Emily Dickinson

The Complete Poems
Tutte le poesie

F1101 - 1150

Traduzione e note di Giuseppe Ierolli


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Appendice

Indice Franklin
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F1101 (1865) / J1085 (1866)

If Nature smiles - the Mother must
I'm sure, at many a whim
Of Her eccentric Family -
Is She so much to blame?
    Se la Natura sorride - dovere di Madre
Ne sono certa, di fronte ai tanti capricci
Della Sua eccentrica famiglia -
È così tanto da biasimare?

Il contrario della natura matrigna, qui madre comprensiva che sorride davanti ai molti capricci della sua variegata ed eccentrica famiglia.
La retorica domanda finale afferma la forza del sorriso rispetto ad un'educazione convenzionale che privilegia l'arcigno rimprovero.


F1102 (1865) / J1097 (1866)

Dew - is the Freshet in the Grass -
'Tis many a tiny Mill
Turns unperceived beneath - our feet
And Artisan lies still -

We spy the Forests and the Hills
The Tents to Nature's Show
Mistake the Outside for the in
And mention what we saw.

Could Commentators on the Sign
Of Nature's Caravan
Obtain "Admission" as a Child
Some Wednesday Afternoon.

    La Rugiada - è la Piena nell'Erba -
Come tanti piccoli Mulini
Che ruotano inavvertiti sotto - i nostri piedi
E l'Artigiano riposa inattivo -

Spiamo le Foreste e le Colline
Le Tende dello Spettacolo Naturale
Scambiamo l'Esterno per l'interno
E diciamo che cosa abbiamo visto.

Potessero i Commentatori del Segno
Della Carovana Naturale
Ottenere un "Ingresso" come un Bimbo
Certi Mercoledì Pomeriggio.

La copia riportata sopra è nei fascicoli. Un'altra, con il testo uguale ma limitata alle ultime due strofe, fu inviata a Susan.

La rugiada è come una piena che allaga l'erba, come se un serie di minuscoli mulini ruotasse sotto i nostri piedi mentre il creatore riposa e lascia fare alla natura. Quando guardiamo questi spettacoli naturali, dobbiamo essere consapevoli di poter vedere soltanto la parte visibile, quella che siamo in grado di descrivere, e non l'intimo significato della natura. Eppure c'è sempre chi cerca i segni più riposti di questi spettacoli che la natura ci offre, li cerca e poi tenta di descriverli; chissà se costoro riusciranno a guadagnare un biglietto d'ingresso , come quelli che si regalano ad un bimbo per uno spettacolo pomeridiano che, probabilmente, lo farà sognare.
Le tre strofe, pur legate da un filo che le congiunge, appaiono quasi autonome. Nella prima un'immagine insolita (come quasi tutte le immagini di ED): la rugiada che sembra sgorgare dall'erba, come fosse un fiume in piena mescolato da minuscoli mulini che si agitano sotto i nostri piedi, uno spettacolo minimo, quasi impercettibile, che non richiede l'intervento di un artigiano, di un creatore, per manifestarsi. Nella seconda è come se la natura fosse una stanza riparata da tende (e le sue tende sono le foreste e le colline): possiamo vederle ma sbaglieremmo se le considerassimo il tutto, sono soltanto l'esterno di qualcosa che di solito ci è precluso. Nella terza sembra che si parli di coloro che cercano di scavare di più, che cercano di commentare i segni che lascia la carovana della natura, nel tentativo di saperne di più, di ricavare da quei segni i significati più riposti; per questi (forse i poeti? gli scienziati? coloro che cercano "virtute e canoscenza"?) forse sarà più facile ottenere il biglietto d'ingresso allo spettacolo finale, quando potremo guardare finalmente dentro e capire che cosa c'è veramente in quella così ben riparata.
Il mercoledì pomeriggio dell'ultimo verso potrebbe riferirsi a una qualche consuetudine riguardante spettacoli per bambini (magari un circo, o le giostre).


F1103 (1865) / J1071 (1866)

Perception of an Object costs
Precise the Object's loss -
Perception in itself a Gain
Replying to it's price -

The Object absolute, is nought -
Perception sets it fair
And then upbraids a Perfectness
That situates so far -

    La percezione di un Oggetto costa
Esattamente la perdita dell'Oggetto -
La percezione in sé un Guadagno
Corrispondente al suo prezzo -

L'Oggetto assoluto, è nullità -
La percezione lo rende bello
E poi biasima una Perfezione
Che situa così lontano -

La versione riportata sopra è nei fascicoli. Un'altra copia, identica a parte la mancanza di suddivisione in strofe, fu invitata a Susan. Nella copia dei fascicoli sono indicate due varianti: al verso 2 "more oft -" ("più spesso -") al posto di "Precise" e l'ultimo verso riscritto così: "that 'tis so Heavenly far -" ("che è così Celestialmente lontana -").

Errante (1956) scrive: "Emily ha letto Kant? parrebbe di sì: lo si studiava a quei tempi nelle scuole di Amherst." Effettivamente l'oggetto in sé e l'esistenza attraverso la percezione sono concetti che hanno un profumo kantiano. La prima strofa è divisa in due distici speculari che sembrano annullarsi a vicenda, visto che la percezione di un oggetto comporta la perdita della sua purezza concettuale, compensata da un guadagno esattamente equivalente, che corrisponde alla conoscenza razionale. Nella seconda il ragionamento è simile: la "bellezza" della percezione consapevole, che dona concretezza alla "nullità" di un oggetto ideale, è a sua volta compensata, stavolta in negativo, dall'anelito naturale ad una irraggiungibile perfezione, che ci sembra di poter cogliere soltanto in un oggetto ideale, non toccato dalla caducità della concretezza.
Se consideriamo le ultime parole di ogni strofa: "costs, loss, gain, price" per la prima e "nought, fair, perfectness, far" per la seconda, vediamo che in una c'è una contabilità quasi ragionieristica, mentre nell'altra il dare e l'avere tendono all'astrattezza. Fatto poi il conto delle perdite e dei profitti delle due strofe, arriviamo da una parte ad un concreto bilancio in pareggio e dall'altra a ciò che ED chiamerebbe "circonferenza": una figura geometrica perfetta (perché chiusa in se stessa e senza contaminazioni) ma in un certo senso nulla, perché non porta da nessuna parte.


F1104 (1865) / J1104 (1866)

The Crickets sang
And set the Sun
And Workmen finished one by one
Their Seam the Day upon -

The Bee had perished from the Scene
And distant as an Order done
And doubtful as Report upon
The Multitudes of Noon -

The low Grass loaded with the Dew
The Twilight leaned as Strangers do
With Hat in Hand, polite and new
To stay as if, or go -

A Vastness, as a Neighbor, came -
A Wisdom without Face or Name -
A Peace, as Hemispheres at Home
And so, the Night became -

    I Grilli cantavano
E tramontava il Sole
E gli Operai concludevano uno ad uno
Il loro Contatto con il Giorno -

L'Ape era svanita dalla Scena
E distanti come un Ordine eseguito
E incerte come Cronache immediate
Le Moltitudini del Mezzogiorno -

L'Erba bassa si colmò di Rugiada
Il Crepuscolo s'inchinò come fanno gli Estranei
Col Cappello in mano, cortesi e spaesati
Sul restare, o andare -

Una Vastità, come un Vicino, venne -
Una Saggezza senza Volto o Nome -
Una Pace, come Emisferi in Casa
E così, la Notte prese forma -

Ho scelto la versione lunga di questa poesia, quella contenuta nei fascicoli. Ci sono altre due copie (una rimasta in possesso di ED e l'altra inviata l'anno dopo a Susan) nelle quali manca la seconda strofa e al verso 10 (verso 6 nelle copie corte) "stood" (segnato come variante nei fascicoli) sostituisce "leaned".
Johnson ipotizza che ED abbia eliminato la strofa "forse consapevole della sua indeterminatezza [vagueness]".

Il racconto di un tramonto, con il grillo che inizia a cantare, gli operai che tornano a casa, l'ape che esce di scena, la frenetica attività del giorno che si allontana, la rugiada che copre l'erba, il crepuscolo che sembra incerto sul da farsi, e, infine, la notte che prende forma, contraddistinta da tre parole che ne indicano la calma e misteriosa grandezza: vastità, saggezza, pace.
Al verso 4 "Seam" significa "cucitura", ma nel Webster c'è anche, come significato originario, "Incontrarsi, riconciliarsi, riunirsi". Ho perciò interpretato in senso figurato come un concludere il contatto, il legame con il giorno.
La seconda strofa (come dice Johnson) è molto ambigua. Non è ben chiaro se i due versi centrali di riferiscano all'ape che li precede o alle moltitudini che li seguono. Mi è sembrato più logico interpretarli come riferiti alle moltitudini, nel senso di "quando viene la notte le moltitudini del mezzogiorno, ovvero la ricchezza di attività del giorno, diventano distanti come qualcosa che è ormai terminato e incerte come quando si racconta un avvenimento appena accaduto.". Per questo ho tradotto "upon" con "immediate" interpretando liberamente un significato del Webster: "In; during the time of".
Al verso 11 ho tradotto "new" con "spaesati" (anche qui interpretando in senso figurato il significato della parola) per stabilire un collegamento con il verso successivo.


F1105 (1865) / J1098 (1866)

Of the Heart that goes in, and closes the Door
Shall the Playfellow Heart complain
Though the Ring is unwhole, and the Company broke
Can never be fitted again?
    Del Cuore che entra, e chiude la Porta
Deve il Cuore Compagno di Giochi dolersi
Anche se l'Anello non è più integro, e l'Unione spezzata
Non potrà mai essere ricomposta?

