Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J601 - 650

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J601 (1862) / F517 (1863)

A still - Volcano - Life -
That flickered in the night -
When it was dark enough to do
Without erasing sight -

A quiet - Earthquake Style -
Too subtle to suspect
By natures this side Naples -
The North cannot detect

The Solemn - Torrid - Symbol -
The lips that never lie -
Whose hissing Corals part - and shut -
And Cities - ooze away -

    Una silenziosa - di Vulcano - Vita -
Che fluttuava nella notte -
Quando era buio abbastanza per fare
A meno della vista che cancella -

Un quieto - Stile di Terremoto -
Troppo sottile per far insospettire
Nature di questo lato di Napoli -
Il Nord non sa distinguere

Il Solenne - Torrido - Simbolo -
Le labbra che non mentono mai -
I cui sibilanti Coralli si separano - e si serrano -
E Città - dissolvono -

ED fa un autoritratto. Una silenziosa ma vulcanica vitalità, che preferisce rivelarsi di notte, quando il buio impedisce alla luce di abbagliare e cancellare ciò che è nascosto, che è dentro di noi. Un quieto stile di terremoto (evidente dicotomia), così ben nascosto che fa vedere il quieto e cela il terremoto, e non fa minimamente insospettire chi è nato lontano da vulcani, simboleggiati dalle labbra dei loro crateri, che si aprono e si richiudono dissolvendo città intere.
Un ritratto autobiografico esattamente conforme a ciò che avveniva ad Amherst: un vulcano, un terremoto che covava sotto la cenere (ED indica al verso 6 la variante "endangering" - che significa appunto "covare sotto la cenere" - al posto di "subtle") in una tranquilla e borghese casa di Main Street, senza che nessuno sospettasse minimamente il movimento tellurico che aveva accanto.
Al verso 10 "lie" significa anche "giacere" e perciò potremmo leggere "labbra che non giacciono (o riposano) mai". Ma anche mentire ha senso, perché le labbra che non mentono, dalle quali scaturiscono i versi, sono contrapposte alla maschera esteriore del vulcano-terremoto, che deve apparire silenzioso e quieto.


J602 (1862) / F510 (1863)

Of Brussels - it was not -
Of Kidderminster? Nay -
The Winds did buy it of the Woods -
They - sold it unto me

It was a gentle price -
The poorest - could afford -
It was within the frugal purse
Of Beggar - or of Bird -

Of small and spicy Breadths -
In hue - a mellow Dun -
Of Sunshine - and of Sere - Composed -
But, principally - of Sun -

The Wind - unrolled it fast -
And spread it on the Ground -
Upholsterer of the Pines - is He -
Upholsterer - of the Pond -

    Di Bruxelles - non era -
Di Kidderminster? Nemmeno -
I Venti lo hanno comprato dai Boschi -
Loro - lo hanno venduto a me

Il prezzo fu moderato -
I più poveri - potrebbero permetterselo -
Era alla portata della frugale borsa
Di un Mendicante - o di un Uccello -

Di piccola e aromatica Larghezza -
Di colore - un maturo Castano -
Di Luce del Sole - e di Avvizzimento - Composto -
Ma, principalmente - di Sole -

Il Vento - lo ha srotolato in fretta -
E disteso sul Terreno -
Tappezziere dei Pini - è Lui -
Tappezziere - degli Stagni -

Il testo riportato sopra è nei fascicoli, un'altra copia fu spedita a Louise e Frances Norcross (restano i primi due versi trascritti da Frances nell'elenco delle poesei ricevute dalla cugina) con un ago di pino. Il soggetto è appunto il manto di aghi di pino che il vento deposita sul terreno e sugli stagni, come fosse un tappeto. Perciò nei primi versi ED cita Bruxelles, per gli arazzi di Fiandra, e Kidderminster, una cittadina inglese vicino a Birmingham famosa per la produzione di tappeti.
Al verso 9 ho scelto la variante "Breadths" al posto di "Yards" ("Iarde").


J603 (1862) / F511 (1863)

He found my Being - set it up -
Adjusted it to place -
Then carved his name - upon it -
And bade it to the East

Be faithful - in his absence -
And he would come again -
With Equipage of Amber -
That time - to take it Home -

    Egli trovò il mio Essere - lo tirò su -
Lo mise bene a posto -
Poi incise il suo nome - su di esso -
E gli ordinò che all'Est

Fosse fedele - in sua assenza -
E che sarebbe ritornato -
Con un Equipaggio d'Ambra -
Stavolta - per portarlo a Casa -

Chi è quell'"He" iniziale? Il quarto e quinto verso fanno pensare al sole. L'ultimo a Dio. Il tono colloquiale dei primi due al marito che parte e raccomanda fedeltà. Non è da escludere un collage di tutte queste cose.
La Malroux commenta così: "Il 'He' del primo verso è ambiguo. Potrebbe rappresentare sia Dio, sia Cristo, venuto a completare l'opera divina, sia l'Amante (o il futuro Sposo) che esige fedeltà in sua assenza. L'"Equipaggio d'Ambra" al verso sette evoca il sole al tramonto, cosa che accrediterebbe la prima interpretazione, ma d'altro canto il sole è il simbolo dell'amore maschile, per ED. Infine, essendo all'epoca l'ambra la materia con la quale si catturavano le mosche, si può anche leggere la poesia come una satira del matrimonio, con la sposa che diventa prigioniera per sempre."


J604 (1862) / F512 (1863)

Unto my Books - so good to turn -
Far ends of tired Days -
It half endears the Abstinence -
And Pain - is missed - in Praise -

As Flavors - cheer Retarded Guests
With Banquettings to be -
So Spices - stimulate the time
Till my small Library -

It may be Wilderness - without -
Far feet of failing Men -
But Holiday - excludes the night -
And it is Bells - within -

I thank these Kinsmen of the Shelf -
Their Countenances Kid
Enamor - in Prospective -
And satisfy - obtained -

    Ai miei Libri - così bello rivolgermi -
Ultimo lembo di stanche Giornate -
Che fa quasi amare l'Astinenza -
E la Pena - trascurare - nel Plauso -

Come le Fragranze - allietano gli Ospiti in Ritardo
Con promesse di Banchetti -
Così gli Aromi - stimolano il tempo
Fino alla mia piccola Biblioteca -

Può esserci il Deserto - là fuori -
Lontani passi di Uomini imperfetti -
Ma la Festa - esclude la notte -
Ed è Scampanio - dentro -

Ringrazio questi Parenti dello Scaffale -
Le loro Fisionomie di Pelle
Innamorano - nell'Attesa -
E appagano - ottenuti -

Un bellissimo inno ai libri, a questi parenti dello scaffale che ci attendono alla fine della nostra faticosa giornata, per trasformarla in una festa, in un gioioso scampanio. Anche se fuori c'è il deserto e l'imperfetta vita di noi mortali, i loro aromi, come le fragranze di piatti già pronti che fanno pregustare il banchetto agli ospiti che arrivano in ritardo, ci fanno desiderare che passi in fretta il tempo che ci separa dalle loro fisionomie di pelle, quando potremo smettere di sospirare nell'attesa e appagarci di averli fra le mani e davanti agli occhi.


J605 (1862) / F513 (1863)

The Spider holds a Silver Ball
In unperceived Hands -
And dancing softly as He knits
His Coil of Pearl - unwinds -

He plies from nought to nought -
In unsubstantial Trade -
Supplants our Tapestries with His -
In half the period -

An Hour to rear supreme
His Theories of Light -
Then dangle from the Housewife's Broom -
His Sophistries - forgot -

    Il Ragno tiene un Gomitolo d'Argento
In Mani impercettibili -
E danzando delicatamente mentre tesse
Il suo Rotolo di Perla - dispiega -

Si affretta da nulla a nulla -
In incorporeo Traffico -
Soppiantando i nostri Arazzi con i Suoi -
In metà tempo -

Un'Ora per innalzare supreme
Le Sue Teorie di Luce -
Per poi penzolare dalla Scopa della Massaia -
Le Sue Sofisticherie - dimenticate -

La tela del ragno diventa l'inconoscibile ragnatela della nostra esistenza, che come quella si dispiega da nulla a nulla, dal nulla che precede la nascita al nulla che segue la morte. Per quanto possa essere argentea, di perla, preziosa come arazzi, splendente, la ragnatela, come la vita, è destinata in breve tempo a penzolare dal manico di una scopa. E di essa non rimane niente.
Questa è una lettura forse un po' estrema, ma secondo me giustificata da quel "nought to nought" del quinto verso. Si può anche però interpretare come una metafora della fallacia delle imprese umane: per quanto grandi e importanti siano, sono comunque destinate all'oblio, o, ancora, come la supremazia delle bellezze della natura rispetto alle nostre, una supremazia quasi sempre misconosciuta e, talvolta, spazzata via con noncuranza, come fa una massaia col delicato merletto di una ragnatela, vista solo come un disturbo alla linda e asettica pulizia della casa.
Ho utilizzato quattro varianti: verso 3: " as He knits" al posto di "to Himself" ("per Sé"); verso 4: "Coil" al posto di "Yarn" ("Filo"); verso 10: "Theories" al posto di "Continents" ("Continenti"); verso 12: "Sophistries" al posto di "Boundaries" ("Confini").


J606 (1862) / F523 (1863)

The Trees like Tassels - hit - and swung -
There seemed to rise a Tune
From Miniature Creatures
Accompanying the Sun -

Far Psalteries of Summer -
Enamoring the Ear
They never yet did satisfy -
Remotest - when most fair

The Sun shone whole at intervals -
Then Half - then utter hid -
As if Himself were optional
And had Estates of Cloud

Sufficient to enfold Him
Eternally from view -
Except it were a whim of His
To let the Orchards grow -

A Bird sat careless on the fence -
One gossipped in the Lane
On silver matters charmed a Snake
Just winding round a Stone -

Bright Flowers slit a Calyx
And soared upon a Stem
Like Hindered Flags - Sweet hoisted -
With Spices - in the Hem -

'Twas more - I cannot mention -
How mean - to those that see -
Vandyke's Delineation
Of Nature's - Summer Day!

    Gli Alberi come Nappe - sbattevano - e dondolavano -
Sembrava alzarsi una Musica
Da Creature in Miniatura
Che accompagnavano il Sole -

Lontani Salteri dell'Estate -
Innamoravano l'Orecchio
Che pure di loro non era mai sazio -
Tanto più remoti - quanto più belli

Il Sole splendeva intero ad intervalli -
Quando a Metà - quando tutto nascosto -
Come se fosse Lui a decidere
E avesse Patrimoni di Nubi

Sufficienti a sottrarlo
Eternamente alla vista -
Salvo che per un Suo capriccio fosse
Permesso ai Frutteti di prosperare -

Un Uccello si posava noncurante sullo steccato -
Un altro spettegolava sul Sentiero
Su argentei argomenti che incantavano una Serpe
Appena avvoltasi attorno a una Pietra -

Fiori lucenti schiudevano il Calice
E si libravano su un Gambo
Come Bandiere Impigliate - Dolcemente innalzate -
Con Aromi - sull'Orlo -

C'era molto di più - che io non son capace di dire -
Com'è banale - per coloro che vedono -
Una Descrizione alla Van Dyck
Della Natura - in un Giorno d'Estate!

Un'altra poesia dedicata alla bellezza dell'estate, del rifiorire della natura; piena di immagini e di fantasia. Gli alberi che si scuotono dal torpore invernale, gli animali risvegliati dal sole che sembrano intonare una musica che delizia l'orecchio, il sole che decide a suo piacimento se e quanto spargere il suo calore, gli uccelli che si posano noncuranti su uno steccato o spettegolano con i loro suoni argentini incantando la serpe accomodatasi intorno a una pietra, i fiori che si schiudono come fossero bandiere impigliate che infine si srotolano emanando fragranti aromi. E infine una dichiarazione di impotenza di fronte alla bellezza della natura: ci sarebbe molto di più da descrivere, ma io non ne sono capace; anche perché qualsiasi descrizione, per quanto possa essere precisa e accurata come un quadro fiammingo, appare misera e banale all'occhio di chi può vedere l'originale.


J607 (1862) / F337 (1862)

Of nearness to her sundered Things
The Soul has special times -
When Dimness - looks the Oddity -
Distinctness - easy - seems -

The Shapes we buried, dwell about,
Familiar, in the Rooms -
Untarnished by the Sepulchre,
The Mouldering Playmate comes -

In just the Jacket that he wore -
Long buttoned in the Mold
Since we - old mornings, Children - played -
Divided - by a world -

The Grave yields back her Robberies -
The Years, our pilfered Things -
Bright Knots of Apparitions
Salute us, with their wings -

As we - it were - that perished -
Themself - had just remained till we rejoin them -
And 'twas they, and not ourself
That mourned -

    Di vicinanza alle Cose a lei strappate
L'Anima ha particolari momenti -
Quando l'Oscurità - appare l'Eccezione -
E la Chiarezza - sembra - facile -

Le Forme che seppellimmo, indugiano intorno,
Familiari, nelle Stanze -
Incorrotto dal Sepolcro,
Il Polveroso Compagno di Giochi viene -

Proprio con la Giacchetta che indossava -
A lungo abbottonata nella Polvere
Da quando - in giorni lontani, Bambini - giocavamo -
Divisi - da un mondo -

La Tomba restituisce le sue Rapine -
Gli Anni, le Cose a noi sottratte -
Luminosi Grovigli di Apparizioni
Ci salutano, con le loro ali -

Come se noi - fossimo - quelli morti -
Loro - rimasti giusto il tempo di ricongiungerci -
E fossero loro, e non noi
Quelli in lutto -

Un rovesciamento del rapporto vita - morte, dove sono i morti che portano il lutto per chi non è ancora passato nel luminoso mondo dell'immortalità. Una sensazione che viene esplicitato dai primi versi, dove i momenti di intima vicinanza con chi non è più vengono considerati quelli in cui l'oscurità si dirada, diventa un'eccezione, per lasciare il posto alla chiarezza, resa visibile dalla luce che emana da quel groviglio di apparizioni che sembra salutarci con angeliche ali.
Nella terza strofa l'apparizione diventa quasi concreta, si materializza nel compagno di giochi allo stesso tempo trasformato in polvere eppure incorrotto dalla tomba, una chiara metafora della dissoluzione corporea a cui fa da contrappasso l'immortalità dell'anima.
Nella quarta c'è come un timido tentativo di ribellione a questa visione capovolta: quel "Robberies" ("furto con violenza, rapina") riferito alla tomba, che ci strappa con la violenza le persone care. Ma subito appare il lenimento del tempo: la tomba, e gli anni, restituiscono il frutto della rapina, facendoci apparire i morti come in attesa di un felice ricongiungimento con noi: i poveri vivi.


J608 (1862) / F345 (1862)

Afraid! Of whom am I afraid?
Not Death - for who is He?
The Porter of my Father's Lodge
As much abasheth me!

Of Life? 'Twere odd I fear a thing
That comprehendeth me
In one or two existences -
Just as the case may be -

Of Resurrection? Is the East
Afraid to trust the Morn
With her fastidious forehead?
As soon impeach my Crown!

    Paura! Di chi ho paura?
Non della Morte - perché chi è Costei?
Il Portiere della casa di mio Padre
Allo stesso modo m'intimidisce!

Della Vita? Sarebbe strano temere una cosa
Che è parte integrante di me
In una o due esistenze -
A seconda del caso -

Della Resurrezione? Ha l'Est
Paura di affidare al Mattino
La sua fronte schizzinosa?
Tanto varrebbe ricusare la mia Corona!

