Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F701 - 750

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


      F1/50      F51/100     F101/150     F151/200     F201/250     F251/300 
   F301/350     F351/400     F401/450     F451/500     F501/550     F551/600 
   F601/650     F651/700     F701/750     F751/800     F801/850     F851/900 
   F901/950    F951/1000   F1001/1050   F1051/1100   F1101/1150   F1151/1200 
 F1201/1250   F1251/1300   F1301/1350   F1351/1400   F1401/1450   F1451/1500 
 F1501/1550   F1551/1600   F1601/1650   F1651/1700   F1701/1750   F1751/1789 

Appendice

Indice Franklin
Home page poesie
Home page


F701 (1863) / J637 (1862)

The Child's faith is new -
Whole - like His Principle -
Wide - like the Sunrise
On fresh Eyes -
Never had a Doubt -
Laughs - at a Scruple -
Believes all sham
But Paradise -

Credits the World -
Deems His Dominion
Broadest of Sovreignties -
And Caesar - mean -
In the Comparison -
Baseless Emperor -
Ruler of nought,
Yet swaying all -

Grown bye and bye
To hold mistaken
His pretty estimates
Of Prickly Things
He gains the skill
Sorrowful - as certain -
Men - to anticipate
Instead of Kings -

    La fede del Bambino è nuova -
Totale - come il Suo Modo di Essere -
Vasta - come l'Aurora
Su freschi Occhi -
Mai che abbia un Dubbio -
Ride - dello Scrupolo -
Crede tutto finto
Tranne il Paradiso -

Dà credito al Mondo -
Ritiene il Suo Potere
Più esteso di Regni -
E Cesare - mediocre -
A Paragone -
Imperatore senza fondamento -
Che domina il nulla,
Pur governando tutto -

Il crescere via via
Fa ritenere sbagliate
Le sue belle idee
Di Faccende Spinose
Acquisisce esperienza
Dolorosa - come la certezza -
Che Uomini - deve attendersi
Invece di Re -

La strada che ci fa diventare adulti porta con sé anche la consapevolezza di ciò che ci circonda, delle difficoltà e dei dolori della vita. Quando si è bambini ci si sente padroni del mondo, le certezze sono totali, senza sfumature. Ma via via che si cresce si comprende quanto quelle idee infantili siano sbagliate: forse il reale è proprio il tutto, e non il Paradiso; il potere senza limiti che ci sentivamo dentro si trasforma nella consapevolezza di essere nient'altro che un granello nell'immensità dell'universo; sperimentiamo il dolore e, soprattutto, impariamo che nella vita dobbiamo attenderci la realtà, e non le fantasie della nostra fanciullezza.


F702 (1863) / J472 (1862)

Except the Heaven had come so near -
So seemed to choose My Door -
The Distance would not haunt me so -
I had not hoped - before -

But just to hear the Grace depart -
I never thought to see -
Afflicts me with a Double loss -
'Tis lost - and lost to me -

    Se solo il Cielo non fosse venuto così vicino -
Tanto da sembrare di aver scelto la Mia Porta -
La Distanza non mi perseguiterebbe così -
Non avevo sperato - prima -

Ma sentire allontanarsi la Grazia -
Che mai avrei pensato di vedere -
Mi affligge con una Duplice perdita -
Essa è perduta - e perduta per me -

Vedere, sentire all'uscio della propria vita qualcosa che non si era mai sperato di avere, ne rende la mancanza più dolorosa. ED parla di "grace", una parola che fa pensare a una fede sempre cercata e mai trovata, ma il confine di questa parola con altre più profane (l'amore, la felicità) è molto labile. Molto bello il quinto verso: c'è una struggente nostalgia in quell'immagine della "grazia" che si allontana, una partenza che si percepisce senza ritorno, come fanno capire quei due "lost" finali.


F703 (1863) / J638 (1862)

To My Small Hearth His fire came -
And all My House aglow
Did fan and rock, with sudden light -
'Twas Sunrise - 'twas the Sky -

Impanelled from no Summer brief -
With license of Decay -
'Twas Noon - without the News of Night -
'Twas further - it was Day -

    Al Mio Piccolo Focolare il Suo fuoco giunse -
E tutta la Mia Casa accesa
S'infiammò e si scosse, con improvvisa luce -
Era l'Aurora - era il Cielo -

Convocati non da un editto dell'Estate -
Con licenza di Declinare -
Era Mezzogiorno - senza l'Annuncio della Notte -
Era di più - era il Giorno -

La descrizione di un fuoco che arriva all'improvviso e accende un focolare sopito, che vive stancamente nel naturale alternarsi del giorno e della notte, e che all'arrivo di questo fuoco rigeneratore si infiamma e si scuote, effondendo la luce che gli dovrebbe esser propria, ma che prima non era capace di emettere.
È una nuova aurora, un nuovo cielo; non più quelli di un'estate che ci dà sì la luce e il calore, ma già dall'inizio segnati dalla caducità del loro inevitabile declinare. Questa invece è una luce perenne, un mezzogiorno che non ha in sé l'annuncio della prossimità della notte. Qualcosa di più di qualsiasi luce naturale: una luce che ci scalda dentro e somiglia tanto al giorno immortale dell'anima.
Se ne può dare un'interpretazione più concreta: la luce come un amore terreno ed eterno, nel senso di eterno che può avere una vita umana (e allora "His" al primo verso è un Lui vero e proprio), o una più spirituale: la luce della fede, che scaccia la caducità della vita promettendoci un giorno perenne (e qui "His" è naturalmente Dio).
Al verso 6 ho scelto la variante "license" al posto di "limit", che ha un suono più "giuridico", adeguato alla traduzione di "impanelled" e "brief" del verso precedente con "convocati" ed "editto"; al verso 8 "'Twas further -" al posto di " Nay, Nature," ("Anzi, la Natura,").


F704 (1863) / J639 (1862)

My Portion is Defeat - today -
A paler luck than Victory -
Less Paeans - fewer Bells -
The Drums dont follow Me - with tunes -
Defeat - a something dumber - means -
More Arduous than Balls -

'Tis populous with Bone and stain -
And Men too straight to stoop again -
And Piles of solid Moan -
And Chips of Blank - in Boyish Eyes -
And shreds of Prayer -
And Death's surprise,
Stamped visible - in Stone -

There's something prouder, Over there -
The Trumpets tell it to the Air -
How different Victory
To Him who has it - and the One
Who to have had it, would have been
Contenteder - to die -

    Mi Spetta la Sconfitta - oggi -
Una sorte più pallida della Vittoria -
Meno Peani - ancor meno Campane -
I Tamburi non Mi seguono - con i suoni -
La Sconfitta - un qualcosa di più muto - significa -
Più Arduo delle Pallottole -

È gremita di Ossa e di vergogna -
E di Uomini troppo diritti per piegarsi ancora -
E di Mucchi di solidi Lamenti -
E di Schegge di Vuoto - in Occhi di Ragazzi -
E di brandelli di Preghiera -
E di sorpresa della Morte,
Impressa chiaramente - nella Pietra -

C'è qualcosa di più fiero, Di là -
Le Trombe lo annunciano nell'Aria -
Com'è diversa la Vittoria
Per Lui che l'ha avuta - e per Colui
Che per averla, sarebbe stato
Più contento - di morire -

Ci sono momenti in cui il nostro destino è la sconfitta. In questa poesia ED non cerca minimamente di darne una connotazione positiva, come facciamo di solito quando diciamo, più o meno convinti, che anche le sconfitte sono utili nella vita, magari perché ci aiutano a sperimentarne i lati negativi. Qui la descrizione è cruda, realistica, carnale. Se nella prima strofa la sconfitta viene vista come la mancanza di qualcosa: i peani, le campane, i tamburi, nella seconda il linguaggio non lascia spazio a niente che non sia morte e dolore. Il groviglio di ossa e di vergogna, i caduti ormai diritti nella rigidità della morte, i lamenti dei feriti, che diventano concreti, solidi e si accatastano l'uno sull'altro, il bellissimo quarto verso "Schegge di Vuoto - in Occhi di Ragazzi", gli ultimi brandelli di preghiera dei morenti, e quei volti la cui sorpresa di fronte la morte è come impressa sulla pietra. Nell'ultima strofa, dove si percepisce chiaramente l'eco della parte finale di "Success is counted sweetest" (J67-F112), il protagonista diventa il "Lui" che ha vinto, in cui si percepisce l'orgoglio, la fierezza della vittoria, proclamata a gran voce dallo squillo delle trombe. Com'è diverso quel momento per chi, ferito, morente, avrebbe preferito anche la morte, pur di ottenerla, la vittoria.
Al verso 7 "stain" viene tradotto da Margherita Guidacci (Meridiani) con "sangue raggrumato" e da Claire Malroux con "sangue". La Malroux scrive in nota: "Questa parola è sempre impiegata da ED per designare un colore purpureo, come quello del cielo al calar del sole. Etimologicamente, il colorare è il primo significato di questo termine." Dal punto di vista etimologico ha ragione, ma in questo senso viene usato di più come verbo. Come sostantivo il Webster riporta: "macchia, chiazza di colore diverso" ma, come l'uso figurato dell'italiano "macchia", l'altro significato è "macchiato da una colpa, onta, disonore, vergogna". Perciò, considerando il senso dei versi, ho preferito quest'ultimo significato e ho tradotto con "vergogna".
Al verso 5 ho scelto la variante "something dumber" al posto di "somewhat slower" ("alquanto più lenta [appare]"): mi è sembrata più adatta a contrastare il suono di tamburi del verso precedente; al verso 11 "shreds" al posto di "scraps": il significato è simile, ma mi piaceva l'italiano "brandelli", che è il significato principale di "shreds", mentre "scraps" significa più "piccolo pezzo, frammento"; al verso 14 "something" al posto di "somewhere" ("un qualche luogo"), per richiamare l'analoga variante al quinto verso.


F705 (1863) / J473 (1862)

I am ashamed - I hide -
What right have I - to be a Bride -
So late a Dowerless Girl -
Nowhere to hide my dazzled Face -
No one to teach me that new Grace -
Nor introduce - my soul -

Me to adorn - How - tell -
Trinket - to make Me beautiful -
Fabrics of Cashmere -
Never a Gown of Dun - more -
Raiment instead - of Pompadour -
For Me - My Soul - to wear -

Fingers - to frame my Round Hair
Oval - as Feudal Ladies wore -
Far Fashions - Fair -
Skill - to hold my Brow like an Earl -
Plead - like a Whippowil -
Prove - like a Pearl -
Then, for Character -

Fashion My Spirit quaint - white -
Quick - like a Liquor -
Gay - like Light -
Bring Me my best Pride -
No more ashamed -
No more to hide -
Meek - let it be - too proud - for Pride -
Baptized - this Day - A Bride -

    Mi vergogno - mi nascondo -
Che diritto ho io - di essere Sposa -
Fino a ieri Fanciulla senza Dote -
Nessun luogo per nascondere il mio Volto abbagliato -
Nessuno che mi insegni questa nuova Grazia -
O istruisca - la mia anima -

Come - Adornarmi - vediamo -
Un ninnolo - per farmi bella -
Stoffe di Cachemire -
Mai più - Vesti Scure -
Piuttosto Abiti - alla Pompadour -
Per Me - per la Mia Anima - indossare -

Dita - per aggiustarmi i Capelli in Trecce
Ovali - come li portavano le Dame Feudali -
Fogge Remote - Nobili -
Maestria - nel tenere il Sopracciglio come un Conte -
Perorare - come un Caprimulgo -
Dimostrarmi - come una Perla -
Poi, per il Carattere -

Modellare il Mio Spirito bizzarro - bianco -
Lesto - come un Liquore -
Gaio - come la Luce -
Che risvegli in Me l'Orgoglio migliore -
Non più vergognarsi -
Non più nascondersi -
Modesto - sia - troppo orgoglioso - per l'Orgoglio -
Battezzata - quest'Oggi - Sposa -

Ci sono momenti della vita i cui arriva qualcosa di inatteso, qualcosa che ci trova impreparati, che non sappiamo come affrontare. Urgono istruzioni per l'uso. ED ce le dà con il solito fuoco d'artificio di immagini, metafore concrete e metafisiche, con quel guizzo di orgoglio finale che sembra dire: "sembro così sprovveduta, ma è solo apparenza."
Rivelatore è il primo verso dell'ultima strofa. Con quello spirito bizzarro e, nello stesso tempo, "bianco": una sorta di autoritratto dell'ascetica, immacolata e pure così "strana" Emily.


F706 (1863) / J640 (1862)

I cannot live with You -
It would be Life -
And Life is over there -
Behind the Shelf

The Sexton keeps the key to -
Putting up
Our Life - His Porcelain -
Like a Cup -

Discarded of the Housewife -
Quaint - or Broke -
A newer Sevres pleases -
Old Ones crack -

I could not die - with You -
For One must wait
To shut the Other's Gaze down -
You - could not -

And I - Could I stand by
And see You - freeze -
Without my Right of Frost -
Death's privilege?

Nor could I rise - with You -
Because Your Face
Would put out Jesus' -
That New Grace

Glow plain - and foreign
On my homesick eye -
Except that You than He
Shone closer by -

They'd judge Us - How -
For You - served Heaven - You know,
Or sought to -
I could not -

Because You saturated sight -
And I had no more eyes
For sordid excellence
As Paradise

And were You lost, I would be -
Though my name
Rang loudest
On the Heavenly fame -

And were You - saved -
And I - condemned to be
Where You were not -
That self - were Hell to me -

So We must meet apart -
You there - I - here -
With just the Door ajar
That Oceans are - and Prayer -
And that White Sustenance -
Despair -

    Non posso vivere con Te -
Sarebbe Vita -
E la vita è di là -
Dietro lo Scaffale

Il Becchino ne tiene la chiave -
Per riporre
La nostra Vita - la Sua Porcellana -
Come una Tazza -

Scartata dalla Massaia
Antiquata - o Rotta -
Un Sèvres più nuovo piace -
Quelli vecchi s'incrinano -

Non potrei morire - con Te -
Perché Uno deve aspettare
Per chiudere l'Inerte Sguardo dell'Altro -
Tu - non potresti -

Ed io - Potrei star lì
E vederti - gelare -
Senza il mio Diritto al Gelo -
Privilegio della Morte?

