Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

J701 - 750

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Johnson
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J701 (1863) / F731 (1863)

A Thought went up my mind today -
That I have had before -
But did not finish - some way back -
I could not fix the Year -

Nor where it went - nor why it came
The second time to me -
Nor definitely, what it was -
Have I the Art to say -

But somewhere - in my Soul - I know -
I've met the Thing before -
It just reminded me - 'twas all -
And came my way no more -

    Un Pensiero mi è venuto in mente oggi -
Che avevo già avuto -
Ma non si era concluso - tempo fa -
Non potrei precisare l'Anno -

Né dove sia andato - né perché sia venuto
Per la seconda volta da me -
Né con certezza, cosa fosse -
Avrei l'Arte di dire -

Ma da qualche parte - nell'Anima - so -
Che ho già incontrato questa Cosa -
Me l'ha fatta ricordare - ecco tutto -
E non è più venuto dalle mie parti -

Un pensiero, un ricordo fuggevole che non si riesce a fissare nitidamente. Che torna alla mente ma senza svelarsi. La sua presenza è fuggevole, muta, riesce soltanto a dirci che c'è qualcosa dietro, un qualcosa di conosciuto ma che non riusciamo a concretizzare. È una sorta di descrizione di un ricordo "puro", che non riesce a ricondurre a un fatto, a una persona, a un sentimento, ma resta una sensazione nuda, quasi a ricordarci di ricordare.


J702 (1863) / F732 (1863)

A first Mute Coming -
In the Stranger's House -
A first fair Going -
When the Bells rejoice -

A first Exchange - of
What hath mingled - been -
For Lot - exhibited to
Faith - alone -

    Un primo Muto Venire -
Nella Casa dello Straniero -
Un primo leale Andare -
Quando le Campane esultano -

Un primo Scambio - di
Ciò che mescolato - è stato -
Per Lot - offerto alla
Fede - da solo -

Sia Johnson che Franklin considerano Lot come il personaggio biblico che, in Genesi 19, accoglie nella sua casa due stranieri che, rivelatisi poi gli angeli venuti per distruggere Sodoma e Gomorra, permetteranno soltanto a lui e alla sua famiglia di salvarsi. Massimo Bacigalupo, nell'edizione Meridiani Mondadori, non accoglie questa interpretazione e traduce "Lot" con "sorte".
Ho scelto l'interpretazione biblica perché la trovo senz'altro rappresentata dai versi, nei quali si può trovare, narrata con il tipico stile asciutto e sintetico di ED, tutta la vicenda che si trova in Genesi 19.
Provo a confrontare i versi di ED con i versetti biblici: gli angeli arrivano nella casa di Lot (Genesi 19,1), che a Sodoma era considerato uno straniero (19,9). Arrivano "muti" non perché non parlino ma perché non rivelano la loro identità di angeli ma si presentano come semplici uomini, tanto che Lot li apostrofa (19,2) come "Miei signori"; Lot viene lasciato andare, insieme alla sua famiglia, (19,17) perché Dio è leale e così facendo rispetta quanto aveva promesso ad Abramo (19,29 - che si riferisce a 18,22 e segg.); l'atto di fuggire di Lot avviene nel momento in cui inizia la distruzione delle città peccatrici, un momento di esultanza per i giusti. Avviene così un primo cambiamento nella storia dell'uomo: il bene e il male, che si erano mescolati vengono separati e Lot, l'unico uomo giusto, viene offerto da solo alla vera fede.
Ovviamente, se si traduce "Lot" con "sorte" l'interpretazione biblica cade e bisogna trovarne un'altra. Ma visto che io ho scelto la prima, mi fermo qui.


J703 (1863) / F733 (1863)

Out of sight? What of that?
See the Bird - reach it!
Curve by Curve - Sweep by Sweep -
Round the Steep Air -
Danger! What is that to Her?
Better 'tis to fail - there -
Than debate - here -

Blue is Blue - the World through -
Amber - Amber - Dew - Dew -
Seek - Friend - and see -
Heaven is shy of Earth - that's all -
Bashful Heaven - thy Lovers small -
Hide - too - from thee -

    Fuori di vista? E con ciò?
Guarda l'Uccello - lo raggiunge!
Curva su Curva - Svolta su Svolta -
Attorno all'Aria Scoscesa -
Il Pericolo! Cos'è per Lui?
È meglio fallire - là -
Che disputare - qui -

L'Azzurro è Azzurro - in tutto il Mondo -
L'Ambra - Ambra - la Rugiada - Rugiada -
Cerca - Amico - e vedrai -
Il Cielo ha timore della Terra - questo è tutto -
Timido Cielo - i tuoi piccoli Amanti -
Si nascondono - anch'essi - a te -

Anche se il cielo, le verità ultime, sono al di fuori della nostra portata non dobbiamo per questo rinunciare a raggiungerle. Proprio come fa l'uccello, che nei suoi ampi voli si arrampica nell'aria e sembra toccare l'irraggiungibile infinito. Non bisogna aver paura delle domande, dei dubbi, è meglio fallire nella loro ricerca che limitarsi a discutere banalmente solo delle cose che ci sono vicine e sono facili da raggiungere e da capire.
E poi, forse quell'infinito, quel mistero, non è così distante e irraggiungibile. Non è forse vero che in tutto il mondo, anche nelle terre più lontane, un colore, una pietra, un fenomeno naturale sono sempre gli stessi? Forse la distanza è dovuta solo alla ritrosia del cielo verso le cose della terra, una ritrosia vicendevole, visto che molto spesso i piccoli, modesti mortali amerebbero raggiungere il cielo, ma sono anch'essi timidi davanti alla diversità e si nascondono davanti ad essa.
Bello l'attacco, con quella seconda domanda che diventa un'affermazione quasi sprezzante nei confronti di chi ha paura di ciò che è fuori dalla nostra vista fisica, e solo per questo lo considera anche fuori della portata della nostra vista interiore. E anche l'immagine dell'aria scoscesa, una sorta di ripida salita che invece di essere il fianco di una montagna non è altro che l'elemento dove si arrampica senza paura chi vuole raggiungere la vetta del cielo.
Al secondo verso "reach it" può essere letto anche come un imperativo: "raggiungilo", ovvero come un invito a seguire l'uccello nel suo volo verso il cielo infinito; ho preferito però riferire "it" non all'uccello ma al soggetto inespresso del primo verso.


J704 (1863) / F734 (1863)

No matter - now - Sweet -
But when I'm Earl -
Wont you wish you'd spoken
To that dull Girl?

Trivial a Word - just -
Trivial - a Smile -
But wont you wish you'd spared one
When I'm Earl?

I shant need it - then -
Crests - will do -
Eagles on my Buckles -
On my Belt - too -

Ermine - my familiar Gown -
Say - Sweet - then
Wont you wish you'd smiled - just -
Me upon?

    Non importa - ora - Caro -
Ma quando sarò Conte -
Non vorresti aver parlato
A quella insulsa Ragazza?

Una Parola banale - appena -
Un banale - Sorriso -
Non vorresti averne concesso almeno uno
Quando sarò Conte?

Non ne avrò bisogno - allora -
I Cimieri - basteranno -
Le Aquile sui miei Fermagli -
Sulla Cintura - anche -

L'Ermellino - la mia Veste consueta -
Di' - Caro - allora
Non vorresti aver sorriso - appena -
A Me?

I cimieri, l'aquila, l'ermellino sono sicuramente simboli della gloria, ma una gloria che può essere riferita alla vita (il raggiungimento della consapevolezza - vedi la J508-F353) ma anche all'immortalità. In questa poesia possono starci entrambe le cose: il rimpianto di chi non ha saputo dire una parola, anche banale, né concedere un sorriso all'insulsa ragazza che prima o poi diverrà "Conte", può essere sia un richiamo a chi non sa cogliere l'innocenza, sia a chi attende troppo, senza capire che la vita è breve e il non aver concesso o preso qualcosa oggi non significa sempre poterlo fare domani.


J705 (1863) / F775 (1863)

Suspense - is Hostiler than Death -
Death - tho'soever Broad,
Is just Death, and cannot increase -
Suspense - does not conclude -

But perishes - to live anew -
But just anew to die -
Annihilation - plated fresh
With Immortality -

    L'Incertezza - è più Ostile della Morte -
La Morte - per quanto sia Vasta,
È solo Morte, e non può aumentare -
L'Incertezza - non si conclude -

Ma perisce - per vivere di nuovo -
Ma solo di nuovo per morire -
Annichilazione - cromata di fresco
Con l'Immortalità -

L'ansia di sapere, l'incertezza su ciò che ci aspetta, è una nemica più terribile della morte, perché quest'ultima, per quanto possa essere un immenso mistero, non ha durata, non ha la possibilità di estendersi nel tempo, arriva e conclude una vita. L'incertezza invece non si conclude, perché oltre ad accompagnarci per tutta la vita riceve, nel momento della sua annichilazione, solo una nuova veste (molto bella l'immagine dell'annichilazione "cromata di fresco"), da quel mistero incerto che è l'immortalità, che forse ne perpetuerà in eterno il ciclo.
Qui non è citata la parola "circumference", una delle parole simbolo della poesia dickinsoniana, evocata però chiaramente dal perpetuarsi del ciclo vita-morte descritto ai versi cinque e sei.


J706 (1863) / F777 (1863)

Life, and Death, and Giants -
Such as These - are still -
Minor - Apparatus - Hopper of the Mill -
Beetle at the Candle -
Or a Fife's Fame -
Maintain - by Accident that they proclaim -
    Vita, e Morte, e Giganti -
Cose come Queste - sono silenziose -
I Minori - Apparati - Tramoggia di Mulino -
Moscone alla Candela -
O Voce di Piffero -
Si affermano - nel Momento in cui si fanno sentire -

Le cose, i sentimenti, le sensazioni più grandi, più profonde, non hanno bisogno di essere proclamate a gran voce, perché si vivono silenziosamente, interiormente. Perciò la vita, la morte, la grandezza sono silenziose, mentre è la piccola vita di tutti i giorni, il rumore del mulino, il ronzare di un insetto intorno ad una candela, un piffero che si annuncia da lontano (qui ho tradotto "fame" con "voce" utilizzando uno dei significati della parola inglese "public report o rumor" - il significato perciò non è voce in senso proprio ma come se dicessimo "è arrivata voce di..." - comunque, anche intendendo voce in senso letterale il significato del verso non cambia di molto, perché rimane comunque agevolmente dentro la contrapposizione fra il silenzio delle cose grandi e il "vociare" di quelle piccole), che ha bisogno di manifestarsi con il rumore, per affermare la sua esistenza.
Ho tradotto liberamente anche l'ultimo verso; una traduzione più letterale poteva essere "Si affermano - per la Casualità del loro farsi sentire", ma mi piaceva di meno.
Al verso 3 Bacigalupo (nei Meridiani) traduce "Hopper of the Mill" con "grillo di mulino". Effettivamente nei dizionari moderni "hopper" è anche tradotto con "pulce, cavalletta, insetto che salta", ma nel Webster c'è solo una definizione che corrisponde all'italiano "tramoggia". D'altronde quest'ultima traduzione mi sembra anche più logica, perché ED, fra gli "apparati minori", inserisce tre esempi che emettono suoni in tre diversi modi: la tramoggia che fa un rumore inconsapevole ricevendo la farina dalla macina, l'insetto sulla candela che ronza attratto dalla luce ("beetle" è propriamente "scarafaggio, scarabeo, blatta", io ho tradotto liberamente con "moscone"), e il piffero che suona, o meglio è suonato, in modo consapevole; la varietà sarebbe minore se avesse usato due insetti e il piffero.


J707 (1863) / F779 (1863)

The Grace - Myself - might not obtain -
Confer upon My flower -
Refracted but a Countenance -
For I - inhabit Her -
    La Grazia - che Io - non potei ottenere -
Concedi al Mio fiore -
Non altro che il rifrangersi di un Volto -
Perché Io - vivo in Lui -

Probabilmente accompagnava un fiore, che porta con sé molto di più di quanto un fiore sia solito portare: il rifrangersi del volto di chi chiede per il dono quella grazia non avuta per sé. E lo sguardo che chi lo riceve darà a questo fiore, sarà uno sguardo dato anche a me che lo dono, perché io abito in lui.
Nel terzo verso ED non usa "face" ma "countenance", che ha però frequentemente il significato di "lineamenti del viso" (nel Webster: "appearance of the face").