Una sorta di riflessione teologica sulla paura della morte, ma anche sulla paura del vivere. Non si deve aver paura della morte, in definitiva non esiste, ci è estranea e perciò non ci deve intimidire.
Nemmeno si deve aver paura della vita, perché è parte integrante di noi. Per i due versi successivi ci sono due varianti che non ho utilizzato, ma che sono interessanti perché rendono i versi più aperti a diverse interpretazioni. Al verso 7 "more" al posto di "two" ("una o più esistenze" anziché "una o due esistenze"); al verso 8 una variante sostitutiva: "As Deity decree" al posto di " Just as the case may be" ("Come la Divinità disporrà" - o anche "Come Iddio vorrà" al posto di "A seconda del caso"). La prima variante sembra quasi suggerire la teoria della reincarnazione, mentre il verso originale fa riferimento alla vita vera e propria e a quella dopo la morte, separate però da un dubitativo "or", rafforzato dal verso che segue. Quest'ultimo, nella variante, chiama in causa Dio, dove invece nel verso originale il soggetto è un più indeterminato "caso". Insomma una serie di combinazioni diverse che cambiano le carte in tavola, con il dubbio che comunque rimane ("or" del verso 7) in qualsiasi significato scegliamo.
L'interpretazione che diamo a questa strofa, tralasciando il dubbio rappresentato dall'"or", influenza anche quella precedente. Se la interpretiamo nel senso di un credente, la morte della prima strofa non esiste perché non è altro che una seconda, o anche un'altra, vita. In una visione più materialista il senso della prima è invece vicino a ciò che afferma Epicuro nelle Ratae Sententiae, [139], II: "Nulla è per noi la morte; perché ciò che è dissolto è insensibile, e ciò che è insensibile non è niente per noi." e le considerazioni nella Epistula ad Menoeceum, [124-125]: "Abìtuati a pensare che nulla è per noi la morte, poiché ogni bene e ogni male è nella sensazione, e la morte è privazione di questa. ... Niente c'è infatti di temibile nella vita per chi è veramente convinto che niente di temibile c'è nel non vivere più. ... Il più terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte noi non siamo più. Non è nulla dunque né per i vivi né per i morti, perché per quelli non c'è, questi non sono più." (citazioni tratte dall'edizione delle Opere di Epicuro a cura di Graziano Arrighetti, Einaudi, Torino 1972).
L'ultima cosa di cui non aver paura è la resurrezione. Qui sembrerebbe sciolto il dubbio: se c'è la risurrezione c'è anche l'altra vita, quella eterna. Ma ED butta là un verso enigmatico che ho cercato di tradurre nel senso che mi è parso più corretto: aver paura della resurrezione sarebbe come ricusare la corona, ovvero quel simbolo che in ED è sempre riservato a chi è "scelto"; in questo caso a chi è scelto per la vita eterna, ovvero l'uomo. Perché allora il verso è enigmatico? Perché ED usa il verbo "impeach" (da noi è molto conosciuto per il derivato "impeachement") che significa "mettere sotto accusa" in particolare un'autorità costituita per destituirla dopo aver commesso un illecito (io ho tradotto "ricusare" in senso figurato, si mette sotto accusa qualcuno per poi ricusarlo). È un verbo che, anche se negato, fa immaginare una sorta di messa in discussione di un dogma non discutibile, come quello della resurrezione dopo la morte. E il tono usato da ED mi fa pensare a qualcosa come "tanto varrebbe ricusare quella corona che, in fin dei conti, è l'unica speranza che ci rimane in un qualcosa che non potremo mai accertare. Teniamocela dunque, e vediamo un po' che succede!"


J609 (1862) / F440 (1862)

I - Years - had been - from Home -
And now - before the Door -
I dared not open - lest a face
I never saw before

Stare vacant into mine -
And ask my Business there -
My Business - just a Life I left -
Was such - still dwelling there?

I fumbled at my nerve -
I scanned the Windows o'er -
The Silence - like an Ocean rolled -
And broke against my Ear -

I laughed a Wooden laugh -
That I - could fear a Door -
Who Danger - and the Dead - had faced -
But never shook - before -

I fitted to the Latch - My Hand -
With trembling Care -
Lest back the Awful Door should spring -
And leave me - in the Floor -

I moved my fingers off, as cautiously as Glass -
And held my Ears - and like a Thief
Stole - gasping - from the House.

    Io - Anni - ero stata - via da Casa -
Ed ora - davanti alla Porta -
Non osavo aprire - per paura che un volto
Che non avevo mai visto prima

Fissasse vacuo il mio -
E chiedesse cosa Cercavo là -
Cercavo - solo una Vita che lasciai -
Forse - risiedeva ancora là?

Cercai confusamente di farmi forza -
Scrutai da sopra alle Finestre -
Il Silenzio - come un Oceano rotolò -
E s'infranse sul mio Orecchio -

Risi di un Legnoso riso -
Che io - potessi temere una Porta -
Colei che il Pericolo - e i Morti - aveva affrontato -
Ma mai vacillato - prima -

Accostai al Chiavistello - la Mano -
Con trepidante Cura -
Per paura che la Tremenda Porta scattasse all'indietro -
E mi lasciasse - sul Pavimento -

Tirai via le dita, cautamente come Vetro -
E mi chiusi le Orecchie tra mani - e come un Ladro
Mi dileguai - ansimando - dalla Casa.

Nel 1872 ED scrisse una seconda versione di questa poesia, con alcune varianti in particolare nella terza e quarta strofa:

I Years had been from Home
And now before the Door
I dared not enter, lest a Face
I never saw before

Stare stolid into mine
And ask my Business there -
"My Business but a Life I left
Was such remaining there?"

I leaned upon the Awe -
I lingered with Before -
The Second like an Ocean rolled
And broke against my ear -

I laughed a crumbling Laugh
That I could fear a Door
Who Consternation compassed
And never winced before.

I fitted to the Latch
My Hand, with trembling care
Lest back the awful Door should spring
And leave me in the Floor -

Then moved my Fingers off
As cautiously as Glass
And held my ears, and like a Thief
Fled gasping from the House -

    Io Anni ero stata via da Casa
Ed ora davanti alla Porta
Non osavo entrare, per paura che un Volto
Che non avevo mai visto prima

Fissasse stolido il mio
E chiedesse cosa Cercavo là -
"Cercavo solo una Vita che lasciai
Forse risiedeva ancora là?"

Mi chinai sul Timore -
Indugiai con il Prima -
L'Attimo come un Oceano rotolò
E s'infranse sul mio orecchio -

Risi di uno scomposto Riso
Che io potessi temere una Porta
Colei che aveva frequentato l'Orrore
E mai era indietreggiata prima.

Accostai al Chiavistello
La Mano, con trepidante cura
Per paura che la tremenda Porta scattasse all'indietro
E mi lasciasse sul Pavimento -

Poi tirai via le Dita
Cautamente come Vetro
E mi chiusi le orecchie tra mani, e come un Ladro
Fuggii ansimando dalla Casa -

Una sorta di incubo, in cui chi è morto torna a casa ma si blocca davanti alla porta, per paura di vedere che la vita è continuata, che non è rimasto nulla di ciò che aveva lasciato. Il tentativo resta inappagato, e termina con una fuga: così come i vivi non possono penetrare i segreti della morte, i morti non possono avere nostalgia della vita e riviverne i momenti; i due mondi sono divisi e tali debbono restare.
Nella versione del 1872 la visita si fa più metafisica. Il timido sguardo dalle finestre, così umanamente nostalgico, diventa il chinarsi sul timore, quasi a volerne scoprire l'intima natura, l'indugiare vanamente su un prima ormai scomparso. Il riso "wooden" ("legnoso") diventa "crumbling", letteralmente "che si sbriciola, si decompone", quasi a voler avvicinare ancora di più alla morte un gesto così "vivo" come il ridere.
I due versi finali della terza strofa, con la bellissima immagine del silenzio, e poi nel 1872 dell'attimo, che si infrange sull'orecchio come un'ondata oceanica, sono un prologo per quell'"held my ears" del penultimo, dove la piena dei ricordi viene metaforicamente trattenuta nel gesto di chiudere le orecchie tra le mani, un'immagine di plastica efficacia che dà anche la sensazione di una muta disperazione.


J610 (1862) / F441 (1862)

You'll find - it when you try to die -
The easier to let go -
For recollecting such as went -
You could not spare - you know.

And though their places somewhat filled -
As did their Marble names
With Moss - they never grew so full -
You chose the newer names -

And when this World - sets further back -
As Dying - say it does -
The former love - distincter grows -
And supersedes the fresh -

And Thought of them - so fair invites -
It looks too tawdry Grace
To stay behind - with just the Toys
We bought - to ease their place -

    Tu troverai - quando sperimenterai la morte -
Più facile lasciarsi andare -
Rammentando coloro che se ne andarono -
Non potresti farne a meno - lo sai.

E anche se i loro posti in qualche modo furono riempiti -
Come si riempirono i loro nomi di Marmo
Con il Muschio - non divennero mai così pieni -
Da farti scegliere i nomi più nuovi -

E quando questo Mondo - indietreggia sempre più -
Come i Morenti - dicono che faccia -
Il primo amore - più distintamente risalta -
E soppianta quello recente -

E il Pensiero di loro - così bello attrae -
Sembra una Grazia troppo volgare
Restare indietro - solo con i Balocchi
Che comprammo - per mitigare quel loro posto -

Una riflessione sul ricordo, sull'incancellabile spazio che le persone care che se ne sono andate lasciano a chi resta. Questo ricordo può rendere più facile il momento della morte, che può trasformarsi nella speranza di una nuova vita che cancelli quei vuoti.
Quei vuoti che la vita tende inevitabilmente a riempire di nuovo, come fa il muschio sui nomi incisi nella pietra, ma mai del tutto: resta sempre qualcosa che non può essere sostituito.
E proprio nel momento della morte, quando il mondo sembra indietreggiare per lasciare spazio ad altro, i ricordi più netti, più distinti, sembrano essere quelli più remoti, come il vecchio che dimentica il presente ma mantiene vivide le immagini del lontano passato, facendo diventare quasi appariscenti balocchi le cose che hanno riempito la vita nel frattempo.
L'ultima frase è tradotta con "ad illudere quel vuoto" nel Meridiano (Margerita Guidacci); la Malroux traduce con "pour adoucir leur place" ("per addolcire il loro posto"). Il significato potrebbe essere: "per mitigare la pena di quel posto lasciato vuoto dalla loro morte", ma tradurre così significherebbe spiegare quello che il verso accenna. In questi casi ED molto probabilmente pensava la frase intera e poi scriveva le parole più significative, lasciando le altre come implicito riferimento. Ho preferito perciò, come la Malroux, rispettare la lettera traducendo con "per mitigare quel loro posto", anche per lasciare aperta un'altra possibile lettura: i "balocchi" come le cose che usiamo per rendere meno triste "quel loro posto", ovvero la tomba.


J611 (1862) / F442 (1862)

I see thee better - in the Dark -
I do not need a Light -
The Love of Thee - a Prism be -
Excelling Violet -

I see thee better for the Years
That hunch themselves between -
The Miner's Lamp - sufficient be -
To nullify the Mine -

And in the Grave - I see Thee best -
It's little Panels be
Aglow - All ruddy - with the Light
I held so high, for Thee -

What need of Day -
To Those whose Dark - hath so - surpassing Sun -
It deem it be - Continually -
At the Meridian?

    Ti vedo meglio - al Buio -
Non ho bisogno di Luce -
L'amore per Te - è un Prisma -
Che oltrepassa il Violetto -

Ti vedo meglio per gli Anni
Che si accumulano in mezzo -
La Lampada del Minatore - è sufficiente -
Per annullare la Miniera -

E nella Tomba - Ti vedo ancor meglio -
I suoi piccoli Pannelli sono
Ardenti - Tutti rosseggianti - della Luce
Che io tengo così alta, per Te -

Che bisogno c'è del Giorno -
Per Chi nella Tenebra - ha tale - incomparabile Sole -
Che sembra essere - Continuamente -
Al Meridiano?

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Si ha notizia di altre due copie, il cui manoscritto è perduto: una inviata a Louise e Frances Norcross, della quale sopravvive solo il primo verso trascritto da Frances, l'altra inviata a Susan, il cui testo, uguale a quello nei fascicoli a parte alcune differenze nella punteggiatura, è stato pubblicato da Martha Dickinson Bianchi in The Single Hound nel 1914.

Quasi un seguito e un completamento della precedente (nei manoscritti vengono una dopo l'altra). Là c'era il ricordo, qui la vicinanza si fa concreta, e il buio della morte non ha bisogno di luce terrena, è l'amore che illumina con una intensità più alta dell'ultimo colore mostrato da un prisma e annulla l'oblio del tempo trascorso.
Come a un minatore basta una semplice lampada per annullare la profonda oscurità di una miniera, così perfino la tomba, il posto più oscuro nell'immaginazione di noi mortali, si rischiara, diventa ardente e rosseggiante, illuminata dalla luce dell'amore.
Perciò non c'è bisogno del giorno, ovvero della luce mortale che serve solo ai vivi, per chi è al buio ma è nello stesso tempo illuminato da un sole così incomparabile da sembrare sempre nel punto più alto del cielo.
In entrambe le poesie c'è sia una sorta di scavo per riuscire a penetrare l'estremo mistero della morte, sia un tentativo di esorcizzarla rendendola, per così dire, più "familiare": nella prima con il nostalgico ricordo di chi non c'è più, nella seconda con la ferma convinzione che i sentimenti profondi come l'amore riescano a squarciare quel buio che altrimenti apparirebbe impenetrabile. In tutt'e due, come in tutte quelle dedicate a questo tema e dove il protagonista non è il dubbio, ED cerca di piegare e vincere la morte facendovi confluire prepotentemente i sentimenti e le passioni della vita, delineandola così come una vita "altra", dove restano soltanto le cose positive di quella così imperfetta che viviamo realmente. Insomma, il sogno di tutti gli uomini.
Al verso 6 "hunch"" significa sia "sgomitare, farsi largo" che "gonfiarsi, inarcarsi"; visto che ED ha inserito l'alternativa "pile" ("accumulare") sembra evidente che il significato giusto sia il secondo, in un senso figurato molto vicino al termine proposto come alternativa; ho perciò tradotto con "si accumulano".


J612 (1862) / F444 (1862)

It would have starved a Gnat -
To live so small as I -
And yet, I was a living child -
With Food's nescessity

Upon me - like a Claw -
I could no more remove
Than I could coax a Leech away -
Or make a Dragon - move -

Not like the Gnat - had I -
The privilege to fly
And seek a Dinner for myself -
How mightier He - than I!

Nor like Himself - the Art
Upon the Window Pane
To gad my little Being out -
And not begin - again -

    Sarebbe morto di fame un Moscerino -
A vivere modestamente come me -
Eppure, ero una bambina piena di vita -
Col bisogno di Cibo

Su di me - come un Artiglio -
Smuoverlo era impossibile
Più di liberarmi di una Sanguisuga -
O spostare - un Drago -

Non avevo - come il Moscerino -
Il privilegio di volare
E cercarmi un Pasto -
Quanto più potente Egli - di me!

Né l'Arte - come Lui
Su un Vetro della Finestra
Di spendere la mia piccola Esistenza -
E non - ricominciare -

Per capire il senso della poesia bisogna chiedersi cos'è il "cibo" del quarto verso. A me sembra evidente che sia il desiderio di libertà, di conoscenza, così come confermato dalla terza strofa, dove il privilegio del moscerino è quello di poter volare: una chiara metafora della libertà che consente di cercarsi il proprio "pasto", di essere soggetto attivo della propria vita e non doverla subire senza poter intervenire. Dalla parte opposta rispetto a questa voglia di spaziare liberamente e conoscere c'è l'altro privilegio del moscerino: quello di potersi permettere un'esistenza oziosa, magari limitata a un vetro di finestra, senza i problemi che ci crea il nostro essere creature coscienti e, soprattutto, senza il pensiero di dover ricominciare, magari in un'altra vita di cui non sappiamo nulla.
Quel penultimo verso (almeno così come l'ho letto io) fa pensare all'invidia del pastore leopardiano verso l'indifferente ozio delle sue pecore nel "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia": "O greggia mia che posi, oh te beata, / Che la miseria tua, credo, non sai! / Quanta invidia ti porto!". Il verbo "to gad" significa infatti "girare intorno, passeggiare pigramente senza uno scopo preciso", e leggendolo insieme all'"out" finale l'ho interpretato come "scialacquare, dissipare senza pensieri, buttar via". In questo senso l'arte del moscerino diventa quella di passeggiare pigramente su un vetro della finestra, senza affanni, senza consapevolezza, proprio come il gregge leopardiano.
Nel Meridiano c'è un'altra interpretazione di questi ultimi versi: la traduzione dell'ultima strofa (di Margherita Guidacci) è "e non mi era concesso / come a lui di schiacciare contro un vetro / la mia piccola vita / e non ricominciarla." e la nota di Marisa Bulgheroni: "l'invidia per la sorte del moscerino suicida contro un vetro dà la misura della misteriosa privazione che la voce poetica denuncia."


