
Oh thou Celestial Host -
Bride of the Father and the Son
Bride of the Holy Ghost -

Other Betrothal shall dissolve -
Wedlock of Will, decay -
Only the Keeper of this Ring
Conquer Mortality -

    Data in Matrimonio a Te
Oh tu Ostia Celeste -
Sposa del Padre e del Figlio
Sposa dello Spirito Santo -

Le altre Promesse si scioglieranno -
Le Nozze della Volontà, decadranno -
Solo il Possessore di questo Anello
Sconfiggerà la Morte -

Nelle note dell'edizione curata da Bianca Tarozzi si legge: "Poesia che è stata definita 'più cattolica che congregazionalista' (J. D. Eberwein, Dickinson: Strategies of Limitation, Amherst, University of Massachusetts Press, 1985) e che utilizza, secondo la tradizione biblica, la metafora dell'amore terreno per la definizione dell'amore di Dio. Uno dei rari esempi in cui il tema religioso non è stravolto dall'ironia."
In effetti questa interpretazione può valere per la prima strofa, che, da sola, fu inviata a Susan. Leggendo l'intera poesia l'amore terreno si riduce ad un vincolo effimero, destinato a sciogliersi e a decadere, nei confronti di quello divino, destinato all'immortalità.
Se poi pensiamo al profondo rapporto che ED ebbe con Susan, e se immaginiamo quei "Thee, thou" dei primi due versi come riferiti proprio a quest'ultima, la prima strofa può anche essere letta come un'appassionata dichiarazione d'amore che sconfina nel sacrilego.
Al secondo verso ho tradotto "Host" con "Ostia", ma non escluderei uno degli altri significati del termine: "ospite", nel senso di chi ospita (d'altronde anche l'ostia può essere considerata l'ospite del corpo di Cristo).


J818 (1864) / F816 (1864)

I could not drink it, Sweet,
Till You had tasted first,
Though cooler than the Water was
The Thoughtfulness of Thirst.
    Non potevo berla, Tesoro,
Finché Tu non l'avessi gustata per prima,
Sebbene più fresca dell'Acqua fosse
L'Ansia di Bere.

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan (L287) con una variante nel primo verso: "Sue" al posto di "Sweet".

Un biglietto che accompagnava una bevanda preparata da ED per la cognata? O qualche altra cosa che ED voleva far vedere subito, e prima, a Susan, pur desiderando farlo anche lei (vedi gli ultimi due versi)? È una di quelle poesie legata probabilmente a qualcosa di concreto, difficilmente ricostruibile.


J819 (1864) / F799 (1864)

All I may - if small,
Do it not display
Larger for it's Totalness?
'Tis Economy
To bestow a World
And withhold a Star,
Utmost - is munificence -
Less - tho' Larger, Poor -
    Tutto ciò che posso - se poco,
Non si rivela
Più Grande per la sua Totalità?
È Parsimonia
Concedere un Mondo
E trattenere una Stella,
Il massimo - è munificenza -
Di meno - sebbene più Grande, Povero -

Il testo riportato sopra fu inviato a Susan. Un'altra copia fu trascritta nei fascicoli nel 1865, suddivisa in due strofe di quattro versi, con una variante al verso 3: "the" al posto di "it's" e, sempre in questo verso, con una lineetta al posto del punto interrogativo finale.

Dare tutto ciò che si ha, anche se è poco, non dovrebbe rivelarsi il dono più grande, visto che è il tutto? Concedere un mondo intero tenendo per sé anche solo una piccola stella significa essere parsimoniosi. Ma nella realtà donare qualcosa di grande appare come un indice di munificenza, mentre dare una piccola cosa, anche se intimamente ben più grande, è considerato dono da poco.


J820 (1864) / F1113 (1865)

All Circumstances are the Frame
In which His Face is set -
All Latitudes exist for His
Sufficient Continent -

The Light His Action, and the Dark
The Leisure of His Will -
In Him Existence serve or set
A Force illegible.

    Tutte le Circostanze sono la Cornice
In cui il Suo Volto è fissato -
Tutte le Latitudini esistono in forza del Suo
Sufficiente Continente -

La Luce la Sua Azione, e il Buio
La Pausa della Sua Volontà -
In Lui l'Esistenza serve o fissa
Una Forza illeggibile.

Tutto ciò che esiste non è altro che una cornice che racchiude il suo volto. Il mondo intero esiste perché esiste lui, un continente che da solo basta a formarlo tutto. Lui è come il sole: quando agisce c'è luce, quando riposa c'è il buio. La sua esistenza di volta in volta serve a creare la misteriosa forza che fa girare il mondo e nel contempo la stabilizza affinché possa agire.
Di chi sta parlando ED? di Dio? di qualcuno a cui tiene molto? dell'amore? di qualche altra cosa? La risposta non è semplice. I primi due versi fanno pensare a una persona concreta, al volto di qualcuno, ma il seguito si avvia sempre di più verso qualcosa che ha una connotazione divina (anche se potrebbero essere iperboli comunque riconducibili a una persona), soprattutto quella "forza illeggibile" finale, che richiama il mistero di ciò che fa muovere il mondo.


J821 (1864) / F807 (1864)

Away from Home, are They and I -
An Emigrant to be
In a Metropolis of Homes
Is easy, possibly -

The Habit of a Foreign Sky
We - difficult acquire
As Children, who remain in Face
The more their Feet, retire.

    Lontani da Casa, siamo Loro ed io -
Essere un Emigrante
In una Metropoli di Case
È facile, forse -

L'Abitudine a un Cielo Straniero
Noi - difficilmente acquisiamo
Come i Figli, che restano negli Occhi
Quanto più i loro Passi, si allontanino.

Scritta nell'aprile del 1864, all'inizio del primo soggiorno a Cambridge, vicino a Boston, dove ED era andata per curare una malattia degli occhi e dove resterà fino a novembre. L'anno successivo ci fu un nuovo soggiorno a Cambridge, da aprile a ottobre, sempre per la stessa cura.
Ci sono altre due copie, una inviata a Elizabeth Holland e l'altra trascritta nei fascicoli, entrambe con "some" ("alcuni") al posto di "They" al primo verso.

ED si sposta da casa per uno dei tre viaggi che fece in tutta la sua vita e subito la nostalgia si fa sentire.
Nel penultimo verso "in Face" può essere letto come riferito ai "children" che precedono, come fanno sia Raffo (nei Meridiani): "come il volto dei bimbi che rimane / più i passi s'allontanano." che Villar Raso: "Como Niños, que permanecen con su Rostro / Cuanto más se alejan sus Pies." Io ho interpretato la seconda strofa come: "l'abitudine ad un cielo straniero è difficile da acquisire, così come è difficile accettare l'allontanamento dei figli, che rimangono negli occhi, ovvero rimangono come parte di noi stessi, tanto più quanto più si allontanano", anche sulla base di una definizione del Webster per "face": "Presence; sight; as in the phrases, before the face, in the face, to the face, from the face."