J708 (1863) / F784 (1863)

I sometimes drop it, for a Quick -
The Thought to be alive -
Anonymous Delight to know -
And Madder - to conceive -

Consoles a Wo so monstrous
That did it tear all Day,
Without an instant's Respite -
'Twould look too far - to Die -

Delirium - diverts the Wretch
For Whom the Scaffold neighs -
The Hammock's motion lulls the Heads
So close on Paradise -

A Reef - crawled easy from the Sea
Eats off the Brittle Line -
The Sailor does'nt know the Stroke -
Until He's past the Pain -

    Talvolta accantono, per un Attimo -
Il Pensiero di esser viva -
Anonima Delizia da sperimentare -
E più Folle - da concepire -

Consola un Dolore così mostruoso
Che se lacerasse tutto il Giorno,
Senza un istante di Respiro -
Sembrerebbe troppo distante - Morire -

Il Delirio - distoglie lo Sventurato
Per Cui cigola il Patibolo -
Il moto dell'Amaca culla le Teste
Così prossime al Paradiso -

Una Scogliera - affiorata lentamente dal Mare
Divora la Fragile Linea -
Il Marinaio non s'accorge del Colpo -
Finché non è oltre la Pena -

L'esser vivi, la vita in sé, come dolore continuo, tanto insopportabile che, se non riuscissimo ad accantonarlo per qualche istante, ci farebbe sembrare la morte sempre troppo lontana. È difficile riuscire ad accantonare la consapevolezza di essere vivi, sembra folle solo concepire un simile pensiero, ma è il solo modo di scacciare il dolore enorme, mostruoso, che lacera la nostra esistenza.
Ma è un lenimento che non risolve, che mitiga soltanto, come il delirio con il quale si difende lo sventurato condannato al patibolo, una sorta di ninna-nanna che addormenta la consapevolezza di chi è prossimo alla morte, o come l'ingannevole linea della riva, divorata lentamente da una scogliera della quale il marinaio si accorge soltanto quando è ormai troppo tardi.
Poesia di un pessimismo senza sbocchi, che tocca non gli aspetti dolorosi della vita, ma la vita stessa, descritta come un unico, mostruoso dolore che si può lenire solo per brevi, ingannevoli istanti, e solo se si riesce a dimenticare di esser vivi. Molto bella, e significativa di questo pessimismo cosmico, l'ultima strofa, con quella scogliera che affiora lentamente dal mare e divora la fragile linea della riva, quasi si sostituisse a quello che sembra un approdo sicuro, attirando nella trappola il marinaio, che se ne accorge soltanto quando il colpo è ormai inferto e nulla può salvarlo.
Al verso 10 ED usa il verbo "to neigh" che, nei dizionari bilingue e nel monolingua moderno, ha l'unico significato di "nitrire". Anche Webster riporta solo questo significato, ma nell'etimologia della parola dice "In Welsh 'cnecu' signifies to jar or quarrel; 'cnec', a sharp noise". Ho perciò tradotto con "cigola" ("to jar"), pensando al sinistro cigolare di un patibolo. La traduzione nei Meridiani (Bacigalupo) è simile: "stride", mentre gli altri (Sabbadini e Seri) traducono letteralmente con "nitrisce". Curiosa la traduzione della Malroux: "Que guette l'Echafaud", che si potrebbe tradurre con "spia (nel senso di guarda con timore e preoccupazione) il patibolo".


J709 (1863) / F788 (1863)

Publication - is the Auction
Of the Mind of Man -
Poverty - be justifying
For so foul a thing

Possibly - but We - would rather
From Our Garret go
White - Unto the White Creator -
Than invest - Our Snow -

Thought belong to Him who gave it -
Then - to Him Who bear
It's Corporeal illustration - sell
The Royal Air -

In the Parcel - Be the Merchant
Of the Heavenly Grace -
But reduce no Human Spirit
To Disgrace of Price -

    Pubblicare - è la Vendita all'Asta
Della Mente dell'Uomo -
Che la Povertà - sia una scusante
Per una cosa tanto infame

È possibile - ma Noi - preferiremmo
Dalla Nostra Soffitta andare
Bianchi - Al Bianco Creatore -
Che investire - la Nostra Neve -

Il Pensiero appartenga a Colui che l'ha dato -
Poi - a Colui Che porta
La sua illustrazione Corporea - vendi
L'Aria Regale -

Confezionata - Sii il Mercante
Della Grazia Celeste -
Ma non ridurre lo Spirito Umano
Al Disonore del Prezzo -

Una orgogliosa rivendicazione della purezza della poesia, che non può essere disonorata dal mercanteggiare tipico della pubblicazione, vista come un mettere all'asta ciò che l'uomo ha di più prezioso: la mente, la creatività. Nella seconda strofa ED usa le sue metafore predilette: il bianco e la neve, simboli della purezza e della poesia, che nel loro comune biancore si confondono e si uniscono in una cosa sola. Il tema è uguale a quello della J488-F475: anche là ED rivendica con orgoglio il suo status di poeta, rifiutando con sdegno le offerte di chi vorrebbe imbrigliare nel mercato la libertà della creazione.


J710 (1863) / F765 (1863)

The Sunrise runs for Both -
The East - Her Purple Troth
Keeps with the Hill -
The Noon unwinds Her Blue
Till One Breadth cover Two -
Remotest - still -

Nor does the Night forget
A Lamp for Each - to set -
Wicks wide away -
The North - Her blazing Sign
Erects in Iodine -
Till Both - can see -

The Midnight's Dusky Arms
Clasp Hemispheres, and Homes
And so
Upon Her Bosom - One -
And One upon Her Hem -
Both lie -

    L'Alba fa il suo corso per Entrambi -
L'Est - la Sua Purpurea Fedeltà
Serba per la Collina -
Il Mezzogiorno dispiega il suo Azzurro
Finché un'Unica Ampiezza copra i Due -
Tanto lontani - sempre -

Né la Notte dimentica
Di disporre - una lampada per Ciascuno -
Lucignoli a remote distanze -
Il Nord - il Suo ardente Segno
Innalza nel Violetto -
Finché Entrambi - possano vederlo -

Le Oscure Braccia della Mezzanotte
Stringono Emisferi, e Dimore
E così
Sul Suo Petto - l'Uno -
E l'Altro sul Suo Bordo -
Entrambi giacciono -

I due sono a distanze remote l'uno dall'altra, tanto che anche le ore sono per loro diverse, quando l'uno giace nel cuore della notte l'altra giace al bordo della stessa notte. Ma la natura riesce in qualche modo a riunirli, sia perché vedono allo stesso modo le albe, i tramonti, i giorni, le notti, sia perché il mezzogiorno si estende a tale ampiezza da comprenderli entrambi, così come il settentrione rifulge nell'ardente segno dell'aurora boreale (vedi la J290-F319), visibile a tutt'e due.
Molto bella anche dal punto di vista sonoro, con molte allitterazioni che, ovviamente, si perdono nella traduzione: verso 1 "sunrise runs"; verso 4: "noon unwinds"; verso 6: "remotest still" ("still" vuol dire "ancora" ma anche "sempre", qui ci stanno bene entrambi i significati; il primo lascia qualche speranza, il secondo sembra più definitivo); verso 9: "wicks wide away"; verso 14: "clasp hemispheres, and homes".
Errante riporta in nota due ipotesi sull'identità dell'altro: "Per il Whicher, Emily pensa al Wadsworth, che si trovava allora in California; per la Patterson, Emily pensa a Kate Scott, che si trovava allora in Europa. Ma quante altre congetture del genere si potrebbero escogitare?" Errante ha ragione; sapere chi può essere la persona a cui ED si riferiva (sempre che pensasse a qualcuno in particolare) non toglie né aggiunge nulla a questa bellissima poesia.


J711 (1863) / F770 (1863)

Strong Draughts of Their Refreshing Minds
To drink - enables Mine
Through Desert or the Wilderness
As bore it Sealed Wine -

To go elastic - Or as One
The Camel's trait - attained -
How powerful the stimulus
Of an Hermetic Mind -

    Robusti Sorsi delle Loro Rinfrescanti Menti
Di bere - consentono alla Mia
Attraverso Deserto o Regione Selvaggia
Come portasse Vino Sigillato -

Di procedere elastica - O come Chi
L'incedere di un Cammello - eguagli -
Tanto potenti gli stimoli
Di una Mente Sapiente -

Lo stimolo che ci dà la lettura di chi non possiamo conoscere, se non con l'opera della mente, ci aiuta ad attraversare il selvaggio e deserto cammino della vita, come se avessimo sempre con noi una scorta di prezioso liquido che non evapora e che ci permetterà di sopravvivere in questa landa desolata.
Ma queste menti non ci danno soltanto il necessario per sopravvivere, ci danno anche la possibilità di incedere sicuri, di adattarci alla via che dobbiamo percorrere, come fa un cammello nel suo elemento naturale. È questo il grande potere di una mente capace di stimolare la capacità di pensare della nostra.
"Hermetic" dell'ultimo verso è tradotto (nelle versioni che ho: Raffo nei Meridiani, Seri, Malroux, Forgue) con "ermetica". In italiano però questa parola fa venire in mente soprattutto il senso figurato di "enigmatico, incomprensibile" - come l'ermetismo, la poesia ermetica - che deriva dai libri esoterici di Ermete Trismegisto. In questo senso dire "mente ermetica" fa pensare a qualcuno che non sveli ciò che sa, o che comunque lo sveli in modo certamente non chiaro. Nel Webster questo significato figurato non c'è, mentre la parola è connotata, oltre che con il significato di "perfettamente chiusa, cosicché niente possa sfuggirne", soprattutto in senso scientifico, tanto che alla fine, negli esempi, compare: "Hermetic books: libri che trattano di princìpi universali, della natura e dell'ordine delle cose celesti, di medicina o di altri argomenti." Visto che qui ED parla di mente, ma sottintende soprattutto libri, credo proprio che si sia riferita a questa definizione e, per questo, ho tradotto con "sapiente". Un'altra possibilità è che ED si riferisca a una mente "ermetica", ovvero che non si lascia sfuggire niente, un significato che usa nell'unica altra poesia in cui compare questa parola, la J895-F1077, riferendosi alla memoria. L'ultima possibilità è che ED abbia inteso dire "mente ermetica" nel senso di una mente chiusa ai più, che si svela soltanto a chi sa leggerla. Comunque la prima ipotesi, considerando anche il senso generale della poesia, mi sembra quella più plausibile.


J712 (1863) / F479 (1862)

Because I could not stop for Death -
He kindly stopped for me -
The Carriage held but just Ourselves -
And Immortality.

We slowly drove - He knew no haste
And I had put away
My labor and my leisure too,
For His Civility -

We passed the School, where Children strove
At Recess - in the Ring -
We passed the Fields of Gazing Grain -
We passed the Setting Sun -

Or rather - He passed Us -
The Dews drew quivering and Chill -
For only Gossamer, my Gown -
My Tippet - only Tulle -

We paused before a House that seemed
A Swelling of the Ground -
The Roof was scarcely visible -
The Cornice - in the Ground -

Since then - 'tis Centuries - and yet
Feels shorter than the Day
I first surmised the Horses' Heads
Were toward Eternity -

    Poiché non potevo fermarmi per la Morte -
Lei gentilmente si fermò per me -
La Carrozza non portava che Noi Due -
E l'Immortalità -

Procedemmo lentamente - non aveva fretta
Ed io avevo messo via
Il mio lavoro e il mio tempo libero anche,
Per la Sua Cortesia -

Oltrepassammo la Scuola, dove i Bambini si battevano
Nell'Intervallo - in Cerchio -
Oltrepassammo Campi di Grano che ci Fissava -
Oltrepassammo il Sole Calante -

O piuttosto - Lui oltrepassò Noi -
La Rugiada si posò rabbrividente e Gelida -
Perché solo di Garza, la mia Veste -
La mia Stola - solo Tulle -

Sostammo davanti a una Casa che sembrava
Un Rigonfiamento del Terreno -
Il Tetto era a malapena visibile -
Il Cornicione - nel Terreno -

Da allora - sono Secoli - eppure
Li avverto più brevi del Giorno
In cui da subito intuii che le Teste dei Cavalli
Andavano verso l'Eternità -

È una delle poesie più famose di ED, presente in quasi tutte le antologie italiane. Una descrizione della propria morte che può essere accostata alla J280-F340. Ma là ci sono sensazioni metafisiche, rumori che sembrano risuonare in un sogno e un finale di drammatica e annichilante perdita della consapevolezza. Qui invece siamo di fronte a una sorta di racconto molto concreto, a uno svolgersi dei fatti che dà una sensazione di familiarità, con appena un accenno a nostalgici ricordi (i bambini a scuola, il grano nei campi) e a un senso di gelo concretizzato nella rugiada che scende sul corpo vestito di garza e tulle.
La morte è gentile, ma comunque decisa a rispettare i suoi appuntamenti. Non scegliamo noi di fermarci, di interrompere la nostra vita, ma è lei che arriva, si ferma alla nostra porta e non ha bisogno di imporsi con la forza, perché sa di essere inevitabile. E l'ultimo viaggio si fa in solitudine, noi, la morte, e quel mistero insondabile che è l'eternità.
Il percorso è lento: la morte, messaggera dell'eternità, non ha certo fretta. Il senso di lentezza è ulteriormente accentuato nella terza e quarta strofa: i bambini nell'intervallo, i campi di grano, il tramonto, la rugiada notturna, danno la sensazione di un percorso che si snoda nell'arco di un'intera giornata, quasi un rivivere la propria vita nel momento in cui finisce.
Nella penultima strofa eccoci arrivati. La casa che abiteremo sembra un rigonfiamento del terreno, da dove sporge solo il cornicione del tetto. I secoli che passeranno saranno ormai senza tempo, brevissimi in confronto a quel lungo giorno in cui capimmo subito che quel viaggio apparentemente familiare era quello che ci portava verso l'eternità.
Un interessante commento della poesia è nel libro di Cynthia Griffin Wolff (Emily Dickinson, Perseus Books, Reading MA, 1988, pagg. 274-276) che, fra le altre cose, fa notare i tre "we passed" della terza strofa, che accentuano il carattere di lento ma dinamico movimento dell'inizio, seguiti nel primo verso della strofa seguente da "He passed Us", un capovolgimento che blocca l'azione e ci porta verso il "We paused" della penultima strofa.


J713 (1863) / F481 (1862)

Fame of Myself, to justify,
All other Plaudit be
Superfluous - An Incense
Beyond Nescessity -

Fame of Myself to lack - Although
My Name be else supreme -
This were an Honor honorless -
A futile Diadem -

    La Fama a Me stessa, provassi,
Ogni altro Plauso sarebbe
Superfluo - Un Incenso
Senza Necessità -

La Fama a Me stessa mancasse - Anche se
Il mio Nome fosse altrimenti supremo -
Sarebbe un Onore senza onore -
Un futile Diadema -

Un'orgogliosa rivendicazione del giudizio che ciascuno di noi dà di se stesso, l'unica "fama" che conta. Se sentiamo di meritarcela, la fama, ogni plauso, ogni adulazione, sono superflui e non necessari. Se la fama viene solo dal giudizio degli altri e non è condivisa da noi stessi, diventa solo un futile diadema, una corona su una testa che sente di non meritarla.