Quando qualcuno si allontana da noi, quando un amore, un'amicizia, finiscono perché uno dei due decide di rompere l'unione, è giusto dolersi, pur sapendo che un anello ormai rotto non potrà mai essere aggiustato?


F1106 (1865) / J1077 (1866)

These are the Signs to Nature's Inns -
Her invitation broad
To Whosoever famishing
To taste her mystic Bread -

These are the rites of Nature's House -
The Hospitality
That opens with an equal width
To Beggar and to Bee

For Sureties of her staunch Estate
Her undecaying Cheer
The Purple in the East is set
And in the North, the Star -

    Questi sono i Segnali per le Locande della Natura -
Il suo aperto invito
A Chiunque sia affamato
A gustare il suo mistico Pane -

Questi sono i riti della Casa della Natura -
L'Ospitalità
Che apre con uguale ampiezza
Al Mendicante e all'Ape

Come Garanti dei suoi solidi Beni
Delle sue immarcescibili Vivande
Il Porpora a Oriente è posto
E a Settentrione, la Stella -

La natura è la locanda che ospita tutti, senza distinzioni, profondendo a piene mani il cibo e la bellezza a chi è affamato dell'uno e dell'altra. I suoi beni sono solidi e duraturi, le vivande con cui imbandisce la nostra tavola non conoscono decadimento, perché sempre rinnovate, e due sono i guardiani che garantiscono per lei: il sole che sorge ad oriente e illumina di purpurea bellezza il giorno, e la stella del nord, che impedisce alla notte di sprofondare nel buio.
Al verso 10 il termine "cheer" ha diversi significati. Il principale è "gioia, gaiezza, baldoria" ma significa anche "ospitalità, provviste per una festa". Ho preferito tradurre con quest'ultimo significato perché l'ho collegato ai riferimenti al cibo della prima strofa (famishing, bread) e soprattutto alla parola che lo precede: "undecaying" (che non decade, non marcisce).


F1107 (1865) / J1099 (1866)

My Cocoon tightens - Colors tease -
I'm feeling for the Air -
A dim capacity for Wings
Demeans the Dress I wear -

A power of Butterfly must be -
The Aptitude to fly
Meadows of Majesty concedes
And easy Sweeps of Sky -

So I must baffle at the Hint
And cipher at the Sign
And make much blunder, if at last
I take the clue divine -

    Il Bozzolo stringe - i Colori irritano -
Sto percependo l'Aria -
Un'incerta capacità d'Ali
Svilisce l'Abito che indosso -

Una facoltà della Farfalla dev'essere -
L'Attitudine al volo
Praterie di Maestà concede
E facili Distese di Cielo -

Così devo ingannarmi al Cenno
E decifrare il Segno
E fare molti errori, se alla fine
Afferro il bandolo divino -

Il bruco sta diventando farfalla. Il bozzolo è diventato stretto, i colori irritano la creatura che sta per trasformarsi ("colors" significa letteralmente "colori", ma usato al plurale significa - come in italiano - anche bandiera, insegna, come quando noi diciamo "i colori di una nazione"; in questo caso il doppio significato fa pensare alle ali della farfalla, colorate e che somigliano ad una bandiera che sventola, ali che, costrette ancora nello stretto bozzolo, danno fastidio al bruco-farfalla). Ma già il mondo esterno comincia a essere percepito, la farfalla esce dal bozzolo, già vestita del suo abito da adulta, ancora però svilito dall'incertezza nell'usare quelle ali che stanno cominciando a estendersi, ad acquistare la facoltà tipica di una farfalla, quell'attitudine al volo che permette di guardare dall'alto la terra, facendola diventare maestosamente estesa, e di guadagnare con facilità le distese del cielo ("sweeps" significa "atto di spazzare" - sia nel senso di spazzare con la scopa che di spazzare via -, ma anche la curva di un remo in una vogata o una direzione non rettilinea; in questo caso perciò è da intendersi come l'immagine del volo di una farfalla; un po' difficile da rendere, e così ho preferito tradurre con "facili distese di cielo" che credo dia comunque l'idea di una presa di possesso del cielo attraverso il volo).
Dopo queste prime due strofe, in cui assistiamo alla nascita di una farfalla, ecco che ED ci dà, con l'ultima, la chiave dei versi: la laboriosa conquista del cielo di un bruco diventato farfalla è la stessa che dobbiamo vivere noi per riuscire, alla fine, ad afferrare il bandolo della matassa divina, prima assimilando i labili e incerti cenni della natura, di solito ingannevoli perché ci danno soltanto la superficie delle cose, e poi cercando di decifrare con la mente i simboli enigmatici che ci circondano, sia nella realtà concreta che in quella interiore, con la costante consapevolezza che la strada per volare e conquistare il cielo è lunga e, inevitabilmente, comporta un gran numero di errori e di difficoltà, prima che ci sia concesso di usare quelle ali, forniteci dalla natura ma così difficili da usare.


F1108 (1865) / J1078 (1866)

The Bustle in a House
The Morning after Death
Is solemnest of industries
Enacted upon Earth -

The Sweeping up the Heart
And putting Love away
We shall not want to use again
Until Eternity -

    Il Trambusto in una Casa
Il Mattino dopo una Morte
È la più solenne delle faccende
Compiute sulla Terra -

Spazzolare il Cuore
E mettere da parte l'Amore
Non avremo più bisogno di usarlo
Fino all'Eternità -

La morte di chi amiamo ci costringe a compiere le faccende più solenni che esistono: spazzolare il cuore ferito e mettere via quell'amore che non ci servirà più, almeno fino a quando anche noi non ci avvieremo verso l'eternità.
Un altro degli accostamenti che fanno riconoscere i versi di ED come fossero le pennellate tipiche di un pittore: la morte e le faccende domestiche, applicate stavolta al cuore e all'amore, come se i gesti familiari, di tutti i giorni, dovessero rendere più vicina e comprensibile quella morte che accompagna i nostri giorni ma che continuiamo a sentire così estranea. Molto suggestiva l'immagine di quell'amore messo da parte, come fosse un oggetto di cui ormai non avremo più bisogno, visto che se n'è andata la persona che ne giustificava l'uso.


F1109 (1865) / J1079 (1866)

The Sun went down - no Man looked on -
The Earth and I, alone,
Were present at the Majesty -
He triumphed, and went on -

The Sun went up - no Man looked on -
The Earth and I and One
A nameless Bird - a Stranger
Were Witness for the Crown -

    Il Sole tramontò - Nessuno lo guardava -
La Terra ed io, da sole,
Eravamo presenti alla Maestà -
Egli trionfò, e continuò -

Il Sole risorse - Nessuno lo guardava -
La Terra ed io e Un solo
Un ignoto Uccello - uno Straniero
Fummo Testimoni dell'Incoronazione -

Un avvenimento quotidiano diventa abitudine; sono pochi coloro che sanno guardarlo cogliendone ogni volta la maestosa e regale bellezza. L'immagine usata è quella del tramonto e del risorgere del sole, una di quelle che più accendono la fantasia di ED, ma il respiro di questa poesia è più ampio e sembra racchiudere tutti i fenomeni naturali che guardiamo distrattamente, come tutte le cose quotidiane che diventano man mano un'abitudine e perdono così il loro valore.
L'uccello del penultimo verso diventa metafora del saper guardare con occhi sempre nuovi, da "straniero", alla vita e della capacità di cogliere la bellezza anche in ciò che succede tutti i giorni, proprio quello che molte volte fa un poeta, colui che "Distills amazing sense / From Ordinary Meanings -".


F1110 (1865) / J814 (1864)

One Day is there of the Series
Termed Thanksgiving Day -
Celebrated part at Table
Part, in Memory -

Neither Patriarch nor Pussy
I dissect the Play -
Seems it to my Hooded thinking
Reflex Holiday -

Had there been no sharp Subtraction
From the early Sum -
Not an Acre or a Caption
Where was once a Room -

Not a Mention, whose small Pebble
Wrinkled any Sea,
Unto Such, were such Assembly,
'Twere Thanksgiving Day.

    Un Giorno vi è della Serie
Chiamato Giorno del Ringraziamento -
Celebrato in parte a Tavola
In parte, nella Memoria -

Né Patriarca né Micio
Io disseziono la Recita -
Che appare al mio Velato pensiero
Il riflesso della Festa -

Non ci fosse stata una brusca Sottrazione
Dalla Somma iniziale -
Né un Acro o un'Iscrizione
Dov'era una volta una Stanza -

Né una Menzione, il cui piccolo Ciottolo
Corrugherebbe qualsiasi Mare,
Quello, vi fosse una tale Assemblea,
Sarebbe il Giorno del Ringraziamento.

Il testo riportato sopra è quello nei fascicoli. In un secondo manoscritto (inviato a Susan nel 1869 secondo Johnson, nel 1867 secondo Franklin) la poesia è suddivisa in due strofe di otto versi con varianti ai versi 5 e 6: "Neither Ancestor nor Urchin / I review the Play -" ("Né Antenato né Monello / Io esamino la Recita -").