J822 (1864) / F817 (1864)

This Consciousness that is aware
Of Neighbors and the Sun
Will be the one aware of Death
And that itself alone

Is traversing the interval
Experience between
And most profound experiment
Appointed unto Men -

How adequate unto itself
It's properties shall be
Itself unto itself and None
Shall make discovery -

Adventure most unto itself
The Soul condemned to be -
Attended by a single Hound
It's own identity.

    Questa Coscienza che è consapevole
Del Prossimo e del Sole
Sarà l'unica consapevole della Morte
E quella che da sola

Attraverserà l'intervallo
Fra l'Esperienza
E il più profondo esperimento
Destinato agli Uomini -

Quanto adeguate a se stessa
Saranno le sue proprietà
In se stessa e in Nient'altro
Farà la scoperta -

Avventura soprattutto dentro di sé
L'Anima è condannata ad essere -
Assistita da un unico Segugio
La sua stessa identità.

Nel momento della morte si è completamente soli. Soltanto la nostra coscienza sarà consapevole di quell'attimo che ci farà oltrepassare il confine che divide il mondo dell'esperienza, quello che viviamo tutti i giorni, da quell'esperimento senza repliche, di una insondabile profondità, a cui tutti gli uomini sono destinati. E nessuno potrà mai dirci, prima di quell'attimo, se il nostro io sarà all'altezza di quel momento; solo la coscienza, forse, riuscirà a scoprirlo, ma anch'essa senza aver avuto modo di saperlo prima, perché l'anima è condannata ad essere soprattutto testimone di se stessa, senza la possibilità di essere assistita da nient'altro se non dalla propria intima essenza.
Una lucida rappresentazione della solitudine davanti alla morte, con quei ripetuti, ossessivi, "itself" che sembrano circoscrivere senza appello un raggio d'azione che non va al di là di se stessi. Molto acuta la definizione della morte come "intervallo fra l'esperienza e il più profondo esperimento destinato agli uomini", con quel "most profound" (v. 7) che vale sia come "abissale, assoluto" che come "insondabile, inconoscibile", un'inconoscibilità che viene confermata dalla strofa che segue, dove ED ci dice che niente e nessuno potrà darci, prima di quel momento, qualche indizio di come si svolgerà quell'esperimento.
Per l'ultima strofa, inviata da sola a Susan, è possibile una lettura autonoma, non rivolta in modo specifico al momento della morte, come nella poesia intera, ma con la stessa forza nel proclamare la solitudine dell'anima nell'avventura della vita, che diventa, con una delle solite sorprendenti immagini di ED, una sorta di battuta di caccia che siamo costretti a fare portando con noi un unico segugio: noi stessi.


J823 (1864) / F972 (1865)

Not what We did, shall be the test
When Act and Will are done
But what Our Lord infers We would
Had We diviner been -
    Non su cosa facemmo, sarà l'esame
Quando Atto e Volontà saranno conclusi
Ma su cosa Nostro Signore dedurrà avremmo fatto
Fossimo stati più divini -

Quando la nostra vita sarà conclusa arriverà il momento dell'esame. Ma attenzione, affrontiamolo con più tranquillità di quanta potremmo permettercene considerando tutto ciò che abbiamo fatto. Dio ci conosce, sa che un esame del genere, senza nessun aiuto, potremmo difficilmente superarlo, e allora giudicherà non su quello che "abbiamo" fatto ma su cosa "avremmo" fatto se la creazione dell'uomo gli fosse venuta un po' meglio, insomma se fossimo riusciti un po' più "divini" di quanto siamo in realtà.


J824 (1864) / F796 (1864)
(prima versione)

The Wind begun to knead the Grass -
As Women do a Dough -
He flung a Hand full at the Plain -
A Hand full at the Sky -
The Leaves unhooked themselves from Trees -
And started all abroad -
The Dust did scoop itself like Hands -
And throw away the Road -
The Wagons quickened on the Street -
The Thunders gossiped low -
The Lightning showed a Yellow Head -
And then a livid Toe -
The Birds put up the Bars to Nests -
The Cattle flung to Barns -
Then came one drop of Giant Rain -
And then, as if the Hands
That held the Dams - had parted hold -
The Waters Wrecked the Sky -
But overlooked my Father's House -
Just Quartering a Tree -
    Il Vento cominciò a mescolare l'Erba -
Come Donne un Impasto -
Gettò una Manciata alla Pianura -
Una Manciata al Cielo -
Le Foglie si sganciarono dagli Alberi -
E si sparsero tutt'intorno -
La Polvere si raccolse come Mani -
E spazzò via la Strada -
I Carri si affrettarono sulla Via -
I Tuoni chiacchieravano cupi -
Il Lampo mostrò una Testa Gialla -
E poi un livido Piede -
Gli Uccelli misero le Sbarre ai Nidi -
Il Bestiame si gettò nelle Stalle -
Poi arrivò una goccia di Pioggia Gigante -
E poi, come se le Mani
Che tenevano le Dighe - avessero lasciato la presa -
Le Acque Devastarono il Cielo -
Ma risparmiarono la Casa di mio Padre -
Squarciando appena un Albero -


J824 (?) / F796 (1873)
(seconda versione)

The Wind begun to rock the Grass
With threatening Tunes and low -
He threw a Menace at the Earth -
A Menace at the Sky -

The Leaves unhooked themselves from Trees -
And started all abroad
The Dust did scoop itself like Hands
And throw away the Road.

The Wagons quickened on the Streets
The Thunder hurried slow -
The Lightning showed a Yellow Beak
And then a livid Claw -

The Birds put up the Bars to Nests -
The Cattle fled to Barns -
There came one drop of Giant Rain
And then as if the Hands

That held the Dams had parted hold
The Waters Wrecked the Sky -
But overlooked my Father's House -
Just quartering a Tree -

    Il Vento cominciò a scuotere l'Erba
Con Toni sinistri e cupi -
Scagliò una Minaccia alla Terra -
Una Minaccia al Cielo -

Le Foglie si sganciarono dagli Alberi -
E si sparsero tutt'intorno
La Polvere si raccolse come Mani
E spazzò via la Strada.