Né potrei risorgere - con Te -
Perché il Tuo Volto
Scaccerebbe quello di Gesù -
Quella Nuova Grazia

Splenderebbe evidente - ed estranea
Nei miei occhi nostalgici -
Tranne che Tu di Lui
Brillassi più vicino -

Come - potrebbero giudicarci -
Perché Tu - servisti il Cielo - lo sai,
O cercasti di farlo -
Io non potei -

Poiché Tu saturavi il vedere -
E io non avevo più occhi
Per una sordida perfezione
Come il Paradiso

E fossi Tu perduto, io lo sarei -
Anche se il mio nome
Risuonasse più forte
Nella fama Celeste -

E fossi Tu - salvato -
E io - condannata ad essere
Dove Tu non sei -
Quell'essere - sarebbe l'Inferno per me -

Così Noi dobbiamo incontrarci da lontano -
Tu là - io - qui -
Con appena una Porta socchiusa
Affinché Oceani vi siano - e Preghiera -
E quel Bianco Nutrimento -
Disperazione -

Il tema dell'impossibilità dell'amore è trattato con inusuale lunghezza, scandito prima dal "non potere" ("I cannot" della prima strofa; "I could not" della quarta; "Nor could I" della sesta), poi dalle due strofe che iniziano con "And were You", dove il destino dell'amato viene indissolubilmente legato a quello di lei, per finire nell'ultima strofa, dove l'impossibilità iniziale viene socchiusa, come quella porta che "deve" dividere gli amanti in vita; in mezzo ci sono interi oceani, ma c'è anche da una parte la preghiera, lo strumento di chi spera, e la disperazione (ovvero la mancanza di speranza) che viene però chiamata "bianco nutrimento", espressione enigmatica che può essere letta come "qualcosa di puro che comunque ci aiuta a vivere" o anche "nutrimento interiore, doloroso ma necessario".
Come al solito ED si sbizzarrisce con immagini e metafore fantasiose: il becchino che ha la chiave della nostra vita e che ci ripone come fa la massaia con i servizi di porcellana ormai fuori moda; funeree: il chiudere l'inerte sguardo dell'altro, il non potergli stare vicino nel momento della morte, per non dover patire la mancanza del "diritto al gelo - privilegio della morte"; eretiche: il volto dell'amato che scaccia, sovrasta, il volto di Gesù; lo splendore di lui, estraneo perché pur sempre terreno, che sarebbe evidente nei nostalgici occhi di lei, a meno che il brillare dell'amato non sia così vicino da offuscare quello divino; il paradiso come "sordida perfezione". Fino a quegli oceani, alla preghiera e al bianco nutrimento della disperazione, elementi contrastanti, che lasciano aperte le interpretazioni del lettore e le vicende terrene e celesti dei due amanti.
Comunque, anche in una poesia così inusualmente lunga, non c'è un attimo di pausa o un verso che sembri di troppo. La costruzione è perfetta e molto "musicale": prima i motivi per cui lei non può né vivere (strofe 1, 2 e 3), né morire (4 e 5), né risorgere (6 e 7) con lui - una sorta di tema principale suddiviso in tre blocchi, poi due strofe di transizione (8 e 9) con la bellissima immagine di lui che "satura" lo sguardo di lei e non le lascia occhi nemmeno per vedere il paradiso; quindi due strofe (10 e 11) che hanno la funzione di secondo tema, con l'evocazione dell'inferno nell'ultimo verso della prima, e del paradiso nell'ultimo della seconda, e un finale, con la conclusione su una sola parola, una singola nota, una sorta di tonica preparata dalla cadenza perfetta di dominante ("And that White Sustenance"), che la definisce e la fa quasi sentire prima che risuoni.


F707 (1863) / J641 (1862)

Size circumscribes - it has no room
For petty furniture -
The Giant tolerates no Gnat
For Ease of Gianture -

Repudiates it, all the more -
Because intrinsic size
Ignores the possibility
Of Calumnies - or Flies.

    La grandezza circoscrive - non ha posto
Per insignificanti arredi -
Il Gigante non tollera il Moscerino
Per Naturale Gigantezza -

Lo ripudia, ancor di più -
Perché l'intrinseca grandezza
Ignora la possibilità
Di Calunnie - o Mosche.

La grandezza non ha bisogno di arredi esteriori, insignificanti per chi possiede quelli ben più importanti che dimorano dentro. Chi ce l'ha, la porta con naturalezza, non ha bisogno di esporla, e non si cura del moscerino a cui altri danno tanta importanza.
Non se ne cura non tanto perché respinge le futili esteriorità della vita, ma perché è così grande dentro che le ignora totalmente. Per chi possiede la grandezza, la calunnia o le "mosche" (da intendere come i fastidiosi piccoli problemi della vita, ma anche gli importuni che non riusciamo a cacciar via) semplicemente non esistono.
Al verso 4 c'è un neologismo, "Gianture", che ho tradotto con un analogo neologismo italiano: "Gigantezza".


F708 (1863) / J474 (1862)

They put Us far apart -
As separate as Sea
And Her unsown Peninsula -
We signified "These see" -

They took away our Eyes -
They thwarted Us with Guns -
"I see Thee" Each responded straight
Through Telegraphic Signs -

With Dungeons - They devised -
But through their thickest skill -
And their opaquest Adamant -
Our Souls saw - just as well -

They summoned Us to die -
With sweet alacrity
We stood upon our stapled feet -
Condemned - but just - to see -

Permission to recant -
Permission to forget -
We turned our backs upon the Sun
For perjury of that -

Not Either - noticed Death -
Of Paradise - aware -
Each other's Face - was all the Disc
Each other's setting - saw -

    Ci tennero disgiunti -
Separati come il Mare
E la Sua incolta Penisola -
Rivelammo "Questi vedono" -

Ci strapparono gli Occhi -
Ci sbarrarono la strada con Fucili -
"Io Ti vedo" Ciascuno subito replicò
Con Segnali Telegrafici -

Con Prigioni Sotterranee - provarono -
Ma attraverso i più spessi artifici -
E la più impenetrabile Muraglia -
Le nostre Anime vedevano - come prima -

Ci chiamarono a morire -
Con dolce alacrità
Ci alzammo sui piedi inchiodati -
Condannati - solo - a vedere -

Salvacondotto per rinnegare -
Salvacondotto per dimenticare -
Noi voltammo le spalle al Sole
A un tale spergiuro -

Nessuno dei Due - badò alla Morte -
Del Paradiso - consapevoli -
L'uno dell'altro il Volto - fu il solo Disco
Che l'uno dell'altro tramontando - vide -

Una bellissima, solenne ode all'amore. Costruita con un crescendo (la separazione, gli occhi strappati, i fucili, la prigione, la condanna a morte e in ultimo la promessa della vita in cambio della rinuncia) senza strepito, con la solennità e l'andamento maestoso di un corale, con tesi via via più cruente e antitesi che reiterano il verbo "see" oltre ogni ostacolo. Solo nella penultima strofa non c'è questo verbo, ma è quella dove i due rinunciano insieme alla vita, voltando le spalle al sole pur di non rinnegare il loro giuramento. Molto intensi gli ultimi due versi, con il tramontare di due vite che sostituiscono al sole l'uno il volto dell'altro, come ultima immagine ancora una volta scandita dal "saw" finale.


F709 (1863) / J642 (1862)

Me from Myself - to banish -
Had I Art -
Invincible My Fortress
Unto All Heart -

But since Myself - assault Me -
How have I peace
Except by subjugating
Consciousness?

And since We're Mutual Monarch
How this be
Except by Abdication -
Me - of Me -?

    Me da Me stessa - di bandire -
Avessi l'Arte -
Invincibile la Mia Fortezza
Ad ogni Cuore -

Ma poiché Io stessa - assalto Me -
Come aver pace
Se non soggiogando
La consapevolezza?

E poiché siamo Reciproci Monarchi
Come far questo
Se non Abdicando -
Me - da Me -?

Se avessi la capacità di scacciare da me quell'io che insinua il dubbio e l'incertezza nella mia mente, sarei come una fortezza inespugnabile da ogni sentimento o dolore umano.
Ma visto che i contendenti non sono due, ma uno solo, me stessa contro me stessa, per aver pace non ho altra scelta che quella di soggiogare, di zittire, quella parte di me che rivendica la consapevolezza, la razionalità, il gusto di dissentire e dubitare.
Ma non è facile farlo, l'unico modo potrebbe essere quello di abdicare dal mio essere me stessa, ovvero quello di annullare la mia personalità, il mio carattere, il mio gusto per la domanda, la mia curiosità, e così lasciar vivere, stupida ma felice, solo quella parte di me che potrebbe vivere in modo inconsapevole. Ma è difficile, perché io sono così come sono, e l'abdicazione lascerebbe vivere il nulla.
A una prima lettura può apparire contorta, con tutti quegli insistiti Me, I, e Myself che si legano e si contrappongono allo stesso tempo, ma poi si entra in questa specie di circolo vizioso (che ricorda molto la "circonferenza" così spesso citata da ED - stavolta con un significato che può apparire più formale e geometrico, ma che invece non è meno cosmico di quello attribuito abitualmente a questa parola) e si comincia ad apprezzare il gusto iterativo di contrapposizioni senza estremi ("Me from Myself"; Myself - ... Me"; "Me - of Me") che si concludono con quella geniale eguaglianza disgiunta: "Me - of Me -", che chiude la poesia e nello stesso tempo, con il punto di domanda, lascia aperta l'impossibilità di abdicare da se stessi.


F710 (1863) / J475 (1862)

Doom is the House without the Door -
'Tis entered from the Sun -
And then the Ladder's thrown away,
Because Escape - is done -

'Tis varied by the Dream
Of what they do outside -
Where Squirrels play - and Berries dye -
And Hemlocks - bow - to God -

    La Condanna è la Casa senza Porta -
Ci si entra dal Sole -
E poi la Scala è gettata via,
Perché la Fuga - è preclusa -

È variata dal Sogno
Di ciò che si fa all'esterno -
Dove gli Scoiattoli giocano - le Bacche si colorano -
E gli Abeti - si inchinano - a Dio -

Nell'edizione Johnson la parte finale del verso 7 è "and Berries die" ("le Bacche muoiono"). Ho scelto la lezione dell'edizione Franklin sia perché il senso della frase mi sembra più adeguato, sia perché nel manoscritto (1) appare più plausibile la lezione "dye", soprattutto se confrontata con un "die" certo e dello stesso periodo, quello del primo verso della quarta strofa della poesia J474-F708 (2). Nell'immagine (1) si vede chiaramente che la lettera è posta sensibilmente più in basso rispetto alle altre; inoltre non appare il puntino, sempre presente nelle "i" della Dickinson.

(1)            (2)

La condanna, intesa come condanna finale-morte, è immaginata come una casa senza porta. Ci si entra dal sole (ancora una volta simbolo della vita) e si butta la scala, ogni via di fuga è preclusa. A indorare la pillola solo il sogno (o il sogno di sognare), ovvero di avere ancora un qualche contatto con quello che rimane al di là, la natura, la vita che continua e si rinnova.


F711 (1863) / J476 (1862)

I meant to have but modest needs -
Such as Content - and Heaven -
Within my income - these could lie
And Life and I - keep even -

But since the last - included both -
It would suffice my Prayer
But just for One - to stipulate -
And Grace would grant the Pair -

And so - upon this wise - I prayed -
Great Spirit - Give to me
A Heaven not so large as Your's,
But large enough - for me -

A Smile suffused Jehovah's face -
The Cherubim - withdrew -
Grave Saints stole out to look at me -
And showed their dimples - too -

I left the Place - with all my might -
I threw my Prayer away -
The Quiet Ages picked it up -
And Judgment - twinkled - too -
That one so honest - be extant -
It take the Tale for true -
That "Whatsoever Ye shall ask -
Itself be given You" -

But I, grown shrewder - scan the Skies
With a suspicious Air -
As Children - swindled for the first
All Swindlers - be - infer -

    Ritenevo di avere bisogni più che modesti -
Come un po' di Serenità - e il Cielo -
All'interno della mia rendita - potevano rientrare
E la Vita ed io - mantenerci in equilibrio -

Ma dato che l'ultimo - li includeva entrambi -
Sarebbe bastata la Preghiera
Soltanto per Uno - da stipulare -
E la Grazia li avrebbe concessi Entrambi -

E così - basandomi su tale saggezza - pregai -
Grande Spirito - Dammi
Un Cielo non così vasto come il Tuo,
Ma vasto abbastanza - per me -

Un Sorriso si diffuse sul volto di Geova .
I Cherubini - si tirarono indietro -
Austeri Santi si sporsero furtivi a guardarmi -
E anch'essi - mostrarono le fossette -

Abbandonai quel Luogo - con tutte le mie forze -
Buttai via la mia Preghiera -
I Placidi Secoli la raccolsero -
E il Giudizio - persino - ammiccò -
Che qualcuno così ingenuo - esista ancora -
Da prendere per buona la Favola -
Che "Qualsiasi cosa chiederete -
Vi sarà data" -

Ma io, fattami scaltra - scruto i Cieli
Con Aria sospettosa -
Come i Bambini - imbrogliati una volta
Che tutti Imbroglioni - siano - deducono -

Un'altra delle poesie "eretiche" di ED. Già l'inizio è indicativo. Si parla di richieste al cielo con la mentalità sparagnina di una buona massaia del New England: "perché chiedere due cose quando ne basta una, che le contiene entrambe?", e usando un verbo molto "mercantile": "to stipulate". La risposta divina è quanto di meno solenne ci si possa aspettare, Dio che sorride, quasi divertito dal fatto che qualcuno creda a queste cose, i cherubini che si tirano subito indietro, i santi che danno un'occhiata e fanno un sorrisetto ironico. E poi, la preghiera gettata via con sdegno che viene raccolta da placidi secoli, non toccati da tali umane miserie. E persino il Giudizio fa l'occhiolino (si presume ai suddetti secoli) come dicesse: "ma ti pare che possa esistere ancora gente che crede a queste favole?". L'ultima strofa è la naturale conclusione, quasi la "morale" della favola, con quel "scruto i cieli con aria sospettosa" che rende palese l'abbandono della fede cieca e senza domande richiesta al credente.
La citazione nei versi 23-24 può avere diversi riferimenti evangelici, nessuno dei quali esattamente uguale nella King James Version: Matteo 21,22, Giovanni 14,13, Giovanni 15,16 e Giovanni 16,23.