Qui ED fa le pulci ("disseziona" nei fascicoli ed "esamina" nel biglietto inviato a Sue) a una delle feste più popolari in America; il "Thanksgiving Day". Inizia con una nota di ripetitività ("of the Series") che non si può fare a meno di considerare ironica e lo colloca subito nei due ambiti tipici di queste feste: la tavola e la memoria (per prima comunque cita la tavola). Poi si mette come da parte, un'osservatrice imparziale (né Patriarca né Micio, o anche né Antenato né Monello) che smonta le ripetitive convenzioni di questa festa, che ED chiama "play" intendendola come una recita con un copione ben conosciuto ripetuto ogni anno. Qui c'è un'immagine particolare: la "recita" appare come una pura manifestazione esteriore al suo pensiero, alla sua mente, che è "hooded", ovvero "incappucciata, coperta da un cappello o una cuffia" (qui ho scelto di tradurre con "velata" per non allungare troppo il verso). È un'immagine concreta (probabilmente riferita alla parte religiosa, a cui le donne assistono con il capo coperto) ma anche una metafora delle convenzioni che tendono a coprire il libero sfogo del pensiero, specialmente nei confronti delle donne e in particolare quando questo pensiero elabora idee non convenzionali. Può essere inoltre anche un'immagine che evidenzia come queste considerazioni non possano essere fatte a viso aperto, altrimenti rovinerebbero il tranquillo tran tran della festa.
Nella seconda parte ED ci dà il risultato del suo esame. Questo giorno potrebbe essere chiamato veramente "Giorno del Ringraziamento" se non vi fosse sempre qualcuno che manca all'appello, se non ci fossero le tombe che hanno sostituito le stanze, se non ci fossero i ricordi, il più piccolo dei quali riuscirebbe comunque a corrugare la liscia superficie del mare.
Molto "dickinsoniane" le tre immagini che precedono la considerazione finale: la morte, vista come una brusca sottrazione della somma iniziale; le tombe, come estensioni di terreno e iscrizioni che sostituiscono le stanze in cui si abita da vivi; il ricordo, come menzione di qualcosa che, anche nelle sue manifestazioni più minute, impedisce alla vita di mantenere una superficie liscia e tranquilla.


F1111 (1865) / J865 (1864)

He outstripped Time with but a Bout,
He outstripped Stars and Sun
And then, unjaded, challenged God
In presence of the Throne -

And He and He in mighty List
Unto this present, run,
The larger Glory for the less
A just sufficient Ring.

    Superò il tempo con un solo Balzo,
Superò Stelle e Sole
E poi, mai stanco, sfidò Dio
In presenza del Trono -

E Lui e Lui in possente Lista
Fino ad oggi, competono,
La Gloria più grande per il minore
Un'Arena appena sufficiente.

Qui ED sta pensando a qualcuno che pone quasi al di sopra di Dio. Qualcuno che ha una grandezza tale da beffarsi della morte, che supera il tempo e lo spazio senza nessuna fatica, fino a sfidare Dio nel suo terreno, in un'arena che, pur essendo la più grande che esista, è appena sufficiente per chi eleva il suo piccolo essere mortale alla grandezza dell'assoluto.
Gli ultimi due versi possono essere letti anche come "La Gloria del più grande per il minore / Un'Arena appena sufficiente."


F1112 (1865) / J945 (1864)

This is a Blossom of the Brain -
A small - italic Seed
Lodged by Design or Happening
The Spirit fructified -

Shy as the Wind of his Chambers
Swift as a Freshet's Tongue
So of the Flower of the Soul
It's process is unknown -

When it is found, a few rejoice
The Wise convey it Home
Carefully cherishing the spot
If other Flower become -

When it is lost, that Day shall be
The Funeral of God,
Upon his Breast, a closing Soul
The Flower of our Lord -

    Questo è uno Sbocciare del Cervello -
Un piccolo - Seme in corsivo
Piantato di Proposito o Giunto per caso
Che lo Spirito ha reso fecondo -

Geloso come il Vento delle sue Stanze
Rapido come una Lingua che Straripa
Così del Fiore dell'Anima
Il divenire è sconosciuto -

Una volta trovato, pochi gioiscono
Il Saggio lo porta a Casa
Curando amorevolmente il granello
Nel caso un altro Fiore divenga -

Una volta perduto, quel Giorno sarà
Il Funerale di Dio,
Sul suo Petto, un'Anima che si chiude
Il Fiore di nostro Signore -

Versi che parlano di se stessi. "Questo" non è altro che la poesia che stiamo leggendo, che germoglia dalla mente come un seme, talvolta piantato volontariamente, altre volte giunto per caso in un cervello che sa come farlo crescere. È un seme interiore, geloso della sua intimità come lo è il vento delle stanze dove si rifugia dopo aver spazzato il mondo, ma veloce come una lingua che straripa dalla bocca angusta in cui è confinata e inonda il mondo delle sue parole. Per questo, perché è insieme restio e debordante, nessuno sa come si sviluppa questo fiore interiore, che appartiene all'anima dell'uomo. Non è facile trovarlo, pochi riescono a riconoscerlo perché ai più appare nient'altro che un piccolo, insignificante granello, ma quando succede chi ha il dono di capirlo lo cura amorevolmente, perché sa che da lì possono nascere altri fiori. E quando la sua voce si perde, quando un poeta muore o la poesia diventa estranea al mondo, è come se fosse il funerale di Dio, con quell'anima ormai chiusa e inaccessibile che diventa il fiore sul suo petto.
Quando ED vuole celebrare la poesia, la sua poesia, non bada a spese e non teme le immagini più ardite. Come in questo caso, dove il fiore interiore, sbocciato in un concreto cervello reso consapevole dallo spirito che lo anima, trascina nella sua scomparsa l'unica cosa che può reggere al suo confronto: Dio.
L'ultima strofa si presta a tre letture (e magari anche di più). Una è quella riportata dalla Bulgheroni, che cita un libro di Robert Weisbuch, Emily Dickinson's Poetry: "La perdita del seme provoca il chiudersi dell'anima di 'nostro Signore' Gesù Cristo perché il seme, come Cristo, è rappresentazione esperienziale di Dio".Un'altra, più eretica, che identifica la morte dell'uomo (metaforicamente rappresentato dalla sua espressione più alta: la poesia, la parola) con quella di Dio. Un funerale con una bara vuota sormontata da un fiore ormai appassito. Un modo per dire che l'uomo si è creato un dio che morirà con lui. Una terza, in cui la poesia diventa umana rappresentazione del divino, la cui scomparsa può perciò essere simbolicamente vista come un funerale di Dio, nel quale l'anima-poesia che muore diventa un fiore ormai sradicato dal suo campo (il cervello del primo verso) e affidato nelle mani di nostro Signore.


F1113 (1865) / J820 (1864)

All Circumstances are the Frame
In which His Face is set -
All Latitudes exist for His
Sufficient Continent -

The Light His Action, and the Dark
The Leisure of His Will -
In Him Existence serve or set
A Force illegible.

    Tutte le Circostanze sono la Cornice
In cui il Suo Volto è fissato -
Tutte le Latitudini esistono in forza del Suo
Sufficiente Continente -

La Luce la Sua Azione, e il Buio
La Pausa della Sua Volontà -
In Lui l'Esistenza serve o fissa
Una Forza illeggibile.

Tutto ciò che esiste non è altro che una cornice che racchiude il suo volto. Il mondo intero esiste perché esiste lui, un continente che da solo basta a formarlo tutto. Lui è come il sole: quando agisce c'è luce, quando riposa c'è il buio. La sua esistenza di volta in volta serve a creare la misteriosa forza che fa girare il mondo e nel contempo la stabilizza affinché possa agire.
Di chi sta parlando ED? di Dio? di qualcuno a cui tiene molto? dell'amore? di qualche altra cosa? La risposta non è semplice. I primi due versi fanno pensare a una persona concreta, al volto di qualcuno, ma il seguito si avvia sempre di più verso qualcosa che ha una connotazione divina (anche se potrebbero essere iperboli comunque riconducibili a una persona), soprattutto quella "forza illeggibile" finale, che richiama il mistero di ciò che fa muovere il mondo.


F1114 (1865) / J882 (1864)

A Shade upon the mind there passes
As when on Noon
A Cloud the mighty Sun encloses
Remembering

That some there be too numb to notice
Oh God
Why give if Thou must take away
The Loved?

    Un'Ombra sulla mente in quel luogo passa
Come a Mezzogiorno
Una Nuvola il poderoso Sole racchiude
Rammentando

Come vi sia qualcuno troppo inerte per vedere
Oh Dio
Perché dai se devi portar via
L'Amato?

Quel "there" del primo verso fa pensare a un luogo preciso. Visto che poi c'è qualcuno troppo inerte per accorgersi di quello che accade intorno a lui e quindi un dio che porta via, quel luogo non può essere che la tomba dell'amato dell'ultimo verso. In quel luogo un'ombra attraversa la mente, un'ombra simile a quella di una nuvola che riesce a oscurare lo splendore del sole. È l'ombra del dolore, che ci rammenta l'oscurità riservata a colui che ormai non può più godere di nessuno splendore e ci fa chiedere a Dio quale significato possa avere darci l'amato (ma anche la vita) se poi inevitabilmente ce lo deve togliere.
Al secondo verso non ho tradotto "when" per mantenere il più possibile l'alternanza tra verso lungo e verso breve.


F1115 (1865) / J946 (1864)

It is an honorable Thought
And makes One lift One's Hat
As One met sudden Gentlefolk
Upon a daily Street

That We've immortal Place
Though Pyramids decay
And Kingdoms, like the Orchard
Flit Russetly away

    È un Pensiero onorevole
E ci fa levare il Cappello
Come se c'imbattessimo in un Gran Signore
Sulla Strada quotidiana

Che Noi si abbia un Posto immortale
Sebbene le Piramidi decadano
E i Regni, come i Frutteti
Si dileguino Rosseggiando

Pensare che nell'aldilà ci aspetta un luogo immortale, così diverso da quello effimero e provvisorio che conosciamo, è un pensiero onorevole, che ci sembra un segno di rispetto verso di noi, un po' come è segno di rispetto togliersi il cappello davanti a un gran signore incontrato inaspettatamente sulla strada che facciamo tutti i giorni.
L'immortalità qui è trattata con la consueta ironia di ED, esplicita nel paragone, molto mondano, di salutare rispettosamente un gran signore incontrato per via, e implicita in quel "thought" del primo verso che, oltre al significato di "pensiero" può anche voler dire "fantasia, immaginazione, opinione".
Al verso 3 "met sudden" andrebbe reso con "incontrato inaspettatamente, d'improvviso", una traduzione che allungherebbe un po' troppo il verso. Si potrebbe usare la variante indicata da ED in sostituzione di entrambe le parole: "encountered", ma così si perderebbe l'immagine di incontro improvviso, inaspettato. Ho preferito perciò lasciare la lezione originale e tradurre con "imbattersi".