I Carri si affrettarono sulle Vie
Il Tuono incalzava senza fretta -
Il Lampo mostrò un Becco Giallo
E poi un livido Artiglio -

Gli Uccelli misero le Sbarre ai Nidi -
Il Bestiame fuggì nelle Stalle -
A quel punto arrivò una goccia di Pioggia Gigante
E poi come se le Mani

Che tenevano le Dighe avessero lasciato la presa
Le Acque Devastarono il Cielo -
Ma risparmiarono la Casa di mio Padre -
Squarciando appena un Albero -

Esistono cinque copie di questa poesia, due della prima versione e tre della seconda. Secondo l'edizione Franklin la cronologia e i destinatari sono:
A) 1864 - prima versione - inviata agli Holland, presumibilmente a Elizabeth.
B) 1866 - prima versione - inviata a Susan.
C) 1873 - seconda versione - copia trattenuta da ED.
D) 1873 - seconda versione - inviata a Higginson. Il manoscritto è perduto ma resta una trascrizione della moglie di Higginson.
E) 1883 - seconda versione, senza divisione in strofe - inclusa in una lettera inviata a Thomas Niles (L814 - aprile 1883) in cui è citata come "Thunderstorm" ("Temporale").
Ho utilizzato la copia A) per la prima versione e la C) per la seconda. Le altre contengono varianti minime, perlopiù nella punteggiatura.

La descrizione dell'arrivo di un temporale, con il vento che impasta, o scuote nella seconda versione, l'erba, le foglie che volano, la polvere che si raccoglie e spazza le strade quasi cancellandole, i carri che corrono via per rifugiarsi in un posto sicuro, il sordo brontolio dei tuoni e la livida luce dei lampi, che preannunciano la tempesta, gli uccelli che rinforzano i loro nidi, le bestie nei campi che si rifugiano nelle stalle e poi, d'improvviso, niente trattiene più quella "pioggia gigante" che sembra devastare terra e cielo. Ma ecco che dopo queste immagini della violenta e incontrollabile forza naturale, appare il rifugio sicuro, "la casa di mio padre", il posto che ED elesse a scudo e protezione dalle tempeste del mondo.
La prima versione si potrebbe definire più bonaria, più familiare, con il vento che mescola l'erba come fanno le donne con l'impasto, anziché scagliare minacce con toni sordi e cupi, e con i tuoni che chiacchierano invece di incalzare. Anche i lampi hanno qualcosa di meno sinistro, visto che mostrano teste e piedi al posto di becchi e artigli.


J825 (1864) / F898 (1865)

An Hour is a Sea
Between a few, and me -
With them would Harbor be -
    Un'Ora è un Mare
Fra alcuni, e me -
Con Loro sarebbe Porto -

I versi concludono una lettera a Susan della fine del 1865 (L312).

Anche una breve lontananza diventa un mare, se ad essere lontani sono quelli che quando sono con noi ci fanno sentire in porto.


J826 (1864) / F812 (1864)

Love reckons by itself - alone -
"As large as I" - relate the Sun
To One who never felt it blaze -
Itself is all the like it has -
    L'Amore si valuta in sé - da solo -
"Grande come me" - direbbe il Sole
A Chi non l'ha mai sentito bruciare -
Se stesso è tutto ciò che ha di simile -

L'amore è qualcosa che difficilmente di può tradurre in parole, se ne può avvertire la grandezza soltanto quando lo proviamo. Cercare di definirlo sarebbe come spiegare il sole a chi non ne ha mai provato la fiamma, e lo stesso sole, così come l'amore, non potrebbe dire altro di sé che "grande come me", perché l'uno e l'altro non hanno simili a cui paragonarsi.


J827 (1864) / F820 (1864)

The only news I know
Is Bulletins all Day
From Immortality.

The only Shows I see -
Tomorrow and Today -
Perchance Eternity -

The only one I meet
Is God - The only Street -
Existence - This traversed

If other news there be -
Or Admirabler Show -
I'll tell it You -

    Le sole nuove che conosco
Sono i Bollettini di ogni Giorno
Dall'Immortalità.

I soli Spettacoli che vedo -
Il Domani e l'Oggi -
Può darsi l'Eternità -

Il solo essere che incontro
È Dio - La sola Strada -
L'Esistenza - traversata Questa

Se altre nuove ci fossero -
O più Mirabile Spettacolo -
Ve lo dirò -

La prima strofa è in una lettera inviata a Higginson nel giugno 1864 (L290), mentre ED era a Cambridge per curarsi gli occhi e Higginson era da poco in congedo dopo essere stato ferito a luglio dell'anno precedente.

L'esistenza come traversata ripetitiva (v. 5) e solitaria (v. 7) verso quell'incerto approdo che è l'eternità (v. 6, che ha due varianti: una meno incerta: "Three - with Eternity" e una che si può inserire fra le due: "And some Eternity"). Bacigalupo fa giustamente notare il "consueto umorismo serissimo di E.D." nell'ultima strofa.
I bollettini giornalieri della prima strofa sono un chiaro riferimento alla guerra in corso, nella quale Higginson era stato impegnato, e ferito, come comandante di una compagnia di soldati di colore.


J828 (1864) / F501 (1863)

The Robin is the One
That interrupt the Morn
With hurried - few - express Reports
When March is scarcely on -

The Robin is the One
That overflow the Noon
With her cherubic quantity -
An April but begun -

The Robin is the One
That speechless from her Nest
Submit that Home - and Certainty
And Sanctity, are best

    Il Pettirosso è Quello
Che interrompe il Mattino
Con frettolose - poche - esplicite Notizie
Quando Marzo a stento s'affaccia -

Il Pettirosso è Quello
Che inonda il Mezzogiorno
Con le sue cherubiche quantità -
Ad Aprile appena iniziato -

Il Pettirosso è Quello
Che in silenzio dal suo Nido
Suggerisce che Casa - e Certezza
E Santità, sono il meglio

La poesia fu trascritta nei fascicoli nel 1865. La datazione di Franklin al 1863 deriva da due copie precedenti (entrambe perdute): una inviata a Susan (ci resta solo il primo verso in un elenco della figlia, Martha Bianchi) e l'altra a Higginson. Quest'ultima fu pubblicata nell'ottobre 1891 nell'"Atlantic Monthly" con una nota del destinatario che precisava di averla ricevuta acclusa a una lettera della primavera del 1863 (L280).

Un pettirosso dai molteplici impegni. Il suo canto si affaccia brevemente al mattino, quando ha inizio la primavera, come fosse un messaggero che ci dà le prime notizie del giorno. Poi diventa il protagonista del giorno, dispiegando a piene mani le sue angeliche note. Ma il pettirosso non è solo l'uccello che svolazza libero e canterino. È un po' come noi, anche lui ha bisogno di un nido dove rifugiarsi in silenzio, trovando in esso la casa e, nello stesso tempo, le certezze e la santità della vita domestica.
L'ultima strofa è un chiaro elogio delle certezze e della sicurezza del focolare domestico (vedi anche la J824-F796), venato però dalla scelta del pettirosso, di solito simbolo della libertà della natura, e dal verbo "submit" nel penultimo verso, qui usato con il significato di "indicare, suggerire" ma che lascia anche intravedere il significato principale ("sottomettersi"), quasi che il focolare sia in fin dei conti una scelta obbligata.