F712 (1863) / J643 (1862)

I could suffice for Him, I knew -
He - could suffice for Me -
Yet Hesitating Fractions - Both
Delayed Infinity -

"Would I be Whole" He sudden broached -
My Syllable rebelled -
'Twas face to face with Nature - forced -
'Twas face to face with God -

Withdrew the Sun - to other Wests -
Withdrew the furthest Star
Before Decision - stooped to speech -
And then - be audibler

The Answer of the Sea unto
The Motion of the Moon -
Herself adjust Her Tides - unto -
Could I - do else - with Mine?

    Potevo bastare a Lui, lo sapevo -
Egli - poteva bastare a Me -
Eppure Esitanti Frazioni - Entrambi
Ritardammo l'Infinito -

"Vorrei essere il Tutto" d'improvviso annunciò -
La mia Sillaba si ribellò -
Era costretta - faccia a faccia con la Natura -
Faccia a faccia con Dio -

Si ritirò il Sole - verso altri Occidenti -
Si ritirò la più lontana Stella
Prima che la Decisione - si piegasse alla parola -
E allora - diventasse più udibile -

La Risposta del Mare
Al Moto della Luna -
Sul quale - Egli regola le Sue Maree -
Potevo io - fare altro - con le Mie?

Entrambi sanno dell'amore l'uno per l'altra, ma entrambi non osano confessarlo, concretizzarlo; sono due metà di un intero, che esitano, non hanno il coraggio di gettarsi nell'infinito. Ma ad un tratto lui si rivela , chiede di diventare tutto per lei, che ancora esita; è come se la sua sillaba di risposta si ribellasse, rifiutasse di rispondere a qual confronto con la natura, con qualcosa che assomiglia a Dio. La decisione è lunga, il sole fa in tempo a tramontare verso occidenti diversi da quelli a cui dovrebbe rivolgersi chi si incammina; la stella più lontana fa in tempo anche a lei a ritirarsi, prima che risuoni chiaro quel sì lungamente represso, quasi obbligato, così come il mare è costretto a seguire il moto della luna per regolare le proprie maree: se questa è la risposta del mare, potevo darne io una diversa?
Al verso 4 ho scelto la variante "delayed" al posto di "surveyed" ("scrutammo").


F713 (1863) / J644 (1862)

You left me - Sire - two Legacies -
A Legacy of Love
A Heavenly Father would suffice
Had He the offer of -

You left me Boundaries of Pain -
Capacious as the Sea -
Between Eternity and Time -
Your Consciousness - and Me -

    Mi lasciasti - Mio Signore - due Eredità -
Un Lascito d'Amore
Che basterebbe a un Padre Celeste
Se gli venisse offerta -

Mi lasciasti Confini di Dolore -
Capaci come il Mare -
Fra l'Eternità e il Tempo -
La Tua Consapevolezza - e Io -

Ancora una volta l'inscindibile legame fra amore e dolore, due eredità altrettanto immense; l'una tanto grande che appagherebbe Dio, l'altra con confini vasti e quasi illimitati, come il mare. Confini che hanno da una parte l'eternità della morte e dall'altra il tempo fugace della vita: in mezzo, noi due.


F714 (1863) / J477 (1862)

No Man can compass a Despair -
As round a Goalless Road
No faster than a Mile at once
The Traveller proceed -

Unconscious of the Width -
Unconscious that the Sun
Be setting on His progress -
So accurate the one

At estimating Pain -
Whose own - has just begun -
His ignorance - the Angel
That pilot Him along -

    Nessuno può misurare una Disperazione -
Come su una Strada Senza Fine
Non più che un Passo alla volta
Il Viaggiatore procede -

Inconsapevole della Distanza -
Inconsapevole che il Sole
Stia tramontando sul Suo cammino -
Tale è la precisione

Nello stimare una Pena -
Propria di chi - ne è appena all'inizio -
La sua ignoranza - l'Angelo
Che Lo guida lungo la via -

Nei grandi dolori c'è una sorta di angelo custode che ci protegge: il non essere consapevoli, all'inizio, di quanto sarà lunga la strada per uscirne. Chi li prova va avanti "no faster than a mile at once", ed è questo fare un passo dopo l'altro, senza sapere quanto lunga sarà la via ("unconscious of the width"), che rende percorribile la distanza interminabile che ci aspetta. Come sempre, una profonda e bellissima immagine che svela e scava in un sentimento.


F715 (1863) / J692 (1863)

The Sun kept setting - setting - still
No Hue of Afternoon -
Upon the Village I perceived -
From House to House 'twas Noon -

The Dusk kept dropping - dropping - still
No Dew upon the Grass -
But only on my Forehead stopped -
And wandered in my Face -

My Feet kept drowsing - drowsing - still
My fingers were awake -
Yet why so little sound - Myself
Unto my seeming - make?

How well I knew the Light before -
I could see it now -
'Tis Dying - I am doing - but
I'm not afraid to know -

    Il Sole continuava a tramontare - a tramontare - ancora
Nessuna Sfumatura di Pomeriggio -
Sul Paese percepivo -
Di Casa in Casa era Mezzogiorno -

Il Crepuscolo continuava a calare - a calare - ancora -
Niente Rugiada sull'Erba -
Ma solo sulla mia Fronte si fermava -
E vagava sul mio Volto -

I Piedi continuavano a intorpidirsi - a intorpidirsi - ancora -
Le dita erano sveglie -
Eppure perché un così esiguo suono - Io stessa
A me sentivo - fare?

Tanto bene distinguevo la Luce prima -
Non riesco a vederla ora -
È il Morire - io sto morendo - ma
Non ho paura di saperlo -

Un'altra incisione del bisturi dickinsoniano sul tema del momento della morte. La natura continua il suo corso, ma io non riesco più a percepirlo, per me il tempo si è fermato. Non vedo più la rugiada sull'erba, ma la sento sulla mia fronte, la sento vagare sul mio volto. Il corpo non risponde più. Le dita sono sveglie ma nemmeno io riesco quasi più a sentire il suono del mio stesso respiro. La luce non riesce più a penetrare nei miei occhi. Sento che sto morendo, ma non ho paura di saperlo.
L'ultimo verso è l'ennesima riproposizione di un chiodo fisso di ED: l'estrema consapevolezza della morte, il sapere che si sta morendo e la speranza che proprio quello potrebbe essere il momento di "sapere"; il chiedersi, come fece diverse volte scrivendo a chi aveva assistito alla morte di qualcuno che lei conosceva, cosa mai si può provare il quel momento e se chi muore riesce a vivere quest'ultimo atto della propria vita.
Molto bella la costruzione della poesia. I versi iniziali delle prime tre strofe che sembrano calare, con la lentezza trasmessa dall'insistita ripetizione del verbo, dal sole, al crepuscolo, ai piedi di chi sta morendo. Nella seconda il passaggio dalla natura ormai svanita (la rugiada sull'erba) al corpo che cerca di serbare le sue sensazioni (la rugiada sulla fronte, che vaga sul volto, i piedi intorpiditi, le dita sveglie, il respiro ormai quasi inaudibile). Nell'ultima, lo scomparire della sensazione più vivida che abbiamo: la luce che colpisce i nostri occhi, e infine quel "non ho paura di saperlo", affermazione e insieme domanda senza risposta.


F716 (1863) / J693 (1863)

Shells from the Coast mistaking -
I cherished them for All -
Happening in After Ages
To entertain a Pearl -

Wherefore so late - I murmured -
My need of Thee - be done -
Therefore - the Pearl responded -
My Period begin

    Conchiglie di Costa sbagliando -
Prediligevo come fossero il Tutto -
Accadde in Là cogli Anni
Di intrattenere una Perla -

Perché così tardi - mormorai -
Il bisogno di Te - è passato -
Per questo - la Perla rispose -
Il mio Tempo inizia

Per tutta la vita ho sbagliato: perché ho creduto che il tutto fosse ciò che è facilmente raggiungibile, come le conchiglie sulla sabbia, che non facciamo nessuna fatica a raccogliere. Poi ho incontrato una perla, molto più difficile da raggiungere, visto che non sta in superficie ma nelle profondità del mare (vedi la J270-F248, la J320-F282 e la J452-F451), ma infinitamente più preziosa.
Ma ormai era troppo tardi. Le ho chiesto: "perché arrivi adesso, quando ormai non mi servi più?" e lei ha risposto che proprio per questo è tempo per lei di iniziare il suo cammino.
Possibile duplice interpretazione. Quasi mai siamo capaci, quando è il tempo di farlo, di tuffarci in profondità per trovare la perla della nostra vita; poi magari ci capita di incontrarla, ma è quasi sempre troppo tardi; forse poi è proprio questo il nostro destino, come ci dice la perla. Oppure, nella vita ci dobbiamo accontentare delle conchiglie di costa, la perla è riservata all'aldilà e, perciò, il suo cammino inizia quando termina il nostro.
Ho privilegiato la prima interpretazione, e ho perciò tradotto "After Ages" al terzo verso con "in Là cogli Anni". Ma letteralmente "After Ages" significa "Dopo le Età", ovvero dopo la morte. Volendo scegliere la seconda interpretazione il verso si potrebbe tradurre con "Accadde Oltre le la Vita".


F717 (1863) / J694 (1863)

The Heaven vests for Each
In that small Deity
It craved the grace to worship
Some bashful Summer's Day -

Half shrinking from the Glory
It importuned to see
Till these faint Tabernacles drop
In full Eternity -

How imminent the Venture -
As One should sue a Star -
For His mean sake to leave the Row
And entertain Despair -

A Clemency so common -
We almost cease to fear -
Enabling the minutest -
And furthest - to adore -

    Il Cielo s'incarna per Ciascuno
In quella piccola Deità
Che egli ha bramato la grazia di venerare
In un qualche timido Giorno d'Estate -

In parte rifuggendo dalla Gloria
Che chiedeva con forza di vedere
Prima che questi fievoli Tabernacoli cadano
Nel pieno dell'Eternità -

Tanto prossima la Possibilità -
Quanto Uno che ottenesse da una Stella -
Per la Sua mediocre causa di lasciare la Fila
E intrattenere la Disperazione -

Una Clemenza così comune -
Che quasi cessiamo di aver paura -
Resi capaci il più minuscolo -
E il più lontano - di adorare -

Ardua nella scrittura e nel senso e perciò riottosa a farsi tradurre rispettando la spigolosa difficoltà dei versi, senza cadere nella semplificazione. Provo a estrarne il significato.
Il cielo nella sua immensa grandezza è troppo per noi, perciò si incarna per ognuno in una qualche limitata, concreta deità che possa essere alla portata del nostro desiderio. Questa limitata deità può essere il risveglio della natura in un timido giorno d'estate, che ci dà una gioia che sconfina nell'adorazione, tanto che quasi rifuggiamo quella gloria della quale ci sembrava così importante riuscire a svelare il mistero prima che le nostre povere vite, tabernacoli che hanno solo il soffio della divinità, si immergano in quella definitiva meta che è l'eternità.
Tanto prossima la possibilità di raggiungere quella gloria assoluta, quanto quella di convincere una stella a lasciare per noi la sua casa nel firmamento, a scendere sulla terra per consolare la nostra disperazione.
E questa clemenza del cielo, quella che accorda a ognuno di noi un qualcosa di concreto che sostituisce la tremenda potenza del divino, è così comune, così facile da ottenere, che quasi cessiamo di aver paura dell'ignoto che ci attende, perché è una clemenza che consente a tutti, al più minuscolo come al più lontano, di aver qualcosa da adorare, qualcosa che lenisca la nostra disperazione di non sapere.


F718 (1863) / J733 (1863)

The Spirit is the Conscious Ear -
We actually Hear
When We inspect - that's audible -
That is admitted - Here -

For other Services - as Sound -
There hangs a minor Ear
Outside the Castle - that Contain -
The other - only - Hear -

    Lo Spirito è l'Orecchio Consapevole -
Noi Sentiamo realmente
Quando esaminiamo - ciò che è udibile -
Ciò che è ammesso - Qui -

Per altri Compiti - come il Suono -
Pende là un Orecchio secondario
Fuori dal Castello - che Contiene -
L'altro - il solo - che Sente -

L'orecchio consapevole è lo spirito, e noi sentiamo realmente quando stiamo attenti non agli stimoli esterni che ci colpiscono superficialmente, ma a quelli che riescono a entrare in profondità dentro di noi. Per le cose esterne, come i suoni, basta quello che comunemente viene chiamato orecchio, quell'appendice secondaria che sta appesa all'esterno, fuori dal castello che contiene l'unico orecchio veramente in grado di sentire.
Al verso 6 ho scelto la variante "minor" al posto di "smaller", perché rende meglio l'idea dell'importanza secondaria, e non di differenza fisica di grandezza, dell'orecchio esterno. Non è un orecchio più piccolo, ma meno importante, secondario, appunto, rispetto all'importanza che riveste nella nostra vita il sensibile orecchio interiore.


F719 (1863) / J734 (1863)

If He were living - dare I ask -
And how if He be dead -
And so around the Words I went -
Of meeting them - afraid -

I hinted Changes - Lapse of Time -
The Surfaces of Years -
I touched with Caution - lest they crack -
And show me to my fears -

Reverted to adjoining Lives -
Adroitly turning out
Wherever I suspected Graves -
'Twas prudenter - I thought -

And He - I pushed - with sudden force -
In face of the Suspense -
"Was buried" - "Buried"! "He!"
My Life just holds the Trench -

    Se Egli sia vivo - oso chiedere -
E in che modo se è morto -
E così intorno alle Parole giravo -
Di incontrarle - timorosa -

Suggerii Cambiamenti - uno Scorrere del Tempo -
La Superficie degli Anni -
Sfiorai con Cautela - affinché non si spezzasse -
E non rivelasse me stessa alle mie paure -

Ritornai alle Vite congiunte -
Svicolando abilmente
Ovunque sospettassi Tombe -
Era più prudente - pensavo -

E Lui - incalzai - con forza improvvisa -
Di fronte all'Incertezza -
"È stato sepolto" - "Sepolto!" "Lui!"
La mia Vita tiene appena la Trincea -

Una domanda circola nell'intera poesia: che cosa ne è di lui? è forse morto? e se lo è, in che modo è morto? Interrogativi che richiamano alla mente il tema dell'amato lontano, di cui non si ha notizia e di cui si vorrebbero sapere, una volta che si ha notizia della sua morte, tutti i particolari di questo viaggio nell'immortalità, quasi un viatico per la propria, di morte; altro tema che domina molti dei versi dickinsoniani.
In questa ricerca ED sembra sfuggire alla verità. Cerca di ingannare il tempo, quasi cambiandone il corso, non osa guardare dentro la superficie degli anni, per timore che il sipario si apra lasciandola indifesa di fronte alle proprie paure. Si defila davanti a una verità che intimamente già conosce ma non osa confessare a se stessa, cercando di tornare ai momenti in cui le due vite ormai separate erano ancora unite. Ma poi la forza della sua domanda erompe improvvisa, incalzante, e di fronte alla cruda rivelazione non resta che una vita capace soltanto di difendere per poco l'ultima trincea che le rimane, quella dell'attesa di ricongiungersi all'amato.
Ho interpretato l'ultimo verso come l'immagine di una trincea tenuta ancora per poco, come farebbe l'ultimo soldato rimasto a difenderla; una sorta di metafora dell'inutilità di continuare a vivere ma, allo stesso tempo, della necessità di compiere fino in fondo un dovere che ha la sua ragion d'essere nel fatto di essere nati e di dover dunque percorrere la vita fino al suo termine naturale.