J714 (1863) / F490 (1862)

Rests at Night
The Sun from shining,
Nature - and some Men -
Rest at Noon - some Men -
While Nature
And the Sun - go on -
    Riposano di Notte
Il Sole dallo splendore,
La Natura - e alcuni Uomini -
Riposano a Mezzogiorno - alcuni Uomini -
Mentre la Natura
E il Sole - vanno avanti -

C'è chi segue il corso naturale delle cose, e muore quando sta calando ormai la notte della vecchiaia sulla sua vita. E c'è invece chi si discosta dalla norma e, mentre la natura continua il suo corso, muore quando per lui dovrebbe ancora essere mezzogiorno.


J715 (1863) / F491 (1862)

The World - feels Dusty
When We stop to Die -
We want the Dew - then -
Honors - taste dry -

Flags - vex a Dying face -
But the least Fan
Stirred by a friend's Hand -
Cools - like the Rain -

Mine be the Ministry
When thy Thirst comes -
Dews of Thessaly, to fetch -
And Hybla Balms -

    Il Mondo - sa di Polvere
Quando Ci fermiamo per Morire -
Vogliamo la Rugiada - allora -
Gli Onori - suonano aridi -

Le Bandiere - irritano il volto Morente -
Ma il più piccolo Ventaglio
Agitato dalla Mano di un amico -
Rinfresca - come la Pioggia -

Mio sia l'Officio
Quando la tua Sete verrà -
Rugiade di Tessaglia, recherò -
E Balsami d'Ibla -

Quando si sta per morire il mondo appare come un deserto polveroso e arido; allora vorremmo soltanto semplice rugiada per rinfrescare la nostra fronte disseccata, perché ogni altra cosa, anche l'onore più grande, sembrerebbe soltanto arida inutilità.
Non servono perciò bandiere, per chi muore, anzi un tributo esagerato irriterebbe soltanto quel volto ormai lontano dalle glorie terrene, mentre il minimo gesto che venga da mani amiche è l'unica cosa che possa confortare quei momenti.
E quando sarai tu ad avere quella sete, solo io vorrò essere quella che dovrà officiare per te il rito dell'ultima partenza; e allora recherò con me quanto di più dolce e rinfrescante vi sia al mondo, per lenire la pena di quel volto amato.
Qui ED riprende alcuni temi della J616-F454 e della J648-F762, soprattutto quel "Mine" che in questa poesia appare soltanto alla fine, mentre nella J648-F762 scandisce tutte le strofe. In tutte e tre c'è il richiamo alla rugiada e al balsamo, in questa impreziositi da citazione esotiche (la Tessaglia, Ibla).
Belle nella prima strofa le allitterazioni incrociate: "World, When We, We want" e "Dusty, Die, Dew, dry".


J716 (1863) / F495 (1862)

The Day undressed - Herself -
Her Garter - was of Gold -
Her Petticoat of Purple - just -
Her Dimities - as old

Exactly - as the World
And yet the newest Star
Enrolled upon the Hemisphere -
Be wrinkled - much as Her -

Too near to God - to pray -
Too near to Heaven - to fear -
The Lady of the Occident
Retired without a Care -

Her Candle so expire
The Flickering be seen
On Ball of Mast - in Foreign Port -
And Spire - and Window Pane.

    La Giornata - Si svestì -
La Giarrettiera - era d'Oro -
La Sottana di Porpora - soltanto -
I Tessuti a Coste - antichi

Esattamente - come il Mondo
Eppure la Stella più recente
Registrata sull'Emisfero -
È rugosa - quanto Lei -

Troppo vicina a Dio - per pregarlo -
Troppo vicina al Cielo - per temerlo -
La Dama dell'Occidente
Si ritirò senza Affanno -

La Sua Candela così si spenga
Il tremolio visibile
Sulla Cima di un'Alberatura - in un Porto Straniero -
E su una Guglia - e su un Vetro di Finestra.

La versione riportata sopra è quella nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Elizabeth Holland con tre delle alternative inserite nella versione dei fascicoli: al verso 3 "plain" ("semplicemente") al posto di "just", al verso 15 "Bosporus" ("Bosforo") al posto di "Foreign Port" e al verso 16 "Dome" ("Cupola") al posto di "Spire".

Un'altra poesia dedicata al tramonto. In queste ripetute descrizioni di un qualche fenomeno naturale o umano si vede l'inesauribile fantasia dickinsoniana. Stavolta il tramonto è come personificato in una giornata che finisce e si spoglia, come per andare a riposare durante la notte. Vengono descritti gli indumenti della giornata che ha finito il suo compito e va a dormire, con colori che richiamano subito quelli del tramonto. E poi viene esplicitata la ciclicità di un fenomeno naturale antico come il mondo, ma sempre nuovo, tanto che non si distingue dalla stella più giovane del firmamento. Così come la sua indifferenza ai misteri che turbano la vita dell'uomo: la natura è troppo vicina a Dio per doverlo pregare e troppo vicina al cielo per temerlo, perciò si ritira ogni volta con imperturbabile serenità, non toccata da nessuna di quelle pene che invece turbano noi.
L'ultima strofa tralascia il tempo e mette in campo lo spazio: così come la natura è senza inizio e senza fine, è anche universale, non ha patria né si cura dell'importanza delle cose materiali, si lascia vedere dall'albero di una nave in un porto straniero, dalla solenne guglia di una chiesa e dal semplice vetro di una finestra.
Nel penultimo verso ho tradotto "Ball" con "Cima" pensando al posto di vedetta in cima all'albero di una nave, che, visto da lontano, ha una forma sferica che lo fa assomigliare a una palla.


J717 (1863) / F496 (1862)

The Beggar Lad - dies early -
It's Somewhat in the Cold -
And Somewhat in the Trudging feet -
And haply, in the World -

The Cruel - smiling - bowing World -
That took it's Cambric Way -
Nor heard the timid cry for "Bread" -
"Sweet Lady - Charity" -

Among Redeemed Children
If Trudging feet may stand -
The Barefoot time forgotten - so -
The Sleet - the bitter Wind -

The Childish Hands that teazed for Pence
Lifted adoring - then -
To Him whom never Ragged - Coat
Did supplicate in vain -

    Il Ragazzino Mendicante - muore presto -
Un po' sta al Freddo -
E un po' sui piedi Sfiniti -
Ed è per caso, al Mondo -

Il Crudele - sorridente - cerimonioso Mondo -
Che va per la sua Via di Raso -
E non ascolta il timido grido di "Pane" -
"Dolce Signora - Carità" -

Tra Fanciulli Redenti
Se i piedi Sfiniti potranno posarsi -
I tempi Scalzi dimenticherà - e così -
Il Nevischio - il Vento tagliente -

Le Mani Infantili che importunavano per un Soldo
Si alzeranno adoranti - allora -
A Colui che mai Logore - Vesti
Supplicarono invano -

Il ritratto di un ragazzino mendicante, destinato a morire presto. Che vive un po' al freddo, un po' trascinandosi sui piedi sfiniti. La sua vita è un futile attimo, in un mondo che se ne va per la sua raffinata strada, con i suoi sorrisi e i suoi inchini, senza curarsi di lui che chiede solo un po' di pane. La sua unica speranza è che oltre la vita così crudele che sta vivendo ve ne sia un'altra, in cui potrà stare fra chi è ormai redento (qui nel significato proprio di "liberato, sottratto alla schiavitù") e potrà usare quelle braccia, che tanto infastidivano le "Signore", per alzarle adoranti verso colui che non si cura di vesti logore e al quale si può chiedere quel soldo negato quaggiù.


J718 (1863) / F881 (1864)

I meant to find Her when I Came -
Death - had the same design -
But the Success - was His - it seems -
And the Surrender - Mine -

I meant to tell Her how I longed
For just this single time -
But Death had told Her so the first -
And she had past, with Him -

To wander - now - is my Repose -
To rest - To rest would be
A privilege of Hurricane
To Memory - and Me -

    Volevo ritrovarla una volta Arrivata -
La Morte - aveva lo stesso disegno -
Ma il Successo - fu Suo - sembra -
E la Sconfitta - Mia -

Volevo dirle quanto avevo bramato
Solo per questo singolo istante -
Ma la Morte glielo aveva detto per prima -
E così se n'era andata, con Lei -

Vagare - ora - è il mio Riposo -
Fermarsi - Fermarsi sarebbe
Un privilegio d'Uragano
Per la Memoria - e per Me -

Nel manoscritto ci sono molte varianti aggiunte da ED diversi anni dopo la prima stesura (all'incirca negli anni '70): al verso 4 "Surrender" è cancellato e sostituito da "Discomfit" ("sconfitta, disfatta"); al verso 6 per "single" ci sono tre alternative: "only" ("solo, unico"), "specific" ("specifico"), "peculiar" ("peculiare"); al verso 7 per "had told" c'è "enamored" ("fatta innamorare"); per il verso 8 "past, with" ha tre alternative: "hearkened" e il verso diventa "E Lei l'aveva ascoltata con fervore"; "trusted" ("E Lei le credette"); "fled with" ("E così fuggì con Lei"); al verso 9 "Repose" ha l'alternativa "Abode" ("Abitare"); al verso 10 tre alternative per "To rest - To rest": "To pause - To rest" ("Sostare - Fermarsi"); "To pause - To dwell" ("Sostare - Arrestarsi"); "To dwell - To stay" ("Arrestarsi - Restare"); al verso 11 "The privilege of Hurricane" diventa "The privilege of misery" ("Il privilegio della miseria").

Il rimpianto di non essere arrivati in tempo, visto come una sconfitta nei confronti della morte, che tante volte arriva prima di noi. Vorremmo aver avuto il tempo per dire il nostro desiderio di cogliere anche un solo attimo di quella vita che ci è stata sottratta, che ha ceduto al richiamo della morte. E dopo non può esserci che il vagare della memoria, e di noi stessi, in un ricordo che non ammette riposo né sosta.
Al verso 4 ho tradotto "surrender" ("resa") con "sconfitta", tenendo conto anche della variante.
Al verso 8 c'era la difficoltà di rendere i due pronomi "she" e "him" (quest'ultimo da volgere al femminile, in quanto riferito alla morte). Ho scelto di eliminare il primo pronome e tradurre con una piccola libertà che non credo alteri il senso.
Il "privilege of Hurricane" del penultimo verso può essere inteso come un privilegio impossibile, come quello di fermarsi per un uragano; nella variante il senso cambia, il privilegio diventa quello della miseria, perché il fermarsi significherebbe soltanto sentire più acutamente il dolore della perdita.


J719 (1863) / F883 (1864)

A South Wind - has a pathos
Of individual Voice -
As One detect on Landings
An Emigrant's address -

A Hint of Ports - and Peoples -
And much not understood -
The fairer - for the farness -
And for the foreignhood -

    Un Vento del Sud - ha il pathos
Di una Voce individuale -
Come lo scoprire agli Sbarchi
Un accento di Emigrante -

Un Indizio di Porti - e Persone -
E molte cose incomprensibili -
Le più belle - perché lontane -
E perché forestiere -

Il profumo e il desiderio di terre lontane, ma anche di libertà, ci arriva dal vento del sud. La sua voce è come il parlare che sentiamo quando arriva una nave da paesi stranieri, pieno di suoni nuovi e per la maggior parte incomprensibili. Ma sono proprio questi i più belli, perché la loro esotica lontananza ci parla di luoghi estranei e irraggiungibili, dei quali possiamo immaginare tutto, perché non li conosciamo.
Molto bella questa descrizione del vento del sud (un sud visto come il luogo del sole, della luce) come una sorta di ambasciatore di sensazioni nuove e affascinanti. Un vento che ci permette di assaporare mondi favolosi che probabilmente non vedremo mai, luoghi in cui possiamo trasferire tutti i desideri che si scontrano con la banale realtà di tutti i giorni.
Negli ultimi versi si legge anche il rovesciamento dell'altro, del diverso, sentito come un pericolo: qui le cose e le persone "incomprensibili" sono un arricchimento, proprio perché "lontane" e "forestiere".


J720 (1863) / F742 (1863)

No Prisoner be -
Where Liberty -
Himself - abide with Thee -
    Mai Prigioniero sarai -
Ove la Libertà -
Abiti - in Te -

Non ci sono catene che possano legare un'anima libera. Se hai in te la libertà, se la senti come parte integrante della tua persona, anche le sbarre più poderose non potranno rinchiuderti.