J829 (1864) / F804 (1864)

Ample make this Bed,
Make this Bed with Awe -
In it, wait till Judgment Break
Excellent, and Fair -

Be it's Mattrass straight -
Be it's Pillow round -
Let no Sunrise' Yellow noise
Interrupt this ground -

    Ampio fa' questo Letto,
Fa' questo Letto con Reverenza -
In esso, aspetta finché il Giudizio Prorompa
Eccellente, e Giusto -

Sia il Materasso spianato -
Sia il Cuscino rotondo -
Non lasciare che il Giallo rumore dell'Alba
Interrompa questo suolo -

Quattro copie:
A) probabilmente inviata a Susan nel 1864 (è la copia riportata sopra);
B) trascritta nei fascicoli nel 1865;
C) acclusa a una lettera a Higginson del 9 giugno 1866 (L319);
D) acclusa a una lettera a Thomas Niles dell'aprile 1883 (L814) dove è indicata nel testo con il titolo "Country Burial" ("Sepoltura Campestre").
Le quattro copie sono praticamente uguali, a parte qualche modifica nella punteggiatura (assente nella copia dei fascicoli a parte un punto finale).

La tomba diventa un letto fatto con scrupolo e timore reverenziale (quest'ultima è la traduzione più corretta per "awe", ho semplificato per non allungare troppo il verso), dove aspettare con fiducia il giorno del giudizio, senza lasciare che nemmeno i fenomeni naturali (fantasiosa e molto bella l'immagine del "giallo rumore dell'alba") disturbino la tranquilla uniformità di quel suolo.
Al verso 5 ED scrive "Mattrass" invece di "Mattress". Johnson dice che nell'ultimo dei quattro manoscritti conosciuti di questa poesia (quello inviato a Niles) ED scrisse "Mattress" perché "evidentemente considerò l'ortografia mattrass arcaica." Franklin, citando la nota di Johnson, afferma invece che la parola è scritta "Mattrass" in tutti i quattro manoscritti. Nel Webster è riportato "Mattress" con l'indicazione "Vedi Matress, una ortografia più corretta", mentre c'è la voce "Matrass" (con una sola "t") con il significato di "alambicco".


J830 (1864) / F815 (1864)

To this World she returned
But with a tinge of that -
A Compound manner,
As a Sod
Espoused a Violet,
That chiefer to the Skies
Than to Himself, allied,
Dwelt hesitating, half of Dust -
And half of Day, the Bride.
    A questo Mondo ella è tornata
Ma con una sfumatura di quello -
Un aspetto Composito,
Come un Grumo d'Erba
Sposato a una Violetta,
Che più strettamente ai Cieli
Che a Lui stesso, unita,
Indugi esitante, metà della Polvere -
E metà del Giorno, la Sposa.

La poesia fu inviata, come la J831-F946, a Gertrude Vanderbilt, ferita il 20 marzo 1864 da un colpo di pistola sparato alla sua cameriera da uno spasimante respinto. La Vanderbilt stette per diverso tempo fra la vita e la morte e si riprese definitivamente a settembre.
Un'altra copia è trascritta nei fascicoli, suddivisa in due strofe; in questa versione le edizioni critiche uniscono in uno i versi 3 e 4 in quanto la "a" di "as"(v. 4) è in minuscolo.
Nell'edizione Franklin è indicata una terza poesia inviata alla Vanderbilt in quel periodo: la F895, che nell'edizione Johnson è suddivisa nelle poesie J1068 e J1775.

Il faticoso ritorno alla vita è descritto con due immagini molto efficaci: la sfumatura dell'altro mondo che il redivivo porta con sé, e la violetta sposata al terreno, che esita fra i cieli e la terra.
Al quarto verso il termine "sod" significa propriamente "zolla"; dovendolo volgere al maschile, visto che è sposato a una violetta, ho tradotto con "grumo d'erba".


J831 (1864) / F946 (1865)

Dying - to be afraid of Thee -
One must to thine Artillery
Have left exposed a friend -
Than thine old Arrow is a Shot
Delivered straighter to the Heart
The leaving Love behind -

Not for itself, the Dust is shy.
But - Enemy - Beloved be -
Thy Batteries divorce -
Fight sternly in a dying eye
Two Armies, Love and Certainty,
And Love and the Reverse -

    Morte - aver paura di Te -
Deve colui che alla tua Artiglieria
Abbia lasciato esposto un amico -
Della tua vecchia Freccia è un Colpo
Sferrato più diritto al Cuore
Il lasciarsi l'Amore alle spalle -

Non per se stessa, la Polvere è timorosa,
Ma - Nemica - perché l'Amato -
Le tue Batterie separano.
Lottano aspramente in un occhio morente
Due Eserciti, Amore e Certezza,
E Amore e Sconfitta -

La poesia fu inviata, come la J830-F815, a Gertrude Vanderbilt, ferita il 20 marzo 1864 da un colpo di pistola sparato alla sua cameriera da uno spasimante respinto. La Vanderbilt stette per diverso tempo fra la vita e la morte e si riprese definitivamente a settembre.
Un'altra copia è trascritta nei fascicoli e una terza fu inviata a Louise e Frances Norcross. Di quest'ultima il manoscritto è perduto e ci restano i primi due versi in un elenco delle poesie ricevute da ED compilato da Frances Norcross.
Nell'edizione Franklin è indicata una terza poesia inviata alla Vanderbilt in quel periodo: la F895, che nell'edizione Johnson è suddivisa nelle poesie J1068 e J1775.

La poesia è strutturata in quattro parti di tre versi, ciascuna delle quali può considerarsi un aforisma sul tema del rapporto con la morte e con il sentimento più profondo della vita: l'amore. La morte non è sempre quella che ci strappa alla vita, anzi forse la morte più vera e più dolorosa è dimenticare qualcuno e lasciarlo da solo ad affrontare le battaglie, quella con la morte ma anche quelle della vita. Lasciarsi alle spalle l'amore è qualcosa che colpisce molto di più della morte i sentimenti di una persona. Chi ama non teme per sé, ma vede la morte come una nemica perché è soltanto lei che può separarla dall'amato. Nelle mente di chi muore lottano aspramente due sentimenti contrapposti: l'amore unito alla certezza dell'immortalità, e l'amore che ha paura della disfatta finale, quella causata dalla morte che conclude tutto.