F720 (1863) / J695 (1863)

As if the Sea should part
And show a further Sea -
And that - a further - and the Three
But a Presumption be -

Of Periods of Seas -
Unvisited of Shores -
Themselves the Verge of Seas to be -
Eternity - is Those -

    Come se il Mare si spartisse
E mostrasse un altro Mare -
E quello - un altro - e i Tre
Solo un Presagio fossero -

Di una Serie di Mari -
Non frequentati da Rive -
Loro stessi essendo di Mari il Limite -
Eternità - è Questo -

ED cerca di rendere concreta l'eternità, di darne una definizione che riesca quasi a farcela vedere. Prende il mare, un qualcosa che già al nostro occhio limitato ha un qualche carattere infinito, e lo scompone, lo apre quasi fosse una matrioska, facendone emergere ogni volta un altro e un altro ancora, e dando a questi mari una caratteristica che ne accentua l'infinità: sono privi di rive, perché sono loro il limite di se stessi e, come l'eternità, la loro esistenza basta a se stessa.
La scelta di ED di definire un concetto temporale (l'eternità) con un'immagine spaziale (il mare) mi ha fatto venire in mente un libro di Lucio Lombardo Radice (L'infinito, Editori Riuniti, Roma, 1981, pagg. 9-10), in cui viene citato Leopardi (il titolo del libro si riferisce al concetto di infinito e non alla poesia di Leopardi):

L'infinito di cui parla Giacomo Leopardi all'inizio della poesia, è un infinito potenziale spaziale:
    Sempre caro mi fu quest'ermo colle
    E questa siepe, che da tanta parte
    Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    Spazi di là da quella...
    ......io nel pensier mi fingo.
Nella parte finale della breve composizione dallo spazio potenzialmente infinito, che nessuna "siepe" chiude (se non allo sguardo), Leopardi passa alla riflessione sul tempo potenzialmente infinito, del quale non si riesce a pensare un'ultima "stagione":
    ...mi sovvien l'eterno
    E le morte stagioni, e la presente
    E viva, e il suon di lei...
La poesia di Leopardi è del 1820. Nel New England del 1863, a una distanza temporale di più di quarant'anni e spaziale di qualche migliaio di chilometri, si incontrano i "mari senza rive" con gli "interminati spazi" e "eternità è questo" con "mi sovvien l'eterno".


F721 (1863) / J668 (1863)

"Nature" is what We see -
The Hill - the Afternoon -
Squirrel - Eclipse - the Bumble bee -
Nay - Nature is Heaven -

"Nature" is what We hear -
The Bobolink - the Sea -
Thunder - the Cricket -
Nay - Nature is Harmony -

"Nature" is what We know -
But have no Art to say -
So impotent our Wisdom is
To Her Sincerity -

    "Natura" è ciò che vediamo -
La Collina - il Pomeriggio -
Lo Scoiattolo - l'Eclissi - il Bombo -
Di più - la Natura è Cielo -

"Natura" è ciò che udiamo -
Il Bobolink - il Mare -
Il Tuono - il Grillo -
Di più - la Natura è Armonia -

"Natura" è ciò che sappiamo -
Ma non abbiamo l'Arte di dire -
Così impotente è la nostra Sapienza
Di fronte alla Sua Sincerità -

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. Un'altra copia fu inviata a Susan senza divisione in strofe, con qualche differenza nella punteggiatura e con due varianti: al verso 10 "Yet" ("Ma") al posto di "But" e all'ultimo verso "Simplicity" ("Semplicità") al posto di "Sincerity".

Difficile definire la grandezza, e nello stesso tempo la sincerità-semplicità, della natura. I nostri sensi (l'occhio della prima strofa e l'orecchio della seconda) si limitano a coglierne le manifestazioni esteriori; la nostra mente si sente inadeguata, eppure percepisce con chiarezza una grandezza nascosta, pur non sapendo esprimere quella sensazione così chiara ma così indicibile.


F722 (1863) / J735 (1863)

Upon Concluded Lives
There's nothing cooler falls -
Than Life's sweet Calculations -
The mixing Bells and Palls -

Make Lacerating Tune -
To Ears the Dying Side -
'Tis Coronal - and Funeral -
Saluting - in the Road -

    Su Vite Concluse
Niente di più freddo cade -
Dei dolci Calcoli della Vita -
Il miscuglio di Campane e Sudari -

Crea un Accordo Lacerante -
A Orecchie sulla Sponda della Morte -
È Corona - e Funerale -
Che salutano - in Strada -

I riti funebri, un miscuglio di campane e drappi funebri, si riversano inutilmente sulle vite ormai concluse; quel miscuglio di rintocchi vitali e simboli di morte crea un accordo lacerante per orecchie che sono ormai definitivamente passate dalla sponda della vita a quella della morte. Sono soltanto dei dolci stratagemmi, che servono ai vivi per tentare un ultima finzione di continuità con coloro che partono per l'ultimo e definitivo viaggio; ma è un viaggio senza ritorno, salutato da corone e funerali.
Al verso 4 ED usa "palls" che significa "drappi funebri"; ho tradotto con "sudari" per evitare di usare due parole, visto che il senso mi sembra rimanga inalterato.


F723 (1863) / J736 (1863)

Have any like Myself
Investigating March,
New Houses on the Hill descried -
And possibly a Church -

That were not, We are sure -
As lately as the Snow -
And are Today - if We exist -
Though how may this be so?

Have any like Myself
Conjectured Who may be
The Occupants of the Adobes -
So easy to the Sky -

'Twould seem that God should be
The nearest Neighbor to -
And Heaven - a convenient Grace
For Show, or Company?

Have any like Myself
Preserved the Charm secure
By shunning carefully the Place
All Seasons of the Year,

Excepting March - 'Tis then
My Villages be seen -
And possibly a Steeple -
Not afterward - by Men -

    Ha qualcuno come Me
Investigando Marzo
Nuove case sulla Collina scovato -
E forse una Chiesa -

Che non c'erano, ne siamo certi -
Poco fa con la Neve -
E Oggi ci sono - così come Noi -
Ma come è possibile questo?

Ha qualcuno come Me
Congetturato Chi possano essere
Gli Occupanti dei Casolari -
Così aperti al Cielo -

Da sembrare che Dio debba esserne
Il Vicino più prossimo -
E il Cielo - un conveniente Ornamento
Per lo Spettacolo, o la Compagnia?

Ha qualcuno come Me
Preservato il Fascino al sicuro
Rifuggendo con cura quel Posto
Tutte le Stagioni dell'Anno,

Eccetto Marzo - È allora
Che i miei Villaggi si vedono -
E forse un Campanile -
Non dopo - dagli Uomini -

Marzo come simbolo della primavera, che riporta alla luce tutto ciò che l'inverno aveva celato. E chi, come la primavera, riesce a far vedere le cose che di solito restano celate, se non il poeta? È in quel mese che si riescono a vedere sulla collina case, o una chiesa, che sembrano nuove, dopo essere state nascoste dalla neve; casolari lì in alto, che sembrano i vicini più prossimi a Dio e per i quali il cielo è la quinta più naturale. Ma per vedere queste meraviglie bisogna essere pazienti, bisogna preservare intatti quei luoghi magici, in attesa che marzo, o il poeta, li faccia apparire ai nostri occhi in tutta la loro bellezza. Solo in quel momento gli uomini riescono a vederli, poi si celano nuovamente in attesa di un nuovo marzo o di un nuovo poeta.


F724 (1863) / J680 (1863)

Each Life converges to some Centre -
Expressed - or still -
Exists in every Human Nature
A Goal -

Admitted scarcely to itself - it may be -
Too fair
For Credibility's temerity
To dare -

Adored with caution - as a Brittle Heaven -
To reach
Were hopeless, as the Rainbow's Raiment
To touch -

Yet persevered toward - surer - for the Distance -
How high -
Unto the Saints' slow diligence -
The Sky -

Ungained - it may be - in a Life's low Venture -
But then -
Eternity enable the endeavoring
Again.

    Ogni Vita converge verso qualche Centro -
Espresso - o taciuto -
Esiste in ogni Natura Umana
Una Meta -

Confessata a malapena a se stessi - può essere -
Troppo bella
Perché l'audacia di Crederci
Si avventuri -

Adorata con cautela - come un Fragile Cielo -
Raggiungerla
Sembrerebbe impossibile, come la Veste dell'Arcobaleno
Toccare -

Eppure perseverare al traguardo - più certo - perché Distante -
Quanto alto -
Sulla lenta diligenza dei Santi -
Il Cielo -

Inarrivabile - può essere - nell'umile Avventura della Vita -
Ma poi -
L'Eternità consente di tentare
Ancora.

Tutti nella vita convergono verso qualcosa, verso un centro che può essere concreto, visibile o inespresso, inesprimibile; è nella natura umana avere uno scopo, una meta.
Questa meta talvolta non riusciamo a dirla nemmeno a noi stessi, oppure la consideriamo talmente al di là delle nostre forze che ci resta difficile avere l'audacia di crederla possibile e di avventurarci in quel cammino così avaro di certezze.
La guardiamo di lontano, adorandola con cautela, come se fosse qualcosa di fragile, che si può spezzare o può svanire al solo tocco di uno sguardo. Raggiungerla ci sembra un sogno impossibile, come toccare con mano un arcobaleno, che è là, visibile, ma che sfugge al nostro bisogno di concretezza.
Eppure la distanza che sembra incolmabile è come se ci sproni a questo viaggio, è come se ci renda più certi che vale la pena di credere a un traguardo che sembra aumentare di fascino con l'aumentare delle difficoltà per raggiungerlo. Non era forse il cielo tanto distante dall'umile, operosa diligenza dei santi, che pure sono riusciti a toccarne le vertiginose altezze?
Allora capiamo qual è il segreto per raggiungere questo traguardo: renderci conto che potrà sì essere inarrivabile nella breve, modesta avventura che ci è concessa di vivere, ma al di là di questo esiste un'eternità che ci consentirà di tentare all'infinito, fin quando la meta sarà finalmente raggiunta.
Poesia bellissima, che rivela la costruzione frammentata fin dalla prima occhiata, anche guardandola senza leggerla, con quei versi pari brevissimi contrapposti ai lunghi versi dispari, come se ED avesse voluto dare quasi una forma grafica all'alternarsi di audacia e timore, di impossibile e certo, di caducità ed eternità che pervade i versi.
Potremmo continuare l'esperimento dickinsoniano, provando a leggerla come se fosse composta soltanto dai brevissimi versi pari: "Espressa o taciuta / Una Meta / Troppo bella / Per osare / Raggiungerla / Toccarla / Alta quanto / Il Cielo / Ma poi / Ancora."
Al verso 5 ho scelto la variante "Admitted" al posto di "Embodied" ("Incorporata [... in se stessi]"); ai versi 7/8 "temerity / To dare" al posto di "presumption / To mar" ("la presunzione [di Crederci] / Si logori"); al verso 17 "in" al posto di "by".
L'ultima strofa fu inviata a Susan.


F725 (1863) / J696 (1863)

Their Hight in Heaven comforts not -
Their Glory - nought to me -
'Twas best imperfect - as it was -
I'm finite - I cant see -

The House of Supposition -
The Glimmering Frontier that
Skirts the Acres of Perhaps -
To me - shows insecure -

The Wealth I had - contented me -
If 'twas a meaner size -
Then I had counted it until
It pleased my narrow Eyes -

Better than larger values -
That show however true -
This timid life of Evidence
Keeps pleading - "I dont know" -

    La loro Altezza in Cielo non conforta -
La loro Gloria - nulla per me -
Era meglio imperfetta - com'era -
Io sono limitata - non posso vedere -

La Casa della Supposizione -
La Baluginante Frontiera che
Rasenta gli Acri di Forse -
A me - appare insicura -

La Ricchezza che avevo - mi contentava -
Se fosse stata di più modesta misura -
Allora l'avrei contata fino a
Farla piacere ai miei Occhi limitati -

Meglio di più estesi valori -
Che appaiono tuttavia veri -
Questa timida vita Concreta
Continua insistente - "Non so" -

Le cose alte, che stanno in cielo, sono talmente irraggiungibili da non riuscire a confortare la nostra vita limitata, che non riesce nemmeno a vederle. Solo l'immaginazione, la supposizione potrebbe cercare di svelarne il mistero, ma questi tentativi non possono andare oltre quella frontiera che ci divide dagli innumerevoli "forse" che riempiono i campi del mistero, una frontiera che emette timidi bagliori, quasi mai chiari al punto di farci vedere la sua vera essenza. Per questo è una frontiera che appare insicura e ingannevole.
Bisogna perciò contentarsi della ricchezza che abbiamo, e se riteniamo che sia troppo modesta, basta continuare a contarla, a valorizzarla, fino a farla diventare piacevole ai nostri occhi limitati. Quanto poi ad una scala di valori fra l'irraggiungibile perfetta conoscenza e la limitata ma concreta realtà che viviamo, non posso che continuare a dire: "non so". La consapevolezza dei propri limiti è senz'altro da preferire a un'illusoria conoscenza dell'inconoscibile.