J721 (1863) / F743 (1863)

Behind Me - dips Eternity -
Before Me - Immortality -
Myself - the Term between -
Death but the Drift of Eastern Gray,
Dissolving into Dawn away,
Before the West begin -

'Tis Kingdoms - afterward - they say -
In perfect - pauseless Monarchy -
Whose Prince - is Son of none -
Himself - His Dateless Dynasty -
Himself - Himself diversify -
In Duplicate divine -

'Tis Miracle before Me - then -
'Tis Miracle behind - between -
A Crescent in the Sea -
With Midnight to the North of Her -
And Midnight to the South of Her -
And Maelstrom - in the Sky -

    Dietro di Me - sprofonda l'Eternità -
Davanti a Me - l'Immortalità -
Io - il Confine fra le due -
La Morte solo il Fluire di Grigio d'Oriente,
Che si dissolve in Aurora,
Prima che l'Ovest appaia -

C'è un Regno - dopo - dicono -
In perfetta - ininterrotta Monarchia -
Il cui Principe - di nessuno è Figlio -
Lui stesso - la Sua Dinastia Senza Tempo -
Sé - da Sé diversifica -
In Duplicato divino -

È Miracolo davanti a Me - allora -
È Miracolo dietro - in mezzo -
Una Falce di Luna nel Mare -
Con Mezzanotte al Suo Nord -
E Mezzanotte al Suo Sud -
E il Maelstrom - nel Cielo -

Ricca di suggestioni, dubbi teologici, immagini che appaiono e scompaiono come il grigio d'oriente.
Non siamo altro che un confine, là dove termina l'eternità che ci ha preceduti e l'immortalità che ci è promessa. La morte, ovvero la materializzazione di questo confine così effimero, ci coglie sempre in quella che a noi appare l'aurora della nostra esistenza, non ci dà mai il tempo di vedere quell'occidente che sappiamo esistere, ma che teniamo sempre lontano dai nostri pensieri.
E dopo, che accade? Si dice (questo eretico e dubbioso "they say" è una costante di ED quando parla del divino) che dopo ci sarà il regno eterno, con un principe assai singolare, padre e figlio allo stesso tempo, senza avi o posteri, che può diversificare la propria divinità solo replicando se stesso (al verso 9, come Bacigalupo e la Virgillito, ho tradotto "di nessuno è Figlio" visto che il più letterale "è Figlio di nessuno" - usato da Errante - ha in italiano una connotazione spregiativa).
E la vita, che ha un miracolo davanti a sé e un miracolo dietro di sé (l'immortalità che l'attende e l'eternità che l'ha preceduta) sta lì, nel mezzo, come un'effimera falce di luna che si rispecchia nel mare (qui ED dice "crescent", che propriamente sarebbe "luna crescente", ma Webster dice "It is applied to the old or decreasing, in a like state." - quel "like state" è appunto una falce di luna sia crescente che calante - e poi mi piaceva "falce", perché ha una connotazione di morte che non sfigura) con la notte che incombe a sud e a nord e il maelstrom del dubbio che percorre il suo cielo.
La poesia è pervasa da una sensazione di incertezza che si esplicita in immagini sempre non definite: il grigio d'oriente che si dissolve, il "they say" del settimo verso, l'indefinibile pluralità e unità divina, la tremolante falce di luna sul mare, ma, soprattutto, da un'incertezza che chiamerei "topografica". Nella prima e nell'ultima strofa, infatti, appaiono indicazioni spaziali sempre diverse: nella prima, dietro, davanti, oriente, ovest; nell'ultima, davanti, dietro, nord, sud, sopra (il cielo). È un po' come se ci guardassimo smarriti intorno, con lo sguardo che si volge dappertutto, senza mai riuscire a trovare un punto fermo. Un'incertezza che viene ulteriormente accresciuta nell'ultimo verso, dove il maelstrom (un termine nordico che indica un gorgo, un vortice, un mulinello nel mare) drammatizza d'improvviso l'apparente, anche se fuggevole, placida immagine della luna che si specchia nel mare, ma trasportando in cielo questo fenomeno marino, che diventa metafora del vorticoso e inafferrabile scorrere della vita ma anche dell'accavallarsi di dubbi e domande che scorrono nell'animo dell'uomo quando rivolge in alto il suo sguardo.


J722 (1863) / F745 (1863)

Sweet Mountains - Ye tell Me no lie -
Never deny Me - Never fly -
Those same unvarying Eyes
Turn on Me - when I fail - or feign,
Or take the Royal names in vain -
Their far - slow - Violet Gaze -

My Strong Madonnas - Cherish still -
The Wayward Nun - beneath the Hill -
Whose service - is to You -
Her latest Worship - When the Day
Fades from the Firmament away -
To lift Her Brows on You -

    Dolci Montagne - Voi non Mi mentite -
Mai mi rinnegate - Mai fuggite -
Quegli stessi immutabili Occhi
Si volgono a Me - quando fallisco - o fingo,
O assumo invano nomi Regali -
Col loro remoto - lento - Sguardo Violetto -

Mie Forti Madonne - abbiate sempre Cura -
Della Monaca Ribelle - sotto la Collina -
La cui devozione - è per Voi -
Il suo ultimo Rito - Quando il Giorno
Svanisce via via dal Firmamento -
Alzare il Ciglio su di Voi -

ED si definisce "monaca ribelle" e si rivolge, in una sorta di panteistica ricerca del divino, a quelle montagne che appaiono come ciò che di più possente e duraturo c'è nel mondo (vedi anche la J666-F752), l'unica cosa che, pur nella sua finitezza terrena, merita l'adorazione che si riserva al divino (vedi l'uso di "service" e "worship" nel nono e decimo verso).
La poesia è costruita col ritmo di una invocazione, di un inno, con le sillabe finali che hanno pochissime variazioni fonetiche (ai, ai, ais, ein, ein, eis, il, il, iu, ei, ei, iu).
Come al solito, molto belle le immagini che ED utilizza per descrivere la placida potenza delle montagne (gli immutabili occhi col remoto e lento sguardo violetto), l'effimera vanità umana (assumo invano nomi regali), l'ardito collegamento col divino (forti madonne), la sua voglia di credere frustrata dal dubbio (monaca ribelle), il tramonto (quando il giorno svanisce via via dal firmamento).


J723 (1863) / F746 (1863)

It tossed - and tossed -
A little Brig I knew - o'ertook by Blast -
It spun - and spun -
And groped delirious, for Morn -

It slipped - and slipped -
As One that drunken - stept -
It's white foot tripped -
Then dropped from sight -

Ah, Brig - Good Night
To Crew and You -
The Ocean's Heart too smooth - too Blue -
To break for You -

    Rollava - e rollava -
Un piccolo Brigantino a me noto - colto dalle Raffiche -
Girava - e girava -
E cercava delirante, il Mattino -

Scivolava - e scivolava -
Come Uno che ubriaco - cammina -
Il suo bianco piede inciampò -
Poi sparì dalla vista -

Ah, Brigantino - Buona Notte
Alla Ciurma e a Te -
Il Cuore dell'Oceano troppo levigato - troppo Azzurro -
Da infrangere per Te -

C'è un brigantino sul mare che affronta la tempesta. Ma non è una nave qualsiasi, è qualcosa che io conosco bene. Può essere la mia vita, o la vita di un altro, che cerca il luminoso rifugio del mattino, della luce del sole che spezza le tenebre del mare infuriato. Ma il tentativo non riesce, la nave continua a girare su stessa, scivola via inciampando come un ubriaco. E poi sparisce nel mare, quel mare azzurro, liscio come l'olio, con un cuore troppo indifferente per aprirsi e farla riemergere.
L'ultimo verso può essere inteso in due modi, comunque simili nella sostanza. Quello che ho già detto: l'algido cuore del mare che è indifferente alla sorte del brigantino e lo inghiotte senza rimorsi, ma anche: il cuore del mare non ha le increspature di quello umano, è troppo liscio per essere toccato dalle disgrazie del brigantino ed evitare il naufragio. Le due interpretazioni sono entrambe legittime, visto che "to break" significa sia "spezzare, rompere" che "fermare, interrompere". In quest'ultimo significato si potrebbe tradurre con "per fermarsi a causa tua".
Volevo mantenere questa ambiguità, ma non ho trovato un verbo adatto: ho usato "infrangere", che fa propendere per il primo significato ma, in senso figurato, può anche dare un'idea del secondo (un cuore che si infrange - in un certo senso si scioglie - per la pietà).
Ovviamente, non è detto che debba per forza esserci una metafora dietro il brigantino. La poesia mantiene la sua bellezza anche considerandolo soltanto la descrizione di un naufragio; ma quel "I knew" del secondo verso è un segnale abbastanza chiaro del fatto che non si sta parlando solo di un'anonima nave nella tempesta.


J724 (1863) / F747 (1863)

It's easy to invent a Life -
God does it - every Day -
Creation - but the Gambol
Of His Authority -

It's easy to efface it -
The thrifty Deity
Could scarce afford Eternity
To Spontaneity -

The Perished Patterns murmur -
But His Perturbless Plan
Proceed - inserting Here - a Sun -
There - leaving out a Man -

    È facile inventare una Vita -
Dio lo fa - ogni Giorno -
La Creazione - solo il Ghiribizzo
Della Sua Autorità -

È facile cancellarla -
La parsimoniosa Deità
Può difficilmente elargire l'Eternità
Alla Spontaneità -

Gli Esemplari Estinti mormorano -
Ma il Suo Imperturbabile Piano
Procede - introducendo Qui - un Sole -
Là - escludendo un Uomo -

L'eretica rappresentazione di un dio giocherellone e parsimonioso, assolutamente indifferente ai frutti della sua creazione, siano essi il sole o un uomo. Al verso 3 ho tradotto "gambol" (letteralmente "capriola, saltello, scherzo giocoso") con "ghiribizzo": mi sembra adatto allo spirito quasi scanzonato - eppure così sottilmente tragico - dei versi.


J725 (1863) / F749 (1863)

Where Thou art - that - is Home -
Cashmere - or Calvary - the same -
Degree - or Shame -
I scarce esteem Location's Name -
So I may Come -

What Thou dost - is Delight -
Bondage as Play - be sweet -
Imprisonment - Content -
And Sentence - Sacrament -
Just We two - meet -

Where Thou art not - is Wo -
Tho' Bands of Spices - row -
What Thou dost not - Despair -
Tho' Gabriel - praise me - Sir -

    Dove Tu sei - quella - è Casa -
Kashmir - o Calvario - lo stesso -
Rango - o Vergogna -
Ho scarsa considerazione del Nome del Posto -
Purché possa Venirci -

Ciò che Tu fai - è Delizia -
La Schiavitù come un Gioco - sarebbe dolce -
La Prigionia - Contentezza -
E la Condanna - un Sacramento -
Se solo Noi due - c'incontrassimo -

Dove Tu non sei - è Dolore -
Anche se Compagini di Aromi - si diffondessero -
Ciò che Tu non fai - Disperazione -
Anche se Gabriele - mi lodasse - Signore -

Il significato è chiaro, espresso attraverso l'uso di contrasti e delle consuete immagini fantasiose: le compagini di aromi che si diffondono nell'aria, la schiavitù dolce come un gioco, le lodi del maggiore tra gli angeli. Ma qualsiasi cosa, anche la più brutta, non riuscirebbe a rovinare il posto dove c'è l'amato, così come niente potrebbe sostituire la sua assenza.
Al verso 12 "row" è "remare"; ho tradotto pensando al significato del sostantivo: "riga, fila, schiera".


J726 (1863) / F750 (1863)

We thirst at first - 'tis Nature's Act -
And later - when we die -
A little Water supplicate -
Of fingers going by -

It intimates the finer want -
Whose adequate supply
Is that Great Water in the West -
Termed Immortality -

    Abbiamo sete dapprima - è una Legge di Natura -
E più tardi - al momento di morire -
Un po' d'Acqua supplichiamo -
Da dita che passano -

È il segno di un più sottile bisogno -
Per il quale adeguata provvista
È quella Grande Acqua ad Ovest -
Definita Immortalità -

La sete di sapere ci accompagna per tutta la vita. È un'esigenza che sentiamo sin dall'inizio, e quando stiamo per morire il nostro ultimo atto è supplicare ancora un'ultima goccia che riesca a placare quella sete. E la nostra sete di conoscere, di sapere, di capire le cose mortali non è che il segno di un bisogno più sottile, più acuto, quello che potrà essere soddisfatto solo dalla grande, misteriosa, inafferrabile acqua che si stende al di là dell'occidente, quel grande mare, forse oscuro, forse accogliente, forse inesistente, che viene definito immortalità.
Al verso 5 c'è quel "finer" che può essere tradotto in molti modi. La Guidacci, nei Meridiani, traduce con "più alto", la Lanati con "più sottile". Ho preferito quest'ultima scelta perché è più sfumata, visto che anche in italiano è una parola che ha diversi significati: "che ha uno scarso spessore; acuto, perspicace; minuzioso; scrupolo eccessivo", molto simili a quelli di una delle definizioni del Webster (la n. 14 su un totale di 17): "Excellent; superior; brilliant or acute; as a man of fine genius"; ho inteso il termine come un bisogno legato alla "sottigliezza" della nostra intelligenza, che non si accontenta di risposte parziali, ma ambisce a svelare il mistero più profondo: quello della morte.
Al verso 7 "supply" è tradotto con "risposta" da Margherita Guidacci e "ricompensa" da Barbara Lanati: ho preferito la traduzione letterale ("provvista"), che mi è sembrata una parola adeguata sia al significato del verso, sia a quella "Grande Acqua" che dovrebbe essere la fonte inesauribile in grado di placare la nostra sete.