J613 (1862) / F445 (1862)

They shut me up in Prose -
As when a little Girl
They put me in the Closet -
Because they liked me "still" -

Still! Could themself have peeped -
And seen my Brain - go round -
They might as wise have lodged a Bird
For Treason - in the Pound -

Himself has but to will
And easy as a Star
Look down upon Captivity -
And laugh - No more have I -

    Mi rinchiudono nella Prosa -
Come quando da Ragazzina
Mi mettevano nello Sgabuzzino -
Perché mi volevano "tranquilla" -

Tranquilla! Avessero potuto spiare -
E vedere il mio Cervello - andarsene in giro -
Era come se avessero confinato un Uccello
A Tradimento - in un Recinto -

A lui basta volerlo
E con la disinvoltura di una Stella
Dà un'occhiata alla Prigione -
E ride - Lo stesso faccio io -

Sembra quasi una continuazione della precedente. Anche qui la voglia di volare di evadere, di mandare in giro il proprio cervello. Bellissima l'immagine della bambina rinchiusa nello sgabuzzino perché la volevano tranquilla. Altro che tranquilla! Lì dentro era un turbinare di emozioni, di sentimenti, di voglia di uscire dal mondo chiuso e soffocante in cui la volevano rinchiudere. Pensare di soffocare la fantasia è come pensare di imprigionare un uccello in un recinto, si fa una risata e vola via.
Nel primo verso non è chiaro se il tempo sia al passato o al presente, visto che "shut" è verbo irregolare con i due tempi uguali; ho scelto il presente perché è il tempo dell'ultima strofa e soprattutto perché l'ultima frase "No more have I" sembra proprio collegata a una situazione vissuta in quel momento, quasi ED dicesse: "mi vorrebbero rinchiudere nella prosa (il simbolo della vita di tutti i giorni, della noiosa quotidianità, contrapposta alla poesia come fantasia, immaginazione, libertà di pensiero) ma non si accorgono che io, come facevo da bambina quando mi rinchiudevano per la mia troppa vivacità, posso anche far finta di rimanerci in questa prigione, ma quando voglio me ne rido dei loro recinti e, come un uccello, volo via verso la libertà.


J614 (1862) / F447 (1862)

In falling Timbers buried -
There breathed a Man -
Outside - the Spades - were plying -
The Lungs - within -

Could He - know - they sought Him -
Could They - know - He breathed -
Horrid Sand Partition -
Neither - could be heard -

Never slacked the Diggers -
But when Spades had done -
Oh, Reward of Anguish,
It was dying - Then -

Many Things - are fruitless -
'Tis a Baffling Earth -
But there is no Gratitude
Like the Grace - of Death -

    Nel crollo di Travi sepolto -
Là respirava un Uomo -
Fuori - le Vanghe - erano all'opera -
I Polmoni - dentro -

Avesse Egli - saputo - che Lo stavano cercando -
Avessero gli Altri - saputo - che Lui respirava -
Orrido Tramezzo di Sabbia -
Nessuno dei due - poteva sentire l'altro -

Non rallentarono gli Scavatori -
Ma quando le Vanghe ebbero finito -
Oh, Compenso dell'Angoscia,
Era morente - Allora -

Molte Cose - restano infruttuose -
È questa una Terra Sconcertante -
Ma non c'è Gratitudine
Che eguagli la Grazia - della Morte -

Una metafora dell'impotenza, che tante volte ci accompagna nel corso della nostra vita. Spesso non riusciamo, pur mettendoci tutto il nostro fervore, a raggiungere l'uomo sepolto prima che sia troppo tardi. Ma così è la vita: sconcertante, perché non riusciamo a comprendere i perché del male e della sofferenza che ci circondano. Ricordiamoci però che comunque il male e la sofferenza non possono mai durare per sempre, in ogni caso la grazia della morte arriverà a salvarci.
Dalla vanga dickinsoniana emerge un altro lato della morte, quello che la fa diventare una grazia che interrompe la sofferenza.


J615 (1862) / F453 (1862)

Our journey had advanced -
Our feet were almost come
To that odd Fork in Being's Road -
Eternity - by Term -

Our pace took sudden awe -
Our feet - reluctant - led -
Before - were Cities - but Between -
The Forest of the Dead -

Retreat - was out of Hope -
Behind - a Sealed Route -
Eternity's Cool Flag - in front -
And God - at every Gate -

    Il nostro viaggio era prossimo alla fine -
I piedi erano quasi arrivati
A quell'estremo Bivio della Strada dell'Essere -
Che ha nome - Eternità -

L'andatura si fece d'improvviso timorosa -
I piedi - procedevano - riluttanti -
Davanti - c'erano Città - ma nel Mezzo -
La Foresta dei Morti -

D'indietreggiare - non c'era Speranza -
Alle spalle - un Percorso Sigillato -
La Fredda Bandiera dell'Eternità - di fronte -
E Dio - ad ogni Entrata -

L'ineluttabilità della morte, dell'estremo bivio della nostra esistenza che ci conduce nell'eternità. È questa ineluttabilità, ma anche il dubbio, che ci fa procedere timorosi, perché al di là possiamo sì intravedere città che ci rammentano quelle a noi familiari, ma l'unica sicurezza è che la strada per arrivarci è morire. E non c'è possibilità di indietreggiare; in quel momento ogni percorso alle nostre spalle è sigillato, ormai chiuso, e davanti a noi si erge la fredda, estranea, bandiera dell'eternità e un posto dove a ogni entrata vigila quel dio di cui sappiamo ben poco, che ci appare come l'occhiuto guardiano di un regno misterioso, e per questo non possiamo che averne paura.
Al verso 11 ho scelto due varianti: "Cool" al posto di "White" e "in front" al posto di "before". Per la prima ho preferito "fredda" a "bianca" perché dava più l'idea dell'indifferenza, dell'estraneità, un concetto che si lega all'"odd" del terzo verso, che ho tradotto con "estremo" ma che letteralmente significa "strano, fuori dall'ordinario". Per la seconda i due termini sono praticamente sinonimi (uno è più "davanti" ma anche "di fronte", l'altro è speculare), ma ho pensato che ED volesse variare rispetto al "before" del settimo verso e ho preferito un più chiaro "in front" anche per legarlo alla traduzione che ho scelto per il "behind" del verso precedente: "alle spalle". Se avessi tradotto "behind" con "dietro" avrei lasciato "before" traducendolo con "davanti".


J616 (1862) / F454 (1862)

I rose - because He sank -
I thought it would be opposite -
But when his power bent -
My Soul grew straight.

I cheered my fainting Prince -
I sang firm - even - Chants -
I helped his Film - with Hymn -

And when the Dews drew off
That held his Forehead stiff -
I met him -
Balm to Balm -

I told him Best - must pass
Through this low Arch of Flesh -
No Casque so brave
It spurn the Grave -

I told him Worlds I knew
Where Emperors grew -
Who recollected us
If we were true -

And so with Thews of Hymn -
And Sinew from within -
And ways I knew not that I knew - till then -
I lifted Him -

    Mi innalzai - poiché Lui sprofondava -
Pensavo sarebbe stato il contrario -
Ma quando la sua forza si piegò -
La mia Anima divenne diritta.

Confortavo il mio esausto Principe -
Intonavo fermi - sereni - Canti -
Aiutavo quel Velo - con Inni -

E quando sparì la Rugiada
Che dominava la sua Fronte rigida -
Mi unii a lui -
Balsamo a Balsamo -

Gli dissi che i Migliori - devono passare
Attraverso questo basso Arco di Carne -
Nessun Elmo per quanto ardito
Disdegna la Tomba -

Gli dissi di Mondi che conoscevo
Dove prosperano Imperatori -
Che ci avrebbero riuniti
Se fossimo stati fedeli -

E così col Vigore degli Inni -
E la Forza interiore -
E vie che non sapevo di sapere - fino ad allora -
Lo sollevai -

Una variazione sul tema della perdita dell'amato. Stavolta il momento della morte è quello in cui chi resta sente rinascere le forze, perché l'altro sprofonda e ha bisogno del conforto e delle parole che solo la persona amata sa dare. Ecco allora che il piegarsi della sua forza diventa l'ergersi diritta dell'anima di lei, che sa trovare le parole e i suoni che possano confortare il suo "principe", quelle parole e quei suoni che ignorava di conoscere, prima di quel momento.
Al settimo verso una frase tipica di ED: "I helped his Film". "Film" significa "pellicola, sottile velo che divide" e il senso non può essere che: "Lo aiutavo nel momento in cui solo un velo leggero lo divideva dalla morte" o anche "Lo aiutavo a oltrepassare quel sottile velo che lo divideva dalla morte". In questo caso la traduzione non può che essere letterale: a chi legge il compito di completare e interpretare.
Al verso 3 ho scelto la variante "bent" al posto di "dropped" ("cadeva, calava"), per sottolineare meglio il contrasto diretto con lo "straight" del verso successivo.


J617 (1862) / F681 (1863)

Dont put up my Thread & Needle -
I'll begin to Sow
When the Birds begin to whistle -
Better stitches - so -

These were bent - my sight got crooked -
When my mind - is plain
I'll do seams - a Queen's endeavor
Would not blush to own -

Hems - too fine for Lady's tracing
To the sightless Knot -
Tucks - of dainty interspersion -
Like a dotted Dot -

Leave my Needle in the furrow -
Where I put it down -
I can make the zigzag stitches
Straight - when I am strong -

Till then - dreaming I am sowing
Fetch the seam I missed -
Closer - so I - at my sleeping -
Still surmise I stitch -

    Non mettere via Ago e Filo -
Riprenderò a Cucire
Quando gli Uccelli riprenderanno a fischiare -
Migliori i punti - così -

Questi erano storti - la mia vista imprecisa -
Quando la mia mente - sarà schiarita
Farò cuciture - che un'abilità Regale
Non si vergognerebbe di far proprie -

Orli - troppo fini perché una Dama ne scorga
L'invisibile Nodo -
Plissettature - delicatamente disseminate -
Come un Punto trapuntato -

Lascia il mio Ago nel solco -
Dove l'ho deposto -
Potrò rendere i punti a zigzag
Diritti - quando sarò forte -

Fino ad allora - sognando di cucire
Mantengo la cucitura che ho trascurato -
Più vicina - affinché - nel mio sonno -
Possa sempre credere di metter punti -

Johnson afferma che "L'aver scritto 'Sow' e 'sowing' [seminare] per 'sew' [cucire] ai versi 2 e 17 è sicuramente da attribuire ad un errore d'ortografia". La cosa appare però un po' strana, visto che il presunto errore si ripete per due volte. Sembra perciò più plausibile che l'ambiguità sia voluta, ovvero che ED abbia giocato con l'affinità ortografica e fonetica dei due verbi (che si pronunciano entrambi "/soh/"), tenendo anche conto che nel Webster fra le definizioni di "sow" c'è anche: "for sew, is not in use."
L'oscillare del senso fra "cucire" e "seminare" (che si evidenzia anche al verso 13, dove l'ago è riposto nel "furrow", il cui significato principale è "solco fatto con l'aratro") è funzionale alla metafora della poesia vista sia come creazione che cuce, mette insieme, le sollecitazioni del mondo esterno ("When the Birds begin to whistle", v. 3) con le elaborazioni interiori ("When my mind - is plain", v. 6), sia come mezzo per seminare, spargere il frutto del lavoro di cucitura ("Tucks - of dainty interspersion", v. 11).
Ma c'è un'altra parola che conferma questo sottile e cangiante collegamento fra il cucire, il seminare e il poetare: ED usa per due volte "stitch", al verso 15 e come parola finale della poesia. Se andiamo a vedere le definizioni di questa parola nel Webster troviamo:
[verbo]
1) cucire qualcosa di particolare; come un colletto o un polsino. Cucire le pagine di un libro per creare un opuscolo, un fascicolo.(non si può non pensare al paziente lavoro di rilegatura artigianale dei manoscrittti dickinsoniani)
2) Nel New England, sistemare un terreno irregolare, con ondulazioni.
[sostantivo]
1) Un singolo passaggio dell'ago mentre si cuce.
2) Un singolo giro del filo intorno al ferro lavorando a maglia.
3) Un terreno; lo spazio fra due solchi arati.
4) Un dolore lancinante, come la puntura di un ago.
Inoltre, sempre nel Webster (ma questa è una semplice supposizione, sorretta però da quanto ED scrisse ad Higginson nella lettera del 25 aprile 1862 (L261): "... for several years, my Lexicon - was my only companion -" - "... per diversi anni, il Dizionario - fu il mio solo compagno -") una parola molto simile a "stitch" e, anche qui, foneticamente uguale: "stich", viene definita così:
1) In poesia, un verso o qualsiasi unità di misura metrica.
2) Nelle transazioni rurali, un gruppo o una fila di alberi. Nel New England, la quantità di terreno che si trova fra due solchi arati è chiamata stitch.


J618 (1862) / F683 (1863)

At leisure is the Soul
That gets a Staggering Blow -
The Width of Life - before it spreads
Without a thing to do -

It begs you give it Work -
But just the placing Pins -
Or humblest Patchwork - Children do -
To still it's noisy Hands -

    Inerte è l'Anima
Che riceve un Colpo Feroce -
L'Ampiezza della Vita - le si stende davanti
Senza nulla da fare -

Vi prega di darle un Lavoro -
Anche solo appuntare Spilli -
O il più umile Rattoppo - roba da Bambini -
Per placare le sue Mani irrequiete -

Una descrizione vivida, precisa e, come al solito, perfetta, di ciò che accade dopo un colpo feroce (ED usa il verbo "to stagger" che significa barcollare, ondeggiare, vacillare). L'anima rimane come congelata, inerte, le sembra che non ci sia più nulla che possa fare ("leisure" significa appunto "non avere niente da fare, restare senza lavoro"), la vita le si stende davanti come uno spazio vuoto, un'ampiezza che non è più possibile riempire con nulla. L'unico mezzo per tentare una risalita è trovare qualcosa che possa darle uno stimolo per ricominciare, fosse anche soltanto uno spillo da appuntare o anche giocare con le pezze di stoffa, come quelle che si danno ai bambini per tenerli buoni.
In alcune traduzioni italiane, e nella versione compatta dell'edizione Johnson, all'ultimo verso è scelta la variante "To Help it's Vacant Hands -" ("Per Aiutare le sue Mani Inattive -"). Ho preferito la versione originale perché trovo che l'immagine delle "sue mani irrequiete" (qui ED usa "noisy" - che significa "rumoroso" - in senso figurato, anche per richiamare l'immagine dei bambini del verso precedente - almeno ho interpretato così, tenendo anche conto che per "noisy" nel Webster c'è fra le altre la definizione "turbulent") dia più l'idea di un'anima sì inerte, ma comunque desiderosa di uscire in qualche modo da quell'inerzia (vedi "It begs" del primo verso della strofa).


J619 (1862) / F685 (1863)

Glee - The great storm is over -
Four - have recovered the Land -
Forty - gone down together -
Into the boiling Sand -

Ring - for the scant Salvation -
Toll - for the bonnie Souls -
Neighbor - and friend - and Bridegroom -
Spinning upon the Shoals -

How they will tell the Story -
When Winter shake the Door -
Till the Children urge -
But the Forty -
Did they - Come back no more?

Then a silence - suffuse the Story -
And a softness - the Teller's eye -
And the Children - no further question -
And only the Sea - reply -

    Allegria - La grande tempesta è passata -
Quattro - hanno riguadagnato Terra -
Quaranta - affondarono insieme -
Nella Sabbia ribollente -

Squilli - per l'esigua Salvezza -
Rintocchi - per le Anime gioiose -
Vicini - e amici - e Sposi Novelli -
Che ruotano nei Fondali -

Come racconteranno la Storia -
Quando l'Inverno scuoterà la Porta -
E quando i Bambini insisteranno -
Ma i Quaranta -
Loro - Non torneranno più?

Allora un silenzio - avvolgerà la Storia -
E una dolcezza - gli occhi del Narratore -
E i Bambini - non chiederanno più -
E solo il Mare - risponderà -

Nei primi due versi dell'ultima strofa ED ha scritto "softness" nel primo e "silence" nel secondo. Quindi ha aggiunto un "2" su "softness" e un "1" su "silence".

Nella sorte dei molti che affondano e dei pochi che riescono a raggiungere la riva si celano diversi significati. La vita che dà solo a pochi fortunati la serenità; la vita che regala pochi momenti di gioia e molti di dolore e sofferenza; il guardarsi intorno e vedere via via andarsene i vicini, gli amici, gli sposi.
E chi resta non può dire molto ai bambini che ingenuamente chiedono con insistenza: "ma non torneranno più?". La tristezza vela di dolcezza gli occhi di chi dovrebbe rispondere, e il silenzio è la sola risposta per un mistero, quello della morte, che solo il cielo, se c'è, potrà svelare.
Ma non c'è soltanto il significato, più o meno soggettivo, che sta dietro ai versi. C'è anche lo struggimento di un ricordo che non può essere narrato e lo smarrimento di fronte a domande alle quali non si è in grado di rispondere, se non con un dolce e dolente silenzio.