F726 (1863) / J697 (1863)

I could bring You Jewels - had I a mind to -
But You have enough - of those -
I could bring You Odors from St Domingo -
Colors - from Vera Cruz -

Berries of the Bahamas - have I -
But this little Blaze
Flickering to itself - in the meadow -
Suits me - more than those -

Never a Fellow matched this Topaz -
And his Emerald Swing -
Dower itself - for Bobadilo -
Better - Could I bring?

    Potrei portarti Gioielli - ne avessi voglia -
Ma Tu ne hai abbastanza - di quelli -
Potrei portarti Odori da Santo Domingo -
Colori - da Vera Cruz -

Bacche delle Bahamas - ho -
Ma questa piccola Fiamma
Che ondeggia su se stessa - nel prato -
Mi si adatta - più di quelle -

Mai Nessuno eguagliò questo Topazio -
E il suo Oscillare di Smeraldo -
Dote in sé - per Bobadillo -
Di meglio - Potrei portare?

La poesia fu pubblicata per la prima volta da Mabel Loomis Todd e Millicent Todd Bingham nel 1945 in Bolts of Melody, con l'aggiunta "With jewelweed" ("jewelweed" è una pianta della famiglia delle Balsaminacee, che comprende varie specie con fiori di diversi colori: rossi, arancioni, gialli, rosa, bianchi).
Sono molte le poesie di ED che servivano per accompagnare un fiore, e diventavano ogni volta più preziose del dono (vedi la J224-F253). Nessuna si ripete. Ci sono sempre immagini diverse e nuove: in questa il fiore è paragonato ad una fiamma che ondeggia nel prato, in un oscillare di smeraldo. Un esempio dell'inesauribile fantasia dickinsoniana.
Johnson inserisce "Bobadilla" (v. 11) nell'indice analitico alla voce "Luoghi citati nelle poesie". Visto il riferimento alla "dote" nel verso, appare più probabile che ED abbia pensato a Francisco de Bobadilla (o Babadillo) che nel 1500 divenne governatore delle Indie Occidentali e si appropriò dei tesori raccolti da Cristoforo Colombo, rimandandolo in Spagna come prigioniero. Morì nel 1502 in un naufragio durante il viaggio di ritorno in patria.


F727 (1863) / J698 (1863)

Life - is what we make it -
Death - we do not know -
Christ's acquaintance with Him
Justify Him - though -

He - would trust no stranger -
Other - could betray -
Just His own endorsement -
That - sufficeth Me -

All the other Distance
He hath traversed first -
No new mile remaineth -
Far as Paradise -

His sure foot preceding -
Tender Pioneer -
Base must be the Coward
Dare not venture - now -

    La Vita - è ciò che ne facciamo -
Di Morte - non sappiamo -
La familiarità di Cristo con Lei
La giustifica - comunque -

Egli - avrebbe diffidato di un'estranea -
Un'altra - poteva tradire -
La Sua sola garanzia -
Quella - Mi basta -

L'intera altra Distanza
Ha attraversato per primo -
Nessun miglio nuovo resta -
Fino al Paradiso -

Il Suo passo sicuro ci precede -
Tenero Pioniere -
Ben vile dev'essere il Codardo
Per non osare arrischiarsi - ora -

La morte, l'inconoscibile percorso che ci attende, diventa più facile da accettare se pensiamo all'esempio di Cristo, che l'ha trattata come un'amica e ha percorso interamente quella distanza "altra", diversa da quella che conosciamo, senza lasciare dietro di sé nemmeno una piccola porzione di territorio nuovo, sconosciuto, da qui al Paradiso. Possiamo andare con sicurezza dietro al suo passo di affettuoso pioniere che ci guida, il suo esempio (qui, come fa spesso, ED usa un termine legale: "endorsement", che letteralmente significa avallo, manleva, ma anche garanzia) deve bastarci per accettare un qualcosa che ci sembra così estraneo e lontano da noi come la morte. Il codardo che non osa arrischiarsi dopo un tale esempio dev'essere ben vile.
Qui ED non prova a fantasticare, a immaginare, a creare una qualche metafora che ci avvicini all'enorme distanza che ci separa dal concetto di morte. Si limita a dire che "Death - we do not know -" e che l'unico modo non di capirla ma di accettarla è di affidarsi alla fede: di fronte alla morte la ragione resta sconfitta.


F728 (1863) / J699 (1863)

The Judge is like the Owl -
I've heard my Father tell -
And Owls do build in Oaks -
So here's an Amber Sill -

That slanted in my Path -
When going to the Barn -
And if it serve You for a House -
Itself is not in vain -

About the price - 'tis small -
I only ask a Tune
At Midnight - Let the Owl select
His favorite Refrain.

    Il Giudice è come il Gufo -
Ho sentito dire a mio Padre -
E i Gufi edificano nelle Querce -
Così qui c'è un Basamento d'Ambra -

Che ha reso obliquo il mio Sentiero -
Per andare al Granaio -
E se Ti serve come Casa -
Non sarà inutile -

Circa il prezzo - è basso -
Chiedo solo una Melodia
A Mezzanotte - Lascio al Gufo scegliere
Il suo Ritornello favorito.

Singolare accostamento fra un giudice e il gufo (o la civetta, ho preferito tradurre gufo perché è maschile come giudice). Probabile che il significato sia: "il giudice, come il gufo, osserva di lontano, senza farsi coinvolgere troppo da ciò che vede", e in questo senso potrebbe esserci un'allusione al giudice supremo.
Visto che i gufi alloggiano nelle querce (simbolo di solidità) potrei ospitarne uno nel mio sentiero verso il granaio, che è reso obliquo da una solida base (presumibilmente le radici delle querce che lo delimitano e lo piegano uscendo dal terreno). Perciò, caro gufo, potrai venire, se vuoi, ad abitare da me, così tanta solidità non andrà sprecata. Non ti preoccupare per il prezzo: sarà molto basso; in cambio chiedo soltanto il tuo canto notturno, qualsiasi esso sia, scegli pure il tuo ritornello preferito.
Un po' oscuro il senso. Potrebbe essere una sorta di richiesta di protezione (vedi l'accenno al padre) personificata in un personaggio che, per definizione, è colui che amministra saggiamente la giustizia, senza tralasciare il possibile significato estensivo di giudice supremo.


F729 (1863) / J1142 (1863)

The Props assist the House -
Until the House is Built -
And then the Props withdraw -
And adequate - Erect -

The House support itself -
And cease to recollect
The Scaffold and the Carpenter -
Just such a Retrospect
Hath the Perfected Life -
A Past of Plank - and Nail -
And Slowness - then the Stagings drop -
Affirming it - A Soul -

    I Sostegni assistono la Casa -
Finché la Casa è Costruita -
E allora i Sostegni si ritirano -
E adeguata - Eretta -

La Casa si sostiene da sé -
E smette di ricordare
L'Impalcatura e il Falegname -
Un'uguale Reminiscenza
Ha la Vita Completata -
Un Passato di Assi - e Chiodi -
E Lentezza - poi i Ponteggi cadono -
Proclamandola - Un'Anima -

Il ciclo della vita come una casa in costruzione. Per entrambe il completamento significa sia lo sparire dei sostegni, delle impalcature, di tutto ciò che è servito per costruirle, sia l'inizio di un'esistenza autonoma: per la casa il sostenersi ormai da sola, per la vita il trasformarsi in anima immortale, che non ha più bisogno di ciò che è servito al corpo durante la parte mortale della sua esistenza.


F730 (1863) / J700 (1863)

You've seen Balloons set - Hav'nt You?
So stately they ascend -
It is as Swans - discarded You,
For Duties Diamond -

Their Liquid Feet go softly out
Upon a Sea of Blonde -
They spurn the Air, as 'twere too mean
For Creatures so renowned -

Their Ribbons just beyond the eye -
They struggle - some - for Breath -
And yet the Crowd applaud, below -
They would not encore - Death -

The Gilded Creature strains - and spins -
Trips frantic in a Tree -
Tears open her imperial Veins -
And tumbles in the Sea -

The Crowd - retire with an Oath -
The Dust in Streets - go down -
And Clerks in Counting Rooms
Observe - "'Twas only a Balloon" -

    Avrete visto dei Palloni andare - No?
Così solenni ascendono -
Sono come Cigni - che Vi snobbano,
Per Compiti di Diamante -

I loro Fluidi Piedi se ne vanno morbidamente
Su un Mare di Biondo -
Disprezzano l'Aria, come fosse troppo mediocre
Per Creature così rinomate -

I loro Nastri appena fuori vista -
Essi lottano - un po' - per Respirare -
Eppure la Folla applaude, di sotto -
Non chiederebbero bis - alla Morte -

La Dorata Creatura si tende - e ruota -
Inciampa affannata in un Albero -
Che squarcia le sue vene imperiali -
E precipita in Mare -

La Folla - si ritira con un'Imprecazione -
La Polvere nelle Strade - vien giù -
E i Contabili negli Uffici
Osservano - "Era solo un Pallone" -

Una scena da fiera, probabilmente su una spiaggia, visto il riferimento al mare. Palloni che salgono con calma solennità nell'aria, snobbando chi rimane in terra e disprezzando anche l'aria: troppo mediocre per loro. Poi ricadono, s'impigliano negli alberi, si lacerano e cadono in mare. La folla che aveva seguito l'aerea evoluzione, che applaudiva come se volesse un bis, ma non della morte, si ritira delusa e le strade restano deserte, la polvere può di nuovo posarcisi sopra. Ma c'è sempre chi, più prosaico, pensa al proprio lavoro e sorride di quei volti ansiosi che seguivano con fiducia infantile un volo di cui sapevano benissimo la conclusione: "che sarà mai, era solo un pallone."
Il "set" del primo verso è ha una miriade di significati (nelle due traduzioni che ho, per esempio, è tradotto con due verbi opposti: "salire" - Raffo nei Meridiani - e "cadere" - Bacigalupo -) e nel Webster ce ne sono 29 per il transitivo e 8 per l'intransitivo; ho scelto perciò di tradurre con un verbo abbastanza generico anche in italiano: "andare".
Negli ultimi due versi si può identificare il senso della poesia: le cose che si staccano dalla superficie per portarci in alto, verso quel cielo così inafferrabile, che ci attira e ci sgomenta allo stesso tempo, si rivelano spesso solo voli pindarici, a cui segue la ricaduta verso la realtà: Ma, tuttavia, non ci stanchiamo di guardarle con avida curiosità, di applaudirne l'audacia, a meno di non essere solo dei "Clerks in Countings Rooms", dei contabili che guardano solo alla nuda e computabile realtà dei fatti e considerano perciò con indifferente realismo quei voli destinati al fallimento.


F731 (1863) / J701 (1863)

A Thought went up my mind today -
That I have had before -
But did not finish - some way back -
I could not fix the Year -

Nor where it went - nor why it came
The second time to me -
Nor definitely, what it was -
Have I the Art to say -

But somewhere - in my Soul - I know -
I've met the Thing before -
It just reminded me - 'twas all -
And came my way no more -

    Un Pensiero mi è venuto in mente oggi -
Che avevo già avuto -
Ma non si era concluso - tempo fa -
Non potrei precisare l'Anno -

Né dove sia andato - né perché sia venuto
Per la seconda volta da me -
Né con certezza, cosa fosse -
Avrei l'Arte di dire -

Ma da qualche parte - nell'Anima - so -
Che ho già incontrato questa Cosa -
Me l'ha fatta ricordare - ecco tutto -
E non è più venuto dalle mie parti -

Un pensiero, un ricordo fuggevole che non si riesce a fissare nitidamente. Che torna alla mente ma senza svelarsi. La sua presenza è fuggevole, muta, riesce soltanto a dirci che c'è qualcosa dietro, un qualcosa di conosciuto ma che non riusciamo a concretizzare. È una sorta di descrizione di un ricordo "puro", che non riesce a ricondurre a un fatto, a una persona, a un sentimento, ma resta una sensazione nuda, quasi a ricordarci di ricordare.


F732 (1863) / J702 (1863)

A first Mute Coming -
In the Stranger's House -
A first fair Going -
When the Bells rejoice -

A first Exchange - of
What hath mingled - been -
For Lot - exhibited to
Faith - alone -

    Un primo Muto Venire -
Nella Casa dello Straniero -
Un primo leale Andare -
Quando le Campane esultano -

Un primo Scambio - di
Ciò che mescolato - è stato -
Per Lot - offerto alla
Fede - da solo -

Sia Johnson che Franklin considerano Lot come il personaggio biblico che, in Genesi 19, accoglie nella sua casa due stranieri che, rivelatisi poi gli angeli venuti per distruggere Sodoma e Gomorra, permetteranno soltanto a lui e alla sua famiglia di salvarsi. Massimo Bacigalupo, nell'edizione Meridiani Mondadori, non accoglie questa interpretazione e traduce "Lot" con "sorte".
Ho scelto l'interpretazione biblica perché la trovo senz'altro rappresentata dai versi, nei quali si può trovare, narrata con il tipico stile asciutto e sintetico di ED, tutta la vicenda che si trova in Genesi 19.
Provo a confrontare i versi di ED con i versetti biblici: gli angeli arrivano nella casa di Lot (Genesi 19,1), che a Sodoma era considerato uno straniero (19,9). Arrivano "muti" non perché non parlino ma perché non rivelano la loro identità di angeli ma si presentano come semplici uomini, tanto che Lot li apostrofa (19,2) come "Miei signori"; Lot viene lasciato andare, insieme alla sua famiglia, (19,17) perché Dio è leale e così facendo rispetta quanto aveva promesso ad Abramo (19,29 - che si riferisce a 18,22 e segg.); l'atto di fuggire di Lot avviene nel momento in cui inizia la distruzione delle città peccatrici, un momento di esultanza per i giusti. Avviene così un primo cambiamento nella storia dell'uomo: il bene e il male, che si erano mescolati vengono separati e Lot, l'unico uomo giusto, viene offerto da solo alla vera fede.
Ovviamente, se si traduce "Lot" con "sorte" l'interpretazione biblica cade e bisogna trovarne un'altra. Ma visto che io ho scelto la prima, mi fermo qui.