J832 (1864) / F814 (1864)

Soto! Explore thyself!
Therein thyself shalt find
The "Undiscovered Continent" -
No Settler had the Mind.
    Soto! Esplora te stesso!
Dentro te stesso troverai
Il "Continente Inesplorato" -
Che mai Colono immaginò.

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Esistono altre due copie (datate all'anno precedente), una inviata al fratello Austin e l'altra rimasta tra le carte di ED, con la prima parola della poesia tra virgolette e senza punto esclamativo.

Hernando de Soto (1496-1542) era un conquistatore ed esploratore spagnolo, che prese parte alla conquista del Perù e poi esplorò la Florida e la regione meridionale del Mississippi. ED lo fa diventare simbolo di chi esplora il mondo esterno, per dirci che il vero continente inesplorato, nel quale sicuramente saremo i primi ad entrare, è quello che abbiamo dentro di noi.


J833 (1864) / F273 (1862)

Perhaps you think me stooping!
I'm not ashamed - of that!
Christ - stooped - until he touched the Grave!
Do those at Sacrament -
Commemorate dishonor -
Or love - annealed of love -
Until it bend - as low as Death
Re-royalized - above?
    Forse pensi che mi stia piegando!
Non mi vergogno - di ciò!
Cristo - si piegò - fino a toccare la Tomba!
Chi si piega al Sacramento -
Commemora il disonore -
O l'amore - temprato dall'amore -
Finché si spinga - in basso quanto la Morte
Per ridiventare regale - lassù?

La poesia fu inviata a Samuel Bowles. Esiste un'altra copia, trascritta nei fascicoli nel 1865, divisa in due strofe di quattro versi, senza corsivi, con la punteggiatura modificata e una variante nell'ultimo verso: "Redignified, above?" ("Per riacquistare il suo grado, lassù?").

Piegarsi di fronte a qualcosa che magari non accettiamo razionalmente, un qualcosa che può essere la fede ma anche le convenzioni della vita, può sembrare una cosa di cui vergognarsi, ma se pensiamo a Cristo, che si piegò fino a toccare la tomba, questo apparente disonore diventa un tributo all'amore, che si spinge giù, fino alla morte, per poi riacquistare la sua regale grandezza nell'immortalità.


J834 (1864) / F949 (1865)

Before He comes We weigh the Time,
'Tis Heavy and 'tis Light.
When He depart, an Emptiness
Is the prevailing Freight -
    Prima del Suo arrivo misuriamo il Tempo,
È Pesante e Leggero
Quando parte un Vuoto
È il Carico prevalente -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Samuel Bowles, con due varianti: al verso 3 "departs" al posto di "depart" e al verso 4: "superior" ("più grande") al posto di "prevailing".

Quando aspettiamo qualcuno misuriamo il tempo, che sembra pesante, perché non passa mai, e insieme leggero, perché precede un momento felice. Quando poi l'arrivo si trasforma in partenza, il carico più grande che ci rimane è il vuoto che ha lasciato.


J835 (1864) / F803 (1864)

Nature and God - I neither knew
Yet Both so well knew Me
They startled, like Executors
Of My identity -

Yet Neither told - that I could learn -
My Secret as secure
As Herschel's private interest
Or Mercury's affair -

    Natura e Dio - nessuno dei due conoscevo
Ma Entrambi così bene conoscevano Me
Che mi spaventarono, come Esecutori
Della Mia identità -

Ma Nessuno dei due rivelò - che avevo imparato -
Il mio Segreto tanto al sicuro
Quanto le faccende private di Herschel
O la questione di Mercurio -

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Un'altra copia (datata all'anno precedente) fu inviata a Samuel Bowles, senza divisione in strofe e con una variante al verso 4: "an" ("una") al posto di "My".

Difficile, se non impossibile, conoscere veramente la natura e Dio (ma anche la vera natura di Dio). Di una vediamo ciò che gli occhi ci rimandano, dell'altro possiamo soltanto supporre l'esistenza. Eppure li sentiamo sempre intorno e dentro di noi e quasi ci spaventano, come se fossero loro a guidarci, anche al di là della nostra volontà. Ma nel contempo ci sentiamo al sicuro, perché la loro esistenza così fuori dai canoni quotidiani ci permette di avere con loro un rapporto intimo, lontano dagli occhi indiscreti degli altri.
Difficile chiarire i riferimenti negli ultimi due versi. "Herschel" si riferisce sicuramente a uno dei due famosi astronomi padre e figlio: Fridrich Wilhelm (1738-1822), che scoprì il pianeta Urano, e John Frederick (1792-1871), che diede inizio alla fotografia astronomica. Il "private interest" può alludere al fatto che la vita privata di uomo famoso è in genere molto meno conosciuta dei suoi meriti pubblici.
Per "Mercury" si possono fare due ipotesi: le polemiche che nell'Ottocento ci furono riguardo all'esatta natura di alcuni aloni e bagliori misteriosi, osservati durante i transiti solari, poi riconosciuti durante il transito del 1878 come illusioni ottiche o rifrazioni nelle apparecchiature di osservazione, o, più probabilmente, l'ipotesi avanzata da Le Verrier (citato da ED nella poesia J149-F159) nel 1859 circa la possibile esistenza di un pianeta che potesse spiegare le perturbazioni dell'orbita di Mercurio. La questione si trascinò fino all'enunciazione della teoria della relatività generale, nel 1916, che trovò una delle conferme sperimentali nel 1919 proprio in tali perturbazioni, previste esattamente dai calcoli di Einstein.


J836 (1864) / F795 (1864)

Truth - is as old as God -
His Twin identity
And will endure as long as He
A Co-Eternity -

And perish on the Day
Himself is borne away
From Mansion of the Universe
A lifeless Deity.

    La Verità - è vecchia quanto Dio -
La Sua identità Gemella
E durerà tanto a lungo quanto Lui
Una Co-Eternità -

E perirà il Giorno in cui
Lui stesso sarà portato via
Dalla Magione dell'Universo
Una Deità senza vita.

Il testo riportato sopra è quello trascritto nei fascicoli nel 1865. Un'altra copia (datata all'anno precedente) fu inviata a Josiah Gilbert Holland, senza divisione in strofe e con una variante al verso 6: "That He" ("In cui Lui") al posto di "Himself".

La verità si identifica con Dio: La sua durata, ma anche la sua necessità, è pari a quella della divinità. Per questo seguirà le sorti della sua "identità gemella" e sparirà soltanto quando anche Dio sparirà dall'universo e resterà una deità senza più vita.
Come in altre poesie, Dio appare non come un'esistenza reale, ma come un qualcosa di necessario alla nostra vita, come lo è la verità. Singolare il rapporto di "identità gemella" e di "co-eternità" fra la verità e Dio, un'eternità smentita dalla seconda strofa, dove la fine dei tempi coinvolge anche il loro supposto creatore.