F1116 (1865) / J950 (1864)

The Sunset stopped on Cottages
Where Sunset hence must be
For treason not of His, but Life's,
Gone Westerly, Today -

The Sunset stopped on Cottages
Where Morning just begun -
What difference, after all, Thou mak'st
Thou Supercilious Sun?

    Il Tramonto si è fermato sui Casolari
Dove d'ora innanzi dovrà restare
Non per tradimento Suo, ma della Vita,
Partita per l'Occidente, Oggi -

Il Tramonto si è fermato sui Casolari
Dove il Mattino è appena cominciato -
Che differenza, dopotutto, fai
Tu Supercilioso Sole?

Il tramonto-morte si è fermato nei luoghi dove d'ora in poi resterà per sempre, ma la colpa non è la sua, perché questo è il suo compito; piuttosto la colpa è della vita, che se n'è andata nei luoghi riservati alla morte. E dove il tramonto-morte è arrivato, il sole può sì far sorgere ancora un mattino, ma che differenza fa questo altezzoso splendore per coloro che ormai non possono più vederlo?


F1117 (1865) / J1065 (1865)

Let down the Bars, Oh Death -
The tired Flocks come in
Whose bleating ceases to repeat
Whose wandering is done -

Thine is the stillest night
Thine the securest Fold
Too near Thou art for seeking Thee
Too tender, to be told -

    Rimuovi le Sbarre, Oh Morte -
Le stanche Greggi entrano
Il cui belato cessa di risuonare
Il cui errare è concluso -

Tua è la notte più quieta
Tuo l'Ovile più sicuro
Troppo vicina Tu sei per cercarti
Troppo tenera, per esser detta -

Un'invocazione alla morte, affinché ci accolga nella notte più quieta, nell'ovile più sicuro, in quel mondo che speriamo diverso da quello che ci ha visti vivere; un mondo che non dobbiamo cercare, perché la brevità della vita ce lo tiene sempre vicino e di cui non possiamo parlare, perché lo immaginiamo di una tenera bellezza, lontano da ciò che siamo in grado di esprimere.
Gli ultimi due versi riassumono mirabilmente l'ambivalenza della morte: sempre accanto a noi e, nello stesso tempo, indicibilmente misteriosa.


F1118 (1865) / J1048 (1865)

Reportless Subjects, to the Quick
Continual addressed -
But foreign as the Dialect
Of Danes, unto the rest.

Reportless Measures, to the Ear
Susceptive - stimulus -
But like an Oriental Tale
To others, fabulous -

    Soggetti indistinti, ai Vivi
Continuamente rivolti -
Ma estranei come il Dialetto
Dei Danesi, per il resto.

Misure indistinte, per l'Orecchio
Ricettivo - stimolo -
Ma come un Racconto d'Oriente
Per gli altri, favoloso -

I vivi si scambiano parole e suoni che hanno un senso soltanto per loro. Per tutti gli altri, per coloro che sono morti, le parole e i suoni fanno parte di un mondo ormai estraneo, che al massimo può risuonare come un dialetto sconosciuto o un racconto fantastico e irreale.
Al verso 5 "measures" va inteso in senso musicale (in italiano "misure" o anche "battute").


F1119 (1865) / J1049 (1865)

Pain has but one Acquaintance
And that is Death -
Each one unto the other
Society enough -

Pain is the Junior Party
By just a Second's right -
Death tenderly assists Him
And then absconds from Sight -

    La Pena non ha che una Conoscente
Ed è la Morte -
L'una insieme all'altra
Società bastante -

La Pena è la Parte più Giovane
Giusto dello spazio di un Secondo -
La Morte l'assiste teneramente
E poi si sottrae alla Vista -

Il dolore è indissolubilmente legato alla morte, insieme formano un tutt'uno che basta a se stesso. La morte è compagna da subito della vita e per questo il dolore è più giovane di essa, ma soltanto di un istante, perché in ogni vita la pena e la sofferenza appaiono presto e subito sono come adottate dalla morte, l'unica a poterle teneramente consolare in attesa di aver compiuto la sua missione e sparire alla vista, portandosi dietro quel dolore che sembra essere così connaturato all'esistenza.


F1120 (1865) / J989 (1865)

Gratitude - is not the mention
Of a Tenderness,
But it's still appreciation
Out of Plumb of Speech -

When the Sea return no Answer
By the Line and Lead
Proves it there's no Sea, or rather
A remoter Bed?

    La Gratitudine - non è la menzione
Di una Tenerezza,
Ma il suo silenzioso apprezzamento
Al di là del semplice Linguaggio -

Quando il Mare non dà Risposta
Al Filo e al Piombo
È prova che non c'è Mare, o non piuttosto
Un più remoto Letto?

Quella riportata sopra è la copia nei fascicoli. Esiste un altro manoscritto della prima strofa, inviato a Susan. Una terza copia, sempre limitata alla prima strofa e ora perduta, era in una lettera a Louise e Frances Norcross (L273) trascritta da Mabel Todd che, come dice Franklin: "assembla arbitrariamente tre frammenti diversi". In quest'ultima copia c'è una variante al verso 3: "mute" al posto di "still", e il quarto verso è "Deeper than we reach" ("Più profondo del raggiungibile").

Non sono le parole che esprimono la gratitudine più vera, ma un apprezzamento più profondo, che va al di là delle possibilità del linguaggio, così come uno scandaglio non riesce sempre a toccare il fondo del mare di cui cerca di misurare la profondità.
Al verso 6 ho tradotto letteralmente. "Lead" significa anche "piombo" ("plumb") e "plumb-line" significa "filo a piombo" o anche, in questo caso, "scandaglio". Visto però che ED ha usato una terminologia che divide il filo e il piombo ho preferito non semplificare.
Al verso 4 ho invece preferito tradurre liberamente. "Out of Plumb" significa "non a piombo", ovvero, in senso figurato, fuori della linea naturale delle cose. Mi sembra perciò che "al di là del semplice linguaggio" possa rendere abbastanza bene questo significato.
La variante dell'ultimo verso della versione inviata alle cugine Norcross, sembra una sorta di sintesi della seconda strofa della versione intera e somiglia molto a quella della J937-F867 ("out of reach" al posto di "out of Sound").


F1121 (1866) / J1075 (1866)

The Sky is low - the Clouds are mean.
A Travelling Flake of Snow
Across a Barn or through a Rut
Debates if it will go -
A Narrow Wind complains all Day
How some one treated him
Nature, like Us is sometimes caught
Without her Diadem -
    Il Cielo è basso - le Nuvole sono misere.
Un Vagabondo Fiocco di Neve
In un Fienile o sul Solco di una ruota
Si chiede se andrà a finire -
Un Vento Gretto lamenta tutto il Giorno
Come qualcuno l'ha trattato
La Natura, come Noi è talvolta sorpresa
Senza Diadema -

Oltre alla versione autografa riportata sopra, c'era un'altra copia inserita in una lettera del novembre 1866 a Elizabeth Holland (L321) ora perduta. Nella lettera i versi sono preceduti da "Today is very homely and awkward as the homely are who have not mental beauty." ("Oggi è una giornata goffa e insignificante come insignificanti sono quelli che non hanno bellezza interiore.").

Non siamo soltanto noi ad attraversare giornate no, quando tutto sembra insignificante e niente ci appare gradevole; anche la natura ha di questi momenti, che ED descrive con immagini naturali ma attribuibili senza difficoltà anche a momenti umani: le nuvole misere, il fiocco di neve che non sa bene dove andrà a finire, il vento gretto e, alla fine, quel farsi sorprendere "senza diadema", ovvero senza la preziosa luce del sole per la natura, o senza l'altrettanto preziosa capacità di godere le gioie della vita per noi; ma anche, in un senso più concreto e che vale sia per la natura che per noi, in un momento di sciatta e svogliata apparenza.
La frase che precede la poesia nella lettera a Elizabeth Holland sembra una descrizione dei versi che seguono.


F1122 (1866) / J1051 (1865)

I cannot meet the Spring - unmoved -
I feel the old desire -
A Hurry with a lingering, mixed,
A Warrant to be fair -

A Competition in my sense
With something, hid in Her -
And as she vanishes, Remorse
I saw no more of Her -

    Non so incontrare la Primavera - con distacco -
Sento l'antico desiderio -
Un'Urgenza a un protrarsi, mescolata,
Una Licenza d'esser bella -

Una Competizione nei miei sensi
Con qualcosa, nascosta in Lei -
E quando svanisce, il Rimorso
Di non aver visto di più di Lei -

Una seconda copia, limitata alla seconda strofa e con "when" al posto di "as" nel penultimo verso, fu inviata a Susan.