J620 (1862) / F686 (1863)

It makes no difference abroad -
The Seasons - fit - the same -
The Mornings blossom into Noons -
And split their Pods of Flame -

Wild flowers - kindle in the Woods -
The Brooks slam - all the Day -
No Black bird bates His Banjo -
For passing Calvary -

Auto da Fe - and Judgment -
Are nothing to the Bee -
His separation from His Rose -
To Him - sums Misery -

    Non cambia niente là fuori -
Le Stagioni - si succedono - uguali -
I Mattini si trasformano in Mezzogiorni -
E aprono i loro Baccelli di Fiamma -

Fiori selvatici - si accendono nei Boschi -
I Torrenti scrosciano - tutto il Giorno -
Nessun merlo trattiene il Suo Banjo -
Per un Calvario che passa -

Auto da Fé - e Giudizio -
Non son nulla per l'Ape -
La separazione dalla Sua Rosa -
Per Lei - riassume la Sofferenza -

La natura è indifferente alle sofferenze umane. Le stagioni si succedono, il sole continua a percorrere il suo cammino nel cielo, i fiori sbocciano nei boschi, i torrenti scorrono e gli animali non si curano delle pene umane che li circondano. Ma la sofferenza dell'ape separata dal suo fiore, pur se così lontana dai massimi sistemi, non è in fin dei conti come la nostra?


J621 (1862) / F687 (1863)

I asked no other thing -
No other - was denied -
I offered Being - for it -
The Mighty Merchant sneered -

Brazil? He twirled a Button -
Without a glance my way -
"But - Madam - is there nothing else -
That We can show - Today"?

    Non avevo chiesto nessun'altra cosa -
Nessun'altra - mi fu negata -
Offrii l'Esistenza - per essa -
Il Potente Mercante sogghignò -

Brasile? Si rigirò un Bottone -
Senza degnarmi di uno sguardo -
"Ma - Signora - non c'è nient'altro -
Che potremmo mostrarle - quest'Oggi?"

Il significato è chiaro e senza ambiguità. Deciso e senza tentennamenti il ritratto che ED ci dà di Dio: un potente mercante che si prende gioco di noi, deride le nostre pretese di felicità e ci offre molto, ma quasi mai ciò che veramente abbiamo chiesto.
Il secondo verso può essere letto in due modi: "no other" potrebbe essere una subordinata, e allora "was denied" si riferisce alla cosa chiesta nel primo verso "avevo chiesto una sola cosa, nessun'altra, e mi fu negata". Se invece consideriamo "no other" il soggetto, allora il senso cambia in "avevo chiesto solo una cosa. Nessun'altra mi fu negata [tranne questa]". Io preferisco la prima lettura, ma in entrambi i casi il senso rimane lo stesso.


J622 (1862) / F688 (1863)

To know just how He suffered - would be dear -
To know if any Human eyes were near
To whom He could entrust His wavering gaze -
Until it settle firm - on Paradise -

To know if He was patient - part content -
Was Dying as He thought - or different -
Was it a pleasant Day to die -
And did the Sunshine face His way -

What was His furthest mind - Of Home - or God -
Or What the Distant say -
At News that He ceased Human Nature
Such a Day -

And Wishes - Had He any -
Just His Sigh - accented -
Had been legible - to Me -
And was He Confident until
Ill fluttered out - in Everlasting Well -

And if He spoke - What name was Best -
What first
What One broke off with
At the Drowsiest -

Was He afraid - or tranquil -
Might He know
How Conscious Consciousness - could grow -
Till Love that was - and Love too best to be -
Meet - and the Junction be Eternity

    Sapere davvero quanto ha sofferto - sarebbe prezioso -
Sapere se c'era un qualche occhio Umano lì vicino
Al quale Egli potesse affidare il vacillante sguardo -
Fino a quando fosse ancorato saldamente - al Paradiso -

Sapere se fu paziente - in parte contento -
Fu il Morire come l'aveva immaginato - o diverso -
Era un Giorno adatto per morire -
E la Luce del Sole rivestiva il Suo cammino -

Quale fu il Suo estremo pensiero - la Casa - o Dio -
O Ciò che avrebbero detto gli Assenti -
Alla Notizia che Egli aveva abbandonato la Natura Umana
In quel Giorno -

E Desideri - Ne Ebbe qualcuno -
Giusto un Suo Sospiro - accentuato -
L'avrebbe reso leggibile - a Me -
Ed ebbe Fiducia fino a che
Il Male si dileguò - in Bene Perenne -

E se parlò - Quale fu il nome Preferito -
Quale il primo
Quale Quello con cui s'interruppe
Nell'estremo Assopimento -

Era impaurito - o tranquillo -
Avrà saputo
Quanto Conscia la Coscienza - può diventare -
Prima che l'Amore che fu - e l'Amore troppo perfetto per esistere -
S'incontrino - e il Congiungimento sia Eternità

Un altro dei tentativi di ED di scavare nel mistero della morte. Stavolta la poesia cerca di cogliere l'attimo in cui si passa dalla vita alla morte, l'unico in cui si potrebbe capire il mistero di questo passaggio. S'interroga sulle sensazioni di chi sta morendo; cerca di immaginare i modi per carpirne le emozioni. Negli ultimi versi costruisce l'attimo della morte: quel momento che precede il congiungimento nell'eternità della vita vissuta con quella troppo perfetta per esistere (qui ED non rinuncia a reiterare il dubbio, costante nelle sue poesie). Solo in questo effimero lasso di tempo, che quasi non esiste tanto il confine è labile, la coscienza potrebbe diventare conscia, e chi muore capire veramente che cos'è la morte.
Al verso 4 ho scelto la variante "firm" al posto di "broad" ("pienamente"), più adatta alla traduzione di "settle" con "ancorato", scelta come contrasto con il "vacillante" del verso precedente.
Al verso 19 "first" al posto di "last" ("l'ultimo"). Questa è una variante piuttosto anomala, visto che i due termini sono uno l'opposto dell'altro. Probabilmente ED l'ha indicata per chiarire che il terzo verso della strofa non è in relazione con il precedente, visto che "l'ultimo" nome pronunciato dal morente potrebbe facilmente confondersi con "quello con cui s'interruppe / nell'estremo assopimento". La scelta di "primo" anziché "ultimo" elimina questa incertezza, facendo risaltare la forza dei tre distinti "what" nei primi tre versi della strofa.


J623 (1862) / F689 (1863)

It was too late for Man -
But early, yet, for God -
Creation - impotent to help -
But Prayer - remained - Our side -

How excellent the Heaven -
When Earth - cannot be had -
How hospitable - then - the face
Of Our Old Neighbor - God -

    Era troppo tardi per l'Uomo -
Ma presto, ancora, per Dio -
La Creazione - impotente ad aiutare -
Ma la Preghiera - restava - al Nostro fianco -

Quant'è eccellente il Cielo -
Quando la Terra - non si può avere -
Quant'è ospitale - allora - la faccia
Del Nostro Vecchio Vicino - Dio -

Nei momenti finali della nostra vita, quando è troppo tardi per restare uomini ma ancora troppo presto per incontrare Dio, il creato, tutto ciò che ci circonda, non ha più alcuna importanza, ci resta solo la preghiera. Ed è in fin dei conti molto comodo rivolgersi al cielo quando ci si accorge che qui sulla terra abbiamo concluso il nostro viaggio. In quei momenti dimentichiamo il dio terribile che ci ha fatto soffrire, e tendiamo a vederne soltanto la faccia più bella, quella che, almeno si spera, ci condurrà all'immortalità.
Insomma, per dirla in breve, sono capaci tutti di rinunciare alla vita e di rivolgersi piamente al cielo quando si capisce che non c'è più nulla da fare.
Una variante al verso 8 trasforma "Old" nel suo contrario: "New". Sono ambedue significative: "Old" per un dio che è sempre stato un vicino nella nostra vita mortale, e che lo diventerà molto di più nell'aldilà. "New" per un dio che diventa veramente nostro "vicino" solo quando lo andiamo a raggiungere.


J624 (1862) / F690 (1863)

Forever - it composed of Nows -
'Tis not a different time -
Except for Infiniteness -
And Latitude of Home -

From this - experienced Here -
Remove the Dates - to These -
Let Months dissolve in further Months -
And Years - exhale in Years -

Without Debate - or Pause -
Or Celebrated Days -
No different Our Years would be
From Anno Dominies -

    Il Sempre - è composto di Adessi -
Non è un tempo diverso -
Fatta eccezione per l'Infinità -
E l'Estensione della Casa -

Da questo - sperimentato Qui -
Togli le Date - di Quelli -
Lascia dissolvere i Mesi in altri Mesi -
E gli Anni - evaporare in Anni -

Senza Disputa - o Pausa -
O Giorni di Festa -
Non sarebbero i Nostri Anni diversi
Dagli Anni Domini -

L'eternità, il sempre, è comunque composta di "adessi" (il plurale di "adesso" in italiano non esiste, ma nemmeno in inglese il plurale di "now"), non è un tipo di tempo diverso dal nostro, se non fosse per l'infinità e l'estensione senza limiti ("latitude", oltre al significato geografico, significa in primo luogo "ampiezza, estensione"; nel Webster c'è, fra le altre, questa definizione: "Extent of deviation from a settled point; freedom from rules or limits") della casa che là abiteremo.
Per capirne l'essenza, togli al tempo terreno (quello sperimentato qui) le date degli "adessi", quelle che si susseguono attimo per attimo, lascia che i mesi si confondano con i mesi successivi, lascia che gli anni evaporino lentamente in altri anni, insomma non pensare allo scandire preciso del tempo a cui siamo abituati, lascialo fluire in attimi concreti ma indeterminati.
Pensa ai nostri anni, quelli che sperimentiamo sulla terra, senza tutto ciò che anima la nostra vita umana: le dispute, le pause, i giorni di festa; senza tutto ciò, avremmo un fluire costante e indefinito, per nulla diverso dagli anni che ci aspettano nell'aldilà (qui ED usa la locuzione "Anno Domini" pluralizzandola all'inglese, io ho tradotto pluralizzando all'italiana).
In pratica una disamina, a mezzo tra fisica e metafisica, delle differenze e delle similitudine fra il tempo concreto, finito, che sperimentiamo da vivi e quello sperato, infinito, che dovremmo sperimentare da morti. Il risultato è un tempo che, nell'aldilà, non perde le sue caratteristiche essenziali, gli "adessi" che ne costituiscono l'essenza, ma solo quegli elementi che, nell'aldiqua, lo rendono visibile ai nostri sensi imperfetti.
Ma nell'ultima strofa mi pare proprio di leggere fra le righe una sorta di noia per gli anni che ci aspettano: senza dispute, senza pause, senza feste. Un po' quello che ED aveva detto, in tono più scanzonato ed esplicito, nella J413-F437.


J625 (1862) / F691 (1863)

'Twas a long Parting - but the time
For Interview - had Come -
Before the Judgment Seat of God -
The last - and second time

These Fleshless Lovers met -
A Heaven in a Gaze -
A Heaven of Heavens - the Privilege
Of One another's Eyes -

No Lifetime - on Them -
Appareled as the new
Unborn - except They had beheld -
Born infiniter - now -

Was Bridal - e'er like This?
A Paradise - the Host -
And Cherubim - and Seraphim -
The unobtrusive Guest -

    Fu una lunga Separazione - ma il tempo
Per Rivedersi - era Arrivato -
Davanti al Trono del Giudizio Divino -
L'ultima - e seconda volta

Questi Incorporei Amanti s'incontrarono -
Un Cielo in uno Sguardo -
Un Cielo di Cieli - il Privilegio
Di Occhi l'Uno nell'altro -

Nessuno Spazio di Vita - su di Loro -
Ornati come i nuovi
Non nati - tranne che Essi avevano visto -
Nascevano più infiniti - ora -

Vi furono mai - Nozze come Queste?
Un Paradiso - l'Anfitrione -
E Cherubini - e Serafini -
I discreti Invitati -

Le uniche nozze possibili per chi non ha potuto condividere la vita con l'amato: quelle dinnanzi al trono divino.
La separazione era stata lunga, ma il momento per rivedersi era arrivato. Lì i due amanti, ormai privi del loro corpo mortale, avevano finalmente potuto incrociare gli sguardi, posare gli occhi l'uno sull'altro. Uno sguardo che può essere paragonato solo all'infinita grandezza del cielo, anzi a un cielo di cieli.
Niente più li legava alla vita, ormai finita. Erano ormai simili a chi deve ancora nascere, con la differenza di averlo visto loro, il mondo, e di avere perciò il privilegio di nascere non più per una breve vita mortale, ma per l'eternità.
Nozze simili non potranno mai esserci da noi. Nozze con un paradiso come anfitrione e angeli come discreti invitati.
Al verso 2 ho tradotto "Interview" con "Rivedersi" sia perché la prima definizione del Webster è "A mutual sight or view", sia per ricollegarmi ai continui accenni al "vedersi" dei versi che seguono: 6, 8 e 11.
Nella terza strofa c'è una bellissima analogia fra chi muore e chi non è ancora nato, quasi un'identità che si tramuta però in estrema diversità quando ci rendiamo conto che chi muore ha "visto" e non ha più "lifetime", perciò la sua nascita è "più infinita" di quella dei non nati.


J626 (1862) / F692 (1863)

Only God - detect the Sorrow -
Only God -
The Jehovahs - are no Babblers -
Unto God -

God the Son - confide it -
Still secure -
God the Spirit's Honor -
Just as sure -

    Solo Dio - comprende il Dolore -
Solo Dio -
Gli Geova - non sono Chiacchieroni -
A Dio -

Il Dio Figlio - lo confida -
Sempre in segreto -
L'Onore del Dio Spirito -
Del pari al sicuro -

Una singolare ed enigmatica rappresentazione della trinità. Provo a scioglierla.
Il mistero del dolore, un qualcosa che non riusciremo mai a capire con le nostre menti umane, è conosciuto soltanto da Dio (qui ED ha indicato una variante: "Possess the secret" al posto di "detect the Sorrow" che a me sembra piuttosto un'integrazione chiarificatrice, come se ED avesse voluto dire: "possiede, ha la conoscenza del segreto del dolore" - per questo ho tradotto "detect" con "comprende" - il senso credo sia proprio questo; e poi "detect" significa essenzialmente "scoprire, portare alla luce", un significato che, in senso figurato, è molto vicino a "comprendere, saper vedere quello che gli altri non vedono") e gli Geova (qui ED usa il plurale per indicare la triade divina) non sono certo dei chiacchieroni (da notare l'uso di un sostantivo molto "basso" come "babblers" in un contesto molto "alto"); non possiamo perciò sperare che lo svelino a noi, questo segreto.
Uno degli Geova, il Dio Figlio, l'ha provato il dolore terreno, ma se ne ha rivelato qualcosa al padre l'ha certamente fatto segretamente, senza farne trapelare niente a noi mortali, se non "l'umanità" del suo dolore, una cosa che noi già conosciamo.
E nemmeno possiamo pensare di rivolgerci al terzo Geova, il Dio Spirito Santo: anche per lui vale la consegna del silenzio; il suo "onore", ovvero la sua lealtà agli altri due elementi della trinità, non concede nulla, è al sicuro al pari di quello degli altri due.
Insomma, se questa interpretazione è corretta, una visione della trinità divina ai limiti dell'omertà mafiosa, nel senso di una conoscenza chiusa che non ammette estranei; un Dio molto lontano dall'amorevole padre dipinto dal cristianesimo e molto più vicino al Dio terribile e che fa paura di molti passi della Bibbia: Anche se c'è da dire che qui ciò che si rimprovera alla divinità non è la terribilità della punizione, la paura del giudizio, ma il non concedere agli umani la cosa più importante: il sapere.


J627 (1862) / F696 (1863)

The Tint I cannot take - is best -
The Color too remote
That I could show it in Bazaar -
A Guinea at a sight -

The fine - impalpable Array -
That swaggers on the eye
Like Cleopatra's Company -
Repeated - in the sky -

The Moments of Dominion
That happen on the Soul
And leave it with a Discontent
Too exquisite - to tell -

The eager look - on Landscapes -
As if they just repressed
Some Secret - that was pushing
Like Chariots - in the Vest -

The Pleading of the Summer -
That other Prank - of Snow -
That Cushions Mystery with Tulle,
For fear the Squirrels - know.