J837 (1864) / F813 (1864)

How well I knew Her not
Whom not to know - has been
A Bounty in prospective - now
Next door to mine, the pain -
    Non ho mai conosciuto Colei
Che non conoscere - era stata
Una Ricompensa in prospettiva - ora
Nella porta accanto alla mia, la pena -

Inviata a Maria Whitney quando morì la sorella, Sarah Learned, il 9 luglio 1864. Un'altra copia è nei fascicoli, con varianti minime nella punteggiatura e nell'uso delle maiuscole.

ED invia questa poesia a Maria Whitney, amica di Samuel Bowles, per la morte della sorella e riesce a volgere in positivo il fatto di non averla mai conosciuta, visto che non conoscerla lasciava aperta la possibilità di farlo in futuro. Una sorta di riproposizione del tema del desiderio che soddisfa più del suo soddisfacimento.


J838 (1864) / F939 (1865)

Impossibility, like Wine
Exhilarates the Man
Who tastes it; Possibility
Is flavorless - Combine

A Chance's faintest tincture
And in the former Dram
Enchantment makes ingredient
As certainly as Doom -

    L'Impossibilità, come il Vino
Eccita l'Uomo
Che l'assapora; La Possibilità
È insipida - Aggiungi

Una pur pallida traccia di Rischio
E nel Sorso di prima
Un incantesimo produce l'ingrediente
Certo come una Condanna -

L'impossibilità eccita la nostra fantasia come un bicchiere di vino. Se proviamo a bere al calice della possibilità, di ciò che è semplice e senza incognite, gusteremo una bevanda senza sapore, ma anche soltanto una piccola traccia di rischio riuscirà a trasformarla in un incantesimo, e di questo possiamo esserne certi, com'è certa una condanna ormai pronunciata. L'accenno al rischio del verso 5 ricorda il "pericolo" dell'ultimo verso della J807-F865. Nell'ultimo verso "Doom" può essere inteso anche come il "Giudizio", nel senso di "final doom".


J839 (1864) / F942 (1865)

Always Mine!
No more Vacation!
Term of Light - this Day begun!
Failless as the fair rotation
Of the Seasons and the Sun -

Old the Grace, but new the Subjects -
Old, indeed, the East,
Yet upon His Purple Programme
Every Dawn, is first.

    Sempre Mio!
Non più Assenza!
Alla parola Luce - questo Giorno diede inizio!
Senza fallo come l'usuale rotazione
Delle Stagioni e del Sole -

Antica la Grazia, ma nuovo il Soggetto -
Antico, davvero, l'Est,
Eppure nel Suo Purpureo Programma
Ogni Alba, è la prima.

Finalmente anche per me le tenebre hanno lasciato spazio al giorno e la parola "luce" ha acquistato un senso. Questo giorno che nasce non è certo nuovo per il mondo, ma sempre nuovo è il soggetto che lo fa suo, pensando ogni volta che questo possesso durerà per sempre, con un incessante avvicendarsi così simile a quello delle stagioni e alla rotazione del sole. In fin dei conti l'oriente è sempre esistito, ma ciò che fa di ogni alba la prima è lo sguardo di qualcuno che prima d'allora non vedeva altro che buio.
Naturalmente il "giorno" del terzo verso può essere qualsiasi cosa che illumini la nostra vita, un qualcosa che arriva e interrompe l'assenza di luce che fino a quel momento ci aveva lasciati al buio. Tuttavia il "sempre mio" del primo verso fa pensare ovviamente all'amore, un sentimento a cui attribuiamo di solito, almeno all'inizio, una durata infinita.


J840 (1864) / F943 (1865)

I cannot buy it - 'tis not sold -
There is no other in the World -
Mine was the only one

I was so happy I forgot
To shut the Door
And it went out
And I am all alone -

If I could find it Anywhere
I would not mind the journey there
Though it took all my store

But just to look it in the Eye -
"Did'st thou"? "Thou did'st not mean", to say,
Then, turn my Face away.

    Non posso comprarlo - non è in vendita -
Non ce n'è altri al Mondo -
Il mio era l'unico

Ero così felice che dimenticai
Di chiudere l'Uscio
E se ne andò
E io sono tutta sola -

Se potessi ritrovarlo da Qualche parte
Non mi preoccuperebbe il viaggio fin là
Anche se costasse tutti i miei averi

Solo per guardarlo negli Occhi -
Per dire, "volevi?" "non volevi",
Poi, distogliere lo Sguardo.

Versi che non hanno bisogno di commenti: stavolta ED non allude, non fa discorsi criptici, ma si abbandona al rimpianto di qualcosa che è ormai perduto per sempre e che non potrà in nessun modo essere riconquistato. Molto belle le ultime due strofe, con la voglia di affrontare un'ultima volta chi se n'è andato, guardarlo negli occhi e fargli quella domanda che brucia dentro. È una domanda di cui ED conosce già la risposta, che infatti arriva subito, senza nemmeno la pausa di una virgola, una risposta senza appello, che trasforma l'illusione del ritrovarsi nella consapevolezza che quell'andar via fu una scelta volontaria di chi non volle essere l'oggetto di quell'amore, una consapevolezza che nell'ultimo verso diventa un orgoglioso distogliere lo sguardo da colui che non ebbe il coraggio di "volere".
Nelle due edizioni critiche i versi 5 e 6 sono uniti. La versificazione delle poesie di ED è quasi sempre problematica, visto che gli "a capo" nei manoscritti sono sempre molto liberi. In questo caso la strofa è scritta così: "I was so happy / I forgot / To shut the Door / And it went out / And I am all alone -" e la scelta di mantenere la struttura di tre versi anche in questa strofa deriva evidentemente dal rispetto dello schema delle rime ("aab" nelle prime tre strofe e "aaa" nell'ultima); io ho preferito privilegiare la lettera del manoscritto, anche perché un "And" maiuscolo in mezzo al verso, senza un punto o un trattino che lo preceda, c'è solo nel verso 5 della J1532-F1553, un verso scritto di seguito anche nel manoscritto e che, perciò, non lascia dubbi di trascrizione.


J841 (1864) / F944 (1865)

A Moth the hue of this
Haunts Candles in Brazil -
Nature's Experience would make
Our Reddest Second pale -

Nature is fond, I sometimes think,
Of Trinkets, as a Girl.

    Una Falena del colore di questa
Frequenta Candele in Brasile -
L'Esperienza della natura renderebbe
Pallido il nostro più Rosso Sostituto -

La natura s'innamora, penso talvolta,
Di Gingilli, come una Fanciulla.