Il risveglio della natura non può lasciarci indifferenti, fa affiorare il desiderio di cambiamento, che affrontiamo con il sentimento contrastante di chi aspetta impaziente qualcosa e nello stesso tempo vorrebbe ritardarne l'arrivo per gustare di più l'attesa. La primavera porta con sé una garanzia di bellezza, che diventa una gara fra il rinascere inconsapevole della natura e quello fremente dei nostri sensi, e quando, sempre troppo presto, se ne va, ci lascia il rimorso di non aver saputo goderne appieno.
Breve ma molto ricca di temi ed immagini suggestive: il primordiale desiderio di cambiamento che sentiamo sempre dentro di noi, la fretta di afferrare la bellezza e insieme la voglia di godere appieno il sentimento dell'attesa, la competizione, che diventa emulazione, fra la natura e i nostri sensi, e infine il sentimento che quasi sempre proviamo di fronte allo svanire di qualcosa che ci ha resi felici e che magari abbiamo atteso a lungo: il rimorso, il rimpianto, la certezza di non essere stati capaci di cogliere tutti i dolci frutti che ci sono stati offerti da un albero che si sta ormai disseccando, senza sapere se riusciremo mai a rivederne la fioritura.
Nella copia inviata a Susan, la presenza della sola seconda strofa elimina il riferimento alla primavera, e il pronome dei versi pari può essere letto in diretto riferimento alla destinataria.


F1123 (1866) / J1101 (1866)

Between the form of Life and Life
The difference is as big
As Liquor at the Lip between
And Liquor in the Jug
The latter - excellent to keep -
But for extatic need
The corkless is superior -
I know for I have tried
    Tra la forma della Vita e la Vita
La differenza è la stessa
Di un Liquore fra le Labbra
E un Liquore nella Bottiglia
L'ultimo - eccellente da conservare -
Ma per l'estatico bisogno
Lo stappato è superiore -
Lo so perché ho provato

Esiste la vita concreta e la vita come concetto astratto. La seconda è come un liquore in bottiglia, buono per essere conservato e ogni tanto ammirato, ma se vuoi provare l'estasi il liquore devi berlo, così come devi vivere concretamente la vita.
L'ultimo verso sembra quasi la divertita confessione di una sana bevuta o di una estatica ma concreta trasgressione.


F1124 (1866) / J1074 (1866)

Count not that far that can be had
Though sunset lie between
Nor that adjacent that beside
Is further than the sun.
    Non calcolare lontano ciò che si può avere
Sebbene il tramonto si stenda nel mezzo
Né adiacente ciò che vicino
È più lontano del sole.

Due versioni, entrambe perdute. Una è stata trascritta da Susan, l'altra (quella riportata sopra) era in una lettera a Elizabeth Holland del maggio 1866 (L318), preceduta da "You refer to the unpermitted delight to be with those we love. I suppose that to be the license not granted of God." ("Ti riferisci alla gioia vietata di stare con coloro che amiamo. Immagino che sia una licenza non concessa da Dio.").

Se la leggiamo in riferimento a Wadsworth (come fa Johnson con il Calvario della J1072-F194) possiamo cogliere un accenno a qualcuno che sta in un lontano ovest, al di là del tramonto; un'ipotesi che non è in contraddizione con la frase che precede la poesia nella lettera in cui è contenuta.


F1125 (1866) / J1069 (1866)

Paradise is of the Option -
Whosoever will
Own in Eden notwithstanding
Adam, and Repeal -
    Il Paradiso fa parte dell'Opzione -
Chiunque lo voglia
Appartiene all'Eden nonostante
Adamo, e la Cacciata -

A conclusione di una una lettera a Higginson del 9 giugno 1866 (L319 - la trascrizione di Johnson è in forma di prosa), preceduta da: "You mention Immortality. / That is the Flood subject. I was told that the Bank was the safest place for a Finless mind. I explore but little since my mute Confederate, yet the 'infinite Beauty' - of which you speak comes too near to seek. / To escape enchantment, one must always flee." ("Lei menziona l'Immortalità. / È un argomento Fiume, quello. Mi è stato detto che la Riva era il posto più sicuro per una mente senza Pinne. Esploro molto poco da quando il mio Confederato è muto, pure "l'infinita Bellezza" - di cui lei parla giunge troppo vicina per cercarla. / Per sfuggire l'incantesimo, si deve sempre fuggire.").
In un'altra copia, rimasta tra le carte di ED, al verso 3 c'era "Dwell" (Dimora [nell'Eden]) al posto di "Own", poi inserito come variante e sottolineato. Nella copia inviata a Higginson la virgola dopo "Adam" è aggiunta a matita.

Una descrizione molto distaccata del Paradiso, quasi fosse una delle tante opzioni che abbiamo a disposizione. Dalle parole che precedono la poesia si capisce che ED sta parlando da una parte di immortalità (il Paradiso, l'Eden) e dall'altra della necessità di concretizzare almeno un po' nella nostra vita mortale questo argomento, che ci sommerge col suo mistero. Nello stesso tempo l'incantesimo dell'infinita bellezza sembra essere da una parte vicino, tanto da renderne inutile la ricerca, dall'altra un evanescente incantesimo che cerca di irretirci e dal quale dobbiamo cercare di fuggire. La nonchalance con cui ED parla del Paradiso (con quell'"opzione" al primo verso che lo rende così concreto e terreno) sembra proprio un tentativo di sfuggire l'incantesimo, facendolo diventare una delle tante possibilità che abbiamo a disposizione.
Nella lettera, con "mute Confederate" ED si riferisce al suo cane, Carlo, che era morto da poco. In una lettera di gennaio dello stesso anno (L314) ED ne aveva dato notizia ad Higginson e in questa, evidentemente riferendosi ad una sua risposta, scrive "Grazie, ho nostalgia di Carlo."


F1126 (1866) / J1102 (1866)

His Bill is clasped - his Eye forsook -
His Feathers wilted low -
The Claws that clung, like lifeless Gloves
Indifferent hanging now -
The Joy that in his happy Throat
Was waiting to be poured
Gored through and through with Death, to be
Assassin of a Bird
Resembles to my outraged mind
The firing in Heaven,
On Angels - squandering for you
Their Miracles of Tune -
    Il Becco è serrato - l'Occhio spento -
Le Piume avvizzite -
Gli Artigli che stringevano, come Guanti senza vita
Indifferenti pendono ora -
La Felicità che nella Gola gioiosa
Aspettava di essere versata
Infilzata da parte a parte dalla Morte, essere
Assassino di un Uccello
Somiglia per la mia mente oltraggiata
A sparare in Cielo
Su Angeli - che spargono per te
I loro Miracoli di Melodia -

Una descrizione realistica, cruda, di un uccello ucciso, anzi assassinato, da un cacciatore. Nei primi sei versi vediamo l'uccello ucciso in ogni sua parte, come se ciascuno di quei prodigiosi strumenti di cui disponeva (il becco, l'occhio, le piume, gli artigli) fosse stato improvvisamente disattivato, per arrivare poi allo strumento più dolce, quella gioiosa gola in cui la felicità era pronta ad essere versata su di noi. Nei restanti sei l'assoluta ripulsa di chi vede in questo cosiddetto sport soltanto l'assassinio di melodiosi angeli del cielo.
L'immediatezza della descrizione fa pensare a una poesia scritta per raccontare una scena appena accaduta, che ED magari vide dalla sua finestra e che "oltraggiò" la sua mente. Potrebbe essere usata come manifesto contro la caccia.


F1127 (1866) / J1148 (1869)

After the Sun comes out
How it alters the World -
Waggons like messengers hurry about
Yesterday is old -

All men meet as if
Each foreclosed a news -
Fresh as a Cargo from Balize
Nature's qualities -

    Quando il Sole vien fuori
Come altera il Mondo -
I carri come messaggeri si affrettano in giro
Ieri è vecchio -

Tutti si ritrovano come se
Ciascuno celasse una novità -
Fresche come un Cargo dal Belize
Le qualità della Natura -

Ogni nuovo giorno porta con sé un rinnovamento, nella natura, nelle cose, negli uomini, e ogni volta la rinascita risveglia la voglia di ritrovarsi, di godere delle novità che la natura ci riserva.
Il manoscritto è a matita su un foglio di carta da lettere indirizzato a un'amica d'infanzia di ED, "Mrs Nash" (Emeline Kellogg Nash) - ma probabilmente non c'è nessuna relazione con i versi -, e sono indicati due versi alternativi: "Liverpool is old" - "Liverpool è vecchia" (v.4) e "Men express as if" - "Gli Uomini si esprimono come se" (v.5). Per l'alternativa al verso 4 nelle note della Bulgheroni si legge: "Liverpool in luogo di Yesterday oppone alla geografia del Centro America, matrice, per Emily, della simbologia della ricchezza e del desiderio sconfinati, la sobrietà del vecchio Nord."


F1128 (1866) / J1155 (1870)

Distance - is not the Realm of Fox
Nor by Relay of Bird
Abated - Distance is
Until thyself, Beloved.
    La Distanza - non è il Reame della Volpe
Né da Staffetta di Uccelli
Annullata - La Distanza è
Fino a te, Amore mio.

La vera "distanza" non è quella che può essere percorsa da una volpe che si aggira per i boschi, o da uccelli migranti, ma quella che ci separa dall'oggetto del nostro amore.
Inviata a Susan.


F1129 (1866) / J1109 (1867)

I fit for them - I seek the Dark
Till I am thorough fit.
The labor is a sober one
With the austerer sweet -

That abstinence of mine produce
A purer food for them, if I succeed,
If not I had
The transport of the Aim -

    Mi preparo per loro - cerco il Buio
Finché sarò del tutto pronta.
Il lavoro è temperato
Da un'austera dolcezza -

Che l'astinenza di me produca
Un cibo più puro per loro, se riesco,
Sennò avrò avuto
Il trasporto della Meta -

Per prepararmi a "loro", ovvero a chi ha già oltrepassato il confine fra la vita e la morte, è necessario che io familiarizzi con il buio, quel buio che poi diventerà la nostra costante cornice. È un lavoro difficile, perché qui il buio significa rinuncia a tutto ciò che potrebbe illuminare la vita, ma è anche uno sforzo temperato da un'austera, solenne dolcezza, quella di poter offrire me stessa a loro come un cibo puro, non contaminato dalla fallace e temporanea concretezza. Non so però se riuscirò a prepararmi a dovere, se ce la farò a respingere quella luce che mi attira così tanto; mi rimane, comunque, una consolazione: anche se dovessi fallire avrò comunque gustato il trasporto, il desiderio di una meta da raggiungere.