Their Graspless manners - mock us -
Until the Cheated Eye
Shuts arrogantly - in the Grave -
Another way - to see -

    La Tinta che non posso avere - è la migliore -
Il Colore troppo remoto
Perché io lo possa mostrare in un Bazar -
Una Ghinea a occhiata -

Il fine - impalpabile Schieramento -
Che s'impone all'occhio
Come una Corte di Cleopatra -
Replicata - in cielo -

I Momenti di Dominio
Che accadono nell'Anima
E la lasciano con uno Scontento
Troppo squisito - da dire -

Il bramoso sguardo - sui Paesaggi -
Come se essi trattenessero appena
Qualche Segreto - che stesse premendo
Come Bighe - nella Veste -

L'Invocazione dell'Estate -
Quell'altra Burla - di Neve -
Che Imbottisce il Mistero con il Tulle,
Per paura che gli Scoiattoli - sappiano.

I loro modi Inafferrabili - ci deridono -
Finché l'Occhio Ingannato
Serra arrogante - nella Tomba -
Un altro modo - di vedere -

Le cose più importanti sono proprio quelle che non ci è permesso di cogliere, di sapere; cose troppo lontane dalla nostra comprensione per poter essere comprate in un bazar.
Sono come nuvole nel cielo, impalpabili, inafferrabili, eppure belle e preziose come l'incedere maestoso nel cielo di un corteo regale.
Sono come quei momenti che avvertiamo dentro noi stessi, quando ci sentiamo padroni nel mondo; momenti che durano un attimo e ci lasciano nel contempo l'amaro in bocca e una sensazione così bella che è impossibile descriverla a parole.
Sono come gli sguardi che lanciamo ai paesaggi della nostra vita, dei quali bramiamo conoscere i segreti, quelli che premono dentro: pare quasi di vederli dietro al velo di ciò che appare esternamente, come fossero bighe che fanno ondeggiare una veste per eromperne al di fuori.
Sono come invocare invano l'estate, che si beffa della natura, ammantandola di un morbido velo che sembra di neve, affinché non si sappia che il gelo sta finendo. (Questa strofa è di difficile interpretazione. Per il terzo verso ED ha indicato una variante "That Covers Mystery with Blonde" - "Che Copre il Mistero con il Biondo", e qui "biondo" dovrebbe essere un riferimento al colore dei campi estivi. In entrambi casi il riferimento alla neve, prerogativa dell'inverno, rende il senso, almeno per me, abbastanza enigmatico.)
Così i misteri della vita restano inafferrabili, sembra quasi si facciano beffe di noi, della nostra incapacità di svelarli. Ma forse quel momento prima o poi giungerà; sarà quando ben serrato nella tomba emergerà un nuovo modo di vedere, allora i nostri occhi, ingannati per tutta la vita, potranno riacquistare la loro sicurezza, potranno addirittura diventare arroganti, come chi ormai sa di essere arrivato al punto ultimo, allo svelamento del mistero.
Harold Bloom dice di questa poesia: "Eccezion fatta per 'Lillà' di Whitman, questa mi sembra il vertice della poesia americana e, con il poema di Whitman, l'autentico Sublime americano [...] Alla sommità dei poteri della Dickinson, ci troviamo di fronte alla migliore mente apparsa tra i poeti occidentali nel corso di quasi quattro secoli." (Il canone occidentale, Bompiani, 2000, trad. Francesco Saba Sardi, pagg. 272-273).
In effetti è una delle poesie più ricche di pathos e insieme di immagini potenti e sorprendenti, che sembrano quasi ripercorrere l'intero cammino umano, in una narrazione che fluisce all'interno dei misteri della natura, dell'anima, del tempo che passa.
In ogni strofa una sorpresa. Nella prima il mistero che non si può comprare, con quell'immagine del colore che è troppo inafferrabile per essere mostrato. Nella seconda l'impalpabile schieramento nel cielo paragonato alla corte di Cleopatra. Nella terza la bellissima descrizione di momenti interiori che ci fanno sentire quasi onnipotenti per poi lasciarci nell'angoscia, con quell'ossimoro "scontento troppo squisito". Nella quarta quei segreti che premono sotto la superficie della natura che ci circonda, come se sotto una veste si agitasse una biga (ED qui ha pensato che forse l'immagine era troppo audace e ha indicato una variante "Like Columns - in the Breast" - "Come Colonne - nel Petto", anche questa bella ma sicuramente più convenzionale). Nella quinta quell'enigmatica estate, accostata alla neve, che imbottisce-copre il mistero con il tulle-biondo, per renderlo comunque inafferrabile. Nell'ultima, infine, l'uso dell'avverbio "arrogantly", che se da una parte può far pensare a una ritrovata fierezza dell'occhio che finalmente può sperimentare nella tomba "un altro modo - di vedere", dall'altra dà l'idea di qualcuno che pensa ormai di sapere tutto ma, in realtà, ignora tutto come prima.


J628 (1862) / F589 (1863)

They called me to the Window, for
" 'Twas Sunset" - Some one said -
I only saw a Sapphire Farm -
And just a Single Herd -

Of Opal Cattle - feeding far
Upon so vain a Hill -
As even while I looked - dissolved -
Nor Cattle were - nor Soil -

But in their Room - a Sea - displayed -
And Ships - of such a size
As Crew of Mountains - could afford -
And Decks - to seat the Skies -

This - too - the Showman rubbed away -
And when I looked again -
Nor Farm - nor Opal Herd - was there -
Nor Mediterranean -

    Mi chiamarono alla Finestra, perché
"È il Tramonto" - Qualcuno disse -
Io vidi solo una Fattoria di Zaffiro -
E appena un Singolo Gregge -

Di Bestiame d'Opale - che mangiava lontano
Su una così inconsistente Collina -
Che mentre la guardavo - si dissolse -
Né Bestiame c'era - né Terreno -

Ma al loro Posto - un Mare - si dispiegò -
E Navi - di tale grandezza
Che una Ciurma di Montagne - si potevano permettere -
E Ponti - da sistemarci i Cieli -

Questo - pure - Il Capocomico spazzò via -
E quando guardai di nuovo -
Né Fattoria - né Gregge d'Opale - c'era là -
Né Mediterraneo -

Di nuovo ED cerca di cogliere un attimo fuggente. Stavolta è il momento in cui il sole sta tramontando, quando tutto si tinge di un colore fantastico e inconsistente che prelude al buio notturno. Sembra di vedere lontano il paesaggio consueto (anche qui ED gioca con i contrasti, rivestendo immagini di familiare quotidianità - la fattoria, il bestiame - di qualità immaginifiche e preziose: di zaffiro, d'opale) che però subito si scolora lasciando il posto a una sorta di cangiante superficie marina, le cui navi non possono che essere enormi, smisurate come la forza della natura, con le montagne all'orizzonte come equipaggio e i cieli come passeggeri. Ma anche questa è la visione d'un attimo: lo "showman" (l'ho interpretato come chi dirige lo spettacolo, perciò ho tradotto con "capocomico") la fa subito sparire, e l'occhiata seguente si perde nel buio della notte e del nulla.
La poesia può essere letta come una bellissima descrizione di un tramonto che prelude alla notte, ma, naturalmente, anche come una metafora della fallacia e dell'inconsistenza della bellezza, della vita, della felicità, dell'ambizione, tutte cose che possono avere i loro momenti d'opale o di zaffiro, i loro periodi di grandezza come le navi di un mare immaginifico, inevitabilmente destinati a durare lo spazio di un attimo.
Da notare i ripetuti giochi allitterativi,: nella prima strofa con la "s": 'twas - sunset - some - said - saw - sapphire - single; nella seconda con la "v-w": vain - even - while - dissolved - were; nella terza ancora con la "s": sea - displayed - ships - such - size - seat - skies.


J629 (1862) / F593 (1863)

I watched the Moon around the House
Until upon a Pane -
She stopped - a Traveller's privilege - for Rest -
And there upon

I gazed - as at a Stranger,
The Lady in the Town
Doth think no incivility
To lift her Glass - upon -

But never Stranger justified
The Curiosity
Like Mine - for not a Foot - nor Hand -
Nor Formula - had she -

But like a Head - a Guillotine
Slid carelessly away -
Did independent, Amber -
Sustain her in the sky -

Or like a Stemless Flower -
Upheld in rolling Air
By finer Gravitations -
Than bind Philosopher -

No Hunger - had she - nor an Inn -
Her Toilette - to suffice -
Nor Avocation - nor Concern
For little Mysteries

As harass us - like Life - and Death -
And Afterwards - or Nay -
But seemed engrossed to Absolute -
With Shining - and the Sky -

The privilege to scrutinize
Was scarce upon my Eyes
When, with a Silver practise -
She vaulted out of Gaze -

And next - I met her on a Cloud -
Myself too far below
To follow her Superior Road -
Or it's Advantage - Blue -

    Seguii la Luna intorno alla Casa
Finché su un Vetro -
Si fermò - un privilegio di chi Viaggia - per Riposarsi -
E là sopra

La fissai - come su uno Straniero,
La Signora di Città
Non reputerebbe villano
Levare - il suo Occhialino -

Ma mai Straniero giustificò
La Curiosità
Come il Mio - perché non un Piede - né Mano -
Né Figura - aveva -

Ma come una Testa - che una Ghigliottina
Ha fatto sbadatamente scivolar via -
Libera, l'Ambra -
La sosteneva nel cielo -

O come un Fiore senza Stelo -
Sorretto nell'Aria ondulata
Da Gravitazioni più sottili -
Di quelle che vincolano il Filosofo -

Né Fame - aveva - né una Locanda -
Per provvedere - alla sua Toeletta -
Né Impegno - né Interesse
Per i piccoli Misteri

Che ci tormentano - come la Vita - e la Morte -
E il Dopo - o il Nulla -
Ma sembrava assorbita nell'Assoluto -
Insieme al Luccichio - e al Cielo -

Il privilegio di scrutarla
Fu di breve durata per i miei Occhi
Dal momento che, con Argentea abilità -
Volteggiò fuori di Vista -

E dopo - la ritrovai su una Nuvola -
Troppo lontana io giù in basso
Per inseguire il suo Superiore Cammino -
O il suo Vantaggio - Blu -

La luna come metafora della pace interiore, quella che ci consentirebbe di superare quei "little Mysteries" che tormentano la nostra vita, soprattutto perché non ne conosceremo mai la soluzione. Anche qui ED si sbizzarrisce in straordinarie similitudini. Il viaggiatore che ha il diritto di fermarsi per il meritato riposo; la signora di città che non reputa una villania fissare con l'occhialino uno straniero; la luna che si libra in alto senza sostegni, come fosse una testa sbadatamente fatta scivolar via da una ghigliottina, o un fiore senza stelo sostenuto in aria da leggi di gravitazione più sottili di quelle che vincolano il filosofo.
Ma la luna, come la pace interiore, non si lascia prendere. Sfugge via, con argentea abilità, e la nostra povera condizione di mortali che non potranno mai "conoscere" si perpetua. Non riusciremo mai a raggiungerla, quella luna e quella pace.


J737 (1862) / F735 (1863)

The Moon was but a Chin of Gold
A Night or two ago -
And now she turns Her perfect Face
Upon the World below -

Her Forehead is of Amplest Blonde -
Her Cheek - a Beryl hewn -
Her Eye unto the Summer Dew
The likest I have known -

Her Lips of Amber never part -
But what must be the smile
Upon Her Friend she could confer
Were such Her silver will -

And what a privilege to be
But the remotest Star -
For Certainty she take Her way
Beside Your glimmering Door -

Her Bonnet is the Firmament -
The Valleys - are Her Shoe -
The Stars - the Trinkets at Her Belt -
Her Dimities - of Blue -

    nbsp;  La Luna non era che un Mento Dorato
Una o due Notti fa -
E ora volge la Sua Faccia completa
Sul Mondo quaggiù -

La Sua Fronte è di un Biondo Assoluto -
La Sua Guancia - di Berillio tagliato -
Il Suo Occhio alla Rugiada Estiva
La cosa più simile che io conosca -

Le Sue Labbra Ambrate mai si schiudono -
Ma chissà quale sorriso
A un'Amica potrebbe concedere
Fosse tale il Suo argenteo volere -

E quale privilegio essere
Anche la più remota Stella -
Nella Certezza che la sua strada passerà
Davanti alla Tua baluginante Porta -

Il Suo Berretto è il Firmamento -
Le Valli - sono le Sue Scarpe -
Le Stelle - i Ciondoli alla Sua Cintura -
Le Sue Vesti ornate - d'Azzurro -

Una descrizione della Luna, prima un "mento dorato" e poi nella pienezza del suo splendore, un volto che si affaccia a guarda dall'alto il piccolo mondo di quaggiù. La descrizione è molto minuziosa, ogni volta condita con l'immaginifica fantasia di ED. Via via sono descritte: la faccia, la fronte, la guancia, l'occhio, le labbra, il berretto, le scarpe, i ciondoli alla cintura, le vesti ricamate. E nel mezzo due immagini molto belle: le labbra che restano chiuse, ma chissà quale sorriso sarebbero capaci di dedicare a qualcuno, se solo volessero, e la stella, anche la più remota, che ha comunque il privilegio di vederla passare davanti alla sua baluginante porta.
Al quinto verso ho tradotto "amplest" con "assoluto": mi è sembrata la traduzione italiana più pertinente per quella fronte bionda e anche una parola che si adatta al significato letterale di "amplest": cosa c'è di "più ampio" dell'assoluto?
Nell'ultimo verso c'è la parola: "dimities", che ED usa solo due volte nelle sue poesie, qui e nella J716-F495, dove l'ho tradotta con "tessuto a coste" Qui ho preferito "vesti ornate" anche per la contiguità con quel "of Blue" che ho tradotto "d'Azzurro". D'altronde la definizione del Webster permette di usare entrambe le traduzioni: "A kind of white cotton cloth, ribbed or figured."
Al verso 16 ho scelto la variante "glimmering" al posto di "Palace"; c'era anche un'altra variante: "twinkling", ma ha un significato più "brillante", poco adatto ad una stella remota, per la quale mi sembra più giusto l'aggettivo "baluginante".
Ho sostituito il verso 18: "The Universe - Her Shoe" con la variante " The Valleys - are Her Shoe"; probabilmente ED si è accorta che era più giusto indicare come scarpe delle valli terrene piuttosto che l'universo, anche per distinguere l'alto e il basso in relazione al berretto-firmamento del verso precedente.


J631 (1862) / F596 (1863)

Ourselves were wed one summer - dear -
Your Vision - was in June -
And when Your little Lifetime failed,
I wearied - too - of mine -

And overtaken in the Dark -
Where You had put me down -
By Some one carrying a Light -
I - too - received the Sign -

'Tis true - Our Futures different lay -
Your Cottage - faced the sun -
While Oceans - and the North did play -
On every side of mine

'Tis true, Your Garden led the Bloom,
For mine - in Frosts - was sown -
And yet, one Summer, we were Queens -
But You - were crowned in June -

    Ci ritrovammo spose un'estate - cara -
La Tua Visione - fu in Giugno -
E quando la Tua giovane Vita si esaurì,
Mi stancai - anch'io - della mia -

E raggiunta nelle Tenebre -
Dove Tu mi avevi gettato -
Da Qualcuno che portava una Luce -
Io - pure - ricevetti il Segno -

È vero - i Nostri Destini restavano diversi -
La Tua Piccola Casa - di fronte al sole -
Mentre Oceani - e il Nord si esibivano -
Su ogni lato della mia

È vero, il Tuo Giardino primeggiava nella Fioritura,
Perché il mio - nel Gelo - era stato seminato -
Eppure, un'Estate, noi fummo Regine -
Ma Tu - fosti incoronata in Giugno -

Judith Farr, nel suo The Passion of Emily Dickinson, ritiene che la poesia possa essere stata scritta pensando a Susan, che sposò Austin Dickinson il 1° luglio del 1856.
Non è però da escludere che i versi possano riferirsi a un'amica morta in giovane età, visto che nel terzo verso viene usato "failed" che può essere tradotto con "esaurirsi" (e pensando a Sue potrebbe intendersi come l'esaurirsi della sua gioventù) ma anche con "fallire, perire, cessare, morire, declinare" (e in questo senso far pensare a qualcosa di più definitivo di un matrimonio), e che nel decimo quel "Cottage" in pieno sole potrebbe sottintendere la tomba. In questo caso nella poesia potremmo leggere un rovesciamento dei binomi "morte-tenebre" e "vita-luce", oltre all'accostamento fra morte e incoronazione, temi usuali nella poesia dickinsoniana. (vedi, p.es., le poesie J58-F67, J312-F600, J607-F337, J608-F345, J611-F442).
La prima interpretazione è più "terrena", in quanto pone il matrimonio dell'altra in relazione al sole, alla luce, in contrasto con la propria solitudine, in una tenebra appena rischiarata da un "Qualcuno che portava una luce" (una amore che ha rischiarata la solitaria esistenza?). Nella seconda invece vengono capovolti gli usuali accostamenti nei confronti della vita e della morte.
Ma può esserci anche una terza interpretazione: ED ha menzionato un mese che non corrisponde esattamente alla data del matrimonio dell'amica ("June" al secondo e ultimo verso, al posto del 1° luglio) per lasciare aperti entrambi i significati.
Al verso 11 ho scelto la variante "did play" al posto di "must be" ("occupavano").