F733 (1863) / J703 (1863)

Out of sight? What of that?
See the Bird - reach it!
Curve by Curve - Sweep by Sweep -
Round the Steep Air -
Danger! What is that to Her?
Better 'tis to fail - there -
Than debate - here -

Blue is Blue - the World through -
Amber - Amber - Dew - Dew -
Seek - Friend - and see -
Heaven is shy of Earth - that's all -
Bashful Heaven - thy Lovers small -
Hide - too - from thee -

    Fuori di vista? E con ciò?
Guarda l'Uccello - lo raggiunge!
Curva su Curva - Svolta su Svolta -
Attorno all'Aria Scoscesa -
Il Pericolo! Cos'è per Lui?
È meglio fallire - là -
Che disputare - qui -

L'Azzurro è Azzurro - in tutto il Mondo -
L'Ambra - Ambra - la Rugiada - Rugiada -
Cerca - Amico - e vedrai -
Il Cielo ha timore della Terra - questo è tutto -
Timido Cielo - i tuoi piccoli Amanti -
Si nascondono - anch'essi - a te -

Anche se il cielo, le verità ultime, sono al di fuori della nostra portata non dobbiamo per questo rinunciare a raggiungerle. Proprio come fa l'uccello, che nei suoi ampi voli si arrampica nell'aria e sembra toccare l'irraggiungibile infinito. Non bisogna aver paura delle domande, dei dubbi, è meglio fallire nella loro ricerca che limitarsi a discutere banalmente solo delle cose che ci sono vicine e sono facili da raggiungere e da capire.
E poi, forse quell'infinito, quel mistero, non è così distante e irraggiungibile. Non è forse vero che in tutto il mondo, anche nelle terre più lontane, un colore, una pietra, un fenomeno naturale sono sempre gli stessi? Forse la distanza è dovuta solo alla ritrosia del cielo verso le cose della terra, una ritrosia vicendevole, visto che molto spesso i piccoli, modesti mortali amerebbero raggiungere il cielo, ma sono anch'essi timidi davanti alla diversità e si nascondono davanti ad essa.
Bello l'attacco, con quella seconda domanda che diventa un'affermazione quasi sprezzante nei confronti di chi ha paura di ciò che è fuori dalla nostra vista fisica, e solo per questo lo considera anche fuori della portata della nostra vista interiore. E anche l'immagine dell'aria scoscesa, una sorta di ripida salita che invece di essere il fianco di una montagna non è altro che l'elemento dove si arrampica senza paura chi vuole raggiungere la vetta del cielo.
Al secondo verso "reach it" può essere letto anche come un imperativo: "raggiungilo", ovvero come un invito a seguire l'uccello nel suo volo verso il cielo infinito; ho preferito però riferire "it" non all'uccello ma al soggetto inespresso del primo verso.


F734 (1863) / J704 (1863)

No matter - now - Sweet -
But when I'm Earl -
Wont you wish you'd spoken
To that dull Girl?

Trivial a Word - just -
Trivial - a Smile -
But wont you wish you'd spared one
When I'm Earl?

I shant need it - then -
Crests - will do -
Eagles on my Buckles -
On my Belt - too -

Ermine - my familiar Gown -
Say - Sweet - then
Wont you wish you'd smiled - just -
Me upon?

    Non importa - ora - Caro -
Ma quando sarò Conte -
Non vorresti aver parlato
A quella insulsa Ragazza?

Una Parola banale - appena -
Un banale - Sorriso -
Non vorresti averne concesso almeno uno
Quando sarò Conte?

Non ne avrò bisogno - allora -
I Cimieri - basteranno -
Le Aquile sui miei Fermagli -
Sulla Cintura - anche -

L'Ermellino - la mia Veste consueta -
Di' - Caro - allora
Non vorresti aver sorriso - appena -
A Me?

I cimieri, l'aquila, l'ermellino sono sicuramente simboli della gloria, ma una gloria che può essere riferita alla vita (il raggiungimento della consapevolezza - vedi la J508-F353) ma anche all'immortalità. In questa poesia possono starci entrambe le cose: il rimpianto di chi non ha saputo dire una parola, anche banale, né concedere un sorriso all'insulsa ragazza che prima o poi diverrà "Conte", può essere sia un richiamo a chi non sa cogliere l'innocenza, sia a chi attende troppo, senza capire che la vita è breve e il non aver concesso o preso qualcosa oggi non significa sempre poterlo fare domani.


F735 (1863) / J737 (1863)

The Moon was but a Chin of Gold
A Night or two ago -
And now she turns Her perfect Face
Upon the World below -

Her Forehead is of Amplest Blonde -
Her Cheek - a Beryl hewn -
Her Eye unto the Summer Dew
The likest I have known -

Her Lips of Amber never part -
But what must be the smile
Upon Her Friend she could confer
Were such Her silver will -

And what a privilege to be
But the remotest Star -
For Certainty she take Her way
Beside Your glimmering Door -

Her Bonnet is the Firmament -
The Valleys - are Her Shoe -
The Stars - the Trinkets at Her Belt -
Her Dimities - of Blue -

    La Luna non era che un Mento Dorato
Una o due Notti fa -
E ora volge la Sua Faccia completa
Sul Mondo quaggiù -

La Sua Fronte è di un Biondo Assoluto -
La Sua Guancia - di Berillio tagliato -
Il Suo Occhio alla Rugiada Estiva
La cosa più simile che io conosca -

Le Sue Labbra Ambrate mai si schiudono -
Ma chissà quale sorriso
A un'Amica potrebbe concedere
Fosse tale il Suo argenteo volere -

E quale privilegio essere
Anche la più remota Stella -
Nella Certezza che la sua strada passerà
Davanti alla Tua baluginante Porta -

Il Suo Berretto è il Firmamento -
Le Valli - sono le Sue Scarpe -
Le Stelle - i Ciondoli alla Sua Cintura -
Le Sue Vesti ornate - d'Azzurro -

Una descrizione della Luna, prima un "mento dorato" e poi nella pienezza del suo splendore, un volto che si affaccia a guarda dall'alto il piccolo mondo di quaggiù. La descrizione è molto minuziosa, ogni volta condita con l'immaginifica fantasia di ED. Via via sono descritte: la faccia, la fronte, la guancia, l'occhio, le labbra, il berretto, le scarpe, i ciondoli alla cintura, le vesti ricamate. E nel mezzo due immagini molto belle: le labbra che restano chiuse, ma chissà quale sorriso sarebbero capaci di dedicare a qualcuno, se solo volessero, e la stella, anche la più remota, che ha comunque il privilegio di vederla passare davanti alla sua baluginante porta.
Al quinto verso ho tradotto "amplest" con "assoluto": mi è sembrata la traduzione italiana più pertinente per quella fronte bionda e anche una parola che si adatta al significato letterale di "amplest": cosa c'è di "più ampio" dell'assoluto?
Nell'ultimo verso c'è la parola: "dimities", che ED usa solo due volte nelle sue poesie, qui e nella J716-F495, dove l'ho tradotta con "tessuto a coste" Qui ho preferito "vesti ornate" anche per la contiguità con quel "of Blue" che ho tradotto "d'Azzurro". D'altronde la definizione del Webster permette di usare entrambe le traduzioni: "A kind of white cotton cloth, ribbed or figured."
Al verso 16 ho scelto la variante "glimmering" al posto di "Palace"; c'era anche un'altra variante: "twinkling", ma ha un significato più "brillante", poco adatto ad una stella remota, per la quale mi sembra più giusto l'aggettivo "baluginante".
Ho sostituito il verso 18: "The Universe - Her Shoe" con la variante " The Valleys - are Her Shoe"; probabilmente ED si è accorta che era più giusto indicare come scarpe delle valli terrene piuttosto che l'universo, anche per distinguere l'alto e il basso in relazione al berretto-firmamento del verso precedente.


F736 (1863) / J738 (1863)

You said that I "was Great" - one Day -
Then "Great" it be - if that please Thee -
Or Small - or any size at all -
Nay - I'm the size suit Thee -

Tall - like the Stag - would that?
Or lower - like the Wren -
Or other hights of other ones
I've seen?

Tell which - it's dull to guess -
And I must be Rhinoceros
Or Mouse
At once - for Thee -

So say - if Queen it be -
Or Page - please Thee -
I'm that - or nought -
Or other thing - if other thing there be -
With just this Stipulus -
I suit Thee -

    Dicesti che "ero Grande" - un Giorno -
Allora "Grande" sia - se così Ti piace -
O Piccola - o di una misura qualunque -
Anzi - sono della misura adatta a Te -

Alta - come un Bue - magari?
O più bassa - come uno Scricciolo -
O altre stature di altri esseri
Che ho visto?

Dimmi quale - è arduo da indovinare -
Ed io devo essere Rinoceronte
O Topo
Allo stesso tempo - per Te -

Perciò dillo - se Regina è -
O Paggio - che piace a Te -
Io lo sarò - o nulla -
O altra cosa - se altra cosa c'è -
Con solo questa Clausola -
Adattarmi a Te -

Consegnarsi all'amato senza condizioni, o meglio con una sola clausola: quella di piacergli, di adattarsi a lui. Quando si ama si è pronti ad essere alti, bassi, rinoceronte, topo, regina, paggio, tutto o nulla, purché si sia ciò che piace all'amato.
ED usa due volte il verbo "to please" ma, soprattutto, due volte il verbo "to suit", che ho tradotto con "adattarsi" per dare l'idea di questa totale identificazione con i desideri della persona che si ama, quasi si volesse aderire come un abito ("to suit" significa anche "vestirsi, rivestire") all'altro fino a diventare una cosa sola.
"Stag" (v. 5) è il maschio del cervo (anche "deer") ma nel Webster c'è anche questa definizione: "In New England, the male of the common ox castrated"; visto che in altre due poesie ED usa "deer" per "cervo" ho tradotto con "bue".


F737 (1863) / J739 (1863)

I many times thought Peace had come
When Peace was far away -
As Wrecked Men - deem they sight the Land -
At Centre of the Sea -

And struggle slacker - but to prove
As hopelessly as I -
How many the fictitious Shores -
Or any Harbor be -

    Molte volte pensai che la Pace fosse arrivata
Quando la Pace era tanto lontana -
Come i Naufraghi - che credono di avvistare la Terra -
Al Centro del Mare -

E lottano stremati - solo per scoprire
Tanto disperatamente come me -
Quanto illusorie le Rive -
O un qualsiasi Porto siano -

Il quarto verso è all'inizio di una lettera a Susan scritta durante il soggiorno di ED a Cambridge per curare i suoi disturbi agli occhi (L294 - settembre 1864).

Poesia venata di profondo pessimismo. La vita sembra donarci talvolta la pace, la serenità, ma poi ci accorgiamo sempre che non è altro che un'illusione, come quella del naufrago, lontano da ogni terra, che sembra scorgere ovunque rive che esistono soltanto nella sua immaginazione.
Nel manoscritto c'è un'alternativa per l'ultimo verso: "Before the Harbor be -" che sembra modificare sensibilmente il senso del finale della poesia. La sostituzione di "Quanto illusorie le Rive - / O un qualsiasi Porto siano -" con "Quanto illusorie le Rive - / Prima del (o "di fronte al") Porto siano -" potrebbe infatti trasformare il totale pessimismo della prima stesura (le rive sono illusorie e non c'è nessun porto ad accoglierci) in una sorta di viaggio con molte illusioni/delusioni, ma anche con un approdo finale. Se però interpretiamo quel "Porto" come metafora dell'approdo finale della vita, ovvero la morte, l'apparente guizzo di speranza svanisce.


F738 (1863) / J982 (1865)

No Other can reduce Our
Mortal Consequence
Like the remembering it be Nought -
A Period from hence -

But Contemplation for
Cotemporaneous Nought
Our Mutual Fame - that haply
Jehovah - recollect -

No Other can exalt Our
Mortal Consequence
Like the remembering it exist -
A Period from hence -

Invited from Itself
To the Creator's House -
To tarry an Eternity -
His - shortest Consciousness -

    Nient'Altro può ridurre la Nostra
Importanza Mortale
Come il rammentare che sarà il Nulla
A un Ciclo da ora -

Non altro che Contemplazione di
Contemporanei Nulla
La nostra Mutua Fama - che forse
Geova - ricorderà -

Nient'Altro può esaltare la Nostra
Importanza Mortale
Come il rammentare che sopravviverà -
A un Ciclo da ora -

Invitatasi da Sé
Alla Casa del Creatore -
Per restare in Eterno -
Nella sua - inadeguata Consapevolezza -

Le due edizioni critiche riportano tre versioni di questa poesia:
A) 1863 - manoscritto nei fascicoli;
B) 1865 - manoscritto inviato a Susan;
C) 1865 - altro manoscritto nei fascicoli.
La versione qui riportata è la A). La B) e la C) sono limitate alle prime due strofe, unite nella B) in una strofa unica di otto versi.
Nella B) il settimo e ottavo verso sono modificati in "Our single Competition / Jehovah's Estimate." ("Il nostro singolo Cimento / Il Giudizio di Geova"). Nella C) i due versi sono uguali alla A) ma riportano come variante la lezione di B), con "only" al posto di "single". In entrambe le versioni ridotte "Our" alla fine del primo verso viene spostato all'inizio del secondo.
La differenza di datazione deriva dal fatto che Johnson sceglie la B) come versione principale e indica perciò la data di quest'ultima.

Niente può farci sentire tanto insignificanti come la consapevolezza che in poco tempo ci ridurremo al nulla. Ci resta un'unica speranza: che nell'aldilà ci si rammenti in qualche modo della nostra fama mortale. Solo questa speranza può aiutarci a rivalutare il nostro ciclo di vita, anche se è probabile che l'eventuale parte mortale di noi che sopravviverà alla morte manterrà comunque una consapevolezza inadeguata alla bisogna. Insomma, non illudiamoci che la morte ci darà risposte; al massimo ci concederà di mantenere qualcosa di ciò che eravamo, un qualcosa che però resterà sempre incapace di capire l'ignoto.
La versione intera della poesia è un ondeggiare fra realistico pessimismo e speranzoso ottimismo, in quest'ordine nella prima ottava, rovesciato nella seconda. Nella prima strofa il nulla assoluto che verrà una volta completato il nostro ciclo vitale; poi, nella seconda, la speranza che Dio potrebbe permetterci di portare con noi almeno qualcosa della nostra vita e, perciò, una rivalutazione del nostro breve viaggio nel mondo; nella seconda parte, in modo speculare, prima la sopravvivenza in un ciclo che va oltre quello mortale e poi, in particolare nell'ultimo verso, la sconsolata consapevolezza che, anche se ciò dovesse avvenire, la parte di noi che ci seguirebbe resterebbe comunque inadeguata alla comprensione di quel mistero.
Nelle due versioni ridotte si perde la ripetizione speculare ma resta l'immagine di un nulla che potrebbe essere nutrito dal ricordo, o dal giudizio, divino.