F1130 (1866) / J1136 (1869)

The Frost of Death was on the Pane -
"Secure your Flower" said he.
Like Sailors fighting with a Leak
We fought Mortality -

Our passive Flower we held to Sea -
To mountain - to the Sun -
Yet even on his Scarlet shelf
To crawl the Frost begun -

We pried him back
Ourselves we wedged
Himself and her between -
Yet easy as the narrow Snake
He forked his way along

Till all her helpless beauty bent
And then our wrath begun -
We hunted him to his Ravine
We chased him to his Den -

We hated Death and hated Life
And nowhere was to go -
Than Sea and continent there is
A larger - it is Woe -

    Il Gelo della Morte era sul Vetro -
"Salva il tuo Fiore" disse.
Come Marinai che lottano con una Falla
Combattemmo la Mortalità -

Il nostro passivo Fiore assicurammo al Mare -
Alla montagna - al Sole -
Eppure anche sulla sua Scarlatta scogliera
A strisciare il Gelo cominciò -

Tentammo di staccarlo
Noi stessi c'incuneammo
Fra l'uno e l'altro -
Eppure facilmente come l'esile Serpente
Il Gelo forzò la via innanzi a sé

Finché l'indifesa bellezza si piegò
E allora la nostra ira ebbe inizio -
Lo inseguimmo nel suo Burrone
Lo braccammo nella sua Tana -

Odiavamo la Morte e odiavamo la Vita
E non c'era posto dove andare -
Di Mare e continente c'è qualcosa
Di più grande - è il Tormento -

Il fiore della nostra vita è minacciato dalla morte. Facciamo di tutto per difenderlo, cerchiamo di legarlo alle possenti forze della natura, ma il gelo s'infiltra ovunque ed è più forte di qualsiasi potere a noi concesso. Alla fine, quando vediamo il fiore ormai vinto, abbiamo un ultimo sprazzo di energia vitale, sostenuto dalla rabbia, e dalla consapevolezza, di dover cedere alla nostra nemica. È questo il tormento, un sentimento di angoscia e di impotenza di fronte all'ineluttabilità del binomio vita-morte, che non lascia scampo perché non c'è nulla che ci permetta di sfuggirgli, nessun luogo dove andare se non quello che ospita la vita e quello oscuro e misterioso dove è di casa la morte. L'ultima strofa è un disperato, e bellissimo, grido di dolore contro la nostra impotenza di fronte al destino.
Al verso 9 "pried" (passato di "to pry") significa "sollevare, o tentare di sollevare, con una leva". L'immagine è proprio quella di tentare di staccare il gelo dalla scogliera sulla quale striscia, come è confermato dal verso successivo, dove è usato "wedged" ("c'incuneammo"). Non ho trovato una soddisfacente traduzione letterale e ho perciò tradotto con "Tentammo di staccarlo".
Al verso 11 "Himself" (maschile) è il gelo e "her" (femminile) è il fiore, sempre al femminile nelle poesie di ED; visto che in italiano i due termini sono maschili, ho tradotto con "Fra l'uno e l'altro" e ho ripetuto "Il Gelo" nel verso successivo al posto del pronome maschile.


F1131 (1867) / J1108 (1867)

A Diamond on the Hand
To Custom Common grown
Subsides from it's significance
The Gem were best unknown -
Within a Seller's shrine
How many sight and sigh
And cannot, but are mad with fear
That any other buy -
    Un Diamante fra le Mani
D'Uso Comune diventato
Perde la sua importanza
Meglio la Gemma sconosciuta -
Nella teca di un Venditore
Quanti guardano e sospirano
E non possono, ma hanno una paura folle
Che qualcun altro compri -

L'abitudine sminuisce il valore delle cose. Quando le abbiamo diamo loro poca importanza, ma quando invece sono irraggiungibili diventano tanto preziose da farci diventare pazzi solo al pensiero che qualcun altro possa goderne.


F1132 (1867) / J1111 (1867)

Some Wretched creature, savior take
Who would exult to die
And leave for thy sweet mercy's sake
Another Hour to me
    Prendi salvatore, una qualche Sventurata creatura
Che esulterebbe al morire
E lascia per la tua dolce amorosa misericordia
Un'altra Ora a me

L'invocazione a un salvatore che non sa scegliere, che colpisce alla cieca, lasciando vivere chi esulterebbe al morire e sottraendo alla vita chi brama anche soltanto un'ora in più.


F1133 (1867) / J1113 (1867)

There is a strength in proving that it can be borne
Although it tear -
What are the sinews of such cordage for
Except to bear
The ship might be of satin had it not to fight -
To walk on seas requires cedar Feet
    C'è una forza nel provare che ciò può essere sopportato
Sebbene esso laceri -
A cosa servono i nerbi di tale cordame
Se non a resistere
La nave potrebbe essere di raso se non dovesse lottare -
Percorrere i mari richiede Piedi di cedro

La vita come una perigliosa navigazione in mari che mettono a dura prova le nostra capacità di sopportare, di resistere. Eppure proprio questa è la forza che ci permette di sopportare i dolori e misteri della vita, quella di saper navigare e lottare: se non dovessimo farlo non avremmo bisogno di quei "piedi di cedro" che ci permettono di percorrere il nostro cammino, verso un traguardo che non ci è dato conoscere.


F1134 (1867) / J1131 (1868)

The Merchant of the Picturesque
A Counter has and sales
But is within or negative
Precisely as the calls -
To Children he is small in price
And large in courtesy -
It suits him better than a check
Their artless currency -
Of Counterfeits he is so shy
Do one advance so near
As to behold his ample flight -
    Il Mercante dell'Immaginazione
Una Cassa ha e vende
Ma è al banco o si nega
Esattamente come i clienti -
Per i Bambini è piccolo nel prezzo
E grande in cortesia -
Gli si conviene meglio di un assegno
La loro spontanea moneta -
Alle Contraffazioni è così attento
Che provi una ad avvicinarsi
Tanto da scorgere il suo ampio volo -

Chi vende i frutti dell'immaginazione, come il poeta, non è un mercante come gli altri, perché non è sempre disponibile, si concede e si nega esattamente come fanno i suoi clienti. La moneta che apprezza di più è quella spontanea, dei bambini e di chi sa cogliere senza pregiudizi la sua mercanzia. Un'altra è poi la sua caratteristica: è alieno dalle contraffazioni, ed è attento a non far avvicinare ai suoi ampi voli di fantasia tutto ciò che odori di falsità e ipocrisia.
Al primo verso ho tratto "picturesque" con "immaginazione" perché "pittoresco" in italiano ha una connotazione di "esotico, bizzarro, insolito, peculiare" che non ho trovato nella definizione di questa parola nel Webster: "Che colpisce la mente per la capacità di rappresentare oggetti o visioni, e di dipingere nell'immaginazione una qualsiasi circostanza o evento come se fosse chiaramente delineato in un quadro." Quel "dipingere nell'immaginazione" è una definizione che si potrebbe tranquillamente adottare anche per la poesia, e secondo me è a questo che pensava ED quando ha scritto questi versi.


F1135 (1867) / J1110 (1867)

None who saw it ever told it
'Tis as hid as Death
Had for that specific treasure
A departing breath -
Surfaces may be invested
Did the Diamond grow
General as the Dandelion
Would you seek it so?
    Nessuno che lo vide ne parlò mai
È nascosto come se la Morte
Avesse per quello specifico tesoro
Un ultimo respiro -
Ne fossero le superfici rivestite
Crescesse il Diamante
Comune come il Dente di leone
Lo cerchereste così?

Il mistero è ben celato, anche perché tutti coloro a cui è stato svelato non hanno potuto parlarne; è come se la morte lo considerasse un bene prezioso, da lasciare intatto nella sua pura inconoscibilità fino al momento dell'ultimo respiro. Ma è proprio questo che lo rende così inestimabile. Se i diamanti crescessero rigogliosi come i fiori, li cerchereste forse con lo stesso interesse con cui cercate la preziosa rarità?
Ancora il tema del momento della morte che potrebbe svelarci quel mistero che rode le nostre menti. Stavolta è come se la morte stessa lo considerasse un bene prezioso, da destinare ad un ultimo, fatale respiro.
Al verso 8 ho scelto la variante "seek" al posto di "serve".


F1136 (1867) / J1151 (1869)

Soul, take thy risk,
With Death to be
Were better than be not with thee
    Anima, corri il rischio,
Con la Morte stare
Sarà meglio che non stare con te

La morte va affrontata, perché è inevitabile ma anche perché rifiutarla significherebbe rifiutare l'immortalità, separarsi definitivamente dalla propria anima, l'unico veicolo che può felicemente portarci in quell'aldilà che temiamo e desideriamo allo stesso tempo.


F1137 (1867) / J1135 (1868)

Too cold is this
To warm with Sun -
Too stiff to bended be.
To joint this Agate were a work -
Outstaring Masonry -

How went the Agile Kernel out
Contusion of the Husk
Nor Rip, nor wrinkle indicate
But just an Asterisk.

    Troppo freddo è
Per scaldarsi al Sole -
Troppo rigido per essere piegato.
Congiungere quest'Agata sarebbe un'opera -
Da sconcertare l'Arte Muraria -

Come uscì l'Agile Nocciolo
L'ammaccatura del Guscio
Né Strappo, né piega indicano
Ma solo un Asterisco.