La conoscenza della natura ci fa scoprire sempre nuove bellezze, che talvolta fanno impallidire quelle a cui siamo abituati. Viene da pensare che la natura sia come una fanciulla, che s'innamora dei gingilli più colorati ogni volta che ne scopre uno diverso.
Magari ED stava sfogliando qualche libro con riproduzioni di farfalle esotiche e ne ha vista una dai colori particolarmente belli, una farfalla notturna che sicuramente frequentava candele in Brasile e non ad Amherst. E così ha riflettuto sul fatto che conoscere la natura in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più lontane da noi, farebbe diventare più scialbe, più pallide, molte delle cose che vediamo tutti i giorni, anche quelle "più rosse".
O magari i versi accompagnavano un fiore dai colori accesi, paragonabili a quelli di una farfalla esotica. In questo caso il "this" del primo verso si riferirebbe al fiore e non alla falena, e i versi potrebbero essere letti così: "ti mando un fiore dai colori simili a quelli di una esotica farfalla; se conoscessimo davvero tutte le bellezze della natura, come questo fiore e quella farfalla, tante cose che ci sembrano belle e importanti apparirebbero molto più insignificanti."
Al quarto verso ho interpretato "second" come qualcosa di rango inferiore, minore, e ho perciò tradotto con "sostituto".


J842 (1864) / F945 (1865)

Good to hide, and hear 'em hunt!
Better, to be found,
If one care to, that is,
The Fox fits the Hound -

Good to know, and not tell,
Best, to know and tell,
Can one find the rare Ear
Not too dull -

    Bello nascondersi, e sentirli cacciare!
Meglio, essere trovati,
Se uno vuole, vale a dire,
La Volpe si adatta al Segugio -

Bello sapere, e non dire,
Meglio, sapere e dire,
Riuscendo a trovare il raro Orecchio
Non troppo ottuso -

Un elogio della vita ritirata, silenziosa? Sì, ma anche la constatazione di quanto sia piacevole essere trovati, quando ci si vuol far trovare, e di quanto sia difficile trovare un orecchio in sintonia con quello che vogliamo dire.


J843 (1864) / F947 (1865)

I made slow Riches but my Gain
Was steady as the Sun
And every Night, it numbered more
Than the preceding One

All Days, I did not earn the same
But my perceiveless Gain
Inferred the less by Growing than
The Sum that it had grown.

    Lenta mi Arricchivo ma il mio Guadagno
Era costante come il Sole
E ogni Notte, ammontava a più
Di Quella precedente

Non tutti i Giorni, ricevevo lo stesso
Ma il mio impercettibile Guadagno
Deducevo meno dal Crescere che
Dalla Somma che era cresciuta.

La ricchezza vera non è quella che riceve all'improvviso, ma la costante esperienza del vivere, che aggiunge giorno per giorno qualcosa alla nostra mente, una volta di più, una volta di meno, ma aumentando sempre, sia pure in modo impercettibile, la somma delle nostre conoscenze. Ed è proprio l'accrescersi di questa somma che ci fa capire il guadagno che abbiamo ottenuto, più del pesare ogni volta i pochi grammi si sono aggiunti.


J844 (1864) / F948 (1865)

Spring is the Period
Express from God -
Among the other seasons
Himself abide

But during March and April
None stir abroad
Without a cordial interview
With God -

    La Primavera è il Periodo
Espresso da Dio -
Nelle altre stagioni
Abita da solo

Ma durante Marzo e Aprile
Nessuno se ne va in giro
Senza un cordiale colloquio
Con Dio -

Come in molte altre poesie, anche qui la primavera è la stagione più bella dell'anno, quella in cui non possiamo fare a meno di incontrare Dio quando ce ne andiamo a spasso. Lo stesso Dio che nelle altre stagioni se ne sta appartato, senza manifestare la sua presenza, come invece fa in questa stagione di rinascita della natura.


J845 (1864) / F919 (1865)

Be Mine the Doom -
Sufficient Fame -
To perish in Her Hand!
    Sia Mia la Condanna -
Fama sufficiente
Perire in Mano Sua!

È in due fascicoli diversi, come se ED avesse dimenticato di averla già trascritta. Nel secondo il testo è identico ma la punteggiatura si limita a un punto alla fine. Johnson afferma che doveva essere un biglietto che accompagnava il dono di un fiore (sempre al femminile in ED, perciò "Her Hand" è riferita al fiore).
Al primo verso "Doom" può essere "condanna" ma anche "fato, destino" (con un'accentuazione negativa rispetto a "fate" o "destiny"); con quest'ultimo significato potremmo leggere l'inizio come: "Qualunque sia il mio destino" e interpretare i versi come: "non so quale sarà il destino della mia poesia, mi basterebbe che la mia fama fosse legata a quella natura che mi ha raccontato tanto di ciò che ho scritto" (vedi la J441-F519).


J846 (1864) / F950 (1865)

Twice had Summer her fair Verdure
Proffered to the Plain -
Twice - a Winter's Silver Fracture
On the Rivers been -

Two full Autumns for the Squirrel
Bounteous prepared -
Nature, Had'st thou not a Berry
For thy wandering Bird?

    Due volte aveva l'Estate la sua fiera Verzura
Offerto alla Pianura -
Due volte - un'Argentea Frattura Invernale
Sui Fiumi c'era stata -

Due interi Autunni per lo Scoiattolo
Munificenze avevano preparato -
Natura, non Avevi tu una Bacca
Per il tuo Uccello errante?

Un'attesa durata due estati, nelle quali la natura ha seguito il suo corso, ha nutrito tutti i suoi figli, ma nel suo ciclo perenne non si è ricordata di chi aspettava qualcosa che non è arrivato.
Gli ultimi due versi non possono non far pensare alla leopardiana "natura matrigna", che ha un dono per tutti: il verde dell'estate per la pianura, il ghiaccio sui fiumi che li protegge per poi aprirsi e farne riemergere le acque, i frutti dell'autunno per lo scoiattolo, ma non ha nemmeno una bacca per l'uccello errante che attraversa inquieto e speranzoso tutte le stagioni.
La traduzione di "fair" (v. 1) con "fiera" è molto libera, ma mi piaceva il suono simile alla parola inglese e ho approfittato del fatto che "fair" ha moltissimi significati.