J727 (1863) / F751 (1863)

Precious to Me - She still shall be -
Though She forget the name I bear -
The fashion of the Gown I wear -
The very Color of My Hair -

So like the Meadows - now -
I dared to show a Tress of Their's
If haply - She might not despise
A Buttercup's Array -

I know the Whole - obscures the Part -
The fraction - that appeased the Heart
Till Number's Empery -
Remembered - as the Milliner's flower
When Summer's Everlasting Dower -
Confronts the dazzled Bee -

    Preziosa per Me - Lei sarà sempre -
Anche se ha dimenticato il nome che porto -
La foggia della veste che indosso -
Il giusto Colore dei Miei Capelli -

Così come i Prati - ora -
Osai mostrarne una Treccia -
Nel caso - Lei non disdegnasse
Un Aspetto di Ranuncolo -

So che l'Intero - oscura la Parte -
La frazione - che appagò il Cuore
Fino all'Imperio dei Numeri -
Ricordata - come il Fiore artificiale
Quando l'Eterno Dono dell'Estate -
Si dispiega all'abbagliata Ape -

Chi è la "She" di cui si parla in questa poesia? Probabile che sia Susan, colei che ha ormai dimenticato la frazione-ranuncolo Emily per godere dell'intero, rappresentato dall'appagamento della vita matrimoniale. Come sempre, si può leggere anche come una metafora della labilità della memoria, sempre pronta a sostituire un ricordo passato con uno presente, soprattutto se più scintillante e abbagliante. Leggendola come un nostalgico rimpianto dell'amicizia-amore con Susan diventa molto chiara.
Per me lei sarà sempre preziosa, anche se ha dimenticato tutto di me, il mio nome, come mi vesto, persino il colore dei miei capelli.
Per risvegliare il suo ricordo, provai anche, così come fanno i prati ora che è estate, a mostrarmi, a uscire dal mio guscio, pensando che magari lei potesse apprezzare quella foggia di ranuncolo (un fiore modesto, poco appariscente) che sentiva ormai così lontana.
Lo so che una volta raggiunto l'intero la parte viene messa in un angolo, come oscurata. Quella frazione che pure un giorno appagò il suo cuore, finché la crudele legge dei numeri (il tanto che oscura il poco) non la soppiantò. Una frazione che potrà essere ricordata, se lo sarà, come un qualcosa che poteva servire in mancanza d'altro, come potrebbe essere per l'ape il ricordo di un fiore artificiale una volta che l'estate abbia dispiegato davanti a lei tutto lo splendore della sua luce, abbagliandola e lasciando lontano, nell'ombra, quel fiore che pure l'aveva attirata quando fuori era inverno.
Al verso 11 ho tradotto "Empery" con "Imperio" per analogia. Entrambe le parole sono una versione arcaica del più comune "Empire-Impero".
Il "Milliner's flower" al verso 12 (letteralmente "fiore della modista") è usato per indicare i fiori artificiali. Probabile che derivi dai fiori finti che si usava mettere sui cappelli.


J728 (1863) / F754 (1863)

Let Us play Yesterday -
I - the Girl at School -
You - and Eternity - the
Untold Tale -

Easing my famine
At my Lexicon -
Logarithm - had I - for Drink -
'Twas a dry Wine -

Somewhat different - must be -
Dreams tint the Sleep -
Cunning Reds of Morning
Make the Blind - leap -

Still at the Egg-life -
Chafing the Shell -
When you troubled the Ellipse -
And the Bird fell -

Manacles be dim - they say -
To the new Free -
Liberty - Commoner -
Never could - to me -

'Twas my last gratitude
When I slept - at night -
'Twas the first Miracle
Let in - with Light -

Can the Lark resume the Shell -
Easier - for the Sky -
Would'nt Bonds hurt more
Than Yesterday?

Would'nt Dungeons sorer grate
On the Man - free -
Just long enough to taste -
Then - doomed new -

God of the Manacle
As of the Free -
Take not my Liberty
Away from Me -

    Giochiamo a Ieri -
Io - Ragazza a Scuola -
Tu - e l'Eternità - la
Storia mai narrata -

Alleviavo la mia fame
Col Dizionario -
Il Logaritmo - ebbi - per Bevanda -
Era un arido Vino -

Qualcosa di diverso - dev'esserci -
I Sogni colorano il Sonno -
Gli abili Rossi del Mattino
Fanno il Cieco - sussultare -

Ancora nell'Uovo -
Sfregavo il Guscio -
Quando tu agitasti l'Ellisse -
E l'Uccello cadde -

Le manette sbiadiscono - si dice -
Per chi è Libero da poco -
La Libertà - Più comune -
Non potrebbe mai - per me -

Era il mio ultimo ringraziamento
Quando mi addormentavo - la notte -
Era il primo Miracolo
Fatto entrare - con la Luce -

Può l'Allodola ritornare al Guscio -
Più tranquilla - dal Cielo -
Non saranno i vincoli più dolorosi
Di Ieri?

Non saranno le Segrete ancor più serrate
Per l'Uomo - libero -
Solo quel tanto bastante per assaporare -
Poi - condannato di nuovo?

Dio dell'Ammanettato
Come del Libero -
Non portare la Libertà
Via da Me -

Sembra proprio che ED abbia voluto scrivere una poesia sul suo disperato desiderio di libertà, dando però allo stesso tempo la sensazione di una claustrofobica "normalità" che sembra chiudere i versi in quelle manette, vincoli, segrete che tornano continuamente. Bellissima la terza strofa con i sogni che colorano il sonno e gli abili "rossi" del mattino che fanno sussultare anche un cieco.
Inizia con uno sguardo all'indietro: giochiamo a ieri. Nel gioco, io, ancora ragazza a scuola, tu (la libertà che spingeva dentro di me) e l'eternità, una storia atemporale, che non può perciò essere narrata.
Cercavo di saziare la mia fame di sapere (una fame che non è altro che la ricerca della libertà, perché non c'è libertà senza conoscenza) con le parole, e non disdegnavo nemmeno l'arida bevanda dei numeri. Ma non ci si può accontentare di questo: oltre alla conoscenza razionale c'è anche quella che sfugge al nostro pieno controllo. Ci sono i sogni, che colorano il nostro sonno e ci permettono il lusso di sfuggire alla grigia quotidianità; e al risveglio la rossa luce del mattino, un miracolo della natura che fa sussultare anche chi non può vederlo.
La mia sete di libertà era già viva prima che nascessi: fu lei che, mentre sfregavo l'uovo in cui ero rinchiusa, lo agitò a tal punto da far uscire l'uccello che era dentro, facendolo cadere nel mondo.
L'uomo dimentica facilmente; appena liberi, ci si dimentica delle manette che fino a poco prima impedivano i nostri movimenti. Ma per la libertà, anche quella più banale, a me non succede: non potrei mai dimenticarla, anche se mi si offrisse qualsiasi cosa in cambio. Quella libertà che accompagnava l'andare a letto la notte ed era sempre lì il mattino, con quei fiotti di luce che ogni giorno ripetono il loro miracolo.
E la libertà non può essere rinchiusa in uno spazio o in un tempo determinati. L'allodola che conosce l'immenso spazio del cielo non può dimenticarlo quando torna al suo nido; colui al quale è concessa un'effimera e breve libertà, qual tanto che basta per assaporarla, sentirà ancora più gravose le sbarre che lo rinchiudono di nuovo subito dopo.
E allora, caro Dio, tu che sei il Signore di chi è libero e di chi non lo è, fa' che io sia sempre dalla parte di chi non porta le manette, non portarmi mai via il dono più prezioso che conosco: la mia libertà.
Per il quarto verso ("Untold tale", che nell'edizione Franklin è unito al terzo con la "u" iniziale minuscola) ED ha probabilmente preso spunto dal Salmo 90,9: "For all our days are passed away in thy wrath; we spend our years as a tale that is told" ("Perché tutti i nostri giorni svanirono nella tua collera; trascorriamo gli anni come una storia ormai raccontata"), citato nel Webster in una delle definizioni di "Tale". Nel versetto biblico gli anni sembrano trascorrere in un istante, come una storia ormai raccontata; nel verso dickinsoniano il "tale told" diventa "tale untold", con una negazione che trasforma l'istante in eternità.


J729 (1863) / F755 (1863)

Alter! When the Hills do -
Falter! When the Sun
Question if His Glory
Be the Perfect One -

Surfeit! When the Daffodil
Doth of the Dew -
Even as Herself - Sir -
I will - of You -

    Mutare! Quando le Colline lo faranno -
Esitare! Quando il Sole
Si chiederà se la Sua Gloria
Sia Quella Perfetta -

Sazia! Quando la Giunchiglia
Lo sarà della Rugiada -
Allora come Lei - Signore -
Sarò sazia - di Te -

Chiarissima nel dichiarare un amore immutabile e senza fine, ma con una piccola ambiguità finale: quel "Sir" al penultimo verso, che può anche riferirsi al "Signore" dei cieli, con una virata dall'amore terreno a quello celeste.
Nella prima edizione del 1890, e fino all'edizione del '37, "Sir" fu sostituito con "O friend". Non si sa da dove possa derivare questa sostituzione, visto che un'ulteriore copia, inviata a Susan, è perduta e inoltre la stessa Susan, nella sua copia a stampa dell'edizione del 1890, aggiunse una serie di "x" tra la prima e la seconda strofa, come a indicare che il manoscritto in suo possesso si limitava alla prima strofa.


J730 (1863) / F850 (1864)

Defrauded I a Butterfly -
The lawful Heir - for Thee -
    Ho defraudato una Farfalla -
La legittima Erede - per Te -

Uno dei tanti biglietti con i quali ED mandava dei fiori. Stavolta l'omaggio è stato sottratto alla farfalla, la legittima erede di un bene così prezioso.
Fu pubblicata per la prima volta nell'edizione del '29 a cura di Martha Dickinson Bianchi e Alfred Leete Hampson (Further Poems of Emily Dickinson, Little Brown and Co., Boston, 1929) con l'indicazione: "Inviata con un fiore".


J731 (1863) / F851 (1864)

"I want" - it pleaded - All it's life -
I want - was chief it said
When Skill entreated it - the last -
And when so newly dead -

I could not deem it late - to hear
That single - steadfast sigh -
The lips had placed as with a "Please"
Toward Eternity -

    "Voglio" - dichiarò - Per tutta la vita -
Voglio - fu ciò che disse
Quando il Sapere lo pressò - da ultimo -
E quando da così poco era morto -

Non potevo credere fosse tardi - per udire
Quel singolo - tenace sospiro -
Impresso sulle labbra come un "Ti Prego"
Rivolto all'Eternità -

La voglia di sapere ci accompagna per tutta la vita, e quel "voglio" è anche l'ultima parola, la più importante, che pronunciamo nel momento della morte, quando quella voglia ha l'ultima possibilità di essere soddisfatta.
Per chi ha sempre cercato l'ultima risposta sui volti di chi muore, è difficile credere che quelle labbra che portano impresse l'ultima domanda rivolta all'eternità restino mute per chi le guarda, per chi vede i segni della domanda, ma non riesce a scoprire quelli della risposta.
Nel primo verso "pleaded" significa, nella sua accezione legale, "Perorare"; il senso mi sembra perciò, anche in relazione a ciò che segue, "perorare per tutta la vita la causa della volontà, della voglia di sapere".


J732 (1863) / F857 (1864)

She rose to His Requirement - dropt
The Playthings of Her Life
To take the honorable Work
Of Woman, and of Wife -

If ought She missed in Her new Day,
Of Amplitude, or Awe -
Or first Prospective - Or the Gold
In using, wear away,

It lay unmentioned - as the Sea
Develope Pearl, and Weed,
But only to Himself - be known
The Fathoms they abide -

    Fu pronta alla Sua Richiesta - depose
I Giochi della Vita
Per assumere l'onorevole Lavoro
Di Donna, e di Moglie -

Se qualcosa Le mancasse nel Suo nuovo Giorno,
Di Ampiezza, o Soggezione -
O iniziale Aspettativa - O se l'Oro
Nell'uso, si sbiadisse,

Resti non detto - come il Mare
Che Sviluppa Perla, e Alga,
Ma soltanto a Lui - sono note
Le Profondità che abitano -

Una disincantata descrizione del matrimonio, visto naturalmente dalla parte di lei, pronta a seguire colui che la chiede, lasciandosi alle spalle gli spensierati giochi della vita senza legami, per assumere l'onorevole lavoro (una definizione molto "burocratica" della vita matrimoniale!) di donna e di moglie. Se poi sentisse la mancanza di qualcosa, in questa sua nuova vita, se la sentisse chiusa, priva di emozioni (vedi anche sotto per la traduzione di "awe"), se subentrasse la delusione dopo l'iniziale entusiasmo, se insomma non fosse tutto oro quello che riluce, il suo dovere è tenere nascoste queste delusioni. Deve fare come il mare, che produce sia la brillante perla che la sbiadita alga, ma non rivela a nessuno le profondità in cui entrambe dimorano.
Al primo verso ho tradotto "rose" con "fu pronta" perché il senso figurato del significato letterale di "si alzò, si levò" mi è sembrato proprio questa adesione senza riserve alla richiesta di un lui che la chiede in moglie.
Al verso 6 "Awe" è tradotto in modi diversi: Guidacci-Meridiani: "solennità"; Bacigalupo: "stupore"; Quattrone: "riverenza"; Errante: "timori pavidi". La definizione di Webster è: "Fear mingled with admiration or reverence; reverential fear" e in altre poesie ho tradotto in genere con "timore reverenziale". Stavolta ho preferito un quasi sinonimo: "soggezione", perché credo che ED volesse dire: se le mancasse quella soggezione di un "uomo" che ancora non si è concretizzato e che, normalmente, viene meno quando quest'uomo ideale diventa un noioso marito.