F739 (1863) / J788 (1863)

Joy to have merited the Pain -
To merit the Release -
Joy to have perished every step -
To Compass Paradise -

Pardon - to look upon thy face -
With these old fashioned Eyes -
Better than new - could be - for that -
Though bought in Paradise -

Because they looked on thee before -
And thou hast looked on them -
Prove Me - My Hazel Witnesses
The features are the same -

So fleet thou wert, when present -
So infinite - when gone -
An Orient's Apparition -
Remanded of the Morn -

The Hight I recollect -
'Twas even with the Hills -
The Depth upon my Soul was notched -
As Floods - on Whites of Wheels -

To Haunt - till Time have dropped
His last Decade away,
And Haunting actualize - to last
At least - Eternity -

    Gioia di aver meritato la Pena -
Per meritare la Liberazione -
Gioia di aver penato a ogni passo -
Per Abbracciare il Paradiso -

Perdono - per indugiare sul tuo volto -
Con questi Occhi antiquati -
Meglio dei nuovi - forse - per questo -
Anche se comprati in Paradiso -

Perché essi indugiarono su di te prima -
E tu hai indugiato su di loro -
Provatemi - Miei Castani Testimoni -
Che i lineamenti siano gli stessi -

Così sfuggente eri, quando presente -
Così infinito - quando andasti -
Un'Apparizione d'Oriente -
Richiamata dal Mattino -

L'Altezza ricordo -
Era pari alle Colline -
La Profondità nella mia Anima era incisa -
Come Piene - su Biancori di Ruote -

Ritornare - finché il Tempo non abbia lasciato
La sua ultima Decade cadere,
E il Ritornare si concretizzi - per durare
Almeno - un'Eternità -

Il tema dell'amato perduto si dipana in uno spazio temporale complesso. Si inizia dalla fine, quando le pene sopportate a lungo diventano la gioia della liberazione e l'abbraccio di quel luogo misterioso che è il paradiso. L'incontro è adeguato al luogo: avviene con uno sguardo, che indugia su quel volto con occhi ancora mortali, quelli di prima e non quelli immateriali che si acquistano nell'aldilà, come se ci fosse il bisogno di concretizzare con qualcosa di antiquato, ormai estraneo all'altezza in cui ci si trova, questo incontro tanto agognato. Per questo lei chiede scusa a chi si presume abbia ormai abbandonato ogni parvenza di concretezza, dando a quegli occhi il rango di testimoni del tempo mortale, in cui essi guardavano lui e da lui erano guardati, e chiedendo loro di confermarle che il lui che ha raggiunto è lo stesso che ha pianto. Un riconoscimento che è anche una conferma: lassù non svaniamo nell'indistinto, ma conserviamo, sia pure in uno stato diverso, il nostro essere individuale.
Siamo così a metà della poesia, e qui inizia una sorta di flash-back, che ci riporta indietro, quando lui non era una presenza solida, ferma, ma sfuggente e inafferrabile. Una presenza divenuta poi infinita nello spazio del ricordo, che percorre ciclicamente la nostra memoria come l'apparizione a oriente della luce, richiamata ogni volta dal mattino. E il ricordo è duplice, la sua altezza è pari alle colline e la sua profondità sembra incidere la superficie dell'anima, ma questa immagine interiore si può anche concretizzare nella lapide che svetta sul tumulo e nella fossa scavata per accogliere quel corpo ormai inerte, davanti alla quale il pianto invade i nostri occhi come il ricordo incide nell'anima. A queste due immagini, l'una interiore e l'altra concreta, si torna continuamente durante la vita che ci resta, finché il nostro tempo non giunge finalmente a conclusione e quel tornare si smaterializza nella durata dell'eternità.
Molte le difficoltà di traduzione e interpretazione, ovviamente non risolvibili in senso assoluto, ma soltanto cercando di trovare una lettura complessiva che possa comprenderle in un tutto plausibile.
Ai versi 5, 9 e 10 il verbo "look on" (e l'equivalente "look upon") significa "ritenere, reputare, stimare", o "concepire, ideare, osservare, scrutare, pensare" o anche "essere semplice spettatore"; ho cercato un verbo che potesse comprendere almeno qualcuno di questi significati e ho scelto "indugiare" che, fra l'altro, consente di mantenere la stessa preposizione dell'originale.
Al verso 13 "fleet" significa "di veloce andatura, che si muove con rapidità, agile, lesto, leggero e veloce nel movimento". Qui ho tradotto con "sfuggente" anche per contrasto con "infinito" del verso successivo.
Il verso 20 è molto enigmatico, in particolare per quei "Whites of Wheels (letteralmente "Bianchi di Ruote"). La Bulgheroni ipotizza che potrebbe trattarsi dei "vortici marini orlati di bianco che si formano all'alzarsi della marea". Secondo me, interpretando la strofa come ho fatto sopra, si possono ipotizzare due significati, non alternativi ma complementari. Nella visione "concreta" della visita alla tomba, come la parte bianca degli occhi invasa dalle piene provocate dalle lacrime (qui sono "biancori di ruote" che piangono, diventeranno "castani testimoni" all'arrivo in paradiso e quindi saranno cambiati con quelli "nuovi" una volta indugiato sul volto di lui). Nella visione "interiore" come l'unione di due parole molto usate da ED: "white", il simbolo dell'"immacolato mistero" della poesia J271-F307, e "wheel", la ruota che, insieme alla "circonferenza", rappresenta il ciclico svolgersi della vita e della morte, ovvero, unendo i due termini, "gli immacolati misteri dei ciclici giri della vita" sui quali agiscono le piene del ricordo. Fra l'altro l'unione di queste due parole chiave sembra confermare i contrasti vita-morte e interiorità-concretezza che emergono dalla poesia.
Ai versi 21 e 23 il verbo "to haunt", come transitivo, è definito dal Webster in due modi: "frequentare, visitare a lungo o spesso, essere spesso nelle vicinanze", e "arrivare frequentemente; intromettersi, seccare con frequenti visite, visitare abitualmente" con la precisazione che "il verbo è applicato in particolare agli spettri o alle apparizioni". Come intransitivo la definizione è unica: "essere a lungo nelle vicinanze, visitare o essere presente spesso". Io mi sono rifatto a quest'ultima definizione e ho scelto il verbo "ritornare", sostantivizzato per "haunting", per usare un unico termine e trasmettere comunque l'idea di questa continua visita, di questo continuo ritorno che dura finché il tempo non ha terminato il suo corso, un'immagine ciclica che peraltro si lega in modo naturale ai "Whites of Wheels" che la precedono.


F740 (1863) / J789 (1863)

On a Columnar Self -
How ample to rely
In Tumult - or Extremity -
How good the Certainty

That Lever cannot pry -
And Wedge cannot divide
Conviction - That Granitic Base -
Though None be on our Side -

Suffice Us - for a Crowd -
Ourself - and Rectitude -
And that Assembly - not far off
From furthest Spirit - God -

    Su un Io Colonna -
Quant'è comodo confidare
Nel Tumulto - o allo Stremo -
Quant'è bella la Certezza

Che Leva non possa scardinare -
E Cuneo non possa spezzare
La Convinzione - Quella Granitica Base -
Benché Nessuno sia al nostro Fianco -

Ci basta - al posto di una Folla -
Il nostro Io - e la Rettitudine -
E quell'Assemblea - non lontana
Dal più remoto Spirito - Dio -

La Bulgheroni ci informa che "è stata letta come un ironico commento alla teoria della 'self reliance' - o fiducia in sé stessi - di Emerson."
Effettivamente i termini usati, dal "Columnar Self" del primo verso al "Granitic Base" del settimo, fanno pensare di più a una ironica presa di distanza che a un'esaltazione di un Io che, paragonato a una colonna e a una base di granito, sembra più inamovibile e inerte che fermo e saldo nella sua rettitudine. Un ulteriore indizio di questa ironia è nell'ultima strofa, dove ED cita le tre cose che dovrebbero bastarci al posto della folla (ovvero del mondo concreto che ci circonda): il nostro io, la rettitudine e gli spiriti celesti; un elenco volutamente convenzionale, che lascia fuori tutto ciò che riempie, nel bene e nel male, la nostra esistenza. È come se ED ci dicesse: basare tutto sulla "colonna" del proprio io può anche essere comodo e gratificante, può difenderci dai mali del mondo, ma può essere anche molto noioso.
Se però leggiamo la poesia senza immaginare che gli esempi usati siano ironici, possiamo anche interpretarla alla lettera, ovvero che un io saldo, retto, che si occupa più dello spirito che della carne, è quello che ci può aiutare nei momenti in cui ci troviamo davanti ai tumulti dell'esistenza, dandoci la certezza che le nostre convinzioni interiori non potranno essere scardinate o spezzate dalla prima leva o dal primo cuneo che passa.


F741 (1863) / J790 (1863)

Nature - the Gentlest Mother is,
Impatient of no Child -
The feeblest - or the waywardest -
Her Admonition mild -

In Forest - and the Hill -
By Traveller - be heard -
Restraining Rampant Squirrel -
Or too impetuous Bird -

How fair Her Conversation -
A Summer Afternoon -
Her Household - Her Assembly -
And when the Sun go down -

Her Voice among the Aisles
Incite the timid prayer
Of the minutest Cricket -
The most unworthy Flower -

When all the Children sleep -
She turns as long away
As will suffice to light Her lamps -
Then bending from the Sky -

With infinite Affection -
And infiniter Care -
Her Golden finger on Her lip -
Wills Silence - Everywhere -

    La Natura - è la Madre più Gentile,
Con nessun Figlio impaziente -
Il più debole - o il più ribelle -
Il Suo Monito pacato -

Nella Foresta - e in Collina -
Dal Viaggiatore - è udito -
Trattenere lo Scoiattolo Sfrenato -
O l'Uccello troppo impetuoso -

Com'è bella la Sua Conversazione -
Un Pomeriggio d'Estate -
La Sua Famiglia - la Sua Compagnia -
E quando il Sole tramonta -

La Sua Voce tra le Navate
Incita la timida preghiera
Del Grillo più minuscolo -
Del Fiore più meschino -

Quando tutti i Figli dormono -
Lei s'allontana quel tanto
Che basta ad accendere i Suoi lumi -
Poi affacciandosi dal Cielo -

Con infinito Affetto -
E infinita Cura -
Il dito Dorato sulle labbra -
Chiede Silenzio - Dappertutto -

Un'ode alla natura, una sorta di racconto che si snoda come fosse la giornata di una madre dolce e paziente. La sua voce è quella che regola i ritmi degli animali ma anche quella con la quale è piacevole conversare un pomeriggio d'estate o quella che, non dimenticando nessuno dei suoi figli, incita alla preghiera serale il più minuscolo dei i grilli o il meno appariscente dei fiori. E quando ormai è sera si preoccupa di accendere le luci delle stelle e chiede il silenzio che favorisce il riposo.
Al verso 11 "Household" può significare "famiglia, ambiente familiare" ma anche "conduzione della casa". Ho tradotto con "famiglia" perché credo che qui ED stia parlando della natura non come concetto generale, una "madre" che in questo senso sarebbe anche nostra, ma come l'insieme dei fenomeni naturali che ci circondano: le piante, gli animali, i fenomeni atmosferici, visti proprio come facenti parte della famiglia di cui la natura è madre.


F742 (1863) / J720 (1863)

No Prisoner be -
Where Liberty -
Himself - abide with Thee -
    Mai Prigioniero sarai -
Ove la Libertà -
Abiti - in Te -

Non ci sono catene che possano legare un'anima libera. Se hai in te la libertà, se la senti come parte integrante della tua persona, anche le sbarre più poderose non potranno rinchiuderti.


F743 (1863) / J721 (1863)

Behind Me - dips Eternity -
Before Me - Immortality -
Myself - the Term between -
Death but the Drift of Eastern Gray,
Dissolving into Dawn away,
Before the West begin -

'Tis Kingdoms - afterward - they say -
In perfect - pauseless Monarchy -
Whose Prince - is Son of none -
Himself - His Dateless Dynasty -
Himself - Himself diversify -
In Duplicate divine -

'Tis Miracle before Me - then -
'Tis Miracle behind - between -
A Crescent in the Sea -
With Midnight to the North of Her -
And Midnight to the South of Her -
And Maelstrom - in the Sky -

    Dietro di Me - sprofonda l'Eternità -
Davanti a Me - l'Immortalità -
Io - il Confine fra le due -
La Morte solo il Fluire di Grigio d'Oriente,
Che si dissolve in Aurora,
Prima che l'Ovest appaia -

C'è un Regno - dopo - dicono -
In perfetta - ininterrotta Monarchia -
Il cui Principe - di nessuno è Figlio -
Lui stesso - la Sua Dinastia Senza Tempo -
Sé - da Sé diversifica -
In Duplicato divino -

È Miracolo davanti a Me - allora -
È Miracolo dietro - in mezzo -
Una Falce di Luna nel Mare -
Con Mezzanotte al Suo Nord -
E Mezzanotte al Suo Sud -
E il Maelstrom - nel Cielo -

Ricca di suggestioni, dubbi teologici, immagini che appaiono e scompaiono come il grigio d'oriente.
Non siamo altro che un confine, là dove termina l'eternità che ci ha preceduti e l'immortalità che ci è promessa. La morte, ovvero la materializzazione di questo confine così effimero, ci coglie sempre in quella che a noi appare l'aurora della nostra esistenza, non ci dà mai il tempo di vedere quell'occidente che sappiamo esistere, ma che teniamo sempre lontano dai nostri pensieri.
E dopo, che accade? Si dice (questo eretico e dubbioso "they say" è una costante di ED quando parla del divino) che dopo ci sarà il regno eterno, con un principe assai singolare, padre e figlio allo stesso tempo, senza avi o posteri, che può diversificare la propria divinità solo replicando se stesso (al verso 9, come Bacigalupo e la Virgillito, ho tradotto "di nessuno è Figlio" visto che il più letterale "è Figlio di nessuno" - usato da Errante - ha in italiano una connotazione spregiativa).
E la vita, che ha un miracolo davanti a sé e un miracolo dietro di sé (l'immortalità che l'attende e l'eternità che l'ha preceduta) sta lì, nel mezzo, come un'effimera falce di luna che si rispecchia nel mare (qui ED dice "crescent", che propriamente sarebbe "luna crescente", ma Webster dice "It is applied to the old or decreasing, in a like state." - quel "like state" è appunto una falce di luna sia crescente che calante - e poi mi piaceva "falce", perché ha una connotazione di morte che non sfigura) con la notte che incombe a sud e a nord e il maelstrom del dubbio che percorre il suo cielo.
La poesia è pervasa da una sensazione di incertezza che si esplicita in immagini sempre non definite: il grigio d'oriente che si dissolve, il "they say" del settimo verso, l'indefinibile pluralità e unità divina, la tremolante falce di luna sul mare, ma, soprattutto, da un'incertezza che chiamerei "topografica". Nella prima e nell'ultima strofa, infatti, appaiono indicazioni spaziali sempre diverse: nella prima, dietro, davanti, oriente, ovest; nell'ultima, davanti, dietro, nord, sud, sopra (il cielo). È un po' come se ci guardassimo smarriti intorno, con lo sguardo che si volge dappertutto, senza mai riuscire a trovare un punto fermo. Un'incertezza che viene ulteriormente accresciuta nell'ultimo verso, dove il maelstrom (un termine nordico che indica un gorgo, un vortice, un mulinello nel mare) drammatizza d'improvviso l'apparente, anche se fuggevole, placida immagine della luna che si specchia nel mare, ma trasportando in cielo questo fenomeno marino, che diventa metafora del vorticoso e inafferrabile scorrere della vita ma anche dell'accavallarsi di dubbi e domande che scorrono nell'animo dell'uomo quando rivolge in alto il suo sguardo.