J632 (1862) / F598 (1863)

The Brain - is wider than the Sky -
For - put them side by side -
The one the other will contain
With ease - and You - beside -

The Brain is deeper than the sea -
For - hold them - Blue to Blue -
The one the other will absorb -
As Sponges - Buckets - do -

The Brain is just the weight of God -
For - Heft them - Pound for Pound -
And they will differ - if they do -
As Syllable from Sound -

    Il Cervello - è più esteso del Cielo -
Perché - mettili fianco a fianco -
L'uno l'altro conterrà
Con facilità - e Te - in aggiunta -

Il Cervello è più profondo del mare -
Perché - tienili - Azzurro contro Azzurro -
L'uno l'altro assorbirà -
Come le Spugne - i Secchi - assorbono -

Il Cervello ha giusto il peso di Dio -
Perché - Soppesali - Libbra per Libbra -
Ed essi differiranno - se differiranno -
Come la Sillaba dal Suono -

Significato molto chiaro: il cervello è più esteso del cielo e più profondo del mare, perché le sue facoltà di comprensione comprendono e assorbono il tutto. L'ultima strofa pone qualche problema. A differenza delle prime due, qui il cervello non pesa "più" di Dio ma "come" Dio, una sorta di identificazione dell'umano nel divino, che non può essere superato ma semmai soltanto raggiunto. Il confronto fra sillaba e suono dell'ultimo verso è commentato così da Marisa Bulgheroni (nel Meridiano): "Si è interpretata la differenza tra 'sillaba' e 'suono' come quella intercorrente tra invenzione poetica (Syllable) e creazione cosmica (Sound), tra il linguaggio della poesia, specifico, e il potere indifferenziato che si esprime nella natura, mente di Dio."
L'interpretazione è pertinente ma così le due cose (la sillaba e il suono) sembrano nettamente differenziate, mentre nei versi precedenti il confronto tra il cervello e il Dio è sostanzialmente descritto come equivalente. È vero che nel penultimo verso si parla di "differenza", ma il senso mi sembra quello di una differenza comunque minima, se pure esiste (vedi "if they do"). Perciò sembrerebbe che ED dica: "fra il cervello e Dio non c'è in pratica differenza, così come tra la sillaba e il suono". Ritornando alla metafora citata dalla Bulgheroni, il senso sarebbe una sostanziale identità fra poesia e creazione cosmica.


J633 (1862) / F601 (1863)

When Bells stop ringing - Church - begins -
The Transitive - of Bells -
When Cogs - stop - that's Circumference -
The Ultimate - of Wheels -
    Quando le Campane smettono di suonare - la Funzione - inizia -
Il Transitivo - delle Campane -
Quando gli Ingranaggi - si fermano - c'è la Circonferenza -
Il Fondamento - delle Ruote -

Quattro versi molto densi, che parlano, con la solita fantasia dickinsoniana, del rapporto fra l'esteriorità e l'interiorità, fra ciò che si vede e ciò che è, tra i mezzi e i fini. Quando ciò che si vede smette di esserci, resta la vera essenza, ciò che è il fine ultimo e il fondamento delle cose, come la funzione religiosa, che è il "transitivo", ovvero il logico complemento, il fine ultimo, del suono delle campane, o la circonferenza, espressione fondamentale e perfetta degli ingranaggi delle ruote, che continua ad esistere anche quando queste smettono di girare.
Nel secondo verso ED scrive "The Positive - of bells -" e poi indica la variante "Transitive" in alternativa a "Positive". Sono entrambi termini grammaticali che indicano, in senso figurato, un fine, una certezza o una qualità determinata. Ho preferito "Transitive" perché in una traduzione letterale il termine "Transitivo" mi sembra meno ambiguo di "Positivo", che ha anche altri significati.


J634 (1862) / F604 (1863)

You'll know Her - by Her Foot -
The finest Gamboge Hand
With Fingers - where the Toes should be -
Would more affront the Sand -

Than this Quaint Creature's Boot -
Adjusted by a Stern -
Without a Button - I c'd vouch -
Unto a Velvet Limb -

You'll know Her - by Her Vest -
Tight fitting - Orange - Brown -
Inside a Jacket duller -
She wore when she was born -

Her Cap is small - and snug -
Constructed for the Winds -
She'd pass for Barehead - short way off -
But as She closer stands -

So finer 'tis than Wool -
You cannot feel the Seam -
Nor is it clasped unto of Band -
Nor held upon - of Brim -

You'll know Her - by Her Voice -
At first - a doubtful Tone -
A sweet endeavor - but as March
To April - hurries on -

She squanders on your Head
Such Threnodies of Pearl -
You beg the Robin in your Brain
To keep the other - still -

    Lo riconoscerai - dal Piede -
La più fine Mano di Gommapiuma
Col Pollice - ove dovrebbe stare l'Alluce -
Offenderebbe di più la Sabbia -

Del Curioso Stivale di questa Creatura -
Fissato al Posteriore -
Senza un Bottone - posso garantirlo -
Nell'Arto di Velluto -

Lo riconoscerai - dalla Veste -
Ben attillata - Arancione - Castana -
Sotto a una Giacchetta più smorta -
Che indossava quando nacque -

Il Berretto è piccolo - e riparato -
Costruito per i Venti -
Può sembrare a Capo scoperto - poco lontano -
Ma appena si ferma più vicino -

È più fine della Lana -
Non puoi sentirne le Giunture -
Né è fermato con un Nastro -
Né tenuto su - da un Orlo -

Lo riconoscerai - dalla Voce -
Dapprima - un Tono incerto -
Un dolce tentativo - ma appena Marzo
In Aprile - si affretta -

Lui sparge sul tuo Capo
Tali Perlacee Trenodie -
Che preghi il Pettirosso nel tuo Cervello
Di tenere l'altro - in silenzio -

Una descrizione, accurata e particolareggiata, dell'arrivo in primavera del pettirosso, prima timido, dal canto incerto, insicuro, poi, quando le ultime giornate di marzo si affrettano verso la vera primavera d'aprile, baldanzoso e sicuro, col suo canto perlaceo sparso a piene mani sulle nostre teste.
Al verso 2 ho scelto la variante "finest" al posto di "smallest" ("più piccola").
Sempre al verso 2 c'è quel "Gamboge" che è il nome del succo della gommaresina, proveniente dalla Cambogia (da cui il nome). Ha un colore giallo rossiccio e per questo nel Meridiano (Silvio Raffo) è tradotto con "gialla". Visto il senso dei versi, che descrivono l'immagine di una mano delicata che comunque si vede di più sulla sabbia rispetto al piede del pettirosso, credo che ED lo abbia usato per dare l'idea di qualcosa di morbido (la gomma) e leggero (il succo). Ho tradotto perciò con "Gommapiuma".
Nel verso seguente vengono usati i termini "Fingers" e "Toes", che significano rispettivamente dita della mano e del piede. La traduzione letterale avrebbe allungato troppo il verso, così ho scelto la soluzione di Adriana Seri, e ho tradotto con "Pollice" e "Alluce".
Nell'ultima strofa ED indica delle varianti che vanno lette in relazione tra di loro. Nel secondo verso "Extasies, Revenues, Arguments" ("Estasi, Rendite, Argomenti") al posto di "Threnodies"; per gli ultimi due l'alternativa " Deny she is a Robin - now - / And you're an Infidel -" ("Nega che sia un Pettirosso - ora - / E saresti un Miscredente -"). La connotazione negativa di "Trenodie" (lamenti funebri o, comunque, canti lamentosi) giustifica, negli ultimi due versi, la voglia di chiedere al pettirosso idealizzato che abbiamo in mente di far tacere il pettirosso reale, mentre le Estasi, le Rendite, queste ultime riferite all'altro significato di "squander" ("dilapidare, sperperare"), o gli Argomenti hanno una valenza positiva che richiede il cambiamento dei versi finali, con l'accusa di miscredente per chi non riconoscesse in loro il canto del pettirosso.
Usando le varianti "positive" l'ultima strofa si può leggere così:

          Lui sparge sul tuo Capo
          Estasi Perlacee -
          [Lui dilapida sul tuo Capo
          Rendite di Perla -]
          [Lui sparge sul tuo Capo
          Perlacei Argomenti -]
          Nega che sia un Pettirosso - ora -
          E saresti un Miscredente -


J635 (1862) / F607 (1863)

I think the longest Hour of all
Is when the Cars have come -
And we are waiting for the Coach -
It seems as though the Time -

Indignant - that the Joy was come -
Did block the Gilded Hands -
And would not let the Seconds by -
But slowest instant - ends -

The Pendulum begins to count -
Like little Scholars - loud -
The steps grow thicker - in the Hall -
The Heart begins to crowd -

Then I - my timid service done -
Tho' service 'twas, of Love -
Take up my little Violin -
And further North - remove -

    Credo che l'Ora più lunga di tutte
Sia quando le Vetture sono arrivate -
E noi siamo in attesa della Carrozza -
Sembra come se il Tempo -

Offeso - che la Gioia sia arrivata -
Blocchi le Lancette Dorate -
E non lasci passare i Secondi -
Ma l'istante più lento - si conclude -

Il Pendolo comincia a contare -
Come i piccoli Scolari - a voce alta -
I passi si fanno più fitti - nell'Atrio -
Il Cuore comincia a premere -

Allora io - compiuto il mio timido servizio -
Sebbene un servizio sia, d'Amore -
Prendo il mio piccolo Violino -
E più a Nord - mi ritiro -

Probabile che qui ED, come dicono nelle note sia la Bulgheroni che Errante, abbia preso lo spunto dai momenti in cui in casa si attendeva l'arrivo del padre, spesso fuori per ragioni politiche o di lavoro. Quei momenti che sembravano così lenti, da quando si sapeva che il treno era arrivato al momento dell'arrivo della carrozza, dei passi nell'atrio, dei saluti. E qui, negli ultimi due versi, emerge la timida, ritrosa, solitaria Emily, che mette tanto amore in quei saluti, ma subito si rifugia di sopra (più a Nord) col suo piccolo violino, con la voglia di suonare lo strumento dal quale sapeva trarre melodie poetiche così belle.


J636 (1862) / F700 (1863)

The Way I read a Letter's - this -
'Tis first - I lock the Door -
And push it with my fingers - next -
For transport it be sure -

And then I go the furthest off
To counteract a knock -
Then draw my little Letter forth
And slily pick the lock -

Then - glancing narrow, at the Wall -
And narrow at the floor
For firm Conviction of a Mouse
Not exorcised before -

Peruse how infinite I am
To no one that You - know -
And sigh for lack of Heaven - but not
The Heaven God bestow -

    Il Modo in cui leggo una Lettera - è questo -
Dapprima - chiudo a chiave la Porta -
E la premo con le dita - subito dopo -
Affinché il mio trasporto sia al sicuro -

E poi vado il più lontano possibile
Per rendere vano il bussare -
Poi tiro fuori la mia Letterina
E furtivamente tiro via la chiusura -

Poi - do uno sguardo attento, al Muro -
E attento al pavimento
Fermamente Convinta di un Topo
Non esorcizzato in tempo -

Leggo attentamente quanto sono infinita
Per qualcuno che Voi - non conoscete -
E sospiro per la mancanza del Cielo - ma non
Del Cielo che Dio concede -

Come sempre abilissima e fantasiosa la descrizione, questa volta dell'apertura di una lettera: il chiudere a chiave la porta, premendola poi per accertarsi bene che sia chiusa e nessuno possa disturbare il "trasporto" che verrà dalla lettera, aperta furtivamente, cercando di non fare alcun rumore, perché niente possa dar fastidio al sacrale momento. L'allontanarsi il più possibile dalla porta per non sentire nemmeno un importuno bussare, quell'ansia che comunque qualcuno possa esserci a profanare qual momento, sia pure un semplice topo non "esorcizzato". E poi la bellissima strofa finale: leggere è sapere quanto si è infiniti per la persona che scrive, una persona che voi lettori non conoscerete mai, ma che per me, come io per lei, era come un cielo infinito; quello terreno però, non quel cielo banale che ci offre Dio.
Come emerge così bene da questa poesia, ED considerò sempre molto importanti gli scambi epistolari. La sua frase più celebre su questo argomento è sicuramente l'inizio della lettera a Thomas Higginson del giugno 1869 (L330): "A Letter always feels to me like immortality because it is the mind alone without corporeal friend." ("Una Lettera mi è sempre parsa come l'immortalità, perché è la mente da sola, senza compagno corporeo."). Accenni alla "Lettera" si trovano inoltre nelle poesie J109-F163, J169-F180, J293-F292, J441-F519, J487-F474, J494-F277, J1320-F1320, J1459-F1487; ci sono poi gli unici due versi della J1639-F1672, che sembrano rovesciare il senso della frase nella lettera ad Higginson: "A Letter is a joy of Earth - / It is denied the Gods -" ("Una Lettera è una gioia Terrena - / È negata agli Dei -").
Al verso 8 ho scelto la variante "slily" al posto di "slowly". "Furtivamente" mi dava di più l'idea di una lettera aperta di nascosto, con gli occhi che si guardano intorno per accertarsi che non ci sia nessuno.


J637 (1862) / F701 (1863)

The Child's faith is new -
Whole - like His Principle -
Wide - like the Sunrise
On fresh Eyes -
Never had a Doubt -
Laughs - at a Scruple -
Believes all sham
But Paradise -

Credits the World -
Deems His Dominion
Broadest of Sovreignties -
And Caesar - mean -
In the Comparison -
Baseless Emperor -
Ruler of nought,
Yet swaying all -

Grown bye and bye
To hold mistaken
His pretty estimates
Of Prickly Things
He gains the skill
Sorrowful - as certain -
Men - to anticipate
Instead of Kings -

    La fede del Bambino è nuova -
Totale - come il Suo Modo di Essere -
Vasta - come l'Aurora
Su freschi Occhi -
Mai che abbia un Dubbio -
Ride - dello Scrupolo -
Crede tutto finto
Tranne il Paradiso -

Dà credito al Mondo -
Ritiene il Suo Potere
Più esteso di Regni -
E Cesare - mediocre -
A Paragone -
Imperatore senza fondamento -
Che domina il nulla,
Pur governando tutto -

Il crescere via via
Fa ritenere sbagliate
Le sue belle idee
Di Faccende Spinose
Acquisisce esperienza
Dolorosa - come la certezza -
Che Uomini - deve attendersi
Invece di Re -

La strada che ci fa diventare adulti porta con sé anche la consapevolezza di ciò che ci circonda, delle difficoltà e dei dolori della vita. Quando si è bambini ci si sente padroni del mondo, le certezze sono totali, senza sfumature. Ma via via che si cresce si comprende quanto quelle idee infantili siano sbagliate: forse il reale è proprio il tutto, e non il Paradiso; il potere senza limiti che ci sentivamo dentro si trasforma nella consapevolezza di essere nient'altro che un granello nell'immensità dell'universo; sperimentiamo il dolore e, soprattutto, impariamo che nella vita dobbiamo attenderci la realtà, e non le fantasie della nostra fanciullezza.