J733 (1863) / F718 (1863)

The Spirit is the Conscious Ear -
We actually Hear
When We inspect - that's audible -
That is admitted - Here -

For other Services - as Sound -
There hangs a minor Ear
Outside the Castle - that Contain -
The other - only - Hear -

    Lo Spirito è l'Orecchio Consapevole -
Noi Sentiamo realmente
Quando esaminiamo - ciò che è udibile -
Ciò che è ammesso - Qui -

Per altri Compiti - come il Suono -
Pende là un Orecchio secondario
Fuori dal Castello - che Contiene -
L'altro - il solo - che Sente -

L'orecchio consapevole è lo spirito, e noi sentiamo realmente quando stiamo attenti non agli stimoli esterni che ci colpiscono superficialmente, ma a quelli che riescono a entrare in profondità dentro di noi. Per le cose esterne, come i suoni, basta quello che comunemente viene chiamato orecchio, quell'appendice secondaria che sta appesa all'esterno, fuori dal castello che contiene l'unico orecchio veramente in grado di sentire.
Al verso 6 ho scelto la variante "minor" al posto di "smaller", perché rende meglio l'idea dell'importanza secondaria, e non di differenza fisica di grandezza, dell'orecchio esterno. Non è un orecchio più piccolo, ma meno importante, secondario, appunto, rispetto all'importanza che riveste nella nostra vita il sensibile orecchio interiore.


J734 (1863) / F719 (1863)

If He were living - dare I ask -
And how if He be dead -
And so around the Words I went -
Of meeting them - afraid -

I hinted Changes - Lapse of Time -
The Surfaces of Years -
I touched with Caution - lest they crack -
And show me to my fears -

Reverted to adjoining Lives -
Adroitly turning out
Wherever I suspected Graves -
'Twas prudenter - I thought -

And He - I pushed - with sudden force -
In face of the Suspense -
"Was buried" - "Buried"! "He!"
My Life just holds the Trench -

    Se Egli sia vivo - oso chiedere -
E in che modo se è morto -
E così intorno alle Parole giravo -
Di incontrarle - timorosa -

Suggerii Cambiamenti - uno Scorrere del Tempo -
La Superficie degli Anni -
Sfiorai con Cautela - affinché non si spezzasse -
E non rivelasse me stessa alle mie paure -

Ritornai alle Vite congiunte -
Svicolando abilmente
Ovunque sospettassi Tombe -
Era più prudente - pensavo -

E Lui - incalzai - con forza improvvisa -
Di fronte all'Incertezza -
"È stato sepolto" - "Sepolto!" "Lui!"
La mia Vita tiene appena la Trincea -

Una domanda circola nell'intera poesia: che cosa ne è di lui? è forse morto? e se lo è, in che modo è morto? Interrogativi che richiamano alla mente il tema dell'amato lontano, di cui non si ha notizia e di cui si vorrebbero sapere, una volta che si ha notizia della sua morte, tutti i particolari di questo viaggio nell'immortalità, quasi un viatico per la propria, di morte; altro tema che domina molti dei versi dickinsoniani.
In questa ricerca ED sembra sfuggire alla verità. Cerca di ingannare il tempo, quasi cambiandone il corso, non osa guardare dentro la superficie degli anni, per timore che il sipario si apra lasciandola indifesa di fronte alle proprie paure. Si defila davanti a una verità che intimamente già conosce ma non osa confessare a se stessa, cercando di tornare ai momenti in cui le due vite ormai separate erano ancora unite. Ma poi la forza della sua domanda erompe improvvisa, incalzante, e di fronte alla cruda rivelazione non resta che una vita capace soltanto di difendere per poco l'ultima trincea che le rimane, quella dell'attesa di ricongiungersi all'amato.
Ho interpretato l'ultimo verso come l'immagine di una trincea tenuta ancora per poco, come farebbe l'ultimo soldato rimasto a difenderla; una sorta di metafora dell'inutilità di continuare a vivere ma, allo stesso tempo, della necessità di compiere fino in fondo un dovere che ha la sua ragion d'essere nel fatto di essere nati e di dover dunque percorrere la vita fino al suo termine naturale.


J735 (1863) / F722 (1863)

Upon Concluded Lives
There's nothing cooler falls -
Than Life's sweet Calculations -
The mixing Bells and Palls -

Make Lacerating Tune -
To Ears the Dying Side -
'Tis Coronal - and Funeral -
Saluting - in the Road -

    Su Vite Concluse
Niente di più freddo cade -
Dei dolci Calcoli della Vita -
Il miscuglio di Campane e Sudari -

Crea un Accordo Lacerante -
A Orecchie sulla Sponda della Morte -
È Corona - e Funerale -
Che salutano - in Strada -

I riti funebri, un miscuglio di campane e drappi funebri, si riversano inutilmente sulle vite ormai concluse; quel miscuglio di rintocchi vitali e simboli di morte crea un accordo lacerante per orecchie che sono ormai definitivamente passate dalla sponda della vita a quella della morte. Sono soltanto dei dolci stratagemmi, che servono ai vivi per tentare un ultima finzione di continuità con coloro che partono per l'ultimo e definitivo viaggio; ma è un viaggio senza ritorno, salutato da corone e funerali.
Al verso 4 ED usa "palls" che significa "drappi funebri"; ho tradotto con "sudari" per evitare di usare due parole, visto che il senso mi sembra rimanga inalterato.


J736 (1863) / F723 (1863)

Have any like Myself
Investigating March,
New Houses on the Hill descried -
And possibly a Church -

That were not, We are sure -
As lately as the Snow -
And are Today - if We exist -
Though how may this be so?

Have any like Myself
Conjectured Who may be
The Occupants of the Adobes -
So easy to the Sky -

'Twould seem that God should be
The nearest Neighbor to -
And Heaven - a convenient Grace
For Show, or Company?

Have any like Myself
Preserved the Charm secure
By shunning carefully the Place
All Seasons of the Year,

Excepting March - 'Tis then
My Villages be seen -
And possibly a Steeple -
Not afterward - by Men -

    Ha qualcuno come Me
Investigando Marzo
Nuove case sulla Collina scovato -
E forse una Chiesa -

Che non c'erano, ne siamo certi -
Poco fa con la Neve -
E Oggi ci sono - così come Noi -
Ma come è possibile questo?

Ha qualcuno come Me
Congetturato Chi possano essere
Gli Occupanti dei Casolari -
Così aperti al Cielo -

Da sembrare che Dio debba esserne
Il Vicino più prossimo -
E il Cielo - un conveniente Ornamento
Per lo Spettacolo, o la Compagnia?

Ha qualcuno come Me
Preservato il Fascino al sicuro
Rifuggendo con cura quel Posto
Tutte le Stagioni dell'Anno,

Eccetto Marzo - È allora
Che i miei Villaggi si vedono -
E forse un Campanile -
Non dopo - dagli Uomini -

Marzo come simbolo della primavera, che riporta alla luce tutto ciò che l'inverno aveva celato. E chi, come la primavera, riesce a far vedere le cose che di solito restano celate, se non il poeta? È in quel mese che si riescono a vedere sulla collina case, o una chiesa, che sembrano nuove, dopo essere state nascoste dalla neve; casolari lì in alto, che sembrano i vicini più prossimi a Dio e per i quali il cielo è la quinta più naturale. Ma per vedere queste meraviglie bisogna essere pazienti, bisogna preservare intatti quei luoghi magici, in attesa che marzo, o il poeta, li faccia apparire ai nostri occhi in tutta la loro bellezza. Solo in quel momento gli uomini riescono a vederli, poi si celano nuovamente in attesa di un nuovo marzo o di un nuovo poeta.


J737 (1863) / F735 (1863)

The Moon was but a Chin of Gold
A Night or two ago -
And now she turns Her perfect Face
Upon the World below -

Her Forehead is of Amplest Blonde -
Her Cheek - a Beryl hewn -
Her Eye unto the Summer Dew
The likest I have known -

Her Lips of Amber never part -
But what must be the smile
Upon Her Friend she could confer
Were such Her silver will -

And what a privilege to be
But the remotest Star -
For Certainty she take Her way
Beside Your glimmering Door -

Her Bonnet is the Firmament -
The Valleys - are Her Shoe -
The Stars - the Trinkets at Her Belt -
Her Dimities - of Blue -

    La Luna non era che un Mento Dorato
Una o due Notti fa -
E ora volge la Sua Faccia completa
Sul Mondo quaggiù -

La Sua Fronte è di un Biondo Assoluto -
La Sua Guancia - di Berillio tagliato -
Il Suo Occhio alla Rugiada Estiva
La cosa più simile che io conosca -

Le Sue Labbra Ambrate mai si schiudono -
Ma chissà quale sorriso
A un'Amica potrebbe concedere
Fosse tale il Suo argenteo volere -

E quale privilegio essere
Anche la più remota Stella -
Nella Certezza che la sua strada passerà
Davanti alla Tua baluginante Porta -

Il Suo Berretto è il Firmamento -
Le Valli - sono le Sue Scarpe -
Le Stelle - i Ciondoli alla Sua Cintura -
Le Sue Vesti ornate - d'Azzurro -

Una descrizione della Luna, prima un "mento dorato" e poi nella pienezza del suo splendore, un volto che si affaccia a guarda dall'alto il piccolo mondo di quaggiù. La descrizione è molto minuziosa, ogni volta condita con l'immaginifica fantasia di ED. Via via sono descritte: la faccia, la fronte, la guancia, l'occhio, le labbra, il berretto, le scarpe, i ciondoli alla cintura, le vesti ricamate. E nel mezzo due immagini molto belle: le labbra che restano chiuse, ma chissà quale sorriso sarebbero capaci di dedicare a qualcuno, se solo volessero, e la stella, anche la più remota, che ha comunque il privilegio di vederla passare davanti alla sua baluginante porta.
Al quinto verso ho tradotto "amplest" con "assoluto": mi è sembrata la traduzione italiana più pertinente per quella fronte bionda e anche una parola che si adatta al significato letterale di "amplest": cosa c'è di "più ampio" dell'assoluto?
Nell'ultimo verso c'è la parola: "dimities", che ED usa solo due volte nelle sue poesie, qui e nella J716-F495, dove l'ho tradotta con "tessuto a coste" Qui ho preferito "vesti ornate" anche per la contiguità con quel "of Blue" che ho tradotto "d'Azzurro". D'altronde la definizione del Webster permette di usare entrambe le traduzioni: "A kind of white cotton cloth, ribbed or figured."
Al verso 16 ho scelto la variante "glimmering" al posto di "Palace"; c'era anche un'altra variante: "twinkling", ma ha un significato più "brillante", poco adatto ad una stella remota, per la quale mi sembra più giusto l'aggettivo "baluginante".
Ho sostituito il verso 18: "The Universe - Her Shoe" con la variante " The Valleys - are Her Shoe"; probabilmente ED si è accorta che era più giusto indicare come scarpe delle valli terrene piuttosto che l'universo, anche per distinguere l'alto e il basso in relazione al berretto-firmamento del verso precedente.


J738 (1863) / F736 (1863)

You said that I "was Great" - one Day -
Then "Great" it be - if that please Thee -
Or Small - or any size at all -
Nay - I'm the size suit Thee -

Tall - like the Stag - would that?
Or lower - like the Wren -
Or other hights of other ones
I've seen?

Tell which - it's dull to guess -
And I must be Rhinoceros
Or Mouse
At once - for Thee -

So say - if Queen it be -
Or Page - please Thee -
I'm that - or nought -
Or other thing - if other thing there be -
With just this Stipulus -
I suit Thee -

    Dicesti che "ero Grande" - un Giorno -
Allora "Grande" sia - se così Ti piace -
O Piccola - o di una misura qualunque -
Anzi - sono della misura adatta a Te -

Alta - come un Bue - magari?
O più bassa - come uno Scricciolo -
O altre stature di altri esseri
Che ho visto?

Dimmi quale - è arduo da indovinare -
Ed io devo essere Rinoceronte
O Topo
Allo stesso tempo - per Te -

Perciò dillo - se Regina è -
O Paggio - che piace a Te -
Io lo sarò - o nulla -
O altra cosa - se altra cosa c'è -
Con solo questa Clausola -
Adattarmi a Te -

Consegnarsi all'amato senza condizioni, o meglio con una sola clausola: quella di piacergli, di adattarsi a lui. Quando si ama si è pronti ad essere alti, bassi, rinoceronte, topo, regina, paggio, tutto o nulla, purché si sia ciò che piace all'amato.
ED usa due volte il verbo "to please" ma, soprattutto, due volte il verbo "to suit", che ho tradotto con "adattarsi" per dare l'idea di questa totale identificazione con i desideri della persona che si ama, quasi si volesse aderire come un abito ("to suit" significa anche "vestirsi, rivestire") all'altro fino a diventare una cosa sola.
"Stag" (v. 5) è il maschio del cervo (anche "deer") ma nel Webster c'è anche questa definizione: "In New England, the male of the common ox castrated"; visto che in altre due poesie ED usa "deer" per "cervo" ho tradotto con "bue".


J739 (1863) / F737 (1863)

I many times thought Peace had come
When Peace was far away -
As Wrecked Men - deem they sight the Land -
At Centre of the Sea -

And struggle slacker - but to prove
As hopelessly as I -
How many the fictitious Shores -
Or any Harbor be -

    Molte volte pensai che la Pace fosse arrivata
Quando la Pace era tanto lontana -
Come i Naufraghi - che credono di avvistare la Terra -
Al Centro del Mare -

E lottano stremati - solo per scoprire
Tanto disperatamente come me -
Quanto illusorie le Rive -
O un qualsiasi Porto siano -

Il quarto verso è all'inizio di una lettera a Susan scritta durante il soggiorno di ED a Cambridge per curare i suoi disturbi agli occhi (L294 - settembre 1864).