J847 (1864) / F952 (1865)

Finite - to fail, but infinite - to Venture -
For the one ship that struts the shore
Many's the gallant - overwhelmed Creature
Nodding in Navies Nevermore -
    Finito - fallire, ma infinito - Osare -
Per una nave che si mostra impettita alla riva
Molte sono le ardite - sommerse Creature
Mai più in Flotte ondeggianti -

Osare è l'atto che ci avvicina di più all'infinito, anche se il rischio ha in sé la possibilità del fallimento, tanto che per uno che supera la prova ce ne sono tanti che sperimentano invece la sconfitta.
Interessanti i termini che ED usa negli ultimi due versi. "Gallant" può significare "galante", "coraggioso, magnanimo" e "splendido, magnifico"; per quest'ultima definizione il Webster cita una passo da Isaia (33,21) che potrebbe aver dato uno spunto a ED, visto che qui come nella poesia si parla di navi: "Neither shall gallant ships pass thereby." Nelle due edizioni italiane che ho della Bibbia versetto è reso così: "né l'attraverserà naviglio più grosso." e "dove non penetrano le potenti navi." Io ho scelto di tradurre "gallant" con "ardite" perché mi sembra il significato più adatto all'"osare" del primo verso, ma l'ambiguità del termine inglese va persa, anche perché il "nodding" dell'ultimo verso, che ho tradotto in senso figurato con "ondeggiare" significa propriamente "inchinarsi, chinare la testa", un verbo che fa bene il paio con il primo significato di "gallant" e ha anche una relazione con il "to strut" del secondo verso, che può essere tradotto anche con "pavoneggiarsi, camminare a testa alta". Insomma è uno di quei casi in cui le sottili sfumature fra i diversi significati di parole correlate fra loro creano molte possibili interpretazioni, difficilmente riproducibili in un'altra lingua.


J848 (1864) / F953 (1865)

Just as He spoke it from his Hands
This Edifice remain -
A Turret more, a Turret less
Dishonor his Design -

According as his skill prefer
It perish, or endure -
Content, soe'er, it ornament
His Absent Character.

    Giusto come fu presentato dalle sue Mani
Questo Edificio rimanga -
Una Torretta in più, una Torretta in meno
Disonorerebbe il suo Disegno -

Secondo quanto la sua maestria preferisca
Perisca, o duri -
Contento, comunque, di ornare
L'Assenza di Lui.

Nel Webster una delle definizioni di "to speak ("spoke", v. 1)" è "[transitivo] To exhibit; to make known." e a titolo di esempio sono citati due versi di Milton (Paradise Lost, VIII, vv. 100-101): "Let heav'n's wide circuit speak / The Maker's high magnificence." ("Lascia che il vasto cerchio del cielo renda palese / L'alta magnificenza del Creatore." - o anche "... parli / Dell'alta magnificenza del Creatore."). Probabile che ED si sia ispirata a questi versi, anche perché in quelli che seguono (vedi il testo sotto) Milton utilizza, come ED, il termine "edifice" riferendosi alla creazione divina.

And for the Heaven's wide circuit, let it speak
The Maker's high magnificence, who built
So spacious, and his line stretched out so far;
That Man may know he dwells not in his own;
An edifice too large for him to fill,
Lodged in a small partition; and the rest
Ordained for uses to his Lord best known.
    Quanto all'ampio circuito del cielo, lascia che parli
l'alta magnificenza del Fattore, che volle costruire
in un simile spazio, estendendo i confini lontano,
così che l'uomo sappia che non è solo la propria dimora;
un edificio per lui troppo vasto per essere riempito,
così disposto in una zona minima, e il resto ordinato
secondo gli usi noti soltanto al suo Signore.
(Traduzione: Roberto Sanesi)

L'edificio creato da Dio deve restare così com'è, qualsiasi cambiamento altererebbe il suo alto disegno. Sta a Lui decidere quanto debba durare questo edificio, che resta comunque un ornamento, una sorta di interprete di un personaggio che in realtà è assente o, forse, semplicemente non esiste.
Letta così potrebbe essere usata come un manifesto ecologico, che ci mette in guardia dalle alterazioni che l'uomo sta infliggendo alla natura.
Nell'ultimo verso l'uso del termine "character" fa pensare a un "personaggio" (ovvero Dio) interpretato sulla scena del mondo dalla sua creazione, ovvero la natura. Non ho trovato un modo di rendere bene la cosa in italiano e così ho tradotto con "L'Assenza di Lui.", che credo lasci inalterato il concetto di "assenza" di Dio dal mondo, parzialmente rimpiazzata da quell'ornamento concreto che chiamiamo natura.


J849 (1864) / F954 (1865)

The good Will of a Flower
The Man who would possess
Must first present Certificate
Of minted Holiness.
    Se la buona Volontà di un Fiore
Un Uomo volesse possedere
Dovrebbe prima presentare un Certificato
Di coniata Santità.

La "good will" del primo verso si riferisce probabilmente agli "uomini di buona volontà" dei vangeli, un attributo che è innato nella natura e che invece l'uomo deve conquistare dimostrando la bontà del suo comportamento al di là di ogni dubbio.
La "Holiness" dell'ultimo verso può anche essere letta come la santità che deriva dalla fede e, in questo caso, il senso si sposterebbe verso la "certificazione" di una fede inossidabile e senza dubbi.


J850 (1864) / F955 (1865)

I sing to use the Waiting,
My Bonnet but to tie
And shut the Door unto my House
No more to do have I

Till His best step approaching
We journey to the Day
And tell each other how We sung
To Keep the Dark away.

    Canto per impiegare l'Attesa,
Tranne che allacciarmi la Cuffia
E chiudere la Porta di Casa
Altro da fare non ho

Finché all'accostarsi del Suo ineguagliabile passo
Viaggeremo verso il Giorno
E ci diremo l'un l'altro come cantavamo
Per Tenere lontano il Buio.

Il "cantare" del primo verso è certamente un cantare poetico, che riempie le giornate di ED, vuote di impegni concreti, e nelle stesso tempo impiega l'attesa di ciò che avverrà nella seconda strofa, dove le interpretazioni del soggetto legato a quell'"His" del quinto verso possono essere due: il passo dell'amato o il passo della morte (in questo caso "His" può riferirsi alla morte, sempre al maschile in ED, o a Dio). Nel primo caso l'arrivo dell'amato permetterà a entrambi di godere della luce della felicità; nel secondo l'attesa finirà con l'arrivo della morte, quando ci avvieremo verso la luce dell'immortalità.
A favore della prima interpretazione c'è il settimo verso, dove ED sembra dire: "solo in quel momento potremo raccontarci a vicenda quella vita nella quale siamo stati separati, e che cosa abbiamo fatto per sopportare quel buio". A favore della seconda il tono generale dei versi, che suggerisce la futilità della vita mortale, vista come mera attesa di un "giorno" che potrà spuntare veramente soltanto dopo il "viaggio" del penultimo verso. In questo caso, il settimo verso può essere interpretato come il ritrovarsi in un luogo da dove gli affanni della vita saranno solo un ricordo.