J638 (1862) / F703 (1863)

To My Small Hearth His fire came -
And all My House aglow
Did fan and rock, with sudden light -
'Twas Sunrise - 'twas the Sky -

Impanelled from no Summer brief -
With license of Decay -
'Twas Noon - without the News of Night -
'Twas further - it was Day -

    Al Mio Piccolo Focolare il Suo fuoco giunse -
E tutta la Mia Casa accesa
S'infiammò e si scosse, con improvvisa luce -
Era l'Aurora - era il Cielo -

Convocati non da un editto dell'Estate -
Con licenza di Declinare -
Era Mezzogiorno - senza l'Annuncio della Notte -
Era di più - era il Giorno -

La descrizione di un fuoco che arriva all'improvviso e accende un focolare sopito, che vive stancamente nel naturale alternarsi del giorno e della notte, e che all'arrivo di questo fuoco rigeneratore si infiamma e si scuote, effondendo la luce che gli dovrebbe esser propria, ma che prima non era capace di emettere.
È una nuova aurora, un nuovo cielo; non più quelli di un'estate che ci dà sì la luce e il calore, ma già dall'inizio segnati dalla caducità del loro inevitabile declinare. Questa invece è una luce perenne, un mezzogiorno che non ha in sé l'annuncio della prossimità della notte. Qualcosa di più di qualsiasi luce naturale: una luce che ci scalda dentro e somiglia tanto al giorno immortale dell'anima.
Se ne può dare un'interpretazione più concreta: la luce come un amore terreno ed eterno, nel senso di eterno che può avere una vita umana (e allora "His" al primo verso è un Lui vero e proprio), o una più spirituale: la luce della fede, che scaccia la caducità della vita promettendoci un giorno perenne (e qui "His" è naturalmente Dio).
Al verso 6 ho scelto la variante "license" al posto di "limit", che ha un suono più "giuridico", adeguato alla traduzione di "impanelled" e "brief" del verso precedente con "convocati" ed "editto"; al verso 8 "'Twas further -" al posto di " Nay, Nature," ("Anzi, la Natura,").


J639 (1862) / F704 (1863)

My Portion is Defeat - today -
A paler luck than Victory -
Less Paeans - fewer Bells -
The Drums dont follow Me - with tunes -
Defeat - a something dumber - means -
More Arduous than Balls -

'Tis populous with Bone and stain -
And Men too straight to stoop again -
And Piles of solid Moan -
And Chips of Blank - in Boyish Eyes -
And shreds of Prayer -
And Death's surprise,
Stamped visible - in Stone -

There's something prouder, Over there -
The Trumpets tell it to the Air -
How different Victory
To Him who has it - and the One
Who to have had it, would have been
Contenteder - to die -

    Mi Spetta la Sconfitta - oggi -
Una sorte più pallida della Vittoria -
Meno Peani - ancor meno Campane -
I Tamburi non Mi seguono - con i suoni -
La Sconfitta - un qualcosa di più muto - significa -
Più Arduo delle Pallottole -

È gremita di Ossa e di vergogna -
E di Uomini troppo diritti per piegarsi ancora -
E di Mucchi di solidi Lamenti -
E di Schegge di Vuoto - in Occhi di Ragazzi -
E di brandelli di Preghiera -
E di sorpresa della Morte,
Impressa chiaramente - nella Pietra -

C'è qualcosa di più fiero, Di là -
Le Trombe lo annunciano nell'Aria -
Com'è diversa la Vittoria
Per Lui che l'ha avuta - e per Colui
Che per averla, sarebbe stato
Più contento - di morire -

Ci sono momenti in cui il nostro destino è la sconfitta. In questa poesia ED non cerca minimamente di darne una connotazione positiva, come facciamo di solito quando diciamo, più o meno convinti, che anche le sconfitte sono utili nella vita, magari perché ci aiutano a sperimentarne i lati negativi. Qui la descrizione è cruda, realistica, carnale. Se nella prima strofa la sconfitta viene vista come la mancanza di qualcosa: i peani, le campane, i tamburi, nella seconda il linguaggio non lascia spazio a niente che non sia morte e dolore. Il groviglio di ossa e di vergogna, i caduti ormai diritti nella rigidità della morte, i lamenti dei feriti, che diventano concreti, solidi e si accatastano l'uno sull'altro, il bellissimo quarto verso "Schegge di Vuoto - in Occhi di Ragazzi", gli ultimi brandelli di preghiera dei morenti, e quei volti la cui sorpresa di fronte la morte è come impressa sulla pietra. Nell'ultima strofa, dove si percepisce chiaramente l'eco della parte finale di "Success is counted sweetest" (J67-F112), il protagonista diventa il "Lui" che ha vinto, in cui si percepisce l'orgoglio, la fierezza della vittoria, proclamata a gran voce dallo squillo delle trombe. Com'è diverso quel momento per chi, ferito, morente, avrebbe preferito anche la morte, pur di ottenerla, la vittoria.
Al verso 7 "stain" viene tradotto da Margherita Guidacci (Meridiani) con "sangue raggrumato" e da Claire Malroux con "sangue". La Malroux scrive in nota: "Questa parola è sempre impiegata da ED per designare un colore purpureo, come quello del cielo al calar del sole. Etimologicamente, il colorare è il primo significato di questo termine." Dal punto di vista etimologico ha ragione, ma in questo senso viene usato di più come verbo. Come sostantivo il Webster riporta: "macchia, chiazza di colore diverso" ma, come l'uso figurato dell'italiano "macchia", l'altro significato è "macchiato da una colpa, onta, disonore, vergogna". Perciò, considerando il senso dei versi, ho preferito quest'ultimo significato e ho tradotto con "vergogna".
Al verso 5 ho scelto la variante "something dumber" al posto di "somewhat slower" ("alquanto più lenta [appare]"): mi è sembrata più adatta a contrastare il suono di tamburi del verso precedente; al verso 11 "shreds" al posto di "scraps": il significato è simile, ma mi piaceva l'italiano "brandelli", che è il significato principale di "shreds", mentre "scraps" significa più "piccolo pezzo, frammento"; al verso 14 "something" al posto di "somewhere" ("un qualche luogo"), per richiamare l'analoga variante al quinto verso.


J640 (1862) / F706 (1863)

I cannot live with You -
It would be Life -
And Life is over there -
Behind the Shelf

The Sexton keeps the key to -
Putting up
Our Life - His Porcelain -
Like a Cup -

Discarded of the Housewife -
Quaint - or Broke -
A newer Sevres pleases -
Old Ones crack -

I could not die - with You -
For One must wait
To shut the Other's Gaze down -
You - could not -

And I - Could I stand by
And see You - freeze -
Without my Right of Frost -
Death's privilege?

Nor could I rise - with You -
Because Your Face
Would put out Jesus' -
That New Grace

Glow plain - and foreign
On my homesick eye -
Except that You than He
Shone closer by -

They'd judge Us - How -
For You - served Heaven - You know,
Or sought to -
I could not -

Because You saturated sight -
And I had no more eyes
For sordid excellence
As Paradise

And were You lost, I would be -
Though my name
Rang loudest
On the Heavenly fame -

And were You - saved -
And I - condemned to be
Where You were not -
That self - were Hell to me -

So We must meet apart -
You there - I - here -
With just the Door ajar
That Oceans are - and Prayer -
And that White Sustenance -
Despair -

    Non posso vivere con Te -
Sarebbe Vita -
E la vita è di là -
Dietro lo Scaffale

Il Becchino ne tiene la chiave -
Per riporre
La nostra Vita - la Sua Porcellana -
Come una Tazza -

Scartata dalla Massaia
Antiquata - o Rotta -
Un Sèvres più nuovo piace -
Quelli vecchi s'incrinano -

Non potrei morire - con Te -
Perché Uno deve aspettare
Per chiudere l'Inerte Sguardo dell'Altro -
Tu - non potresti -

Ed io - Potrei star lì
E vederti - gelare -
Senza il mio Diritto al Gelo -
Privilegio della Morte?

Né potrei risorgere - con Te -
Perché il Tuo Volto
Scaccerebbe quello di Gesù -
Quella Nuova Grazia

Splenderebbe evidente - ed estranea
Nei miei occhi nostalgici -
Tranne che Tu di Lui
Brillassi più vicino -

Come - potrebbero giudicarci -
Perché Tu - servisti il Cielo - lo sai,
O cercasti di farlo -
Io non potei -

Poiché Tu saturavi il vedere -
E io non avevo più occhi
Per una sordida perfezione
Come il Paradiso

E fossi Tu perduto, io lo sarei -
Anche se il mio nome
Risuonasse più forte
Nella fama Celeste -

E fossi Tu - salvato -
E io - condannata ad essere
Dove Tu non sei -
Quell'essere - sarebbe l'Inferno per me -

Così Noi dobbiamo incontrarci da lontano -
Tu là - io - qui -
Con appena una Porta socchiusa
Affinché Oceani vi siano - e Preghiera -
E quel Bianco Nutrimento -
Disperazione -

Il tema dell'impossibilità dell'amore è trattato con inusuale lunghezza, scandito prima dal "non potere" ("I cannot" della prima strofa; "I could not" della quarta; "Nor could I" della sesta), poi dalle due strofe che iniziano con "And were You", dove il destino dell'amato viene indissolubilmente legato a quello di lei, per finire nell'ultima strofa, dove l'impossibilità iniziale viene socchiusa, come quella porta che "deve" dividere gli amanti in vita; in mezzo ci sono interi oceani, ma c'è anche da una parte la preghiera, lo strumento di chi spera, e la disperazione (ovvero la mancanza di speranza) che viene però chiamata "bianco nutrimento", espressione enigmatica che può essere letta come "qualcosa di puro che comunque ci aiuta a vivere" o anche "nutrimento interiore, doloroso ma necessario".
Come al solito ED si sbizzarrisce con immagini e metafore fantasiose: il becchino che ha la chiave della nostra vita e che ci ripone come fa la massaia con i servizi di porcellana ormai fuori moda; funeree: il chiudere l'inerte sguardo dell'altro, il non potergli stare vicino nel momento della morte, per non dover patire la mancanza del "diritto al gelo - privilegio della morte"; eretiche: il volto dell'amato che scaccia, sovrasta, il volto di Gesù; lo splendore di lui, estraneo perché pur sempre terreno, che sarebbe evidente nei nostalgici occhi di lei, a meno che il brillare dell'amato non sia così vicino da offuscare quello divino; il paradiso come "sordida perfezione". Fino a quegli oceani, alla preghiera e al bianco nutrimento della disperazione, elementi contrastanti, che lasciano aperte le interpretazioni del lettore e le vicende terrene e celesti dei due amanti.
Comunque, anche in una poesia così inusualmente lunga, non c'è un attimo di pausa o un verso che sembri di troppo. La costruzione è perfetta e molto "musicale": prima i motivi per cui lei non può né vivere (strofe 1, 2 e 3), né morire (4 e 5), né risorgere (6 e 7) con lui - una sorta di tema principale suddiviso in tre blocchi, poi due strofe di transizione (8 e 9) con la bellissima immagine di lui che "satura" lo sguardo di lei e non le lascia occhi nemmeno per vedere il paradiso; quindi due strofe (10 e 11) che hanno la funzione di secondo tema, con l'evocazione dell'inferno nell'ultimo verso della prima, e del paradiso nell'ultimo della seconda, e un finale, con la conclusione su una sola parola, una singola nota, una sorta di tonica preparata dalla cadenza perfetta di dominante ("And that White Sustenance"), che la definisce e la fa quasi sentire prima che risuoni.


J641 (1862) / F707 (1863)

Size circumscribes - it has no room
For petty furniture -
The Giant tolerates no Gnat
For Ease of Gianture -

Repudiates it, all the more -
Because intrinsic size
Ignores the possibility
Of Calumnies - or Flies.

    La grandezza circoscrive - non ha posto
Per insignificanti arredi -
Il Gigante non tollera il Moscerino
Per Naturale Gigantezza -

Lo ripudia, ancor di più -
Perché l'intrinseca grandezza
Ignora la possibilità
Di Calunnie - o Mosche.

La grandezza non ha bisogno di arredi esteriori, insignificanti per chi possiede quelli ben più importanti che dimorano dentro. Chi ce l'ha, la porta con naturalezza, non ha bisogno di esporla, e non si cura del moscerino a cui altri danno tanta importanza.
Non se ne cura non tanto perché respinge le futili esteriorità della vita, ma perché è così grande dentro che le ignora totalmente. Per chi possiede la grandezza, la calunnia o le "mosche" (da intendere come i fastidiosi piccoli problemi della vita, ma anche gli importuni che non riusciamo a cacciar via) semplicemente non esistono.
Al verso 4 c'è un neologismo, "Gianture", che ho tradotto con un analogo neologismo italiano: "Gigantezza".


J642 (1862) / F709 (1863)

Me from Myself - to banish -
Had I Art -
Invincible My Fortress
Unto All Heart -

But since Myself - assault Me -
How have I peace
Except by subjugating
Consciousness?

And since We're Mutual Monarch
How this be
Except by Abdication -
Me - of Me -?

    Me da Me stessa - di bandire -
Avessi l'Arte -
Invincibile la Mia Fortezza
Ad ogni Cuore -

Ma poiché Io stessa - assalto Me -
Come aver pace
Se non soggiogando
La consapevolezza?

E poiché siamo Reciproci Monarchi
Come far questo
Se non Abdicando -
Me - da Me -?

Se avessi la capacità di scacciare da me quell'io che insinua il dubbio e l'incertezza nella mia mente, sarei come una fortezza inespugnabile da ogni sentimento o dolore umano.
Ma visto che i contendenti non sono due, ma uno solo, me stessa contro me stessa, per aver pace non ho altra scelta che quella di soggiogare, di zittire, quella parte di me che rivendica la consapevolezza, la razionalità, il gusto di dissentire e dubitare.
Ma non è facile farlo, l'unico modo potrebbe essere quello di abdicare dal mio essere me stessa, ovvero quello di annullare la mia personalità, il mio carattere, il mio gusto per la domanda, la mia curiosità, e così lasciar vivere, stupida ma felice, solo quella parte di me che potrebbe vivere in modo inconsapevole. Ma è difficile, perché io sono così come sono, e l'abdicazione lascerebbe vivere il nulla.
A una prima lettura può apparire contorta, con tutti quegli insistiti Me, I, e Myself che si legano e si contrappongono allo stesso tempo, ma poi si entra in questa specie di circolo vizioso (che ricorda molto la "circonferenza" così spesso citata da ED - stavolta con un significato che può apparire più formale e geometrico, ma che invece non è meno cosmico di quello attribuito abitualmente a questa parola) e si comincia ad apprezzare il gusto iterativo di contrapposizioni senza estremi ("Me from Myself"; Myself - ... Me"; "Me - of Me") che si concludono con quella geniale eguaglianza disgiunta: "Me - of Me -", che chiude la poesia e nello stesso tempo, con il punto di domanda, lascia aperta l'impossibilità di abdicare da se stessi.


J643 (1862) / F712 (1863)

I could suffice for Him, I knew -
He - could suffice for Me -
Yet Hesitating Fractions - Both
Delayed Infinity -

"Would I be Whole" He sudden broached -
My Syllable rebelled -
'Twas face to face with Nature - forced -
'Twas face to face with God -

Withdrew the Sun - to other Wests -
Withdrew the furthest Star
Before Decision - stooped to speech -
And then - be audibler

The Answer of the Sea unto
The Motion of the Moon -
Herself adjust Her Tides - unto -
Could I - do else - with Mine?

    Potevo bastare a Lui, lo sapevo -
Egli - poteva bastare a Me -
Eppure Esitanti Frazioni - Entrambi
Ritardammo l'Infinito -

"Vorrei essere il Tutto" d'improvviso annunciò -
La mia Sillaba si ribellò -
Era costretta - faccia a faccia con la Natura -
Faccia a faccia con Dio -

Si ritirò il Sole - verso altri Occidenti -
Si ritirò la più lontana Stella
Prima che la Decisione - si piegasse alla parola -
E allora - diventasse più udibile -

La Risposta del Mare
Al Moto della Luna -
Sul quale - Egli regola le Sue Maree -
Potevo io - fare altro - con le Mie?

Entrambi sanno dell'amore l'uno per l'altra, ma entrambi non osano confessarlo, concretizzarlo; sono due metà di un intero, che esitano, non hanno il coraggio di gettarsi nell'infinito. Ma ad un tratto lui si rivela , chiede di diventare tutto per lei, che ancora esita; è come se la sua sillaba di risposta si ribellasse, rifiutasse di rispondere a qual confronto con la natura, con qualcosa che assomiglia a Dio. La decisione è lunga, il sole fa in tempo a tramontare verso occidenti diversi da quelli a cui dovrebbe rivolgersi chi si incammina; la stella più lontana fa in tempo anche a lei a ritirarsi, prima che risuoni chiaro quel sì lungamente represso, quasi obbligato, così come il mare è costretto a seguire il moto della luna per regolare le proprie maree: se questa è la risposta del mare, potevo darne io una diversa?
Al verso 4 ho scelto la variante "delayed" al posto di "surveyed" ("scrutammo").