Un nocciolo somiglia a una pietra dura, è freddo, rigido, difficile farne qualcosa. Lo vediamo vicino al guscio da dove è uscito, ma niente ci indica la strada che ha seguito: il guscio non è ammaccato, non ci sono strappi o pieghe, c'è soltanto un piccolo foro, da dove evidentemente è sgusciato via con agile leggerezza. Leggendo l'ultima strofa non ho potuto fare a meno di pensare a un parto: il neonato è uscito dal suo confortevole guscio e là rimane solo un piccolo foro: sembra un asterisco e appare così inadeguato alla bisogna.


F1138 (1867) / J1116 (1868)

There is another Loneliness
That many die without -
Not want of friend occasions it
Or circumstances of Lot

But nature, sometimes, sometimes thought
And whoso it befall
Is richer than could be revealed
By mortal numeral -

    C'è un'altra Solitudine
Di cui molti muoiono senza -
Non il bisogno di un amico la provoca
O le circostanze della Sorte

Ma la natura, talvolta, talvolta il pensiero
E chiunque l'assapora
È più ricco di quanto possano rivelare
Numeri mortali -

La solitudine non è soltanto quello stato negativo a cui è destinato chi non ha affetti o non riesce a entrare in relazione con gli altri. Ce n'è un'altra, che pochi riescono a provare, non provocata dalla mancanza di un amico a dalle circostanze della vita, ma che è connaturata alla misteriosa bellezza della natura e alla altrettanto misteriosa bellezza della nostra mente pensante, quella solitudine che significa saper guardare dentro se stessi, saper cogliere quella incalcolabile ricchezza interiore non rivelabile in nessun modo con parametri mortali.
La solitudine vista come ricchezza, come colloquio intimo con la natura e con se stessi, è un tema ricorrente nelle poesie di ED, come a voler rimarcare con la netta bellezza dei suoi versi una scelta di vita che affiancava ad un apparente ritiro dal mondo la ricchezza di relazioni (con la natura, con se stessa, con le persone con cui decideva di avere rapporti epistolari) sempre lontane da quelle convenzionalmente considerate come "normali". Nelle poesie che parlano di questa solitudine si sente poi sempre il rapporto privilegiato con la scrittura (le poesie, le lettere), alla quale ED affidava la maggior parte delle relazioni con il mondo esterno, sul quale riversava con prodiga profusione le ricchezze che scaturivano dai colloqui con la propria mente e con quella natura sempre considerata come parte integrante del nostro essere.


F1139 (1867) / J1106 (1867)

We do not know the time we lose -
The awful moment is
And takes it's fundamental place
Among the certainties -

A firm appearance still inflates
The card - the chance - the friend -
The spectre of solidities
Whose substances are sand -

    Non conosciamo il tempo del distacco -
Il tremendo momento accade
E prende il suo posto fondamentale
Fra le certezze -

Una ferma apparenza ancora ci anima
Un biglietto - un'occasione - un amico -
Lo spettro di solidità
La cui sostanza è sabbia -

Non sappiamo quando perderemo tutto ciò che abbiamo, quell'istante che, con il suo tremendo mistero, diventerà l'unica, fondamentale, certezza. La vita in fin dei conti non è altro che una serie di cose apparentemente concrete, ma in realtà fantasmi fatti di sabbia che scivola via fra le dita.


F1140 (1867) / J1173 (1870)

The Lightning is a yellow Fork
From Tables in the Sky
By inadvertent fingers dropt
The awful Cutlery

Of mansions never quite disclosed
And never quite concealed
The Apparatus of the Dark
To ignorance revealed -

    Il Fulmine è una gialla Forchetta
Da Tavole nel Cielo
A sbadate dita sfuggita
L'impressionante Argenteria

Di magioni mai del tutto dischiuse
E mai del tutto celate
Gli Apparati del Buio
All'ignoranza rivelati -

Ricorda il tema della J1170-F1176. Qui il lato oscuro della natura diventa il fulmine ("lightning" è propriamente "lampo" ma ho preferito tradurre con "fulmine" per il paragone con la "forchetta"), che cade dal cielo come fosse una gialla forchetta e la cui luce sembra diventare uno sprazzo di verità nell'oscurità della natura.
Al verso 4 ho tradotto "Cutlery" con "Argenteria" (come Raffo nei Meridiani e Sabbadini - Errante traduce con "coltello") anche se il termine significa letteralmente "coltelleria", perché altrimenti si sarebbe persa l'associazione con la forchetta del primo verso.


F1141 (1867) / J1154 (1870)

A full fed Rose on meals of Tint
A Dinner for a Bee
In process of the Noon became -
Each bright mortality
The Forfeit is of Creature fair
Itself, adored before
Submitting for our unknown sake
To be esteemed no more
    Una Rosa ben nutrita su granaglie di Colore
La Cena per un'Ape
Nel corso del Meriggio diventa -
Ogni radiosa mortalità
È il Pegno della Creatura bella
In sé, che adorata prima
Si rassegna per il nostro ignoto beneficio
A non essere più apprezzata

Un fiore nel pieno del suo splendore diventa il pasto di un'ape. Come quel fiore, ogni cosa che è viva nel mondo ha nella sua intrinseca mortalità la propria bellezza e deve di conseguenza rassegnarsi a sparire, magari donando qualcosa di sé a beneficio di qualcuno o qualcosa che le è ignoto.
Il senso della poesia mi sembra sia soprattutto nel quarto verso, dove viene accostata la luce, simbolo della vita, alla morte, portatrice di oscurità, una contiguità di opposti che diventa il pegno da pagare per essere vivi e mostrare la propria bellezza al mondo (qui "fair" va inteso secondo me come la bellezza di essere al mondo, che può essere mostrata soltanto rassegnandosi a perderla). I versi finali suggeriscono anche che questa perdita ha comunque una continuità, a beneficio di quella sconosciuta ape che trae alimento dal fiore e che, prima o poi, diventerà essa stessa alimento di qualche altra creatura.


F1142 (1867) / J1115 (1868)

The murmuring of Bees, has ceased
But murmuring of some
Posterior, prophetic,
Has simultaneous come.
The lower metres of the Year
When Nature's laugh is done
The Revelations of the Book
Whose Genesis was June.
Appropriate Creatures to her change
The Typic Mother sends
As Accent fades to interval
With separating Friends
Till what we speculate, has been
And thoughts we will not show
More intimate with us become
Than Persons, that we know.
    Il mormorio delle Api, è cessato
Ma il mormorio di qualcuno
Posteriore, profetico,
È giunto simultaneo.
I più sommessi ritmi dell'Anno
Quando il riso della Natura è finito
L'Apocalisse del Libro
La cui Genesi fu Giugno.
Appropriate Creature al suo mutare
La Tipica Madre manda
Come l'Accento sbiadisce in intervallo
Tra Amici che si separano
Finché ciò che prevediamo, ha luogo
E pensieri che non esibiremo
Più intimi a noi diventano
Di Persone, che conosciamo.

Il testo riportato sopra è quello inviato a Susan. C'è poi una copia rimaste tra le carte di ED, in quattro strofe di quattro versi e con varianti e cancellature per i versi 11 e 13. Per il primo c'è la variante "wanes" ("volge") al posto di "fades", poi cancellata. Per il secondo la stesura originale era "Till what we could not see, has come" ("Finché ciò che non potevamo vedere, arriva") poi cancellata e sostituita con il verso della copia inviata a Susan.

Quando l'estate termina si avverte l'arrivo di altri suoni, di ritmi più sommessi rispetto alla solare allegria della bella stagione. È come se la Genesi, l'inizio della luce e della vita, lasciasse il posto alle oscure e terribili profondità dell'Apocalisse. E con la fine dell'estate arrivano anche le creature appropriate ai lividi geli invernali, creature più terrene rispetto alla volatile spensieratezza dell'ape, adatte alla stagione che viene com'è adatto il silenzio alla separazione rispetto alle parole dell'amicizia. Ma l'inverno non viene soltanto per la natura, anche per noi c'è la stagione dell'abbandono dei festosi piaceri della luce, quando i pensieri che si rivolgono al mistero dell'oscurità diventano i nostri più intimi compagni, più di quanto lo siano le persone che conosciamo.
Ha molti punti in comune con la J1104-F1104. Là un tramonto, qui la fine dell'estate, raccontati in entrambe con una costruzione molto simile: una descrizione "esterna" del progressivo mutare della natura che diventa via via più "interna", quasi a immergere la nostra intimità nel fluire naturale.


F1143 (1868) / J1132 (1868)

The smouldering embers blush -
Oh Heart within the Coal
Hast thou survived so many nights?
The smouldering embers smile -

Soft stirs the news of Light
The stolid Rafters glow
One requisite has Fire that lasts
Prometheus never knew -

    Le occultate braci rosseggiano -
Oh Cuore celato nel Carbone
Sei sopravvissuto a così tante notti?
Le occultate braci sorridono -

Soffice vibra l'annuncio della Luce
Gli stolidi Ceppi avvampano
Un requisito ha il Fuoco che resiste
Da Prometeo mai conosciuto -

Il manoscritto è ricco di varianti interne (ne ho accolta una: al verso 2 "Heart" al posto di "Cheek") e con un'alternativa per gli ultimi due versi: "This requisite has Fire that lasts / It must at first be true - ("Questo requisito ha il Fuoco che resiste / Deve dall'inizio essere sincero -").