Poesia venata di profondo pessimismo. La vita sembra donarci talvolta la pace, la serenità, ma poi ci accorgiamo sempre che non è altro che un'illusione, come quella del naufrago, lontano da ogni terra, che sembra scorgere ovunque rive che esistono soltanto nella sua immaginazione.
Nel manoscritto c'è un'alternativa per l'ultimo verso: "Before the Harbor be -" che sembra modificare sensibilmente il senso del finale della poesia. La sostituzione di "Quanto illusorie le Rive - / O un qualsiasi Porto siano -" con "Quanto illusorie le Rive - / Prima del (o "di fronte al") Porto siano -" potrebbe infatti trasformare il totale pessimismo della prima stesura (le rive sono illusorie e non c'è nessun porto ad accoglierci) in una sorta di viaggio con molte illusioni/delusioni, ma anche con un approdo finale. Se però interpretiamo quel "Porto" come metafora dell'approdo finale della vita, ovvero la morte, l'apparente guizzo di speranza svanisce.


J740 (1863) / F774 (1863)

You taught Me Waiting with Myself -
Appointment strictly kept -
You taught Me fortitude of Fate -
This - also - I have learnt -

An Altitude of Death, that could
No bitterer debar
Than Life - had done - before it -
Yet - there is a Science more -

The Heaven you know - to understand
That you be not ashamed
Of Me - in Christ's bright Audience
Upon the further Hand -

    M'insegnasti a Restare con Me stessa -
Incarico strettamente mantenuto -
M'insegnasti la forza del Destino -
Questo - anche - ho imparato -

Un'Altezza della Morte, che non può
Più amaramente interdire
Di quanto la Vita - abbia fatto - prima di lei -
Eppure - c'è una Scienza ancora -

Il Cielo che tu conosci - comprendere
Affinché tu non debba vergognarti
Di Me - nella splendente Assemblea di Cristo
Nel Punto più remoto -

L'interlocutore è indistinto ma, come in altre poesie, l'accenno alla conoscenza del cielo fa pensare al reverendo Wadsworth.
Mi hai insegnato a guardare dentro me stessa, e io ho fatto ciò che mi hai detto. Mi hai anche insegnato quanto è potente quel destino che scandisce il tempo della nostra vita, e anche questo ho imparato, insieme a quell'assoluto che è la morte, che sembra così terribile ma il cui potere di interdizione non è certo più forte di quello che abbiamo sperimentato durante la nostra vita. Molte cose ho imparato, ma ce n'è una che manca: riuscire a comprendere appieno il mistero dell'aldilà. Forse questa è una cosa che nemmeno tu sai insegnarmi, eppure debbo far presto a comprenderla, perché quando sarò là, probabilmente confinata nel punto più lontano della splendente assemblea celeste, tu non debba vergognarti di questa miscredente incapace di capire.
Poesia molto densa. Con pochi versi ED spalanca davanti ai nostri occhi tutti i dubbi, i rovelli, che scandiscono una vita che chiede di sapere. Il saper guardare dentro se stessi; l'angosciante ineluttabilità di un destino che sentiamo sfuggire al nostro controllo; la morte vista come qualcosa che ci sovrasta dall'alto del suo potere di fermare per sempre la nostra vita e, dall'altra parte, una vita che comunque ci pone dei limiti invalicabili. E poi l'ultimo mistero, quello di "capire" non di "credere" a una vita dopo la morte, un rifiuto della fede, vista come qualcosa che non soddisfa l'animo di chi non si accontenta di essere consolato, ma chiede di comprendere un mistero che altrimenti non può che restare inesplorato.
Nel primo verso ho inteso quel "waiting" nell'accezione di "restare" più che di attendere, perché credo che il senso sia quello di essere capaci di guardare dentro noi stessi, di imparare che davanti ai misteri della vita non si può che essere soli. Nel secondo ho tradotto "appointment" con incarico, contrariamente a quanto fanno Raffo, Errante e la Malroux, che traducono con "appuntamento", foneticamente vicino ma assente nelle definizioni del Webster e anche non adeguato a quello che secondo me ED voleva dire: "mi hai dato un compito, quello di guardare dentro me stessa, e io l'ho assolto fino in fondo". Nel terzo non ho resistito alla citazione verdiana, anche perché è una perfetta traduzione letterale e rende appieno il senso del verso. Le altre traduzioni interpretano in modo simile: Raffo: "a sopportare il fato m'insegnasti"; Errante: "M'insegnasti ad esser forte" (molto più sfumato rispetto all'originale, anche perché ignora "fate"); la Malroux: "M'insegnasti il coraggio davanti alla Sorte", ma trasformano un attributo del fato (la "fortitude") in una virtù del soggetto. Nelle altre due strofe ho cercato di essere il più possibile letterale, a parte l'ultimo verso, in cui ho tradotto "hand" con "punto" perché anche se in italiano "mano" può avere il senso figurato di "parte, direzione" il verso non mi sembrava adatto per usare questa parola.


J741 (1863) / F776 (1863)

Drama's Vitallest Expression is the Common Day
That arise and set about Us -
Other Tragedy

Perish in the Recitation -
This - the best enact
When the Audience is scattered
And the Boxes shut -

"Hamlet" to Himself were Hamlet -
Had not Shakespeare wrote -
Though the "Romeo" left no Record
Of his Juliet,

It were infinite enacted
In the Human Heart -
Only Theatre recorded
Owner cannot shut -

    La più Vitale Espressione del Dramma è il Giorno Consueto
Che sorge e tramonta intorno a Noi -
Altra Tragedia

Perire nella Recita -
Questa - al meglio si rappresenta
Quando il Pubblico è disperso
E i Botteghini chiusi -

"Amleto" in Sé sarebbe Amleto -
L'avesse o no Shakespeare scritto -
Anche se quel "Romeo" non avesse lasciato Traccia
Della sua Giulietta,

Sarebbe all'infinito rappresentato
Nel Cuore Umano -
Il solo Teatro conosciuto
Che il Proprietario non può chiudere -

La vita di tutti i giorni vista come l'espressione più viva del dramma (inteso come rappresentazione teatrale). È una recita che ci accompagna per tutta la vita, il sipario è il sorgere e il tramontare del sole e la tragedia finale è la morte, un pezzo di bravura che si recita meglio da soli, quando il pubblico è ormai andato via e il botteghino è chiuso. Quello che noi chiamiamo teatro non è altro che la finzione del reale, una messa in scena di sentimenti e passioni che hanno comunque vita propria, come il dubbio di Amleto o l'amore di Romeo per la sua Giulietta, che vivrebbero all'infinito nel cuore dell'uomo (l'unico teatro che non può mai essere chiuso, nemmeno dal suo proprietario) anche se Shakespeare non ne avesse mai scritto la storia.
Il tema è simile a quello della J669-F590. Là il romanzo più avvincente è quello che è dentro ciascuno di noi, qui il teatro più vitale, più vero, è quello che si recita tutti i giorni intorno a noi.


J742 (1863) / F778 (1863)

Four Trees - upon a solitary Acre -
Without Design
Or Order, or Apparent Action -
Maintain -

The Sun - upon a Morning meets them -
The Wind -
No nearer Neighbor - have they -
But God -

The Acre gives them - Place -
They - Him - Attention of Passer by -
Of Shadow, or of Squirrel, haply -
Or Boy -

What Deed is Their's unto the General Nature -
What Plan
They severally - retard - or further -
Unknown -

    Quattro Alberi - in un Campo solitario -
Senza Disegno
O Ordine, o Azione Apparente -
Stanno -

Il Sole - al Mattino li incontra -
Il Vento -
Vicino più prossimo - non hanno -
Che Dio -

Il Campo dà loro - Spazio -
Essi - a Lui - l'Attenzione di un Passante -
Di un'Ombra, o di uno Scoiattolo, o talvolta -
Di un Ragazzo -

Quale Compito sia il Loro nell'Ordine Naturale -
Quale Piano
Essi individualmente - ritardino - o favoriscano -
Ignoto -

Un'immagine iniziale quasi da quadro metafisico: quattro alberi, metafora di qualsiasi cosa che esiste, in un campo nudo e solitario. Niente ci dice cosa stiano a fare lì, se c'è una ragione, un progetto legato alla loro esistenza. La loro inconoscibilità li rende prossimi a Dio, l'inconoscibile assoluto. La loro vita concreta si svolge attraverso ripetitivi iter quotidiani, che diventano una sorta di offerta allo spazio che li ospita: qualcuno che passa, un'ombra che si muove dietro al sole, uno scoiattolo che salta qua e là, talvolta un ragazzo che gioca. Oltre a questo, niente ci dà qualche indizio di che cosa stiano a fare là, così come niente ci fa comprendere qual è il significato del nostro essere in questo mondo, se non l'appartenere in qualche modo a un ignoto ordine naturale delle cose.


J743 (1863) / F780 (1863)

The Birds reported from the South -
A News express to Me -
A spicy Charge, My little Posts -
But I am deaf - Today -

The Flowers - appealed - a timid Throng -
I reinforced the Door -
Go blossom to the Bees - I said -
And trouble Me - no More -

The Summer Grace, for notice strove -
Remote - Her best Array -
The Heart - to stimulate the Eye
Refused too utterly -

At length, a Mourner, like Myself,
She drew away austere -
Her frosts to ponder - then it was
I recollected Her -

She suffered Me, for I had mourned -
I offered Her no word -
My Witness - was the Crape I bore -
Her - Witness - was Her Dead -

Thenceforward - We - together dwelt -
She - never questioned Me -
Nor I - Herself -
Our Contract
A silent Sympathy

    Gli Uccelli riportarono dal Sud -
Notizie espressamente per Me -
Un Carico fragrante, Miei piccoli Postini -
Ma io sono sorda - Oggi -

I Fiori - chiamavano - in timida Folla -
Io sprangai la Porta -
Sbocciate per le Api - dissi -
E non seccatemi - Più -

La Grazia dell'Estate, lottava per farsi notare -
Remoti - i Suoi migliori Ornamenti -
Il Cuore - di stimolare l'Occhio
Rifiutava totalmente -

Infine, in Lutto, come Me,
Si ritirò austera -
I Suoi geli a meditare - fu allora
Che mi ricordai di Lei -

Mi sopportò, perché ero in lutto -
Non le offrii parola -
Il Mio Testimone - era il Nastro che indossavo -
Il Suo - Testimone - erano i Suoi Morti -

Da allora in poi - Noi - abitammo insieme -
Lei - non interrogò mai Me -
Né Io - Lei -
Il nostro Contratto
Una silenziosa Simpatia

Per il secondo e terzo verso dell'ultima strofa la lezione del manoscritto è la seguente:

    + I never questioned Her -
    + She - never questioned Me -
    Nor I - Herself -
Entrambe le edizioni critiche considerano il secondo e terzo verso come alternativi al primo, ma nel testo principale Franklin utilizza le due alternative, mentre Johnson rispetta la strofa di quattro versi e riporta solo il primo (nei manoscritti il segno "+" indica sia il verso con alternative - scritte di seguito, in calce al foglio o a lato - sia le stesse alternative).

Niente può risvegliare un cuore indurito dai dolori della vita, ormai sordo alle bellezze esteriori e interiori. Né gli uccelli che tornano dal sud portando con loro la notizia della primavera; né i fiori che sbocciano fuori della nostra porta, mostrando, timidi ma festanti, la loro bellezza; né gli ultimi sprazzi dell'estate che, sia pure defraudata dei suoi migliori ornamenti, cerca comunque di attirare il nostro sguardo. Solo quando questa estate sarà ormai finita, potremo notarla e offrirle la nostra compagnia; perché solo allora saremo entrambe in lutto. Come testimone io avrò il nastro nero che indossa il mio corpo e la mia anima e lei tutto ciò che ha perduto. Il nostro unico contratto, per cementare questa unione, sarà la condivisione dei reciproci lutti.
All'ultimo verso ho scelto la variante "silent" al posto di "Wiser" ("più saggia") perché analoga ad altre due alternative per la stessa parola: "Wordless" e "speechless", entrambe traducibili con "senza parole".


J744 (1863) / F781 (1863)

Remorse - is Memory - awake -
Her Parties all astir -
A Presence of Departed Acts -
At window - and at Door -

It's Past - set down before the Soul
And lighted with a match -
Perusal - to facilitate -
Of it's Condensed Despatch -

Remorse is cureless - the Disease
Not even God - can heal -
For 'tis His institution - and
The Adequate - of Hell -

    Il Rimorso - è Memoria - vigile -
Le sue Parti tutte in movimento -
Una Presenza di Atti Trascorsi -
Alla finestra - e alla Porta -

È il Passato - deposto davanti all'Anima
E illuminato da un fiammifero -
Per facilitare - l'esame -
Dei suoi Condensati Dispacci -

Il Rimorso è incurabile - una Malattia
Che nemmeno Dio - può guarire -
Perché è di Sua istituzione - e
All'Altezza - dell'Inferno -

Il rimorso è parte integrante della memoria, quella parte più dolorosa che non si concede mai pause, è sempre vigile. Tutto ciò che la riempie è in perenne movimento, una continua presenza di atti ormai trascorsi ma che la circondano da ogni lato. Il passato è sempre lì, davanti a lei, illuminato da una luce discreta che però non permette l'oscurità dell'oblio, ma anzi facilita l'incessante lettura di ciò che è trascorso ma rimane, sia pure nella sua essenza, sempre presente. E il rimorso è anche un sentimento che non è possibile curare, neanche Dio può guarirlo, anche perché è proprio lui che l'ha creato, quasi fosse un adeguato complemento terreno dell'inferno.
Come sempre mirabile la scelta delle immagini. Nella prima strofa la memoria sempre desta, vigile, con quelle "parti in movimento" che sembrano quasi tentacoli a cui restano attaccate tutte quelle cose trascorse che suscitano in noi un rimorso. Nella seconda il passato diventa il latore di dispacci condensati, essenziali, eppure illuminati affinché nulla sfugga al nostro ricordo. Nella terza l'epilogo di un dio che non appare certamente misericordioso, visto che proprio lui ha creato questo sentimento, una malattia incurabile così simile all'inferno.
Ho scelto la variante " Of it's Condensed Despatch -" che sostituisce il verso 8: "And help Belief to stretch -" perché mi piace l'immagine di un passato che accende un fiammifero per rendere più facile la lettura di quei "dispacci condensati", talvolta difficili da decifrare perché oscurati dal tempo trascorso. Nell'altro verso ("E aiutare la Fede a espandersi") il passato sembra usare la memoria come monito per rafforzare la fede in un mondo dove il rimorso sarà annullato dall'immortalità, come si legge, in modi diversi, nelle traduzione che ho: Raffo-Meridiani "Perché più dettagliata sia l'analisi - / ed aiuti a credere la mente -"; Marianni "Per facilitare - l'ispezione / E aiutare a difendersi la Fede -"; Malroux "Afin de faciliter - la Lecture / Et de forcer la Conviction -".