J644 (1862) / F713 (1863)

You left me - Sire - two Legacies -
A Legacy of Love
A Heavenly Father would suffice
Had He the offer of -

You left me Boundaries of Pain -
Capacious as the Sea -
Between Eternity and Time -
Your Consciousness - and Me -

    Mi lasciasti - Mio Signore - due Eredità -
Un Lascito d'Amore
Che basterebbe a un Padre Celeste
Se gli venisse offerta -

Mi lasciasti Confini di Dolore -
Capaci come il Mare -
Fra l'Eternità e il Tempo -
La Tua Consapevolezza - e Io -

Ancora una volta l'inscindibile legame fra amore e dolore, due eredità altrettanto immense; l'una tanto grande che appagherebbe Dio, l'altra con confini vasti e quasi illimitati, come il mare. Confini che hanno da una parte l'eternità della morte e dall'altra il tempo fugace della vita: in mezzo, noi due.


J645 (1862) / F756 (1863)

Bereavement in their death to feel
Whom We have never seen -
A Vital Kinsmanship import
Our Soul and their's - between -

For Stranger - Strangers do not mourn -
There be Immortal friends
Whom Death see first - 'tis news of this
That paralyze Ourselves -

Who - vital only to Our Thought -
Such Presence bear away
In dying - 'tis as if Our Souls
Absconded - suddenly -

    Sentire come una perdita la morte
Di coloro che non abbiamo mai visto -
Implica una Vitale Affinità
Fra la nostra Anima - e la loro -

Per l'Estraneo - gli Estranei non si piangono -
Vi sono amici Immortali
Che la Morte vede per prima - è l'averne notizia
Che Ci paralizza -

Loro - vitali soltanto nei Nostri Pensieri -
Ci sottraggono questa Presenza
Morendo - è come se le nostre Anime
Si celassero alla vista - d'improvviso -

Se viviamo come una perdita la morte di qualcuno che non abbiamo mai visto, è perché con questo qualcuno avevamo stabilito un'affinità dell'anima, quella che ci lega a persone estranee che pure sentiamo così vicine. Un rapporto che può legarci a un poeta, a uno scrittore, a un artista, a un "amico immortale". Per la loro morte non portiamo il lutto, ma avvertiamo distintamente lo spezzarsi di qualcosa, come se la nostra anima (qui ED propone tre varianti al posto di "le nostre anime: "il nostro mondo", "il nostro Io", "il nostro sole". Sono tre varianti che precisano lo spezzarsi di qualcosa di importante, di vitale) si nascondesse improvvisamente alla vista, lasciandoci nudi di fronte a questa perdita.


J646 (1862) / F757 (1863)

I think To Live - may be a Bliss
To those who dare to try -
Beyond my limit - to conceive -
My lip - to testify -

I think the Heart I former wore
Could widen - till to me
The Other, like the little Bank
Appear - unto the Sea -

I think the Days - could every one
In Ordination stand -
And Majesty - be easier -
Than an inferior kind -

No numb alarm - lest Difference come -
No Goblin - on the Bloom -
No start in Apprehension's Ear,
No Bankruptcy - no Doom -

But Certainties of Sun -
Midsummer - in the Mind -
A steadfast South - upon the Soul -
Her Polar time - behind -

The Vision - pondered long -
So plausible becomes
That I esteem the fiction - real -
The Real - fictitious seems -

How bountiful the Dream -
What Plenty - it would be
Had all my Life but been Mistake
Just rectified - in Thee

    Credo che Vivere - possa essere una Gioia
Per coloro che osano tentare -
Al di là dei miei limiti - concepirla -
Delle mie labbra - attestarla -

Credo che il Cuore che portavo prima
Potrebbe allargarsi - finché a me
L'Altro, come la piccola Riva
Dal Mare - appaia -

Credo che i Giorni - potrebbero ciascuno
In Ordine disporsi
E la Maestà - essere più facile -
Di un qualcosa di inferiore -

Nessuna raggelante paura - che la Differenza giunga -
Nessuno Spettro - sulla Fioritura -
Nessun via libera all'Orecchio dell'Ansia,
Nessun Fallimento - nessuna Condanna -

Ma Certezze di Sole -
Piena Estate - nella Mente -
Un tenace Sud - nell'Anima -
Il suo tempo Polare - passato -

La Visione - ponderata a lungo -
Così plausibile diventa
Che stimo la finzione - reale -
E il Reale - sembra fittizio -

Com'è opulento il Sogno -
Che Abbondanza - sarebbe
Fosse stata la mia Vita intera solo un Errore
Ora corretto - in Te

I primi due versi espongono chiaramente il tema della poesia; l'elogio dell'audacia interiore, del saper osare, che si chiude mirabilmente nell'ultima strofa: "se io sapessi osare, abbandonandomi a te, il sogno diverrebbe realtà".
Nelle cinque strofe di mezzo ED si abbandona alla sua fantasia, descrivendo con il solito fiorire di immagini come potrebbe essere la vita di chi sa osare. Nella quarta strofa ho tradotto "start" con "via libera"; potrebbe essere inteso anche con il significato di "trasalimento" (che così farebbe il paio con la "raggelante paura" del primo verso della strofa), ma mi piaceva di più questa immagine che consiglia di non lasciar libero "l'orecchio dell'ansia", di frenarlo, perché una volta partito è difficile fermarlo.


J647 (1862) / F758 (1863)

A little Road - not made of Man -
Enabled of the Eye -
Accessible to Thill of Bee -
Or Cart of Butterfly -

If Town it have - beyond itself -
'Tis that - I cannot say -
I only sigh - no Curricle that rumble there
Bear Me -

    Una piccola Strada - non fatta da Uomo -
Permessa allo Sguardo -
Accessibile a Stanga d'Ape -
O Carro di Farfalla -

Se abbia una Città - dall'altra parte -
È cosa - che non posso affermare -
Rimpiango solo - che nessun Calesse che là rimbomba
Trasporti Me -

Una piccola, misteriosa strada, visibile ma percorribile solo da veicoli adatti a un'ape o a una farfalla. Non si sa se dall'altra parte possa esserci o meno un qualcosa di concreto, magari una città. Quel che invece si sa è che ci rimane il rimpianto di non poterla percorrere, di rimanere per sempre all'oscuro delle meraviglie che potrebbero esserci al di là di essa, e che ci resteranno sempre celate.
Insomma, una qualsiasi cosa che sappiamo esistere, che magari vediamo, ma che ci è vietata, magari dalle convenzioni, o da qualcosa che ci impedisce comunque di percorrerla. E il rimpianto è forse più grande di quello che associamo alle pure e semplici fantasie, perché questa è una strada che vediamo, non possiamo consolarci dicendo che è solo un parto della nostra immaginazione.
Al penultimo verso ho scelto la variante "sigh" al posto di "know" per evitare un una ripetizione fonetica che non mi piaceva ("so soltanto").


J648 (1862) / F762 (1863)

Promise This - When You be Dying -
Some shall summon Me -
Mine belong Your latest Sighing -
Mine - to Belt Your Eye -

Not with Coins - though they be Minted
From an Emperor's Hand -
Be my lips - the only Buckle
Your low Eyes - demand -

Mine to stay - when all have wandered -
To devise once more
If the Life be too surrendered -
Life of Mine - restore -

Poured like this - My Whole Libation -
Just that You should see
Bliss of Death - Life's Bliss extol thro'
Imitating You -

Mine - to guard Your Narrow Precinct -
To seduce the Sun
Longest on Your South, to linger,
Largest Dews of Morn

To demand, in Your low favor -
Lest the Jealous Grass
Greener lean - Or fonder cluster
Round some other face -

Mine to supplicate Madonna -
If Madonna be
Could behold so far a Creature -
Christ - omitted - Me -

Just to follow Your dear feature -
Ne'er so far behind -
For My Heaven -
Had I not been
Most enough - denied?

    Promettilo - Quando starai per Morire -
Qualcuno Mi chiamerà -
A Me appartiene il Tuo ultimo Sospiro -
A Me - Serrare i Tuoi Occhi -

Non con Monete - anche se Coniate
Da Mano Imperiale -
Siano le mie labbra - l'unico Fermaglio
Che i tuoi spenti Occhi - domandino -

A Me restare - quando tutti si saranno allontanati -
Per decidere una volta ancora
Se la Vita sia troppo rassegnata -
Per risanarla - con la Mia di Vita -

Verserò così - la Mia Intera Libazione -
Affinché Tu possa vedere
Che l'Estasi di Morte - l'Estasi di Vita esalta
Imitando Te -

A Me - vigilare sul Tuo Stretto Confine -
Per convincere il Sole
A soffermarsi, più a lungo sul Tuo Sud,
Più vaste Rugiade del Mattino

Domandare, umilmente in Tuo favore -
Affinché l'Erba Gelosa
Non si stenda più verde - O si raccolga più amorosa
Intorno a qualche altro volto -

A Me supplicare la Madonna -
Se Madonna c'è
Che possa scorgere fin qui una Creatura -
Da Cristo - trascurata - Me -

Solo per seguire la Tua cara sembianza -
Senza mai restare indietro -
Perché il Mio Cielo -
Non mi è stato
Già abbastanza - negato?

Ancora una volta ED vive, immagina, quasi invoca, il momento della morte dell'amato, un momento che qui, come in altre poesie, è visto come l'unico in grado di dare concretezza a un amore che evidentemente non ha nessuna possibilità di essere vissuto durante il corso della vita mortale. Stavolta, per rivendicare a sé i privilegi di chi dovrà essergli a fianco, e condividere quel viaggio nell'ignoto che è comunque preferibile alla sofferenza del vivere.
Lo fa ripetendo cinque volte quel "Mine" che scandisce il ritmo della poesia, quasi fosse un reiterato colpo di timpano che ne pervade la sonorità: "A Me appartiene il Tuo ultimo Sospiro", "A Me - Serrare i Tuoi Occhi", "A Me restare - quando tutti si saranno allontanati", "A Me - vigilare sul Tuo Stretto Confine", "A Me supplicare la Madonna".
Qualche nota di traduzione, particolarmente difficile perché qui ED usa termini che hanno significati perfettamente aderenti ai versi, ma che sono di difficile resa in italiano. Nel secondo verso "summon" significa "convocare, far venire" in diritto anche "citare, intimare"; ho preferito tradurre con un più semplice "chiamare". Al verso 4 "Belt" significa "allacciare, legare"; in senso figurato, e applicato agli occhi di un morente, dà esattamente l'idea della palpebra che viene "allacciata" alla parte inferiore dell'occhio, rafforzata dal "Buckle" del verso 7 che significa "fermaglio, fibbia"; non ho trovato un corrispondente italiano e ho scelto di tradurre con "serrare", anche perché il richiamo nel verso successivo all'antica pratica di mettere monete sugli occhi dei morti suggerisce un'immagine di chiusura che suggella. Bellissimi i due versi seguenti, con le labbra che nel bacio diventano un dolce fermaglio per quegli occhi così amati. Al verso 13 ho tradotto letteralmente "Libation" ma ho usato la forma più desueta "libazione" anziché quella più comune "libagione". Quest'ultima poteva essere più facilmente intesa col secondo significato di questa parola: "abbondante bevuta", anziché col primo (lo stesso che in inglese): "Offerta sacrificale di bevanda". Il verso 30 resta un po' ostico da rendere; Raffo, nel Meridiano, traduce con "mai tanto lontana", Errante "non d'un passo più lontana", la Malroux "Sans trop rester en arrière" ("Senza troppo restare indietro").


J649 (1862) / F759 (1863)

Her Sweet turn to leave the Homestead
Came the Darker Way -
Carriages - Be Sure - and Guests - too -
But for Holiday

'Twas more pitiful Endeavor
Than did Loaded Sea
O'er the Curls attempt to caper
It had cast away -

Never Bride had such Assembling -
Never kinsmen kneeled
To salute so fair a Forehead -
Garland be indeed -

Fitter Feet - of Her before us -
Than whatever Brow
Art of Snow - or Trick of Lily
Ever could endow -

Of Her Father - Whoso ask Her -
He shall seek as high
As the Palm - that serve the Desert -
To obtain the Sky -

Distance - be Her only Motion -
If 'tis Nay - or Yes -
Acquiescence - or Demurral -
Whosoever guess -

He - must pass the Crystal Angle
That obscure Her face -
He - must have achieved in person
Equal Paradise -

    Il Suo Dolce turno di lasciare la Dimora Natia
Venne per la Via più Oscura -
Carrozze - Certo - e Invitati - pure -
Sennonché la Festa

Era uno Sforzo più penoso
Di quello del Mare Gonfio
Che tenta di balzare sui Riccioli
Che lui stesso ha spazzato via -

Mai Sposa ebbe un tale Assembramento -
Mai congiunto s'inginocchiò
A salutare una così pura Fronte -
Sia la Ghirlanda in verità -

Più adatta ai Piedi - di Lei davanti a noi -
Di qualsiasi Ciglio
Che Arte di Neve - o Vezzo di Giglio
Potrebbe mai concedere -

Di Suo Padre - Chiunque chiedesse -
Dovrebbe cercare tanto in alto
Quanto la Palma - che serve il Deserto -
Per ottenere il Cielo -

Da lontano - è il Suo solo Gesto -
Se sia un No - o un Sì -
Acquiescenza - od Opposizione -
Chiunque per indovinare -

Deve - oltrepassare l'Angolo di Cristallo
Che oscura il volto di Lei -
Deve - aver ottenuto di persona
Eguale Paradiso -

Interessante enigma: chi è la protagonista di questa poesia? Potrebbe forse essere quella Elizabeth Barrett Browning già celebrata in tre poesie precedenti, come suggerisce quella ghirlanda del dodicesimo verso? O è forse un'autocelebrazione, come suggerisce l'uso di "Homestead" nel primo verso e, anche qui, della ghirlanda come simbolo della poesia? O è la celebrazione della morte di una donna particolarmente cara a ED?
Al di là dell'identità della protagonista, la poesia offre l'ennesimo campionario della inesauribile fantasia dickinsoniana: dal mare che cerca di sovrastare gli spumeggianti riccioli che lui stesso ha un momento prima spazzato via, alla ghirlanda che supera i più raffinati e ricercati ornamenti; dalla palma che si libra in alto per raggiungere il cielo, e per far questo deve servire da momentaneo refrigerio al deserto, a quel gesto lontano, ormai incorporeo, che non può essere interpretato se non da chi oltrepassi l'"angolo di cristallo", una sorta di parete dura e ingannevolmente trasparente, la dura svolta della morte, attraverso la quale dobbiamo necessariamente passare per vedere finalmente che cosa c'è dall'altra parte.
Al verso 3 ho scelto la variante "too" al posto di "True" ("Vero"), al verso 16 " Ever could endow -" al posto di "Possibly bestow" ("Può darsi conceda").


J650 (1862) / F760 (1863)

Pain - has an Element of Blank -
It cannot recollect
When it begun - Or if there were
A time when it was not -

It has no Future - but itself -
It's Infinite contain
It's Past - enlightened to perceive
New Periods - Of Pain.

    La Pena - ha un Elemento di Vuoto -
Non può rammentare
Quando ebbe inizio - O se ci fu
Un tempo in cui non c'era -

Non ha Futuro - tranne in se stessa -
Il suo Infinito contiene
Il suo Passato - illuminato per percepire
Nuovi Periodi - Di Pena.

Una delle poesie più angoscianti di ED. Forse la cosa non appare ad una prima lettura, ma poi, dopo aver notato la geometrica circolarità di quel "pain" che inizia e conclude la poesia, ci si accorge che la "circonferenza" (parola spesso usata da ED, che qui non è citata ma chiaramente evocata) è qui totalizzante e senza uscite. Nella prima strofa la pena (il dolore, la sofferenza, che appare una chiara metafora della vita) non è in grado di ricordare la sua assenza, non rammenta il suo inizio, né un punto del tempo in cui non fosse presente, si autoalimenta in una sorte di perenne presenza.
Nella seconda il concetto viene ulteriormente rafforzato: il suo futuro è in se stessa, ovvero non c'è un futuro che ne contempli l'assenza, ma nemmeno ha un passato, che è compreso nella sua circolare infinità. Qui c'è una parola che in genere viene usata in senso positivo: "enlightened". Ma nemmeno questa "illuminazione" crea un varco nella circonferenza, perché non è una luce che ci indica l'uscita dall'oscurità, ma serve soltanto per percepire meglio nuovi periodi di infinita pena.
Nei Meridiani appare la parola "realms" al verso 6 (dopo "Infinite") che non c'è né nelle edizioni critiche, né nel manoscritto. È un'aggiunta della prima edizione del 1890, inserita probabilmente per rendere più chiaro il verso, che appare anche nelle successive edizioni prima di quella di Johnson del '55.