F744 (1863) / J671 (1863)

She dwelleth in the Ground -
Where Daffodils - abide -
Her Maker - Her Metropolis -
The Universe - Her Maid -

To fetch Her Grace - and Hue -
And Fairness - and Renown -
The Firmament's - To pluck Her -
And fetch Her Thee - be mine -

    Ha preso dimora nel Terreno -
Dove le Giunchiglie - abitano -
Il Suo Creatore - la Sua Metropoli -
L'Universo - la Sua Domestica -

Modellarne la Grazia - e il Colore -
E la Purezza - e la Fama -
È compito del Firmamento - Coglierlo -
E portarlo a Te - sia il mio -

Nell'edizione Johnson, oltre al manoscritto nei fascicoli riportato sopra, è citata una copia inviata a Susan. Nell'edizione Franklin vengono citate altre due copie. Una inviata a Louise e Frances Norcross nel 1863, di cui rimangono i primi due versi trascritti da Frances con l'indicazione: "Con un Croco."; l'altra, firmata "Emily", spedita intorno alla primavera dello stesso anno a un destinatario sconosciuto. Su quest'ultima sono ancora visibili i resti di un fiore, apparentemente un croco. In quest'ultima copia c'è una variante al verso5: "Light" ("Luce") al posto di "Grace".

Una delle poesie-biglietto che accompagnavano il dono di un fiore. Il terzo verso dovrebbe essere letto come: il creatore di questo fiore è la sua metropoli, ovvero la natura che la circonda.


F745 (1863) / J722 (1863)

Sweet Mountains - Ye tell Me no lie -
Never deny Me - Never fly -
Those same unvarying Eyes
Turn on Me - when I fail - or feign,
Or take the Royal names in vain -
Their far - slow - Violet Gaze -

My Strong Madonnas - Cherish still -
The Wayward Nun - beneath the Hill -
Whose service - is to You -
Her latest Worship - When the Day
Fades from the Firmament away -
To lift Her Brows on You -

    Dolci Montagne - Voi non Mi mentite -
Mai mi rinnegate - Mai fuggite -
Quegli stessi immutabili Occhi
Si volgono a Me - quando fallisco - o fingo,
O assumo invano nomi Regali -
Col loro remoto - lento - Sguardo Violetto -

Mie Forti Madonne - abbiate sempre Cura -
Della Monaca Ribelle - sotto la Collina -
La cui devozione - è per Voi -
Il suo ultimo Rito - Quando il Giorno
Svanisce via via dal Firmamento -
Alzare il Ciglio su di Voi -

ED si definisce "monaca ribelle" e si rivolge, in una sorta di panteistica ricerca del divino, a quelle montagne che appaiono come ciò che di più possente e duraturo c'è nel mondo (vedi anche la J666-F752), l'unica cosa che, pur nella sua finitezza terrena, merita l'adorazione che si riserva al divino (vedi l'uso di "service" e "worship" nel nono e decimo verso).
La poesia è costruita col ritmo di una invocazione, di un inno, con le sillabe finali che hanno pochissime variazioni fonetiche (ai, ai, ais, ein, ein, eis, il, il, iu, ei, ei, iu).
Come al solito, molto belle le immagini che ED utilizza per descrivere la placida potenza delle montagne (gli immutabili occhi col remoto e lento sguardo violetto), l'effimera vanità umana (assumo invano nomi regali), l'ardito collegamento col divino (forti madonne), la sua voglia di credere frustrata dal dubbio (monaca ribelle), il tramonto (quando il giorno svanisce via via dal firmamento).


F746 (1863) / J723 (1863)

It tossed - and tossed -
A little Brig I knew - o'ertook by Blast -
It spun - and spun -
And groped delirious, for Morn -

It slipped - and slipped -
As One that drunken - stept -
It's white foot tripped -
Then dropped from sight -

Ah, Brig - Good Night
To Crew and You -
The Ocean's Heart too smooth - too Blue -
To break for You -

    Rollava - e rollava -
Un piccolo Brigantino a me noto - colto dalle Raffiche -
Girava - e girava -
E cercava delirante, il Mattino -

Scivolava - e scivolava -
Come Uno che ubriaco - cammina -
Il suo bianco piede inciampò -
Poi sparì dalla vista -

Ah, Brigantino - Buona Notte
Alla Ciurma e a Te -
Il Cuore dell'Oceano troppo levigato - troppo Azzurro -
Da infrangere per Te -

C'è un brigantino sul mare che affronta la tempesta. Ma non è una nave qualsiasi, è qualcosa che io conosco bene. Può essere la mia vita, o la vita di un altro, che cerca il luminoso rifugio del mattino, della luce del sole che spezza le tenebre del mare infuriato. Ma il tentativo non riesce, la nave continua a girare su stessa, scivola via inciampando come un ubriaco. E poi sparisce nel mare, quel mare azzurro, liscio come l'olio, con un cuore troppo indifferente per aprirsi e farla riemergere.
L'ultimo verso può essere inteso in due modi, comunque simili nella sostanza. Quello che ho già detto: l'algido cuore del mare che è indifferente alla sorte del brigantino e lo inghiotte senza rimorsi, ma anche: il cuore del mare non ha le increspature di quello umano, è troppo liscio per essere toccato dalle disgrazie del brigantino ed evitare il naufragio. Le due interpretazioni sono entrambe legittime, visto che "to break" significa sia "spezzare, rompere" che "fermare, interrompere". In quest'ultimo significato si potrebbe tradurre con "per fermarsi a causa tua".
Volevo mantenere questa ambiguità, ma non ho trovato un verbo adatto: ho usato "infrangere", che fa propendere per il primo significato ma, in senso figurato, può anche dare un'idea del secondo (un cuore che si infrange - in un certo senso si scioglie - per la pietà).
Ovviamente, non è detto che debba per forza esserci una metafora dietro il brigantino. La poesia mantiene la sua bellezza anche considerandolo soltanto la descrizione di un naufragio; ma quel "I knew" del secondo verso è un segnale abbastanza chiaro del fatto che non si sta parlando solo di un'anonima nave nella tempesta.


F747 (1863) / J724 (1863)

It's easy to invent a Life -
God does it - every Day -
Creation - but the Gambol
Of His Authority -

It's easy to efface it -
The thrifty Deity
Could scarce afford Eternity
To Spontaneity -

The Perished Patterns murmur -
But His Perturbless Plan
Proceed - inserting Here - a Sun -
There - leaving out a Man -

    È facile inventare una Vita -
Dio lo fa - ogni Giorno -
La Creazione - solo il Ghiribizzo
Della Sua Autorità -

È facile cancellarla -
La parsimoniosa Deità
Può difficilmente elargire l'Eternità
Alla Spontaneità -

Gli Esemplari Estinti mormorano -
Ma il Suo Imperturbabile Piano
Procede - introducendo Qui - un Sole -
Là - escludendo un Uomo -

L'eretica rappresentazione di un dio giocherellone e parsimonioso, assolutamente indifferente ai frutti della sua creazione, siano essi il sole o un uomo. Al verso 3 ho tradotto "gambol" (letteralmente "capriola, saltello, scherzo giocoso") con "ghiribizzo": mi sembra adatto allo spirito quasi scanzonato - eppure così sottilmente tragico - dei versi.


F748 (1863) / J791 (1863)

God gave a Loaf to every Bird -
But just a Crumb - to Me -
I dare not eat it - tho' I starve -
My poignant luxury -

To own it - touch it -
Prove the feat - that made the Pellet mine -
Too happy - in my Sparrow's chance -
For Ampler Coveting -

It might be Famine - all around -
I could not miss an Ear -
Such Plenty smiles upon my Board -
My Garner shows so fair -

I wonder how the Rich - may feel -
An Indiaman - An Earl -
I deem that I - with but a Crumb -
Am Sovereign of them all -

    Dio ha dato un Pane a ogni Uccello -
Ma solo una Briciola - a Me -
Non oso mangiarla - anche se affamata -
Mia intensa voluttà -

Possederla - toccarla -
Essa prova l'impresa - che fece mia la Pallina -
Troppo felice - nella mia sorte di Passero -
Per più Ampia Bramosia -

Potrebbe esserci Carestia - tutt'intorno -
Non mi mancherebbe una Spiga -
Tanta Abbondanza sorride sulla mia Tavola -
Il Granaio appare così bello -

Mi chiedo come i Ricchi - possano sentirsi -
Un Maharaja - Un Conte -
Sento che - con solo una Briciola -
Sono Sovrana di tutti loro -

Una sola briciola d'amore basta a riempire una vita. Si ha quasi paura di consumarla, anche se il desiderio è tanto. Già il solo fatto di averla, di poterla toccare, dimostra che chi la possiede l'ha meritata e placa ogni altro desiderio, per intenso che possa essere. Quel possesso difende da qualsiasi carestia, perché porta l'abbondanza in quel granaio dei sentimenti che è l'anima. Non c'è ricchezza che possa eguagliarla, e quella briciola così apparentemente insignificante rende un sovrano chi ha la sorte di possederla.
Al verso 7 ho scelto la variante "in" al posto di "for". Probabile che ED abbia voluto eliminare la ripetizione di "for", che appare anche nel verso successivo.


F749 (1863) / J725 (1863)

Where Thou art - that - is Home -
Cashmere - or Calvary - the same -
Degree - or Shame -
I scarce esteem Location's Name -
So I may Come -

What Thou dost - is Delight -
Bondage as Play - be sweet -
Imprisonment - Content -
And Sentence - Sacrament -
Just We two - meet -

Where Thou art not - is Wo -
Tho' Bands of Spices - row -
What Thou dost not - Despair -
Tho' Gabriel - praise me - Sir -

    Dove Tu sei - quella - è Casa -
Kashmir - o Calvario - lo stesso -
Rango - o Vergogna -
Ho scarsa considerazione del Nome del Posto -
Purché possa Venirci -

Ciò che Tu fai - è Delizia -
La Schiavitù come un Gioco - sarebbe dolce -
La Prigionia - Contentezza -
E la Condanna - un Sacramento -
Se solo Noi due - c'incontrassimo -

Dove Tu non sei - è Dolore -
Anche se Compagini di Aromi - si diffondessero -
Ciò che Tu non fai - Disperazione -
Anche se Gabriele - mi lodasse - Signore -

Il significato è chiaro, espresso attraverso l'uso di contrasti e delle consuete immagini fantasiose: le compagini di aromi che si diffondono nell'aria, la schiavitù dolce come un gioco, le lodi del maggiore tra gli angeli. Ma qualsiasi cosa, anche la più brutta, non riuscirebbe a rovinare il posto dove c'è l'amato, così come niente potrebbe sostituire la sua assenza.
Al verso 12 "row" è "remare"; ho tradotto pensando al significato del sostantivo: "riga, fila, schiera".


F750 (1863) / J726 (1863)

We thirst at first - 'tis Nature's Act -
And later - when we die -
A little Water supplicate -
Of fingers going by -

It intimates the finer want -
Whose adequate supply
Is that Great Water in the West -
Termed Immortality -

    Abbiamo sete dapprima - è una Legge di Natura -
E più tardi - al momento di morire -
Un po' d'Acqua supplichiamo -
Da dita che passano -

È il segno di un più sottile bisogno -
Per il quale adeguata provvista
È quella Grande Acqua ad Ovest -
Definita Immortalità -

La sete di sapere ci accompagna per tutta la vita. È un'esigenza che sentiamo sin dall'inizio, e quando stiamo per morire il nostro ultimo atto è supplicare ancora un'ultima goccia che riesca a placare quella sete. E la nostra sete di conoscere, di sapere, di capire le cose mortali non è che il segno di un bisogno più sottile, più acuto, quello che potrà essere soddisfatto solo dalla grande, misteriosa, inafferrabile acqua che si stende al di là dell'occidente, quel grande mare, forse oscuro, forse accogliente, forse inesistente, che viene definito immortalità.
Al verso 5 c'è quel "finer" che può essere tradotto in molti modi. La Guidacci, nei Meridiani, traduce con "più alto", la Lanati con "più sottile". Ho preferito quest'ultima scelta perché è più sfumata, visto che anche in italiano è una parola che ha diversi significati: "che ha uno scarso spessore; acuto, perspicace; minuzioso; scrupolo eccessivo", molto simili a quelli di una delle definizioni del Webster (la n. 14 su un totale di 17): "Excellent; superior; brilliant or acute; as a man of fine genius"; ho inteso il termine come un bisogno legato alla "sottigliezza" della nostra intelligenza, che non si accontenta di risposte parziali, ma ambisce a svelare il mistero più profondo: quello della morte.
Al verso 7 "supply" è tradotto con "risposta" da Margherita Guidacci e "ricompensa" da Barbara Lanati: ho preferito la traduzione letterale ("provvista"), che mi è sembrata una parola adeguata sia al significato del verso, sia a quella "Grande Acqua" che dovrebbe essere la fonte inesauribile in grado di placare la nostra sete.