Johnson scrive: "È possibile che ED abbia scritto la poesia quando seppe che Charles Wadsworth stava lasciando San Francisco per tornare sulla costa orientale." È solo un'ipotesi, resa però plausibile dal fuoco, celato ma sempre ben vivo ("smouldering" significa "che brucia senza fiamma, che cova sotto la cenere"), descritto dai versi. Quel fuoco resistente al tempo che in una versione dura certamente di più di quello che Prometeo rubò agli dei, e nell'altra riesce a durare perché acceso da una passione sincera e per questo indistruttibile.


F1144 (1868) / J1119 (1868)

Paradise is that old mansion
Many owned before -
Occupied by each an instant
Then reversed the Door -
Bliss is frugal of her Leases
Adam taught her Thrift
Bankrupt once through his excesses -
    Il Paradiso è quella vecchia dimora
Da molti posseduta prima -
Occupata da ciascuno un istante
Poi si è richiusa la Porta -
La Felicità è frugale negli Affitti
Adamo le insegnò la Parsimonia
Una volta in bancarotta per i suoi eccessi -

La felicità ci concede soggiorni soltanto momentanei, i suoi contratti d'affitto sono centellinati e a breve termine. È una regola che l'uomo ha imparato presto, con l'esempio del suo progenitore andato subito in bancarotta a causa dei suoi eccessi.
Poesia ambivalente. Può essere un aforisma sull'inevitabile brevità dei momenti felici che la vita ci concede, ma anche, come rileva Bianca Tarozzi, l'ironica citazione di un rigido puritanesimo, che considera il piacere un peccato prima o poi da scontare.


F1145 (1868) / J1145 (1869)

In thy long Paradise of Light
No moment will there be
When I shall long for Earthly Play
And mortal Company -
    Nel tuo lungo Paradiso di Luce
Non ci sarà istante
In cui bramerò Svago Mondano
E Compagnia mortale -

Se veramente di là ci sarà il lungo Paradiso di luce, non avremo certo nostalgia di quello che abbiamo lasciato in terra.


F1146 (1868) / J1127 (1868)

Soft as the massacre of Suns
By Evening's sabres slain
    Sommesso come il massacro di Soli
Dalle sciabole della Sera assassinati

Due versi che sembrano giocare col suono sibilante della "s" per descrivere qualcosa che è insieme terribile e sommesso, crudele e inevitabile. Non può non venire in mente la morte, che uccide gli esseri illuminati dalla vita così come la sera fa con il sole.


F1147 (1868) / J1107 (1867)

The Bird did prance - the Bee did play -
The Sun ran miles away
So blind with joy he could not choose
Between his Holiday -

The morn was up - the meadows out
The Fences all but ran -
Republic of Delight, I thought
Where each is Citizen -

From Heavy laden Lands to thee
Were seas to cross to come
A Caspian were crowded -
Too near thou art for Fame -

    Gli Uccelli si pavoneggiavano - Le Api si esibivano -
Il Sole divorava le miglia
Così cieco di gioia da non saper scegliere
Fra le sue Vacanze -

Il mattino era su - i prati fuori
Gli Steccati quasi correvano -
Repubblica di Gioia, pensavo
Dove ognuno è Cittadino -

Da Lande gravate di Dolore a te
Ci fossero mari da attraversare
Un Caspio sarebbe affollato -
Troppo vicina sei per la Fama -

Nelle prime due strofe la descrizione di una "Repubblica di Gioia", dove tutto è vita, movimento, felicità. Nell'ultima il desiderio di tutti noi, che invece viviamo in "lande gravate di dolore" di raggiungerla, anche se ci fossero mari infiniti da attraversare; anzi, solo questa ipotetica lontananza la rende così desiderabile, perché nell'ultimo verso è come se ED dicesse: la "Repubblica di Gioia" non è altri che la natura che ci circonda, quella descritta nelle prime due strofe, ma nessuno se ne rende conto, perché non ci sembra possibile che la fama di un traguardo così ambizioso possa incarnarsi in qualcosa di così vicino a noi.


F1148 (1868) / J1152 (1869)

Tell as a Marksman - were forgotten
Tell - this Day endures
Ruddy as that Coeval Apple
The Tradition bears -

Fresh as Mankind that humble story
While a statelier Tale
Grown in the Repetition hoary
Scarcely would prevail -

Tell had a son - The ones that knew it
Need not linger here -
Those who did not to Human nature
Will subscribe a Tear -

Tell would not bare his Head
In Presence
Of the Ducal Hat -
Threatened for that with Death - by Gessler -
Tyranny bethought

Make of his only Boy a Target
That surpasses Death -
Stolid to Love's supreme entreaty
Not forsook of Faith -

Mercy of the Almighty begging -
Tell his Arrow sent -
God it is said replies in Person
When the Cry is meant

    Tell come Tiratore - sarebbe dimenticato
Tell - ancora Oggi persiste
Rubicondo come quella Coeva Mela
Che la Tradizione regge -

Fresca come l'Uomo quell'umile storia
Mentre un più solenne Racconto
Incanutito dalla Ripetizione
A stento durerebbe -

Tell aveva un figlio - Quelli che lo sapevano
Non hanno bisogno di indugiare qui -
Chi non lo sapeva alla natura Umana
Tributerà una Lacrima -

Tell non volle scoprire il Capo
In Presenza
Del Cappello Ducale -
Minacciato per questo di Morte - da Gessler -
La Tirannia risolse

Di fare del suo unico Figlio un Bersaglio
Cosa che supera la Morte -
Sordo alla suprema supplica d'Amore
Non dimentico della Fede -

La Misericordia dell'Altissimo implorando -
Tell la sua Freccia lanciò -
Dio si dice risponda di Persona
Quando il Grido è significativo

La leggenda di Guglielmo Tell diventa il simbolo della forza della preghiera e della fede. Nell'ultimo verso è come se ED dicesse: "bisogna rivolgersi a Dio per le cose importanti, significative, solo in questo caso è probabile ("it is said") che Dio risponda".
Al verso 6 ho scelto la variante "While" al posto di "Though".


F1149 (1868) / J1147 (1869)

After a hundred years
Nobody knows the Place
Agony that enacted there
Motionless as Peace

Weeds triumphant ranged
Strangers strolled and spelled
At the lone Orthography
Of the Elder Dead

Winds of Summer Fields
Recollect the way -
Instinct picking up the Key
Dropped by memory -

    Dopo cento anni
Nessuno riconosce il Luogo
L'agonia che si svolse là
Immota come la Pace

La gramigna schierata trionfante
Gli estranei gironzolano e compitano
La solitaria Ortografia
Dei Morti più Antichi

I Venti dei Campi d'Estate
Ricordano la via -
L'istinto raccoglie la Chiave
Caduta alla memoria -

Dopo poco tempo la nostra scomparsa diventa un nulla. Il dolore, l'agonia scompaiono con noi. Resta un po' di gramigna intorno alla tomba e, talvolta, qualche estraneo curioso che cerca di decifrare ciò che è scritto sulle tombe più antiche. Forse soltanto la natura, l'inconsapevole vento che continua a soffiare sui campi d'estate, ricorda la strada che porta a noi, perché ormai la memoria è scomparsa e soltanto l'istinto perenne del ciclo naturale, di quella misteriosa circonferenza in cui tutto torna, può raccogliere quella chiave caduta sull'erba.
Molto belli gli ultimi due versi, dove la forza ciclica e perenne della natura raccoglie tutto ciò che la memoria ha ormai perduto per diventare custode inconsapevole del mistero della morte.


F1150 (1868) / J1128 (1868)

These are the Nights that Beetles love -
From Eminence remote
Drives ponderous perpendicular
His figure intimate -
The terror of the Children
The merriment of men
Depositing his Thunder
He hoists abroad again -
A Bomb upon the Ceiling
Is an improving thing -
It keeps the nerves progressive
Conjecture flourishing -
Too dear the Summer evening
Without discreet alarm -
Supplied by Entomology
With it's remaining charm
    Queste sono le Notti che gli Scarabei amano -
Da Altezze remote
Spinge ponderosa a perpendicolo
La sua figura familiare -
Il terrore dei Bambini
Il divertimento dei grandi
Nel depositare il suo Tuono
Si solleva in alto di nuovo -
Una Bomba sul Soffitto
È una cosa stimolante
Mantiene i nervi eccitati
La congettura prospera -
Troppo sterile la sera d'Estate
Senza un discreto allarme -
Fornito dall'Entomologia
Col suo fascino che resta

Uno scarabeo (volante? dalla descrizione dei versi lo immagino più come un moscone) si aggira per casa, scende, risale, sbatte contro il soffitto, fa paura ai bambini e diverte i grandi ma, soprattutto, rende più eccitanti le serate estive, altrimenti così noiose che ce ne saremmo andati presto a letto; così invece siamo stimolati a restare svegli, a pensare, a far viaggiare la nostra mente non nel mondo della noia ma in quello dell'immaginazione e della fantasia.
Al verso 4 "intimate" può essere verbo (intimare, indurre, infondere) o aggettivo (intimo, familiare); ho scelto di tradurre con un aggettivo per due motivi: la lineetta (presente nell'edizione Franklin e non in quella Johnson), che sembra voler separare il verso da quello che segue, e la mancanza della "s" finale in un verbo alla terza persona singolare. Nelle due versioni italiane è tradotto come verbo: "la sua sagoma infonde / terrore al fanciullo / ma dà piacere all'uomo" (Silvio Raffo, nel Meridiano); "la sua figura annuncia / il terrore ai bambini / la gioia agli uomini" (Nadia Campana).
Al verso 13 ho tradotto "dear" con "sterile" seguendo un significato del Webster (indicato come obsoleto: "scarce; not plentiful") che mi sembra descrivere bene una serata noiosa senza quello stimolante scarabeo-moscone che la ravvivi. Nelle due versioni italiane la traduzione è "quieta" e "cara".