J745 (1863) / F782 (1863)

Renunciation - is a piercing Virtue -
The letting go
A Presence - for an Expectation -
Not now -
The putting out of Eyes -
Just Sunrise -
Lest Day -
Day's Great Progenitor -
Outvie
Renunciation - is the Choosing
Against itself -
Itself to justify
Unto itself -
When larger function -
Make that appear -
Smaller - that Covered Vision - Here -
    La Rinuncia - è una pungente Virtù -
Il lasciar andare
Una Presenza - per un'Aspettativa -
Non di adesso -
Lo sfuggire degli Occhi -
Proprio al Levar del Sole -
Affinché il Giorno -
Il Suo Insigne Progenitore -
Non oltrepassi
La Rinuncia - è la Scelta
Contro se stessa -
Se stessa a giustificazione
Di sé -
Quando una più ampia funzione -
Fa che appaia -
Più piccola - quella Visione Coperta - Qui -

La rinuncia può anche essere considerata una virtù, ma una virtù pungente, che lacera, perché lascia sfuggire ciò che potremmo cogliere adesso, per un'aspettativa forse più grande, ma futura e incerta. È come distogliere gli occhi dalla bellezza di un'aurora, per paura che il giorno possa essere più grande di ciò che lo ha creato. Un po' come chi rinuncia alla felicità, ai piaceri della vita, solo perché qualcuno ha detto che il piacere è peccato, e soprattutto è peccato ambire ai concreti e presenti piaceri terreni, piuttosto che a quelli, presunti e futuri, che ci aspettano dopo. Così la rinuncia diventa fine a se stessa, senz'altro scopo che autoglorificarsi come una presunta virtù. Ma questo lo capiamo solo se riusciamo ad aprire la nostra mente, a liberarci dalle pastoie del pregiudizio; solo allora ci renderemo conto di quanto eravamo ciechi, di quanto qui, in un mondo che tende a coprirli gli occhi invece di aprirli, sia difficile riuscire a "vedere" veramente, usando non la fede che oscura ma la ragione che illumina. Insomma, quanto diventa piccola e insignificante la rinuncia quando ci si rende conto di quante sarebbe stato meglio cogliere i frutti che la natura ci offre, anche perché, per chi ci crede, chi li ha creati questi frutti se non Dio?


J746 (1863) / F783 (1863)

Never for Society
He shall seek in vain -
Who His own acquaintance
Cultivate - Of Men
Wiser One may weary -
But the Man within

Never knew Satiety -
Better entertain
Than could Border Ballad -
Or Biscayan Hymn -
Neither introduction
Need You - unto Him -

    Mai Compagnia
Cercherà invano -
Chi la conoscenza di Sé
Coltiva - Di Uomini
Il Saggio può stancarsi -
Ma l'Uomo interiore

Non conobbe mai Sazietà -
Meglio intrattiene
Di una Ballata Scozzese -
O di un Inno di Biscaglia -
Né di presentarti
Hai bisogno - a Lei -

Anche qui ED rielabora con accenti diversi un concetto simile a quello della J405-F535: non si è mai soli quando si sa guardare dentro se stessi. Ci si può stancare degli uomini, ma non della ricchezza celata nella nostra interiorità. E ciò che abbiamo dentro ci intrattiene meglio di qualsiasi ballata o inno, senza bisogno delle presentazioni necessarie per un estraneo, visto che è qualcosa di connaturato in noi.
Al verso 5 ho scelto la variante "One" al posto di "Men". La "Border Ballad" (v. 9) è una ballata tradizionale scozzese; famose sono quelle che Sir Walter Scott scrisse nei primi anni dell'Ottocento, rielaborando fonti tradizionali: The Minstrelsy of the Scottish Border (Canti giullareschi della frontiera scozzese). Il pronome finale l'ho interpretato come riferito alla "conoscenza di sé" del terzo verso, e ho perciò tradotto al femminile.


J747 (1863) / F785 (1863)

It dropped so low - in my Regard -
I heard it hit the Ground -
And go to pieces on the Stones
At bottom of my mind -

Yet blamed the Fate that fractured - less
Than I reviled Myself,
For entertaining Plated Wares
Upon my Silver Shelf -

    Cadde così in basso - nella mia Stima -
Che lo sentii colpire il Suolo -
E andare in pezzi sulle Pietre
In fondo alla mia mente -

Eppure incolpai il Fato che frantumò - meno
Di quanto insultai Me stessa,
Per aver accolto Oggetti Placcati
Sulla Mensola degli Argenti -

Quando la stima che abbiamo per qualcuno si rivela illusoria, è come se qualcosa cadesse da una mensola e andasse in pezzi, sul pavimento o in fondo alla nostra mente. E quasi sempre il sentimento più immediato non è quello della perdita, ma la delusione di aver sbagliato a valutare la persona che ci ha disillusi, così come possiamo sbagliare a disporre un oggetto in una mensola troppo preziosa per esso.
Marisa Bulgheroni ne dà un'interpretazione più rivolta all'interiorità, interpretando il pronome neutro del primo verso come indicativo di un soggetto impersonale. Secondo me ED l'ha usato invece in un senso quasi spregiativo, come se volesse spersonalizzare chi ci ha disillusi. D'altronde nelle sue poesie non è infrequente un uso creativo dei pronomi.
All'incirca nel 1880 ED aggiunse a matita le seguenti varianti nel fascicolo manoscritto: al verso 3 "in the Ditch -" ("nel fosso -") al posto di "on the Stones"; al verso 5 "flung it" ("lo scagliò") al posto di "fractured"; al verso 6 "denounced" ("biasimai") al posto di "reviled".
Nella prima edizione del 1896 la poesia fu pubblicata con il titolo "Disenchantment" ("Disincanto").


J748 (1863) / F786 (1863)

Autumn - overlooked my Knitting -
Dyes - said He - have I -
Could disparage a Flamingo -
Show Me them - said I -

Cochineal - I chose - for deeming
It resemble Thee -
And the little Border - Dusker -
For resembling Me -

    L'Autunno - squadrò la mia Calzetta -
Colori - disse - ho io -
Da screditare un Fenicottero -
Mostrameli - replicai -

La Cocciniglia - scelsi - perché credo
Che somigli a Te -
E l'esiguo Bordo - più Oscuro -
Perché somiglia a Me -

Ciò che crea l'uomo è sempre meno ricco, meno sontuoso, delle bellezze che ci offre la natura. Così può succedere che un autunno di passaggio si degni di dare un'occhiata al lavoro a maglia che stiamo facendo e non riesca a contenere la propria vanità, magnificando i suoi di colori (non dimentichiamo che ED viveva nel New England, dove i colori dell'autunno sono di una particolare bellezza). Ma è anche cortese, e ce li mostra permettendoci di sceglierne qualcuno; tra quelli che mi ha proposto, ne ho scelti due, molto diversi uno dall'altro: la cocciniglia, per quel rosso che è simbolo del fuoco, della voglia di vivere, della passione ardente, e che somiglia tanto a te; e poi uno che è all'opposto, quel colore indistinto che sta ai bordi, una tinta che quasi scolora nell'oscurità, e che somiglia tanto a me.
Interessante la nota della Malroux, che riporto in italiano: "Dietro la parola Dyes (Tinte), al verso 2, è evidentemente da intendere il verbo to die, morire. Da qui la scelta, per tradurre questa parola, di "tinte" [in francese "teintes"], che ricorda il verbo "spegnere" [in francese "éteindre"]. Christine Savinel, nel suo Emily Dickinson ou la grammaire du secret, ricorda del resto che la cocciniglia, parola "importante" impiegata cinque volte nell'opera di ED, rinvia anch'essa alla morte, visto che è una tinta del rosso ottenuta dai cadaveri schiacciati degli insetti dallo stesso nome. Inoltre, la parola dusker (più "bruno", letteralmente più "crepuscolare") al verso 8, evoca anche i colori del sole al tramonto, cari a ED."
La poesia è nei fascicoli ma è probabile che sia stata inviata a Susan, visto che quel "Thee" del sesto verso credo proprio che si riferisca all'amica-cognata, che per ED è sempre stata una sorta di immagine speculare di se stessa: la donna di mondo, sposata, vivace ed estroversa contro la zitella solitaria e, più o meno volontariamente, reclusa. Che poi quel mondo esteriore fosse così povero rispetto alle ricchezze di quello interiore (vedi la J746-F783 e le numerose altre poesie dedicate a questo tema) è un altro discorso.


J749 (1863) / F789 (1863)

All but Death, Can be Adjusted -
Dynasties repaired -
Systems - settled in their Sockets -
Citadels - dissolved -

Wastes of Lives - resown with Colors
By Succeeding Springs -
Death - unto itself - Exception -
Is exempt from Change -

    Tutto tranne la Morte, Può essere Aggiustato -
Dinastie ristabilite -
Sistemi - fissati nei loro Spazi -
Cittadelle - dissolte -

Deserti di Vite - riseminate di Colori
Da Trionfanti Primavere -
La Morte - di per sé - Eccezione -
È esente da Mutamento -

ED parte da un dato di fatto incontrovertibile: tutto si può aggiustare, modificare, tranne la morte. Una dinastia può cadere, ma essere poi riportata agli antichi splendori. Un qualsiasi sistema, un meccanismo, può essere fatto rientrare nella sua sede originaria. Cittadelle apparentemente inespugnabili dissolversi. Una vita che sembra ormai una landa desolata fatta rifiorire dai colori di una trionfante primavera, che prima o poi arriva dopo il gelido inverno. Solo la morte, unica e immutabile, fa eccezione e resta sempre uguale a se stessa.
"Succeeding" (v. 6) può significare "successivo" ma anche "che ha successo". In questo caso entrambe le traduzioni sono legittime, ma ho scelto il secondo significato perché ED ha inserito nel fascicolo manoscritto una variante, "supremer springs" al posto di "Succeeding Springs", che può anche essere stata dettata dal desiderio di precisare il senso della parola usata nella stesura originale. Comunque, il verso può anche essere letto utilizzando entrambi i significati della parola: "La primavera trionfante, che arriva immancabilmente dopo il gelido inverno, risemina i suoi colori e fa rifiorire vite che sembravano desolati deserti."


J750 (1863) / F790 (1863)

Growth of Man - like Growth of Nature -
Gravitates within -
Atmosphere, and Sun endorse it -
Bit it stir - alone -

Each - it's difficult Ideal
Must achieve - Itself -
Through the solitary prowess
Of a Silent Life -

Effort - is the sole condition -
Patience of Itself -
Patience of opposing forces -
And intact Belief -

Looking on - is the Department
Of it's Audience -
But Transaction - is assisted
By no Countenance -

    La Crescita dell'Uomo - come la Crescita della Natura -
Gravita all'interno -
L'Atmosfera, e il Sole la sostengono -
Ma essa va avanti - da sola -

Ognuno - il suo difficile Ideale
Deve raggiungere - da Sé -
Attraverso il solitario coraggio
Di una Vita Silenziosa -

Sforzarsi - è la sola condizione -
Pazienza con Se stessi -
Pazienza con le forze che si oppongono -
E una intatta Convinzione -

Guardare - è il Compito
Del suo Pubblico -
Ma la Transazione - non è supportata -
Da Alcunché -

Un'altra poesia dedicata all'interiorità, al coraggio di una vita silenziosa e solitaria, che tende a un difficile ideale dovendo contare soltanto sulle proprie forze. Ciò che sta all'esterno, per la natura come per l'uomo, può dare un sostegno effimero, ma la vera forza sta dentro al seme che sboccia e diventa fiore, come dentro l'animo di chi deve affrontare con pazienza sia la difficile conoscenza di sé che le forze, concrete e non, che si oppongono al raggiungimento di questo ideale.
Ambigui gli ultimi due versi, che ho cercato di tradurre mantenendo per quanto possibile questa ambiguità. ED usa il verbo "to assist" che significa "aiutare, dare supporto". In italiano "assistere" significa anche "presenziare" e nel Webster questo significato è riferito, fra parentesi, proprio al verbo italiano, che viene reso però con una diversa locuzione inglese: "It. assistere; literally, to be present, or as we still say in English, to stand by." Nel verso successivo troviamo "Countenance" che è definito in molti modi, fra i quali "apparenza esterna del corpo, volto umano" ma anche "supporto, aiuto, incoraggiamento". Combinando questi diversi significati, e tenendo conto che nei versi precedenti si parla di "audience", cosa che rende legittimo il significato secondario di "to assist", i versi si possono leggere sia come "senza un concreto pubblico che assista alla transazione" che come "senza nessuno che ci dia una mano". Ho cercato di non scegliere, e ho tradotto con "non è supportata da alcunché" perché mi sembra sia una frase che possa significare sia "non aiutati da niente", sia "a cui non assiste nessuno".